bir_borghi in rete
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Relazione finale della ricercaTRANSCRIPT
Le borgate rurali in Puglia:
problematiche di recupero e riuso
proponente: Marco Degaetano
POR Puglia
F.S.E. 2007/2013
Capitale Umano
Avviso Pubblico n. 19/2009
“Ritorno al Futuro - borse di ricerca”
Tutor di ricerca: Pasquale dal Sasso
Ente di ricerca: Dipartimento Pro.Ge.Sa.
Università degli Studi di Bari
Tutor aziendale: Pasquale Luisi
Impresa ospitante: Pro.Ge.Sit. S.r.l.
Regione Puglia spin off dell’università degli studi di bari
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BIR. – borghi in rete
Una nuova identità del territorio rurale
Inquadramento storico
Inquadramento Riflessioni cartografiche
Sopralluoghi Indagine in sito
Situazione attuale Stato di conservazione delle strutture
Il BIR. – borghi in rete
BIR art
BIR arc
BIR. In progress...
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Indice
Premessa
Obiettivi e finalità del lavoro
Metodi
Tipologie di analisi e focus della ricerca
Inquadramento storico
La trasformazione del territorio
Inquadramento
Riflessioni cartografiche
Comprendere il territorio partendo dagli elementi che lo compongono
La trama rurale di un ―paesaggio macchina‖
Sopralluoghi
In-sito
Esplorare il territorio per comprenderne le dinamiche
Mappa dei sopralluoghi
Fasi di indagine
Principali risultati ottenuti
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Situazione attuale
Il patrimonio rurale
Un paesaggio dal romantico al neo-decadente
Un episodio particolare
Il Paesaggio della metamorfosi
Il BIR: - borghi in rete
BIRmap
BIR. - borghi in rete
La rete come strumento di sviluppo e salvaguardia del territorio
Dall‘individuo alla rete
Il manifesto del BIR. – borghi in rete
Portare il BIR. tra la gente
Incontri tematici
Portare la gente al BIR.
La rete di ―BIR. - borghi in rete‖ sul web
BIRart lab
BIRart Chi è BIR?
BIRart lab
La storia dell‘arte borgata
Pranzo Urbano
Borgo La Rocca e il BIRfest
Salvatore Lovaglio
Il BIRart incontra l’accademia
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BIR – Can we give a new identity to this land?
Rachel Pafe
― Meravigliosa è la gente‖
Roberto Dell’Orco
BIRarc lab
BIRarc
Risignificazione di un podere
I lavoratori stagionali e il senso dell‘abitare
Il laboratorio ONC 840
Le fasi del laboratorio
La biennale del BIR
BIR. in progress…
Considerazioni finali
Work in progress e futuro del BIR.
Bibliografia
Contributi e ringraziamenti
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Premessa
La tendenza attuale di ―colonizzare il territorio‖ ha ori-
gini antiche, ma diventa riconoscibile nella pianificazio-
ne di Area Vasta degli anni ‘30 nata per la creazione
delle borgate rurali e degli appoderamenti. Tale strut-
tura del territorio agrario ha gerarchizzato e regolato
l‘antropizzazione dell‘agro pugliese costellando la re-
gione di insediamenti pianificati stagionali che tutt‘ora
mantengono il loro carattere di ―residenza‖ tempora-
nea per ―braccianti occasionali‖.
Durante gli anni 60‘ l‘Italia visse un periodo di grande
miracolo economico che la rese teatro di imponenti
migrazioni che spinse la gente ad abbandonare il loro
luogo di origine per la ricerca di nuovi guadagni e nuo-
ve opportunità. Il rimescolamento della popolazione
italiana non interessò soltanto i due poli Nord e Sud
della nazione, ma riguardò soprattutto la popolazione
rurale che si spinse nelle aree urbanizzate congestio-
nando e densificando notevolmente i maggiori centri
urbani.
Tale fenomeno trasformò completamente il territorio
compromettendo allo stesso tempo sia la forma urba-
na che il paesaggio rurale. Le città si incorniciarono di
dense periferie, figlie di una speculazione edilizia degli
anni 70‘ lasciando in eredità ai giorni nostri intere aree
prive di servizi, spazi pubblici e di qualità urbana.
Le aree rurali subirono uno spopolamento rapidissimo
che ha trasformato drasticamente il volto degli inse-
diamenti sparsi nel territorio attribuendo loro nuove
identità tutt‘ora in continuo mutamento.
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La nuova identità delle borgate rurali ha reso incomprensibile il loro potenziale rapporto con il
territorio, soprattutto in questa fase della storia Pugliese in cui l‘attenzione verso il Paesaggio è
diventato il cardine principale su cui fa leva la pianificazione di area vasta. Si veda a tal proposi-
to il Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR) e il nuovo Documento Regionale di Asset-
to Generale (DRAG) che ripongono nella conservazione e rivalutazione del territorio una notevo-
le attenzione.
Su tali premesse si fonda il tema principale del lavoro di ricerca che mira all‘individuazione e
all‘analisi di processi spontanei del paesaggio rurale che siano in grado di riqualificare gli inse-
diamenti rurali sparsi attraverso meccanismi autonomi prodotti da una collaborazione sinergica
di tutti gli elementi che compongono il territorio.
Gli scenari possibili possono solo essere ipotizzati in questa sede, ma sarebbero comunque
tutti esito di una scelta collettiva nata dal basso e soprattutto condivisa.
Nello specifico verrà analizzato il paesaggio delle Borgate rurali dell’agro Pugliese, diventate
per via delle migrazioni degli anni 70‘ aree di ―margine e confine‖, rifugio per gli elementi del-
la diversità della città contemporanea, tra cui:
La periferia: territorio al margine tra spazio urbano e spazio rurale spesso privo di una pro-
pria identità e di qualità in cui la funzione di ciascuna delle due parti risulta ancora non
definita nè sembra essere indirizzata ad una definizione morfologica tale da stabilire un
equilibrio sostenibile tra le due componenti. I nuovi Piani Urbanistici in Puglia li individua-
no come ―peri-urbano‖, proprio per la loro natura di confine tra il paesaggio rurale e lo
spazio urbano e ne indirizzano la trasformazione scegliendo la direzione che più si attiene
al singolo caso ed al singolo contesto al fine di ristabilire una assetto riconoscibile per
questi spazi.
I satelliti residenziali dell’edilizia pubblica: spazio al margine tra il “formale” e
―l‘informale‖, tra il ―l‘integrazione‖ e ―la ghettizzazione‖, tra il ―sociale-pubbilico‖ e
―privato‖. La progettazione di questi frammenti di città negli ultimi decenni ha reso que-
sto confine sempre più marcato e invalicabile. Progettazione guidata principalmente da
interessi economici, nonostante il crescente confronto con i modelli internazionali in cui
il tema principale della progettazione urbana risiede proprio nella ―integrazione‖ sociale
anche tramite lo spazio pubblico.
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I frammenti in disuso: tema fondamentale nella progettazione urbana contemporanea
spesso costretta a mediare tra il ―nuovo‖ e ―l‘antico‖ , tra il riutilizzo dell‘edilizia esistente
e la tendenza speculativa di urbanizzazione di nuovi territori ai margini. Tendenza che
rende sempre più difficile il riconoscimento di una ―forma‖ dello spazio urbano per via di
fenomeni di antropizzazione non solo abusiva anche conosciuta con il termine ―sprawl‖.
Il recupero e riuso del patrimonio in abbandono sono tra le esigenze principali di questo
periodo storico.
Il lavoro nello specifico focalizza le indagini su un campione ben definito di Borgate che hanno in
comune un consolidato senso di appartenenza allo stesso territorio. Si ritiene infatti che questa
condizione sia una caratteristica fondamentale in grado di semplificare le fasi di analisi e di inda-
gine in sito. Nello specifico si è deciso di concentrarsi sugli insediamenti rurali della Capitanata,
accumunate da fattori storico-culturali e paesaggistico-ambientali molto simili.
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Obiettivi e finalità del lavoro
La ricerca si prefigge principalmente l‘obiettivo di:
Immaginare questi insediamenti come nuovi laboratori di rinascita urbana.
Ampliare lo spettro della conoscenza del territorio.
Applicare nuovi modelli partecipativi che facciano leva anche sull‘approccio ―dal
basso‖ (metodo top-down and bottom-up)
Effettuare sopralluoghi, sondaggi, e workshop per la partecipazione della gente di-
rettamente in sito.
Sperimentare ―con la gente‖ una soluzione pratica per la riqualificazione e recupe-
ro delle Borgate rurali.
Gli insediamenti rurali individuati in questa sede diventano il laboratorio per una progetta-
zione partecipata di un nuovo paesaggio di margine, in cui gli elementi della diversità elencati
in precedenza sono messi a confronto per l‘individuazione di una nuova “vision” del territo-
rio.
L‘idea nasce dalla consapevolezza che un quadro conoscitivo completo dello stato dei luoghi del-
le borgate rurali in Puglia, non può prescindere da indagini che mirino a comprenderne lo strato
sociale. A tale proposito è stato necessario partire da alcuni interrogativi
Chi abita ora questi territori?
Quali suono i nuovi bisogni di questi spazi?
Qual è la tendenza e la domanda di mercato di questi posti?
La visione contemporanea del fenomeno delle borgate rurali ha contribuito a costruire un imma-
ginario comune che li vede classificati come luoghi di margine e di confine.
Lavoratori stagionali extracomunitari e locali, ghetti isolati di ville diventate ormai solo seconde
case, agricoltori e comunità religiose sono elementi di un sistema complesso e dinamico i cui
equilibri sono in costante mutamento.
E’ possibile individuare un processo autonomo che possa influenzare tali mutamenti?
E’ possibile indirizzare tali trasformazioni?
E’ possibile restituire una nuova identità a questi luoghi del paesaggio pugliese?
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Metodi
Durante la fase di raccolta della documentazione necessaria alle analisi preliminari è stato fon-
damentale il contributo del dipartimento Pro.Ge.sa del prof. Pasquale Dal Sasso che da anni fa
ricerca sul tema degli insediamenti rurali in Puglia. Gran parte delle informazioni storiche sul
fenomeno delle Borgate sono tratte dalla seguente tesi di dottorato:
Università degli studi di Bari
Dipartimento di progettazione e gestione dei sistemi agro-zootecnici e forestali
Dottorato di ricerca in “ingegneria del territorio e dell’ ambiente agroforestale”
XXI ciclo
Settore Scientifico Disciplinare: AGR 10
L’edilizia rurale programmata in Puglia: stato attuale e prospettive di recupero
Coordinatore: Chiar.mo Prof. Pasquale Dal Sasso
Supervisore: Chiar.mo Prof. Pasquale Dal Sasso
Dottoranda: Rosa Viviana Loisi
Per coerenza con il programma di ricerca del dipartimento, si è scelto di evitare di incorrere ad
inutili ripetizioni di informazioni già in possesso e minuziosamente illustrate nel documento della
suddetta tesi, ma di integrare tali conoscenze con ulteriori analisi di tipo cartografico e sociale in
modo da concentrare dal principio la riflessione su temi differenti, avviando analisi di tipo:
Sociale (immigrazione, isolamento, offerta di lavoro, qualità della vita)
paesaggistico ambientale (relazione con lo spazio rurale )
qualitativo degli spazi pubblici e della loro connessione con i centri abitati adiacenti
immobiliare (conteggio delle unità abitative abbandonate, vuote o in abbandono)
Pertanto il capitolo di inquadramento storico del sistema degli insediamenti rurali illu-
stra brevemente per punti salienti il processo di formazione delle Borgate rurali in modo
da fornire al lettore le necessarie nozioni sul tema per comprendere le fasi successive del
lavoro.
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Per le analisi effettuate è stato raccolto una serie di informazioni e dati tecnici che sono poi sta-
te lavorate in ambiente GIS (Arcview, Arcmap) e rilavorate graficamente con i programmi della
famiglia Adobe (Photoshop, Illustrator …)
Per la contestualizzazione delle questioni nella pianificazione contemporanea pugliese sono stati
esaminati i relativi documenti del PPTR e del PTCP di Foggia.
Il piano Paesaggistico regionale (PPTR) e il piano provinciale di coordinamento (PTCP) affronta-
no il tema delle borgate rurali sottolineandone il valore storico culturale e l‘importanza del loro
recupero. Sono state individuate le linee guida che i piani in questione suggeriscono a riguardo,
in modo da poter indirizzare le scelte progettuali della ricerca.
Per la fase di indagine sociale si è condotto un lungo periodo di sopralluoghi in sito raccogliendo
il materiale necessario.
Archivio dati raccolto in fase preliminare:
archivio dati shape CTR, UDS, ortofoto, DTM, cartografia storica, stralci del PTCP ,
PPTR, PUG di Foggia e del piano strategico della Capitanata, …
archivio cartaceo libri, stampe, documenti di diverso genere e formato
altro archivio materiale audio-video, interviste agli attori locali, reportage fotografico
delle attività, diario di viaggio, appunti di vario genere
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Tipologie di analisi e focus della ricerca
La cartografia prodotta è servita per le osservazioni sulla qualità degli spazi urbani e la loro at-
tuale relazione con il territorio rurale. Integrandole con le indagini in sito sono state condotte
analisi di tipo qualitativo:
(i vari punti elencati non corrispondono ciascuna ad una cartografia di riferi-
mento. E’ uno schema con cui è stato osservato il dato raccolto e quindi
non si ritiene l’analisi condotta in maniera esaustiva per trarre delle conclu-
sioni scientifiche su ogni singolo argomento)
del paesaggio rurale
Individuazione del grado di compromissione antropica del paesaggio
Indagini di tipo naturalistico ambientali del contesto rurale in cui esso è collocato
Indagini di tipo idrogeomorfologico per verificare eventuali incompatiblità con il siste-
ma delle acque (es. reticolo idrografico aggiornato al 2009)
Indagini storico culturali per individuarne la relazioni con altre forme insediative spar-
se nell‘agro circostante.
del paesaggio “urbano”
Analisi dei servizi e delle dotazioni presenti
Indagine storico evolutiva dell’edificato
Analisi della qualità dello spazio pubblico
Analisi tipologica e morfologica del tessuto edilizio (residenziale e specialistico)
Individuazione dei pregressi e delle previsioni della pianificazione esecutiva vigente
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Quantificazione dello stato di abbandono delle strutture
Analisi delle attività produttive presenti nell’area e del loro rapporto con il territorio
agrario
del “paesaggio sociale” (termine improprio per la definizione dell’indagine sociale)
Individuazione della tendenza migratoria di tali luoghi
Valutazioni sul fenomeno dell‘immigrazione e del lavoro degli extracomunitari
Riflessioni sul rapporto tra il “formale” e “l’informale” in ambito lavorativo e abitativo
Ulteriori sviluppi sulle analisi di tipo sociale sono raccontate in seguito visto che han-
no influenzato in maniera decisiva i risultati della ricerca
Il lavoro ha focalizzato le analisi e le conclusioni sulle Borgate del territorio della Capitanata.
