cap17parr127 131 causa, generazione e definizione dello stato
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r À,ì ' :'.;..,j.ii;ì:t;I c i La causa fina,le, il fine o il disegno degli uornini (che *firilrll! v rl urùLórrv usÈ,u uuuuur (grg I,q
natura amano Ia, libertà e il dominio sugli a{tri) nell'introd,urre ' , I
sopra di sé le restrizioni, entro cui li vediamo vivere,oegliNi,Ì$Stati, è la previsione di ottènere i'n tal modo la pr<rpria q'qq1ffservazio,ne, e una vita piú confortevole; cioe , di uscire, datrlà;,;!/imiserabi.le condizione di guerra che è .la necessari4 cogse ,,,.,jguenza (come si è rnosrato) delfe passioni naturali degli uo- ',
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mini, quando manca un potere visibi,le che Ii tenga in sogge,' ;
zione, e.li vincoli, con la-.paura delle punizioni, a'll'adempi-,lulls, c lI vlllLul, lult Ii4 Paull (r(JIrC. Puruzl(',-rrt, al|I a{1E]Irf,}Ì,.l1l1fì,ll
mento dei loro patti .e aJll'osservanza delle leggi di'n4guia1.,fiesposte nei capitoli quattordicesimo e qui,ndicesi,mo.,,,,,,,.rliii
Infatti le leggi di natura (come la giustizia, l'equità, l" . "imodestia,Iapietà,e,insomma,|areagl.ialtriqaellocbeuor-renrrTo fosse latto a noi) di per sé stesse, sen?a il -tefrore, di,1u,n potere che .ne causi I'osservanza, sctno conffarrie arllel,nostt-e;r,'..tpassioni naturali,, che ci inducono alTa patzialità, al{'ongogfidlli;lalla vendetta e sirnili. E i patti, senza le spade, sono solo delie
I- - r----r -r---,parole, prive della forza di dare agli uomini una qua,lsiasi l
siatrezza. Quindi, nqnosta,nte lg l"ggi di natura (che ogrnrno!:;lt'lliosserva solo qua,ndo ne ha vogfia, e può farflo con sicurezza], '.',:se norl viene istituito uin pot€re, e se tale potere non è suffi- ' i
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e i regni (che non sono altro che delle grandi famiglie) esten-
doiro, per la propria sicurezza, il loro dominio, maendo pre-
t.rt" .iu ogni pericolo, o dalla paura di aggressione, o dal-
I'ai.uto che potrebbe essere prestato, da altri, aggressori, e
si sforzano, fin dove possono, di sottomettere o indebolire iloro vicini, con la forza e con I'astuzia; e, poiché manca ogni
altta gatanzia, agiscono secondo giustizia, e per questo sono
ricordati con onore dai Posteri'Nemmeno I'unirsi di un piccolo grr'r'ppo di uomini può
'dare questa sicurezza, perché quando si tratta di piccoli nu-
meri, aumentando di poco il nllmero di una delle due parti' si
d,etermina una superiorità di forze sufficienti a portare alla
vittoria; e quindi si incoraggia I'aggressione. Quale sia la mol-
titudine in cui si possa confidare per la sicurezza, non è deter-
minato da nessu,n numero fisso, ma dal confronto con il ne-
mico che temiamo; e tale moltitudi'ne è sufficiente se la supe-
riorità del nemico non è tanto visibi,le e cospicua da predeter-
minate I'esito della gu€ffa' spingendolo cosí a tentafla.
' Ma si riunisca pure una moltitudine mai vista di uomini:
se le loro azioni sono dirette secondÒ i loro giudizi e i loro
appetiti particolari, non possono attendersi da essa alcuna
difesa e protezione, né contro un nemico comune' né contro
i torti reciproci. Infatti, trova'ndosi in disaccordo nelle opinioni circa il migliore uso ed applicazione delle loro forze,
non si aiutano, Àa si ostacola'no I'un I'altro, a'nnullando le
-loro forze con I'opposizione reciproca' Per questo motivonon solo vengono facilmente soggiogati da pochissimi uomini
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filit'1Irt,d
ti in accordo, ma, quando non c'è un nemico comune,: si
anche guera fra di loro, per i loro particolari interessi;
E ir'lfatti se potessimo supporre che una grande moltitudine ;
di uomini consenta nel,l'osservanza della giustizia e delle altre ,
leggiìdi natura, senza un potere comune che li tenga turti in
soggezione, po,tremmo supporre lo stesso in tutto il genere
urnono; e alrlora non vi sarebbe, né dovrebbe esservi, alcun
gcverno civile o alcuno Stato, perché si avrebbe la pace senzà
soggezione.
