bereshit - commento esegetico spirituale di gen 1-11

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INTRODUZIONE ALLA GENESI

Con la parola Beresht, in principio inizia il primo libro della bibbia, infatti, cos che gli ebrei chiamano il rotolo che apre il Pentateuco. La frase Principio (della Bibbia) esprime bene il contenuto, infatti, lopera il principio di tutta quella catena ininterrotta deventi e di parole divine e umane che va sotto il nome di storia della salvezza. Per ogni israelita linizio, lesordio del dialogo tra Dio e l'uomo che ultimamente trover nella Parola-Ges, il Figlio il ri-principio cosmico ultimo e definitivo.

Struttura del libro della GenesiIl libro si compone di due tavole come in un dittico, Nella prima (cc.1-11) largomento centrato su "HA'ADAM" il prototipo delluomo. Nella prima tavola il centro di tutta la riflessione l'umanit I cc.1-11 non sono storia, n ci forniscono una descrizione storica degli avvenimenti narrati, sono molto di pi, sono un mezzo per decifrare lintera vicenda umana. La seconda tavola, (cc.12-50) si snoda da Abramo ad Israele, qui presente la prima delle diverse dichiarazioni di fede, il primo credo dIsraeleIl credo d'Israele nella sua prima formulazione in Dt 26,5-9 e Gs. 24, 1ss

I Tavola (cc.1-11)HA'ADAM- L'UOMOGli undici primi capitoli del libro della Genesi, vogliono essere una narrazione sulluomo e sulle sue origini. Trattano, ricorrendo al mezzo simbolico, dellumanit rappresentata nel suo prototipo, lAdam, luomo. Ci che espone lagiografo veterotestamentario, vuole rispondere essenzialmente alle domande delluomo, gli eterni e sempre presenti interrogativi sullessere e il divenire, sul mondo e le creature, con le quali l uomo sente in maniera inconfondibile di far parte del tutto. Pur tenendo conto della loro non storicit, tuttavia iniziando proprio da qui, limpostazione biblica favorisce come centrale, al primo piano dellattenzione la prospettiva storica: di una storia che si vuole accaduta e sempre in atto, degli interventi di un Dio personale e creatore del mondo. Interventi, questi, che seguono un volere e un piano determinato che si svolge, con vicende alterne causa le corrispondenze e non corrispondenze del rapporto delluomo con Dio, dalla creazione al punto finale dellescaton futuro. E la Storia della Salvezza, la rivelazione, e questi undici primi capitoli vogliono essere la porta che immette luomo e la sua storia nella Storia di Dio. II TAVOLA (cc.12-50)Da Abramo ad IsraeleDescrive un nucleo familiare nello svolgersi di tre generazioni, la protostoria di una societ umana in cui emergono gli elementi che caratterizzano la collettivit.C il rapporto genitori-figli (cc.12-25), quello tra fratelli (cc.25-36), e quello pi ampio tra il padre un figlio e gli altri fratelli (cc.36-50). Il nucleo la narrazione della vocazione dAbramo e la benedizione divina che per suo mezzo passa ai Patriarchi, ad Israele, a noi. Abramo la radice dal quale si sviluppa l'albero del popolo di Dio, il tralcio lungo che caratterizza la Storia della Salvezza. Qui si trova, inoltre, il primo esempio di credo storico, il Credo d'Israele Dt 26,5-9; Gs 24, 1ss Nota che questo credo una narrazione che si serve della storia.Il racconto si dipana lungo le generazioni e per mezzo dellevocazione e del ricordo s'interpreta la profonda realt umana. E' l'esperienza storica dell'esodo e dell'esilio, che spinge a riflettere su Dio, che fedele alle promesse fatte interviene liberando da una situazione di morte. E' un Dio che non nega la sua assistenza, provvidente e misericordioso, nella gratuit il dono dei beni e la liberazione dai mali, conservando l'amore anche quando Israele lo lascia per altri dei. Sono questi interventi di Dio nella storia, con il proprio amore salvifico e la sua potenza di salvatore, vera dimensione soteriologia, che conduce l'uomo-Israele ad ammettere che a questa a forza e non ad altre, bisogner attribuire la creazione di cielo e terra.

Dobbiamo anche considerare la narrazione come una realt totale a vasi comunicanti. Importanti sono l'aspetto storico, il luogo geografico nel quale vivono e agiscono i personaggi, quindi anche la cultura che vi si sviluppa. E' quest'insieme che permette agli autori biblici di utilizzare le credenze religiose, i miti e le leggende dei popoli vicini, in modo particolare la mitologia egiziana e babilonese. Il materiale usato passa attraverso il "filtro" del pensiero ebraico incentrato nel suo monoteismo demitizzante, senza cadere nel trabocchetto di un facile sincretismo.Infine, Genesi-BeRescit non un'opera a se stante, da interpretare da sola, al contrario un'introduzione e parte di un tutto che va dalla Genesi a Giosu, formando cos un unico grandioso racconto.Tutti i capitoli della Genesi sono connessi con gli avvenimenti narrati negli altri libri del Pentateuco e di Giosu (Esateuco). Il tema fondamentale che accompagna questi libri :

Dio ha creato il mondo, chiama i Patriarchi e promette loro la terra di Canaan. Israele scende in Egitto chiamato da Giuseppe, dove cresce come popolo numeroso, poi la persecuzione, la schiavit, la liberazione.Dio guida il suo popolo nel deserto e dopo un lungo pellegrinare lo introduce nella terra promessa.

