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BOOK OF ABSTRACTS 2° CONFERENZA DEI DOTTORANDI E DOTTORI DI RICERCA IN SCIENZE GIURIDICHE UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE hic sunt futura UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TRIESTE Dottorato interateneo Università di Udine–Università di Trieste I diversi profili di tutela dell’ambiente venerdì 20 aprile 2018 Aula Tomadini, Dipartimento di Scienze Giuridiche Università degli Studi di Udine

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BOOK OF ABSTRACTS2° CONFERENZA DEI DOTTORANDI E DOTTORI DI RICERCA IN SCIENZE GIURIDICHE

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINEhic sunt futura

UNIVERSITÀDEGLI STUDI DI TRIESTE

Dottorato interateneo Università di Udine–Università di Trieste

I diversi profili di tutela dell’ambientevenerdì 20 aprile 2018Aula Tomadini, Dipartimento di Scienze GiuridicheUniversità degli Studi di Udine

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I SESSIONE

L’incidenza della Convenzione di Aarhus sulla tutela giurisdizionale deidiritti ambientali dell’Unione europeaDott.ssa Alessia Voinich

Quali strumenti processuali sono azionabilidall’individuo a tutela del “diritto ad un am-biente sano” conferito dall’ordinamentodell’Unione? In che misura l’autonomiaprocessuale di cui godono gli Stati membripuò risultarne limitata?La Convenzione di Aarhus, di cui tantol’Unione quanto gli Stati membri sono Particontraenti, intende garantire a privati e as-sociazioni l’effettività dell’accesso alla giu-stizia ambientale. Attraverso il recepimento nel Diritto del-l’Unione, le garanzie convenzionali risultanovalorizzate e i poteri di tutela ambientale delgiudice nazionale enfatizzati. L’interventotenterà di descrivere tale relazione virtuosa,assumendo ad esempio il caso dei poteri diazione nel processo delle associazioni perla tutela dell’ambiente.

La tutela della biodiversità comeparametro (anche economico) dellosviluppo sostenibile: riflessioni sulladisciplina UE in tema di protezione evalorizzazione delle zone montaneDott.ssa Francesca Della Rosa

Il presente lavoro intende sviluppare una ri-flessione in chiave giuridica in merito ai piùrecenti approcci che si sono registrati intema di tutela dell’ecosistema naturale dellezone montane, soprattutto per ciò che ri-guarda la conservazione e la valorizzazionedella diversità biologica. A livello normativo, lo sviluppo di parametriampi di sostenibilità ambientale delle attivitàeconomiche ha tenuto conto sempre piùdella necessità di assicurare la rinnovabilitàdelle risorse naturali, una riduzione delleemissioni di gas serra e una gestione re-sponsabile delle risorse idriche, in modocoerente con gli impegni politici assunti a li-vello europeo e internazionale. In tale contesto, una recente ricerca con-

dotta su scala internazionale ha messo inluce come la stessa conservazione dellabiodiversità naturale possa assumere unnuovo ruolo di protagonista, non solo comeparametro di tutela ambientale nello svi-luppo delle attività economiche, bensì anchecome autonomo fattore-chiave di tipo eco-nomico per uno sviluppo utile e duraturodelle attività produttive più vocate ad esseresvolte nelle zone forestali del pianeta. La portata della presente ricerca, pur inclu-dendo una rapida panoramica del contestointernazionale in materia, si focalizza sulmodo di considerare e tutelare la biodiver-sità naturale nella disciplina UE, allo scopodi individuare nuove prospettive di tuteladelle zone di montagna.

