cass. pen. sez. 6 15 dicembre 2009 n. 47922

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Documento aggiornato al 8 marzo 2010 Pagina 1 di 4 Limitazione di responsabilità Importante. Il testo del provvedimento non riveste carattere di ufficialità e non è in alcun modo sostitutivo della pubblicazione ufficiale cartacea. Per ulteriori informazioni consulta i Ternini e le condizioni d’uso del servizio all’indirizzo http://www.lawgle.it/termini-di-utilizzo http://www.lawgle.it Lawgle Cass. Pen. Sez. VI 15 dicembre 2009, n. 47922 Massima n. 1 Titolo PENALE, MANDATO D’ARRESTO EUROPEO Testo No all’esecuzione del mandato di arresto europeo per lo straniero che ha commesso reati anche in Italia

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Page 1: Cass.  pen. sez. 6  15 dicembre 2009  n. 47922

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Importante. Il testo del provvedimento non riveste carattere di ufficialità e non è in alcun modo sostitutivo della pubblicazione ufficiale cartacea. Per ulteriori informazioni consulta i Ternini e le condizioni d’uso del servizio all’indirizzo http://www.lawgle.it/termini-di-utilizzo

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Cass. Pen. Sez. VI 15 dicembre 2009, n. 47922

Massima n. 1 Titolo PENALE, MANDATO D’ARRESTO EUROPEO Testo No all’esecuzione del mandato di arresto europeo per lo straniero che ha commesso reati anche in Italia

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SENTENZA N. 47922

ANNO 2009

Fatto e diritto

1. - Con la sentenza del 3.11.2009 indicata in epigrafe

la Corte di Appello di Torino ha dichiarato sussistenti

le condizioni per l’esecuzione del mandato di arresto

europeo n. 23/09 emesso il 18.9.2009 dal Tribunale

rumeno di Bacau per finalità di carattere processuale

(esercizio dell’azione penale) nei confronti della

cittadina rumena Maria B. , residente in Italia dal

2004 con regolare attività lavorativa, disponendo la

consegna della donna alla richiedente autorità

giudiziaria della Repubblica di Romania nell’attuale

stato di custodia cautelare carceraria. Consegna che la

Corte territoriale ha espressamente subordinato, ai

sensi dell’art. 19 - co. 1, lett. c) - legge_69_2005, alla

condizione che la B. sia rinviata in Italia per espiarvi

la pena eventualmente inflittale all’esito del

procedimento penale pendente nei suoi confronti nel

suo Paese di origine.

2. - La cittadina rumena è stata arrestata a Torino il

12.10.2009 dalla polizia giudiziaria ai sensi dell’art.

11 L. 69/05. L’arresto della donna (”sentita” ex art.

13 L. 69/05 e non consenziente ad una sua consegna

alla Romania senza formalità) è stato ritualmente

convalidato dal Presidente della Corte di Appello

torinese il 14.10.2009 con coeva applicazione alla

donna della misura cautelare della custodia in carcere.

Sulla base della documentazione dell’autorità

giudiziaria rumena di cui all’art. 6 L. 69/05 (mandato

di arresto europeo e provvedimento cautelare

presupposto), la Corte territoriale ha rilevato la

sussistenza di adeguata motivazione del

provvedimento coercitivo dello Stato di emissione del

m.a.e. in ordine ai due reati ascritti alla B. , integrati

dalla partecipazione ad una associazione criminosa

dedita all’acquisizione e alla introduzione illecite in

Romania di sostanze stupefacenti del tipo

cannabinoidi e dall’acquisto e introduzione in

Romania di grammi 500 di hashish in una o più

occasioni. Reati commessi nei primi mesi del 2009 e

per i quali è intervenuta (in accoglimento del ricorso

del pubblico ministero avverso l’iniziale

provvedimento di rigetto della richiesta di misura

cautelare carceraria adottato dal Tribunale di Bacau)

