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La pove 1 CGIL Valle d’Aosta Ires Morosini Gruppo di ricerca IRES LUCIA MOROSINI Il mercato del lavoro in Valle d’Aosta: la recente evoluzione

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La pove

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Gruppo di ricerca

IRES LUCIA MOROSINI

CGIL Valle d’Aosta Ires Morosini

Il mercato del lavoro in Valle d’Aosta: la recente evoluzione

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Il mercato del lavoro in Valle d’Aosta: la recente evoluzione

I dati provenienti da diverse fonti sul mercato del lavoro della Valle d’Aosta ci restituiscono l’immagine di un mercato del lavoro locale che stenta ancora a riprendersi dagli effetti della crisi economica, che ha colpito duramente una regione che per molti anni si è caratterizzata come isola felice nel contesto dell’economia italiana. Similmente a quanto avvenuto per il resto d’Italia, anche l’economia della Valle d’Aosta a partire dal 2008 ha subito gli effetti di un double dip, una recessione in due fasi che ha visto susseguirsi due crisi, intervallate da una breve ripresa nel 2011.

Oltre alle dinamiche della crisi osservate comunemente su base nazionale, bisogna tenere conto delle specifiche condizioni del tessuto produttivo valdostano su cui la recessione si è innestata, che hanno generato effetti e prospettive specifiche che cercheremo di evidenziare nel corso di questo report.

Ai fini di analizzare le dinamiche recenti del mercato del lavoro valdostano faremo riferimento a differenti fonti di dati: i dati ISTAT dell’Indagine sulle Forze di Lavoro, che permettono di misurare l’andamento dello stock di occupati; i dati delle comunicazioni obbligatorie (CO) e quelli dell’osservatorio del precariato INPS, che permettono (sia pur misurando aggregati non del tutto coincidenti), di analizzare l’andamento dei flussi dei rapporti di lavoro attivati, cessati e trasformati.

1. Uno sguardo sui dati del mercato del lavoro: una ripresa che stenta a decollare1.1. I dati di stock: l’Indagine sulle Forze di Lavoro dell’Istat

I dati provenienti dall’Indagine sulle Forze di Lavoro dell’ISTAT mostrano come, pur a fronte di una ripresa del PIL regionale prevista dalle analisi di Prometia, l’occupazione regionale sia tornata a diminuire. Infatti, dopo la crescita del numero di occupati dello 0,8 per cento nel 2014 (il primo segno positivo dopo 3 anni consecutivi di calo), nel 2015 il loro numero si è ridotto dello 0,5 per cento. Il totale degli occupati si ferma così a 54.828, dopo aver toccato quota 55.129 nel 2014.

Il dato risulta ancora più preoccupante se paragonato all’andamento delle regioni del Nord Ovest (+0,8 per cento), a quello nazionale (+0,8 per cento) e a quello delle Province autonome di Trento e Bolzano ( +0,2 e +0,4 rispettivamente). Va inoltre sottolineato che la crescita occupazionale del 2014 era risultata invece in media leggermente superiore a quella italiana e delle regioni del Nord-Ovest, così come a quella della provincia di Bolzano, e inferiore alla sola provincia di Trento.

Anche la partecipazione al mercato del lavoro si è ridotta, passando dalle 60.526 unità del 2014 alle 60.171 del 2015. Il calo contemporaneo della partecipazione e dell’occupazione ha fatto sì che il tasso di disoccupazione sia rimasto invariato rispetto all’anno precedente: si attesta all’8,9 per cento, un valore quasi triplo rispetto ai livelli pre-crisi (questo indicatore era fermo al 3,2 per cento nel 2007). Preoccupa ancora una volta il confronto con le altre regioni: se il raffronto con il dato nazionale (11,9 per cento) è a favore della Valle d’Aosta, non è così per quello con il Nord Ovest (che presenta un dato dell’8,6 per cento, in diminuzione in rispetto all’anno precedente) e con le Province di Trento e Bolzano (rispettivamente al 6,8 e al

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3,8 per cento). Complessivamente sono 5.343 le persone in cerca di occupazione nell’anno 2015.

Come segnala anche un rapporto pubblicato dalla Regione Valle d’Aosta1, l’analisi delle diverse tipologie di disoccupati (disoccupati ex-occupati, disoccupati ex-inattivi, disoccupati senza esperienza di lavoro) mostra come l’incremento delle persone in cerca di occupazione sia stato originato dalla debolezza della domanda di lavoro. Infatti, se nel 2007 le persone in cerca di lavoro dopo aver perso la propria precedente occupazione costituivano il 40,7 per cento del campione, nel 2015 questa percentuale arriva a toccare il 66,2 per cento, a testimonianza del significativo impatto della recessione sul tessuto produttivo valdostano.

Tabella 1: Occupati e forza lavoro (variazioni percentuali sul periodo corrispondente e valori percentuali)

Occupati PartecipazioneTasso di

disoccupazione (1)

Tasso di occupazione (1)

(2)

Tasso di attività (1)

(2)

Valle d'Aosta -0,5 -0,6 8,9 66,2 72,8

Provincia autonoma di Bolzano 0,4 -0,2 3,8 71,4 71,0

Provincia autonoma di Trento 0,2 0,0 6,8 66,1 74,3

Nord-Ovest 0,8 0,1 8,6 64,5 70,7

Italia 0,8 -0,1 11,9 56,3 64,0(1) Valori percentuali (2) Si riferisce alla popolazione di età compresa fra i 15-64 anni

Fonte: Elaborazione su dati Ifl ISTAT

A conferma del sostanziale ristagno del mercato del lavoro, il tasso di occupazione in regione è rimasto invariato rispetto al 2014, fermandosi al 66,2 per cento. Lo stesso vale per il tasso di attività (che si definisce come il rapporto tra la forza lavoro e la popolazione in età attiva), che è rimasto invariato al 72,8 per cento.

Il trend negativo dell’occupazione è influenzato dall’andamento del lavoro autonomo, che segna un calo del 2,9 per cento rispetto al 2014, dopo il significativo aumento dell’anno precedente dove era cresciuto del 5 per cento. Il lavoro dipendente (che costituisce poco meno dei tre quarti del totale dell’occupazione valdostana) segna un leggero aumento dello 0,3 per cento rispetto all’anno precedente. Rispetto all’anno 2011 il numero degli occupati alle dipendenze risulta comunque in calo del 1,67 per cento.

Disaggregando l’analisi per genere si nota come prosegua anche nel 2015 il trend negativo che ha caratterizzato la componente maschile, trend che ha caratterizzato l’economia valdostana per tutto il periodo della crisi economica. Infatti il numero degli occupati uomini rispetto al 2014 diminuisce dell’1,4 per cento, mentre il numero delle donne occupate aumenta dello 0,5 per cento. Anche i dati sulla disoccupazione mostrano un peggioramento relativo della posizione degli uomini: mentre il tasso di disoccupazione femminile scende dall’8,4 all’8,1 per cento, quello

1 Regione Autonoma Valle d’Aosta (2015), Discontinuità e continuità nel mercato del lavoro regionale.

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maschile sale dal 9,1 al 9,3 per cento. Questi dati hanno molto a che vedere con le dinamiche settoriali (di cui ci occuperemo nel dettaglio nel prosieguo del lavoro), dato che la crisi ha colpito con particolare durezza settori tipicamente maschili come le costruzioni e l’industria.

Un altro trend di medio periodo, osservato sia su scala locale che su scala nazionale, è la crescita dell’occupazione a tempo parziale. Questo trend è proseguito anche fra 2014 e 2015: gli occupati a tempo pieno si sono ridotti approssimativamente del 2 per cento, a fronte di un aumento del 6,4 per cento di quelli a tempo parziale. In generale, rispetto al 2007 l’occupazione part-time è aumentata in maniera esponenziale del 40,7 per cento, mentre rispetto al 2011 è cresciuta del 36,3 per cento. Viceversa, il lavoro a tempo pieno mostra un andamento negativo rispetto ad entrambi i periodi presi in considerazione. Questo ha ovvie conseguenze in termini di minor aumento reddituale a fronte di un aumento occupazionale di questo tipo e pone alcuni dubbi sulla qualità delle dinamiche occupazionali all’opera in regione. Coerentemente con quanto osservato sul piano nazionale, fra 2007 e 2015 la crescita del part-time è stata superiore per gli uomini rispetto alle donne, anche se lavorare in part-time rimane ancora una prerogativa femminile, dato che nel 2015 tre quarti degli occupati part-time sono donne.