La tutela dell’ambiente nellospecchio della politica regionaleeuropea: la Regione Adriatico-IonicaDott. Matteo DaicampiDott. Francesco Grisostolo

La tutela dell’ambiente pone questioni chevanno naturalmente al di là dei confini delloStato nazionale. Per questo, si impone – daun lato – la necessità di perseguire strate-gie di governance globale e – dall’altro –quella di individuare aree più limitate nellequali, per l’omogeneità delle questioni daaffrontare, devono essere perseguite stra-tegie comuni: è in questa logica che simuove la politica regionale dell’UE. L’inter-vento si concentrerà in particolare sulla Re-gione Adriatico-Ionica. La prima parte dell’intervento illustrerà lastoria, le caratteristiche e le prospettivedella macroregione, sia con riferimento agliaspetti normativi e strutturali, sia alle finalitàdell’istituzione e ai suoi valori fondanti. Nella seconda parte verranno poi approfon-dite le linee d’azione della Regione Adria-tico-Ionica in materia ambientale. La qualitàambientale, principalmente con riferimentoalle coste e all’ecosistema marino, costitui-sce uno dei quattro obiettivi della Strategiaelaborata dalla Commissione per la Re-gione, assieme a Crescita blu, Collegare laregione e Turismo sostenibile. L’analisi verràcondotta in particolare sui documenti pro-grammatici ufficiali, sia sulla (per ora scarna)riflessione dottrinale in materia.

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Il diritto all’acqua: profili di diritto costituzionaleDott.ssa Camilla Toresini

Nel 1968 il Consiglio d’Europa ha adottatola Carta europea dell’Acqua qualificandotale bene patrimonio comune. Affermatosiprogressivamente il diritto all’acqua nellagiurisprudenza delle corti internazionali, conla Risoluzione ONU del 28 luglio 2010 l’ac-cesso ad un’acqua sicura e pulita e al-l’igiene è stato riconosciuto come un dirittoumano. A livello europeo, se la Carta dei di-ritti fondamentali dell’Unione Europea offreprotezione solo indiretta al diritto all’acquaper il tramite del diritto alla vita, la Direttivaquadro sulle acque 2000/60/CE ha puntua-lizzato che l’acqua non è un prodotto com-merciale al pari degli altri, bensì un patrimonioche va protetto, difeso e trattato come tale. L’emersione del diritto all’acqua in fonti so-vranazionali e la peculiarità del bene che neè oggetto hanno posto il problema dellaqualificazione giuridica, dei contenuti e dellacopertura costituzionale di tale “nuovo” di-ritto. In assenza di una previsione espressanella Costituzione, si discute dell’esistenzadi un diritto all’acqua distinto dalla prote-zione dell’ambiente, cui è stato tradizional-mente ricondotto dalla giurisprudenza dellaCorte costituzionale. In ragione della suaduplice dimensione collettiva e individuale,tale diritto è stato principalmente ascritto alnovero dei diritti sociali ovvero a quelli fon-damentali nell’ambito del catalogo aperto dicui all’art. 2 Cost.. Sotto altro profilo, ripercorse le vicende chehanno interessato l’attuazione del dirittoall’acqua nel nostro Paese (tra interventi dellegislatore per l’adeguamento alla norma-tiva europea sui servizi di interesse gene-rale, obbligo di esternalizzazione delservizio, esito del noto referendum “sull’ac-qua” del 2011 e pronunce chiarificatricidella Corte costituzionale) sarà ricostruitol’assetto di competenze Stato – Regioni inmateria di servizio idrico, evidenziando qualisiano gli ambiti di intervento che, secondola Consulta, devono ritenersi riservati alla le-gislazione statale, in applicazione delle ma-terie trasversali tutela della concorrenza etutela dell’ambiente.

