carminemangone, "in me si ama, la scatola, pasifae"

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  • 8/9/2019 CarmineMangone, "In me si ama, la scatola, Pasifae"

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    M a

    l d o r o r P r e s s

    CARMINE MANGONE

    In me si ama,la scatola,

    Pasifae

    illustrazioni di

    ALFONSO NACCHIA

    introduzione di

    MARIELLA SOLDO

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    Maldo ro r P r e s s f ebb ra io 201 5

    Carmine MangoneI N M E S I A M A , L A S C A T O L A , P A S I F A E testo per il teatro

    introduzione diMariella Soldoillustrazioni diAlfonso Nacchia

    foto ( pp. 3-8) di

    Domenico Carbonara

    camei di

    Barbara De PalmaAnna Piscopo

    prima:28 novembre 2014

    Teatro Bravò, BARICorti d’a(u)t(t)ore

    regia:Mariella Soldovoci:Barbara De Palmaa ori:Roberto Ranieri, Anna Piscopo

    produzione:No errante compagnia

    link video:h p://youtu.be/mtMLrCQtjMoriprese video:Francesca CitarellaC b n d

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    Mariella Soldo

    G ENESI DI UN ’ IDEA : CORPI IN SCATOLA ?

    Le parole. Se pensiamo, sono ovunque. Non necessariamente nascoste. A volteimpossibili, a volte inattese. Le parole. Bla bla bla. No.Esiste un luogo in cui le parole non-sono. Non-possono-essere: il teatro. Quellascatola vuota che rinnega le parole. Le divora. Le sbrana. Le sputa. Le trattiene.La bocca dell’attore si prepara, pronuncia e…puff! Il vuoto.

    Ho incontrato le parole di Carmine per caso, come accade sempre. Come do-

    vrebbe accadere. Ho scoperto i suoi libri. Le sue poesie. Poi, un po’ meno percaso, come accade sempre poi, come poi dovrebbe accadere, ho chiesto a Car-mine un testo per il teatro. Non teatrale ma per-il-teatro. Poca importanza ha lastruttura. O la dimestichezza col verbo teatrale.L’esigenza è nata da un progetto,Corti d’a(u)t(t)ore , una rassegna di corti tea-trali per la rassegna del Teatro Bravòff. Stavo già lavorando sui testi di LuigiBiancoli, Rosa Cinquepalmi e Francesca Citarella (sperimentatori dei nostri la- boratori di teatro e drammaturgia). Testi diversi, originali, coraggiosi. Ne oc-

    correva un quarto. A chiudere il cerchio o ad aprirlo. Chissà.

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    Il 21 febbraio 2014 ricevo la prima delle diverse mail, che contiene come oggettotrovare un filo?. Riporto la mail, spiegherò dopo il perché di questa scelta.

    Cara Mariella,come ti scrivevo succintamente su Facebook qualche ora fa, son sempre stato "stregato" daquel rosario di miti greci che, partendo dall'accoppiamento della regina Pasifae con un torodivino, arriva fino alla figura di Arianna e a quel suo dipanare un filo per la salvezza deglialtri, dell'Altro.In particolare sono tre le figure che mi affascinano, e cioè: Pasifae, Arianna e il Minotauro.Solo che anche quest'ultimo - non so per quale desiderio arcano - assume per me delle sem-bianze femminili o, diciamo,transgender.

    Non ho ancora scritto niente di concreto su tutto ciò. Ho però in testa qualche "scena" cheritorna puntualmente da anni - ecco il perché del mio volerne trarre una pièce o qualcosa del genere. Una di queste "scene" finirà peraltro nel mio prossimo libro (Quest'amante che sichiama verità), caratterizzata però in una forma assai frammentaria e smaccatamente ero-tica. Te la incollo qui di seguito.Penso che sarà intorno a quella "scatola" che potrebbe ruotare un mio eventuale testo teatrale.Il simulacro mi affascina, mi ha sempre affascinato; e soprattutto tutto ciò che esce dai binaridelle sue trasgressioni ritualizzate (...).

