chi è il vescovo - osservatoreromano.va · un orizzonte nuovo che è stato rapidamente ......

19
L’Osservatore Romano il Settimanale Città del Vaticano, giovedì 13 settembre 2018 anno LXXI, numero 37 (3.960) Chi è il vescovo

Upload: truongtuyen

Post on 15-Feb-2019

218 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: Chi è il vescovo - osservatoreromano.va · un orizzonte nuovo che è stato rapidamente ... tenziare un umanesimo dei produttori. E per ... del Novecento Giorgio La Pira organizzava

L’Osservatore Romanoil SettimanaleCittà del Vaticano, giovedì 13 settembre 2018anno LXXI, numero 37 (3.960)

Chi èil vescovo

Page 2: Chi è il vescovo - osservatoreromano.va · un orizzonte nuovo che è stato rapidamente ... tenziare un umanesimo dei produttori. E per ... del Novecento Giorgio La Pira organizzava

L’Osservatore Romanogiovedì 13 settembre 2018il Settimanale

2

L’OS S E R VAT O R E ROMANO

Unicuique suum Non praevalebunt

Edizione settimanale in lingua italiana

Città del Vaticanoo r n e t @ o s s ro m .v a

w w w. o s s e r v a t o re ro m a n o .v a

GI O VA N N I MARIA VIAND irettore

GIANLUCA BICCINICo ordinatore

PIERO DI DOMENICANTONIOProgetto grafico

Redazionevia del Pellegrino, 00120 Città del Vaticano

fax +39 06 6988 3675

Servizio fotograficotelefono 06 6988 4797 fax 06 6988 4998

[email protected] w w w. p h o t o .v a

TIPO GRAFIA VAT I C A N A EDITRICEL’OS S E R VAT O R E ROMANO

Abb onamentiItalia, Vaticano: € 58,00 (6 mesi € 29,00).

telefono 06 6989 9480fax 06 6988 5164i n f o @ o s s ro m .v a

La fine della dominazione maschile — trasforma -zione storica alla quale stiamo assistendo nelmondo occidentale — costituisce senza dubbioun evento sociale di specie rara, che tocca lasocietà nel profondo, cioè nella maniera in cuisi costituisce e si perpetua. Queste le conside-razioni del filosofo francese Marcel Gauchet,che in un recente saggio affronta il tema nellasua complessità, mettendo in evidenza, innanzitutto, che abbiamo la possibilità «per la primavolta nell’avventura umana, di entrare nelle ra-gioni che hanno presieduto questa organizza-zione arci-millenaria dei ruoli sessuali», tal-mente radicata che ha potuto passare per untempo immemorabile come iscritta nell’o rd i n edelle cose.

Talmente radicata che, scrive il filosofo,«esiste un legame intimo fra dominazione ma-schile e religione». Come hanno modellato in-sieme, a livelli diversi, l’esistenza collettiva, co-sì oggi stanno subendo una profonda crisi che

le coinvolge entrambe. Entrambe rispondeva-no a una esigenza profonda, quella di garanti-re l’esistenza di una società, assicurando lacontinuità della sua cultura e l’identità dellasua organizzazione al di là del rinnovo deisuoi membri. Le donne detengono il potere diassicurare la riproduzione fisica del gruppoumano, gli uomini quella culturale: nelle so-cietà tradizionali la potenza di procreare eracontrobilanciata da una potenza equivalente,

ma la superiorità dell’ordine culturale — tra-scendente rispetto alla precarietà della vitabiologica — diventava la base della dominazio-ne maschile. L’essenza della mascolinità stavanella possibilità di elevarsi al di sopra del suosesso per raggiungere lo statuto di individuouniversale.

Questo tipo di organizzazione ha cessato diesistere, provocando trasformazioni radicali sianelle condizioni della riproduzione biologicasia in quelle della riproduzione culturale, cam-biando radicalmente i riferimenti al maschile eal femminile. Oggi la dimensione culturaleesplicita e consapevole è stata assorbita daquella implicita del processo sociale. Come lu-cidamente osserva Gauchet, «quello che è fon-damentalmente cambiato è il modo in cui lesocietà assicurano la loro traversata nel tem-po». La dominazione maschile ha perduto lasua ragione d’essere, e proprio per questo ifondamentalismi insistono tanto sul rapportofra i sessi, tema che sembrerebbe periferico ri-spetto a una visione religiosa del mondo.