Palmori
Duanera La Rocca
Arpinova
Tavernola
Incoronata Cervaro
Segezia
Giardinetto
San Giusto
Mezzanone
FOGGIA
16
16
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1_ Inquadramento storico
Onc 123
(photo: Author)
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La trasformazione del territorio
Nel periodo compreso tra la metà dell‘800 e la metà
del ‘900, il territorio Pugliese subisce una grande tra-
sformazione soprattutto a partire dagli anni 30 del No-
vecento durante le opere iniziate con la bonifica inte-
grale.
Il paese era coperto da grandi aree paludose che era-
no causa di numerosi problemi legati alle condizioni
igieniche dovute alle acque stagnanti. Il territorio della
Capitanata, come molte altre aree in Italia era colpita
dalla malaria e il tasso di mortalità era tra i più alti del
paese. Conta tra le 200 e le 250 vittime ogni 100.000
abitanti nel triennio 1900-02. Nell‘800 ci sono stati
tentativi di bonifica, ma che non hanno dato risultati
positivi.
Nel 1933 venne costituito il Consorzio generale per la
bonifica e la trasformazione della Capitanata in cui
confluirono tutti i precedenti enti. Fu da allora che si
avviò un programma di opere che riuscì a trasformare
l‘aspetto del territorio tramite azioni legate non solo
alla bonifica idraulica, ma anche ad una colonizzazione
pianificata di tutto il paesaggio rurale.
Con la Bonifica integrale, le terre riscattate dalle acque
vennero utilizzate per pratiche agricole meccanizzate
più progredite e per la costruzione di nuovi satelliti
urbani rendendo la vita della nuova popolazione rurale
più salubre e civile.
fonte: PUG Città di Manfredonia
Tesi di dottorato in bibliografia
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Infatti per bonifica si intende ―la realizzazione di inter-
venti tesi a risanare un comprensorio considerato in
tutti suoi aspetti: dalla difesa idrogeologica alla salu-
brità dell‘ambiente, dallo sviluppo delle attività produt-
tive alla realizzazione di insediamenti rurali dotati di
servizi sociali‖ [R.D.n.215, 13 febbraio 1033, Nuove nor-
me per la bonifica integrale nota come ―L.Serpieri‖]
La stessa legge ―Serpieri‖ aveva suddiviso i territori in
Puglia da bonificare pari a 800.000 ha circa, in com-
prensori di differente estensione.
Nella provincia di Foggia vi erano:
Tavoliere 440.000 ha
Lago di Varano 16.321 ha
Il Piano di Bonifica del Tavoliere fu redatto dall‘ing.
Roberto Curato ed investiva un comprensorio di circa
400.000 ettari.
Prevedeva la suddivisione dell‘intero comprensorio at-
traverso una maglia geometrica di percorsi che colle-
gavano 5 nuovi centri comunali e 98 borgate rurali.
La città di Foggia era collegata in posizione baricentri-
ca rispetto al comprensorio ed era collegata con gli
altri centri abitati esistenti e di progetto.
I borghi dovevano servire la popolazione sparsa nel
territorio circostante in una area di circa 3000 ha, per
un raggio di circa 3-4 Km.
Il Piano fu realizzato solo in parte e tra il 1934 e 1935
venne realizzato solo il borgo La Serpe (attualmente
conosciuta con il nome di Borgo Mezzanone) e nel
1938-1939 furono realizzate le borgate di Tavernola e
Siponto. Una porzione appoderata decisamente mini-
ma rispetto alle proporzioni dell‘intervento program-
mato. Questi ultimi due borghi ospitavano solo gli edi-
fici pubblici necessari a fornire i servizi ai poderi circo-
stanti, mentre borgo La Serpe fu progettato anche con
le edifici ad uso abitativo destinati agli artigiani resi-
denti nel borgo stesso.
Centri urbani e rurali esistenti
Piano Generale di Bonifica del Tavoliere
Centri urbani e rurali a fine trasformazione
Stato della viabilità alla fine del 1936
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Ma l‘esperimento di bonifica condotto con il borgo La
Serpe non ebbe i risultati previsti, infatti ogni fondo
doveva contenere la sua casa rurale e nell‘attesa i
contadini vivevano in affitto nelle residenze del borgo.
Le case non vennero realizzate e i contadini divennero
quasi tutti dipendenti del Consorzio trasformando alla
fine il borgo in un quartiere residenziale periferico.
Non si volle ripetere l‘errore con Siponto e Tavernola,
così le case coloniche vennero costruite contempora-
neamente al borgo rendendo i contadini autonomi e
autosufficienti.
Con il R.D.L.n.2017 del 30 novembre 1939, furono
stanziati i finanziamenti per la realizzazione dei centri
rurali compresi nella zona del Tavoliere.
All‘Opera Nazionale Combattenti (ONC) vennero dati i
pieni poteri per l‘attuazione del programma di trasfor-
mazione del territorio tramite il Piano di Appodera-
mento del Tavoliere. Era prevista la realizzazione di
un sistema viario che si sviluppava ad anelli concentri-
ci attorno alla città di Foggia partendo dai tracciati esi-
stenti. Con questo disegno era possibile convogliare il
traffico agricolo lungo strade che non coinvolgessero
direttamente i centri urbani principali. Venne pianifica-
ta la realizzazione di tre borgate più grandi e tre bor-
gate rurali di dimensioni minori.
Furono realizzati Borgo Segezia, Incoronata, Giardi-
netto e Cervaro.
Con il Piano redatto da A. Carrante, G. Medici e L. Per-
disa nel 1938 dopo la scomparsa di Curato, viene rivi-
sto il significato delle borgate rurali e la colonizzazione
del Tavoliere si orientò sulla realizzazione di poderi
autosufficienti in grado di soddisfare le esigenze
dell‘intera famiglia contadina.
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Se ne riporta un breve scritto:
―Funzioni e scopi alquanto diversi da quelli previsti in
passato avranno, invece, i centri rurali, poiché questi
non saranno e non dovranno essere agglomerati di
contadini.
Infatti l'ordinamento previsto è di diretto popolamento
delle campagne, con trasferimento della famiglia colo-
nica e della intera stessa vita familiare non nella bor-
gata, ma, stabilmente, sul campo affidato al suo lavo-
ro. […]
A nostro avviso, il «centro rurale» deve, pertanto, co-
stituire solo un punto di soddisfacimento dei principali
servizi civili di coordinamento della vita poderale ed
aziendale, un mezzo diretto cioè ad evitare
l‘isolamento della vita colonica dalle relazioni col Pae-
se.
Conseguentemente, nei centri rurali dovranno trovare
sede le istituzioni fondamentali per i bisogni essenziali
della vita di relazione, quali la scuola, con annessa sa-
la per le
organizzazioni della G.I.L., l'ambulatorio medico, il re-
capito postale e telefonico, la delegazione podestarile,
la Chiesa, un locale pel Dopolavoro e per eventuali a-
dunanze, nonché i servizi interessanti l'attività agrico-
la, come una officina da fabbro
e maniscalco, un laboratorio di falegnameria e carra-
dore, una bottega di calzolaiosellaio, una stazione di
monta, un molino, ecc., ed, infine, le abitazioni del
personale addetto ai servizi medesimi.
Centri rurali maggiori per dotazione ed importanza, sia
dei vari servizi che di istituzioni, sarà utile che, in ri-
strettissimo numero, sorgano dislocati in posizione op-
portunamente prescelta. Si comprende, infatti, come
essi vadano ubicati in punti geografici più favorevoli,
come in prossimità di ferrovie o di incrocio di arterie
stradali importanti. In tali centri dovranno trovare se-
de la Sezione del Fascio, la Stazione dei RR. CC., gli
Uffici postali e telegrafici, il recapito bancario, il cine-
ma ambulante, oltre i servizi indicati per i centri mino-
Piano Carrante, Medici, Perdisa, Nuove direttive per la trasformazione
dell’agricoltura, 1939.
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ri. Vi troveranno alloggiamento gli opifici occorrenti
eventualmente all'esercizio di industrie agricole, come
frantoi per olive, cantine e
caseifici sociali o cooperativi, nonché magazzini per
ammasso dei prodotti e, dove se ne manifestasse la
convenienza, anche magazzini per lavorazione orto-
frutticola, i quali tutti funzioneranno da posti di con-
centramento.
Non è, infine, da escludere che qualcuno dei centri
maggiori possa organizzarsi, in un futuro più o meno
prossimo, ad autonoma vita comunale.
Così concepiti gli scopi e le funzioni dei centri rurali, è
ovvio che il numero di essi può essere sensibilmente
ridotto sia per entità costitutiva che per densità e,
quindi, per numero, rispetto alle originarie previsioni,
che si collegavano, invero, ad un assetto dell'agricoltu-
ra locale diverso da quello che si attuerà con le diretti-
ve ora tracciate.‖
[CONSORZIO GENERALE PER LA BONIFICA E LA TRASFORMAZIONE FONDIARIA
DELLA CAPITANATA, Nuove direttive per la trasformazione dell’agricoltura, Bari, Laterza, 1939, pp. 157-159.]
Fu prevista una trasformazione della zona del Tavolie-
re entro 5 anni dal Piano e i decreti del‘38 diedero la
possibilità all‘ONC di accedere ai fondi per la realizza-
zione delle opere.
Seguirono il Piano di Appoderamento del Tavoliere del
1939 ad opera di C. Savoia e il Piano Generale Urbani-
stico del Tavoliere del 1941 ad opera di Concezio Pe-
trucci.
La progettazione delle Borgate segue un disegno di
impianto molto definito costituito da due assi centrali
ortogonali disassati al centro dove si intersecano in
una piazza ortogonale i cui fronti sono disegnati dalle
facciate delle edilizie specialistiche progettate secondo
lo stile razionalista dell‘epoca.
Individuazione dei borghi e degli appode-ramenti realizzati del Piano Generale Ur-banistico del Tavoliere.
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Nelle aree appoderate erano costruite le case coloni-
che costituite da una abitazione su 2 livelli e da altri
accessori annessi in fabbricati al piano terreno.
L‘ONC li distingue in 2 tipi. “Il primo tipo è previsto per
aziende con prevalenza di colture arboree su quelle
erbacee. Il complesso–abitazione conta al pian terreno
tre locali: un portico (chiuso), una cucina e un magaz-
zino. Nella cucina vi è la scala che conduce al primo
piano, ove si trovano tre camere. I rustici comprendo-
no una stalla per i bovini, con annesso reparto per i
vitelli, una stalla per i cavalli e due sili, infossati per
tre metri al di sotto del livello del suolo. Le dimore del
secondo tipo, previste per aziende con prevalenza di
colture cerealicole e maggior carico di bestiame, han-
no dimensioni del complesso uguali a quelle del primo,
ma con differenze nell’ampiezza dei singoli locali. Vi
sono inoltre due magazzini e il silo da foraggio cilindri-
co è situato all’esterno, a poca distanza dalla casa,
come pure gli annessi (forno, pollaio, porcile, latrina e
concimaia)”
[BISSANTI A.A., Il Tavoliere di Puglia, in Colamonico, LA
casa rurale nella Puglia, Olschki Editore, 1970]
ONC nei pressi di Borgo Mezzanone
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Gli interventi dell‘Ente Riforma furono molto più consi-
stenti.
Dopo la guerra non cessarono le opere di bonifica e di
trasformazione del territorio. Il Piano del 1948 di
N.Mazzocchi-Alemanni fu l‘ultimo redatto dal Consor-
zio.
Nel 1951 la Legge Stralcio (abolizione giuridica del la-
tifondo) portò avanti le opere di bonifica sotto l‘Ente
per la Riforma Agraria che elaborava i progetti.
Nel 1950 fu istituita la Cassa per il Mezzogiorno che
diede un notevole impulso alle opere di bonifica e alla
realizzazione delle infrastrutture.
Complessivamente furono realizzate 300 nuove pro-
prietà di piccole dimensioni.
Nonostante gli sforzi delle opere di trasformazione fon-
diaria, non si ottennero i risultati che ci si aspettava.
Infatti molte abitazioni furono abbandonate lasciando
incolte le aree su cui erano presenti le colture irrigue
tipo il vigneto. Nemmeno l‘allevamento trovò lo svilup-
po che ci si aspettava.
L‘area completamente trasformata e ridisegnata non è
riuscita a trattenere i contadini nelle case coloniali in
modo permanente. Infatti la diffusione di automobili e
mezzi di trasporto sempre più autonomi ha reso inutile
la permanenza in campagna e quindi il disegno com-
plessivo della bonifica aveva tessuto una trama rurale
che non rispettava più la modernità degli usi.
Le Borgate rurali pertanto non hanno vissuto un perio-
do di sviluppo e di crescita come previsto dall‘Ente di
Riforma Fondiaria, dall‘ONC e dal Consorzio di Bonifi-
ca.
La loro funzione originaria di servizio era ormai persa
in gran parte.
Borgo Cervaro
Borgo Mezzanone
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2_ Inquadramento
Cartografia generale
(realizzata dall’autore)
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Riflessioni cartografiche
Comprendere il territorio partendo dagli elementi che lo compongono
Il territorio della Capitanata presenta una morfologia prevalentemente pianeggiante caratteriz-
zata dalla presenza di centri urbani di medie dimensioni (Cerignola, Troia, Lucera, San Severo,
Manfredonia) disposte a corona attorno al nucleo centrale dell‘intero sistema che è la città di
Foggia ad una distanza media di 20Km circa. Tutta l‘area all‘interno di questa corona ha sempre
mantenuto un carattere tendenzialmente agricolo che può essere suddiviso in tre macro aree in
base agli usi e le trasformazioni di questi territori:
il grande mosaico di San Severo a nord
la vasta area a seminativo e colture intensive nella fascia centrale
il grande mosaico di Cerignola a Sud
Osservando questa porzione del territorio senza la presenza dei centri urbani esterni ovvero solo
la città di Foggia e l‘area agricola esterna, si osserva che anche il territorio agrario sembra se-
guire una sua struttura ben definita, eredità del processo di trasformazione di questi luoghi du-
rante il periodo della bonifica, come descritto in precedenza. Infatti anche le borgate rurali sono
insediate in modo da costruire una corona attorno la città di Foggia ad una distanza di circa
10Km, la stessa che separa una borgata dall’altra.
