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U NIONE EU R O PEA REPUBBLICA ITALIANA E.L.Fo. – Ente Ligure di Formazione Progetto T.tub&r TARTUFAIE: TUTELA DELLA BIODIVERSITA' E RECUPERO Indicazioni teorico–pratiche sulla gestione delle tartufaie di Tuber magnatum nella Liguria di Ponente Maurizio BAZZANO, Simone Di PIAZZA, Matteo ZERBINI, Mirca ZOTTI Dispensa realizzata e finanziata nell'ambito del: Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale: l'Europa investe nelle zone rurali Sottomisura M01.02 – Tipologia di intervento 1.2.1 "Attività dimostrative" – Intervento "Progetti dimostrativi". Bando DGR n. 1339/2016

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U N I O N E E U R O P E A REPUBBLICA

ITALIANA

E.L.Fo.–EnteLigurediFormazione

ProgettoT.tub&r

TARTUFAIE:TUTELADELLABIODIVERSITA'ERECUPERO

Indicazioniteorico–pratichesullagestionedelletartufaiediTubermagnatumnellaLiguriadiPonente

MaurizioBAZZANO,SimoneDiPIAZZA,MatteoZERBINI,MircaZOTTI

Dispensa realizzata e finanziata nell'ambito del: Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale: l'Europa investe nelle zone rurali Sottomisura M01.02 – Tipologia di intervento 1.2.1 "Attività dimostrative" – Intervento "Progetti dimostrativi". Bando DGR n. 1339/2016

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INDICE

Cosasono,comeedovevivonoitartufi 3

Tartufobianco 10

Bianchetto 12

LevallidellaBormida 15

Dovecresconoitartufi:ilsuolo 21

Dovecresconoitartufi:lavegetazione 21

Considerazioniagronomiche–forestali 23

Lagestionedelletartufaiedibianco 43

TartufaiecontrollateeattivitàdelprogettoT.tub&r 45

Appendice(legislazione) 53

Glossario 54

Persapernedipiù 57

Contatti 58

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Cosasono,comeedovevivonoiTARTUFII tartufi, conosciuti e apprezzati fin dai tempi degli antichiromani,sonofunghichecresconoecompionoil lorociclovitalesottoterra,aprofonditàcompresetra i10e i50cmcircaeperquestovengonodettifunghiipogei.Ifunghinonsononévegetaliné animali, ma appartengono ad un regno a sé, quello dei“Funghi” appunto. I funghi sono organismi eterotrofi come glianimalipoichétraggonoilloronutrimentodaaltriesseriviventio da sostanza organicamorta, non sono quindi come le pianteche essendo autotrofe sono capaci, mediante la fotosintesi, dielaborare gli elementi necessari per la loro nutrizione esopravvivenza. A seconda di come ricavano il nutrimento pervivere i funghisidividono insaprotrofi,simbiontieparassiti (osimbiontipatosisti).Talidistinzioninonsonosemprecosìnette:unostessofungo,adesempio,puòessereparassitaosaprotrofo(comeArmillariamellea, detta comunemente famigliola buona),o passaredasimbionteasaprotrofo.I parassiti traggono nutrimento a scapito di altri organismiviventi, mentre i funghi saprotrofi si nutrono di sostanzaorganica morta, contribuendo così alla decomposizione,mineralizzazione della materia organica morta e giocando unruolofondamentalenell’ambitodeisisteminaturali.I funghi simbionti instaurano con un organismo vegetale unrapporto da cui entrambi gli organismi coinvolti ne traggonovantaggio. In sintesi i funghi assumono composti organicicomplessi(zuccheri),necessariperilmetabolismoecedonoallapianta sali minerali. Inoltre, il micelio fungino può esploraresuperfici di terrenomolto più estese di quelle esplorabili dalleradici, facilitando in tal modo la pianta nell'assorbimentodell’acqua.Questaassociazione,chesistabiliscetraleifefungine

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e gli apici radicali di piante sia arboree, arbustive che erbacee,prendeilnomedimicorriza.Le micorrize sono suddivise in tre categorie principali(ectomicorrize, endomicorrize, ectoendomicorrize),essenzialmente in base alla modalità con cui il fungo penetraall’interno delle cellule radicali della pianta ospite. Nelleectomicorrize (Fig.1) le ifedel fungoavvolgono l’apiceradicaledella pianta, ma rimangono esterne alle cellule radicali stesse,formandounmantello esterno che è dettomanicotto fungino omicoclena.Dallaparteinternadellamicoclenasisviluppanodelleifesettatechesiinsinuanotralecelluledellostratoesternodellaradicedellapianta,senzamaipenetrarviall’internoeformanoilcosiddettoReticolodiHartig.

Figura5.Apiceradicaleectomicorrizato.FotodiSimoneDiPiazza.

Nelle endomicorrize le ife del fungo penetrano all’interno dellecellule radicali senza formare una struttura esterna. Leectoendomicorrize presentano caratteristiche intermedie alledue descritte precedentemente. Le ife del fungo penetrano neiprimistratidicelluledellaradiceeformanoundebolemanicottoesterno.

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La simbiosi mutualistica è un tipo di rapporto estremamentediffusoinnatura.Lamaggiorpartedellepiante(circal’80%)vivein associazione con funghi. È possibile vedere anche ad occhionudo gli apici ectomicorrizati di una pianta, poiché per lapresenza delle ife fungine appaiono ingrossati, assumendo unaformaacorallo.I tartufi sono funghi tipicamente ed essenzialmentemicorrizici(o più precisamente ectomicorrizici) e sono in grado diinstaurare rapporti con diverse essenze vegetali, sia alberi chearbusti.Ciòchecomunementechiamiamotartufoaltrononècheilcorpofruttifero(dettoancheascoma,sporomaocarpoforo)dell’interoorganismo“fungo”, ilcuiscopo,nell’ambitodelciclodisviluppodi questi funghi, è quello di disperdere lemicroscopiche spore.Le spore si formano inuna sortadi sacco, che si chiamaascoasuavoltaall’internodell’ascoma(iltartufoappunto)(Fig2);perpoteruscireall’esternoedisperdersinelterreno,aschieascomasidevonorompere.

Figura 2. Ascoma in sezione. La parte esterna è detta peridio, può averespessoreecaratteristichedifferentiasecondadellaspecie.Laparteinternaèla gleba, anch’essa di colore variabile e percorsa da vene sterili (di colorechiaro)evenefertili(colorazionipiùscure).FotodiSimoneDiPiazza.

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L’odoreche i tartufiemananoamaturitàhaproprio loscopodiattirareanimalie insettichepossonocontribuireallarotturadiascomi e aschi in esso contenuti, disperdendo cosi le spore,ancheattraversoledeiezionideglianimali,chesenenutrono.Lespore disperse, quando le condizioni ambientali (soprattuttoumiditàetemperatura)sonoidonee,germinanodandoorigineacellule filamentose settate a crescita apicale dette ife, con undiametrorelativamentecostantechevariaasecondadellaspeciee delle condizioni di crescita da 1-2 micron (μm) fino ad unmassimodi 30μm. Le ife sviluppandosi e ramificandosi creanoun’intricata rete di filamenti sotterranei, presenti tutto l'anno,che viene detta micelio. La massa miceliare si sviluppa nelterreno estendendosi anche per molte decine di metri erappresenta la cosiddetta porzione vegetativa, cioè l’intero“organismo fungo” vero e proprio. Il micelio, a sua volta, habisogno, per dare origine ai tartufi, di stringere uno strettorapportocongliapicidelleradicididiversepiante,inparticolarepioppi,querce, tigliper il tartufobianco.Questorapporto tra leradici delle piante e il micelio fungino, come già evidenziato, èunasimbiosimutualistica.I tartufi (osecondo l’appropriatoterminescientificogliascomi)sonoriconducibiliadiversespecie:dalpiùpregiato,inbaseallecaratteristicheorganolettiche, tartufobianco(Tubermagantum)al bianchetto (T. borchii), ai diversi tartufi neri (Tubermelanosporum,T.aestivum,T.macrosporum,T.mesentericum,T.uncinatum,T.brumale).Itartufihannogeneralmenteunaformapiùomenoglobosachericorda quella delle comuni patate. Possono avere dimensionivariabili da pochi millimetri fino a 20 centimetri di diametro.Sono costituiti da una parte esterna sterile chiamata peridio euna interna fertile denominata gleba. Il peridio (una sorta di