Per chi si avvicina la prima volta alla lettura biblica, appare chiaro il tema semplice e lesposizione lineare, essi sono sbilanciati con la massa enorme costituita dal Pentateuco e Giosu.La domanda: tanto impegno per dire quello che sta in quattro righe? La montagna ha partorito un topolino? La risposta nel lavoro letterario che gli autori (J, E, P) hanno compiuto in tempi differenti e realt storiche diverse une dalle altre. Niente scritto di getto, ma il risultato finale di un lungo processo che deve aver avuto molte tappe e momenti di preparazione.

I testi che indicano il tema fondamentale del pentateuco, sono tre:Dt 26, 5-9E tu pronuncerai queste parole davanti al Signore tuo Dio: Mio padre era un Arameo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con poca gente e vi divent una nazione grande, forte e numerosa. Gli Egiziani ci maltrattarono, ci umiliarono e cimposero una dura schiavit. Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri, e il Signore ascolt la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione; il Signore ci fece uscire dall'Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi, e ci condusse in questo luogo e ci diede questo paese, dove scorre latte e miele. GS 24,7Giosu disse a tutto il popolo, Dice il Signore, Dio d'Israele: i vostri padri, come Terach padre dAbramo e padre di Nacor, abitarono dai tempi antichi oltre il fiume e servirono altri dei. 3 Io presi il padre vostro Abramo da oltre il fiume e le feci percorrere tutto il paese di Canaan; moltiplicai la sua discendenza e gli diedi Isacco. 4 Ad Isacco diedi Giacobbe ed Esa e assegnai ad Esa il possesso delle montagne di Seir; Giacobbe e i suoi figli scesero in Egitto. 5 Poi mandai Mos e Aronne e colpii l'Egitto con i prodigi che feci in mezzo a lui; dopo vi feci uscire. 6 Feci dunque uscire dall'Egitto i vostri padri e voi arrivaste al mare. Gli Egiziani inseguirono i vostri padri con carri e cavalieri fino al Mare Rosso. 7 Quelli gridarono al Signore ed egli pose fitte tenebre fra voi e gli Egiziani; poi spinsi sopra loro il mare, che li sommerse; i vostri occhi videro ci che io avevo fatto agli Egiziani. Dimoraste lungo tempo nel deserto. 8 Io vi condussi poi nel paese degli Amorrei, che abitavano oltre il Giordano; essi combatterono contro di voi e io li misi in vostro potere; voi prendeste possesso del loro paese e io li distrussi dinanzi voi nove Poi sorse Balak, figlio di Zippor, re di Moab, per muover guerra ad Israele; mand a chiamare Balaam, figlio di Beor, perch vi maledicesse; dieci ma io non volli ascoltare Balaam; egli dovette benedirvi e vi liberai dalle mani di Balak. 11 Passaste il Giordano e arrivaste a Gerico. Gli abitanti di Gerico, gli Amorrei, i Perizziti, i Cananei, gli Hittiti, i Gergesei, gli Evei e i Gebusei combatterono contro di voi e io li misi in vostro potere.12 Mandai avanti a voi i calabroni, che li scacciarono dinanzi a voi, com'era avvenuto dei due re amorrei: ma ci non avvenne per la vostra spada, n per il vostro arco. 13 Vi diedi una terra, che voi non avevate lavorato, e abitate in citt, che voi non avete costruite, e mangiati i frutti delle vigne e degli oliveti, che non avete piantati.

DT 6,20 Quando in avvenire tuo figlio ti domander: che significano queste istruzioni, queste leggi e queste norme che il Signore nostro Dio vi ha date? Tu risponderai a tuo figlio: Eravamo schiavi del faraone in Egitto e il Signore ci fece uscire dall'Egitto con mano potente. Il Signore oper sotto i nostri occhi segni e prodigi grandi e terribili contro l'Egitto, contro il faraone e contro tutta la sua casa. Ci fece uscire da l per condurci nel paese che aveva giurato ai nostri padri di darci. Allora il Signore ci ordin di mettere in pratica tutta queste leggi, temendo il Signore nostro Dio cos da essere sempre felici ed essere conservati in vita, come appunto siamo oggi.

Dt 26,5-9 - Dt 6,20-24: il fedele ricapitola in una professione di fede i grandi fatti della salvezza da cui nata la comunit; notare che non richiede per se perch s'identifica completamente con la comunit.Giosu 24, 2-13: discorso di Giosu davanti all'assemblea di Sichem, anche se lo stile letterario sembra diverso dagli altri due, il modo di com costruito il racconto il medesimo degli altri, perch un tema fisso che ammette poche varianti.

Leggendo con attenzione notiamo che i brani si prestano ad una recitazione solenne, infatti, dietro alle parole c' la rappresentazione della storia della salvezza in una forma canonica. Ebbene, tra questi tre brani presi nella loro particolarit, semplici nel tema, facili da mandare a memoria, e i sei libri che costituiscono il Pentateuco-Giosu non vi alcuna discordanza, tutto in conformit a ci che la fede riteneva fondamentale, nel caso: Uno stesso pensiero conduttoreL'agire di Dio nella storia dIsraele.

Il responsabile, di chi ha diretto l'intero processo di raccolta e riordino delle tante tradizioni antiche, che circolavano tra il popolo, l'autore JhavistaCfr. pi avanti alla scheda n1 "Le Fonti narrative scritte".I racconti e le gesta degli antenati pensati in forma poetica, divengono con "J" letteratura. Il suo lavoro pi facile, grazie alle varie tradizioni orali che hanno raccolto ci che serviva al culto divino, e che solo all'interno di funzioni sacre era possibile conoscere e riviverle.Esse non erano una parte accessoria del culto, come lo sono i nostri canti liturgici, costituivano invece la parte principale dalla quale il culto stesso prendeva vita. Cfr. pi avanti la Leggenda Cultuale Con l'inizio della monarchia (1000 a.C. circa), con le mutate condizioni storiche e sociali e il rapporto culturale con i popoli vicini, il culto iniziale cominci a mutare. Di fatto, i fondamenti spirituali della fede entrarono in crisi, il rapporto con Dio percepito diversamente, con un accento pi spirituale che alla lunga s'impose sulla vecchia religiosit. Fu cos che le tradizioni dell'antico culto si sciolsero confluendo nell'insieme del nuovo modo si sentire la fede.Lo schema che abbiamo presentato sopra, quello del "Credo d'Israele", tradizione fondamentale della fede in Jhav larchitrave portante che sostiene tutta la massa delle singole narrazioni di modo che il pensiero semplicissimo che sta alla base della narrazione della storia di Dio e Israele rimanga immutato.