la decisione coercitiva della Corte di Appello di

Bacau (organo collegiale della cautela) in data

24.6.2009, che ha deliberato la sussistenza nei

confronti della B. di gravi indizi di reità per i due

reati contestatile e di connesse esigenze cautelari,

applicandole la misura custodiale di “arresto

preventivo per un periodo di dieci giorni”. A tale

“sentenza” (rectius ordine di arresto) della Corte di

Appello di Bacau ha dato esecuzione il mandato di

arresto europeo n. 23/09 del Tribunale di Bacau per

cui è processo. Da un lato i giudici torinesi hanno

ritenuto i fatti oggetto della consegna processuale “a

tempo” richiesta dalla Romania scanditi dal requisito

della doppia punibilità ex art. 7 L. 69/05 (fatti

considerati come reato anche dalla legge italiana :

artt. 73, 74 LS) e sorretti da congrui e gravi indizi di

colpevolezza. Da un altro lato gli stessi giudici hanno

escluso l’esistenza di eventuali condizioni ostative

alla consegna previste dalle disposizioni interne

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disciplinanti la procedura passiva di consegna di cui

alla legge n. 69/05. Con contestuale separato

provvedimento, poi, la stessa Corte territoriale ha

rigettato l’istanza di sostituzione della misura

cautelare carceraria applicata alla B. con quella degli

arresti domiciliari (atteso l’evidente pericolo di fuga

sotteso alla disposta consegna della donna).

3. Contro la sentenza favorevole all’esecuzione del

m.a.e. ha proposto ricorso per cassazione Maria B.

(art. 22 co. 1 L. 69/05), deducendo un unico vizio di

violazione di legge e - soltanto in via subordinata -

invocando la sostituzione della misura carceraria

applicatale con altra meno afflittiva. La ricorrente

lamenta l’inosservanza dell’art. 18 - co. 1, lett. p) - L.

69/05, poiché entrambi i reati contestatile

dall’autorità giudiziaria rumena debbono considerarsi

in tutto o in parte commessi in Italia. In vero l’accusa

di associazione per delinquere finalizzata al traffico

di stupefacenti che le viene mossa contempla la

costituzione di un sodalizio criminoso stretto con altri

connazionali, gravitanti anch’essi per più versi sul

territorio italiano, sì che l’associazione opera per i

propri illeciti fini anche in Italia e non soltanto in

Romania. D’altro canto il ruolo associativo

attribuitole, caratterizzato dall’essersi fatta carico di

acquisire sostanze stupefacenti da far pervenire in

Romania per la successiva commercializzazione,

risulta svolto in Italia. In particolare le si attribuisce

l’acquisto di almeno 500 grammi di hashish, che

avrebbe fatto giungere in Romania in disponibilità

della figlia Ioana N. incaricata di curare la vendita

della sostanza. Tale acquisto e la connessa illecita

detenzione della sostanza drogante - come si evince

dal provvedimene cautelare emesso dalla Corte di

Appello di Bacau e dal susseguente mandato di

arresto europeo rumeno - sono avvenuti sicuramente

in Italia, dove la ricorrente risiede fin dal 2004 e dove

esercita regolare attività di parrucchiera, soltanto

occasionalmente facendo ritorno in Romania. Ne

consegue che, in applicazione del principio di

territorialità del reato sancito dall’art. 6 co. 2 cp, i

fatti criminosi ascritti alla B. debbono considerarsi in

tutto o in parte commessi in Italia, di guisa che il

mandato di arresto europeo emesso dall’autorità

rumena non può trovare esecuzione per l’espressa

causa ostativa prevista dal citato art. 18 - co. 1, lett. p)

- L. 69/05.

4. Il ricorso di Maria B. è fondato. La condotta di

partecipazione ad una consorteria criminosa volta al

traffico di stupefacenti verso la Romania attribuita

alla cittadina rumena, consorteria pur in ipotesi

verosimilmente costituita o formata in Romania,

estende le proprie espressioni operative e funzionali

nel territorio italiano, in cui la donna espleta il suo

ruolo di procacciatrice delle sostanze stupefacenti da

far pervenire in Romania. L’ulteriore connessa accusa

di commissione del reato fine di acquisto e

importazione illegali in Romania di gr. 500 di hashish

è afferente a condotta realizzata nei suoi segmenti

iniziali (acquisto e detenzione illeciti della droga)

certamente in Italia. Non diverse conclusioni sono

possibili alla stregua dell’analisi descrittiva dei due

reati contestati alla B. enunciata nel provvedimento di

arresto preventivo “a tempo” adottato nei suoi

confronti dalla Corte di Appello rumena di Bacau e

nella pedissequa sintesi contenuta nel mandato di

arresto europeo del Tribunale di Bacau del 18.9.2009.