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cortecciaobuccia)nonèaltrocheuninvolucroprotettivodellapartefertileinternaepuòesserepiùomenospesso.Ilcolore(dabianco sporco, giallastro, bruno, fino al nero), la consistenza el’aspetto complessivo (liscio o verrucoso), sono utili perriconosceredichespecieditartufositratti.La gleba è la parte interna fertile del tartufo poiché in essa sitrovano aschi e ascospore; il suo aspetto non è omogeneo, sidefinisce marmorizzato per la presenza di vene, la cuidisposizione,sinuositàedensitàrappresentanotutticaratteridiriconoscimento tra le diverse specie. Dapprima biancastre, levene assumono toni più scuri a maturità del tartufo. Lecolorazionivarianoasecondadellaspecie,diventandoanch’esseuncaratteredistintivo.Levenesi suddividonoulteriormente insterili e fertili. Le vene sterili formano una sorta di labirinto dicolore chiaro (generalmente bianco) senza direzionepreferenziale all’interno della gleba e sono composte da unamaglia aracnoide di filamenti pluricellulari, ramificati eanastomizzati. Le vene fertili si sviluppano in modocomplementarerispettoalleprecedenticontramasimileecolorecheconlamaturazionetendeascurireassumendolatintatipicadella specie. A livello delle vene fertili si differenzianogradualmenteaschiespore.Gli aschi sono tendenzialmente di forma ovoidale-subglobosacon un peduncolo nella parte inferiore, che può essere più omeno sviluppato o assente (sessili) (Fig. 3). Al suo interno sisviluppanolesporeinnumerovariabiledaunaaotto.

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Figura3.Aschiesporeaculeate.FotodiSimoneDiPiazza.

Le spore o ascospore, sono generalmente ovali, più o menoallungate e hanno una superficie esterna ornamentata inmodovarioeperquestomotivoèimportanteperilriconoscimento.Leornamentazioni delle spore possono essere raggruppati in duetipi principali: tipo aculeato, costituito da aculei di dimensionivariabiliasecondadellaspecie,conapicedirittoo incurvatoaduncino (Fig. 4); tipo reticolo-alveolato caratterizzato da alveoliconbasepoligonaleorotonda(Fig.5).

Figura4.Fotoalmicroscopioelettronicodelleornamentazioniditipoaculeatodellapareteesternadellaspora(episporio).FotodiLauraNegretti.

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Figura5.Fotoalmicroscopioelettronicodelleornamentazionireticolate-alveolatedellapareteesternadellaspora(episporio).FotodiLauraNegretti.

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TartufobiancoTubermagnatumPico1778Sinonimi: Choiromyces gangliodes f. magnatum (Picco) Zobel1854Nomi comuni: tartufo bianco, tartufo bianco di Alba, tartufobiancodiAcqualagna.Laforma(Fig.6)èpiùomenoglobosa,gibbosa,conundiametrochevariadaunminimodi2cmadunmassimodi19cm.Il peridio è di colore bruno, biancastro, giallognolo, beige,presentatalvoltamacchiescure;lisciosenzaverruche.La gleba è dapprima biancastra poi bianco-rossastra, rossogrigio, ocra-nocciola; le vene sono numerose, bianche, sottili,sinuose, anastomizzate; la consistenza è soda, ma facilmentefriabileamaturità.

Figura6.AscomidiTubermagnatum.FotodiMircaZotti.

Per quanto riguarda i caratteri visibili con l’ausilio di unmicroscopio, gli aschi sono generalmente globosi e sessilimisurano65-90x50-75µm.Lespore(Fig.7)sonodicoloreocra,di forma da elissoidale a subglobose, le dimensioni (escluse le

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ornamentazioni) sono di 20-35 x20-26µm. Le ornamentazionisonoditiporeticolo-alveolatelarghe5-8µmealte4-5µm.

Figura7.SporediTubermagnatumalmicroscopioottico.FotodiMircaZotti.

Odore:èmoltointenso,tipicoericordailgasmetano,maancheagliaceo,dolciastro,mieloso.CommestibilitàCommestibile, ottimo, viene considerato il tartufodallemiglioriproprietà organolettiche. Si consuma crudo per assaporarne almeglioilsapore.PeriododimaturazioneDasettembreadicembre.AmbientedicrescitaPrediligelezonecollinari,gliimpluvi,imarginidicorsid’acqua,zone ombreggiate, in terreni marnoso-argillosi o marnosicalcarei.E’simbiontedidiverselatifogliecome lequerce,isalici,i pioppi, i tigli, i noccioli. Da sottolineare la distribuzione diquesta specie che si trova esclusivamente in Italia (Piemonte,Emilia Romagna,Marche, Umbria, Toscana, Liguria, Lombardia,Veneto,Abruzzo,MoliseeCampania).PiùrecentilesegnalazionidellasuacrescitainIstria,inSerbia,inAlbaniaeSvizzera.Speciecommerciabileaisensidellanormativanazionale.

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BianchettoTuberborchiiVittadini1831Sinonimi:TuberalbidumPico1788,T.albumBulliard1791Nomicomuni:bianchetto,marzuolo,caciola.Laformaèsubglobosa(Fig.8)piùomenoregolare,ledimensionivannoda3a7cmdidiametro.Il peridio è aderente alla gleba, di colore da biancastro a ocrabruno, spesso con macchie rosso ruggine, superficie dapprimavellutatapoiliscia;verrucheassenti.La gleba è di colore molto variabile, da bianco allo stadiogiovanile abruno rossiccia amaturità; la consistenzaè soda; levene sono più o meno numerose irregolari, ramificate,anastomizzate,avolteconcontorninonbendefiniti,dicoloredabiancoabrunorossastro.

Figura8.AscomidiTuberborchii.FotodiMircaZotti.Per quanto riguarda i caratteri visibili con l’ausilio di unmicroscopiogliaschihanno formadaellissoidali,aglobosi concorto peduncolo o sessili; misurano 70-80 x 50-72 µm(peduncoloescluso).

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Lespore(Fig.9)sonodicoloregialloocrapallido,brunorosso,translucido;daellissoidaliasubglobose;leornamentazionisonoreticolo-alveolate, regolari, con maglie fitte; misurano 25-50 x18-40µm(ornamentazioniescluse);da1a4sporeperasco.

Figura9.SporediTuberborchiialmicroscopioelettronico.FotodiLauraNegretti.

OdoreDiscretamente intenso, molto agliaceo, ma anche sgradevole diacetilene.CommestibilitàCommestibile, preferibile consumarlo nei primi stadi dimaturazionesiacottochecrudo.PeriododimaturazioneDaiprimididicembreallafinediaprile.AmbientedicrescitaCresceancheapochicentimetridiprofonditàinambientidiversisu terreni molto vari, sia calcarei che poveri in carbonato dicalcio, preferendo esposizioni soleggiate; si sviluppa dal livello

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delmarefinobenoltrei1000m.PossibileritrovarloancheneglistessiluoghidovecresceT.magantum.E’ simbionte sia di conifere (pino domestico, pino nero, pinomarittimo…), che latifoglie (querce, faggi, pioppi.. ma anchearbusticomeilcisto).E’diffusointuttaEuropa,maancheinAsiae in nord Africa, ha esigenze pedo-climatiche nettamenteinferioriaquelledeltartufobiancopregiato.

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LevallidellaBormidaLaRegioneLiguriasicaratterizzaperunagrandemolteplicitàdiambienti,unasuperficierelativamentecontenutachesisviluppain lughezza affacciandosi sul mare. Un territorioprevalentemente montuoso, suddiviso in innumerevoli valli evallette perpendicolari, parallele e diagonali alla costa ognunaconcaratteristicheeaspettibenpeculiari.LaprovinciadiSavonainparticolarepresentacaratteristichedeltutto esclusive nel suo entroterra, dove le Valli della Bormida,che si distendono lungo il versante padano, per geologia,estensione e clima si differenziano notevolmente dal resto delterritorioregionale.Ilcorsod’acquaprincipaledellaprovinciaèappunto il fiume Bormida (tradizionalmente nominato dallepopolazioni locali al femminile “la Bormida”) che prima diacquisireun’identitàunivocasipresentainquattrotrattiacuisiaccompagnano paesaggi dagli scenari diversi. Quattro valliparalleleprendono,infatti,ilnomedallostessofiume:laBormidadiMillesimo-diPallare–diMallare–diSpigno;hannolastessadirettrice valliva (sud-nord), ma presentano ambienti emorfologiedifferenti,viaviachesenediscendeilcorso.Più a ovest si sviluppa il tratto denominato comunemente laBormida di Millesimo, che nasce dal colle Scravaion, scendeall’inizio tra prati e zone boscose per poi distendersi versoMillesimo fra terre coltivate, prima di entrare in Piemonte neipressidiCengio.I trattide laBormidadiPallareequelladiMallarenasconodaicrinali del monte Settepani, scorrono parallele per un lungotratto tra verdi e folti boschi, per poi sbucare nella piana fraCarcare e Cairo Montenotte in un paesaggio fortementeantropizzato; qui si uniscono a formare la Bormida di Spigno.Quest’ultima scorre fino al confine con la provincia di

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Alessandria, attraverso un susseguirsi di piane alluvionaliinteressatedaunaagricolturaintensiva.

