bruno canino antonio ballista

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MERCOLEDì 7 MARZO 2018, ore 20:45 Teatro Comunale di Vicenza Stagione Concertistica 2017/2018 anno sociale 108 ORCHESTRA DA CAMERA DI BRESCIA Filippo Lama violino concertatore BRUNO CANINO ANTONIO BALLISTA duo pianistico

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Page 1: BrUNo caNINo aNToNIo BallISTa

Mercoledì 7 Marzo 2018, ore 20:45

Teatro comunale di Vicenza

Stagione Concertistica 2017/2018

anno sociale 108

orcHeSTra da caMeradI BreScIa

Filippo lama violino concertatore

BrUNo caNINoaNToNIo BallISTa

duo pianistico

Page 2: BrUNo caNINo aNToNIo BallISTa

Programma

luigiBoccHerINI (1743-1805)Sinfonia n. 4 in Re minoRe op. 12 “La caSa deL diavoLo” Andante sostenuto. Allegro assai Andantino con moto Andante sostenuto. Allegro con moto

Wolfgang amadeusMozarT (1756-1791)conceRto in mi bemoLLe maggioRe peR due pianofoRti e oRcheStRa K 365 Allegro Andante Rondò. Allegro

***

FranzScHUBerT (1797-1828)Sinfonia n. 5 in Si bemoLLe maggioRe dw.485 Allegro Andante con moto Menuetto. Allegro molto. Trio Allegro vivace

I protagonisti

L’orchestra da camera di Brescia nasce nei primi anni novanta. dal 2007 affida la direzione artistica al maestro filippo Lama che riveste anche il ruolo di Konzertmeister. intento principale dell’ocb è quello di affrontare un importante repertorio per orchestra da camera proponendo esecuzioni frutto della partecipazione artistica, interpretativa ed umana di un gruppo di musicisti che da anni collabora, ispirato da una visione del fare musica comune e condivisa.gli anni più recenti d’attività hanno visto l’orchestra da camera di brescia spaziare dal classicismo al novecento, dal Romanticismo al contemporaneo con prime esecuzioni assolute di brani ad essa dedicati, raccogliendo unanimi consensi di pubblico e critica. protagonista di apprezzati concerti per prestigiose stagioni concertistiche, ha collaborato con affermati direttori e solisti tra i quali umberto benedetti michelangeli, wolfram christ, dora Schwartzberg, Riccardo frizza, il premio paganini giovanni angeleri, elisabeth fontan-binoche, domenico nordio, Yusuke hayashi, federico colli, fabien thouand, federico mondelci e la rockstar John cale. nella primavera del 2011 ha inciso in prima assoluta un album con musiche del compositore paolo ugoletti.

Violini Ifilippo Lama** Stefano biguzzielena telòdonatella colomboRenata SpottiLorenzo gugolegianadrea guerra

Violini IIcesare carrettaanese tassochiara Seratiaki takahashifrancesca piazzaLorenzo tranquillini

Violemonica vatriniJessica orlandinicola Sangalettidavide bravo

Violoncellipaolo prerucchettigregorio butiZoltan Szabomichele tagliaferri

contrabbassiStefano dall’orapaolo bogno

oboifrancesca Rodomontiandrea centamore Fagotticarmen maccarinifrancesco muratori cornimaurizio cavallini benedetto dallaglio

Flautomaurizio Saletti

orcHeSTra da caMera dI BreScIa

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diplomato con il massimo dei voti e la lode, Filippo lama ha perfezionato i suoi studi con rinomati maestri come corrado Romano, paolo borciani, franco Rossi, franco gulli ed enrica cavallo. vincitore di concorsi nazionali ed internazionali, ha suonato in varie formazioni da camera – dal duo al quintetto – con le quali ha realizzato anche numerose registrazioni discografiche e radiofoniche.da oltre 30 anni collabora con importanti orchestre italiane sia come violino di spalla che come solista: l’orchestra del festival pianistico internazionale di brescia e bergamo, l’orchestra da camera di mantova, la “toscanini” di parma, l’orchestra de “i pomeriggi musicali” di milano, l’orchestra Stabile “g. donizetti” di bergamo. dal 2007 è direttore artistico e konzertmeister dell’orchestra da camera di brescia. dal 1982 è titolare della cattedra di violino al conservatorio “marenzio” di brescia.