Un esempio concreto illustrato qui sotto, per comprendere come sia avvenuto che due tradizioni siano poi fuse in un unico racconto nella redazione finale. La prima tradizione quella che chiamata Jhavista "J" che noi consideriamo pi materiale e l'altra la Sacerdotale, la pi spirituale ed elaborata stilisticamente nella quale si avverte la ricerca teologica tipica di "P".

Tradizione "J" Esodo vv.4.5.13b-15. 27-30 Tradizione "P" Esodo vv.2.3.6-13a.16-26

Levarono l'accampamento da Elim e tutta la comunit degli Israeliti arriv al deserto di Sin, che si trova tra Elim e il Sinai, il quindici del secondo mese dopo la loro uscita dal paese d'EgittoGli Israeliti dissero loro: fossimo morti per mano del Signore nel paese d'Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a saziet! Invece ci avete fatti uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine. Allora il Signore disse a Mos: ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscir a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perch io lo metta alla prova, per vedere se cammina secondo la mia legge o no. Ma il sesto giorno, quando prepareranno quello che dovranno portare a casa, sar il doppio di ci che raccoglieranno ogni altro giorno.Mos e Aronne dissero a tutti gli Israeliti: questa sera saprete che il Signore vi ha fatto uscire dal paese d'Egitto; domani mattina vedrete la Gloria del Signore; poich egli ha inteso le vostre mormorazioni contro di lui. Noi, infatti, che cosa siamo, perch mormoriate contro di noi? Mos disse: quando il Signore vi dar la sera la carne da mangiare e la mattina il pane a saziet sar perch il Signore ha inteso le mormorazioni, con le quali mormorate contro di lui. Noi, infatti, che cosa siamo? Non contro di noi vanno le vostre mormorazioni, ma contro il Signore. Mos disse ad Aronne: d questo comando a tutta la comunit degli Israeliti: avvicinatevi alla presenza del Signore, perch egli ha inteso le vostre mormorazioni! Ora mentre Aronne parlava a tutta la comunit degli Israeliti, essi si voltarono verso il deserto: ed ecco la Gloria del Signore apparve nella nube Il Signore disse a Mos: ho inteso la mormorazione degli Israeliti. Parla loro cos: a tramonto mangerete carne e la mattina vi sazierete di pane; saprete che io sono il Signore vostro Dio. Ora alla sera le quaglie salirono e coprirono l'accampamento; di mattino vi era uno strato di rugiada intorno all'accampamento. Poi lo strato di rugiada svan ed ecco sulla superficie del deserto vi era una cosa minuta e granulosa, minuta comera la brina sulla terra. Gli Israeliti la videro e si dissero l'unaltro: Man hu: che cos'?, perch non sapevano che cosa fosse. Mos disse loro: e` il pane che il Signore vi ha dato in cibo. Ecco che cosa comanda il Signore: raccoglietene quanto ciascuno pu mangiarne, un omer a testa, secondo il numero delle persone con voi. Ne prenderete ciascuno per quelli della propria tenda. Cos fecero gli Israeliti. Ne raccolsero chi molto chi poco. Si misur con lomer: chi ne aveva preso di pi, non ne aveva di troppo, chi ne aveva preso di meno non ne mancava: avevano raccolto secondo quanto ciascuno poteva mangiarne. Poi Mos disse loro: nessuno ne faccia avanzare fino il mattino. Essi non obbedirono a Mos e alcuni ne conservarono fin di mattino; ma vi si generarono vermi e imputrid. Mos sirrit contro di loro. Essi dunque ne raccoglievano ogni mattina secondo quanto ciascuno mangiava; quando il sole cominciava a scaldare, si scioglieva. Nel sesto giorno essi raccolsero il doppio di quel pane, due omer a testa. Allora tutti i principi della comunit vennero ad informare Mos. E disse loro: e` appunto ci che ha detto il Signore: domani sabato, riposo assoluto consacrato al Signore. Ci che avete da cuocere, cuocetelo; ci che avete da bollire, bollitelo; quanto avanza, tenetelo in serbo fino a domani mattina. Essi lo misero in serbo fino di mattino, comeAveva ordinato Mos, e non imputrid, n vi si trovarono vermi. Disse Mos: mangiatelo oggi, perch sabato in onore del Signore: oggi non lo troverete nella campagna. Sei giorni lo raccoglierete, ma il settimo giorno sabato: non ve ne sar.Nel settimo giorno alcuni del popolo uscirono per raccoglierne, ma non ne trovarono. Disse allora il Signore a Mos: Fino a quando rifiuterete di osservare i miei ordini e le mie leggi? Vedete che il Signore vi ha dato il sabato! Per questegli vi d al sesto giorno il pane per due giorni. Restate ciascuno al proprio posto! Nel settimo giorno nessuno esca dal luogo dove si trova. Il popolo dunque ripos nel settimo giorno.