La struttura dell‘insediamento rurale è la base su cui costruire una ipotesi di rigenerazione del
territorio ed è necessario comprenderla osservando le relazioni interne, senza necessariamente
vincolarla alla presenza dei centri urbani circostanti.
Isolando solo lo strato del costruito, viene fuori una fitta trama di edifici sparsi che coprono
l‘intero territorio. La concentrazione di queste strutture crea una immagine molto precisa in cui
è possibile anche individuare il tracciato delle infrastrutture principali di collegamento tra i centri
urbani. È come se le varie città fossero collegate da un prolungamento della struttura urbana
senza soluzione di continuità.
fonte: PPTR
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Palmori
Duanera La Rocca
Arpinova
Tavernola
Incoronata Cervaro
Segezia
Giardinetto
San Giusto
Mezzanone
Un paragone un po‘ forzato potrebbe essere quello con
le città nordeuropee, in particolare con quelle del Bel-
gio in cui è possibile passare da un comune ad un altro
senza attraversare mai effettivamente una zona solo
rurale. Le città sono connesse da infrastrutture che
non perdono mai il loro carattere urbano e sono carat-
terizzate da fronti continui su entrambi i lati. Uno
spessore però solo fittizio in quanto alle spalle del pri-
mo strato di residenze ci si trova direttamente in am-
bito rurale.
R U R A L
R U R A L
city city
Trama rurale (Belgio) fonte: googlemaps
Carta del costruito
30
Ovviamente la situazione in Puglia e in particolar modo
nel foggiano è di natura completamente diversa, ma si
possono individuare delle analogie per quanto riguarda
il modo in cui il territorio ha gestito la presenza degli
insediamenti sparsi. Concentrare l‘edificato su un asse
non ha solo lo scopo di agevolare l‘accesso alle singole
abitazioni, ma innesca un meccanismo sociale molto
importante, ovvero quello del ―vicinato‖.
La tipologia di ―città rada e in linea‖ è in grado di me-
diare tra l‘alta densità e frenesia di un contesto urbano
e l‘isolamento estremo di una residenza in piena cam-
pagna. Infatti le case coloniali sono frontisti di una vi-
abilità territoriale di collegamento in grado di generare
relazioni molto più strette con i centri urbani principali.
Non tutte le aree appoderate hanno seguito questo
principio e molto spesso le case coloniche sono distri-
buite ―a scacchiera‖ su assi secondari secondo una
tipologia a pettine. Questo tipo di impianto a differen-
za della precedente crea una maglia ortogonale con
delle strade spesso a ―cul de sac‖ e quindi sono infra-
strutture di natura semiprivata poco frequentate e
spesso anche prive di manutenzione.
San Giusto sembra applicare un principio diverso, in-
fatti lo stesso borgo è costituito non direttamente da
alloggi in linea, ma dalle stesse case coloniche le cui
terre dei rispettivi poderi sono collocati nelle aree in-
trono all‘agglomerato.
Le villette sembrano chiudersi ―a corte‖ attorno ad
uno spazio centrale pubblico costituito dalla chiesa, la
rispettiva piazza, il bar, le locande e l‘azienda agricola.
Inoltre l‘intersezione tra due strade territoriali di colle-
gamento rendono l‘insediamento facilmente raggiungi-
bile.
Sembra esistere un discreto equilibrio tra la privacy
della villa monofamiliare in campagna e le interazioni
sociali col vicinato attraverso uno spazio pubblico cen-
trale.
Borgo Segezia
Fonterosa nei pressi di Borgo Mezzanone
Borgo San Giusto
31
Forse quella attuale potrebbe essere considerata l’epoca dello spazio.
Viviamo nell’epoca della giustapposizione, nell’epoca del vicino e del lontano, del fianco a fianco
e del disperso.
Viviamo in un momento in cui il mondo si sperimenta, credo, più come grande percorso che si
sviluppa nel tempo, come un reticolo che incrocia dei punti e che intreccia la sua matassa.
FOUCAULT, Spazi altri. I luoghi delle eterotopie
32
La trama rurale di un “paesaggio macchina”
Le modalità insediative adottate durante gli appoderamenti hanno spesso inseguito parametri
spesso solo funzionali di carattere quasi militari. Infatti lo scopo era quello di colonizzare il terri-
torio, trasformarlo in una macchina in grado di produrre una economia e per ottenere questo
risultato era necessario presidiare il territorio in modo gerarchico.
Era il disegno di un ―paesaggio macchina‖ in cui ogni pedina era al proprio posto e avrebbe do-
vuto rimanerci per poterlo mantenere in vita altrimenti le terre sarebbero state presto riconqui-
state dalle acque.
Nell‘immagine risulta evidente che il paesaggio all‘apparenza arido è attraversato da un fitto re-
ticolo idrografico con ampie aree di esondazione soprattutto nelle due aree a N-O e a S-E di
Foggia. Infatti i terreni (in verde) appoderati si concentrano soprattutto in queste aree solcando
il paesaggio con numerosi segni di canalizzazione. La manutenzione di questo territorio poteva
essere garantita solo se i terreni fossero quotidianamente lavorati, curati e soprattutto abitati,
in modo che ciascun agricoltore diventasse anche custode e garante del suo funzionamento.
Carta delle acque
33
La trama delle infrastrutture in ambito rurale è segno
evidente di un territorio densamente utilizzato e fra-
zionato in terreni di dimensioni variabili in relazione al
tipo di coltura o funzione dell‘area. Si nota una netta
differenza tra la fitta trama del mosaico di Cerignola e
le aree a seminativo dei latifondi attorno al foggiano.
Il disegno complessivo eredita in parte lo schema a
―ragnatela‖ del Piano Curato del ‗32, incompleto in al-
cuni tratti o compromesso da stratificazioni successive
dovute alle espansioni urbane degli anni‘70.
Rimane tuttavia ancora riconoscibile il disegno genera-
le in cui le borgate maggiori sono collocate lungo le
radiali storiche principali della città di Foggia soprat-
tutto in direzione dei centri limitrofi.
Risulta invece debole il segno infrastrutturale che con-
nette le borgate tra loro probabilmente per una pianifi-
cata dipendenza direttamente dai centri maggiori.
Schematizzazione del modello insediativo gerarchico delle Borgate e dei rispettivi Poderi
Carta tecnica regionale
34
3_ Sopralluoghi
Mappa degli spostamenti
(photo: R. Dell’Orco)
36
In-sito
Esplorare il territorio per comprenderne le dinamiche
In una fase preliminare per lo svolgimento del lavoro è stato fondamentale integrare le cono-
scenze storiche sul tema delle borgate con una indagine direttamente in sito che focalizzasse
l‘attenzione su aspetti di natura sociale difficilmente individuabili solo con analisi di tipo carto-
grafico.
L‘approccio bottom-up prevede infatti un contatto stretto con i luoghi e con la gente che vi abita
al fine da individuare le dinamiche sociali che costituiscono la linfa di un territorio come quello
agricolo della Capitanata e soprattutto ne influenza le trasformazioni.
Il paesaggio rurale, per la sua conformazione, sembra costruito su un ambizioso progetto di in-
telaiatura del territorio in grado di tessere una rete di connessioni non sempre di natura fisica e
tangibile, tra elementi spesso molto distanti come le borgate stesse.
Entrare a contatto con i luoghi e percorrerne fisicamente i tracciati rivela la stretta relazione che
esiste tra il paesaggio e la gente che lo abita. Questi sono spesso i maggiori protagonisti dei
mutamenti di un territorio e ne influenzano soprattutto l‘identità.
Su tali premesse sono stati necessari numerosi sopralluoghi in sito di diversa durata provando a
percorrere gli step del metodo di osservazione più idoneo al territorio preso in esame.
Infatti la Capitanata è un territorio molto vasto e nonostante la sua ormai obsoleta immagine di
terra monofunzionale legata all‘agricoltura intensiva, è possibile individuare ed intercettare di-
namiche e pratiche che lo rendono estremamente eterogeneo dal punto di vista sociale.
Nella fase di costruzione del progetto sono stati prefissati degli obiettivi ben specifici e dei mo-
delli di lavoro che sono stati utilizzati anche nella fase dei sopralluoghi. Ciò ha permesso di non
perdere di vista alcuni interrogativi fondamentali già elencati in precedenza:
Chi abita ora questi territori?
Quali suono i nuovi bisogni di questi spazi?
Qual è la vocazione e l’identità di questi posti?
37
Ogni sopralluogo partiva da degli obiettivi specifici e
pertanto era strutturato in modo tale da intercettare
attori e siti ben precisi. L‘intero lavoro di indagine in
sito è stato distribuito durante tutte le varie fasi del
progetto.
Si è partiti con la consapevolezza di non conoscere af-
fatto il territorio, tantomeno i suoi aspetti paesaggistici
e sociali. Le uniche informazioni a disposizione erano
quelle fornite dai dati cartografici raccolti (Carta Tecni-
ca Regionale, Uso Del Suolo, ecc.) che hanno il proble-
ma di fornire informazioni statiche che non sono in
grado di cogliere i diversi aspetti del territorio durante
le differenti stagioni.
Il paesaggio agrario è fortemente mutevole e probabil-
mente la sua identità è legata al principio del muta-
mento e delle ripetizioni cicliche.
Anche l‘economia locale sembra essere collegata ai
cicli stagionali e infatti spesso molti locali commerciali
aprono solo durante il periodo di semina o di raccolta,
quando cioè la presenza di lavori occasionali crea un
impulso positivo ai piccoli commercianti.
Questo fondamentale ingrediente temporale ha sugge-
rito di procedere pertanto con la stessa logica ovvero
di non focalizzarsi solo su una specifica area durante
ciascun sopralluogo, ma di percorrere spazialmente
quasi sempre lo stesso giro attraversando spesso gli
stessi luoghi per poterne osservare le trasformazioni.
Borgo San Giusto. Immagine scattata dalla stesso punto in due
diverse fasi dell’anno: durante la fase di cresci-ta del grano e dopo la raccolta.
Due paesaggi al negativo.
Palmori. Spaccio aperto solo in alcuni mesi dell’anno in occasione della presenza dei lavoratori stagio-nali spesso extracomunitari, nei periodi di rac-
colta.
38
Mappa dei sopralluoghi
Il percorso stabilito per il sopralluogo rappresenta una
prima ipotesi di tragitto in grado di connettere tutte le
borgate attraversando le diversi componenti del pae-
saggio della capitanata.
I sopralluoghi hanno interessato l‘intera area della bo-
nifica, ma si ritiene il tracciato in cartografia il più rap-
presentativo che è stato più volte percorso ed osser-
vato durante le varie fasi di lavoro.
Sulla base di quest‘ultimo infatti sono state stabilite le
distanze tra i vari luoghi.
Tracciato sopralluoghi
Borgate
Aree appoderate dall’ONC (Piano Integrale)
Carta dei sopralluoghi
39
Fasi di indagine
Di seguito sono riportati i principali momenti del sopralluogo:
1° sopralluogo Dicembre 2010 : indagine preliminare (2 giorni)
Questa prima fase rappresenta un primo contatto con il
territorio. Non c‘è stata una intensa relazione con la gen-
te quanto piuttosto con gli elementi del paesaggio e con
le architetture razionaliste delle borgate. Seguendo un
percorso stabilito in partenza è stato possibile percorrere
un tragitto ad anello attorno alla città di Foggia che in-
tercettava tutte le borgate in questione.
Il percorso scelto si ritiene possa avere delle enormi po-
tenzialità eco-turistiche in quanto intercetta quasi tutte
le differenti caratteristiche del territorio sia naturalistiche
che storico-culturali.
2° sopralluogo Gennaio 2011 : relazioni pubbliche (2 giorni)
Ripercorrendo l‘intero tragitto del primo sopralluogo è
stato possibile osservare che i tempi necessari per gli
spostamenti si erano notevolmente ridotti in quanto
l‘attenzione era rivolta su aspetti differenti rispetto
all‘esperienza precedente.
Il paesaggio ―tra‖ le borgate scorrevano veloci mentre si
attendeva che apparisse da lontano il campanile della
borgata a cui ci si avvicinava. La conformazione geomor-
fologica del territorio infatti rivela un territorio il cui oriz-
zonte è completamente piatto a 360°. I monti Dauni da
un lato ed il Gargano dall‘altro sono visibili contempora-
neamente quasi in tutta l‘area della Capitanata eviden-
ziandone l‘estensione, ma chiudendone anche la prospet-
tiva come fossero scenografie sullo sfondo.
Un paesaggio di questo tipo lega perfettamente con la
presenza di campanili che segnano la posizione dei bor-
ghi anche a chilometri di distanza.
40
Arrivati a ciascun borgo se ne osservava le dinamiche
tentando di non rimanere spettatori esterni, ma parteci-
pando attivamente alla vita del borgo.
Tralasciando in questa sede gli aspetti poetici di un ap-
proccio ad un paesaggio nuovo, ci si era posti principal-
mente alcune domande a cui si tentava di dar risposta
durante questo secondo sopralluogo, ovvero:
Lo spazio pubblico delle borgate (e quindi le piazze o e-
ventuali viali o anche edifici pubblici) da chi è e come è
vissuto?
E’ ancora vero che la borgata rappresenta una centralità
per il territorio agrario o è solo una periferia di Foggia?
Il primo principale esito di questo lavoro di indagine è la
consapevolezza di essere di fronte a dei luoghi che han-
no identità molto differenti tra loro e che la risposta alle
domande precedenti non è la stessa per tutte le borgate.
Ciascuna infatti, nonostate fosse legata alle altre da un
disegno comune di controllo e gestione del territorio ru-
rale, si distingueva per i propri caratteri identitari che
non necessariamente erano gli stessi con cui le borgate
stesse sono state concepite. Un dato di notevole interes-
se per l‘organizzazione degli eventi successivi.