L’andamento dell’occupazione risulta eterogeneo fra differenti classi di età. Dopo il calo severo verificatosi nel 2013 e nel 2014 (-13,8 e -11,1 per cento, rispettivamente), gli occupati nella fascia fra i 15 e i 24 tornano a crescere (+12,8). Rispetto al 2011 gli occupati in questa fascia di età si riducono comunque del -6,88 per cento e addirittura del 28,36 rispetto al 2007. Continua a calare l’occupazione per i lavoratori e le lavoratrici compresi nella fascia di età fra 25 e 44 anni. Gli occupati della fascia 25-34 anni si riducono del 2,1 per cento, mentre quelli nella fascia 35-44 (periodo centrale per la carriera lavorativa) del 3,6 per cento. Complessivamente, gli occupati nella fascia 25-34 si sono ridotti del 16,4 per cento rispetto al 2011 e del 31,6 per cento rispetto al 2007. Aumentano invece gli occupati over 45: la classe 45-54 aumenta dello 0,3 per cento rispetto al 2014, mentre quella fra i 55 e i 64 anni dello 0,6. Infine, gli over 65 vedono aumentare la propria occupazione del 9,2 per cento rispetto all’anno precedente. Sembra quindi confermato il ruolo giocato dalla riforma Fornero, che a causa dell’innalzamento dei requisiti anagrafici per il godimento della pensione ha provocato un aumento degli occupati nelle fasce di età più elevate.

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Figura 1: le variazioni percentuali del numero di occupati per orario di lavoro e genere mostrano l’aumento del part-time

Fonte: Elaborazione su dati Ifl ISTAT

Infine, se si distingue l’analisi dell’occupazione per tipologia contrattuale, si può osservare come gli anni della crisi abbiano visto un incremento degli occupati precari. I dati ISTAT infatti ci mostrano come rispetto al 2007 gli occupati dipendenti con contratto a tempo determinato sono aumenti del 15 per cento, mentre il numero degli occupati con contratto a tempo indeterminato è diminuito del 2,23 per cento. Come si può notare dalla figura 2, a partire dal 2009 il numero di lavoratori con contratto a tempo indeterminato rispetto al totale è andato diminuendo (con l’eccezione di un lieve aumento fra 2012 e 2013). Si può ipotizzare che in una prima fase della crisi le imprese abbiano preferito mantenere i lavoratori con contratto a tempo indeterminato, liberandosi di quelli con contratto a termine. Tuttavia nelle fasi successive l’incidenza di lavoratori con contratti precari è andata aumentando.

I dati dell’Indagine sulle Forze di Lavoro non sembrano mostrare evidenza di un effetto positivo sull’andamento dell’occupazione a tempo indeterminato dei recenti provvedimenti normativi, ossia del combinato disposto Jobs Act e decontribuzione totale del costo del lavoro per 3 anni per le imprese che assumono con il nuovo contratto a tutele crescenti. Al contrario, rispetto al 2014 i contratti a tempo indeterminato diminuiscono (ed è il sesto anno consecutivo che si registra un segno negativo) dello 0,7 per cento, mentre quelli a tempo determinato crescono del 6,4 per cento. La discrepanza fra i dati ISTAT e quelli dell’INPS - che segnalano un aumento delle assunzioni nette a tempo indeterminato nell’anno 2015 – potrebbe essere spiegata da una particolare intensità delle assunzioni a tempo indeterminato nel mese di Dicembre 2015, che potrebbero essere perciò state contabilizzate da ISTAT nel mese di Gennaio 2016. Su questo ci soffermeremo maggiormente nella sezione dedicata all’analisi dei dati di flusso.

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Figura 2: A partire dal 2009 la quota dei lavoratori dipendenti a tempo indeterminato diminuisce

Fonte: elaborazione su dati Ifl ISTAT

Preoccupa il confronto con le altre regioni e col dato nazionale rispetto all’ultimo anno: in Italia gli occupati dipendenti a tempo indeterminato crescono rispetto al 2014 dello 0,7 per cento, nelle regioni del Nord-Ovest crescono dello 0,5 per cento e nelle Province di Trento e Bolzano rispettivamente dell’1,55 e dello 0,6 per cento.

I dati ISTAT restituiscono quindi l’immagine di un mercato del lavoro che ancora fatica a riprendersi dagli effetti della recessione. Molte delle dinamiche emerse nel corso della crisi (elevato tasso di disoccupazione, aumento del part-time, aumento dell’importanza dei contratti a tempo determinato, difficoltà occupazionale per i giovani) vengono confermate anche per quanto riguarda il 2015. Provvederemo ora a integrare l’analisi dei dati di stock con quella dei dati di flusso.

1.2 I dati di flusso: l’Osservatorio del Precariato Inps e i dati delle Comunicazioni Obbligatorie

I dati pubblicati dall’Osservatorio del Precariato Inps permettono di misurare non già il numero di occupati, bensì la dinamica dei contratti lavorativi. Più precisamente, i dati INPS permettono di misurare tutte le tipologie di evento che contraddistinguono un rapporto di lavoro: assunzioni, trasformazioni e cessazioni. Come correttamente segnala l’Osservatorio, questo significa che la contabilità dei flussi non corrisponde con quella dei lavoratori, poiché uno stesso lavoratore può risultare coinvolto in una pluralità di movimenti nello stesso periodo di tempo.

Inoltre, mentre la rilevazione Ifl di ISTAT considera l’intera gamma di occupati (dipendenti e indipendenti in ogni settore), i dati INPS limitano il campo di osservazione ai soli lavoratori dipendenti del settore privato (esclusi i lavoratori domestici e gli operai agricoli) e ai lavoratori degli Enti pubblici economici2. 2 Gli Enti pubblici economici sono soggetti alla registrazione nel registro delle imprese e si caratterizzano per il fatto di avere come oggetto, in via esclusiva o principale, l’esercizio di un’impresa commerciale avvalendosi pertanto di strumenti privatistici. Gli Enti pubblici economici, un tempo numerosissimi, sono in via di estinzione in quanto sono stati quasi tutti trasformati in società per azioni. Il maggior ente economico ancora attivo è la Cassa depositi e

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Fatta questa doverosa premessa metodologica, passiamo all’analisi dei dati disponibili sulla regione Valle d’Aosta. Le statistiche pubblicate dall’Osservatorio sul Precariato Inps per il periodo Gennaio-Dicembre 2015 mostrano una crescita dei contratti a tempo indeterminato. Il particolare, il saldo dei nuovi rapporti di lavoro a tempo indeterminato3 per l’anno 2015 risulta in positivo di 1.239 unità, mentre il 2014 si era chiuso con un saldo negativo di 287 unità. Il saldo risulta positivo grazie all’aumento sia delle assunzioni (3.296, a fronte delle 2.183 del 2014) che all’aumento delle trasformazioni da contratti a termine e di apprendistato in contratti a tempo indeterminato (1.230 contro le 815 del 2014; in particolare le trasformazioni di contratti a termine in contratti a tempo indeterminato passano 606 a 997). Le cessazioni rimangono sostanzialmente stabili rispetto al 2014, passando da 3.285 a 3.287.