COME SE' FORMATO IL LIBRO DELLA GENESI

FORMAZIONE DEL PENTATEUCO E DEL LIBRO DI GIOSUE'

SCHEDA DAPPROFONDIMENTO

I. Le Fonti Narrative Orali

1.Le Saghe

La saga una composizione-narrazione che nasce e si sviluppa molto, molto prima del racconto orale o la serie di tradizioni orali anche queste precedenti all'opera scritta.Prima di proseguire dobbiamo parlare di cosa sia la cultura di un popolo:In relazione ad un quadro generale, cultura, l'ambiente umano che l'uomo sovrappone a quello naturale; comprendente il linguaggio, le abitudini, le idee, i costumi, i procedimenti tecnici, i valori ecc. La cultura pu definirsi come una eredit sociale che l'individuo riceve e trasmette, la tradizione religiosa un aspetto di questo tutto sociale che va sotto il nome di cultura. Un popolo non comincia la sua storia scrivendo libri. I libri sono memoria, prima si vive, poi si scrive per ricordare e trasmettere alle generazioni future. La trasmissione orale, precede (e accompagna) quella scritta. Ci che si riceve e si trasmette da persona a persona tradizione culturale (dal latino traditio-onis: consegna nel tempo). La tradizione orale s'intende costituita da un periodo durante il quale si forma una composizione, o anche pi composizioni e che all'incirca sono elencate secondo lo schema seguente. Prosa: discorsi profani e religiosi, preghiere. Narrazioni: miti, fiabe, leggende, storie popolari, racconti di sogni, visioni. Detti in forma poetica: detti legali e di culto, detti profetici, detti sapienziali. Composizioni poetiche: per le occasioni del raccolto e per celebrare una vittoria in guerra. Salmi regali: d'incoronazione, di lamentazione, di fiducia, di ringraziamento.

Naturalmente c' un inizio, "inizio in cui tutto ci che esiste, giunto all'esistenza", in esso si conserva il ricordo della storia dell'umanit come un tutto unico E un riferimento valido per loggi e per i tempi futuri, perch nei momenti decisivi l'uomo ricordi che tutte le razze, i popoli e i gruppi risalgono all'unico principio, alla storia originaria.La saga rientra in questottica, essa nasce da una serie davvenimenti che costituiscono il nucleo originale del racconto. Ci che narrato e celebrato in un rito sacro (perch il racconto trasmesso celebrazione, narrando si rende presente quello che stato), nel corso del tempo si pu arricchire di nuovi contributi. A volte, qualcosa dinsolito e di sorprendente anche di soprannaturale che il gruppo o la trib prende coscienza come particolarmente importante per la propria identit. In modo particolare, nel periodo orale i contributi sono illimitati, non solo perch un racconto passa di bocca in bocca, ma anche perch chi ascolta poi collabora anche indirettamente al suo crescere. E' tutta una comunit che percepisce in quei racconti l'elemento vitale dell'esistenza personale e del gruppo sociale al quale si sentono d'appartenere, un elemento della vita, del pensiero, della cultura e della fede. Riguardo a questo si deve comprendere com necessario il formarsi di un diverso concetto di storia, pi ampio e profondo di quello che abbiamo oggi. Quello che avveniva nel vissuto e in una data realt storica, acquistava un nuovo significato. Guardando il presente alla luce dell'esperienza del passato e viceversa; "quei racconti erano una parte indissolubile della loro storia, essi vivevano accompagnati da quei racconti. Le "aggiunte" sono ora parte costitutiva dell'intero, attribuito ai personaggi, ai luoghi e al tempo d'origine, si coagula un nucleo storico che riflette l'esperienza storica della comunit senza soluzione di continuit, condizionando anche il presente storico del narratore.

A differenza daltri popoli la forza creatrice di saghe nell'antico Israele fu la fede. Le saghe, specialmente quelle pi primitive subirono l'effetto dellesperienza religiosa di parecchie generazioni. Esse sono la forma primitiva con la quale un popolo si raffigurato la sua storia, pur non sentendosi obbligato ad unesattezza storica. Nella Bibbia i personaggi e le azioni da loro compiute hanno all'origine la saga. I cicli dAbramo, Isacco e Giacobbe, Giuseppe e i suoi fratelli, le storie di Mos ecc. vivono di questo momento iniziale e costitutivo del racconto-saga, servito in seguito da "canovaccio" per i racconti ancora orali ma con una personalit oramai precisa. Grazie alla meditazione di queste saghe i narratori esponevano l'essenza di quel che andava succedendo ad Israele nella sua storia con il Signore

2. Il Mito La parola mito una di quelle che danno luogo ai pi ampi contrasti, alcuni esempi: 1. Mito quale racconto-favola, popolare e del tutto privo di un rapporto con il reale. La sua realt nella parola raccontata e nella fantasia. Cos si racconta dellet dell'oro, del paradiso perduto e di tutto quello espresso dal mondo della fiaba.2. Mito come un mezzo che spieghi una realt che sia difficile percepire e comprendere: il fuoco rubato agli dei e donato agli uomini da Prometeo, il mito della caverna di Platone ecc.3) Mito, come fuga in avanti in vista di un cambiamento totale dell'uomo a causa dell'impatto che questo ha tra desiderio e realt. Si pu definire anche come quell'attrazione che l'uomo ha per un futuro, non possibile da conoscere ma che desidera realizzato secondo i suoi desideri.