3° sopralluogo Febbraio 2011: esplorazione con tecnici esterni (10 giorni + sparsi)
Proseguire le indagini in maniera autonoma avrebbe pro-
dotto un notevole errore di interpretazione delle informa-
zioni raccolte a causa della uniderezionalità del punto di
vista. Per questo motivo le successive fasi di lavoro sono
state portate avanti avvalendosi di consulenti esterni che
partecipavano alle esplorazioni introducendo diverse pro-
spettive di osservazione.
41
Infatti si ritiene fondamentale, per un corretto lavoro di
progettazione partecipata del territorio, la sinergia tra gli
attori locali che sono profondi conoscitori della zona e
attori esterni che non sono influenzati dalle sue dinami-
che e quindi riescono ad esprimere opinioni al di sopra
delle parti.
E‘ stato esteso l‘invito a partecipare a più figure profes-
sionali tra cui architetti, urbanisti, fotografi, geologi e
naturalisti che in differenti occasioni hanno ripercorso il
giro delle borgate attraversando anche le aree appodera-
te costellate di una innumerevole quantità di case colo-
niali e architetture sparse in fase di abbandono.
Per scelta non era stato prefissato un percorso iniziale in
modo da non influenzare le scelte degli spostamenti, ma
in quasi tutte le occasioni non ci si era discostati di molto
dal tragitto originario.
La condizione imposta in questi sopralluoghi era quella di
evitare di tagliare il territorio passando per Foggia o altri
centri urbani maggiori in modo che potesse iniziarsi a
configurare una rete tra le borgate che fosse in qualche
modo indipendente dalla città.
I risultati di questi spostamenti sono stati fondamentali
per lo sviluppo dell‘intero progetto, infatti è stato priprio-
Borgo Cervaro. Simbolico momento di confronto tra un abi-tante del posto (destra) e un attore esterno (sinistra) forse per la prima volta in questo borgo. E‘ stato fondamentale non guardare le cose dall‘esterno, ma entrare a contatto anche con le abitudini della gente e i loro bisogni.
42
durante uno di questi momenti di confronto in cui si è
per la prima volta parlato del BIR.- borghi in rete, pro-
prio partendo dalla difficoltà riscontrata nel voler indivi-
duare aspetti identitari comuni tra i vari centri visitati.
Dialoghi e confronti con la gente del posto hanno matu-
rato la convinzione che l‘unico modo per trovare una i-
dentità comune ad un territorio storicamente legato a
processi di trasformazione continui, è proprio quello di
dargliene uno nuovo. Quindi non interrompere le dinami-
che di cambiamento, ma innescarne una nuova che te-
nesse assieme tutte le diverse identità e le mettesse ap-
punto in rete.
Da qui il nome del progetto BIR.—borghi in rete.
Successivi sopralluoghi: laboratori di progettazione partecipata
Tutti gli spostamenti e indagini in sito successivi sono
stati di diversa durata e sparsi durante tutte le rimanenti
fasi del lavoro. Erano comunque spesso legati
all‘organizzazione di eventi e laboratori con gli abitanti
quindi non si ritiene necessario elencarli tra le fasi del
sopralluogo che hanno invece natura prevalentemente
conoscitiva.
Per completezza si elencano i vari spostamenti effettuati
per grandi pacchi di lavoro, ma verranno con maggior
dettaglio illustrati nel relativo capitolo:
BIR.art lab
laboratorio partecipato con le associazioni
X-Scape
Vessel
Indagine e riflessioni sulle possibile rete di relazioni
artistiche tra le borgate ed i paesaggi della Capita-
nata.
43
BIR.arc lab
Laboratorio partecipato con le associazioni
X-Scape
Laboratori di Architetture Naturali
Un intervento di risignificazione dello spazio ac-
canto alla casa coloniale di un podere utilizzando
architetture naturali e materiali locali.
Principali risultati ottenuti
Le fasi di questa indagine preliminare condotta direttamente in sito è stata fondamentale per
la strutturazione di un percorso che coinvolgesse gli attori interessati nelle scelte del progetto
permettendo di individuare obiettivi condivisi.
Il solo approccio Top-down nel processo di costruzione della conoscenza storica, sociale e car-
tografica non si ritiene esaustivo nel momento in cui si vogliono proporre delle scelte proget-
tuali che puntino alla riqualificazione e rigenerazione di un territorio. Pertanto il metodo bot-
tom-up che ha visto coinvolti figure professionali ed attori di natura estremamente eterogene-
a ha prodotto materiale a sufficienza per poterle integrare al quadro conoscitivo.
Sono stati prodotti:
Report fotografici per ogni esplorazione o laboratorio
Interviste e raccolta di proposte progettuali su ipotetici scenari di sviluppo della
Capitanata da parte degli abitanti
Materiale audio-video in grado di montare un racconto generale del progetto
L‘idea stessa del progetto BIR. (associazione delle Borgate in rete come prima for-
ma di salvaguardia e controllo del territorio della Capitanata) nasce durante i so-
pralluoghi.
Appunti di vario tipo
Fondamentale è l‘obiettivo di costruire un nuovo “paesaggio sociale” delle Borgate e
del territorio della Capitanata.
44
4_ Situazione attuale
Carta dei beni
(realizzata dall’autore)
46
Il patrimonio rurale
Un paesaggio dal romantico al neo-decadente
Nella carta precedente è possibile notare che l‘intero territorio è costellato da una considerevole
quantità di manufatti sparsi, per la maggior parte case coloniche realizzate in un ristretto arco
di tempo.
Dalla cartografia si potrebbe pensare che la Capitanata possegga un enorme patrimonio archi-
tettonico rurale, ma in realtà i sopralluoghi e le indagini in sito hanno dimostrato che la maggior
parte di queste strutture hanno completamente perso la loro funzione e spesso sono solo ruderi
a memoria di una recente storia.
Si potrebbero avviare lunghissime indagini in grado di restituire un quadro esatto dello stato
dell‘arte di queste strutture in modo da quantificare quante di queste sono ancora utilizzate,
quante versano in stato di abbandono e infine quante sono ormai ruderi e macerie difficilmente
recuperabili in quanto continuamente vittime di furti di materiale (tegole, mattoni, infissi, ecc.).
Ma sarebbe un quadro che descriverebbe la situazione in un preciso momento storico e non ne
garantirebbe certamente la salvaguardia.
Basterebbero poche stagioni per avere uno stato dell‘arte completamente differente.
Infatti molte costruzioni sono state realizzate in economia e quindi richiederebbero una ristrut-
turazione generale prima di poter essere utilizzate. Spesso i costi di questi lavori non sono so-
stenibili per i grandi proprietari terrieri o aziende agricole che posseggono spesso più di un solo
manufatto e che invece hanno interessi solo economici legati alla produzione agricola. Il bisogno
di una casa in campagna non è una loro priorità e pertanto ne ignorano le condizioni.
Spesso invece, il restauro di un piccolo manufatto viene realizzato utilizzando materiale che è
stato furtivamente sottratto da un altro manufatto.
La rapidità con cui avvengono queste trasformazioni metterebbero quindi in discussione i risul-
tati che si potrebbero ottenere con lunghe indagini di sopralluoghi e rilievi.
Si preferisce in questa sede descrivere a grandi linee quali sono i casi più diffusi tra quelle che
sono le sorti di una casa colonica nel paesaggio contemporaneo della Capitanata.
47
I primi tre casi elencati costituiscono una percentuale
notevolmente ridotta.
Prima abitazione
la casa ha mantenuto la sua funzione originaria
di prima residenza per la famiglia assegnataria
del podere. Il terreno di appartenenza (dai 3 ai
30 ha per podere) viene coltivato dai proprietari
o è stato venduto ad altri privati spesso aziende
agricole.
Seconda casa
L‘abitazione spesso risistemata o modificata
completamente viene utilizzata come residenza
secondaria stagionale. Il terreno di pertinenza è
ancora coltivato dai proprietari o è stato venduto
ad altri privati.
Nuova funzione
La struttura ha cambiato la sua funzione ed è
stata ristrutturata per accogliere attività com-
merciali o ricettive. Spesso le terre sono state
vendute ad altri privati.
Multiproprietà
Il podere passando in eredità di generazione in
generazione è stato parcellizzato in molteplici
frammenti catastali e la gestione o la vendita ri-
sulta estremamente complicata. La scelta spesso
rimane quella di lasciarla vuota e in disuso in at-
tesa che le difficoltà burocratiche si sblocchino.
Né casa né terra
Vengono stipulati numerosi contratti tra le azien-
de che producono energia e i proprietari dei po-
deri a cui viene offerto un compenso di circa
5000 euro l’anno per ettaro di terra utilizzata per
installarvi pannelli solari. Il contratto ha durata
minima di 20 o 30 anni e questo ha un impatto
Case coloniche ONC
48
sull‘aspetto del paesaggio notevolissimo oltre
che di lunghissima durata.
L‘utilizzo estensivo a terra dei pannelli solari ren-
de quindi inutilizzabili i terreni dei poderi e inabi-
tabile la casa colonica, visto che spesso ci sono
sorveglianti dell‘azienda costantemente sul po-
sto.
Il podere non ha più nessuna delle sue funzioni
originarie.
Abbandono
Quest‘ultima categoria comprende la maggior
parte delle strutture presenti sul territorio e per-
tanto si ritiene opportuno distinguerle in diverse
categorie a seconda del loro effettivo grado di
abbandono:
Molto spesso insieme alle terre vengono
vendute anche le stesse strutture e quindi
alcuni proprietari latifondisti sono proprie-
tari di più case coloniche. Il recupero di tut-
ti i manufatti non risulta economicamente
vantaggioso tantomeno la loro demolizione
e quindi vengono lasciati in abbandono,
completamente vuoti e disabitati e spesso
subiscono furti di materiali tipo tegole e
mattoni.
La casa colonica viene abusivamente occu-
pato da extracomunitari stagionali impe-
gnati nel lavoro nei campi durante il perio-
do di raccolta. La maggior parte delle volte
il proprietario interviene con le forze
dell‘ordine per lo sgombero e ne mura ogni
accesso per evitare altre intrusioni che co-
munque non mancano a ripetersi. A volte
se ne provoca il crollo anche parziale per
evitare altri problemi di questo tipo.
Case coloniche ONC
49
Altre volte i proprietari chiedono un com-
penso mensile o giornaliero a nero. Solita-
mente sono gli stessi proprietari terrieri che
indirizzano i lavoratori stagionali in queste
strutture di loro proprietà, scalando dai sa-
lari l‘affitto dell‘alloggio.
Gli incentivi all‘agricoltura su alcuni tipi di
coltura, trasformano i poderi in un facile
investimento per arrotondare gli stipendi.
L‘interesse è solo quello di ricevere gli in-
centivi utilizzando solo gli ettari di terra
senza prestare attenzione alle strutture
presenti.
Le categorie elencate sono frutto di una indagine di un
anno in sito osservando e interrogando la gente e
quindi non si esclude la possibilità che esistano altre
casistiche differenti.
Un episodio particolare
Durante uno dei sopralluoghi effettuati è capitato di
imbattersi in una azienda agricola condotta da un gio-
vane proprietario nei pressi del borgo Incoronata.
L‘estensione delle terre in suo possesso richiedeva che
nella sua azienda ci fossero dei lavoratori stabili du-
rante tutto l‘anno e non solo durante nei maggiori pe-
riodi di raccolta. Infatti una famiglia di rumeni lavora-
va per lui ormai già da molti anni.
Apparentemente una situazione molto comune in Ca-
pitanata, ma a differenza di molti altri casi incontrati,
questa famiglia vive in una struttura realizzata diretta-
mente da loro stessi all‘interno dell‘area dell‘azienda.
La famiglia probabilmente non ne era diventata pro-
Lavoratore rumeno durante la raccolta dei pomodori
50
prietaria, ma non pagava alcun affitto. Per qusta fami-
glia quella costruzione è diventata la loro casa e non
solo un appoggio temporaneo. Per il giovane proprie-
tario era una fortuna sapere che la sua azienda era
costantemente vigilata visto che ci abitavano in pianta
stabile i suoi dipendenti.
Questo particolare caso ha dimostrato che con l‘auto
recupero di queste strutture da parte dei lavoratori
che ci vorrebbero abitare in pianta stabile è possibile
ottenere molteplici risultati positivi:
la struttura è recuperata e non destinata al crollo
il proprietario ha la sua proprietà costantemente
vigilata a costo nullo
una famiglia in più (extracomunitaria o non) ha
la possibilità di guadagnare il diritto all‘abitare a
prezzo del proprio lavoro.
Si ritiene che questo modello può essere un ottimo
punto di partenza su cui lavorare per individuare i cor-
retti processi di trasformazione di un territorio che sta
subendo un veloce mutamento.
A questo proposito è stata inserita qui di seguito una
pagina del diario dei sopralluoghi scritto direttamente
dall‘autore durante una delle spedizioni in sito.
Il paesaggio della metamorfosi
racconto dell’autore
Il sole era ormai quasi alto e in quel periodo dell‘anno
le temperature rendevano difficili gli spostamenti per
via del caldo in certi momenti insopportabile. Il vento
era forte come sempre, ma portava con se sabbia e
caldo. Decisi di chiudere i finestrini e accendere l‘aria
condizionata in macchina.
Borgo Cervaro
51
In quel momento stavo uscendo da Borgo Segezia che
mi aveva trattenuto a lungo durante la mattinata. Non
c‘erano molti monumenti da vistare o posti da vedere
a Segezia. Infondo è solo una piazza con degli edifici a
contorno che ne disegnano le facciate e qualche casa
in linea disposta a corona attorno ad essa.
Eppure non riuscivo ad andarmene da lì. Ero catturato
da una sensazione strana quasi di incredulità, non riu-
scivo a capire il motivo per cui avessero costruito con
tanta cura e geometrica attenzione un borgo così per-
fetto in una zona così periferica e lontana dalla città.
Il campanile sembrava essere uscito da un dipinto e lo
avevo già notato sin da quando ero ancora a qualche
chilometro dal borgo mentre ci stavo arrivando. Sem-
brava difendere la chiesa alle sue spalle sulla cui fac-
ciata delle piastrelle colorate raccontavano chissà qua-
le storia.