Bruno canino e antonio Ballista hanno da poco superato un traguardo che con tutta probabilità è anche un record da “guinness dei primati”: quello dei 60 anni di sodalizio artistico ininterrotto. i due si conobbero nella classe di musica da camera del maestro beltrami al conservatorio di milano e, spinti da voracità musicale pari solo alla loro curiosità, incominciarono a leggere insieme una grande quantità di musica debuttando di lì a poco in pubblico nel repertorio a quattro mani e per due pianoforti.proprio il loro spirito di ricerca li portò ad inserirsi in quel fermento di rinnovamento totale del linguaggio musicale che, a partire dagli anni ‘50, si espanse in tutte le direzioni da darmstadt. Le esecuzioni del duo nel campo della “neue musik” ebbero un valore storico e la loro presenza fu fondamentale per la diffusione delle nuove opere. il repertorio contemporaneo infatti si arricchì di molte composizioni loro dedicate: dal Concerto di berio eseguito in prima mondiale a new York con la new York philharmonic diretta da boulez, al Cloches di donatoni. dallapiccola, Ligeti, boulez, Kagel, castaldi, cage e Stockhausen sono solo alcuni dei compositori che hanno scritto espressamente per canino & ballista.L’indiscussa autorità del duo riuscì ad introdurre la “nuova musica” persino nella “tradizionale” Società del Quartetto di milano, per la quale furono eseguiti negli anni Sessanta i Tableaux vivants di bussotti. oltre al repertorio contemporaneo, il duo canino-ballista frequenta regolarmente i sentieri meno battuti del repertorio tradizionale (l’opera integrale di Schubert a quattro mani, la nona Sinfonia di beethoven trascritta da Liszt per due pianoforti, la Sagra della Primavera di Stravinskij trascritta dall’autore per pianoforte a quattro mani). È quasi superfluo aggiungere che anche il repertorio tradizionale rimane sempre presente nell’attività del duo.La dialettica che da oltre 60 anni anima i due pianisti – sono nati a pochi mesi di distanza l’uno dall’altro – offre al pubblico l’impressione che ognuno trovi nell’altro il proprio “alter ego”. ma ciò che più stupisce del loro sodalizio è che le digressioni intraprese individualmente nel corso di tutti questi anni non abbiano minimamente appannato la loro rara fusione: il continuo ritrovarsi dà anzi l’impressione di sempre rinnovata freschezza.

Note al programmanato a Lucca in una famiglia di artisti – il padre Leopoldo era un bravo contrabbassista e i suoi fratelli diventarono dei famosi ballerini, cantanti e librettisti – luigi Boccherini visse gran parte della sua esistenza in Spagna, senza peraltro ottenere quei successi e raggiungere quella notorietà che il suo fecondo genio musicale avrebbe meritato.oggi il grande pubblico lo ricorda quasi esclusivamente per il celeberrimo Minuetto dal Quintetto per archi op. 11 n. 5 – autentica icona musicale di un Settecento “incipriato” – sebbene boccherini abbia scritto moltissimi lavori fra i quali oltre 100 quartetti, 160 quintetti per archi, una trentina di sinfonie, un’opera (La Clementina), uno Stabat Mater e varia musica corale, sacra e profana. Solo recentemente si è avviato un profondo processo di riscoperta e revisione critica del suo lascito, grazie anche all’istituzione del centro Studi boccherini nella sua città natale.avviato allo studio del violoncello in giovane età, Luigi mise subito in luce delle doti prodigiose tanto che a soli 13 anni il padre lo fa studiare a Roma con Giovannino del Violoncello, alias giovanni battista costanzi, uno dei più affermati docenti dell’epoca. L’anno seguente, nel 1757, il padre lo porta con sé a vienna ove i boccherini si esibiscono in più occasioni fra le fila dell’orchestra del teatro imperiale. a vienna Luigi tornerà altre due volte (nel 1760 e nel 1764) consolidando la fama di grande virtuoso del violoncello. negli stessi anni fonda il Quartetto Toscano – probabilmente il primo quartetto d’archi stabile, nella storia della musica – composto da musicisti della sua terra: oltre a lui ci sono pietro nardini, filippo manfredi e giuseppe gambini. È proprio al termine di un concerto con il Quartetto toscano in quel di genova che boccherini e l’amico filippo manfredi proseguono per parigi e poi approdano in Spagna, dove Luigi resterà per il resto della sua vita.La Sinfonia n. 4, inserita nel gruppo delle sei sinfonie op. 12, è nota come “casa del diavolo” perché fa ironicamente il verso alla musica “infernale” di christoph willibald gluck. L’andante sostenuto che chiude con particolare intensità la Sinfonia reca infatti il titolo “chaconne qui représente l’enfer et qui a l’été faite à l’imitation de celle m. gluck dans le festin de pierre”.

in una celebre lettera al padre Leopold, Wolfgang amadeus Mozart definiva così i suoi primi concerti per pianoforte e orchestra: una giusta via tra il troppo facile e il troppo difficile... molto brillanti, piacevoli all’ascolto e naturali, senza essere insignificanti. Ci sono qua e là passaggi da cui solo gli intenditori possono trarre soddisfazione, ma questi passaggi sono scritti in modo tale che anche i meno eruditi non possono mancare di dilettarsene, magari senza capire il perché. È una definizione che può essere adattata anche al concerto in mi bemolle maggiore per due pianoforti e orchestra che wolfgang scrisse, intorno ai vent’anni, molto probabilmente al ritorno da un viaggio che lo aveva portato a mannheim, parigi e monaco. anche se mancano testimonianze certe, sembra chiaro che mozart scrisse questo delizioso lavoro ad uso “privato”, ovvero per