    Non c’erano allegati. Solo pensieri, stralci di idee. Ipotesi. La delusione di nonaver trovato già il testo (sì, è la curiosità degli ingordi) veniva pacata dalla bel-lezza della sua attesa. Quei frammenti, quelle ipotesi di testo sono fondamentaliper la messa in scena. Magari tutti i registi avessero la fortuna di averli a dispo-sizione, ogni volta.La genesi dell’idea risulta essere più importante dell’idea stessa. Osservare il la-voro dall’interno permette un’accurata e attentata radiografia alle sue ossa.In me si ama, la scatola, Pasifae: è il titolo del testo compiuto. Un titolo-collage, unensemble già ricco di immagini, richiami, rimandi. La prima volta lo leggo velo-cemente (sì, sempre per l’ingorda curiosità). Non faccio attenzione al senso, allalogica. Non m’importa. Decido che voglio perdermi, che non voglio ricostruirenulla. Decido che non voglio ricevere messaggi, nozioni, informazioni. Zero.Sono un binario morto. Aspetto che tutto arrivi, prima o poi. Mi ricorda un po’le letture dei testi di Heiner Müller. Mi ricorda un po’ anche la nostraFedra. Edè, forse, la sensazione che mi colpisce di più. Questo ponte tra le scritture, tradue mondi lontani ma anche così vicini. Fedra e Pasifae. Sono felice di essermi ri-

    trovata in una millesima parte ma Pasifae non è Fedra. Pasifae è Pasifae e la Pa-sifae di Carmine è la Pasifae-di-Carmine.

    Mariella SoldoGenesi di un’idea: corpi in scatola?

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    Lo ammetto. Il testo è complesso, confido aBarbara De Palma(mia assistente diriflessioni eterne). Disegno una mia piccola regia. Inizio a lavorare con i gene-rosi attoriAnna Piscopoe Roberto Ranieri. Leggiamo il testo e, nel mentre, co-struiamo già “le parole del teatro”. Molto è affidato all’improvvisazione e allalibertà artistica del momento. Sì, ho un mio piano. Ma vorrei che gli attori, senzasaperlo, lo superassero. Voglio che distruggano quello che segretamente ho co-struito. Sorprendentemente i due giovani attori ci riescono. Sconfiggono la mac-china del testo, del senso e del mito. Si schiantano e da quelle macerie vienefuori una forza che afferra e non molla la presa.

    Faccio un passo indietro. Poco prima avevo comprato l’ultimo libro di Carmine,Quest’amante che si chiama verità. Mi aveva colpito la domanda:Il corpo sta per fi-nire? Ho iniziato a chiedermi, allora, come può finire un corpo. Può finire?Ovvio, il corpo finisce con la morte. Banale. Ma, in vita, come finisce un corpo?La malattia? Banale anche questo. Continuo a leggere e inizio a capire che perCarmine un corpo finisce con la fine dell’amore. Perché l’amore violenta la morte

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    e la malattia. Decido così che il testo teatrale di Carmine deve avere un unicofine: l’amore. E che gli attori devono scavare dentro “la loro carne poetica”.

    Ora facciamo due salti indietro. Chi era Pasifae? Moglie di Minosse e madre delMinotauro, ha scontato la vendetta di Poseidone nei confronti del re di Creta. Ladonna è stata condannata a provare un desiderio folle nei confronti del bel toroche suo marito non aveva offerto a Poseidone. Pasifae si fa costruire una vaccadi legno da Dedalo nella quale entrare per consumare il suo rapporto con il toro.All’inizio, il riferimento mitologico non mi ha aiutato molto, perché la Pasifaedi Carmine superava di gran lunga quella del passato. Mi accorgo di non averetra le mani dei personaggi di carta ma dei corpi. Quindi Pasifae e Arianna/Mi-notauro dovevano pulsare e avere una propria luce.

    In me si ama, la scatola, Pasifaeè un testo con tre personaggi per due attori. Pasi-fae, Arianna/Minotauro. Pasifae si trova all’interno di una scatola di cartone,decorata con disegni di bambini (che ho chiesto personalmente di disegnare aipiccoli allievi del corso di “Fiabe dal mondo contemporaneo”). Quella scatola èil suo mondo e il suo gioco. Intona una canzone napoletana (nello specificoC’ap-

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    Mariella SoldoGenesi di un’idea: corpi in scatola?

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    piccecammo e po’ faccimmo ammoredi Natale Galletta). Provoca il pubblico, loscuote. Fondamentalmente Pasifae è una bambina. Ride, urla. La sua parte didonna viene fuori pian piano. La giacca militare che indossa è il simbolo del

    tabù sessuale, che impone l’ordine interiore, che devia sul non-caos. Il suo de-siderio viene risvegliato dal Minotauro, suo figlio. Mi piace l’idea dell’incestospinta fino all’inverosimile, come una doppia piacevole condanna. Il Minotaurole toglie la giacca militare, la sveste dell’ordine e la riporta all’origine: al caos.La sua brutalità viene messa in scena senza maschere o artifici e traspare dallaforza con cui si impossessa di Pasifae, sbranandola a colpi di parole. Affonda lemani nella sua pelle, quasi soffocandola. Pasifae ha paura, ma al tempo stessonon può nascondere il piacere.