Tabella 2. La dinamica dei flussi riguardanti i rapporti a tempo indeterminato nel 2014 e 2015

(+) Nuovi rapporti di lavoro a TI

(+) Trasformazioni Appr in TI

(+) Trasformazioni TD in TI (-) Cessazioni a TI Saldo

gen-dic 2014

gen-dic 2015

gen-dic 2014

gen-dic 2015

gen-dic 2014

gen-dic 2015

gen-dic 2014

gen-dic 2015

gen-dic 2014

gen-dic 2015

Val d'Aosta 2.183 3.296 209 233 606 997 3.285 3.287 -287 1.239Trentino-Alto Adige 16.245 26.074 1.620 1.710 7.830 11.322 27.684 28.178 -1.989 10.928

Nord-Ovest 325.473 512.286 22.049 27.668 112.433 169.618 488.265 483.227 -28.310 226.345

Italia 1.273.750 1.870.959 69.271 85.352 329.848 492.729 1.725.006 1.684.911 -52.137 764.129Fonte: Rapporto INPS Gennaio-Dicembre 2015

Questa dinamica positiva dei contratti a tempo indeterminato non ha trovato evidenza statistica nei dati sugli occupati ISTAT, che come ricordato in precedenza vedono calare gli occupati dipendenti con contratto a tempo indeterminato dello 0,7 per cento. Al di là delle differenze evidenziate in precedenza fra la base dati ISTAT e INPS in termini di copertura settoriale, è plausibile che questo sia dovuto al fatto che molte delle assunzioni e trasformazioni a tempo indeterminato siano avvenute nel Dicembre 2015. Dicembre era infatti l’ultimo mese utile per le imprese per usufruire degli sgravi fiscali “pieni” legati alle assunzioni e trasformazioni in contratti a tempo indeterminato, ossia dell’esonero per 3 anni dei contributi INPS fino ad un massimo di 8.060 euro. Da Gennaio 2016 è scattata invece una riduzione degli sgravi in termini di durata (da 3 a 2 anni ) e ammontare (da un massimo di 8.060 euro a uno di 3.250 euro). Questo ha provocato a livello nazionale una vera e propria “corsa agli sgravi”, che ha provocato un aumento anomalo dei contratti stipulati a Dicembre. Per ragioni tecniche legate alla costruzione dell’indagine campionaria ISTAT, queste assunzioni sono state con ogni probabilità contabilizzate con ritardo nei dati sull’occupazione, e appariranno nelle statistiche sul 2016. Analizzando i dati INPS, si nota che in effetti anche in Valle d’Aosta le assunzioni e soprattutto le trasformazioni sono state più intense a dicembre: il 12 per cento delle assunzioni e il 18 per cento delle trasformazioni sono avvenute in questo mese4.

prestiti. Fonte: INPS (2016).3 Questo saldo è dato dalla somma dei nuovi rapporti di lavoro più le trasformazioni dei contratti a termine e di apprendistato in contratti a tempo indeterminato, a cui vengono sottratte le cessazioni a tempo indeterminato

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Al di là di queste considerazioni occorre comunque contestualizzare meglio i dati INPS. Innanzitutto la dinamica delle nuove assunzioni a tempo indeterminato, benché superiore al dato medio nazionale, risulta peggiore in termini relativi sia al dato del Nord-Ovest che a quello del Trentino-Alto Adige. Se infatti in Valle d’Aosta le assunzioni a tempo indeterminato fra il 2014 e il 2015 aumentano del 51 per cento (+46,09 il dato italiano), nell’intero Nord-Ovest aumentano del 57,4 per cento, mentre in Trentino-Alto Adige aumentano addirittura del 60 per cento. La dinamica positiva della Valle d’Aosta appare più influenzata che nelle altre regioni dalle trasformazioni di rapporti a termine in contratti a tempo indeterminato: l’aumento rispetto al 2014 è del 64,5 per cento, a fronte di un dato inferiore per il Nord-Ovest (50,9 per cento) e per il Trentino (44,6 per cento). E’ utile qui ricordare che a rigore le trasformazioni non costituiscono “nuovi” posti di lavoro (ossia non vanno ad intaccare il numero di coloro che non sono occupati). E’ inoltre interessante notare che il totale delle assunzioni (ossia considerando sia le assunzioni a termine che quelle a tempo indeterminato) rimane sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente. Secondo i dati INPS, le nuove assunzioni nel 2015 sono 11.889, a fronte delle 11.870 del 2014: un aumento marginale dello 0,2 per cento. Sembra quindi che sia avvenuto un fenomeno di “spiazzamento” delle assunzioni a tempo determinato, un dato anomalo sia rispetto a quello nazionale (che vede aumentare le assunzioni complessive dell’11,1 per cento), sia rispetto a quello del Nord-Ovest e del Trentino (+13,3 e + 10,6 rispettivamente).

Tabella 3. L’impatto dell’esonero contributivo è maggiore per la Valle d’Aosta che per il resto d’Italia

Assunzioni a TIAssunzioni con

EsoneroTrasformazioni

contratti TD Trasformazioni con

esoneroImpatto esonero su

assunzioni (%)Impatto esonero su trasformazioni (%)

Valle d'Aosta 3.296 2.016 997 824 61,17 82,65

Trentino-Alto Adige 26.074 15.068 11.322 8.499 57,79 75,07

Nord-Ovest 512.286 266.630 169.618 127.812 52,05 75,35

Italia 1.870.959 1.079.070 492.729 363.656 57,67 73,80Fonte: Rapporto INPS Gennaio-Dicembre 2015

È opportuno inoltre rimarcare due fatti. Primo, che la dinamica positiva dei contratti a tempo indeterminato appare estremamente influenzata dall’effetto degli sgravi fiscali. I dati INPS permettono di identificare quante assunzioni e trasformazioni a tempo indeterminato siano state instaurate con la fruizione dell’esonero contributivo. Ebbene, 2.016 delle 3.296 nuove assunzioni e 824 delle 997 trasformazioni di contratti a termine in contratti a tempo indeterminato hanno fruito degli sgravi contributivi: rispettivamente il 61 e l’82 per cento del totale. In entrambi i casi il dato è più alto sia della media nazionale che di quello delle regioni di comparazione (tabella 3). Questo sembra confermare quanto affermato dalla letteratura scientifica disponibile sugli effetti occupazionali del Jobs Act5: sono stati soprattutto gli sgravi fiscali più che la nuova disciplina contrattuale (che rende più facile al datore di lavoro

4 Il dato sulle assunzioni di Dicembre è ottenuto confrontando i report pubblicati dall’INPS riferiti rispettivamente al periodo Gennaio-Novembre 2015 e Gennaio-Dicembre 2015.5 Si veda ad esempio: Fana, Guarascio e Cirillo (2015), Labour market reforms in Italy: evaluating the effect of the Jobs Act, ISIGrowth working paper, 5/2015; ISTAT (2015), Rapporto sulla competitività dei settori produttivi.

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il licenziamento) a favorire la crescita dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato. Va in secondo luogo ricordato che la sostituzione del vecchio contratto a tempo indeterminato con il nuovo contratto a tutele crescenti fa sì che difficilmente si possa parlare di queste assunzioni e trasformazioni come lavoro “stabile”. Come sottolineano Fana, Guarascio e Cirillo6, l’abolizione del diritto al reintegro (che viene sostituito da un rimborso monetario) fa sì che un lavoratore, anche se assunto a tempo indeterminato, possa essere poi liberamente licenziato dal datore di lavoro tramite una compensazione monetaria ed eventualmente riassunto con contratti precari.

Queste considerazioni dovrebbero indurre a cautela nel commentare con eccessivo entusiasmo l’aumento occupazionale a tempo indeterminato registrato dai dati INPS. Una dinamica che sia eccessivamente trainata dagli sgravi fiscali e non da un’effettiva crescita economica rischia di portare ad un nuovo calo dell’occupazione a tempo indeterminato fra 3 anni, allo scadere degli sgravi. Alcuni indizi in tal senso vengono dai primi dati disponibili sul 2016, pubblicati nel nuovo report mensile dell’INPS, riferito a Gennaio 2016. Dopo l’aumento dei contratti a tempi indeterminato registrato nel corso del 2015, il saldo di assunzioni, trasformazioni e cessazioni del mese di Gennaio risulta nullo per la Valle d’Aosta. Se ci limitiamo a considerare assunzioni e cessazioni, il saldo è negativo. Un dato ancor più significativo, se si considera che il saldo per il Nord-Ovest continua invece ad essere positivo. Rispetto a Gennaio 2015, le assunzioni a tempo indeterminato diminuiscono del 56,6 per cento (un dato superiore a quello nazionale e delle regioni di riferimento), e le trasformazioni di contratti a termine dell’11.