MorfologiaA prima vista il territorio appare prevalentemente montuoso-collinare,conunandamentoaltimetricodecrescente,viaviacheci si allontana dalla dorsale alpino-appenninica, in direzionenordversoilPiemonte(Fig.10).

Figura10.PanoramainValBormida.FotodiMaurizioBazzano.

Alle cimemontuosepiùaltedelmassiccioCarmo–Settepani faseguitounsusseguirsiininterrottodicollinesemprepiùcoltivateal diminuire della quota, prime propaggini di quelle lunghelinguediterra,dairipidiversanticostellatidi“fasce”,conosciutecon il nome di Langhe. “Colline a perdita d’occhio... unmare dicolline... che alterna paesaggi aspri e selvaggi ad altri dolci eprofondamente antropizzati, immagini suggestive, caratterizzate

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daboschi,prati,fasce,rocche,campanili,castelliecascine”.QuestaseriedicollinehainAlbailnaturalepuntodiincontro,maparteda quella terra di confine fra mare, monti e pianura che èappunto la Val Bormida. Un territorio non molto vastocaratterizzato da differenze sia geologico-morfologiche, siaaltimetriche, sia microclimatiche. Per descrivere tali ambientipossiamo suddividere la Val Bormida in tre zone abbastanzaomogeneefraloro:labassa,lamediael’altavalle.

Labassavalle(dai300agli800ms.l.m.)Comprende i comuni di Piana Crixia, Dego, Cairo Montenotte,Cengio, Cosseria, Roccavignale, Millesimo, Plodio e Carcare conun'estensionedi281.28Km2.Si tratta, in assoluto, della zona che produce il maggiorquantitativo di tartufi, sia bianchi, sia neri, anche se la loropresenzaèlimitataaiterrenisituatiallasinistraorograficadellaBormidadiSpigno(leLangheLiguri).La caratteristica principale delle Langhe Liguri è rappresentatadalle“fasce”, ibennoticiglionamentichericopronoperlaquasitotalità delle pendici delle colline, soprattutto sui versanti piùespostialsole.Costruite molti anni addietro per rendere coltivabili i ripidiversanti, le “fasce” sono stateoggetto,daldopoguerra inpoi,diun abbandono lento,ma costante che solo in questi ultimi annihavistotentatividirecupero.Le“fasce”nonpiùcoltivatesonostatebenprestooccupatedalleessenze arboree naturali presenti nella zona, in primo luogoroverellaecarpinonero,entrambeessenzevegetalitartufigene.I terreni delle “fasce” sono moderatamente argillosi, sabbiosi,ricchidischeletroediconseguenzamoltopermeabili;poveridi

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humus e di sostanza organica, con pH subalcalino, areati esoleggiati, un insieme di caratteristiche ambientali ideali perdiversespecieditartufinericommercializzabili.Il tartufo bianco (Tuber magnatum) preferisce invece le zonefresche, i terreni situati lungo gli argini dei numerosi rii chescendonodall’AltaLanga(lefamose“riane”),popolatidasaliciepioppiselvatici,oppurelosipuòtrovareanchelungoifossichedelimitano i campi, nei boschi di roverella o al piede di querceisolate.Il terreno ideale è il suolo marnoso-calcareo oppure marnoso-argilloso.Il tartufo bianco è quindi ugualmente diffuso in tutti i comunidella zona collinare e, come detto, vive in simbiosi soprattuttocon pioppi (orbure), querce (ruvrot, zer, ru), salici (sorsgi, guramatta,guret)etigli(tiie).

Lamediavalle(dai400a1000mm.s.l.)ComprendeicomunidiAltare,MallareePallareesiestendeper65.63Km2.E’ un’area intermedia dove l’asprezza del territorio limitanotevolmente l’agricoltura, relegandola quasi esclusivamente aifondovalle, a vantaggio dei boschi, soprattutto di castagno, chericopronoperinterolependicimontuose.La presenza del tartufo bianco è limitata a ristrette zone deicomuni di Pallare e Altare, mentre nella zona di Mallare sonosegnalatisolosporadiciritrovamenti.SitrovanoapprezzabiliquantitàdiTubermagnatumneidintornidiBiestro(frazionediPallare)enellastessazonasonopresentialcunespecieditartufonero.

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L’altavalle(dai500ai1400ms.l.m.)ComprendeicomunidiMurialdo,Calizzano,Bardineto,Bormida,Osiglia e Massimino, per una superficie complessiva di 259,61Km2;ilprofiloaltimetricovariadai500mdiMassiminoai1389mdelmonteCarmo.Quilamontagnaèpadronaassolutadelterritorio,malatenaciadelle popolazioni locali riuscì, nel passato, a strappare alleforeste di faggi e ai boschi cedui preziose porzioni di terreno,adibiteattualmenteperlaquasitotalitàalpascolo.SonopresentidiscretequantitàditartufineridellaspecieTuberaestivum (scorzone) sullo spartiacque che divide i comuni diMurialdoeMassimino,Tubermelanosporum(neropregiati)sonosegnalatiaCalizzano,BardinetoeMassimino.

ClimaIl Clima dell’area Valbormidese è da considerarsi di tipo semi-continentale, con tutte le eccezioni che contraddistinguono ladorsale appenninica e più in generale l'intera regione, in cui lamorfologiamolto complessa rende le condizioni climatichenonuniformi.Purnonpresentandorilievimontuosiparticolarmenteelevati,ladirettricevalliva(sud-ovest/nord-est)permetteaifreddiventiditramontana,provenientidallapianurapiemontese,di risalire lavalle portando con se le umidenebbie padane; la vicinanza delmare crea un conflitto di correnti favorendo così abbondantiprecipitazioni.Accade talvolta che, durante l’inverno, le basse temperature,soventeparecchi gradi sotto zero, favoriscanocopiosenevicate,

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mentre al contrario in estate i frequenti piovaschi tendono asmorzareilcaldoafoso.

GeologiaRiscontriamounagrandevarietàdisubstratirocciosi,diversisiaperoriginecheperetàdiformazione.Leroccepiùantichesonodi tipo metamorfico e risalgono all’era Paleozoica (circa 330milioni di anni fa) e caratterizzano buona parte del corso delleBormida di Pallare e Mallare fino alla loro congiunzione pocodopol’abitatodiCarcare.DiquiinpoilavalleoradenominataBormidadiSpigno,presentarocce notevolmente diverse dalle precedenti: sul lato destroorografico (esclusealcune limitatezone)domina laFormazionediMolarecompostadaunconglomeratodiciottoliarrotondatidivaria natura e dimensioni, immersi in unamatrice calcarea piùfine.Sul latosinistroorografico,estesa finoallacontiguaBormidadiMillesimo, troviamo la Formazione di Rocchetta, composta damarnericchedicalcaremistoadargilla;sonoroccefriabilisullequaligliagentiatmosferici(pioggia,vento,gelo)hannooriginatoimponenti ed estesi fenomeni erosivi noti con il nome diCalanchi.LungolavalledellaBormidadiMillesimositrovanoinveceroccedell’Era Mesozoica, in particolare del periodo triassico (200milioni di anni fa) con prevalenza di calcari dolomitici; roccesedimentariedioriginechimicaebiochimicachesisonoformateinunambientemarinoriccodimagnesio.

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Dovecresconoitartufi:ilsuoloLa vocazione di un sito allo sviluppo e/o alla coltivazione deitartufidipendedamolteplicifattori,comel'altitudine,ilclima,lavegetazionee,soprattutto,iltipodisuolo.Quindi la conoscenza delle caratteristiche chimico-fisiche delsuolo è una tappa fondamentale per stabilire e differenziare leareeamaggiorvocazionetartufigena.In generale il suolo ideale per lo sviluppo dei tartufi è subalcalino (7,3<pH<8.1) con presenza di carbonati e di calcareattivo, soffice, con una buona areazione e drenaggio. Taliesigenzepossonovariare anche sensibilmente in funzionedellaspecie.