II SESSIONE

Criminalità d’impresa ed ecoreati:alcune osservazioni a margine dellalegge n. 68 del 2015Dott. Luca Baron

L’entrata in vigore della legge 22 maggio2015, n. 68, recante «Disposizioni in mate-ria di delitti contro l’ambiente» ha certa-mente rappresentato una svolta, in sensorafforzativo, nella strategia normativa per larepressione dei c.d. environmental crimes. Tra i principali elementi di novità assume ri-lievo centrale l’introduzione di taluni “eco-delitti” nel catalogo dei reati presuppostoper la responsabilità da reato delle personegiuridiche (art. 25-undecies, d.lgs.231/2001). Tale implementazione normativaconcorre infatti a innalzare verticalmente iltasso di effettività della tutela penale del-l’ambiente, nella misura in cui consente diestendere il range contrastivo della rea-zione ordinamentale sino a colpire le mani-festazioni più gravi degli illeciti ambientali:quelle commesse nel contesto della crimi-nalità d’impresa.L’intervento novellistico sul versante ‘cor-porative’ degli ecoreati, lungi dal risultarepienamente soddisfacente, denota al con-trario alcune imperfezioni e criticità che ri-schiano di frustrare gli obiettivi di politicacriminale perseguiti mediante lo sforzo nor-mativo. L’intervento proposto – premessa unabreve ricognizione generale delle novità ap-portate dalla novella del 2015 sul pianodella responsabilità amministrativa da reatodelle persone giuridiche – mira ad esami-nare le principali questioni interpretative eapplicative che l’introduzione degli ecoreatinel sistema 231 ha sollevato, con partico-lare attenzione alla ragionevolezza delle op-zioni normative esercitate, sia in punto aindividuazione degli illeciti confluiti nell’art.25-undecies del decreto 231, sia in rela-zione alla dosimetria sanzionatoria.

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La definizione in via amministrativadelle contravvenzioni ambientali:opportunità o rischio? Incertezzeapplicative e rilievi critici.Dott.ssa Giulia Mattioli

L’art. 1, comma 9, della l. n. 68/2015 ha in-trodotto nel corpo del d.lgs. n. 152/2006 laparte VI bis (artt. 318 bis-318 octies d.lgs.n. 152/2006), configurando una nuova di-sciplina per l’estinzione delle contravven-zioni in materia ambientale, basatasull’adempimento delle prescrizioni impar-tite dalla Polizia Giudiziaria e sul successivopagamento in sede amministrativa di unasomma pari ad un quarto del massimodell’ammenda stabilita per la contravven-zione commessa. La procedura estintiva –nell’ambito della quale si intrecciano mec-canismi procedimentali amministrativi e pe-nali secondo un sistema che riproduce inparte quello già previsto in materia di sicu-rezza sul lavoro (d.lgs. n. 758/1994) – ha in-teso offrire la possibilità di estinguere i reatiche non comportino danno o pericolo con-creto e attuale di danno alle risorse ambien-tali, urbanistiche o paesaggistiche protette.Esaminati l’ambito di applicazione e losvolgimento della suddetta forma procedu-rale ibrida, l’intervento evidenzierà gliaspetti ancora “lacunosi” della disciplina,tali da consentire di sollevare complessi in-terrogativi in merito all’applicabilità o menodegli istituti del procedimento amministra-tivo ed all’impatto che questo meccanismoestintivo potrà determinare in termini di tu-tela, non solo nei confronti dell’ambiente,ma anche nei confronti dei contravventori.Questi ultimi, spesso imprenditori, sarannoinfatti chiamati a rispettare prescrizioni chenon sono contestabili, né tanto meno im-pugnabili, se non dinanzi al giudice penale,nell’ambito di quel processo penale conse-guente all’inottemperanza delle prescrizioniimposte, che si era inteso evitare e che di-venta, invece, l’unico strumento di tuteladisponibile. Il confronto con gli altri dottorandi – indi-spensabile considerata la natura della tema-tica ambientale, estremamente refrattaria adessere inquadrata entro un unico ambito di-sciplinare –, sarà l’occasione per arricchirela riflessione in ordine alla “opportunità” delnuovo meccanismo estintivo e sarà di sti-

molo alla ricerca di ricostruzioni giuridichepiù persuasive, in un momento in cui la tu-tela dell’ambiente, ma anche dell’attivitàd’impresa, richiede sempre un maggiore im-pegno, a diversi livelli.