All'uomo manca spesso una capacit di "parlare per immagini, rappresentazioni, in forme ed eventi che hanno un significato che oltrepassa la nostra realt sensibile, ecco il ricorso alla narrazione mitica, che ha il potere di sostenere luomo nellimpatto tra storia e natura, desiderio e realtC' stato un ciclo di cultura avverso ad ogni forma di mito, iniziato con l'Illuminismo (gli autori dell'Encyclopedie), e la Demitizzazione assoluta di Bultmann etc. Nella cultura contemporanea nuovamente ricomparso lepos, per un certo ripensamento riguardo al ruolo del mito. La narrazione fantastica in origine faceva parte di quel parlare e spiegare i perch dell'esistenza, un mezzo espressivo per comprendere il mistero della vita a volte minacciata, dai pericoli del presente dove l'uomo era in balia di forze sconosciute e difficilmente controllabili. Appare come il mito cos considerato, un discorso sulla realt, una rappresentazione simbolica; nei primi tempi dell'umanit era il mezzo espressivo che meglio dogni altro serviva a questintento, in quel periodo era l'espressione pi consona a quella cultura. Nelle societ umane coesistono da sempre due diversi piani: la realt sacra e la profana, tra ci che dell'uomo e quello che proprio dellentit divina, trascendente e separata dall'uomo, nel rapporto tra uomo-divinit e uomo-realt umana. Il mito uno dei fatti sacri assieme ai riti religiosi, alle altre varie forme che spiegano la divinit, l'ordine che governa l'universo creato, l'esistere dell'uomo. E' qualcosa che ha s in s una radice storica, non al modo con cui oggi intendiamo il concetto di storia; nel tempo in cui era nato il mito non era per niente possibile un criterio diverso nel presentare la realt. Ogni volta che si tratta di fare un qualcosa che esca dellapprendimento razionale e da ci che si acquisisce per mezzo dell'esperienza pratica, il mito fa da ponte. Uomo e mondo, pensiero e realt nel mito sono un tutto unico (che al contrario la riflessione storico-scientifica tiene distinti).A volte sembra che la Sacra Scrittura, nella sua lettura, abbia accolto il mito e se ne sia servita attingendo ai miti dei popoli vicini. Non cos, perch di fronte al mito la coscienza propria che la bibbia ha di se stessa quella di un rifiuto totale. Era rifiutata qualsiasi mitologia che vietava di orientare lo sguardo verso l'unico vero Dio e il mondo da lui voluto. Nel rifiuto della "religione" a favore della fede, Israele ha trovato la coscienza di Dio come Verit Assoluta riguardo al Mito. Una possibilit, dunque, si era posta dinanzi a loro, assolutizzare il mito con la pretesa di condurre al possesso di una sapienza che da sola spiegava il mistero delle realt umane e trascendenti, e i meccanismi dell'universo. Anche nel NT da una parte posto il mito, dall'altra la storia e la verit: 2Pt 1,16: " Infatti, non per essere andati dietro a favole artificiosamente inventate vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Ges Cristo, ma perch siamo stati testimoni oculari della sua grandezza."2Tim 4, 3-4: "Verr giorno, infatti, in cui non si sopporter pi la sana dottrina, ma per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutandosi di dare ascolto alla verit per volgersi alle favole. Tu per vigila e annunzia il vangelo3. Leggenda che d luogo ad un cultoS'intende una storia sacra che si riferiva un'apparizione divina e ad una rivelazione in un luogo divenuto poi punto di culto. L'evento dette inizio ad una tradizione curata e tramandata nel santuario stesso. Solo nel luogo, dove il dio o Dio si era manifestato e aveva prescritto il tipo e il modo dadorazione si poteva pregare e sacrificare

II.Le tradizioni scritteA. La tradizione Jahvista Jahvista dal nome derivato dalle quattro lettere iniziali sacre JHWH, del nome di Dio, rivelato a Mos nel roveto ardente: " Io Sono Colui che Sono" e usato dall'autore per chiamare Dio, sigla 'J'Lo Jahvista dal nome derivato dalle quattro lettere iniziali sacre JHWH, del nome di Dio, rivelato a Mos nel roveto ardente: " Io Sono Colui che Sono" e usato dall'autore per chiamare Dio, sigla 'J') colui che ha raccolto le innumerevoli tradizioni antiche che circolavano in mezzo al popolo. I racconti che servivano al culto e quelli poetici e che erano d'uso in mezzo al popolo, grazie a J acquistano il valore di opera letteraria.Le antiche tradizioni erano inserite nell'ambito del sacro e solo nel corso delle funzioni sacre possibile conoscerle e viverle, anzi questi racconti non erano accessori, anzi costituivano la parte essenziale.L'autore J ha coordinato le singole tradizioni unendole saldamente alla fondamentale tradizione di Dt26, 5-9che tutto sostiene e collega le varie parti. Per lautore jhavista, Dio guida gli avvenimenti, tanto della grande storia quanto nello svolgimento silenzioso della vita umana, nelle cose profane come in quelle sacre, nei prodigi come nei segreti del cuore.B.La tradizione ElohistaDal nome dato a Dio in quel periodo storico: Elohim (750 a.C. circa) sigla 'E'Qui si accentuano gli aspetti appariscenti dei miracoli, quest'autore pi popolare, il lettore non fa nessuna fatica, rappresentando, infatti, l'antica tradizione sacra del popolo. Nei testi a lui attribuiti i contatti diretti di Dio con l'uomo si riducono: l'angelo di Jahwe non cammina pi sulla terra, ma parla dal cieloGen 21,17; 22,1.15. La causa sar Il distacco culturale e teologico da un modo di percepire il rapporto con Jhwh, che non pi a fianco delluomo visto nella dimensione celeste, lontano, irraggiungibile. Non ci sono pi messaggeri celesti e lunico modo per unirsi alla divinit la visione onirica. A causa di questo cambio che si d grande importanza ai sogni, qui ora si svolge la rivelazione di Dio all'uomo, il terzo spazio nel quale Dio incontra l'uomo dopo il cielo e la terra.Questa perdita del rapporto diretto tra uomo e Dio giustifica la grande importanza attribuita dall'Elohista al profeta e alla sua missione.

