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Cesare Segre (Don Quijote) il don chisciotte è un romanzo a schidionata interrotto da inserti narrativi che restano estranei alla trama. Questi inserti costituiscono come dei tagli verticali nell’orizzontalità seriale delle avventure del cavaliere e del suo scuderio. Le modalità di inserimento variano dal procedimento del manoscritto ritrovato a quello della narrazione fatta dal protagonista dell’inserto o dai protagonisti o dal narratore. La diversità di attuazione degli inserti dipende da un intento di variatio in rapporto con l’eventuale partecipazione dei personaggi degli inserti alla trama. Nella seconda parte gli inserti sono più brevi e tutti collegati con la trama principale. Il don chisciotte assomiglia al romanzo picaresco, per la serialità aperta all’infinito degli episodi, per il suo atteggiarsi a itinerario attraverso la società contemporanea, per il tema di ricerca dell’impiego che in don chisciotte si trasforma in ricerca di imprese eroiche. Il procedimento degli inserti è di origine cavalleresca, e si possono integrarsi di più nella narrazione quanto meno sia prepotente la presenza del protagonista. Al limite c’è il procedimento dell’entrelacement, che compone in mosaico una pluralità di vicende. Nel don chisciotte la storia del cavaliere e dello scudiero mantiene la sua linearità e può essere fermata dagli inserti e non deviata, gli inserti possono appendersi al filo del racconto ma non gli si intrecciano. Raramente i personaggi degli inserti appaiono nuovamente. Gli inserti non sono funzionali per la trama ma bensi lo sono per la tematica del romanzo ed hanno un elemento comune l’amore ed appartengono al genere pastorale o sentimentale. La concezione dell’amore che ha don chisciotte esclude con rigore quasi monastico qualsiasi cedimento alla galanteria. Gli inserti narrativi esprimono l’esigenza della realtà, il romanzo si svolge su due piani, quello dell’irrealtà chisciottesca e quello della realtà.

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Cesare Segre (Don Quijote)

il don chisciotte è un romanzo a schidionata interrotto da inserti narrativi che restano estranei alla trama. Questi inserti costituiscono come dei tagli verticali nell’orizzontalità seriale delle avventure del cavaliere e del suo scuderio. Le modalità di inserimento variano dal procedimento del manoscritto ritrovato a quello della narrazione fatta dal protagonista dell’inserto o dai protagonisti o dal narratore. La diversità di attuazione degli inserti dipende da un intento di variatio in rapporto con l’eventuale partecipazione dei personaggi degli inserti alla trama. Nella seconda parte gli inserti sono più brevi e tutti collegati con la trama principale.Il don chisciotte assomiglia al romanzo picaresco, per la serialità aperta all’infinito degli episodi, per il suo atteggiarsi a itinerario attraverso la società contemporanea, per il tema di ricerca dell’impiego che in don chisciotte si trasforma in ricerca di imprese eroiche.Il procedimento degli inserti è di origine cavalleresca, e si possono integrarsi di più nella narrazione quanto meno sia prepotente la presenza del protagonista. Al limite c’è il procedimento dell’entrelacement, che compone in mosaico una pluralità di vicende. Nel don chisciotte la storia del cavaliere e dello scudiero mantiene la sua linearità e può essere fermata dagli inserti e non deviata, gli inserti possono appendersi al filo del racconto ma non gli si intrecciano. Raramente i personaggi degli inserti appaiono nuovamente. Gli inserti non sono funzionali per la trama ma bensi lo sono per la tematica del romanzo ed hanno un elemento comune l’amore ed appartengono al genere pastorale o sentimentale. La concezione dell’amore che ha don chisciotte esclude con rigore quasi monastico qualsiasi cedimento alla galanteria. Gli inserti narrativi esprimono l’esigenza della realtà, il romanzo si svolge su due piani, quello dell’irrealtà chisciottesca e quello della realtà. I personaggi degli inserti appartengono al piano della realtà fissato dall’autore. Gli inserti nel romanzo rappresentano un'altra realtà quella dello spessore sociale. A don chisciotte e al contadino sancho vengono accostati negli inserti rappresentanti della nobiltà, della proprietà terriera, dell’amministrazione del clero. Il don chisciotte è una specie di galleria dei generi letterari:

Il romanzo cavalleresco Il genere pastorale Il romanzo d’avventura La novella Il dialogo letterario

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La poesia d’amore.