Il lucidissimo saggio suggerisce nuove e im-portanti linee interpretative del cambiamentoin atto nella società e nella famiglia, ma rispet-to alla religione Gauchet cade nell’errore diconsiderare tutte le forme religiose come pa-triarcali: per quanto riguarda il cattolicesimo,ha certo ragione se pensiamo all’istituzione,ma non ce l’ha se pensiamo al suo fondamen-to sacro, i vangeli. Lì la testimonianza di Gesùrovescia in mille modi la stratificazione pa-triarcale in cui vive, con modalità che hannoinfluito potentemente sullo sviluppo storicodell’occidente. Se, come sosteneva il teologoortodosso Ignazio Hazim, poi patriarca diAntiochia, la missione di tutte le Chiese «èquella di essere la coscienza viva e profeticadel dramma di questo tempo» oggi un ritornopiù consapevole al testo evangelico può con-sentire alla Chiesa di presentarsi nuovamentecome messaggio profetico, diventando così illaboratorio nel quale saranno concepite le basiculturali della nuova società. Donne e uominiinsieme.

Un cambiamentoep o cale

#editoriale

di LU C E T TA SCARAFFIA

Page 3: Chi è il vescovo - osservatoreromano.va · un orizzonte nuovo che è stato rapidamente ... tenziare un umanesimo dei produttori. E per ... del Novecento Giorgio La Pira organizzava

L’Osservatore Romanogiovedì 13 settembre 2018il Settimanale

3

di LUCIANOVIOLANTE

Siamo forse alla vigilia di un risveglio dell’uma-nesimo? L’intervista del Papa sul «Sole 24Ore», il quotidiano della Confindustria, apreun orizzonte nuovo che è stato rapidamentecolto da alcuni commentatori sullo stessogiornale. Così, il presidente di Confindustria siè soffermato sulla possibilità di costruire o po-tenziare un umanesimo dei produttori. E perNouriel Rubini, uno dei maggiori economistidel nostro tempo che insegna alla New YorkUniversity, globalizzazione e diffusione delletecnologie hanno migliorato il benessere,anche se i benefici non sono stati uguali pertutti.

In effetti l’uomo non è stato al centro diquesti processi; anzi, è stato totalmente dimen-ticato, come trascurabile appendice. Per effettodi politiche monetarie molto espansive sonoaumentate le disuguaglianze e le povertà. Si èfatta strada la cosiddetta economia degli scarti,perché non si prevedono interventi strutturalicapaci di rivoluzionare lo stato delle cose e ri-portare l’uomo al centro delle politiche. I par-titi populisti hanno colto il problema prima emeglio dei loro avversari, ma non presentanosoluzioni: indicano nemici. Ma anche se tuttiquesti ultimi fossero messi al bando, forse lasituazione migliorerebbe?

Molte esperienze dimostrano invece chequando si è più attenti all’uomo, l’uomo fa dipiù e meglio rispetto alla macchina. Alcuniesempi sono stati di recente riportati su «LaStampa» da Maurizio Molinari.

La fabbrica finlandese Fiskar Ab produceforbici. Sino a otto anni fa le lame venivanoforgiate a mano in fornaci da 2700 gradi. Nel

2011 questo lavoro, particolarmente pericoloso,è stato affidato a robot; i tecnici invece svolgo-no compiti di controllo della qualità, correzio-ni artigianali che le macchine non sono in gra-do di eseguire. La produzione è aumentata, icosti sono diminuiti, i posti di lavoro sonoquasi raddoppiati, da 4515 a 8650.

Una riprova si ha con il caso Tesla Motors.L’amministratore delegato di questa azienda,

Elon Nusk, ha infatti comunicato che le diffi-coltà di un particolare modello prodotto sonoda attribuire «all’eccesso di automazione dellavettura», determinato dal fatto che «il valoredegli esseri umani nella produzione vienespesso sottostimato».

Questi episodi sono confortanti; ma si trat-ta, appunto, di episodi che non costituisconol’attuazione di un grande pensiero strategico.E questo pensiero non si esaurisce nella cen-tralità dell’uomo nell’impresa. Questa diventainfatti solida e stabile se costituisce la conse-guenza di una scelta per l’uomo e per i suoivalori in tutte le articolazioni del sapere e delpro durre.

Occorrono politiche per l’uomo. Politichedella scuola e della università per diffondereconoscenza e capacità critica. Programmi chesuperino le antiche separazioni e proponganointrecci tra cultura scientifica e cultura umani-stica. Nel rapporto tra uomo e macchina, lamacchina sia fatta per l’uomo e non l’uomoper la macchina.

Per molti secoli il progresso, cioè la crescitaindustriale, economica, scientifica, artistica, èdipesa dalla capacità di guardare ai valoridell’uomo. Si pensi solo al Rinascimento. E imomenti bui nella storia son stati quelli in cuil’uomo è stato degradato a strumento per l’ac-cumulazione del potere o del danaro. Perciòbisogna declinare l’impegno per un nuovoumanesimo in tutti i campi della esperienza.Forse è l’unica opzione che si può mettere incampo per riprendere un percorso limpido dinuovo sviluppo. In fin dei conti Sergio Mar-chionne era laureato in filosofia.