Tabella 4. A gennaio 2016 si ferma l’aumento dei contratti a tempo indeterminato

(+) Assunzioni TI(+) Trasformazioni Apprendistato

(+) Trasformazioni TD (-) Cessazioni a TI Saldo Totale

Saldo Assunzioni/Cessazioni

gen-15 gen-16 gen-15 gen-16 gen-15 gen-16 gen-15 gen-16 gen-15 gen-16 gen-15 gen-16

Valle d'Aosta 242 105 33 18 73 65 238 188 110 0 4 -83

Trentino-Alto Adige 2.843 1.669 205 136 1.115 863 2.041 1.844 2.122 824 802 -175

Nord-Ovest 55.346 34.384 2.990 2.992 14.930 13.181 39.439 32.938 33.827 17.619 15.907 1.446

Italia 176.239 106.697 9.034 8.876 43.445 41.221138.667

119.075 90.051 37.719 37.572 -12.378

Fonte: Rapporto INPS Gennaio 2016

Un dato prezioso desumibile dai vari rapporti INPS è quello sull’incidenza dei c.d. voucher. Introdotti già nel 2003 dalla Legge Biaggi come metodo per remunerare prestazioni lavorative di tipo occasionale (e quindi non riconducibili a veri e propri 6 Fana, Guarascio e Cirillo (2015), ibidem.

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contratti di lavoro), questi strumenti hanno subito successive modifiche legislative che ne hanno progressivamente allargato l’ambito di utilizzo sia in termini di settori che di soggetti potenzialmente interessati7. Anche l’attuale governo tramite il Jobs Act ne ha esteso l’utilizzo, aumentando i massimali di reddito percepibili tramite buoni lavoro. A livello nazionale l’utilizzo dei voucher ha subito una vera e propria esplosione durante la crisi: se nel 2008 erano 24.437 i lavoratori ad aver ricevuto almeno un voucher a titolo di pagamento di una prestazione lavorativa, nel 2015 il loro numero ha superato il milione, attestandosi alla cifra di 1.392.906 (a fronte di un numero di voucher venduti pari a 114.921.574). Questo ha destato una certa preoccupazione fra gli osservatori delle dinamiche del mercato del lavoro, poiché un aumento di queste dimensioni probabilmente segnala che, a differenza delle intenzioni iniziali del legislatore, i voucher non stiano solo venendo utilizzati per remunerare prestazioni di tipo occasionale, ma stiano anche remunerando prestazioni di lavoro precedentemente regolamentate da contratti (come contratti part-time o contratti a chiamata). Lo stesso presidente dell’INPS Boeri ha messo in guardia dal rischio sul fatto che i voucher possano diventare la nuova frontiera del lavoro precario, divenendo per molti lavoratori l’unica forma di lavoro. Questo ha conseguenze immediate sul presente (il reddito per un lavoratore pagato solo a voucher è basso, oltre al fatto che non essendo contratti veri e propri i voucher non garantiscono diritti a malattia, ferie, etc.) e sul futuro, dato che i contributi previdenziali versati tramite voucher sono piuttosto bassi. Un’ulteriore preoccupazione emersa circa l’uso dei voucher è che questo strumento, ideato inizialmente per far emergere situazioni di lavoro nero, possa divenire un mezzo che incrementi la situazione di lavoro “grigio”. Sono infatti diverse le segnalazioni negli ultimi mesi da parte di lavoratori che riceverono una piccola parte delle retribuzione in voucher e il resto il nero. Il voucher in questi casi ha la funzione di copertura nel caso di verifiche da parte dell’ispettorato del lavoro8.

I dati dell’osservatorio INPS ci dicono che nel 2015 nella sola Regione Valle d’Aosta sono stati venduti 459.640 voucher dal valore nominale di 10 euro. Con i dati a nostra disposizione non è possibile stimare il numero di lavoratori che ha ricevuto almeno una volta un voucher. E’ possibile segnalare però che rispetto al 2014 sono stati venduti 162.219 voucher in più, con un aumento del 54,5 per cento. Interessante anche notare il vero e proprio boom di vendite avvenuto fra 2013 e 2014, quando i voucher sono più che raddoppiati, passando da 141.364 a 297.421, un aumento del 110 per cento che in Italia è stato superato solo dalla Puglia (che ha visto il numero di voucher venduti aumentare del 124,2 nello stesso periodo). Contrariamente a quanto avvenuto con i contratti a tempo indeterminato, la corsa dei voucher non sembra arrestarsi nemmeno nel 2016. I dati pubblicati dall’Osservatorio sul Precariato riferiti a gennaio 2016 mostrano infatti che in regione sono stati venduti 37.657 buoni, un aumento dell’19,3 per cento rispetto a gennaio 2015. Questi dati segnalano potenziali problemi di crescente precarizzazione anche nel caso della Valle d’Aosta.7 Per una trattazione più esaustiva della normativa si veda Fana, M. (2015), La nuova frontiera del precariato: i buoni lavoro http://www.eticaeconomia.it/la-nuova-frontiera-del-precariato-i-buoni-lavoro/8 Si veda ad esempio http://espresso.repubblica.it/inchieste/2016/03/04/news/professione-voucher-1.252734. Per questo motivo il governo sta pensando ad un decreto correttivo del Jobs Act, i cui dettagli però non sono ancora stati definiti.

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Tabella 5. Voucher (valore nominale 10 euro) venduti nel 2013, 2014 e 2015.

Voucher venduti Variazione Assoluta Variazione Percentuale

Gen-Dic 2013 Gen-Dic 2014 Gen-Dic 2015 2014/2013 2015/2014 2014/2013 2015/2014

Valle d'Aosta 141.364 297.421 459.640 156.057 162.219 110,4 54,5

Trentino-Alto Adige 2.876.993 3.613.573 4.789.534 736.580 1.175.961 25,6 32,5

Nord-Ovest 11.628.180 20.105.566 34.705.905 8.477.386 14.600.339 72,9 72,6

Italia 40.816.297 69.172.879 114.921.574 28.356.582 45.748.695 69,5 66,1Fonte: Rapporto INPS Gennaio-Dicembre 2015

Dal report pubblicato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali9 si evince che a livello nazionale i settori in cui si fa più ricorso ai voucher sono quelli di commercio, turismo e servizi, oltre alla non definite “altre attività”. Pur non disponendo di dati regionali, possiamo supporre che ciò sia vero anche per la Valle d’Aosta, in cui peraltro i sopranominati settori hanno un ruolo molto importante in termini occupazionali complessivi. Circa il possibile effetto di sostituzione di precedenti rapporti contrattuali con i buoni lavoro, dal report emerge che nel 2015 in Italia nel 2015 il 7,9 per cento dei lavoratori retribuiti con voucher aveva avuto, nei tre mesi precedenti la prestazione, un rapporto di lavoro con lo stesso datore; la percentuale sale al 10,0 per cento se si prende a riferimento un periodo di sei mesi. Si tratta di più di 100.000 lavoratori (10.000 ex co.co.pro e circa 300.000 ex lavoratori dipendenti). Non sorprendentemente, questi lavoratori si concentrano proprio nei settori che utilizzano i voucher in maniera più intensa, ossia il turismo, i servizi, il commercio (insieme alle “attività non classificate”). È lo stesso report del governo ad evidenziare la necessità di un costante monitoraggio di questo fenomeno, anche tramite la scomposizione territoriale dei dati. La messa a disposizione di INPS di nuovi e più approfonditi dati permetterebbe senza dubbio un’analisi più efficace anche nel caso della Valle d’Aosta.