Dall’ordinanza restrittiva rumena si desume

agevolmente che i due reati “rumeni” involgono la

loro realizzazione per massima parte in territorio

italiano sino al momento dell’esportazione della

sostanza drogante verso la Romania. Esportazione

predisposta, organizzata e attuata in Italia (o

dall’Italia) con il contributo delittuoso sviluppato sul

suolo italiano dalla cittadina rumena. In vero nel

provvedimento cautelare coercitivo che ha dato

origine al m.a.e. processuale rumeno si precisa

innanzitutto, quanto alla contestata partecipazione

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della donna alla associazione criminosa in materia di

stupefacenti, che la B. ha agito con alcuni coindagati

quale “prima fonte degli stupefacenti” per gli

imputati già arrestati in Romania, cioè

preoccupandosi di reperire ed acquistare sostanze

stupefacenti. Ruolo che inevitabilmente ha potuto

svolgere soltanto in Italia, dove si è trasferita in modo

stabile fin dal 2004 e da dove non si è allontanata per

alcun altro Paese, salvo recarsi sporadicamente e per

brevi periodi in Romania. Il provvedimento restrittivo

rumeno precisa in secondo luogo, quanto alla

condotta di importazione di droga in Romania, che le

fonti probatorie suffragano l’assunto accusatorio per

cui la B. intorno al mese di aprile 2009 risulta in due

occasioni aver acquistato e inviato in Romania 500

grammi circa di hashish per volta,

Sulla scorta dei dati esposti nel provvedimento

cautelare per la cui esecuzione l’autorità giudiziaria

rumena ha emesso l’euromandato di arresto del

18.9.2009 appare evidente, dunque, che la B. ha

commesso in territorio italiano (con ogni plausibilità

a Torino, città in cui vive e lavora) in tutto o per loro

gran parte i due reati che le sono contestati

dall’autorità giudiziaria rumena. Evenienza che

integra la causa ostativa prevista dall’art. 18 - co. 1,

lett. p) - L. 69/05 e impedisce di disporre l’invocata

consegna della donna alla Romania (cfr.: Cass. Sez.

Fer., 11.9.2008 n. 35288, Filippa, rv. 240719; Cass.

Sez. 6, 28.10.2008 n. 40287, Erikci, rv. 241519: “Ai

fini dell’affermazione della giurisdizione italiana in

relazione a reati commessi in parte all’estero, è

sufficiente che nel territorio dello Stato si sia

verificato anche solo un frammento della condotta,

che se pur privo dei requisiti di idoneità e di

inequivocità richiesti per il tentativo, sia apprezzabile

collegando la parte della condotta realizzata in Italia a

quella realizzata in territorio estero”).

Per l’effetto la sentenza impugnata deve essere

annullata senza rinvio, ordinandosi l’immediata

scarcerazione della B. se non altrimenti detenuta.

L’illustrata consumazione in territorio italiano degli

anzidetti reati contestati alla donna dall’autorità

giudiziaria rumena impone l’immediata trasmissione

degli atti (copia del mandato di arresto europeo e del

provvedimento restrittivo della Corte di Appello di

Bacau, copia della presente sentenza) al Procuratore

della Repubblica di Torino per le eventuali

determinazioni e iniziative di competenza - ove non

già altrimenti edotto dei fatti - in ordine alle vicende

criminose coinvolgenti la persona della B.

La cancelleria provvederà alla tempestiva

comunicazione della presente decisione al Ministro

della Giustizia ai sensi dell’art. 22 co. 5 L. 69/05 e

alle informative connesse allo status libertatis della B.

previste dall’art. 626 cpp.

P.Q.M.

La Corte di Cassazione annulla senza rinvio la

sentenza impugnata e dispone l’immediata

scarcerazione di B. Maria se non detenuta per altra

causa.

Manda alla cancelleria per gli adempimenti di cui

all’art. 22 comma 5 della legge n. 69 del 2005 nonché

per quelli di cui all’art. 626 cpp.

Dispone altresì che la cancelleria trasmetta

immediatamente copia del presente dispositivo alla

Procura della Repubblica di Torino.

Depositata in Cancelleria

il 15.12.2009