Dovecresconoitartufi:lavegetazioneTutti i boschi possono produrre funghi ipogei, ma non tutti iboschi possono produrre tartufi, soprattutto le specie eduli ecommerciabili.Iltartufaioespertohaimparatoavalutarequaliambientisianoimigliori per andare a cercare le diverse specie di tartuficommerciabili.Comedetto, ilprimoaspettodaprendereinconsiderazioneè latipologiadelsuolo,acuisubitosegueiltipodiboscoedipiantearboreeoarbustivepresenti.Nonostante, a tutt'oggi, per alcune specie di tartufi non sianocompletamente note le condizioni ecologiche che permettonol'instaurarsidellasimbiosiequindilaproduzionedell'ascoma,ètuttavia possibile indicare le formazioni e le specie vegetalimaggiormenteidonee.Tale aspetto verrà approfondito nel capitolo dedicato alleconsiderazioniagronomico-forestali.

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Un altro importante aspetto che deve essere consideratodall'attento tartufaio è l'eventuale presenza di quello che vienedettopianelloocavabruciata.Si trattadiun'areadidimensionivariabili e di forma più o meno circolare, in prossimità dellapianta che produce tartufi, in cui la crescita dell'erba èparzialmente inibitadallapresenzadelmicelio tartufigeno.Nontutte le specie inducono alla formazione del pianello, tra le piùnote possiamo ricordare ilTubermelanosporum,T. aestivum,T.mesentericum.Inoltre,occorresottolinearecheilpianelloèsiunsegno della presenza di micelio di tartufo, ma non assicura losviluppodegliascomi, cioèdei corpi fruttiferi. Inaltri termini ilpianellopuòessereconsideratocomeunsegnocheciindicachela pianta è tartufigena senza assicurarci però della presenza diuntartufo.

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Considerazioniagronomiche–forestaliDal punto di vista agro-forestale, gli ecosistemi incontratidurante le attività di progetto sono tutti riconducibili allapresenza, temporanea o permanente, di acque superficiali, incontesti ecologici di tipo ripariale (rii secondari del tessutoidrografico), di impluvio o per la semplice presenza di fossi discolo.L'ambiente generale di riferimento, infatti, è di tipo agro-forestale collinare, caratterizzatodaunmosaicodi situazioni incui si alternano prati sfalciati, seminativi e boschi residuali,relegatiallezoneapicaliepiùscoscesedeicollio,appunto,lungole forre e i valloncelli scavati dai rii naturali, dove però sonopresentiediffuseanchesiepiefilariarborei-arbustividiorigineseminaturale.Ne consegue che le principali specie arboree naturalmentecaratterizzantitaliambientisono: ipioppi(zonediesondazionee deposito con presenza di materiale “terroso”) e gli arbusti aloro associati (ad esempio viburno e corniello);. i salici (alveoghiaioso e maggiormente disturbato dalla presenza di acquacorrente) ed in alcuni casi anche vegetazione riconducibile asuccessioni secondarie, quali nocciolo e rovo, dovuteall’abbandonooallariduzionedellepraticheagricole.Di seguito una sintetica descrizione dei principali suddettiambienti favorevoli alla crescita dei tartufi di interessecommerciale.

FormazioniriparialiconpioppiesaliciLapresenza dei pioppi (pioppobianco –Populusalba e piopponero – Populus nigra) è sicuramente riconducibile ad anticheforme di “pioppicoltura di ripa” che si svolgeva a filari lungo icanalisfruttandoimarginideicampiconfunzioneproduttivaper

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produrre legno, frascaeconfunzioneecologicadi frangiventoeombra.Da queste considerazioni emerge come l'ambiente ideale ditartufaiadiT.magnatum sia associatoadun contestoecologicoseminaturale, dove le attività antropiche, seppur ridotte estemperate nel tempo, sono necessarie al mantenimento di unecosistema(pioppetodi ripa)percaratteristiche intermedio tralarealtàforestaleequellaagricola.Sipuò,infatti,parlarediun’utilizzazioneperiodicadiceduazionesenzarilasciodimatricine,conturniordinariperl'areadistudiointorno ai 30-50 anni, durante i quali, però, l'uomo intervieneannualmente con sfalci delle aree limitrofe al filare (pascoli eseminativi),periodicamenteconpiccoliinterventidiregimazionedelle acque (per favorire uno scorrimento lento ma continuodelle acque) e ripuliture per asportare parte della necromassa(schiantidiramiointerepiante).Vi è quindi sostanzialmente una rinnovazione per polloni daceppaia (agamica), eventualmente sostenuti, al momento dellautilizzazione, da semenzali che si possono sviluppareesclusivamente lungo il filare stesso e non nelle aree limitrofesfalciate. Come detto precedentemente, il rilascio di matricinenonèprevistonell'ordinarietàstorica,mapotrebbeoggiessereprevisto,inmisuraridotta,ascopopaesaggistico(minorimpattodell'utilizzazione). Non sono previste cure colturali alpopolamento arboreo (condizione opposta rispetto allapioppicolturaspecializzata)poichél'unicoassortimentoprevistoèlalegnadaardereelepraticheagricolecheintervengononellagestioneditaliareesonotuttefunzionalialmantenimentodellecoltivazioni agricole limitrofe (seminativi, prato-pascoli) e nondelfilaredipioppoinsé.

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I salici (Salix spp.) che interessano la tartufaie diT.magnatumsono quelli con ecologia ripariale, colonizzanti i depositi piùrecenti dei corsi d'acqua e si accompagnano alle formazioni dipioppo sopra descritte. In particolare si tratta diS.alba e dellavarietà S. alba vitellina, tradizionalmente utilizzati per ottenerevimini da legature e intreccio. Si può trovare anche il salicone,Salixcaprea,chepuòvegetareecolonizzareanchefasceripariali,maiperòincondizionidiristagnoidricoprolungato.Lagestionedeisaliciseguequantodescrittoperipioppi.

NoccioletiQuesta specie (Corylusavellana) è frequente nell'area di studiopoiché tipica della fascia alto collinare –montana, resistente alfreddo e piuttosto esigente in umidità (vallecole e impluvi conpossibileinversionetermicainvernale).Inoltre, pur non risultando pioniera di prima colonizzazione,caratterizza le successioni secondarie in contesti agro-forestalidove l'intervento antropico è cessato o in forte riduzione(abbandonodiseminativiecampi,riduzionedelpascolamentoedeglisfalci,abbandonodicastagnetidafrutto).In ambito forestale, essendo specie semisciafila, puòcaratterizzare fasce ecotonali (margini di boschi e radure) oceduilacunosidifaggi,querce,castagno.In questi contesti naturali e seminaturali, come specie“compagna” ilnocciolopuòmarginalmenteessereassociatoallaproduzione di tartufo bianco, come specie tartufigena è peròlegatosoprattuttoai tartufineri(T.brumale,T.aestivum),maincontestistrettamenteagricoli(noccioletodafrutto).

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QuercetiNelcontestoclimatico–ambientaledellaValBormida, lespeciequercine interessanti per la produzione di tartufo biancopregiato sono la roverella (Quercus pubescens) e la rovere (Q.petraea).Va specificato, però, che l'ambiente tartufigeno non è quello ditipo strettamente forestale, ma i pedoecosistemi che sisviluppano intorno alle piante isolate e/o in gruppi e filari, chevegetanoincondizionidimaggioreumidità,lungoforre,impluvi,canalidiscolo.Anche in questo caso di si tratta di contesti agro-forestali dovequestialberivenivanomantenutiaimarginideiseminativiedeiprati (singoli o in gruppi/filari) con funzione economica per laproduzionedi legna, frasca,ghiandaecon funzioneecologicadifrangivento,ombreggiamento.Nonèquindipossibileparlaredigestione forestale inquanto ilmantenimento e la rinnovazione di questi habitat dipendeprevalentemente da fattori aleatori (morte delle singole piantepermalattiaofulmine)odasceltespecifichedelproprietariochedecide per il taglio (necessità di legna o ingombro della piantarispetto alla colture limitrofe), ma sempre in un contesto diconduzioneagricola.Postochequestiambientiabbianounaelevatavalenzaecologico-paesaggistica,occorrechel'utilizzazionegarantiscalapossibilitàdirinnovazione,verificandoalmomentodeltagliolapresenzadisemenzaliodigiovanipiantegiàaffermate.