C.Redazione SacerdotaleRiconoscibile dalla sigla 'P' dalla iniziale del tedesco Priester schrift: scritto dai preti Tutto quanto riguarda l'autore P non corrisponde all'intento di narrare un avvenimento, bens di produrre uno scritto con un pensiero profondo e articolato nella sua riflessione teologica: quello che arrivato fino a noi della tradizione P l'essenza del lavoro teologico di molte generazioni di sacerdoti. Per J, tutto era semplice e lineare e i personaggi e le situazioni resi a tutto tondo in una realt viva. Al contrario nella tradizione sacerdotale manca la presenza di una narrazione del genere; tutto lo sforzo di riflessione e la concentrazione teologica sono indirizzati alla rivelazione divina. La descrizione sacerdotale incolore e schematizzata; l'interesse concentrato totalmente su ci che procede da Dio, sulla sua parola e i suoi ordinamenti. La storia biblicaNB! Non la storia degli uomini, ma la storia degli ordinamenti divini sulla terra. quindi appare percepita unicamente in funzione delle decisioni e degli statuti comunicati da Dio.

COMMENTO A GENESI 1,1-2-4a

Questo capitolo esprime la dottrina e il sapere dei sacerdoti d'Israele, esso non scritto in un solo giorno, ma s' venuto sviluppando molto lentamente nel corso dei secoli.Il lettore che oggi si accosta alla Scrittura appare come ossessionato dall'obbligo intellettuale di trovarvi in ogni caso una corrispondenza tra scienza e fede, ma qui deve guardarsi dal leggere il capitolo della Genesi in quel senso. Certamente i modi con cui sono descritti i momenti della creazione, sull'origine del mondo risentono di quella sapienza, oggi certo superata, ma il linguaggio di quel sapere scientifico serviva semplicemente per dire sullopera di Dio.

LA PAROLA DI DIOLa struttura del capitolo costruita intorno al tema della parola di Dio: per 10 volte ricorre l'espressione "disse Dio" (Gen 1.3, 6, 9, 11, 14, 20, 24, 26, 28, 29; un'undicesima volta di trova il verbo "dire" in Gen 1,22: "Li benedisse Dio dicendo").In sette giorni Dio dice 10 parole : E' un richiamo forte al Decalogo, alle 10 parole di Dio (nella Bibbia l'ebraico dice "parole" non "comandamenti")Cfr. Es 34,28; Dt 4,13; 10,4, con cui Dio ha creato attraverso quelle parole date sul Sinai il popolo d'Israele.La tradizione dei rabbini commenter: Il mondo stato creato con le dieci parole.Si rileva questo perch c' un legame diretto tra il piano della creazione e quello della salvezza: 10 parole furono pronunciate da Dio sul Sinai, in tal modo Dio con Israele formula attuando la stipulazione dell'alleanza. Dopo aver liberato il popolo dal Faraone, Dio prosegu un'opera di salvezza che continu nel tempo; le parole pronunciate durante la creazione la "firma" di un'alleanza con tutta l'umanit.LA CREAZIONE E' UN EVENTO DOVE DIO SI RIVELA E SALVA.

LA STRUTTURA DEL RACCONTO

CIELOI giorno: luceII giorno: firmamentoIV giorno: luminariTERRAIII giorno: mare, terra asciutta, verdeV giorno: pesci, uccelliVI giorno: animali terrestri e uomo

CIELO + TERRA = DIO HA CREATO TUTTO

Commento esegetico-spirituale

In principio Dio cre il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e il soffio di Dio aleggiava sulla faccia delle acque.

In principio: la tradizione cristiana vi ha scorto l'affermazione di un inizio assoluto, la creazione dal nulla, anche se in questo versetto non assolutamente affermata l'idea dell'opera divina dal nulla (Ex nihilo)Cre: il verbo creare-bara' indica in modo proprio l'atto della creazione divina, verbo che l'AT usa 48 volte con Dio quale soggetto che crea, nel senso di operare qualcosa di meraviglioso e di nuovo, dinaudito, oppure compiere un'azione portentosa, prodigiosa.Come riferimento alla creazione e soprattutto alla creazione dell'uomo si vuol dire che l'uomo la meraviglia delle meraviglie, la gran meraviglia operata da DioIl verbo "creare" vuol dirci l'incomparabilit dell'azione di Dio nella creazione, Egli fa sorgere qualcosa che prima non c'era, qualcosa di nuovo.

Il cielo e la terra, si vuol dire tutto l'universo: la narrazione operata dai sacerdoti si apre e si chiude con l'evocare Dio creatore del cielo e della terra. (Credo in Dio...creatore del cielo e della terra...)v.2 -la terra era informe e vuota -la tenebra era sulla superficie dell'abisso -il soffio di Dio planava sulla superficie delle acque.