Questa mescolanza è una sospensione che lascia le sue componenti immutate, Cervantes a distribuito accortamente le sequenze appartenenti ai vari generi letterari senza che i tratti che li caratterizzavano venissero contaminati o conciliati. Il ricorso ad altri generi letterari mira a neutralizzare l’opposizione nobile/volgare cioè ci porta in un clima letterario con minori esclusioni tonali. La realtà è stilizzata su di un registro di moderata nobilitazione visto che i sentimenti costituiscono un casellario che evita disordini e cadute. Ciò che caratterizza il modo di procedere di Cervantes è la dialettica di intuizioni geniali e di calcoli attenti, di libera invenzione e di controllo critico. Don chisciotte si muove in uno spazio in cui lussureggiano il comico e il grottesco in cui le figure perdono i loro contorni naturali, in cui fa irruzione una nuova sensibilità paesistica.

La follia di chisciotte Condannando alla follia il suo protagonista Cervantes attuava un preciso disegno polemico. Una polemica che negli anni 1605-15 era attuale sia per la fortuna del romanzo cavalleresco sia per le condanne in nome del gusto e della religione. I motivi del perché cervantes disapprovasse i romanzi cavallereschi sono due:

L’ignoranza della norma aristotelica del verosimile Le lambiccature dello stile

Tutto il romanzo ha personaggi patiti del romanzo di cavalleria, quindi la colpa di don chisciotte non è leggere questi libri, ma di credere che le avventure che narrano siano ancora possibili.Nella sua follia don chisciotte ha dei modelli e degli schemi di comportamento.Per i modelli oscilla tra identificazione ed equiparazione tenendo l’occhio verso i nobili, i più generosi cavalieri come lancillotto; gli schemi invece gli servono per decidere in rapporto alle situazioni, ma soprattutto per creare le situazioni. Il don chisciotte parodia dei romanzi cavallereschi finisce per essere un romanzo cavalleresco. Don chisciotte cerca di attuare un “imitazione del perfetto cavaliere” e qui il motivo della struttura a schidionata. Ogni possibile è un episodio, don chisciotte ha fatto una formalizzazione dei possibili cavallereschi. Cervantes non stigmatizza la passione per i libri di cavalleria ma confusione della letteratura con la vita. Don chisciotte è tutto intriso di letteratura, quindi non solo la letteratura è confusa con la vita addirittura la precede. Confondere la letteratura con la vita significa confondere l’ideale con la sua esplicazione materiale.