    Anche il personaggio di Arianna non ha bisogno di artifici. Il cambiamento è af-fidato alla recitazione. Così Arianna è più viscida, si insinua in Pasifae con astu-zia. È delicata, sensuale, e si oppone alla forza travolgente del Minotauro.Man mano Pasifae perde la sua infanzia. Si abbandona a un breve ma intensomonologo finale, in cui dona al pubblico le ultime tracce della sua antica ma-linconia:La scatola è calda, / esaurisco il possibile, / non finirò mai. Così come nonfinirà mai il suo corpo, la sua sensualità, la ricerca anti-estetica del mondo. Unospettatore le lancia un gomitolo di lana. La donna lo raccoglie. Il Minotauro la

    insegue. La musica è tagliente. Pasifae fa finta di fuggire. In realtà quella corsaè una farsa. Non teme il Minotauro perché non teme l’amore.

    Vado oltre. Il corto teatrale, come già accennato all’inizio, è rientrato nella ras-segna “Corti d’a(u)t(t)ore” per drammaturgia breve. Probabilmente, se il testonon avesse fatto parte di questo progetto, la regia avrebbe avuto un altro re-spiro. Magari non avrebbe mai visto la luce o meglio, le ombre del teatro. Tuttoquesto per dire cheIn me si ama, la scatola, Pasifaeha vissuto anche delle atmo-

    sfere che si sono create durante le prove con gli altri attori coinvolti, EugenioGuagnano e Myriam Scaligina.

    Rileggendo il tutto può sembrare che io abbia dato molte spiegazioni. In realtà,ho lasciato troppe cose in sospeso e chissà quanto altro ho dimenticato. Megliocosì. Il teatro è un’arte spietata: dà spiegazioni solo sulla scena. Non ha bisognod’altro. Se fatto bene è autosufficiente.

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    Un lavoro postdrammatico sul mito diPasifae, Arianna e il Minotauro, a raversouna lingua che graffia, per farsi poesia.L’erotismo, la grazia, la forza animaledell’amore. Il gomitolo di lana è lanciato,

    ma non sarà Arianna a prenderlo.[ Barbara De Palma ]

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    Carmine MangoneIN ME SI AMA , LA SCATOLA , PASIFAE

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    Pieno giorno, riva del mare. Da una grossa scatola di cartone,sulla quale campeggiano dei disegni infantili, fuoriesce la testadi una donna messa a qua ro zampe.

    P ASIFAE

    Non credo che voi siate qui per capirci veramente qualcosao per dare un senso a qualche istante della vostra vitaVoi siete qui perché vi è capitatoo forse perché avete saputo di unadonna chiusasi in una scatola perfarsi penetrare dal destinoe questo vi ha stuzzicatovi ha distolto da qualche mancanza abituale

    conducendovi quiin uno spazio dove sperate che i vostri dife i diventino dei luo-ghicomuniconfortevolisopra u o se non capite niente o se pensate che le mie parole sene

    resteranno sulla scenaseparate dai vostri desideri più neri pertu o il tempo che verràIl punto è che il tempo non viene piùL’idea che si possa durare restando piacevolmente a parte è unafesseriae certe pretese di eternità si raggrinzano ormai nella mente come

    plastica bruciata.(Siamo sempre stati pura presenza / di atura del più

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    banale egoismo / narrazioni inconsapevoli di una verità chenascondiamo so o le palpebre per non vedere ciò che cirenderebbe nalmente grati alla continuità innocente della mate-ria)

    Entra l’infanzia di Pasifae, con una maschera taurina so o il brac-cio e uno zaine o da scolara in spalla. Si ferma dietro la scatola. In-

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    dossa la maschera ed estrae dalla cartella un grosso gomitolo dilana. Tenendolo per un capo, lancia il gomitolo verso il pubblico.Tenta quindi di riavvolgerlo. Se il lo s’incastra, lo mantiene tesosenza spezzarlo.A RIANNA /M INOTAURO

    Io vengo dal tempo di quando ancora non si dicevati amoIl tempo del mito e dell’uomo chein me si ama e si rinchiudePassato del futuroEnigmaA esa d’un lo d’acquasopra l’incendio

    P ASIFAE

    Parole inutili come ogni

    innocenza glia miaNon vedi che il mostrosono io e che il cielo ri-mane stupidamente az-zurro?Rivendico per me la qua-lità di ciò che

    perde ogni qualitàe la poesia di ciò che odiaogni poesiaPensavi forse che io mo-rissi squartata dalle di-mensioni delmio stesso desiderio?

