charles dickens - intro ad orecchio acerbo la gemella va, alla fine si decise per la bionda. va....

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orecchio acerbo Charles Dickens Fabian Negrin traduzione di Angela Ragusa

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orecchio acerbo

Charles Dickens • Fabian Negrintraduzione di Angela Ragusa

CAPITAN OMICIDIO 14-03-2007 16:24 Pagina 1

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Charles Dickensillustriazioni di Fabian Negrin

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traduzione di Angela Ragusa

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Il primo diabolico personaggioa insinuarsi nella mia pacifica giovinezza fu un certo Capitan Omicidio. Quella canaglia doveva essere un diretto discendente della famiglia di Barbablù,

ma all’epoca non nutrivo alcun sospetto riguardo a tale parentela.

E neanche sembrava che il suo nome inquietante lo avesse reso oggetto di pregiudizi,

giacché possedeva immense ricchezze e frequentava le migliori famiglie.

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Il giorno delle nozze faceva addobbare la strada

che conduceva alla chiesa con fiori dall’aspetto insolito;

e quando la fidanzata gli chiedeva:

“Mio caro Capitan Omicidio, che fiori sono questi?

Non ne ho mai visti di simili!”

le rispondeva: “Sono la Guarnizione per la Specialità della Casa”,

e, alla propria agghiacciante battuta, sbottava in una risata feroce,

svelando per la prima volta denti così aguzzi

da turbare l’animo dei nobili invitati.

La missione di Capitan Omicidio era sposarsi e... soddisfare i propri appetiti cannibaleschi con tenere spose.

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E ogni macchia era il sangue di una giovane sposa.

Andava a corteggiare

la fanciulla di turno su un tiro a sei,

e a sposarla su un tiro a dodici,

e tutti i suoi cavalli

erano bianchi come il latte

a parte una macchia rossa sul dorso,

ben nascosta dai finimenti.

Perché, anche se Capitan Omicidio

comprava sempre e solo

cavalli candidi,

dopo un po’ la macchia

compariva

invariabilmente

in quel punto preciso.

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Una volta conclusi festeggiamenti e banchetti, avere congedato i nobili ospiti

ed essere rimasto solo con la moglie, a un mese esatto dal giorno delle nozze Capitan Omicidio

aveva la bizzarra abitudine di consegnare alla sposa

un mattarello d’oro e una spianatoia d’argento.In effetti, durante il corteggiamento il Capitano aveva sempre cura d’informarsi

se la giovane in questione sapesse preparare l’impasto per la torta salata; e se, per inclinazione

o per educazione, non ne era capace, insisteva che si provvedesse subito a insegnarglielo.

Ragion per cui, vedendolo comparire con mattarello e spianatoia,

la sposa se ne ricordava, e si arrotolava svelta le maniche del vestito di seta

per cominciare a impastare.

Dopodiché Capitan Omicidio tirava fuori un’enorme teglia d’argento,

e farina e burro e uova e tutto quanto era necessario per la torta… tranne il ripieno;

dell’ingrediente principale non portava un bel niente.

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E quando la sposina gli chiedeva:

“Che ripieno desideri, mio caro Capitan Omicidio?”,

lui rispondeva: “Un ripieno di carne”.

“Ma caro Capitan Omicidio” insisteva lei,

“io di carne non ne vedo.”

“Guarda nello specchio” replicava il Capitano

con crudele umorismo. Ma per quanto la giovane guardasse

nello specchio, di carne non ne vedeva; e poi di colpo il Capitano

sbottava in una risata ruggente, si accigliava e sguainava la spada e le ordinava

di sbrigarsi a stendere l’impasto. Così la poverina stendeva l’impasto

annaffiandolo di lacrime e chiedendosi perché il suo sposo

fosse in collera, e quando aveva finito di spianare la pasta

e l’aveva messa nella teglia, il Capitano annunciava:

“Ecco la carne, la vedo nello specchio!”

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se la mangiava tutta e spo ava e ossa.E la meschina alzava lo sguardo giusto in tempo per vedersi tagliare la testa di netto;

dopodiché il Capitano la faceva a pezzi,

cospargeva i pezzi di pepe e sale,

li metteva nella torta, e,

dopo averla fatta cuocere dal fornaio...