I criteri di sostenibilità energetica eambientale nel nuovo Codice deiContratti PubbliciDott. Henrique Savonitti

Le nuove direttive dell’Unione Europea del2014 sull’aggiudicazione dei contratti diconcessione, sugli appalti pubblici e sulleprocedure d’appalto nei cosiddetti settorispeciali, apportano importanti elementi in-novativi per quanto riguarda i criteri di so-stenibilità ambientale ed energetica, traquesti la possibilità delle amministrazioniaggiudicatrici di esigere che siano applicatemisure o sistemi di gestione ambientale du-rante l’esecuzione di un appalto pubblico.Vengono infatti previste la determinazionedei costi del ciclo di vita dei progetti, lapossibilità di richiedere l’osservanza di eco-criteri per il processo produttivo di prodottio servizi, e anche l’applicazione del nuovocriterio di offerta economicamente più van-taggiosa (OEPV) nella procedura di aggiu-dicazione.Il d.lgs. 18 aprile 2016, n. 50, in testo unico,statuisce il nuovo “Codice di Contratti Pub-blici”, disciplinando i contratti di appalto edi concessione delle amministrazioni ag-giudicatrici e degli enti aggiudicatori aventiad oggetto l’acquisizione di servizi, forni-ture, lavori e opere, nonché i concorsi pub-blici di progettazione.La tutela dell’ambiente e l’efficienza ener-getica vengono ad essere principi da osser-vare per tutta la Pubblica Amministrazioneanche nei contratti esclusi, in tutto o inparte, dall’ambito di applicazione del nuovoCodice. Inoltre, come prevede l’art. 34, si faobbligo alle stazioni appaltanti di inserire,nella documentazione progettuale e di gara,almeno delle specifiche tecniche e delleclausole contrattuali contenute nei CriteriAmbientali Minimi (CAM) adottati con de-creto del Ministro dell’ambiente e della tu-tela del territorio e del mare, per affidamentidi appalti pubblici di qualsiasi natura e im-porto.

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In questo senso, il correttivo al Codice deiContratti Pubblici, che è venuto alla lucecon il d.lgs. 19 aprile 2017, n. 56, contribui-sce a valorizzare il principio dello svilupposostenibile nei suoi tre aspetti chiave: la so-stenibilità ambientale, economica e sociale.Nella formulazione precedente i CAM veni-vano applicati al 100% della base d’astasolo nei contratti finalizzati al consegui-mento di risparmi energetici e al 50% in tuttigli altri casi, con incremento graduale e pro-gressivo dell’obbligo fino al raggiungimentodel 100% nel 2020.

III SESSIONE

Il risarcimento del danno ambientalealla luce della legge europea 2013Dott.ssa Martina Della Bianca

«Il danno ambientale è sempre, cioè ancheprima della sua codificazione, stato oggettodi tutela, per essere immanente nell’ordina-mento – sia pure in un primo momento me-diante il riferimento a parametri anchedifferenti o in via indiretta – il diritto all’inte-grità dell’ambiente, mentre la diversa disci-plina via via succedutasi si è limitata amodulare le modalità del relativo risarci-mento». Partendo da tale affermazione,resa dalla Cassazione Civile in una delledue sentenze gemelle del maggio 2015 (n.16807/2015), si analizzerà, in primo luogo,il progressivo allineamento della disciplinainterna in tema di risarcimento del dannoambientale alle indicazioni contenute nelladirettiva 2004/35/CE e il conseguente su-peramento delle censure sollevate dallaCommissione europea nel corso delle dueprocedure di infrazione avviate, nei con-fronti del nostro Paese, nel 2008 e nel2012. Si evidenzierà poi come, in una pro-spettiva “eco-centrica”, che attribuisce pri-mario rilievo all’integrità ed al recupero delbene ambiente, la legge europea n.97/2013, modificando l’art. 311 del Codicedell’ambiente, abbia radicalmente esclusoogni forma di risarcimento per equivalentepecuniario, ammettendo che il danno am-bientale possa essere risarcito esclusiva-mente in forma specifica, cioè tramite lemisure di riparazione primaria o, in viaeventuale e supplementare, attraverso lemisure complementari e compensative. In-fine, si valuterà l’impatto dei nuovi criteri ri-sarcitori sui giudizi pendenti alla data dientrata in vigore della legge europea 2013.