    L’infanzia del Minotauro

    Carmine MangoneIn me si ama, la scatola, Pasifae

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    Pasifae tira in dentro latesta. Canticchia unavecchia canzone napole-tana. Il mare s’ingrossa.L’infanzia di Ariannascioglie il lo di lana edesce.

    P ASIFAE

    Abbiamo ripudiatol’animale che era in noil’unico che potesse an-cora leccarci il musoquando non c’era piùnessunoLa scatola è caldaesaurisco il possibile

    non nirò mai.

    2 marzo 2014

    Carmine MangoneIn me si ama, la scatola, Pasifae

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    MATERIALI

    I

    Qual è l’idea di fondo diPasifae? E perché l’ho scri a così, quasi di ge o?Immagino un bambino che assista alla messa in scena. Che domande po-trebbe pormi? E che idea si farebbe di parole, gesti, ogge i per lui deltu o inestricabili (e forse ntamente adulti)?...Gioco a nascondino. Gioco a nascondermi. L’idea di fondo, forse, è giun-gere al fondo dell’idea per starci comodamente rannicchiati, nalmenteal sicuro, senza essere visti. Oppure raschiare la scatola, il simulacro; grat-tarne via qualche barlume disenso inseguendo i picchi del de-siderio, gli choc provocati da ciòche si oppone alla necessità (untempo si chiamavaestasi , questomovimento che esteriorizza partedell’impossibile).In realtà, a pensarci bene, qui nonsi nasconde nessuno, o forse si na-scondono tu i, chissà. Dalla sca-tola – dal simulacro – sporgeinfa i una testa, fanno capolinoparole, propositi, desideri. Pasifaeè la regina di un dominio senza

    più padroni, regina per burla. Si beffa infa i di tu i i li possibilidel discorso, si mantiene sulla so-glia, perennemente sul limite, allimite. In altre parole, si mantienedentro e fuori la vita circostante,in una serie di “cucù sè ete” va-gamente conce uali. Anzi, è lei

    stessa la vita che circostanzia lo

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    spazio – lo spazio scenico, lo spazio del mondo. Per lei, si tra a sempree comunque della semplicità che sospende il tempo e che, proprio perquesto, va rilanciata (spesso ingenuamente) sperando che non nisca ir-retita, valorizzata nel labirinto economico della domesticità, della fami-glia, della genitalità.Pasifae è la realtà immediatamente data nell’esperienza. Senza fronzoli,senza poetiche. Nutre il desiderio di farsi sba ere da un toro divino e loesaudisce, s’ingegna per esaudirlo. Anzi, fa ingegnare gli altri: Dedalo, ilmaschio asservito alla ragione, alla funzionalità.Arianna, invece, è l’arte; il tentativo di rilegare le esperienze in un pro-ge o (anche rivoluzionario); l’altra parte di me, quella che non si na-sconde, che non si burla degli spe atori, che forse ha bisognocolpevolmente dello spe acolo; la parte che si crede più libera, ma che inrealtà è quella più legata alla gravità, ai camminamenti, alla necessità dimappare territori.Ovviamente, Pasifae e Arianna sono complementari, o forse speculari(ma solo grazie ad uno specchio deformante). E questa complementarità– questa deformazione – assume le sembianze di un mostro, di una -gura post-umana, di un’infanzia dell’umanità (?) che ritorna, indenita-mente, a stregare l’arte che non si me e da parte.

    Carmine MangoneIn me si ama, la scatola, Pasifae Materiali

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    Il Minotauro, infa i, è l’altro nome della soglia, del passaggio. Mostruosoperché non si ssa, non si ferma, condannato apparentemente ad errarenel labirinto, ma, in realtà, esso stesso parte del lo (del phylum) che nonsi spezza, non si spezzerà mai, almeno nché l’uomocompiuto non riu-scirà a sormontare sovranamente l’alienazione in tu e le sue forme (ilche sostanzierebbe carnalmente il “mito”, la vera utopia; d’altronde, nonè forse la circolazione all’esterno di quest’utopia a edicare i labirinti mo-derni?).Minotauro come tentata evasione di Pasifae, anche, ma so ra ale daArianna e dal gioco di maschere sociali che incarcera la realtà.

    Post scriptum: mi rendo conto di non essermi spiegato granché. Il bam- bino continua a non capire. L’infanzia sfugge. Non sono in grado di ac-chiapparla, non sono abbastanza folle. Continuo dunque a nascondermi,a giocare, ma non sme o, allo stesso tempo, di pensare e preparare l’av-vento di quel “tana libera tu i” che potrebbe essere.