Informe e deserta: l'antitesi del creato successivo, il caos, l'informe evoca la morte e la sventura, una realt opposta alla vita e all'armonia.Informe: vuoto, non-coltivato, deserto, inabitabileDeserto: caotico, indistinto, nulla, disorganizzatoTenebre: vuol dire una realt negativa di calamit e perdizione E lo Spirito di Dio aleggiava (o planava) sopra le acque:Alcuni commentatori (Padri della Chiesa e Rabbini), hanno compreso l'aleggiare, il planare come atto di covare. Basilio il Grande commenta: significa che lo Spirito riscaldava e rendeva vivente la sostanza delle acque, come un uccello femmina che cova le sue uova e scaldandole comunica loro una certa forza vitale.S.Gerolamo allo stesso modo dice: covava e riscaldava alla maniera di un uccello che con il calore anima le uova.Planare, volare dolcemente richiama l'aquila che vola a cerchi concentrici in aria, ma anche un volteggiare nellattesa di posarsi. Lo stesso verbo usato per la colomba che No lascia andare e che si poser sulla terra asciutta, annunciando che le acque di morte del diluvio si sono ritirate: Dio dalla morte crea la vita.Un commento ebraico dice: "La terra era deserta e caotica, priva duomini e danimali, priva dogni coltivazione di piante e dalberi. L'oscurit si stendeva sulla faccia dell'abisso e uno spirito d'amore che procedeva dal Signore soffi sulla faccia delle acque"Ricorda anche la colomba che plana sulle acque del Giordano al momento del battesimo di Ges. Dio separ fra la luce e la tenebra. Dio chiam la luce "giorno" e la tenebra "notte". E fu sera e fu mattina: giorno uno Non giorno secondo, terzo, ecc. bens uno.Disse: qui, per la prima volta il verbo indica il parlare di Dio la parola che esce dalla bocca di Dio. Dio parla e per mezzo della sua parola crea: parola potente ed efficace. Dio comanda, chiama all'esistenza, conferma, promette, riconosce, benedice e invita a seguirlo. Al vedere la luce opera del suo comando, quell'esclamazione "che cosa buona!" quasi vuol affermarci che Dio si d lode riconoscendo la bont del creato: contempla quello che ha creato e se ne compiace.E' il giorno uno (non primo) giorno della creazione e della luce, una profezia per il giorno ultimo in cui ci sar solo il Signore e soltanto Lui sar la luce.La luce che Dio crea -vuol dirci l'autore- la realt che trascende tutte le altre luci che verranno e delle quali fanno esperienza: questa luce vittoria sulle tenebre!Il "Poema delle quattro notti", a commento di Es 12,42: "La prima notte fu quando il Signore si manifest sul mondo per crearlo, il mondo era confusione e caos e la tenebra erano diffusi sulla superficie dell'abisso. E la Parola era la luce ed essa brillava.Il salmo 119,105: Lampada ai miei passi la tua parola, luce sul mio cammino.Dio impone, assegna un nome a ci che ha creato. "Dare un nome" ad un oggetto, ad un essere vivente, all'uomo significa nel linguaggio biblico oltre specificarne la destinazione e il ruolo anche l'essenza propria che gli appartiene.Il nome dato alla luce come "giorno" e alla tenebra come "notte", afferma che Dio ad avere il potere assoluto sulle tenebre, su ci che pu richiamare in un qualche modo il caos iniziale. Le tenebre e la luce al servizio di Dio, il nome che impone dice proprio il suo potere sulle cose create.Dio disse: Sia luce! E fu luce. Dio vide la luce: che cosa buona!

Dio disse: Sia un firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque. Dio fece il firmamento e separ le acque, che furono sotto il firmamento, dalle acque, che sopra il firmamento.E cos avvenne. Dio chiam il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: giorno secondo

Firmamento: cinque volte nei tre versetti; la volta celeste che separa le acque superiori dalle acque inferiori. E' una separazione che rende possibile la vita perch lelemento acqua sentita come minaccioso, negativo e caotico, solo l'opera creatrice di Dio che separa e divide permette la creazione di un ordine interno.Secondo le cognizioni della scienza del tempo il firmamento una specie di parete solida e trasparente che sorregge le acque superiori, esse sotto forma di pioggia scendono verso la terra da delle aperture (cateratte)Gen 7, 11: " Eruppero tutte le sorgenti del grande abisso e le cateratte del cielo si aprirono. Le acque inferiori, anch'esse regolate e arginate danno origine a quell'alternanza di distesa marina e di terra asciutta.

Firmamento: cinque volte nei tre versetti; la volta celeste che separa le acque superiori dalle acque inferiori. E' una separazione che rende possibile la vita perch lelemento acqua sentita come minaccioso, negativo e caotico, solo l'opera creatrice di Dio che separa e divide permette la creazione di un ordine interno.Secondo le cognizioni della scienza del tempo il firmamento una specie di parete solida e trasparente che sorregge le acque superiori, esse sotto forma di pioggia scendono verso la terra da delle aperture (cateratte)Gen 7, 11: " Eruppero tutte le sorgenti del grande abisso e le cateratte del cielo si aprirono. Le acque inferiori, anch'esse regolate e arginate danno origine a quell'alternanza di distesa marina e di terra asciutta.

Per due volte "Dio disse": nel terzo giorno compie due opere, la separazione delle acque inferiori, e la creazione della vegetazione.L'autore sacerdotale vuol far capire che il mare non una Potenza, ancor meglio una divinit, ma considerata per quello che in realt. E' una creatura sottomessa alla Potenza Divina che impone il nome alle cose create e limita ci che crea nei confini assegnati ad ognuno.Cfr. Is 51,11 Detto questo, possibile comprendere l'esperienza di salvezza del popolo d'Israele che passa all'asciutto nel mezzo del mare, una vittoria sul mare, vittoria della signoria di Dio sull'orgoglio del mare. Ecco perch nei vangeli Ges appare come Signore, che ha potere sopra i venti e sul mare. Egli ha il dominio sui demoni come su gli elementi della natura che si scatenano in un tentativo di riprendere il possesso oltre i confini assegnati dal Creatore, sempre cercano di ricondurre la creazione al caos iniziale! Dio disse : "La terra faccia verdeggiare il verde, erba che semina seme, alberi da frutto che fanno frutto aventi in s il proprio seme sulla terra secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: giorno terzo