Avevo notato che sui gradini laterali della chiesa erano
seduti circa un centinaio di persone che discutevano
tra loro in maniera stranamente ordinata.
Il bar era pieno e la proprietaria, contenta di quella
parentesi d‘oro della giornata o forse della settimana,
riusciva a malapena a rispondere ad alcune mie do-
mande.
Scopro che erano tutti rumeni che risiedono nelle cam-
pagne circostanti e che si erano riuniti per discutere di
un divorzio. Gli anziani dovevano concedere o meno il
permesso di divorzio ad una coppia di loro connaziona-
li. La legge la facevano loro, discutendo in uno spazio
pubblico, senza rivolgersi alla corte o ad avvocati.
Il dibattito durò fino a sera, ma non ho scoperto l‘esito
di quell‘incontro perché avevo deciso di andare via pri-
ma. Volevo proseguire il mio giro e visitare altre bor-
gate e poderi.
Il paesaggio scorreva rapidamente dietro i vetri della
macchina e a perdita d‘occhio il quadro che mi si pre-
Borgo Incoronata
Borgo Segezia
52
sentava era costruito sempre dagli stessi oggetti com-
binati in maniera diversa: una linea d‘orizzonte perfet-
tamente piana con allo sfondo una sagoma montuosa,
campi sterminati pettinati con cura e innumerevoli
scatole vuote sparse sul terreno come se fosse il frutto
di un gigantesco lancio di dadi su un tavolo da gioco
perfettamente spianato.
Pensavo ad alcuni dipinti del romanticismo e un po‘ mi
lasciavo incantare dal fascino dei ruderi, ma poi pen-
savo che infondo sono quasi tutte architetture realiz-
zate in epoca moderna. Nessun romanticismo, ma
piuttosto mi sembrava un paesaggio in decadenza, un
po‘ vittima di scelte troppo affrettate o semplicemente
sbagliate.
Mi chiedevo come fosse possibile lasciare che un patri-
monio edilizio così vasto ed esteso fosse lasciato in
―abbandono‖. Era esattamente questa la parola che
ONC nei pressi di Borgo Mezzanone
53
stavo cercando, un paesaggio in declino, vittima di un
improvviso generalizzato ―abbandono‖ delle sue archi-
tetture.
Ho percorso più di 10Km per raggiungere Borgo Cer-
varo e sentire nuovamente quella strana sensazione di
incredulità già provata a Segezia.
Sarà forse questa la regola del gioco?
“Riuscire a spostarsi da un quadro surrealista all’altro
attraversando paesaggi neo-decadenti?”
Smisi di giocare a fare l‘artista inventando termini e
regole e mi accorsi che in uno di queste scatole vuote
e malridotte in realtà ci viveva qualcuno. Era una fa-
miglia, forse piu‘ di una e mi parve di riconoscere un
paio di rumeni che quella mattina avevo incontrato a
Borgo Segezia. C‘erano panni stesi e qualche attrezzo
da lavoro agricolo poggiato alle pareti.
Ora era chiaro.
Quel paesaggio non era affatto abbandonato, ma in
fase di trasformazione, una ennesima trasformazione
come se fosse questa la sua identià.
Il paesaggio della metamorfosi.
Nuovi abitanti, nuove colture, nuove abitudini… certo…
le scatole vuote erano in realtà gusci per nuove fun-
zioni.
Ora bisogna solo comprendere il processo di metamor-
fosi e le sue dinamiche, intuirne il risultato in modo da
favorire le condizioni per una corretta trasformazione.
ONC nei pressi di Borgo Mezzanone
54
Palmori
Duanera La Rocca
Arpinova
Cervaro
Segezia
Giardinetto
San Giusto
5_ Il BIR. – borghi in rete
Cartografia generale
(realizzata dall’autore)
Mezzanone
Arpinova
Tavernola
Incoronata Cervaro
56
Giardinetto (Orsara di Puglia)
Realizzata in base al R.D. 13.02.1933 n.215 (bonifica integrale) e successivi provvedimenti per le opere dell‘ONC.
Borgata originariamente in grado di servire una popolazione di 500 ab e 3000 ab delle aree appoderate
Distanza da Foggia: 20Km
Progetto originario: chiesa Casa del fascio Delegazione comunale
Direzione dell‘azienda dell‘ONC Scuola elementare Ambulatorio medico Caserma dei carabinieri
Funzioni attuali: residenziale e agricola
Nessun appartamento in abbandono Locali del comune occupate per residenze Funzioni in grado di fornire servizi di prima necessità
57
Segezia (Foggia) Realizzata in base al R.D. 13.02.1933 n.215 (bonifica integrale) e successivi provvedimenti
per le opere dell‘ONC.
Borgata originariamente in grado di servire una popolazione di 3000 ab e 9000 ab delle aree appoderate
Distanza da Foggia: 9Km
Progetto originario: chiesa e canonica
Casa del fascio Edificio del Comune Azienda dell‘ONC Scuola Ambulatorio medico
Caserma dei carabinieri Ufficio postale Locanda
Funzioni attuali: residenziale
Nessun appartamento in abbandono Locali del comune occupate per residenze Funzioni in grado di fornire servizi di prima necessità
58
Cervaro (Foggia)
Realizzata in base al R.D. 13.02.1933 n.215 (bonifica integrale) e successivi provvedimenti per le opere dell‘ONC.
Borgata originariamente in grado di servire una popolazione di 500 ab e 3000 ab delle aree appoderate
Distanza da Foggia: 8Km
Progetto originario: chiesa Casa del fascio
Delegazione comunale
Direzione dell‘azienda dell‘ONC Scuola elementare Ambulatorio medico Caserma dei carabinieri
Funzioni attuali: residenziale e agricola Nessun appartamento in abbandono Locali del comune chiusi o occupati per residenze
Oltre alle funzioni presenti (chiesa e asilo ) non ci sono servizi di prima necessità Scarso collegamento ferroviario
Incoronata (Foggia)
Realizzata in base al R.D. 13.02.1933 n.215 (bonifica integrale) e successivi provvedimenti per le opere dell‘ONC.
Borgata originariamente in grado di servire una popolazione di 3000 ab e 9000 ab delle aree appoderate
Distanza da Foggia: 12Km
Progetto originario:
Chiesa e canonica Casa del fascio Edificio del Comune Azienda dell‘ONC Scuola Ambulatorio medico Caserma dei carabinieri
Locanda
Funzioni attuali: Residenziale
Nessun appartamento in abban-dono Edifici pubblici in funzione e pre-senza di servizi in grado di forni-re i bisogni di prima necessità.
Notevole incremento demografi-co per la costruzione di edilizia
economica popolare.
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Mezzanone (Manfredonia)
Realizzata in base al R.D. 13.02.1933 n.215 (bonifica integrale) e previsto nel progetto dell‘ing. Curato (Piano Generale di Bonifica del
Tavoliere) commissionato dal consorzio di Bonifica della Capitanata.
Superficie borgata: 5 ha Superficie appoderamento: 65 ha x 27 poderi
Distanza da Foggia: 13Km
Progetto originario: chiesa Casa del fascio
Scuola con residenza per l‘insegnate Ambulatorio medico
Spaccio 20 alloggi per gli artigiani
Funzioni attuali: residenziale Nessun appartamento in abbandono
Edifici pubblici in funzione e presenza di servizi in grado di fornire i bisogni di prima necessità. Notevole incremento demografico per la costruzio-ne di edilizia economica popolare (300 famiglie in
più negli anni ‗90) Stretta relazione con il comune di Foggia nono-stante sia frazione del comune di Manfredonia.
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Tavernola (Manfredonia)
Realizzata in base al R.D. 13.02.1933 n.215 (bonifica integrale) e previsto nel progetto dell‘ing. Curato (Piano Generale di Bonifi-ca del Tavoliere) commissionato dal consorzio di Bonifica della Capitanata.
Superficie appoderamento: 280 ha x 20 poderi
Distanza da Foggia: 11Km
Progetto originario: chiesa Casa del fascio
Scuola con residenza per l‘insegnate Ambulatorio medico Spaccio
Funzioni attuali: residenziale-industriale-artigianale
Il borgo non è più riconoscibile e conserva
solo la torre campanaria ormai inglobata in una struttura privata a funzione commerciale e ristoro. Non è riconoscibile l‘assetto morfologico origi-nario di progetto e si presenta in uno stato di
degrado generalizzato. Non esistono funzioni in grado di fornire servi-zi di prima necessità. La presenza del bar-ristorante lo rende preva-
lentemente un luogo di sosta temporaneo per i lavoratori agricoli diretti nei campi.
(*) fonte: viviana + DPP (*) fonte: ISTAT
61
62
Duanera La Rocca (Foggia)
Realizzata in base al R.D. 13.02.1933 n.215 (bonifica integra-le) ad opera del Consorzio di Bonifica della Capitanata negli anni ‗50 in un area appoderata nel ‗40 ad opera dell‘ONC.
Distanza da Foggia: 11Km
Progetto originario: Chiesa e canonica Scuola Ambulatorio medico
Ufficio delegazione del Consorzio
Caserma dei Carabinieri
Funzioni attuali: residenziale-agricola Nessun appartamento in abbandono Gli edifici pubblici hanno perso la loro funzione e
sono occupate come residenza. La chiesa è ormai un rudere e le funzioni religiosi si svolgono periodicamente in un vano al piano
terra di proprietà pubblica. Altri locali sono stati occupati per realizzarvi luo-ghi di incontro pubblici per la comunità.
Non esistono funzioni in grado di fornire servizi di prima necessità. Il borgo è completamente sprovvisto della rete idrica e fognaria causando notevoli disagi tra gli abitanti del borgo. Il Borgo è in uno stato generale di degrado e e-
ventuali restauri sono ostacolati da questioni bu-
rocratiche e tecniche in quanto risulta difficile ri-salire alla proprietà delle stesse strutture.
Palmori –centro servizio- (Lucera)
Realizzata in base alla legge L.21.10.1950
n.841 (Legge Stralcio) per la riforma fondiaria.
Superficie appoderata: 764 ha 6.5 ha per podere
Popolazione prevista da servire: 530 ab
Distanza da Foggia: 13Km
Progetto originario: Cappella
Scuola elementare
Asilo Dispensario sanitario Spaccio con alloggio
Funzioni attual: residenziale-stagionale Il progetto mantiene la sua con-formazione originaria, ma gli edifi-ci pubblici hanno perso la loro fun-zione diventando residenza stagio-
nale per gli extracomunitari Lo spaccio è ancora in funzione
solo in alcuni periodi dell‘anno legati alla raccolta stagionale dei campi. La popolazione residente in netto calo è fortemente influenzata dalla presenza dei lavoratori stagionali
le cui condizioni sono spesso pre-
carie.
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San Giusto –centro servizio- (Lucera)
Realizzata in base alla legge L.21.10.1950 n.841 (Legge Stralcio)
per la riforma fondiaria.
Superficie appoderata: 850 ha 7 ha per podere
Popolazione prevista da servire: 730 ab
Distanza da Foggia: 12Km
Progetto originario: Cappella
Scuola elementare
Scuola materna Dispensario sanitario Spaccio con alloggio
Funzioni attuali: residenziale-stagionale Il progetto mantiene la sua conformazione originaria e le funzioni sono ancora attive garantendo i servizi di prima necessità per i residenti. Il borgo sta vivendo un notevole processo di rinascita
ed è prevista la costruzione di nuove strutture ricettive nonostante i precedenti dati istat segnavano un decre-
mento della popolazione residente. Infatti le case coloniche sono raggruppate nella stessa area creando un agglomerato di case con giardino uti-lizzate spesso come seconda casa in campagna. I ri-spettivi ettari di terra sono dislocati nelle aree circo-stanti e spesso vendute a latifondisti agrari.
Nella stessa area sono presenti agriturismi in finzione e
aziende agricole ancora in funzione.
65
66
Manifesto del BIR. - borghi in rete
BIR. - borghi in rete
La rete come strumento
di sviluppo e salvaguardia del territorio
Il BIR. è un’idea che nasce dalla gente, dalla coscien-
za collettiva di appartenenza ad un territorio comune e
dalla volontà di condivisione e riscoperta di una nuova
identità
Il BIR. può diventare un organismo riconosciuto a
livello locale, un’associazione di cittadini che credono
allo sviluppo sostenibile del territorio rurale della capi-
tanata
Il BIR. è anche un laboratorio collettivo, in cui con-
dividere idee, progetti, richieste, o quanto utile per
iniziare a costruire la rete che metterà in condivisione
le singole esperienze
Il BIR. crede che possa maturarsi una coscienza co-
mune di appartenenza al territorio della Capitanata
come forma di salvaguardia e tutela del territorio
rurale
Possiamo immaginare la capitanata come un va-
sto laboratorio rurale?
Possiamo dare una nuova identità a questo terri-
torio?
Sono queste le premesse principali su cui è stata con-
cepita l‘idea di mettere in rete le borgate rurali della
Capitanata e con esse il fitto tessuto di case coloniche
e architetture rurali sparse.
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Dall’individuo alla rete
Durante le visite e le interviste molta delle persone
con cui si interagiva non perdeva l‘occasione di rac-
contare la propria storia o il proprio disagio legate alle
condizioni di vita in cui spesso si trovano. La maggior
parte lamenta le condizioni di abbandono in cui versa
la propria borgata o spesso le scelte delle amministra-
zioni sono calate dall‘alto senza aver mai minimamen-
te interpellato la gente del posto.
Esperienze precedenti in altri luoghi e in altri lavori
hanno maturato un certo scetticismo nei confronti di
lamentele spesso fatte per abitudine o perché si tenta
sempre di migliorare le proprie condizioni anche se
non estremamente necessario.
Nel momento in cui per curiosità è stato chiesto come
mai non avessero mai espresso il proprio parere alle
amministrazioni o alla stampa in modo che tutto ciò
diventasse di dominio pubblico, ci viene mostrato a
volte con certo orgoglio un grosso archivio di articoli e
ritagli di giornale con il loro nome.
Articoli su carta e su web riportano innumerevoli inter-
viste in cui si racconta lo stato delle borgate e delle
condizioni di vita della gente.
Ma sono articoli che parlano spesso di una borgata o di
un‘altra, denunciano una vicenda in particolare capita-
ta in questa borgata o in quell‘altra. Lamentele isolate,
deboli e non ascoltate nonostante siano state rumoro-
samente espresse alle amministrazioni tramite la
stampa.