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TigliUn ulteriore genere arboreo con cui il tartufo bianco puòeffettuaresimbiosièiltiglio,sianostrano(Tiliaplatyphyllos),cheselvatico (T.cordata), sia eventuali ibridi tra ledue specie (T.xvulgaris).Questialberisonoconsideratispeciemesofile,tipichediimpluvie bassi versanti (umidità, discreto calore e abbondanza dinutrienti) dove formano boschi misti con aceri, frassinomaggiore, carpino bianco oppure si trovano sporadici inpopolamentidifaggioodiquerce;iltiglioibridoinveceèpiantaornamentalechecaratterizzalealberaturestradali,mantenendolestessecaratteristicheecologichedeigenitori.Anche in questo caso, considerando le caratteristiche della ValBormida,gliecosistemiidoneiallasimbiositragen.TiliaeTubermagnatum sono prevalentemente di tipo agro-forestale, se nonprettamentediinterfacciaconleareeantropizzate.Nei contesti prevalentemente agricoli si tratta di formazioniforestaliresiduesviluppantesilungolareteidrograficadoveunaridotta pressione antropica ha permesso il mantenimento difasceboscatepiù strutturatee larghe in cui i tigli si sviluppanoesternamenteallafasciastrettamenteriparialecaratterizzatadapioppi e salici, si tratta di impluvi umidi senza un realescorrimento superficiale di acqua, con bassi versanti inprossimitàdelleastefluviali.In altri casi, invece, si tratta di filari artificiali ai bordi deiseminativi (frasca da foraggio) o di vere e proprie alberaturestradali,dovespessolagestionemedianteripetutecapitozzaturecrea con l'avanzare dell'età numerosi problemi fitosanitari (adesempiocariedellegno)econseguentementedisicurezza.Intalisituazioni ilmantenimentodi eventuali piante ectomicorrizzatepuòconsentirediutilizzareipollonichetuttiitiglisviluppano.

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SpeciesimbiontiSeguonoalcunebrevischedemonograficheinerentileprincipalispeciearboresimbionticoniltartufobianco.

Pioppobianco(Gattice)PopulusalbaL.(Fam.Salicaceae)Descrizione: speciedioica, anche longeva (fino a300anni), chepuò raggiungere i 25-30metridi altezza e superare ilmetrodidiametro,sviluppanteunachiomaampiaearrotondata(Fig.11).

Figura11.Portamentotipicodelpioppobianco.FotodiMatteoZerbini.

La corteccia (Fig 12) è bianco-verdastra, liscia e lucente conampielenticelleromboidaliesimantienetaleancheconl'etàsu

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buonapartedelfustoesuirami,mentreannerisceesifessuraalcollettoenellaporzionebasaledeltronco.

Figura12.Cortecciadiunesemplaredipioppobianco.FotodiMatteoZerbini.

Ilpioppobiancopresentaspiccataeterofillia:lefogliedeiramidiallungamento (bianchi e tomentosi) hanno picciolo lungo ecilindrico, lamina palmato-lobata (3-5 lobi), dentata, verdeintenso di sopra, bianco tomentosa nella pagina inferiore (Fig.13); le foglie dei brachiblasti fioriferi hanno invece un picciolobrevee compressoconduepiccoleghiandoleall'inserzioneconla lamina che è ovale, sinuata e conpagina inferiore solamentegrigiastra.

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Figura13.Particolaredellefogliedipioppobianco.FotodiMatteoZerbini.

I fiori sono riuniti in amenti e si sviluppano prima delle foglie(febbraio-marzo), quelli maschili sono lunghi (6-8 cm) ecilindriciconantereporporine,quelli femminilisonopiùcortiegraciliconcolorazionegiallo-verdastra.Producono una capsula glabra portante semi piccoli e cotonosidallaforte,mabreve,capacitàgerminativa.L'apparato radicale è fin da giovane fascicolato, ma connumerose radici verticali verso il basso e conserva una fortecapacitàpollonifera.Ecologia:ilpioppobiancoècomuneintuttalapenisola,dalpianobasale fino a circa 1000 m s.l.m. in stazioni umide otemporaneamente e periodicamente inondate lungo i fiumi e lerivedei laghi, consuoli fertilie freschi, sciolti, siliceo-argillosiesiliceo-marnosi, neutri o subalcalini; è eliofilo e termofilo,esigenteincaloreestivo.

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PiopponeroPopulusnigraL.(Fam.Salicaceae)Descrizione: specie dioica che può raggiungere i 30 metri dialtezzaesuperareilmetrodidiametro,sviluppanteunachiomaampia,ovaleggianteerada(Fig.14).

Figura14.Portamentotipicodelpiopponero.FotodiMatteoZerbini.

La corteccia (Fig. 15) è inizialmente grigiastra,ma iniziamoltopresto a fessurarsi longitudinalmente e ad annerirsi (da cui ilnome).

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Figura15.Particolaridicortecciaefogliedelpiopponero.FotodiMatteoZerbini.

Ancheilpiopponeropresentaunacertaeterofillia,con le fogliedeiramidiallungamento(giallo-verdastrielisci)hannopicciolostipolato e compresso, lamina romboidale acuminata all'apice,verde, lucente e liscia, dentelleta; le fogliedeibrachiblasti sonoinvecepiùpiccoleemoltopiùtriangolari.I fiori sono riuniti in amenti e si sviluppano prima delle foglie(marzo-aprile), quellimaschili sonomolto lunghi (10-15 cm) ecilindrici con antere rosso-violacee; quelli femminili hannodimensionisimilimacolorazionegiallo-verdastra.Producono una capsula glabra portante semi piccoli e cotonosidallaforte,mabreve,capacitàgerminativa.L'apparatoradicaleèespansoe fascicolatoconnumeroseradiciverticaliversoilbassoeconservaunafortecapacitàpollonifera.Ecologia: ilpiopponeroècomune in tutta lapenisola(coltivatoper ornamento nella sua cv italica con portamento fastigiato –pioppocipressino),dalpianobasalefinoacirca1200ms.l.m.in

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stazioni umide o temporaneamente e periodicamente inondatelungoifiumielerivedeilaghi;piùrusticodelpioppobianco,puòcolonizzare anche terreni alluvionali ghiaiosi e ciottolosi; èeliofiloemediamentetermofilo,esigenteincaloreestivo.

Salicebianco–SalicecomuneSalixalbaL.(Fam.Salicaceae)Descrizione: specie dioica, che può raggiungere i 25 metri dialtezzaesuperareilmetrodidiametro,mamantenereancheunportamento arbustivo, sviluppante una chioma ampia poiché ilfustotendearamificarepresto(Fig.16).

Figura16.EsemplarediSalixalba.FotodiMatteoZerbini.

La corteccia adulta è grigio-olivastra, profondamente fessuratalongitudinalmente.

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I ramidell'anno sono lunghi, sottili, flessibili, vellutati e sericei,normalmentedicolorebiancoargenteo,manellavarietàvitellina(L.)Arcang.presentanounacolorazionegiallouovo.Le foglie (Fig. 17) sono lanceolato-lineari (2,5 x 15 cm) conmarginedenticolato,verdi-grigiedisopra,bianche,pubescentiesericeedisotto.

Figura17.FogliediSalixalba.FotodiMatteoZerbini.

I fiori si sviluppano contemporaneamente alle foglie (febbraio-aprile), e sono portati in amenti cilindrici ed esili, scarsamentedifferenziatitramaschiliefemminili.Producono una capsula glabra portante semi piccoli e cotonosi(altamente allergenici) dalla forte, ma breve, capacitàgerminativa.L'apparatoradicaleèsempreampiomasuperficiale.

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Ecologia: il salice bianco è specie eliofila, diffusa in tutta lapenisola, dal piano basale fino a circa 1200m s.l.m. in stazioniumidelungolerivedi fiumietorrenti,anchetemporaneamentesommerse, con suoli fertili e sciolti, limoso-sabbiosi e limoso-argillosi.

Nocciolo(Avellana)CorylusavellanaL.(Fam.Corylaceae)Descrizione: arbusto chepuò raggiungere i 4-7metri di altezzapoco longevo con rapida crescita giovanile e spiccata capacitàpollonifera,chiomafittaedensa.Lacortecciaèmarrone-grigiaconlenticellechiare.Iramigiovanisono rossastri con una rada pubescenza e al secondo anno sisfoglianoinunafinepellicola.Lefoglie(Fig.18),caduche,sonosempliciepicciolate,obovateecordate alla base, acuminate all'apice e doppiamente dentate;vellutatedagiovani,sparsamentepeloseamaturità,verdescurosopra,piùchiareinferiormente.