Il préjudice écologique e i (labili)confini della responsabilità da illecitoecologico in EuropaDott. Matteo Fermeglia

La tutela di situazioni giuridiche soggettivelese in conseguenza di pregiudizi ambientalirappresenta questione storicamente dibat-

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tuta e oggetto di costante evoluzione fra i di-versi formanti di ogni ordinamento giuridicoeuropeo. Si esclude infatti a tali fattispeciel’applicazione del regime sovranazionale diimputazione di responsabilità per dannoall’ambiente (dir. n. 2004/35/Ce); da qui il co-stante riferimento alle regole e principi fon-danti la responsabilità civile, che tutt’orarappresentano un fattore oggetto di notevolitensioni armonizzatrici (su tutte, i Principlesof European Tort Law e il Draft CFR), quan-tomeno nell’ambito del Vecchio Continente.Nei vari sistemi i dibattiti circa le peculiaricaratteristiche dell’illecito ecologico (i.e., icriteri di imputazione dell’illecito, la rico-struzione in termini di nesso di causalità e– da ultimo, ma non ultimo – il raggio deidanni risarcibili) hanno condotto a soluzioniapparentemente diverse ma che a unosguardo più attento presentano traiettoriesostanzialmente convergenti. Attenzione particolare, sul continente, me-rita la riforma strutturale della responsabi-lità civile in Francia, del 2016, con la qualesi è introdotta una fattispecie tipica d’ille-cito civile all’art. 1386-19 del Code Civil –altresì noto con la formula tralatizia di pré-judice écologique. La disposizione, inverovolta a codificare un’elaborazione propriadel formante giurisprudenziale, si ponecome un unicum rispetto alle opzioni adot-tate negli altri ordinamenti europei conti-nentali (e non).Questo contributo, muovendo da un’analisipuntuale dell’istituto anche in chiave siste-matica rispetto al (nuovo) modello francesedi responsabilità civile, persegue lo scopodi collocare il préjudice écologique nel con-testo degli esiti cui altri sistemi giuridici eu-ropei sono pervenuti nel tempo, e quinditracciare un effettivo quadro conoscitivocirca le opportunità e i limiti che l’istitutodella responsabilità, rispettivamente, offree sopporta con riguardo al pregiudizio eco-logico.

La circolazione della terra inquinataDott. Alessandro Marco Patti

La disciplina di derivazione europea intema di responsabilità da danno ambien-tale ha una funzione deterrente, poiché faricadere i costi di bonifica sui soggetti che