Non basta poi a garantire Ia sicurezza (che gli uomini desi-.
dera,no duri per tutto irl tempo della loro vita) che essi siaqo
governati . àiretti da un unico giudizio per un tem'po'limi '
t"to, .orn. in una battaglia o in guerra' Infatti anche se otten' r..
gono una vittoria grazie al loro sforzo unanime contro un ne-
rìrico straniero, quando in seguito non c'è piú un nemico comu-
ne, oppure una parte di essi considera come un nemico chi
è dagli altri considerato come un amico' essi devono neces- ,
sariamente dissolversi per la differenza dei loro interessi e rica-
dere in una guerra fra di loro-
È vero d'altra parte che certe cleature viventi, come le
api e le {ormiche, uiuo.ro in società fra di loro (e perciò sono
annoverate da Aristotele fta le creature politiche), pur senza
avere altra direzione che i loro giudizi e ap'petiti particolari,
e senza usufruire del linguaggio con cui comunicarsi ciò che'
ritengono utile al bene comune. Perciò qualcu'no potrà- forse
desiierare di sapere perché il genere umano non possa {are lo
stesso r. La mia risPosta è:
I Politica, I,2. H. segue punto per punto il tesro di. Aristotele, e
uoln.- in seíso nesativ""eii ';.gorn.ìti che costui introduce a favore
àJfl- *ri -a.it"
t"Zittita i"tut"-I. (la ragione e il -linguaggio)' Ma su
un punto mi sembra fraintendere la posizione dcl f ilosoto - gre-co' ll
.i""ifi."i. della dottrina dello zoon politikòn non è infatti che I'uomo;i";'il;il-ui li frori dello Staro (questa infatti ' una tesi stoico-
."i"i""ri- o'r'ch. sia essenziale all'uomo divenire cittadino, che solo
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p"tt" condurre una vita pienamente r'rmana' Da un.lato.rri;ai
"UUià-o' una teoria óell'appetitum socìetatis e della societas
il'iài";;;;;;;, qua'I. q".11" p.opó'tt da-Grozio o da Hooker, che
*itii"ir.E il véro^ogg€tto dellà ciitica cli H.; dall'altr,o, la concezione
;t.*i., della libertà lcittadinanza come compimento della natura umana
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,:. ciente alla nostra sicurezza, ognuno può 'legitdmamente ricor-
rere alla propria Íorza e alla propria astuzia per garantirsi con-
tro gli altri. E in tutti i luoghi in cui gli uomini sono vissuti,. in piccole famiglie, derubarsi e spogliarsi a vicenda è stato un
mestiere, . .oií lungi dall'essere considerato contrario alla
. legge di natura, che, quanto piú grande era il bottino' tanto
'piú grande era I'onore, e le uniche leggi osservate a quel ri-guuodo erano quelle dell'onore, cioè di astenersi dalla cru-
' aetta e lasciare alle vittime la vita e gli strumenti dell'agri-' coltu.^. E come allora le piccole famiglie' cosí, oggi, le città
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Primo, che gli uomini sono continuamonte inzione per I'onore e la dignità, e queste cteature no; e di
.,,i seguenza fra gli uomini sorgono continuamente, su gdssto,, fondamento, invidia e odio, ciò che non avviene fra di lesse.
,1, ,differisce da que,llo privato; ed essendo esse per natura incli'':: ni a ricercare il loro vantaggio privato, procurano con ciò quel-
' ' lo comune; mentre I'uomo, la cui gioia consiste nel paragonar-
:tt si agli alri, non trae piacere che da ciò per cui è superiore.'" Terzo, che queste creature, non avendo (come I'uomo)
I'uso della ragione, non vedono né pensano di vedere alcunI , errore nelll'amministrazione degli affari comuni; mentre mol-
.l 'tissirni uomini si considerano liú saggi e piú capaci di gover"
. nare degli altri, e si sforzano quindi di promuovere riforme
.,' ed innovazioni, chú in un modo chi in un aútro; creando cosl
Quarto, che queste creature, pur avendo qua,lche uso del'la: u*e per rendersi I'un l'altra noti i desideri e le altre affe-
, zioni, mancano dell'arte delle parole, con cui certi uominipossono presentare agli altri il bene sotto I'apparenza del male,
: e i,l m'a,le sotto quella del bene; e aumentare o diminuire l4''. gra;ndezza apparente del bene e del male, scontentandoli e
I turbandone la pace a loro piacimento.l Quinto, le creature inazionaùi non sanno distinguere fra,;,:' lorto e danno, e perciò, finché si trovano a loro agio, non si
ì'.,' considerano offese dalle loro compagne; mentre I'uomo è tanto
'' piú modesto, qua,nto piú si trova a suo agio: perché allora.; ama fat mosffa delúa sua s^ggezza, e control'lare le azioni di
' 'chi governa lo Stato.'. Infine I'acccrdo fra queste creature è naturale; queúlo fra
-, gli uomini è solo per patto, cioè arti'ficia,le. Quindi non c'è
' ', {c'fr, E. Barker, Political thought ol Plato and Aristotle, New York,t 1959, ma il libro è del 1907, pp. 264 sgg.). D'altra parte è chiaro cher p-er Aristotele lo Stato come organismo morale precede logicamente le
parti, mentre per H. si tratta solo di una creazione artificiale. Il signi-Íicato di questa critica per le dottrine sociali di tL è bene illuminatoda Ferdi,nand Toennies, Hobbes und das Zoan Politikon, in ZeitscbriltÍiir Viilkerrecbt,XII, L923, pp.471-88; cfr. in particolare le pp. 476-7.