Figura18.FigliediCorylusavellana.FotodiMatteoZerbini.

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Specie monoica con fioritura anche molto precoce (febbraio-marzo),produceamentimaschilicilindrici,penduli,lunghifinoa10cm,giallooroe ibernanti, fiori femminilisimiliagemmeconciuffodistimmipurpurei.Ilfrutto(nocciola)èunachenioglobosodi1,5-2cmdidiametro,protetto non completamente da un involucro fogliaceocampanuliformedentato-lobato.L'apparato radicale è dapprima fittonante, ma ben presto siespandeerimanesuperficiale.Ecologia: specie ombrivaga e frugale, resiste alle bassetemperature; è abbastanza indifferente alla reazione del suolo,ma vuole substrati che mantengono una certa umidità ancheestiva. Il nocciolo caratterizza il sottobosco e i margini deipopolamenti di conifere e latifoglie in tutta Italia, da 0 a 1700metri ed è specie miglioratrice per la sua lettiera facilmentedegradabile.Vieneanchediffusamentecoltivataperilfrutto.

Roverella(querciapubescente)QuercuspubescensWilld.(Fam.Fagaceae)Descrizione:può raggiungere i25metridi altezzae superare ilmetro di diametro, ha una longevità elevata e sviluppa unachiomaampiaeirregolarenonmoltodensa(Fig.19).Ilfustoègeneralmentebreveetortuoso,conramidivergenti;lacorteccia è grigia e si fessura in scaglie trapezoidali già in etàgiovanile. I ramigiovani sonocopertidaundenso feltrodipelibiancastri.

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Figura19.EsemplarediroverellainValBormida.FotodiMatteoZerbini

Le foglie (Fig. 20) hanno lamina ovato-allungata con margineirregolarmentelobato,verdieglabredisopra,grigiopubescentinella pagina inferiore; in inverno disseccano e rimangonosull'alberopercaderesoltantoaprimavera.

Figura20.Nuovigettidiunesemplarediroverella.FotodiMatteoZerbini

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Speciemonoicachefiorisceinaprile-maggio,producendoamentimaschili cilindrici e pubescenti e spighe femminili all'ascelladellefogliedistali.Il fruttoèunaghiandaovoidedi2,5-3cmdidiametro,protettaper metà da una cupola emisferica di squame grigiastre epubescenticonmaturazioneannuale(ottobre).L'apparato radicale mantiene un fittone profondo con robusteradicilaterali.Ecologia:specieeliofila,termofilaexerofila;diffusaecomuneintuttalapenisolada0a1200metrisupendiicaldi,anchearidiecalcarei;haunadormienzalungachelepermettediresistereallegelate precoci e tardive; ha crescita lenta e una buona capacitàpollonifera.

RovereQuercuspetraea(Mattuschka)Lieblein(Fam.Fagaceae)Descrizione: può raggiungere i 40metri di altezza e superare iduemetri di diametro, ha una longevità elevata e sviluppa unachiomaampiadensaeabbastanzaregolare.Il fustoègeneralmentediritto,cilindricoe lungamente indiviso,con rami principali nodosi e ascendenti; la corteccia è grigia elisciadagiovane,poisifessurainsolchilongitudinali.Le foglie caduche hanno un lungo picciolo e lamina oblunga-obovata con larghezza massima verso la metà, margine lobatocon lobi rotondi e poco profondi, verde e glabra di sopra, piùglaucaeleggermentepelosanellapaginainferiore.Speciemonoicachefiorisceinaprile-maggio,producendoamentimaschilipauciflori ependuli e corte spighe femminili all'ascelladellefogliesuperiori.Il frutto è una ghianda ovato-oblunga di 2-3 cm di diametro,protetta per 1/4 – 1/3 da una cupola emisferica di squame

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grigiastre e pubescenti molto appressate, con maturazioneannuale.L'apparato radicale mantiene un fittone profondo con robusteradicilaterali.Ecologia:specieabbastanzararainItalia,sisviluppada0a1000metri in climi tendenzialmente oceanici, quindi nonparticolarmentefreddiininvernoenonparticolarmentecaldiinestate; è una specie non particolarmente eliofila e piuttostofrugalechesopportasiasuolicalcareicheacidibendrenati.

Tiglionostrano TiliaplatyphyllosScop.(Fam.Tiliaceae)Descrizione:puòraggiungerei40metridialtezzaeiduemetrididiametro,haunalongevitàelevataesviluppaunachiomaampiadensaeovale.Il fusto è slanciato e diritto; la corteccia è grigia e liscia dagiovane, poi si fessura longitudinalmente senza screpolare einscurisce.Lefogliecaduchesonograndi(dacui ilnome)specialmenteneipolloni basali, hanno un picciolo pubescente e lamina ovata,cordato-asimmetrica alla base e appuntita all'apice, verdebrillante di sopra, vellutata nella pagina inferiore con ciuffi dipelibianchiall'ascelladellenervature.Lafiorituraèabbastanzatardiva(maggio-giugno)eavvieneconinfiorescenze tipicamente caratterizzate dalla presenza di unabratteamembranacea utile per la disseminazione, pendule, con2-5fiorimoltoodorosi.Ilfruttoèunachenio(carcerulo)subgloboso,piccolo,pubescenteelegnosochematurainottobre.

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L'apparato radicale è inizialmente fittonante, ma mantiene unbuonancoraggioanchedaadulto,sviluppandosiaradiciverticalichesuperficiali.Ecologia: specie abbastanza diffusa in Italia, si sviluppa da 0 a1200metri in boschimontanimesofili o umidi in associazionecon frassino, aceri, ontano, faggio, su suoli freschi, profondi,ricchi di nutrienti, drenati, neutri ma anche calcarei; cresceisolato o in piccoli gruppi, con fototemperamento intermedio erifuggendosiaifreddiintensichelasiccità.

TiglioselvaticoTiliacordataMiller(Fam.Tiliaceae)Descrizione: può raggiungere i 30 metri di altezza, il metro didiametro,haunalongevitàelevataesviluppaunachiomaampiadensaepiuttostoirregolare(Fig.21).

Figura21.Esemplareditiglioselvatico.FotodiMatteoZerbini

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Il fusto è slanciato e diritto; la corteccia è grigia e liscia dagiovane,poisiinscurisceesifessurainsottilisolchilongitudinalimoltoseparatitralorosenzascrepolare.Le foglie caduche hanno lamina ovata (più piccole che in T.nostrano), decisamente cordata alla base e brevementeappuntita all'apice, verde brillante di sopra, glabra con ciuffi dipelirugginosiall'ascelladellenervaturenellapaginainferiore.Lafiorituraèabbastanzatardiva(maggio-giugno)eavvieneconinfiorescenze tipicamente caratterizzate dalla presenza di unabratteamembranacea utile per la disseminazione, pendule, con5-10fioripocoodorosi.Ilfruttoèunachenio(carcerulo)subgloboso,piccolo,pubescenteelegnosochematurainottobre.L'apparato radicale è inizialmente fittonante, ma mantiene unbuonancoraggioanchedaadulto,sviluppandosiaradiciverticalichesuperficiali.Ecologia:specieabbastanzadiffusanellapenisola,sisviluppada0 a 1400 metri in boschi montani mesofili, ma tollerandocondizionidimaggiorecontinentalità,inassociazionequindiconrovere e carpino, su suoli freschi, profondi, ricchi di nutrienti,drenati, ma anche subacidi e parzialmente siccitosi; cresceisolato o in piccoli gruppi, con fototemperamento intermedio erifuggendosiaifreddiintensichelasiccità.

TiglioibridoTiliaxvulgarisHayne(Fam.Tiliaceae)Descrizione:hacaratteriintermedirispettoallespecieparentali.Ecologia: si trova come ibrido naturale in tutta la penisola e sisviluppa da 0 a 1200 metri in boschi montani mesofili. Èampiamente utilizzato come albero ornamentale in filari ealberatureurbaneeperiurbane.

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SpeciecompagneEsisteungruppodipiantechesolitamentevivonoinprossimitàdeisimbionti tipicisopradescritti,manonsembranoesseredeisimbionti ectomicorrizici, vengonoperciò definite come “piantecomari”.Tra queste troviamo piante erbacee o legnose (ad esempiol'olivo,ilsorbo,ilgineprorosso,ilnoce,ilviburno,lasanguinella,larosacanina,ilbosso,illilla,ipruniorovi,laviteeiltimo)chenon contraggono direttamente la simbiosi, ma che si supponesvolgano in qualchemodouna funzione catalizzante, favorendocioè lo scambio di sostanze minerali fra le radici delle piantesimbiontieilmicelio.