Borgo Cervaro. Sopralluogo
Prima pagina di un giornale locale
68
Sono arrivate anche mail e articoli da qualcuno che voleva raccontare la propria esperienza e
che non è riportato per questioni di privacy dell‘autore che non ne voleva la pubblicazione.
Le condizioni di marginalità e di degrado di alcune borgate risulta eclatante quando con una in-
tervista ad un cittadino del borgo Duanera La Rocca emerge il fatto che la gente è costretta a
vivere senza mai aver ricevuto allaccio alle rete idrica e fognaria del comune di Foggia.
Dal DPP (Documento Programmatico Preliminare) di Foggia risulta invece che il borgo è classifi-
cato come città consolidata, il che dovrebbe alludere ad un tessuto urbano in cui la presenza di
servizi e di spazi dovrebbe aver raggiunto una conformazione matura e per l‘appunto consolida-
ta.
DPP Comune di Foggia (Scheda della trama insediativa)
69
La gente è costretta a rifornirsi di acqua potabile dai
supermercati in paese, a piu‘ di 10 Km dal Borgo. Il
condotto fognario scarica direttamente nei campi cir-
costanti con un conseguente rischio di creare problemi
legati alle scarse condizioni igieniche.
Un abitante racconta che la sua casa avrebbe bisogno
di un restauro, ma è impossibile procedere perché dai
documenti risulta che è di proprietà del Consorzio di
Bonifica e quindi spetterebbe all‘ente finanziare i lavori
di restauro. Il consorzio invece non risponde alle ri-
chieste e ne ―nega‖ (secondo le testimonianze, il dato
non è stato accertato con l‘ente) la proprietà per evi-
tare i lavori. Da anni ormai la persona intervistata vive
pagando l‘affitto di casa su un conto che ha creato ap-
positamente visto che non sa più a chi pagarla, ma è
pronto a saldare gli arretrati se qualcuno ne reclama la
proprietà.
Perché vengono trascurati i bisogni degli individui?
Ci si rende conto che la difficoltà di ottenere dei risul-
tati positivi che rendano efficaci le proprie richieste è
legata principalmente al forte isolamento in cui ciascu-
na borgata spesso annega.
Una soluzione è quella di unire le forze e di creare una
rete che sia in grado di mettere in sinergia i singoli
individui, le singole borgate, i singoli poderi.
Evitare di parlare di un solo borgo, ma di tutta la sua
rete è diventato il primo esperimento portato avanti
per tutta la durata del lavoro.
Nasce l‘idea del BIR. - borghi in rete.
Il BIR. lavora sul processo che trasforma la stretta di-
pendenza che ogni borgo ha con i centri urbani minori
in una rete di relazioni con gli altri borghi e le costru-
zioni minori dei poderi.
Schema della struttura del BIR.
70
Il progetto inizia a prendere forma utilizzando la tecni-
ca degli slogan e del brainstorming. Era necessario
intercettare ogni possibile forma di collaborazione che
fosse in grado di attivare i processi che portassero alla
creazione della rete.
La rete doveva avviarsi per mezzo di interventi ed atti-
vità partecipate direttamente in sito e provare ad in-
nescare la scintilla che avrebbe messo in moto il mec-
canismo e lo avrebbe reso autonomo e in grado di cre-
scere sfruttando energie interne.
Fino ad allora però il lavoro da fare era portare il BIR.
alla gente e avvicinare la gente al BIR.
Nascono prime idee condivise su web e su volantini in
cui l‘idea iniziava a prendere forma tramite le osserva-
zioni ed i pareri della gente.
Il manifesto del BIR. – borghi in rete
Portare il BIR. tra la gente
Viene realizzato un manifesto che viene affisso in tutte
le borgate parlando alla gente del progetto BIR. come
se fosse da sempre esistita e che bisognava solo cre-
derci di nuovo.
Il BIR è un‘idea che nasce dalla gente dalla coscienza
collettiva di appartenenza ad un territorio comune dal-
la volontà di condivisione e riscoperta di una nuova
identità.
Questo il primo passo di un percorso che vorrebbe
portare il BIR a diventare un organismo riconosciuto a
livello locale, un‘associazione di cittadini che credono
allo sviluppo sostenibile del territorio rurale della capi-
tanata.
Manifesto del BIR. a Borgo Segezia
71
Il BIR è anche un laboratorio collettivo, in cui ognuno
è invitato a partecipare per condividere idee, progetti,
richieste, o quanto utile per iniziare a costruire la rete
che metterà in condivisione le singole esperienze.
Il BIR. nasce da una ricerca il cui obiettivo è quello di
sostenere dei progetti di riqualificazione dell borgate
partendo da iniziative che siano in grado di coinvolge-
re e sensibilizzare la popolazione locale.
Il BIR. crede che possa maturarsi una coscienza comu-
ne di appartenenza al territorio della Capitanata come
forma di salvaguardia e tutela del territorio rurale.
Il BIR. vuole avviare progetti che siano in grado di co-
struire virtualmente o materialmente questa rete tra i
borghi facendo leva su caratteristiche identitarie dei
luoghi (tradizioni, feste popolari dimenticate, arte, me-
stieri) o reinventarne di nuove.
Il BIR. potrebbe occuparsi di temi che accomunano tra
loro i borghi:
Il BIRart - arte tra i borghi
Il BIRarc - architetture e strutture
Il BIRfest - feste popolari e tradizioni
Il ―punto‖ dell‘acronimo BIR. sta proprio ad indicare la
specificità delle azioni di lavoro, proprio per dare agli
interventi una accezione più specifica e settoriale.
Il BIR. per questo vorrebbe ascoltare e condividere le
opinioni di chi vuole esprimere la propria idea.
Manifesto del BIR. nei vari borghi
72
Incontri tematici
Portare la gente al BIR.
Il passo successivo era quello di condividere in manie-
ra più estesa possibile il progetto della rete anche a
persone esterne che non avessero necessariamente
uno stretto collegamento con le borgate, ma che con
le loro professionalità fossero in grado di dare un con-
tributo all‘idea e suggerire nuove operazioni da prose-
guire.
Sono seguiti infatti alcuni dibatti con architetti, foto-
grafi, naturalisti, sociologi e altre figure professionali.
Il contributo intellettuale ricevuto è stato di notevole
importanza in quanto di riflesso, molta altra gente ini-
ziava a conoscere il BIR. e ne parlava con altra gente.
L‘informazione a cascata ha costruito in breve tempo
una serie di persone curiose che proponeva idee o
partecipava alle escursioni in sito.
I social network hanno contribuito ulteriormente grazie
alla creazione di blog e pagine di discussione su face
book (BIR. - borghi in rete).
Si sono moltiplicati i contatti con le associazioni inte-
ressate a collaborare con il progetto e nel giro di poco
tempo si sono organizzati due laboratori come prece-
dentemente accennato nelle fasi del sopralluogo:
BIR.art lab
laboratorio partecipato con le associazioni
X-Scape
Vessel
Indagine e riflessioni sulle possibile rete di rela-
zioni artistiche tra le borgate ed i paesaggi della
Capitanata.
Incontri con associazioni e altre figure professionali
73
BIR.arc lab
Laboratorio partecipato con le associazioni
X-Scape
Laboratori di Architetture Naturali
Un intervento di risignificazione dello spazio
accanto alla casa coloniale di un podere utiliz-
zanto architetture naturali e materiali locali.
La rete di “BIR. - borghi in rete” sul web
In soli 6 mesi dalla sua ideazione, il progetto BIR. - borghi in rete è conosciuto e gente ne parla in molti paesi contribuendo attivamente alle discussioni sulla pagina sul web. La maggior parte degli interessati al tema hanno una età compresa tra i 25 e i 34 anni. (Fonte:dati facebook)
74
Associazioni coinvolte
X-Scape è una associazione culturale di ricerca sulla città e sui territori contemporanei, nata nel maggio 2008.
La ricerca di X-Scape parte dalla consapevolezza che la complessità del paesaggio contemporaneo non può che essere compresa ripartendo da pratiche semplici: camminare, attraversare, percorrere, calpestare. La velocità delle trasformazioni degli ultimi decenni, l‘emergere di istanze legate a nuove modalità di abitare, produrre e attraversare i territori, hanno duramente messo in crisi l‘idea romantica di paesaggio e la tradizio-nale dicotomia città-campagna. Nuovi landscape mutanti convivono con i paesaggi della tradizione, istituendo relazioni tutte da esplorare.
X-Scape è un progetto di ricerca aperto che si propone di studiare le trasformazioni del territorio in maniera partecipata, coinvolgendo ricercatori, studenti, professionisti, artisti, cittadini, amministratori locali in workshop, eventi, laboratori e sperimentando differenti forme di racconto e uso dei luoghi, con tecniche e lin-guaggi differenti.
http://www.xscape.it/
vessel è uno spazio non profit indipendente dedicato all‘arte contemporanea che apre il 14 aprile in Via Guido De Ruggiero, 6 a Bari, un contenitore dinamico che intende costruire un ponte artistico e sociale tra il territo-rio pugliese e l‘area del bacino del Mediterraneo, il Centro e l‘Est Europa. vessel focalizza la sua attenzione sui meccanismi esistenti in questo preciso momento in tali aree geografiche allo scopo di metterli in relazione tra loro per generare forme culturali inedite. vessel intende dar vita a situazioni in cui il confronto, l‘interazione e il processo creativo possano mettere in atto modelli di condivisione del sapere che permettano di superare il concetto di fruizione dell‘arte, e che ve-dano nella partecipazione lo strumento chiave per la produzione di nuove forme espressive.
http://www.vesselartproject.org/
Dove si è svolto Borgo Segezia
Borgo Cervaro Borgo Giardinetto Borgo San giusto Borgo Incoronata Borgo Mezzanone Duanera La Rocca
Durata del laboratorio Dal 9 al 13 Luglio 2011
6_ BIRart lab
giardinettosegeziacervaroincoronatamezzanone duaneralarocca sangiusto
Mappa del BIRart lab
Materiale fornito
Dossier introduttivo in inglese del progetto BIR.– borghi in rete
Documentazione cartografica
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BIRart
Chi è BIR.?
La sinergica collaborazione tra l‘associazione XScape e
Vessel crea l‘occasione per sperimentare un progetto
di ricerca su una delle possibili reti del BIR. ovvero il
BIRart.
Gli invitati al laboratorio erano per la maggior parte di
artisti e curatori di differenti nazionalità che probabil-
mente erano per la prima volta in Puglia.
La loro presenza nel territorio della capitanata avrebbe
sicuramente prodotto delle interessanti interazioni con
la gente del posto soprattutto per il fatto che per molti
di loro la lingua italiana era difficile da comprendere e
quindi un dialogo multilingua non sempre fluido e
semplice conduce gli argomenti discussi su sfumature
inaspettate.
Ma infondo, per capire un luogo è necessario capirne
la gente, i loro ritmi e il loro lavoro e quindi ogni det-
taglio risulta fondamentale e nulla solo una sfumatura.
Il nome stesso del progetto di rete (BIRart) lascia in-
tendere che si vorrebbe avviare una riflessione sulla
possibile rete dell‘arte tra le borgate partendo da pic-
cole e semplici domande.
A questo proposito si riporta di seguito un ritaglio del
testo che è stato fornito ai partecipanti prima di avvia-
re il laboratorio (tradotto in italiano, ma alcuni termini
e domande sono volontariamente lasciati in inglese
inquanto concepite in quella maniera).
Riunione in uno spazio pubblico di Borgo Cervaro
77
BIRart lab
BIR.–borghi in rete, XScape and Vessel organizzano un tour-lab nel territorio delle Borgate
della corona foggiana, con l‘obiettivo di avviare una riflessione su ―What is BIR art ?”.
Le domande di base
BIR art è il punto principale.
Cosa può essere il BIRart?
Cosa dovrebbe mettere in rete?
Quali temi e lavori dovrebbe svolgere il BIRart?
Qual’è la tua idea di BIRart?
Qual’è la tua idea del BIRart_map?
Fasi del laboratorio
Il laboratorio ha previsto una escursione guidata in sito attraversando alcune borgate si-
gnificative in modo da avere un primo contatto con i luoghi, con le architetture, con la
gente e soprattutto con il territorio.
Sono seguiti numerosi incontri con alcuni degli ―attori‖ locali con cui poter avviare le prime
riflessioni sul BIRart e da cui ci si è lasciati indirizzare verso altri interlocutori.
Tavoli di discussione, idée e altro materiale prodotto sono i risultati della fase di chiusura
del laboratorio
Risultati
La collaborazione con le associazioni coinvolte sul tema BIRart è ancora work in progress, ma
vengono brevemente raccontati alcuni principali risultati ottenuti durante il laboratorio
La storia dell’arte borgata Breve racconto del ―cammino delle Borgate‖ in cui si allude
ad un pellegrinaggio di viandanti (tra cui extracomunitari e
non) attraverso il paesaggio della Capitanata descritto tramite
rivisitazioni in chiave contemporanea di famosi dipinti inseren-
dovi elementi caratteristici delle Borgate visitate.
Pranzo urbano Azione collettiva nello spazio pubblico principale del Borgo
Duanera La Rocca,
Rete con l’Accademia di Foggia Possibile sviluppo della rete del BIRart con l‘accademia di
Belle Arti di Foggia con l‘appoggio del Prof. Salvatore Lovaglio.
Can we give a new identity... Contributo di Rachel Pafe dell‘associazione Vessel
Meravigliosa è la gente Contributo di Roberto Dell‘Orco
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La storia dell’arte borgata
Nella prima metà del 2011 nasceva il ―cammino delle Borgate‖, un tragitto lungo circa 100km
che attraversava una terra piatta e sterminata, macchiata di colori caldi e cangianti.
Le uniche guide del cammino erano i campanili delle chiese che da lontano indicavano la direzio-
ne da percorrere per raggiungere le diverse tappe in cui sostare.
Piccole locande accoglievano i viaggiatori e il vasto paesaggio attraversato rimaneva solo un ri-
cordo durante quella piacevole e fresca parentesi in paese.
79
Era il momento in cui si incontrava altra gente con cui condividere brevi momenti di svago tra
una bibita e una sigaretta, aspettando di rimettersi in cammino. Si trattava spesso di gente di
paese, ma di frequente altri viaggiatori avevano deciso di sostare in quel momento nella stessa
locanda e nascevano lunghe conversazioni sulle esperienza vissute durante il cammino.