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\rl\, nreravigliarsi se è necessario qudlcosa d'altro (oltre al pa;t'
tu\ per rendere il loro accordo costante e durevo'le; cioe un
l)otère comune che li tenga in soggezione e ordina Ie lororrziorii al vantaggio comune.
lr'unico modo in cui gli uomini possono erigere un potere
comtlne che sia in grado di difendedi dall'aggressione di stra-
nieri e dai torti reciproci, e quindi di garantire una sicurezza
talc che essi possano sostentarsi e viver bene grazie a'lla loroinclustria e ai frutti della terra, è quel,lo di conferire tutto illolo potere e la loro forza ad un uomo o ad un'assemblea diLlomini, che, a maggioranza di voti, possano ridume tutte le
loro volontà ad una volontà unica. Ciò torna a dire: è che
nominino un uomo o un'assemblea, che sostenga la loro per-
Bona; e che ciascuno di essi riconosca come prop'rie (e se ne
ricrrnosca come autore) tutte le azioni che colui che in talmor.lo sostiene la loro persona compirà o farà compiere, inque'lle cose che riguardano la pace e la sicurezza comuni; echc rr:tti sottomettano, a questo riguardo, le loro volontà a'lla
suu volontà e i loro giudizi al suo giudizio. Questo è piú del
eclnsenso o della concordia: si. ratta di una unità reale ditutti loro in una sola e identica persona, costituita mediante
i'l prttto di ogni individuo con ciascuno degli alui; come se
ognuno di essi avesse detto alllaltro: io autorizzo, e cedo ilmio tliritto di goaernarmi a quest'uomo o a questa assenblea
di uomini, a condizìone cbe tu ceda a lui il tao diritto, e aato'rirzi allo stesso rnodo tutte le sae azioni. Ciò fatto, la molti"fudine cosí unita in un'unica persona è detta Stato, in latinoeittilus. Qr.resta è la generazione del grande Leuiatano, o piut-tosto (per parlare con maggiore reverenza), di quel Dio mor'tala, cui dobbiamo, sotto il Dio immortale, la nosra pace eIrt nostra difesat. Infatti per questa autorità, che gli è stata
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I Mortall Gol. Questa celebre definizione ha un significato preciso ., ,il,:.
ncl pcnsiero di tL: ìa infatti collegata per un verso alla teoria forma- ':'l:::ti
iisticl .J.'lla giustizia (nessun co..nào dèl sovrano, in quanto comando, ;Ì'
pur\ .cssere iigiusto); p.. utt." u..to alla teoiogia 'hobbèsiana. [n. Stató ].,r
e L)io hanno in comune la facoltà di rendere giusto tutto ciò chefrrnno, per il solo fatto di farlo (Ol libertie and necessitic, ed. a. cura ' t,,1
itic'v.''onBrockdorff,Kicl,19]8,'p,21).MainDociònonècbe
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#e, da, essir suscitilto, eli confórrnare:'le vo,lÒn-d .di'
interna e 'all'aiuto reciptoco qont.ro i nemici: esteri risiede I'essenza dello Stato, che, per definirlo, è rtina unica, dei cui atti si sono latti indiaidualmente
.t' E chi sostiene questa per5ona è dettq s.oorakot e, si drqtxì
.&gl&tiéne il' Pottrt seurana: Tutti gli altri sono í suol'sudd,i;iili;., Questo potere sovrano può essere conseguito in due modi.pr,itno è:medjante La,foma naturale, corne quando un uofióq
i.ffig"''i p.opri figli a sottomettere té e i loro figli al suo'
:..eeséndo in, gradq di distruggenli, se' si .rifiutano;,con la guerra sottomette alla propria volontà ilasciandoli in vita a coredizione che si sottomettaqo.è qua,ndo degli uomini si accordano fra di loro p,q'teÍsi volontariamente a u,n uomo o a un'assenrbìgXi
liigofi-ini, confidando di essere rin tal rnodo protetti conttg ,
r c. l!.:--tútti gli altri. Questo secondo può esse're detto Stato politico
,*$tarp per istituzioae, il prirno, Stato pet acquisizione: Pal;i;
ln,prirno hrogo dello Stato per istituzione. " ' ," ,t,,
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