Per un risvegliodell’umanesimo

Progetto di vetturacon guida senza conducente

#ilpunto

L’ intervistadel Papaal Sole 24 Ore

Page 4: Chi è il vescovo - osservatoreromano.va · un orizzonte nuovo che è stato rapidamente ... tenziare un umanesimo dei produttori. E per ... del Novecento Giorgio La Pira organizzava

L’Osservatore Romanogiovedì 13 settembre 2018il Settimanale

4

«Gli Uffizi dopo, prima San Marco» rispondonoi fiorentini quando un turista chiede cosa ve-dere nel centro storico senza rimanere incastra-to in itinerari da cartolina talmente noti da es-sere ormai percorsi in automatico e quasi com-pletamente svuotati di senso. Prima di tuttoSan Marco, e quell’antico cuore ottagonale bi-zantino che rischia di passare inosservato ac-canto al duomo e al campanile di Giotto, se-gno visibile che «nascere non basta mai a nes-suno» come scrive Franco Arminio inuna delle sue raccolte di poesie piùbelle; segno visibile, per dirla in ter-

per riciclare pro remedio animae quarantamilafiorini frutto di un affare poco pulito, che pe-sava non poco sulla coscienza del fondatore dicasa Medici. Il risultato del “ravvedimentoop eroso” di Cosimo fu la più estesa decorazio-ne pittorica mai immaginata fino ad allora perun convento; affreschi illuminati dalla tran-quilla luce della Grazia che, dopo l’accuratorestauro di qualche anno fa, risplendono dipiccoli bagliori grazie ai minuscoli frammentidi mica contenuti in alcuni dei pigmenti usatidal frate pittore.

Per questo la notizia che i domenicani lasce-ranno il loro convento ha fatto così scalpore a

Firenze, suscitando cortei, striscioni, protestedi piazza, raccolte di firme (giunte a quota di-ciottomila) a cui hanno aderito intellettualinon necessariamente cristiani provenienti datutto il mondo.

San Marco e i domenicani

#culture

di SI LV I A GUIDI

I monaci lascerannoil conventoa f f re s c a t oda Beato Angelico

È un luogo ricco di simboli, San Marco, delpassato remoto ma anche del passato prossimodella città, un laboratorio dove sono fioriteinsieme fede, cultura e arte, nutrendosi a vi-cenda.

San Marco è (anche) l’edificio che ospita laceleberrima, splendida biblioteca disegnata daMichelozzo, la prima biblioteca dell’età mo-derna aperta al pubblico, frequentata nel XVsecolo da Angelo Poliziano e Pico della Mi-randola. In questo luogo, nella notte dell’allu-vione, fra il 4 e il 5 novembre 1966, Giorgio LaPira incontrò il direttore del quotidiano citta-dino «La Nazione», Enrico Mattei, per met-

Uno degli affreschi di BeatoAngelico che decorano le celledel Museo di San Marco

mini più esplicitamentecristiani, del nostro bi-sogno di essere salvati.

Prima di tutto, appe-na arrivati a Firenze,vale la pena di lasciarsipiazza Duomo allespalle, imboccare viaCavour e andare a farsiun giro a casa di BeatoAngelico, entrando inquello scrigno di lucechiara, limpidamenterazionale, che annullale ombre perché total-mente immersa nel mi-stero dell’Incarnazione,indicato dai Baedekercome Museo di SanMarco. Ci sono luoghiche fanno capire lo spi-rito di una città meglio di un’intera collana disaggi, e questo è il caso del monastero restau-rato da Cosimo il Vecchio a partire dal 1437,sembra — almeno così narrano le cronachecoeve non sempre tenere con il pater patriae —

Page 5: Chi è il vescovo - osservatoreromano.va · un orizzonte nuovo che è stato rapidamente ... tenziare un umanesimo dei produttori. E per ... del Novecento Giorgio La Pira organizzava

L’Osservatore Romanogiovedì 13 settembre 2018il Settimanale

5

tersi da subito al lavoro e far ripartire la cittànel modo più efficiente e rapido possibile.

Una delegazione ha chiesto di incontrare Pa-pa Francesco per chiedergli di intervenire e so-no state organizzate a Firenze varie manifesta-zioni di protesta, tra cui processioni fino allachiesa di San Procolo, dove negli anni trentadel Novecento Giorgio La Pira organizzava lemesse dei poveri. «Firenze è il centro del mon-do. San Marco è il centro di Firenze e l’An-nunciazione del Beato Angelico lì affrescata è ilcentro di San Marco. Quindi l’Annunciazione

fine della sua vita terrena, dato che la suatomba si trova nella chiesa fiorentina.

La città del giglio, quindi, sta vivendo undoloroso paradosso: mentre il processo di bea-tificazione di La Pira entra nella fase finale, ilsuo monastero, abitato senza interruzioni persei secoli, deve chiudere i battenti.