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E andò avanti così, di bene in meglio, finché gli capitò di fare

la conoscenza di due gemelle e non sapere quale scegliere come sua prossima sposa.

Perché una era bionda e l’altra bruna,

e tutt’e due erano bellissime.Ma dato che la gemella

bionda lo amava, e la bruna lo detestava, alla fine si decise per la bionda.

Se ne avesse avuto la possibilità, la bruna avrebbe impedito il matrimonio, però non poteva.

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Comunque, poiché nutriva gravi sospetti sul futuro sposo, la notte prima

delle nozze sgattaiolò fuori casa, e si arrampicò sul muro del giardino di Capitan Omicidio,

fino alla sua finestra. Da lì, sbirciando attraverso una fessura nella persiana,

lo vide farsi affilare i denti. Il giorno dopo tenne le orecchie bene aperte e lo sentì fare la battuta sulla “Specialità della Casa”.

E ancora una volta, passato il solito mese, Capitan Omicidio fece stendere l’impasto

per la torta alla gemella bionda, le tagliò la testa, la fece a pezzi, cosparse i pezzi

di sale e pepe, li mise nella torta, e, dopo averla fatta cuocere dal fornaio...

se la mangiò tutta

e spo ò e ossa

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Vedendo il Capitano farsi affilare i denti,

e ancor più sentendo la battuta sulla “Specialità della Casa”,

i sospetti della gemella bruna erano aumentati a dismisura.

E così, quando Capitan Omicidio annunciò

che la sposa era morta, lei fece due più due, intuì la verità

e decise di vendicarsi. Andò dritto filato a casa del Capitano,

batté il battacchio sul battente e scampanellò il campanello,

e quando lui aprì la porta, gli disse d’un fiato:

“Adesso sposa me, mio caro Capitan Omicidio,

perché ti ho sempre amato ed ero gelosa di mia sorella”.

Lusingato oltre ogni dire, il Capitano

la trattò con grande cortesia,

e non ci volle molto per combinare il matrimonio.

La notte prima delle nozze, la sposa andò di nuovo

a sbirciare alla fessura nella persiana,

e di nuovo vide il futuro marito farsi affilare i denti.

Lo vide, e sbottò in una risata così agghiacciante

che il Capitano si sentì gelare il sangue e disse:

“Speriamo non mi capiti niente di male!”.

Al sentirlo, lei sbottò in una risata ancora più agghiacciante,

ma quando la persiana fu aperta,

era già lontana e ogni ricerca fu inutile.

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Il giorno dopo

andarono in chiesa su un tiro

a dodici e si sposarono.

Passato un mese, la sposina

spianò l’impasto, e Capitan Omicidio

le tagliò la testa, la fece a pezzi,

cosparse i pezzi di sale

e pepe, li mise nella torta, e,

dopo averla fatta cuocere dal fornaio,

se la mangiò tutta

e spolpò le ossa.

Non sapeva che,

prima di cominciare

a stendere l’impasto,

la sposa aveva ingoiato

un veleno mortale fra i più micidiali,

estratto da occhi di rospo e ginocchia di ragno;

e Capitan Omicidio aveva a malapena finito

di spolpare le ossa che cominciò

a gonfiarsi e a diventare blu

e a coprirsi di macchie e a urlare.

E continuò a gonfiarsi

e a diventare sempre più blu

e a coprirsi sempre più di macchie

e a urlare sempre più,

finché riempì tutta la stanza:

da una parete all’altra

e dal soffitto al pavimento;

dopodiché,

all’una di notte in punto,

scoppiòcon un botto assordante.

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Appena l’eco dell’esplosione

arrivò nelle stalle, tutti

i cavalli bianchi come il latte

spezzarono la cavezza

e corsero fuori come impazziti,

calpestando a morte tutti

quelli che si trovavano in casa

(a cominciare dal fabbro che era

solito affilare i denti del Capitano).

E poi fuggirono via al galoppo.

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Un inedito Barbablù, nella straordinaria versione di Dickens.

Un capolavoro dell’humor nero dove ironia e grottesco

si fondono magistralmente. E dove le immagini, sorprendenti

e poetiche, proiettano il racconto in una dimensione in cui tutto è possibile.

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