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Cervantes ha un atteggiamento bivalente verso il suo eroe, egli non può non condividere il sogno eroico e generoso di don chisciotte, ma considera follia cioè alienazione della realtà, il demandare a modelli letterari le modalità di attuazione che tempi, luoghi, opportunità dovrebbero suggerire.Le cose in cui crede don chisciotte non sono ridicole anzi nobilissime quello che gli manca è la capacità di commisurarle alla realtà, renderle attuabili. Soffermiamoci sulla “specializzazione della sua pazzia”, sono i romanzi cavallereschi ad averlo esaltato tanto da ispirargli il programma di resuscitare la cavalleria errante. Don chisciotte saggio che precipita nell’insania allo stimolo di qualunque allusione al cavalleresco. La pazzia di don chisciotte è una pazzia vacillante è più propriamente una volontà di credere e molti segni traspaiono della volontarietà della pazzia, la verdidicità dell’asserto si appoggia alla soggettività della convinzione che si trasforma in conseguenza. La volontà di credere è bloccata dall’ostacolo oggettivo, dalla realtà.Don chisciotte inventa un preciso procedimento logico per il ribaltamento illusione/realtà: la tesi dell’incantatore. Non è la sua fantasia che dilata e nobilita la realtà ma è l’incantatore che la restringe e la immiserisce. Nella seconda parte si arriva alla mistificazione confessata, una mistificazione sofferta sino alla fine, dato che corrisponde ad una patetica ricerca di conferme esterne a una fede che sta declinando e intristendo. Nella prima parte del romanzo le avventure nascono dall’incontro fra un occasione stimolo e l’immaginazione dell’eroe. La schematizzazione delle situazioni tipiche del romanzo cavalleresco fa di don chisciotte un inventore di situazioni. Lo scacco è determinato dall’assoluta estraneità e incomparabilità della situazione reale con quella letteraria.Nella prima parte don chisciotte passa dall’esaltazione all’impegno, di rimediare alle sue conseguenze. Il suo linguaggio è nobile o dimesso, ricercato o ispirato, didascalico o capzioso.La prima parte del don chisciotte è il racconto di come l’eroe non sia diventato un eroe di romanzi cavallereschi ma è la storia della nascita di un eroe di romanzo mentre il contesto della seconda parte è incentrato su questo elemento, tutti i personaggi sanno dell’esistenza della prima parte del romanzo. Le nuove vicende di don chisciotte sono influenzate dalla conoscenza letteraria delle precedenti. Abbiamo cosi l’impatto sulla vita di due libri quelli cavallereschi intellugenza e azione di don chisciotte e il romanzo di cervantes che ha popolarizzato l’immagine del cavaliere. La prima parte del romanzo ha fornito un riconoscimento oggettivo a quella forma di automaturazione prodotto dal succedersi delle avventure. Nella seconda parte chisciotte è ciò che si è fatto, ed è un personaggio, parla e agisce in modo da arricchire e perfezionare i tratti del personaggio; il suo linguaggio è più sicuro e uniforme.

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La fortuna del romanzo sta nel fatto che insinua nei suoi interlocutori l’intento di usufruire della pazzia come divertimento. L’ascesa sociale dell’eroe che frequenta ambienti nobili e lussuosi ha come corrispettivo l’entrata in un gioco di società con la funzione di adularlo e denominarlo zimbello. Non è la fantasia di don chisciotte a supporre diverse realtà ma l’immaginazione dei suoi interlocutori a inscenargliele. Nella prima parte don chisciotte si ingannava nella seconda viene ingannato. Al personaggio mitico o comico deve essere sostituito un personaggio tragico, anche negli sviluppi della sua storia, perché la volontà di credere non solo è ripetutamente delusa ma incomincia ad esaurirsi. Nella prima parte la fantasia e la pienezza della gioia della missione da compiere prevalgono sull’esito fallimentare delle sue imprese. Nella seconda parte abbiamo l’incontro fra una fantasia macchinosa, scenografica e i barlumi di quella del cavaliere che la prima predetermina e mortifica.

Don chisciotte e sancho sono legati da un rapporto di complementarietà,don chisciotte si muove su una linea-saggezza e sancho parallelamente su credulità-buonsenso. Vi è nel romanzo una sorta di mimetismo dello scudiero rispetto al cavaliere, non solo sancho assimila a modo suo il linguaggio e il codice cavalleresco ma s’imposessa dei meccanismi interpretativi di don chisciotte. Lo scudiero diventa il primo e principale ingannatore del cavaliere per scansare fastidi che considera ingiusti ed eccessivi, il suo inganno è un eccezione alla fedeltà. L’isola da governare rappresenta il respiro più breve della fantasia di Sancho e rappresenta anche la fede nella restaurazione della cavalleria errante. Il mutamento principale di sancho si realizza sul polo del buonsenso perché si rivela vera e propria saggezza. Possiamo accostare la figura di sancho a quella del gracioso del teatro del 500 e 600. Il gracioso riesce a dire verità profonde anche sgradevoli. Gode di una franchigia giustificata dal suo porsi ai margini della società e delle sue convenzioni. Rappresenta la realtà naturale ignorata dai cerimoniali della convivenza aristocratica o anche la saggezza del popolo contrapposta alla cultura e ai suoi infingimenti. Il don chisciotte è un caso a sé, sancio non muove ai margini o all’interno di una vicenda l’altà società dei personaggi letterari, sancio accompagna su un piede di parità narrativa un altro non soggetto a legge, don chisciotte. Ci sono quindi due personaggi che si staccano dalla società, che viene rappresentata nel romanzo dai personaggi di contorno o quelli degli inserti.