In precedenza il comando di Dio era diretto e assoluto "Sia", "Siano", qui l'ordine mediato, indiretto, una volont che in un qualche modo coinvolge quello che ha creato.Dio emette un mandato cos da conferire alla terra la capacit di ri-prodursi. E' se vogliamo una creazione continua, dove l'uomo chiamato a riconoscere come dono di Dio i frutti prodotti dagli alberi, i vegetali che nascono dal proprio seme e le erbe che la terra produce. La vegetazione non una massa caotica, tutto appare ben ordinato e classificato "secondo la propria specie"; il Creatore prosegue nella sua opera di classificazione e ordinamento in un'armonia totale. La separazione e le diverse specie le ordinano nella differenza Un'opinione diffusa a cavallo tra il primo secolo a.C. e il primo secolo d.C. sostiene che il mondo fu creato nel mese di Nisan cio nel mese di Pasqua (Il primo mese per voi, sia l'inizio dei mesi).Rabbi Jehoshua dice: "Da dove si ricava che il mondo fu creato a Nisan? Perch detto: la terra fece uscire germogli, erbe che producono seme secondo la loro specie, e alberi che fanno frutti. E qual il mese in cui la terra piena di germogli e gli alberi fanno frutti? Si deve dire: Nisan"

Dio disse: "Ci siano luminari nel firmamento del cielo, per separare fra il giorno e la notte; e siano come segni per le feste, per i giorni e per gli anni e servano come luminari nel firmamento del cielo per far luce sulla terra". E cos avvenne: Dio fece i due luminari grandi, il luminare maggiore per il dominio del giorno e il luminare minore per il dominio della notte, e le stelle. Dio li diede al firmamento del cielo per far luce sulla terra e per separare fra la luce e la tenebra. Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: giorno quarto.

la quinta parola di "Dio disse" delle dieci parole della creazione, questo giorno segna la met: termina ci che riguarda il cielo, si dispone alle cose della terra. Dobbiamo, ora notare, come il sole e la luna non sono nominati con i nomi loro propri, ma semplicemente "luminari", ai quali il Signore non rivolge alcuna parola. Devono servire al solo scopo di illuminare il giorno e rendere meno scura la notte.Perch questatteggiamento? Sole e Luna, le stelle sono ridotti al rango di creature aventi la funzione di far luce, perch in quel periodo storico erano sentite come potenze divine, si vuol compiere un'opera di de-sacralizzazione, ricondurre tutto a Dio quale unico Signore e Creatore. Dt 4,19, Non alzare gli occhi al cielo, perch vedendo il sole, la luna e le stelle, tutta la schiera del cielo, tu non sia indotto a prostrarti davanti a quelle cose e servirle.Sap13, 1-9: considerano come di come reggitori del mondo la volta stellata o i luminari del cielo...stupiti per la loro bellezza...Il compito loro assegnato, quello di"separare" il giorno dalla notte pronunciato due volte, nel primo giorno indica una separazione temporale. Il secondo giorno Dio separando le "acque inferiori da quelle superiori" opera una separazione spaziale, ordinando la realt creata all'interno del tempo e dello spazio. Il fluire dei giorni e delle notti, mesi ed anni per mezzo del sorgere e tramontare degli astri, del sole e della luna indica che lo scorrere del tempo finalizzato, con una funzione e un senso, un ordine e una direzione. I sei giorni vanno verso il loro punto finale: il sabato, giorno nel quale Dio "riposa", la festa verso la quale tutti tendono come il fine dogni creatura, l'eternit ci che ci aspetta!Dio disse: brulichino le acque di un brulichio desseri viventi, volatili volino sopra la terra, sulla faccia del firmamento del cielo. Dio cre i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona. Dio li benedisse: siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra. E fu sera e fu mattina: quinto giorno.

I vocaboli: brulicare, volare, guizzare ci danno il senso dellopera danimazione che Dio sta compiendo. La novit nel fatto che Dio non dice pi "vide che era cosa buona" ma che vi aggiunge la benedizione.All'apparire della vita animata, desseri nei quali c' lo spirito vitale, il soffio di vita, Ai vv.20-21 si dice "esseri viventi" e l'essere vivo significa esserlo per lo Spirito vitale del Creatore. Dio li benedice, benedetta la vita animale: l'uomo posto in un rapporto di solidariet con il mondo animale nei cui parti "secondo la loro specie" abita lo spirito vitale, quel siate "fecondi e moltiplicatevi" l'invito-comando che Dio dar anche all'uomo.

Dio disse: la terra faccia uscire esseri viventi secondo la propria specie, bestiame domestico e bestie selvatiche e rettili del terreno secondo la loro specie. E cos avvenne: Dio fece i viventi della terra secondo la propria specie e il bestiame secondo la propria specie e tutti i rettili del terreno secondo la propria specie. E Dio vide che era cosa buona.

Allo stesso modo del terzo giorno, questo sesto giorno vede "Dio disse" per due volte, sia per gli esseri viventi sia per l'uomo.Dio comanda di "far uscire" con il significato di ri-produrre secondo la propria specie, animali domestici e selvatici e rettili.Si passa dal caos all'armonia, dall'indifferenziato caotico alla differenza creata. E' una felice sottolineatura, che comprende nella differenziazione anche l'uomo e che ci assicura comegli viva in pienezza se accetta di stare al posto dove Dio lo pone. Si pu dire:- Gli animali terrestri e l'uomo sono creati il 6 giorno- La benedizione cade sugli animali e sull'uomoCome per il terzo giorno, questo sesto giorno vede "Dio disse" per due volte, sia per gli esseri viventi sia per l'uomo.Dio comanda di "far uscire" cio di ri-produrre secondo la propria specie, animali domestici e selvatici e rettili.Si passa dal caos all'armonia, dall'indifferenziato caotico alla differenza, questa sottolineatura continua della differenziazione nella quale entra l'uomo e ci assicura che l'uomo vive pienamente la sua realt se accetta di stare al posto dove Dio lo pone. Si pu dire:- Gli animali terrestri e l'uomo sono creati il 6 giorno- La benedizione cade sugli animali e sull'uomo