    3 marzo 2014

    II

    (…) Su una spiaggia deserta.So o un cielo vuoto, inutilmenteazzurro. T’immagino a qua rozampe, nascosta in una scatolaaperta solo da un lato e da cuifuoriesce il tuo culo nudo.Bianco offertorio e destrezzadella materia, la tua carne che brilla al sole. Mi riempie gliocchi. Me lo fa venire duro neldisastro di un pensiero che cre-

    devo mio e che invece si smar-risce.

    Carmine MangoneIn me si ama, la scatola, Pasifae Materiali

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    Un tempo, pur restando in bilico sulla supercie delle cose, e sfuggendoad ogni meta, tu non cadevi, non ti sbucciavi le ginocchia nel cortile dellatua reggia. Oggi, tu mostri in piena luce la tua faccia più rara, e mi rac-conti, senza bisogno di parole, la storia di tu i i corpi che si sono dati esi daranno nel capriccio della caduta.

    Ti sei chiusa nella tua scatola per chiavare lo spazio e farti prendere noin fondo dalla durezza che solo una carnemostruosa potrebbe assumere.La scatola è il sesso del mondo, la miniera scavata da migliaia di desi-deri, il simulacro che irride l’intelligenza di Dio. Sarai in grado di starcidentro senza partorire deformità?Dovremo lo are contro l’amore che diventa reclusione, comba ere le de-rive dell’isolamento. Ci vuole onore nella sregolatezza, capacità di sde-gno nella passione. L’amore va difeso contro l’insensatezza del mondo,ma la difesa del-l’amore non può in-durre gli amanti ada accare il mondoin maniera insen-sata.Nella prospe ivadi un affe o condi-viso, è come se tu igli elementi ingioco facesserol’amore fra di loro.Il tuo corpo, la sca-tola, la loro valenzadi simulacri, i no-stri desideri, non-ché la visione cheho io dell’insieme,e il pensiero, ilritmo del mondo,

    sono altre anti vasicomunicanti.

    Carmine MangoneIn me si ama, la scatola, Pasifae Materiali

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    L’amore non ha una propria forma, ma assume ogni volta la forma deicorpi che lo contengono. La relazione fra i corpi crea il piano sul quale sigioca il mondo. E l’amore carnale, in questo gioco, tende sempre a met-tere in comune ciò che sfugge ad ogni riduzione.La mia Pasifae mi aspe a dentro la scatola, aspe a il mio cazzo. Non hagiudizio, né tanto meno paura, è pur sempre una regina, sa perfe amenteciò che vuole, è lei ad avermi scelto, ad aver ordinato la necessità.L’accoppiamento tra la regina e il toro divino squarcia la labilità del con-ne tra cielo e terra, inrmando ogni opera che non contempli la ro uradei limiti imposti dalla propria natura.Aprirsi al divino diventa un aprire il culo all’interno del simulacro, unfarsi scopare dal divino per il tramite del simulacro. La “scatola”, ossialo spazio dove il desiderio assedia l’impossibile, crea così una macchinaamorosa e post-animale intrappolando il cielo dentro una nuova terracarnale, un insaziabile ogge o d’innito, un incessante divenir-corpo.

    – Abbiamo ripudiato l’animale che era in noi, l’unico che potesse ancora leccarciil muso quando non c’era più nessuno. Eppure siamo ancora vivi, ancora intempo per ammazzare il tempo. Adesso però dormi, riposa gli occhi alla luce deisogni. Domani ti parlerò della verità e di come poter ritrovare quella tenerezzache gli dèi ci preclusero un giorno in cambio del fuoco. (...)

    Carmine Mangone,Quest’amante che si chiama verità ,Gwynplaine, 2014, pp. 23-24.

    Carmine MangoneIn me si ama, la scatola, Pasifae Materiali

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    Tetraparesi celebrale.Ho un'innita fame

    di azzurri spazi epidermici.PBAB

    grazie amoreamore grazie

    amorePBABaggrappati saldamente al vuoto

    nel discount di sentimenti plasticaticommessi in cuffia

    servono lapidi,nel buio la gente si pesta.

    PBABforesta di pene da niente,

    ricordi il primo giorno di scuola,la prima sigare a,

    la spirale serpentina che brama l'orgasmo,lo schianto del rumore del tempo?

    PBABA endo dietro ad ogni ramo non reciso

    nella piaga nuda della tua assenza.Sono un desiderio rinnovabile,

    la plastica non lacrima.

    Please Bring A Bo le

    Amiamo solo quello che non possiamo averequello che non possiamo averequello che non possiamo averequello che non possiamo avere

    amiamo solo

    [ Anna Piscopo ]

    A n n o t a z

    i o n

    i 2 7 g e n n a i o

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