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LagestionedelletartufaiedibiancoCome accennato in precedenza, nonostante l’elevato interessesuscitato dal prodotto tartufo bianco (Tuber magnatum) e lenumerose sperimentazioni effettuate per poterlo“addomesticare”, la sua coltivazione in senso stretto risulta atutt’oggiimpossibile.Alcontrariodellealtrespecieditartufi,chesipossonocoltivarecon successo, attualmente per il tartufo bianco si può soloricorrere ad una gestione e miglioramento delle condizionistazionalinegliambientiincuicrescespontaneamente,alfinedifavorirnelacrescita.Atalpropositorisultafondamentalechiarireilconcettorelativoad un particolare tipo di conduzione delle tartufaie naturaliregolamentato dalla “Legge 16 dicembre 1985 n. 752” esuccessive modifiche, ovvero la “tartufaia controllata” (per unapprofondimento vedi appendice pag. 53). Tale tipologia digestione, normata dalla legge nazionale e regionale, definiscecometartufaiecontrollatequei“siti,naturalmenteproduttivi,periqualidietroregolarerichiestaagliorganipreposti, ilgestoresiriservalaraccoltaimpegnandosiaeffettuaretuttelelavorazioninecessarie per mantenerne le condizioni ecologiche tali dagarantirnelaproduttività”.Il tartufo bianco ha strette esigenze ecologiche, quindi unagestione mirata ad un mantenimento delle condizioni ottimaliper il suo sviluppo risulta fondamentale per garantirne laproduzione.L’esperienza ci dice che, talvolta, piccole variazioni nellecondizioni stazionali possono influenzare fortemente e spessonegativamente,laproduttivitàdelsitoinquestione.Normalmente Tuber magnatum si sviluppa su suoli di originecolluviale o alluvionale, profondi e poco evoluti, ricchi di

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carbonati, con valori di pH prossimi a 8. Dal punto di vistavegetazionale, essendo un simbionte obbligato, non puòprescinderedallepianteospitichesononellamaggiorpartedeicasipioppo(neroebianco),tiglio,saliceemenofrequentementequerce e noccioli. Dal punto di vistamorfologico sono quindi ipiccoli impluvi e imargini di fossi e canali in aree collinari o ifondovalleacostituirelemaggioriareediraccolta.La Val Bormida, grazie alle sue caratteristiche geologiche,climatiche e vegetazionali è sicuramente l’area ligurecaratterizzatadalmaggiornumerodi siti fortementevocati allaproduzionedeltartufobianco.Come già detto, essendo così ristrette le esigenze ecologiche,sono molteplici i fattori che possono causare la riduzione oaddiritturalascomparsadelletartufaiedibianco.DiseguitovengonosinteticamenteelencatiiprincipalifattoridacuidipendonolecriticitàdelletartufaieaTubermagnatum:

• alterazionedellecaratteristichefisico-chimichedelsuolo(dovute ad es da frane, sversamenti di materiali,concimazioninonidonee,ecc);

• danneggiamentoparzialeototaledellepianteospite;• senescenzadellepianteospite;• eccessiva copertura del suolo dovuta alla densità dello

stratoarboreoearbustivo;• eccessiva pressione antropica dovuta soprattutto sia ai

raccoglitori che non si attengono al calendario e allecorrette modalità di raccolta, sia più in generale alnumerosemprepiùinaumentodiraccoglitori,siaadunosfruttamentoimpropriodiareevocateoproduttive.

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TartufaiecontrollateeattivitàdelprogettoT.tub&r

DuranteilprogettodimostrativoT.tub&r,finanziatosullamisuraM01.02–Tipologiadiintervento1.2.1"Attivitàdimostrative"delPianodiSviluppoRurale2014-2020,sonostati realizzatialcuniinterventi finalizzati alla salvaguardia e al recupero di alcuniimportanti siti tartufigeni presenti sul territorio della ValBormida.Le tartufaie oggetto degli interventi sono tutti siti che sipotrebberodefinire “storicamenteconosciuti”,notidalpuntodivistaproduttivolacuiconoscenzasiètramandataditartufaiointartufaiofinoaigiorninostri.Molteinfattisonoletestimonianzedisponibilicircaleraccoltefatteinpassato,iquantitativiraccolti,lostatoeledimensionidiquelletartufaie.

Località:Marghero(Cosseria)Descrizione: piccolo fondovalle pianeggiante creato dal rioPratio,chenasceallependicidelcentroabitatodiCosseria(circa450m.s.l.m.)scorrendoindirezionenord/sud.Vegetazione: ripariale, caratterizzata da strato arboreo colmocostituito in netta prevalenza da pioppi, strato arbustivo, ovepresente,caratterizzatodarovi.Interventi effettuati: decespugliamento manuale (Fig. 22) emeccanicomirato alla eliminazionedei rovi e delle altre specieinfestantierbaceo–arbustive; individuazioneemantenimentodieventuali specie compagne; accatastamento/allontanamento diunapartedellanecromassapresenteaterra(Fig.23)emessainsicurezzadegliindividuiarboreipericolanti.Tali operazioni oltre ad essere in primo luogo funzionali allamessa in sicurezza del sito, migliorano le condizioniidrogeologiche stazionali riducendo l'eccesso di ristagno, il

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caricodinecromassa,quest’ultimapuò favorireeccessivamentelamicoflorasaprotrofica.

Figura22.Decespugliamentomanuale.LocMarghero(Cosseria)

Figura23.Allontanamentodellanecromassa.LocMarghero(Cosseria)

Possibili ulteriori interventi da effettuare, compatibilmente conle norme ambientali vigenti e gli eventuali vincoli stazionali,potrebbero essere: il taglio della componente arboreadominante, al fine di avviare la rinnovazione (per polloni oeventualmenteperseme)dellespeciesimbionti;laregimazionedelleacquemedianteminimiinterventi(solchi,fossatelli,ecc)al

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finediottimizzareladistribuzionedellerisorseidrichepresentinell’area; l’impianto di nuovi esemplari arborei autoctoni;l’effettuazionediinoculisporali.

Località:Rossi(Cosseria)Descrizione:piccolofondovallepianeggiantecreatodalrioRossichescorreindirezionenordovest-sudestallependicidelcentroabitatodiCosseria(circa450m.s.l.m.)Vegetazione: ripariale caratterizzata da uno strato arboreocostituito prevalentemente da pioppo con la presenza di alcuniesemplari di salice, strato arbustivo composto da biancospino,ciliegio. Si segnala un’abbondante presenza di necromassa aterrae inpiedidovutaall’intesogelicidioavvenutonell’invernodel2017.

Interventi effettuati: decespugliamento della parte erbacea (Fig24); allontanamento della abbondante necromassa presente aterraemessainsicurezzadeinumerosiindividuimorti,manoncompletamenteabbattuti(Fig.25).

Figura24.Decespugliamentomanuale.LocRossi(Cosseria)

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Figura25.Allontanamentoeaccatastamentodellepiantepericolanti.LocRossi(Cosseria)

Possibili ulteriori interventi da effettuare, compatibilmente conle norme ambientali vigenti e gli eventuali vincoli stazionali,potrebbero essere: il taglio di utilizzazione della componentearboreadominante,alfinediavviarelarinnovazione(perpollonio eventualmente per seme) delle specie simbionti; laregimazione delle acque mediante minimi interventi (solchi,fossatelli,ecc)alfinediottimizzareladistribuzionedellerisorseidriche presenti nell’area; impiantare nuovi esemplari arboreiautoctoni;effettuareinoculisporali.

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Località:Colla(Millesimo)–stazione1CaseRocchiniDescrizione: impluvio/dolina situata a circa 550 m. s.l.m.all'internodelSICBricTana.Vegetazione: l’area circostante è caratterizzata da boschi dilatifoglie autoctone (roverelle, carpino, ecc) e da cedui dicastagno. Nell’area di intervento in particolare era presente unceduo invecchiato di castagno di circa 30 anni con la presenzanellapartepiùbassadell’impluvio(dolina)dialcuniesemplaridipioppobianco.

Interventi effettuati: taglio di ceduazione del castagno su unasuperficie di circa 2 ha, ma con preservazione del nucleo dipioppo(Fig.26).