Tabella 6. La corsa dei voucher non si arresta nemmeno a gennaio 2016

Voucher venduti Variazione Assoluta Variazione Percentuale

gen-14 gen-15 gen-16 2015/2014 2016/2015 2015/2014 2016/2015

Valle d'Aosta 20.517 31.552 37.657 11.035 6.105 53,8 19,3

Trentino-Alto Adige 336.469 340.854 463.553 4.385 122.699 1,3 36,0

Nord-Ovest 1.122.512 2.046.901 2.863.186 924.389 816.285 82,4 39,9

Italia 4.001.693 6.765.427 9.227.589 2.763.734 2.462.162 69,1 36,4Fonti: INPS elaborazione al 10 Marzo 2016

Un’altra fonte di dati che permette di valutare l’andamento dei flussi in ingresso nel mercato del lavoro locale è quella costituita dalla Comunicazioni Obbligatorie (CO), dati amministrativi che danno conto di tutti i rapporti di lavoro di tipo dipendente e parasubordinato che si vengono a creare nel corso di un anno. La Regione Valle d’Aosta mette a disposizione sul proprio sito vari dati riguardanti gli avviamenti al lavoro a partire dal 2009. Benché in questo caso non sia possibile ragionare in termini di saldi (poiché non è disponibile il dato sulle cessazioni), è possibile 9 Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (2016), L’utilizzo dei voucher per le prestazioni di lavoro accessorio.

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comunque utilizzare i dati sugli avviamenti per analizzare le tendenze in termini di fabbisogno occupazionale delle imprese.

In totale gli avviamenti al lavoro registrati nel 2015 dalle CO sono 38.950. Di questi, 21.012 riguardano le donne, mentre 17.938 gli uomini. Questi dati sembrano confermare il trend favorevole ad aumento dell’occupazione femminile, già osservato nello studio dei dati ISTAT. Coerentemente con il trend di aumento del peso dell’occupazione a tempo determinato sul totale degli occupati osservato durante la crisi, la maggior parte degli avviamenti è per posizioni lavorative a tempo determinato. Infatti nel 2015 si registrano 33.144 avviamenti a tempo determinato (l’85 per cento del totale), a fronte di 5836 a tempo indeterminato. L’incidenza del lavoro a termine è maggiore per le donne (l’86 per cento) che per gli uomini (83,76 per cento).

In termini relativi rispetto al 2014 e coerentemente con quanto osservato per i dati INPS, i contratti a tempo indeterminato sono aumentati mentre quelli a tempo determinato sono diminuiti. L’incidenza dei contratti a tempo determinato rimane comunque più alta rispetto al 2009. Nel confronto intertemporale bisogna comunque tenere conto che, come segnala la Regione Valle d’Aosta nel suo rapporto10 sul mercato del lavoro locale, nel 2014 un numero significativo di assunzioni è dovuto ad un’importante opera cinematografica realizzata in parte in regione. Rispetto al 2014, le assunzioni aumentano solo dello 0,2 per cento. Se tuttavia si considera una serie storica delle assunzioni al netto del settore interessato da questo fenomeno (quello dei servizi di informazione e comunicazione), il totale degli avviamenti rispetto al 2014 risulta in aumento del 5,09 per cento rispetto al 2014, ma è comunque più basso dell’ 8,41 per cento rispetto al 2012, anno che aveva fatto registrare il numero più alto di avviamenti in valore assoluto dall’inizio delle crisi. I dati sugli avviamenti appaiono dunque confermare le tendenze emerse dall’analisi dei dati di stock.

Figura 3: il trend degli avviamenti per tipologia e genere mostra la preponderanza dei contratti a tempo determinato (includendo tutti i settori)

Fonte: elaborazioni su dati del Dipartimento Politiche del Lavoro e della Formazione – Regione Valle d’Aosta

2. Dinamiche settoriali: la terziarizzazione in corso e le prospettive del tessuto produttivo

10 Regione Autonoma Valle d’Aosta (2015), ibidem.13

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Le dinamiche occupazionali della Valle d’Aosta risultano essere estraneamente eterogenee rispetto al settore economico, riflettendo un andamento diversificato delle varie componenti del tessuto produttivo regionale nel corso della crisi.

I dati Movimprese evidenziano come le imprese valdostane siano stato duramente colpito dalla recessione. A partire dal 2007, il numero di imprese attive si è costantemente ridotto, passando da 12.795 nel 2007 a 11.357 nel 2015, una diminuzione dell’11,24 per cento. Nel 2015 il numero è ulteriormente diminuito: il saldo fra imprese iscritte ed imprese cessate è stato di -330. Il trend non cambia se anche si prendono i considerazione le sole imprese extra agricole: nel quarto trimestre 2015 risultavano essere attive 9.893 imprese extra-agricole, a fronte delle 10.479 che risultavano attive nel quarto trimestre del 2012.

Gli anni della crisi hanno visto in particolare sofferenza il settore primario e quello delle costruzioni. L’agricoltura ha visto ridursi il numero di imprese attive fra 2012 e 2015 del 15,47 per cento (anche se il dato potrebbe essere stato influenzato da cambiamenti normativi che non prevedono più l’obbligo per le imprese con fatturato inferiore a 7000 euro di iscriversi al registro delle imprese 11). Le costruzioni (che dipendono in parte dall’edilizia pubblica) vedono diminuire il numero delle imprese attive rispetto al 2012 dell’11,67 per cento.

Tabella 7. Numero di imprese attive per settori e anno e variazione percentuale 2015 su 2011

2012 2014 2015 2015/2011

Agricoltura, silvicoltura e pesca 1.732 1.508 1.464 -15,47

Attività Manifatturiere 886 833 803 -9,37

Costruzioni 2.792 2.579 2.466 -11,68

Servizi 6.707 6.651 6.521 -2,77

di cui:

Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione 1.673 1.689 1.684 0,66

Comm.ingrosso e dettaglio ; rip. autoveicoli e motocicli 2.304 2.213 2.104 -8,68

Fonte: elaborazioni su dati Movimprese.

Anche il settore manifatturiero mostra una dinamica negativa: fra 2012 e 2015 il numero di imprese attive nel settore diminuisce del 9,37 per cento. Il rapporto congiunturale di Banca d’Italia evidenzia inoltre come, stando ai risultati del sondaggio condotto nelle imprese industriali con più di 20 addetti, nei primi 9 mesi del 2015 il 43 per cento del campione ha riportato una diminuzione del fatturato rispetto allo stesso periodo del 2014, a fronte di un terzo che ha dichiarato un aumento12. Più contenuta la perdita nei servizi: il numero di imprese diminuisce del 2,77 per cento fra 2012 e 2015. In particolare, un settore chiave come quello dei

11 Regione Autonoma Valle d’Aosta (2015), ibidem.14

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servizi di alloggio e ristorazione appare in leggera crescita, passando da 1.673 a 1.684 imprese (+0,66 per cento). Negativo invece l’andamento per il commercio all’ingrosso e al dettaglio, che diminuisce il numero delle imprese dell’8,68 per cento.

Figura 4: Il numero delle imprese attive in regione è in costante calo dall’inizio della crisi

Queste dinamiche settoriali si ripercuotono anche sui dati ISTATsull’occupazione. Rispetto al 2008, il settore primario diminuisce il numero degli occupati dell’11,74 per cento (dell’8,42 rispetto al 2011). Il dato è peggiore per gli uomini che per le donne. Fra 2015 e 2014 il settore registra comunque un aumento occupazionale del 3,5 per cento, trainato dalla componente femminile. Le costruzioni risultano essere il settore colpito più duramente dalla recessione: gli occupati sono diminuiti del 30,07 per cento rispetto al 2008 e del 24,68 rispetto al 2011. Il trend non accenna a ridursi nell’ultimo anno, dato che fra 2014 e 2015 l’occupazione si è ridotta di un ulteriore 9,16 per cento. Dopo la ripresa del 2014, nel 2015 l’industria in senso stretto è tornata a perdere occupati, segnando una diminuzione del 2,37 per cento rispetto all’anno precedente. Il calo è più intenso per gli uomini (-2,6 per cento) che per le donne (-1,4). Rispetto ai livelli pre-crisi del 2008, l’industria ha totalizzato una perdita dell’11,25 per cento degli occupati. Anche in questo caso la perdita è stata maggiore per gli uomini che per le donne (rispettivamente -12,32 e – 7,12 per cento). I servizi (che impiegano circa i tre quarti degli occupati) sembrano essere l’unico settore ad aver tenuto in termini occupazionali: fra 2008 e 2015 sono stati creati in questo settore 1.305 posti di lavoro in più (un aumento del 3,25 per cento). Anche fra 2014 e 2015 l’occupazione migliora, segnando un aumento dello 0,74 per cento. In particolare, il settore del commercio, alberghi e ristoranti registra un aumento del 4,3 per cento rispetto all’inizio della crisi, una dinamica positiva che si conferma anche nell’ultimo annata, dove gli occupati aumentano del 6 per cento.