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Il ProSSIMo coNcerTo lunedì 19 marzo 2018 ore 20:45

FIlIPPo GaMBa pianoforte Integrale delle 32 Sonate di Beethoven, quarto concerto Sonate op. 22, op. 26, op. 27 n. 1 e 2

alle ore 20 nel foyer del teatro un’introduzione all’ascolto a cura di alessandro Zattarin.

essere eseguito assieme all’amatissima sorella nannerl, anch’ella acclamata concertista.La prima esecuzione della quale si abbia notizia risale al novembre del 1781 (un concerto privato, a vienna, dove peraltro non era presente nannerl), ma verosimilmente i due fratelli ebbero modo di suonarlo anche prima di quella data e lo fecero varie volte in seguito. per meglio descrivere il rapporto dialettico e di grande complicità che mozart disegna fra i due solisti vengono in aiuto le parole del critico musicale tedesco hermann abert (autore di una monumentale biografia mozartiana), secondo il quale i due pianisti dividono ogni loro melodia, variano uno la musica dell’altro, si interrompono vicendevolmente, all’occasione discutono gentilmente; il loro fraterno dialogo non è turbato da nessuna seria divergenza di opinione.tutto ciò ci spinge a pensare che questo concerto sia tutt’altro che una pagina destinata a due dilettanti, ma pensata piuttosto per una coppia di pianisti virtuosi – certamente lo erano i fratelli mozart e certamente lo sono i protagonisti di questa sera – uniti da una profonda affinità interpretativa.

Franz Schubert iniziò a scrivere la sua quinta Sinfonia nel settembre del 1816 e la completò nei primi giorni di ottobre. proprio in quelle settimane il giovane compositore si rallegrava, annotandolo puntualmente sul suo diario, del fatto che per la prima volta un suo lavoro fosse stato retribuito. proveniente da una famiglia molto numerosa e tutt’altro che abbiente, l’essere stato pagato per quella che era la sua grande passione rappresentò certamente una grande soddisfazione, ma anche una concreta prospettiva di poter vivere di musica.nonostante la giovane età – appena 19 anni – l’autore conosceva molto bene, dal di dentro, i sottili meccanismi di un’orchestra, dal momento che già dodicenne si esibiva nell’ensemble del collegio imperiale, formazione che ebbe anche l’occasione di dirigere in varie occasioni. ed è forse pensando a quell’orchestra, di dimensioni ridotte e non certo composta da grandi interpreti, che nasce questa Sinfonia in Si bemolle maggiore la cui prima esecuzione ebbe luogo in un’abitazione privata nell’autunno del 1816 nell’interpretazione di un’orchestra amatoriale rafforzata dalla presenza dei fratelli Schubert: ferdinand al violino e franz alla viola.ispirata a mozart, la Quinta è la più riuscita, ispirata e originale fra le composizioni giovanili di Schubert. di tenore raccolto e molto equilibrata, segna in qualche modo il passaggio verso la vita adulta quasi il compositore, rapito dalla nostalgia e dalle immagini del mondo caduco della fanciullezza voglia attardarsi a coglierne le ultime, fugaci impressioni.

coNcerToSTraordINarIo fuori abbonamento

Kazuhito Yamashita occupa un posto di tutto rilievo nel panorama chitarristico internazionale. da quasi 40 anni si esibisce nei maggiori teatri europei, statunitensi e asiatici sia in recital che al fianco di prestigiosi ensemble come la London philharmonic orchestra, i Solisti veneti, il tokyo String Quartet.capace di un repertorio vastissimo che va dalla musica rinascimentale a quella contemporanea, Yamashita è stato protagonista di oltre 60 prime esecuzioni assolute e ha registrato 80 dischi.un evento da non perdere e con il quale la Società del Quartetto riprende una lunga tradizione di memorabili recital chitarristici che hanno visto sfilare a vicenza personaggi come andrés Segovia, Julian bream, narciso Yepes, alirio diaz e manuel barrueco.

VeNerdì 20 aPrIleore 20:30Teatro olimpico

KazUITHoYaMaSHITa chitarra

BIGlIeTTo UNIco € 15

in vendita alla biglietteria del teatro comunale, la sede della Società del Quartetto e online sul sito www.tcvi.it

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oltre che degli enti istituzionali e degli sponsor che ne sostengono l’attività.chiunque volesse fare una donazione all’associazione si può rivolgere alla Segreteria

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