A sera in ogni Borgata si teneva un banchetto in piazza che raccoglieva la gente del paese e i
viandanti che avevano deciso di sostarvi la notte. La tavolata sembrava un comizio di paese in
cui ognuno poteva esprimere i propri bisogni e i viandanti raccontavano le storie delle altre bor-
gate. La cena si concludeva prendendo atto di quanto ascoltato e trovandone soluzioni.
80
Molti dei viaggiatori non erano in grado di pagarsi la notte in una pensione e di conseguenza
erano costretti ad entrare furtivamente in case abbandonate nelle campagne. Le condizioni delle
strutture erano spesso inadatte al rifugio notturno e alcuni di questa gente in cammino decideva
di recuperarla con il proprio lavoro e magari sostarvi a lungo aspettando nuove sorti del proprio
destino.
E
81
Il paesaggio dei ruderi versava in stato di abbandono e i signori delle terre non vedevano sem-
pre volentieri i viandanti occupare le proprie case nonostante fossero vuote e in rovina.
Ma il cammino delle Borgate richiamava sempre più gente.
Numerosi viaggiatori affollavano il territorio soprattutto durante la stagione dell‘oro che col sole
era diventato rosso e riempiva interi cesti.
La folla era ormai numerosa e non poteva essere trascurata. Il cammino tra le Borgate li ha resi
parte del territorio, nuovi cittadini delle Borgate e una possibile casa per loro infondo era già lì.
Ma in quale stato?
82
Pranzo Urbano Borgo La Rocca e il BIRfest
E‘ stato condotto un esperimento di azione pubblica
collettiva nel Borgo Duanera La Rocca per valutarne il
grado di ―permeabilità sociale‖ dello spazio pubblico
centrale. Senza prendere precedenti accordi con gli
abitanti si è improvvisato un pranzo urbano sul sagra-
to della chiesa diroccata.
Siamo arrivati in paese con cibo e bevande, ma appo-
sitamente sprovvisti di tavoli e sedie su cui pranzare
in modo da verificare la disponibilità della gente a per-
mettere a degli sconosciuti di utilizzare alcuni loro ar-
redi che custodivano in giardino. La reazione è stata sorprendente. In qualche minuto avevamo
a disposizione una tavola apparecchiata con tovaglia, acqua e vino come se fosse già tutto orga-
nizzato in precedenza. Eravamo degli ospiti e come tali non ci è stato negato nulla.
Alcuni hanno anche condiviso qualche attimo con noi, ma non capitava mai che contemporanea-
mente due membri di famiglie diverse si incontrassero al nostro tavolo. Visite ―a turno‖ di corte-
sia agli ospiti. Appunto ―ospiti‖ in casa loro, nonostante fossimo in uno spazio pubblico.
Il pranzo si è concluso con un invito per un prossimo incontro meglio organizzato, questa volta
con tutte le famiglie del Borgo.
Il risultato di questa azione urbana ha suggerito l‘idea di organizzare in un secondo momento un
evento che possa raccogliere non solo la gente di un Borgo, ma di tutto il territorio del BIR. ipo-
tizzando magari una data che potrebbe anche ripetersi ogni anno.
Work in progress l‘ipotesi di un BIRfest.
Salvatore Lovaglio
Il BIRart incontra l’accademia
Già docente dell‘Accademia dei Belle Arti di Brera a
Milano e di Bari, attualmente è titolare della cattedra
di Decorazione e dello sperimentale di Arredo Urbano.
Conduce attività di ricerca nella sua bottega ricavata
in un podere di San Giusto. Dal primo incontro ha mo-
strato grande attenzione al tema del BIRart e il suo
contributo intellettuale è stato fondamentale in diversi
passaggi del lavoro di ricerca.
E‘ in progress una possibile interazione tra le attività
di ricerca della rete del BIRart e il suo corso all‘interno
dell‘Accademia di Belle Arti di Foggia.
83
BIR – Can we give a new identity to this land?
From July 9th to the 13th, 2011, vessel partnered with the Bari organization, XScape, to provi-
de insight into their project BIR (Borghi in Rete). In the Foggia region, they visited Borgo Sege-
zia, Borgo Cervaro, Borgo Incoronata, Borgo Mezzanone, Giardinetto, Borgo Tavernola, Duanera
La Rocca and Borgo San Giusto.
The project centers on the fascist period construction of urban areas during the early 1900s in
Italy. The land was divided into segments in order to allow for a drainage system to address the
detriment of flooding on agriculture. Thus, ―borgate‖ were created; territory was equally portio-
ned to include a school, church, market and public offices, in order to avoid daily commute to
main cities. For a short period of time this system was successful, but it soon failed after the
collapse of fascism in Italy. The indigenous Apuglian people did not like the isolation that the
borgate fostered and missed the village interaction, which resulted in the abandonment of the
―podere‖. Currently, these structures are in the process of decay; ruins are interspersed throu-
ghout the countryside.
Vessel was guided throughout these Borgate in order to experience this phenomenon in a fir-
sthand manner. These visits not only served to provide background information, but also opera-
ted as a dynamic platform to interact with local people. The main aim of BIR is ―Can we give a
new identity to this land?‖ The point of the exploration was not to provide a concrete solution,
but rather to create a ―net‖ consisting of a variety of potentialities. The physical tour served as
base of knowledge in order to stimulate ideas on fostering a fluid, yet contemporary identity for
the territory.
There is an overriding belief in sustainable growth utilizing and recognizing the various identities
present in the territory. XScape and vessel participated in collaborative discussion, sharing ide-
as on the construction of a ―BIR art map‖, an experimental layout in which suburbia is not rela-
tive to specific, tangible location.
The process of redefining the territory is a series of constantly evolving ideas, which relates to
the aims of vessel for process-based artistic method. The BIR project allows for this method to
be utilized in order to advocate social and political improvement. In essence, the project can be
seen as a parallel to vessel‘s idea of discovering new ideas to redefine outdated East and West
relations; it focuses on reconfiguring a territory currently steeped in relics and notions of the
past.
Racel Pafe
84
Meravigliosa è la gente
"Die Leute in Foggia sind ganz prima" (La gente di Foggia è meravigliosa) è il titolo di
una raccolta di serigrafie che Joseph Beuys ha pubblicato con Lucio Amelio nel 1974. Le
serigrafie pubblicate rappresentano alcuni paesaggi della Capitanata e del Gargano che
Beuys aveva disegnato quando arrivò a Foggia come sergente dell'aviazione tedesca.
Probabilmente doveva avere avuto una visuale niente male da lassù, sul paesaggio, e
probabilmente anche sulla città di Foggia. Siamo a cavallo tra il 1940 e 1941. Due anni
dopo la città di Foggia venne rasa al suolo dal bombardamento alleato. Far venire giù il
Gargano, per fortuna non ci ha ancora pensato nessuno. Bombe a parte, Beuys ritorna
in queste terre durante gli anni '70 e pubblica il lbro di serigrafie di cui sopra: La gente
di Foggia è meravigliosa.
Nell'Aprile del 2010 con Angela Lariccia effettuiamo una ricerca per confermare o no
l‘esistenza di una copia di questo raccolta di serigrafie nella città di Foggia. Quest'opera
a Foggia è introvabile: data per dispersa alla biblioteca di lettere, sembra sia in conces-
sione alla galleria della pinacoteca di foggia, dove scomodiamo il direttore generale per
farci svelare dove sia conservato questo segreto. Risultato: libro in attesa di essere esi-
bito in una mostra. Si nasconde per mostrare. Fino ad ora il libro sembra avere caratte-
ristiche particolari, in effetti il titolo dona una grande interrogativo a chi viene messo a
conoscenza dell‘oggetto della nostra ricerca: ci può essere stato qualcuno che abbia
scritto un‘assurdità del genere? Molti si augurano anche che possa essere presente in
tutte le biblioteche e nelle librerie della città.
Nel 1978 Joseph Beuys ricopre le pareti del suo studio a Düsseldorf con il grassello di
calce ricavato ad Apricena, in provincia di Foggia: il materiale bianco, protagonista di un
viaggio a bordo di un camion e di un poetico processo chimico-alchemico, trasformerà
questa operazione nella ristrutturazione più famosa della storia dell‘arte contemporanea.
Il viaggio di questo materiale a bordo del camion, documentato dalle fotografie di Buby
Durini, e le alcune delle sacche che contenevano il materiale, fanno parte dell'operazio-
ne Grassello Ca(OH2) + H2O Difesa della Natura.
Nel Febbraio del 2011 con Marco Degaetano effettuiamo un sopralluogo per il progetto
dei Borghi In Rete, il B.I.R., un ―a zonzo‖ per i borghi rurali che circondano a cerchio la
città di Foggia: Segezia, Mezzanone, Cervaro, Duanera-La Rocca, Giardinetto, Taverno-
la, Incoronata, Arpi Nova. Nel 1940-41 alcuni di questi borghi erano già lì, dove sono
ora, altri in costruzione. Visti dall'aereo non devono essere poi cambiati molto. Noi ci
siamo arrivati in macchina perché da queste parti i mezzi pubblici non vanno poi tanto
85
Borgo Cervaro. Agricoltore e residente durante la raccolta di
legna per l’inverno.
di moda, ci siamo fermati, e penso che possiamo af-
fermare che anche la gente dei borghi è meravigliosa,
a Foggia.
Sembra che nel 1985 Beuys avrebbe voluto donare a
Foggia molte delle sue opere. Qualcuno si interessò a
parlarne con l'allora attuale amministrazione. Non se
ne fece nulla. Qualcuno malignamente ha osservato
che erano troppo voluminose, non si riusciva a trovare
uno spazio adatto a contenerle.
Il 12 Maggio del 2011 La Lucrezia De Domizio Durini
ha donato l'intero corpo filologico e storico dell'Opera-
zione Joseph Beuys Difesa della Natura, che conserva-
va nel suo palazzo di Bolognano in Abruzzo, alla Kun-
sthaus di Zurigo. "E' stato un gesto dovuto alla Storia
dell'Arte affinché...", scrive la baronessa, "...l'ultimo
capolavoro del periodo italiano del Maestro tedesco
fosse protetto e custodito in uno dei più importanti
Musei mondiali di Arte Moderna e Contemporanea.
[...]". No, non era soltanto una questione di spazio.
FINE
Roberto Dell‘Orco
86
Associazioni coinvolte
X-Scape è una associazione culturale di ricerca sulla città e sui territori contemporanei, nata nel maggio 2008.
La ricerca di X-Scape parte dalla consapevolezza che la complessità del paesaggio contemporaneo non può che essere compresa ripartendo da pratiche semplici: camminare, attraversare, percorrere, calpestare. La velocità delle trasformazioni degli ultimi decenni, l‘emergere di istanze legate a nuove modalità di abitare, produrre e attraversare i territori, hanno duramente messo in crisi l‘idea romantica di paesaggio e la tradizio-nale dicotomia città-campagna. Nuovi landscape mutanti convivono con i paesaggi della tradizione, istituendo relazioni tutte da esplorare.
X-Scape è un progetto di ricerca aperto che si propone di studiare le trasformazioni del territorio in maniera partecipata, coinvolgendo ricercatori, studenti, professionisti, artisti, cittadini, amministratori locali in workshop, eventi, laboratori e sperimentando differenti forme di racconto e uso dei luoghi, con tecniche e lin-guaggi differenti.
http://www.xscape.it/
Architetto impegnato nella sperimentazione di architetture naturali con materiali vegetali Sostenibilità ambientale, utilizzo di materiali naturali a km 0, cooperazione e autocostruzione sono gli elementi fondanti del suo lavoro. Si sposta sul territorio italiano ed estero tra collaborazioni e realizzazioni di strutture naturali utilizzando i ma-teriali disponibili in loco. Ha collaborato con l‘architetto Jonathan Cory Wright ed il Grupo Canyaviva appren-dendo la tecnica di lavorazione delle canne per la realizzazione di strutture ad archi. Ha partecipato a numerosi Workshop di costruzione con materiali naturali quali terra cruda, paglia, bambù. Organizza laboratori di costruzione attraverso il gruppo LAN – Laboratorio di Architetture Naturali.
http://architettopoli.blogspot.com/
Dove si è svolto Podere ONC nei pressi del Borgo Incoronata
Durata del laboratorio Dal 22 al 29 Agosto 2011
Oggetto del laboratorio Un intervento di risignificazione dello spazio
accanto ad un podere della capitanata utilizzando
architetture naturali e materiale locale
7_ BIRarc lab
Mappa del BIRarc lab
Podere ONC 840 - Borgo Incoronata
ONC 840
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BIRarc
Risignificazione di un podere
I lavoratori stagionali e il senso dell’abitare
Il laboratorio era nato sull‘idea di lavorare sul tema delle case coloniche ed altre strutture in fa-
se di deperimento strutturale e abbandono.
Come già detto in precedenza il territorio conta una innumerevole quantità di fabbricati che
hanno perso la loro funzione residenziale e di conseguenza lasciati incustoditi e preda di furti di
tegole e mattoni.
Al tempo stesso molte di queste strutture sono occupate da lavoratori stagionali dei campi o da
intere famiglie di extracomunitari spesso in maniera abusiva o con il consenso dei proprietari
sotto il pagamento di un affitto a nero.
La Capitanata è segnata da episodi legati al caporalato e allo sfruttamento del lavoro degli e-
xtracomunitari le cui condizioni di vita sono spesso precarie.
Spesso più di una famiglia è costretta a convivere in spazi angusti e igienicamente pericolose.
Eppure basterebbe poco per ripulirle e risistemarle per vivere in condizioni decorose. Ma non
succede per il semplice motivo che non la sentono ―casa propria‖ e probabilmente saranno co-
stretti ad abbandonarla dopo il lavoro nei campi.
Abitare significa … stare a proprio agio in un posto privato o pubblico che sia, goderne le dota-
zioni e le prerogative prescindendo dalle ragioni dell’esserci. Se si abita non si è più stranieri, né
estranei; ne consegue la possibilità di stabilire un contatto soggettivamente ed emotivamente
significativo con lo spazio occupato, assai rilevante per i riflessi che ciò può avere sulla stessa
manutenzione del territorio.