12 Banca d'Italia (2015a), Le economie regionali – L'economia della Valle d'Aosta. Aggiornamento congiunturale, n. 24. Novembre 2015, Aosta.

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Tabella 8. Occupati per settore in VdA (dati in migliaia) e variazioni percentuali

2008 2011 2014 20152015/2008

2015/2011

2015/2014

Agricoltura, silvicoltura e pesca maschi 1,582 1,413 1,361 1,327 -16,12 -6,09 -2,50

femmine 0,599 0,689 0,507 0,598 -0,17 -13,21 17,95

totale 2,181 2,102 1,868 1,925 -11,74 -8,42 3,05

Industria in senso stretto maschi 5,820 4,311 5,241 5,103 -12,32 18,37 -2,63

femmine 1,502 1,162 1,415 1,395 -7,12 20,05 -1,41

totale 7,322 5,473 6,656 6,498 -11,25 18,73 -2,37

Costruzioni maschi 6,841 6,333 5,125 4,731 -30,84 -25,30 -7,69

femmine 0,361 0,293 0,369 0,261 -27,70 -10,92 -29,27

totale 7,202 6,626 5,494 4,991 -30,70 -24,68 -9,16

Totale servizi maschi 18,03918,90

3 18,24 18,386 1,92 -2,74 0,80

femmine 22,07023,03

6 22,87 23,028 4,34 -0,03 0,68

totale 40,10941,93

9 41,11 41,414 3,25 -1,25 0,74

Commercio, alberghi e ristoranti maschi 5,433 6,149 5,257 5,394 -0,72 -12,28 2,61

femmine 6,256 6,386 6,246 6,797 8,65 6,44 8,82

totale 11,68812,53

4 11,5 12,191 4,30 -2,74 5,98

Altre attività dei servizi maschi 12,60612,75

4 12,98 12,993 3,07 1,87 0,08

femmine 15,81416,65

1 16,63 16,231 2,64 -2,52 -2,38

totale 28,42029,40

5 29,61 29,223 2,83 -0,62 -1,30

Totale maschi 32,28230,96

0 29,97 29,547 -8,47 -4,56 -1,40

femmine 24,53125,18

0 25,16 25,281 3,06 0,40 0,47

totale 56,81356,14

0 55,13 54,828 -3,49 -2,34 -0,55Fonte: Elaborazione su dati Ifl ISTAT

Si conferma così il trend di terziarizzazione dell’economia regionale, già evidenziato anche da altri osservatori. L’andamento negativo di due settori tipicamente maschili

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come l’industria e le costruzioni, e la tenuta di un settore a più alta occupazione femminile come quello dei servizi, contribuiscono a spiegare, almeno in parte, la crescente femminilizzazione della forza lavoro valdostana.

Nel confronto con il 2011, i dati di flusso degli avviamenti al lavoro mostrano un netta diminuzione per tutti i settori, con l’eccezione dei settori del noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese; delle attività immobiliari e delle attività professionali, scientifiche e tecniche. Fra i settori che hanno ridotto maggiormente le assunzioni troviamo il settore agricolo (-29,3 per cento), le costruzioni (-29,7), le altre attività di servizi. Da segnalare anche il dato dell’amministrazione pubblica (-49,4 per cento), istruzione (-21,3) e sanità (-12,8), settori che presumibilmente risentono delle politiche di contenimento della spesa pubblica che portano al blocco del turn-over.

Tabella 9. Avviamenti per settore economico e anno e variazione percentuale13

2009 2010 2011 2012 2013 2014 20152015/2011

A - AGRICOLTURA, SILVICOLTURA E PESCA 1.730 1.701 2.128 1.580 1.615 1.460 1.505 -29,3

B - ESTRAZIONE DI MINERALI DA CAVE E MINIERE 58 45 38 44 44 39 29 -23,7

C - ATTIVITÀ MANIFATTURIERE 1.254 1.247 1.147 9.74 8.33 8.26 9.96 -13,2

D - FORNITURA DI ENERGIA ELETTRICA, GAS, VAPORE E ARIA CONDIZIONATA 68 55 78 51 40 36 51 -34,6

E - FORNITURA DI ACQUA; RETI FOGNARIE, ATTIVITÀ DI GESTIONE DEI RIFIUTI E RISANAMENTO 70 89 75 71 25 28 64 -14,7

F - COSTRUZIONI 2.972 3.087 2.908 2.913 2.472 2.014 2.043 -29,7

G - COMMERCIO ALL'INGROSSO E AL DETTAGLIO; RIPARAZIONE DI AUTOVEICOLI E MOTOCICLI 1.885 2.204 2.233 1.955 1.563 1.509 1.804 -19,2

H - TRASPORTO E MAGAZZINAGGIO 1.224 1.281 1.266 1.270 1.181 1.162 1.129 -10,8

I - ATTIVITÀ DEI SERVIZI DI ALLOGGIO E DI RISTORAZIONE 10.460 11.023 10.40710.629 8.928 8.634 9.250 -11,1

K - ATTIVITÀ FINANZIARIE E ASSICURATIVE 106 111 77 77 54 68 64 -16,9

L - ATTIVITA' IMMOBILIARI 77 114 72 72 56 50 80 11,1

M - ATTIVITÀ PROFESSIONALI, SCIENTIFICHE E TECNICHE 681 714 675 641 611 663 735 8,9

N - NOLEGGIO, AGENZIE DI VIAGGIO, SERVIZI DI SUPPORTO ALLE IMPRESE 4.378 5.299 6.942 7.494 8.084 8.600 10.238 47,5

O - AMMINISTRAZIONE PUBBLICA E DIFESA; ASSICURAZIONE SOCIALE OBBLIGATORIA 1.995 2.018 1.177 870 827 891 596 -49,4

P - ISTRUZIONE 4.932 5.100 5.275 5.234 5.102 4.932 4.154 -21,3

Q - SANITA' E ASSISTENZA SOCIALE 828 730 616 712 607 514 537 -12,8

13 Calcolato al netto del settore J- Servizi di informazione e comunicazione per via dei sopracitati problemi.

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R - ATTIVITÀ ARTISTICHE, SPORTIVE, DI INTRATTENIMENTO E DIVERTIMENTO 1.201 1.965 3.474 4.894 2.487 3.165 3.164 -8,9

S - ALTRE ATTIVITÀ DI SERVIZI 1.310 1.193 1.289 1.125 1.003 898 901 -30,1

T - ATTIVITÀ DI FAMIGLIE E CONVIVENZE COME DATORI DI LAVORO PER PERSONALE DOMESTICO; PRODUZIONE DI BENI E SERVIZI INDIFFERENZIATI PER USO PROPRIO 1.073 981 1.147 1.246 1.046 989 998 -13,0

U - ORGANIZZAZIONI ED ORGANISMI EXTRATERRITORIALI 3 5 7 8 4 2 0 -100,0

Fonte: elaborazioni su dati del Dipartimento Politiche del Lavoro e della Formazione – Regione Valle d’Aosta

È utile contestualizzare ulteriormente questi dati. Il rapporto pubblicato di recente dalla Regione Valle d’Aosta14 ricorda come il sistema produttivo locale si caratterizzi per essere fondato su imprese di piccole e piccolissime dimensioni: il 96 per cento delle imprese risulta avere meno di 10 dipendenti, a fronte del fatto che solo lo 0,5 per cento ne ha più di 50. La Banca d’Italia15 riporta come nel 2011 la dimensione media delle unità locali delle imprese era pari a 3,4 addetti (a fronte di un dato medio nazionale di 3,6). Va per altro rilevato che, almeno secondo quanto rilevava ISTAT con il censimento dell’Industria e Servizi condotto nel 2001, in Valle d’Aosta non esistono distretti industriali16. Questo evidenzia un potenziale problema per lo sviluppo locale futuro poiché, come già evidenziava Banca d’Italia nel 2013, sono le imprese di maggiori dimensioni a mostrare sovente una maggior capacità innovativa. In effetti la banca centrale italiana nel suo rapporto annuale del 2013 scriveva: “Gli indicatori - disponibili mostrano nel complesso un ritardo dell'attività innovativa delle imprese italiane rispetto a quella degli altri principali paesi europei. Questo ritardo relativo risulta più elevato in Valle d'Aosta, dove la diffusione dei processi innovativi è inferiore sia rispetto al Nord Ovest sia all'Italia. È infatti minore rispetto alle aree di confronto la quota di imprese che ha portato a termine innovazioni di prodotto e processo e vi è uno scarso ricorso agli strumenti di protezione della proprietà intellettuale. Vi concorre una più bassa intensità della spesa in ricerca e sviluppo effettuata dalle imprese." (Banca d'Italia, 2013; pag. 1617).