in concreto hanno inquinato. Pertanto, inlinea teorica un proprietario acquirente diun sito contaminato, in quanto incolpevole,dovrebbe essere esonerato da qualsiasi re-sponsabilità.Tuttavia, nella prassi esistono diversi stru-menti di natura privatistica con i quali allo-care in modo differente tale responsabilità,che può determinare un costo influente sulvalore del terreno. Anzitutto, nel caso della vendita diretta delterreno (anche in qualità di bene facenteparte di una cessione d’azienda), il vendi-tore garantisce nei confronti del compra-tore la qualità dell’oggetto compravendutoe la mancanza di vizi occulti. Al ricorrere divizi manifesti, il valore del terreno potrebbedecrescere fino all’ipotesi estrema dellavendita c.d. “inversa” (nella quale è il ven-ditore a corrispondere un prezzo al com-pratore) o indurre il titolare all’abbandonodella proprietà.Spesso però il terreno potenzialmente in-quinato circola, per così dire, “indiretta-mente” attraverso il trasferimento delleazioni (o quote) della società proprietariadel fondo. In queste ipotesi, ove sussistanogli elementi della responsabilità ambientale,l’acquirente delle partecipazioni potrebbesubire una notevole perdita in quanto lastessa società (target) resta titolare formaledel terreno. Ne consegue che il nuovo tito-lare effettivo (e non di rado incolpevole) delfondo è obbligato a sostenere il costo eco-nomico della bonifica.Per eliminare o ridurre il suddetto rischionel contratto di cessione di partecipazionisocietarie si prevedono importanti clausoledi garanzia ed indennizzo (c.d. representa-tions & warranties), che permettono di te-nere indenne il compratore per le perdite ole responsabilità idonee ad incidere sul va-lore delle partecipazioni acquisite. In dottrina e in giurisprudenza si è a lungodiscusso in merito alla natura di tali clau-sole. Non è chiaro se esse configurino dellegaranzie connesse al contratto di compra-vendita o delle obbligazioni accessorie. Intempi recenti, la Corte di Cassazione hapreso posizione sulla questione, affer-mando che tali garanzie sono oggetto diun’obbligazione autonoma ed accessoria(alla quale è pertanto applicabile il terminedi prescrizione decennale).

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IV SESSIONE

Nuovi lavori e nuovi “ambienti” dilavoro: quali tutele per la salute e lasicurezza dei lavoratoriDott.ssa Claudia Carchio

Lo sviluppo tecnologico e la digitalizza-zione globale stanno trasformando radical-mente i modelli economici tradizionali e,con essi, i processi produttivi e gli schemiorganizzativi del lavoro.L’innovazione tecnologica applicata allaproduzione, la diffusione delle tecnologiedigitali nel settore industriale e l’intercon-nessione degli oggetti, Internet of Things(IoT), che danno vita alla c.d. “Industry 4.0”,ma anche il lavoro svolto per mezzo dellepiattaforme digitali della c.d. “economiaon-demand”, hanno importanti implicazionisulla salute e sicurezza dei lavoratori. Il rapporto con i nuovi ambienti di lavoroapre scenari ancora inesplorati e nuoveprospettive di tutela.

Malattia e lavoro: gli strumenti perconciliarliDott.ssa Alida Cimarosti

Il nostro quadro normativo prevede un si-stema assicurativo posto a tutela del lavo-ratore in caso di infortunio sul lavoro o incaso di malattia cd. professionale, nonchépuntuali doveri e obblighi per il datore di la-voro di adottare tutte le misure di sicurezzaper evitare rischi per la salute psico-fisicadei lavoratori, per la cui inosservanza sonopreviste sanzioni penali ed amministrative.Accanto alle norme di prevenzione e di pro-tezione, il nostro ordinamento prevededelle ‘classiche’ misure di conciliazionecura-lavoro per i lavoratori malati o infortu-nati accanto alle quali stanno nascendo‘nuove’ soluzioni, supportate dall’evolu-zione della tecnologia nonché da una pre-cisa scelta di cambio di paradigma delLegislatore.

V SESSIONE

Un’interpretazione “composita” delprincipio di capacità contributiva perla legittimazione dei tributi ambientaliDott. Daniele Pivetti