Figura26.InterventoeffettuatoinlocalitàColla(Millesimo).

Ilmantenimento del pioppo è una scelta corretta, oltre che dalpuntodivistadellabiodiversità forestale,ancheper ilpossibilesviluppodiattivitàtartufigena,dalmomentocheconservapiantepotenzialmentemicorrizzateconmiceliodiT.magnatum.

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Possibili ulteriori interventi da effettuare, compatibilmente conle norme ambientali vigenti e gli eventuali vincoli stazionali,potrebbero essere la preservazione della biodiversità a favoredellespecietartufigene(pioppo)el’inoculosporale.

Località:Colla(Millesimo)–stazione2MontecalaDescrizione: fosso/impluvio di scolo acque meteoriche in uncontesto agricolo marginale (bordo di prato/pascolo in semiabbandono), idrografiaafferentealrioSanSebastiano,situatoacirca500m.s.l.m.Vegetazione: filare di pioppo con esemplari di salice e carpinonero. Il primo in forte rinnovazione nell'area prativa (Fig. 27),nonlungoilfilare,cheinvecepresentaelevatilivellidicoperturadelsuoloeabbanondantenecromassaaterraeinpiedi.

Figura27.Esempiodellostatodellarinnovazionedelpiopponellastazioneinoggetto.

Interventi effettuati: in questo caso è stata effettuataun'osservazione della stazione con considerazioni biologiche,ecologicheeselvicolturali.

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Possibili interventidaeffettuare:compatibilmenteconlenormeambientali vigenti e gli eventuali vincoli stazionali, taglio diutilizzazionedell'intero filareal finedimettere in rinnovazionelastazione.Eliminazionedella componente arbustiva e dellamaggior partedellanecromassa.

Località:SanBernardo/SanDamiano(Cosseria)Descrizione: piccolo fondovalle pianeggiante creato dal rioPatetta, che scorre in direzione sudovest/nordest in prossimitàdiCasePatetta,situatoacirca500ms.l.m.Vegetazione: ripariale,maper le caratteristichedi una stazioneabbastanza eterogenea, comunque caratterizzata da uno stratoarboreocostituitodapioppiesalici,conpresenzadiroverellaearbustidinoccioloeCornusspp.,nonchérovi.

Interventi effettuati: allontanamentodellanecromassapresentea terra e messa in sicurezza dei numerosi individui morti, manon completamente abbattuti (eventi alluvionali precedenti);decespugliamento della parte erbacea e rimozione di infestanti(es rovi e luppolo…), conmantenimentodelle specie compagne(cornioloesanguinella)(Fig28-29).Possibili ulteriori interventi da effettuare, compatibilmente conlenormevigenti,potrebberoessere:l’abbattimentoselettivoattoad avviare una rinnovazione della componente arboreasimbionte; l’impianto di nuovi esemplari arborei autoctoni;effettuareinoculisporali.

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Figura28.TartufaiainLocSanBernardoprimadell’intervento.

Figura28.TartufaiainLocSanBernardodopol’intervento.

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Appendice(legislazione)

• Legge16dicembre1985n.752• “Normativaquadro inmateriadi raccolta, coltivazionee

commercio dei tartufi freschi o conservati destinati alconsumo.

• Legge17maggio1991n.162• “Modifica alla legge 16 dicembre 1985 n. 752 recante

normativa quadro in materia di raccolta, coltivazione ecommercio dei tartufi freschi o conservati destinati alconsumo”.

• Decretolegislativo23gennaio1992n.31Art.3• “Rettifiche alla tariffa delle tasse sulle concessioni

regionali, approvata con decreto legislativo 22 giugno1991n.230.

• Legge30dicembre2004n.311• Comma109:Autofatturaperl’acquistoditartufi

• L.7luglio2016,n.122Art.29

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GlossarioAchenio: frutto secco contenente un solo seme con pareteaderenteadesso(escastagna).

Agamica (rinnovazione): processo di riproduzione asessuatachegeneranuoviorganismipartendodaunsingologenitore.

Amenti: infiorescenza unisessuale di forma allungata.Caratteristicadiquerce,noccioli,ecc.

Apiceradicale:porzioneterminaledellaradicediunapianta.Asco:partesacciformeall’internodellaqualesiformanolesporedeifunghiAscomycota.

Ascoma:vedisporoma.Brachiblasti:ramicaratterizzatidainternodimoltobrevi.Brattea: particolare tipo di foglia presente in alcuni fiori oinfiorescenze.

Carpoforo:vedisporoma.Corpofruttifero:vedisporoma.Ectomicorriza: tipo dimicorriza formato da un intreccio di ife(micoclena) che avvolge gli apici radicali penetrando neglispazi intercellularideiprimistratidicelluledellaradichetta,formandoilreticolodiHarting.

Eliofilo:organismovegetalecheprediligeun’esposizionedirettaallalucedelsole.

Endomicorriza:tipodimicorrizaincuileifefunginepenetranoall’interno delle cellule della radice, manca micoclena ereticolodiHarting.

Eterofillia: caratteristica per la quale su uno stesso individuosonopresentifogliediformedifferenti.

Fasce ecotonali: zonedipassaggio traecosistemidifferenti (eszonealmarginedeiboschi).

Fittone: apparato radicale con sviluppo della radice centralemoltopiùmarcatorispettoallecircostanti.

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Fototemperamento:comportamentodiunadeterminataspecieneiconfrontidellaluce.

Fungo epigeo: (corpo fruttifero o sporoma) che compie partedelsuociclovitalealdisopradelsuolo.

Fungo ipogeo:(corpofruttiferoosporoma)checompletailsuointerociclovitalenelsuolo.

Gleba:partefertileinternacarnosaecompattadeitartufi,dettaanchecarne.

Ifa:cellulafunginatipicamentefilamentosa.Lenticelle: particolari strutture di forma allungata presenti sufustieradicinecessarepergliscambigassosi.

Matricina:giovanepinataprovenientedasemeodapolloneconfinalitàdirinnovazionedelbosco.

Micelio: insiemedi ife che costituiscono lapartevegetativadelfungo.

Micoclena:mantellofunginocheavvolgegliapiciradicalinella.Micorriza:simbiosifradueorganismichesirealizzadall’unionedelleifefunginecongliapiciradicalidellapianta.

Ombrivaga (sciafila): specie vegetale che predilige le zoneombrose.

Ornamentazioni: strutture microscopiche di vario tipo che sitrovano sulla superficie esterna delle spore (aculei, reticoliecc.).

Pedoecosistemi: ecositemi caratteristici delle diverse tipologiedisuolo.

Peridio:parteesternadeglisporomi.Portamentofastigiato:aformadiconoallungato.Simbiosi:associazionetraindividuidispeciediversechevivonoinstrettarelazioneconscambioreciprocodisostanze.

Specie dioica: specie nella quale i fiori maschili e i fiorifemminilisitrovanosupiantedifferenti.

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Specie monoica: specie nella quale i fiori maschili e i fiorifemminilisitrovanosullastessapianta.

Spora:elementoriproduttivotipicodegliorganismifungini.Sporoma: parte dell’organismo fungino finalizzato a produrrespore,quellochenellinguaggiocomunesiintendepertartufo.

Stimma:partedel fiorechericeveilpollinedurante ilprocessoriproduttivo.

Termofilo: organismo vegetale adattato a vivere in ambientitemperatiocaldi.

Xerofilo:organismovegetale.

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Persapernedipiu’

AA.VV.,2009.RapportosullostatodelleforesteinLiguria2008–RegioneLiguria

BERNETTI G., 1995. Selvicoltura speciale – Collana ScienzeForestalieAmbientali,UTETIristampa

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MONDINO G.P.; 1997. Appunti di ecologia vegetale. Corso diLaureainScienzeForestalieAmbientali

MONTECCHI A., SARASINI M., 2000. Funghi Ipogei d’Europa.A.M.B.,Trento.

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PIUSSIP.,1997.Selvicolturagenerale–CollanaScienzeForestalieAmbientali,UTETIristampa

ZOTTIM., PAVARINOM., VIZZINIA., PERRANDOM.,MARIOTTIM.G.,2010.PrimacartografiadelladistribuzionepotenzialedimacrofunghinelParcodell’Aveto(Liguria).MicologiaItaliana,39:(1):19-26.

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Contatti

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AssociazioneTartufaieTartuficoltoriLiguri:[email protected]

LaboratoriodiMicologiaDiSTAVUniversitàdegliStudidiGenova

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