Inoltre, le imprese valdostane inoltre esibiscono un modesto intercambio commerciale verso l’estero, inferiore sia al dato nazionale che a quello del Nord-Ovest. La Banca d’Italia ha stimato un indicatore che calcoli la dipendenza dell’economia locale dalle varie componenti della domanda aggregata (domanda estera, consumi privati, investimenti e spesa pubblica), evidenziando quindi in tal modo anche la sensibilità del sistema economico locale agli shock che dovessero interessare tali componenti18. Nel 2001 rispetto alla media nazionale l’economia valdostana risultava più dipendente dagli investimenti e dalla spesa pubblica, mentre risultava poco influenzata dall’andamento dei consumi e soprattutto dalle esportazioni. Gli indicatori aggiornati al 2011 segnalavano un’ulteriore diminuzione della dipendenza dall’export, una diminuzione del legame con gli investimenti e un 14 Regione Autonoma Valle d’Aosta (2015), ibidem.15 Banca d’Italia (2014), Le economie regionali – L’economia della Valle d'Aosta. Rapporto annuale, n. 2. Giugno 2014, Aosta.16 IRES Lucia Morosini (2014), Analisi Congiunturale Regionale Valle d’Aosta, Marzo 2014.

17 Banca d’Italia (2013), Le economie regionali – L’economia della Valle d'Aosta. Rapporto annuale, n. 3. Giugno 2013, Aosta.18 Banca d’Italia (2014), ibidem.

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aumento dell’importanza della spesa pubblica. Inoltre, nel 2014 l’occupazione nel settore pubblico (11.700 persone) spiega circa il 21,7 per cento dell’occupazione totale19 e quasi l’80 per cento degli investimenti in infrastrutture in regione è effettuato dall’amministrazione pubblica (65 per cento la media italiana), cifra a cui peraltro va aggiunta quella spesa da enti ed imprese che fanno parte del settore pubblico allargato (come le aziende municipalizzate)20.

Come sottolineavamo in un precedente report21, l’economia regionale si conferma dunque sempre più dipendente dalla spesa pubblica e più in generale dalle componenti interne della domanda aggregata. Questa dipendenza costituisce un altro motivo di preoccupazione per le prospettive dell’economia regionale. Va infatti sottolineato che le recenti politiche di contenimento della spesa pubblica hanno impatto anche sul bilancio regionale della Valle d’Aosta. Come ricordato da una recente documentazione prodotta dal nostro istituto di ricerca22, gli esiti dell’accordo fra Stato e Valle d’Aosta ai fini del risanamento dei conti pubblici, insieme ad una non oculata programmazione regionale, hanno prodotto una netta riduzione delle spesa totale nel bilancio regionale. Infatti, le previsioni iniziali per il bilancio 2016 prevedono uno stanziamento 941 milioni 591 mila euro, circa 136 milioni in meno rispetto al 2014. Inoltre il nuovo documento programmatico ha rivisto anche le proiezioni per il 2017, ridimensionando il budget dai 957,7 milioni previsti dodici mesi fa alla quota di 918,9 milioni (la più bassa in assoluto negli ultimi anni). Alla luce di questo, si evidenzia la necessità che la definizione del piano strategico regionale sia condivisa con i principali attori economici e sociali della Valle d’Aosta.

3. I giovani e la crisi

Come avvenuto anche nel resto d’Italia, la crisi ha colpito con più intensità i giovani fra 15 e 34 anni. Fra 2007 e 2015 l’occupazione per questa fascia di età si è ridotta del 30,9 per cento, superando per intensità non solo il dato del Nord-Ovest e quello delle Province di Trento e Bolzano, ma anche il dato italiano. Fra 2011 e 2015 il calo è stato minore, ma comunque significativo: - 14,6 per cento. La componente 24-35 appare aver subito la variazione in proporzione maggiore (-31,6 per cento rispetto al 2007), anche per via del significativo recupero occupazionale che ha interessato la classe 15-24 nell’ultimo anno e che abbiamo riportato in precedenza. Quest’ultimo dato non è da sottovalutare, poiché i giovani fra i 25 e i 34 anni risultano essere anche i più qualificati, poiché spesso provengono da un percorso formativo che include anche la laurea.

La Banca d’Italia23 sottolinea come nel periodo fra 2009 e 2014, se si prendono in considerazione gli occupati dipendenti in questa fascia di età, l’occupazione si sia ridotta esclusivamente nella componente a tempo indeterminato. Questo significa che

19 Regione Autonoma Valle d’Aosta (2015), ibidem.20 Banca d'Italia (2015b), Le economie regionali – L'economia della Valle d'Aosta. Rapporto annuale, n. 2. Giugno 2015, Aosta.21 IRES Lucia Morosini (2015a), Nota sulla situazione dei redditi in regione Valle d’Aosta – Vallée d’Aoste, Dicembre 201522 IRES Lucia Morosini (2015b), Analisi dei bilanci della Regione e dei comuni valdostani. http://cgil.vda.it/userdata/pdf/Analisi_Ires-Cgil_VdA_v_d_Aosta_dic_2015.pdf23 Banca d'Italia (2015b).ibidem.

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anche in Valle d’Aosta, come nel resto d’Italia, aumenta la componente di giovani occupati con contratto precario.

Tabella 10. Occupati fra i 15 e i 34 anni (dati in migliaia) e variazione percentuale

2007 2011 2015 2015/2007 2015/2011

Valle d'Aosta 17,654 14,273 12,195 -30,92 -14,56

Nord-Ovest 2123,925 1767,703 1510,373 -28,89 -14,56

Provincia di Bolzano 77,403 72,602 66,522 -14,06 -8,37

Provincia di Trento 71,845 62,309 54,901 -23,58 -11,89

Italia 7082,489 5888,198 5007,625 -29,30 -14,95Fonte: Elaborazione su dati Ifl ISTAT

Fra 2014 e 2015 l’incidenza dei giovani che non studiano e non lavoro (i c.d. NEET: Not in Education, Employment or Training) è aumentata ulteriormente: il 19,7 per cento dei giovani fra i 15 e 34 anni si trova in questa condizione. Rispetto al 2007 l’incidenza è cresciuta di più di 8 percentuali. Il dato è superiore per le donne (21,4 per cento) che per gli uomini (18 per cento). Nel confronto con le altre regioni, la Valle d’Aosta risulta avere un tasso superiore al Nord-Ovest (19,2 per cento) e alle Province di Trento e Bolzano (16,6 e 11,3 rispettivamente), anche se inferiore a quello italiano (26,9).

Figura 5: l'incidenza percentuale dei NEET nella classe 15-34 cresce durante la crisi

Fonte: Elaborazione su dati Ifl ISTAT

Anche i dati sugli avviamenti mostrano una dinamica negativa per la componente giovanile: rispetto al 2009, gli avviamenti per la classe di età 15-34 calano del 6,7 per cento, mentre rispetto al 2011 l’intensità è maggiore (-13,07). Inoltre, a fronte di una dinamica positiva degli avviamenti totali nel 2015, gli avviamenti per questa fascia di età risultano in diminuzione, passando da 20.812 a 20.025. Questi dati individuano dunque un’area critica e di sicuro potenziale miglioramento per quanto riguarda il mercato del lavoro valdostano.