La lettura tradizionale dell’art. 53 della Co-stituzione, considera la “ricchezza” qualeelemento imprescindibile del concorso allepubbliche spese, da ricollegare ad indici ti-pici quali reddito, patrimonio e consumo: inaltre parole, deve sussistere in capo al sog-getto passivo, la disponibilità di mezzi eco-nomici per far fronte al pagamento delleimposte (ability to pay).Nell’ipotesi di tributi che colpiscono il con-sumo di beni ambientali scarsi, ci troviamosenz’altro in presenza di un presuppostoapprezzabile sotto il profilo patrimoniale –quale, per l’appunto, il consumo – cometale suscettibile di una valutazione econo-mica che ne giustifichi l’applicazione.Problemi di legittimità costituzionale pos-sono sorgere nell’ipotesi di un tributo chesi riferisca alla produzione di emissioni no-cive, poiché in tal caso, il fatto inquinantesembra non manifestare una particolare“attitudine economica”, non identificandosicon gli indici di ricchezza che tradizional-mente integrano il presupposto impositivo.Al fine di superare questa impasse, partedella dottrina ha provato a suggerire unalettura “innovativa” del principio di capacitàcontributiva che possa giustificare la co-struzione di un tributo ambientale colle-gando il presupposto ad una “posizione divantaggio sociale” del contribuente (datodalla facoltà di sfruttare un bene pubblicocome l’ambiente con conseguente modifi-cazione ‘in peius’ delle condizioni di godi-mento degli altri consociati) sebbene talevantaggio non realizzi alcun arricchimentopatrimoniale misurabile nell’immediato, inquanto espressione di una semplice poten-zialità economica.Le due concezioni dell’art. 53 della Costi-tuzione – quella classica e quella innovativa– non risultano necessariamente contrap-poste, potendo piuttosto avvicendarsi inuna sorta di interpretazione “composita”del principio di capacità contributiva, che

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possa legittimare sia i tributi applicabili alconsumo di risorse ambientali scarse, chequelli riferibili alle emissioni inquinanti.Si va così a comporre un quadro articolatodi meccanismi di concorso alle pubblichespese che, rendendo le condotte inquinantimeno convenienti economicamente, è di-retto a orientare le scelte di consumatori edimprenditori in senso “eco-compatibile”.

La fiscalità ambientale anche comemisura di orientamento del mercatoDott.ssa Sara Bernardi

La questione ambientale è da tempo alcentro della ricerca degli strumenti norma-tivi più efficaci per prevenire e contenere lecondotte pregiudizievoli per l’ambiente: ilprogressivo riconoscimento dell’ambientequale “bene” costituzionalmente rilevanteha portato a considerarne la tutela tra i va-lori fondamentali che ispirano l’azione di di-versi ordinamenti giuridici.La tutela dell’ambiente, e dell’ecosistema,è stata tradizionalmente garantita attra-verso la predisposizione di strumenti giuri-dico-amministrativi di regolamentazionediretta: politiche che trovano espressionenell’imposizione di limiti e controlli sulle at-tività inquinanti, tali da incidere diretta-mente sul comportamento degli operatoridel mercato.Un diverso livello di protezione, che gli or-dinamenti nazionali e internazionali imple-mentano quale valida alternativa aimeccanismi di command and control, èquello della tutela di “tipo economico e dimercato”: la tutela dell’ambiente è garantitaattraverso la predisposizione normativa distrumenti di natura giuridico-economica,soprattutto tributaria, in grado di orientare– seppur indirettamente – il mercato, lescelte produttive e di consumo.Il tema assume rilevanza in ambito tributariocon riferimento all’introduzione negli ordina-menti giuridici di misure di “fiscalità ambien-tale”: strumenti di tutela dell’ambiente diindubbia rilevanza sull’andamento dei mer-cati interni e sugli scambi internazionali.Nell’enucleare le politiche riconducibili allasfera della fiscalità ambientale (imposte,tasse, agevolazioni, incentivi fiscali, sgravi…), scopo dell’intervento è quello di eviden-

ziarne la duplice natura – fiscale ed extrafi-scale –, da cui deriva la classificazione di tri-buti ambientali “propri” e tributi con finalitàambientale, dunque extra-fiscale.Il tema della fiscalità ambientale è valoriz-zato dal punto di vista dell’incidenza sullescelte di produttori e consumatori, rappre-sentando il settore impositivo un settore ingrado di incidere sulle dinamiche dei costie dei prezzi.Gli strumenti fiscali di tutela ambientale di-vengono misure che condizionano le deci-sioni imprenditoriali, le scelte tra diversealternative di produzione e di consumo,l’analisi del rapporto costi-benefici, orien-tando i mercati e creandone di nuovi.