PATRIZIA GABELLINI, Fare urbanistica
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...l’identità umana poggia sull’identificazione con il luogo. È un dato distintivo dell'uomo moder-
no avere per lungo tempo esaltato la condizione di nomade; voleva essere 'libero' e conquistare
il mondo. Oggi invece si comincia a comprendere che la vera libertà presuppone l'appartenenza,
e che 'abitare' significa appartenere a un luogo concreto.
[C. NORBERG-SCHULZ, Genius loci. Paesaggio, Ambiente, Architettura, Electa Editrice, Milano,
1979, p. 23]
Sembra quasi ovvio pensare all‘unione tra queste due realtà problematiche che potrebbero qua-
si naturalmente compensarsi a vicenda
Una dipendenza reciproca che risolverebbe da un lato il problema del recupero del patrimonio
storico architettonico diffuso e dall‘altro l‘esigenza abitativa di famiglie con difficoltà economiche
che potrebbe restaurarsi con il proprio lavoro una casa colonica e averne il diritto ad abitare
senza ereditarne necessariamente la proprietà.
A questo proposito servirebbe un contributo da parte di norme regionali in grado di gestire il
complesso sistema delle proprietà che impediscono l‘innescarsi di questo meccanismo.
lavoratori stagionali
famiglie di extracomunitari in pianta
stabile impegnate nei lavori dei campi.
Giovani coppie in cerca di una casa a
costi accessibili
Forme associative in cerca di una sede
autorecupero delle strutture abban-
donate con conseguente diritto
all’abitarci
autocostruzione di strutture annes-
se che siano in grado di trasforma-
re lo spazio esterno in funzione alle
esigenze contemporanee
dell’abitare
90
Il laboratorio ONC 840
Come atto dimostrativo dell‘ipotesi accennata è stato
sperimentato un laboratorio di autocostruzione in un
podere ONC nei pressi del Borgo Incoronata.
Il proprietario vive stagionalmente in una costruzione
accanto alla casa colonica originaria e possiede una
azienda agricola a conduzione famigliare.
La struttura mostra gravi segni del tempo, ma ha con-
servato completamente tutti i caratteri tipologici origi-
nari ed è sembrato idoneo per condurvi le attività del
laboratorio.
Le attività sono state organizzate in collaborazione con
le associazioni XScape e LAN (laboratorio di architettu-
re naturali) guidate dall‘arch. Francesco Poli che da
alcuni anni si occupa di autocostruzioni di strutture ad
arco col l‘utilizzo di canne Arundo Donax.
Questa tipologia di pianta è molto diffusa in zona e
storicamente è stato sempre utilizzato per la costru-
zione di recinzioni e sostegni per i giovani vigneti.
Il laboratorio ha avuto una durata di una settimana e
hanno partecipato circa 5 persone in modo da verifica-
re che fosse possibile ottenere dei risultati anche con
poca manodopera e in un tempo ristretto (lavoro di
una famiglia in 10 giorni massimo)
Struttura completata e partecipanti al laboratorio
91
Le fasi del laboratorio
Scelta del podere
Intervista con i proprietari per individuarne i bisogni
e scegliere insieme lo spazio esterno alla casa colo-
niale che poteva essere risignificato e trasformato
senza intaccare la struttura esterna
Raccolta del materiale. In zona si possono facilmen-
te individuare enormi distese di ferule e di canne
arundo donax, specie in prossimità dei torrenti e dei
canali. Si selezionano solo alcune tipologie di canne
che hanno superato già l‘anno di età e hanno la
flessibilità giusta per la struttura da realizzare. Que-
sto tipo di selezione non è invasivo per il canneto
inquanto non prevede il taglio di canne giovani e
risulta una specie di potatura che ne favorisce la
crescita.
Il trasporto al podere non ha comportato problemi
per via della scelta di utilizzare solo materiale locale
E‘ stato realizzato un modello in scala che aveva la
duplice funzione di stabilire la lunghezza degli archi
che dovevano essere realizzati e si poteva discutere
con i proprietari del podere per avere un preventivo
parere sul tipo di spazio che si andava a realizzare
nel punto stabilito
Poteva iniziare ora la fase di costruzione dei fasci di
lunghezza variabile che sono stati poi montati per
realizzare la struttura. Le canne venivano pulite dal
fogliame e classificate per spessore in 5 categorie
diverse. Attraverso una precisa tecnica di montag-
gio e legatura si otteneva un fascio del diametro di
circa 15 cm. Per la struttura del laboratorio sono
stati realizzati 3 archi di differente lunghezza.
92
Terminati gli archi e trasportati sul posto in cui do-
vevano essere montati, sono stati scavati dei buchi
di circa 30 cm di diametro e 40 cm di profondità. I
primi 10 cm erano riempiti di materiale drenante
per evitare risalite d‘acqua che potessero compro-
mettere la stabilità della struttura. Le estremità
dell‘arco una volta inserite nei rispettivi fori erano
bloccati con pietre e terra evitando utilizzo di ce-
mento per coerenza con il principio costruttivo uti-
lizzato ad impatto ambientale nullo.
Montata la struttura nella forma prescelta, mancava
solo coprirla per creare la zona d‘ombra richiesta. Si
è scelto di utilizzare un intreccio di canne sezionate
realizzato direttamente sugli archi già montati.
La struttura era pronta per essere utilizzata. Il risulta-
to ottenuto con costi quasi nulli e pochi giorni di lavoro
ha soddisfatto molto i proprietari del podere e anche
gli stessi partecipanti al laboratorio.
93
La biennale del BIR
La realizzazione di questa struttura ha ispirato un nuo-
vo progetto che potrebbe diventare un primo spunto
per la riqualificazione delle case coloniali in abbandono
ovvero una ―biennale del BIR‖.
Infatti si potrebbero selezionare alcune case coloniali
disabitate con il consenso dei proprietari e tramite un
bando selezionare una serie progetti che propongono
una idea di risignificazione di un podere realizzabile
direttamente in sito in un arco di tempo limitato.
Le opere realizzate dovranno avere impatto ambienta-
le nullo e dare un nuovo senso allo spazio e alla strut-
tura.
La biennale potrebbe prevedere un periodo di apertura
al pubblico durante il quale è possibile visitare i pro-
getti attraversando il territorio come fosse un vasto
museo diffuso.
Il progetto è work in progress.
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8_ BIR in progress...
Il lavoro agricolo
(photo: autore)
96
Considerazioni finali
La metodologia di lavoro utilizzata per affrontare il te-
ma della Borgate rurali della Capitanata è stato in gran
parte un modo di sperimentare un nuovo modello di
sviluppo del territorio.
E‘ stato sperimentata la creazione di un sistema auto-
nomo mescolando gli ingredienti che lo stesso territo-
rio mette a disposizione in grado di innescare i proces-
si della trasformazione di cui il paesaggio rurale ha
bisogno per rigenerarsi.
Un paesaggio che si autorigenera.
Questa sperimentazione non prescinde dalla necessità
dei luoghi di appoggiarsi ad una progettazione pianifi-
cata dall‘altro redatta da figure professionali compe-
tenti in grado di produrre dei quadri di conoscenza e-
stremamente dettagliati e quadri interpretativi com-
plessi su cui impostare le regole e gli obiettivi di un
progetto di riqualificazione.
In questa sede però si è voluto appositamente enfatiz-
zare la componente spesso trascurata nella pianifica-
zione urbanistica a volte troppo demagogica. Si fa rife-
rimento allo strato sociale e alle attività di trasforma-
zione che questo fattore è in grado di innescare se re-
sa cosciente appunto di ciò e convogliata nella giusta
direzione.
L‘urbanistica fatta camminando, attraversando i luoghi
e parlando con la gente è speso vista come una pura e
semplice indagine sociologica che richiederebbe proba-
97
bilmente delle competenze che un architetto o un ur-
banista non possiede vista la sua formazione. Parlare
di partecipazione soprattutto nel sud significa solo pro-
grammare dei ―forum‖ cittadini che solitamente si tie-
ne in orari improponibili per un lavoratore dipendente
a cui viene quindi negata la possibilità di esprimere la
propria opinione.
In questa ricerca si è sperimentata la possibilità di in-
nescare un meccanismo che parte dall‘interno dei si-
stemi territoriali e si alimenta con la sinergia delle sue
componenti. Il senso di appartenenza ai luoghi e il
diritto all’abitare sono le grandi prerogative che ac-
comunano tutti i bisogni della gente di ogni territorio e
di conseguenza era inevitabile fare leva su queste due
principi per la creazione della rete dei borghi.
BIR. - borghi in rete si è dimostrata una idea che
può funzionare, è in grado di creare relazioni, inventa-
re se necessario nuove identità dei luoghi, ma soprat-
tutto può innescare autonomamente i processi
della metamorfosi di cui ha bisogno il territorio della
Capitanata. La rete è in grado di alimentare i meccani-
smi di autodifesa che preservano e difendono il Pae-
saggio da fattori negativi.
Un paesaggio che si autotutela e difende.
Ovviamente i risultati sono ancora giovani per poter
dire che la rete è stata creata. Probabilmente un risul-
tato di questo tipo non sarebbe stato realizzabile
nell‘arco di un anno con il lavoro di un singolo ricerca-
tore che crede in questa idea.
Ma le reazioni alle attività svolte e l‘interesse suscitato
tra i potenziali nodi della rete del BIR. hanno sicura-
mente suggerito che l‘idea è ormai in vita e il processo
è stato avviato. Bisogna solo alimentare il meccanismo
fino a quando non sarà in grado di trovare autonoma-
98
mente la fonte del proprio carburante.
Un paesaggio che si autoalimenta.
Probabilmente la trasformazione del paesaggio è già
iniziata e e non ce ne si è ancora resi conto.
Work in progress e futuro del BIR.
Il progetto ha intenzione di continuare il lavoro di ri-
cerca sul campo investendo le proprie energie sui temi
che hanno maggiormente suscitato risposte positive.
Il BIR. si è già raccontato alla gente anche esterna al
territorio della Capitanata in alcune occasioni tra cui
ricordiamo l‘evento di:
LABCittà-Festival di rigenerazione urbana svolta
in Piazza Gisotti a Trani il giorno 11 Settembre
2011, acura di Mettiamo su Botte-
ga e Cartaelatte-events and food de-
sign (Principi Attivi 2010) e patrocinato dal Co-
mune di Trani.
Sono in programma altri momenti di confronto e di
racconto del BIR.
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La relazione si conclude ponendo nuove domande a
cui dare risposta e nuove parole chiave con cui voler
continuare a lavorare in maniera attiva sul territorio:
Autocostruzione
Autorecupero
Integrazione sociale dei lavoratori stagio-
nali e stabili
Nuovi residenti del territorio rurale
Collaborazione con le amministrazioni su
diversa scala: comune, provincia, regione
Professionalità e partecipazione
100
Bibliografia
1. Dal Sasso P., Il paesaggio nell’analisi e pianificazione del territorio rurale, Claudio Grenzi
editore, Foggia 2010
2. Dal Sasso P., Marinelli G., Sviluppo sostenibile in aree protette: Indicatori e modelli per lo
studio e la valorizzazione del paesaggio, Claudio Grenzi editore, Foggia 2008
3. Dal Sasso P., Il paesaggio e l’ambiente nella pianificazione del territorio rurale, Claudio
Grenzi editore, Foggia 2001
4. Resta P., Il vantaggio dell’immigrazione: Un progetto per una cultura condivisa, Armando
Editore, Roma 2008
5. Rea L., Salvatore Lovaglio: Incisioni, Nomos Edizioni, Busto Arsizio 2010
6. Pennacchi A., Fascio e martello: viaggio per le città del duce, Editori Laterza, Bari 2010
7. Piemontese G., Urbanistica ed Architettura nel Tavoliere delle Puglie, Claudio Grenzi Editore,
Foggia 2010
101
8. Norberg-Schulz C., Genius loci. Paesaggio, Ambiente, Architettura, Electa Editrice,
Milano 1979
9. Gabellini P., Fare urbanistica, Carocci, 2010
10. Foucault M., Spazi altri. I luoghi delle eterotopie, Mimesis, 2001
11. CONSORZIO GENERALE PER LA BONIFICA E LA TRASFORMAZIONE FONDIARIA DELLA CAPI-
TANATA, Nuove direttive per la trasformazione dell’agricoltura, Bari, Laterza, 1939
12. BISSANTI A.A., Il Tavoliere di Puglia, in Colamonico, LA casa rurale nella Puglia, Olschki
Editore, 1970
Tesi di Dottorato :
Università degli studi di Bari
Dipartimento di progettazione e gestione dei sistemi agro-zootecnici e forestali
Dottorato di ricerca in “ingegneria del territorio e dell’ ambiente agroforestale”
XXI ciclo
Settore Scientifico Disciplinare: AGR 10
L’edilizia rurale programmata in Puglia: stato attuale e prospettive di recupero
Coordinatore: Chiar.mo Prof. Pasquale Dal Sasso
Supervisore: Chiar.mo Prof. Pasquale Dal Sasso
Dottoranda: Rosa Viviana Loisi
PUG Città di Manfredonia, Documento Programmatico Preliminare (DPP), Relazione
PPTR della Regione Puglia
PTCP Provincia di Foggia
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Contributi e ringraziamenti
Durante questo anno di ricerca ho avuto modo di conoscere, incontrare e lavorare con molte
persone. Alcune di queste le conoscevo già e sono stati un fortissimo supporto sia tecnico che
emotivo. Altre le ho potuto conoscere meglio durante alcuni lavori fatti insieme, creando le basi
di una solida e lunga amicizia e collaborazione.
Ma sono quelle persone che si incontrano solo una o poche volte durante un percorso di lavoro
come questo che non voglio tralasciare né mettere in secondo piano. Sono quelle persone che ti
hanno dato una mano disinteressata, una indicazione quando smarrito tra le vie di campagna o
quella gente che ha voluto regalare le proprie storie rimanendo però nell‘anonimato.
Ringrazio anche questa gente di cui non conosco il nome, ma che daranno sicuramente energia
ai prossimi lavori in Capitanata con il BIR.
Segue la lista delle persone che hanno avuto un ruolo fondamentale nello svolgimento dei vari
lavori e laboratori. L‘elenco non segue un freddo e tecnico ordine alfabetico, tantomeno vuole
creare gerarchie tra le persone elencate.
Work in progress...
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Regione Puglia spin off dell’università degli studi di bari