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4. Conclusioni

I dati dell’Indagine sulle forze di lavoro dell’ISTAT mostrano come anche nel 2015 il mercato del lavoro della Valle d’Aosta abbia stentato a tornare a crescere. L’occupazione si è ridotta rispetto all’anno precedente, il tasso di disoccupazione è rimasto su valori storicamente molto elevati ed è ora superiore a quello delle regioni Nord-Occidentali. Molti dei trend emersi nel corso della crisi economica sono continuati anche nel corso dell’ultimo anno: è cresciuta ulteriormente l’occupazione part-time; sono in cresciuti in proporzione i lavoratori con contratto a tempo determinato; gli occupati under-45 (con l’eccezione della classe 15-24) si sono ridotti ulteriormente. È proseguita anche la caduta dell’occupazione maschile, presumibilmente dettata dall’andamento settoriale. Anche i dati di flusso provenienti dalle Comunicazioni Obbligatorie confermano questi trend. Particolare preoccupazione desta la condizione degli occupati più giovani, quelli compresi nella fascia fra i 15 e i 34 anni: nel corso della crisi questa fascia ha visto ridursi il numero degli occupati e aumentare il numero dei NEET e dei precari.

I dati di flusso pubblicati dall’Osservatorio sul Precariato INPS registrano un aumento netto dei contratti a tempo indeterminato. Possiamo supporre che l’aumento non si sia ripercosso sui dati ISTAT sia perché le indagini considerano aggregati diversi (i dati INPS si limitano a registrare i movimenti dei lavoratori dipendenti del settore privato e degli enti pubblici economici), sia perché una parte importante delle assunzioni e trasformazioni è avvenuta a Dicembre e sarà quindi presumibilmente registrata da ISTAT nel corso del 2016. In ogni caso vanno tenuti in considerazione due aspetti. Primo: la dinamica dei contratti a tempo indeterminato appare estremamente influenzata (ancor più che nel resto d’Italia) dagli sgravi fiscali concessi per le assunzioni o trasformazioni in contratti a tempo indeterminato. Secondo: i nuovi contratti a tempo indeterminato “a tutele crescenti” difficilmente possono considerarsi lavoro “stabile”, dato che prevedono comunque la ampia possibilità per il datore di lavoro di licenziare un assunto a tempo indeterminato tramite un esborso economico. Gli effetti occupazionali reali potranno quindi essere valutati alla scadenza degli sgravi, fra 3 anni. Un primo indizio sul fatto che gli effetti del combinato disposto Jobs Act – esoneri contributivi possano essere di breve durata viene dai dati INPS su gennaio 2016, che mostrano come nel mese (con i nuovi sgravi fiscali in vigore, di molto inferiori a quelli precedenti) il saldo dei nuovi contratti a tempo indeterminato sia nullo (negativo se consideriamo le sole assunzioni e cessazioni).

Un dato emerso dall’indagine INPS che merita certamente attenzione è quello sui voucher. Inizialmente pensati come uno strumento limitato ad alcune categorie e settori, utile a far emergere situazioni di lavoro sommerso, i buoni lavoro hanno visto progressivamente estendersi il loro ambito di utilizzo (sia in termini di settori che di soggetti coinvolti). A livello nazionale il loro utilizzo è letteralmente esploso durante la crisi, e la Valle d’Aosta non ha fatto eccezione in tal senso, mostrando un aumento

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delle vendite del 110 per cento fra 2013 e 2014 e del 54,4 per cento fra 2014 e 2015. La preoccupazione emersa fra diversi osservatori del mercato del lavoro è che i voucher, contrariamente a quanto previsto dal legislatore, stiano andando a sostituire alcune forme contrattuali che offrono maggiori garanzie (come il contratto di lavoro a chiamata o i contratti part-time). I dati contenuti nell’ultimo report pubblicato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali mostrano come commercio, turismo e altri servizi siano i settori in cui si fa più uso dei voucher. Non casualmente questi sono anche i settori in cui si evidenzia un più alto rischio di sostituzione fra voucher e altri tipi di contratto. Vista la rilevanza che questi settori hanno all’interno dell’economia valdostana (sovradimensionata rispetto al dato nazionale) urgerebbero dati disaggregati su base regionale per valutare se e quanto questi fenomeni siano all’opera anche in Valle d’Aosta.

L’analisi settoriale ha evidenziato come il processo di terziarizzazione dell’economia valdostana sia stato accelerato dalla crisi. In un contesto di generale sofferenza dell’economia valdostana (il numero di imprese attive si è ridotto progressivamente dall’inizio della crisi e anche nel 2015 il saldo fra imprese iscritte e imprese cessate è risultato negativo), il settore agricolo e quello delle costruzioni sono stati quelli che hanno sofferto maggiormente. Anche il settore manifatturiero ha visto diminuire il numero di imprese attive, più contenuta invece la perdita dei servizi. Queste dinamiche si specchiano in quelle occupazionali: costruzioni, agricoltura e industria in senso stretto hanno visto ridursi in maniera considerevole il numero di occupati rispetto al 2008, mentre i servizi hanno registrato una crescita. Questo trend si è confermato anche fra 2014 e 2015. Vi sono alcuni aspetti problematici da segnalare per il tessuto produttivo regionale. In primis c’è il fatto che la maggior parte delle imprese locali sia di piccole e piccolissime dimensioni e abbia una scarsa propensione all’export. Aspetti, questi, che potrebbero essere correlati con la propensione all’innovazione più bassa della media nazionale mostrata dalle imprese valdostane. Va inoltre sottolineato che il tessuto produttivo mostra una grande dipendenza dalla componente pubblica. Questo potrebbe provocare problemi futuri, dato la restrizione delle spese prevista per il 2016 e il 2017 nel bilancio regionale.

In conclusione, benché la Valle d’Aosta si trovi in una posizione privilegiata rispetto al resto d’Italia dal punto di vista di molti indicatori (ad esempio per quanto riguarda il PIL pro-capite o il tasso di occupazione), non bisogna sottovalutare le varie criticità che emergono dall’analisi del mercato del lavoro né le potenziali problematiche future evidenziate nel corso di questo rapporto.

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RIFERIMENTI

Banca d’Italia (2013). Le economie regionali – L’economia della Valle d'Aosta. Rapporto annuale, n. 3. Giugno 2013, Aosta.

Banca d’Italia (2014). Le economie regionali – L’economia della Valle d'Aosta. Rapporto annuale, n. 2. Giugno 2014, Aosta.

Banca d'Italia (2015a). Le economie regionali – L'economia della Valle d'Aosta. Aggiornamento congiunturale, n. 24. Novembre 2015, Aosta.

Banca d'Italia (2015b). Le economie regionali – L'economia della Valle d'Aosta. Rapporto annuale, n. 2. Giugno 2015, Aosta.

Fana, M. (2015a), La nuova frontiera del precariato: i buoni lavoro http://www.eticaeconomia.it/la-nuova-frontiera-del-precariato-i-buoni-lavoro/

Fana, Guarascio e Cirillo (2015b). Labour market reforms in Italy: evaluating the effect of the Jobs Act, ISIGrowth working paper, 5/2015

IRES Lucia Morosini (2014), Analisi Congiunturale Regionale Valle d’Aosta, Marzo 2014.

IRES Lucia Morosini (2015a). Nota sulla situazione dei redditi in regione Valle d’Aosta – Vallée d’Aoste, Dicembre 2015.

IRES Lucia Morosini (2015b). Analisi dei bilanci della Regione e dei comuni valdostani. http://cgil.vda.it/userdata/pdf/Analisi_Ires-Cgil_VdA_v_d_Aosta_dic_2015.pdf

ISTAT (2015). Rapporto sulla competitività dei settori produttivi.

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Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (2016), L’utilizzo dei voucher per le prestazioni di lavoro accessorio

Regione Autonoma Valle d’Aosta (2015), Discontinuità e continuità nel mercato del lavoro regionale

www.istat.it

www.inps.it

http://www.regione.vda.it/statistica/

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