Le nuove frontiere dell’energytaxation nel contesto europeo ed internazionaleDott.ssa Alessia Sbroiavacca

A distanza di quasi un secolo da quando,per la prima volta, fu ventilata l’ipotesi diistituire un tributo la cui base imponibilefosse correlata ad esternalità ambientalinegative, è tutt’ora fervente il dibattito sulleopportunità offerte dall’implementazione diforme di imposizione di tipo ambientale ed,in particolare, di energy taxes.Gli Stati membri del Nord Europa furono iprecursori nell’adozione di siffatti tributi, in-serendoli nei rispettivi sistemi tributari giànel corso degli anni Novanta. L’assenza diun coordinamento a livello europeo ed in-ternazionale su questa materia, causato dalnaufragio di meritevoli tentativi, ha tuttaviaportato ad una notevole diversificazionedegli elementi assunti a base imponibile edelle strutture di tali imposte, con conse-guenze rilevanti sul raggiungimento degliobiettivi perseguiti.Il presente intervento si prefigge quindi didare ricostruzione organica ad un pano-rama così frammentato, analizzando i mo-delli teorici di riferimento e le loroapplicazioni pratiche, evidenziando la ne-cessità di armonizzare le politiche tributarieenergetiche dei diversi Stati, al fine di indi-viduare in chiave comparatistica le bestpractices in atto e proporre indicazioni ditax policy ambientale per il futuro.

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Carbon Emission Allowance Pledge in ChinaDott. Weiwei Wang

With the increase impact of pressing envi-ronmental problems in China, many big ci-ties, such as Shanghai, and Shenzhen, haveadopted carbon emission trading system(‘ETS’) to encourage more clean energy use.Along with the installment of ETS, there arealso some remarkable financial innovations.Notably, the use of carbon emission allo-wance as a pledge for loans. Yet, under thenumerus clausus principle of Chinese pro-perty law, such innovation remains operatingin a gray zone, and waits to be regulated.This paper studies the nature, and charac-teristic of carbon emission allowance. Itaims to analyze the tensions between car-bon emission pledge and positive propertysystem. Then, it purports to tell how ‘law inaction’, eventually meets economic inte-rests, and too, widens our understandingof official law.

A causa dell’inarrestabile aumento delleproblematiche ambientali, molti dei princi-pali centri urbani in Cina, quali Shanghai eShenzen, hanno optato per l’introduzionedi meccanismi di carbon emission trading(ETS), allo scopo di favorire l’utilizzo dienergia proveniente da fonti non inquinanti.L’introduzione dell’ETS tuttavia comportatalune importanti novità nel contesto finan-ziario. In particolare, la singola unità nego-ziabile ETS può essere oggetto di garanziareale (in particolare, il pegno). Tuttavia,stante il principio fondamentale del nume-rus clausus dei diritti reali vigente nella Re-pubblica Popolare Cinese, tale fattispecieopera in una sorta di zona grigia, laddovenon è ancora intervenuta una sua qualifica-zione giuridica che ne permetta dunqueuna collocazione sistematica puntuale.L’intervento dapprima si soffermerà sullanatura giuridica e le principali caratteristi-che dell’unità negoziabile ETS nel contestodell’ordinamento cinese. Di seguito, essoanalizzerà le tensioni fra le garanzie reali in-sistenti sulle unità negoziabili medesime ei regimi di appartenenza tradizionali. Infine,esso andrà a specificare come la “law inaction”, mirando a contemperare gli inte-ressi economici, contribuisca ad espanderela comune comprensione del diritto scritto.