La Pira è stato proclamato venerabile il 5 lu-glio scorso, «ma se i frati se ne vanno il cultonon verrà alimentato» spiega ai giornalisti Ba-sh D’Abramo, dell’Associazione Beato Angeli-co per il Rinascimento.

Uno scorcio della bibliotecadisegnata da Michelozzo

#culture

è il centro del mondo» amava dire il sindacosanto con il consueto, contagioso entusiasmo,mai avaro di iperboli quando si trattava diesprimere tutto il suo amore per la sua città diadozione, e per la spiritualità che sentiva piùf a m i l i a re .

Terziario domenicano, a San Marco era,letteralmente, di casa. Alloggiava nella cellanumero sei del convento e non ha mai smessodi ribadire la sua profonda gratitudine per ildono di aver potuto vivere in mezzo a cosìtanta bellezza. «Tengo a dichiarare per iscrit-to che San Marco è la mia sola casa terrena ela cella numero 6 la porto sempre nel cuore»e «nomino mio erede universale il conventodi San Marco»; due testimonianze che parla-no di un legame non interrotto neanche dalla

La chiusura non riguarda né la chiesa né ilMuseo (dove sono esposti i dipinti di “Guidodi Pietro dipintore” e che comprende ancheparte delle celle da lui affrescate) rispondono ireligiosi, ma soltanto le stanze in cui abitano imonaci; ogni giorno sarà celebrata regolar-mente la messa.

Aldo Tarquini, priore del capitolo provincia-le dei domenicani, ha recentemente dichiaratoche la situazione attuale «non consente l’attua-zione di aspetti fondamentali della nostra vita:la condivisa progettazione apostolica, lo svolgi-mento di una dinamica comunitaria attraversoi capitoli e l’elezione del superiore, e comportapesi economici non più sostenibili. Dunque èstato deciso che vi sia un’unica comunità didomenicani con sede a Santa Maria Novella».

Page 6: Chi è il vescovo - osservatoreromano.va · un orizzonte nuovo che è stato rapidamente ... tenziare un umanesimo dei produttori. E per ... del Novecento Giorgio La Pira organizzava

L’Osservatore Romanogiovedì 13 settembre 2018il Settimanale

6

di DARIOFERTILIO

C’è un messaggio, nei quadri di Marc Chagall,che sembra rivolto all’inconscio di chi osserva.Le impressioni che suscita si prolungano sem-pre nella memoria; impossibile scordare o con-fondere con qualcos’altro i suoi violinisti am-bulanti, vagamente stregoneschi, o le coppie diinnamorati che volano liberamente, tenendosiper mano, sopra le piazze e le chiese di Bielo-russia. Ci viene comunicato qualcosa che vamolto al di là del primitivismo dei soggetti edell’apparente ingenuità dello stile pittorico.

Lo stesso fascino si ritrova nelle rappresen-tazioni bibliche, e nelle scene di vita ebraica,al centro della mostra che Mantova dedica alpittore, in coincidenza con l’apertura del Festi-val letterario di settembre. Non meno di 130opere — eseguite all’inizio degli anni venti,dunque in piena rivoluzione bolscevica, e tut-tavia lontanissime dalle esigenze della propa-ganda politica — testimoniano l’incontenibileispirazione fantastica del pittore, insofferentedi qualsiasi schematizzazione, sia ideologicache estetica.

Certo, i critici mettono in rilievo l’influenzaesercitata su di lui dal cubismo, per la molte-plicità delle prospettive, dal fauvismo per labrillantezza dei colori, oltre alla dimensionedel sogno che anticipa il surrealismo. Tutto ciòfa parte del bagaglio tecnico parigino, cheChagall fece suo durante i soggiorni in occi-dente, ma è solo l’involucro, lo strumento for-male del suo percorso creativo.

Perché da un lato lo accompagna sempre lanostalgia profonda per la città natale, Vitebsk,a lungo parte dell’impero zarista, e allora permetà abitata da ebrei; dall’altro un particolaresentimento religioso ereditato da generazionifamiliari, e legato al chassidismo. Lontano dal-la tradizione colta talmudica, quest’ultimo sinutre di una mistica e di una spiritualità acces-sibili anche alla gente comune, ai non dotti.Tutti gli aspetti della vita quotidiana vi sonovalorizzati, poiché la presenza e la volontà diDio si rivelano in esse: «Ciò che è determi-nante — recita una massima chassidica — non èche Dio è, ma che tutto ciò che è, è insito in

Dio». Perciò questa disposizione spiritualepuò esprimersi attraverso feste, esibizioni disaltimbanchi, narrazioni, sfilate in costume, ce-lebrazione di riti: non c’è spazio per la severitàspeculativa, l’orgoglio erudito, la contempla-zione solitaria.

È in questo mondo fatto di leggerezza egioia che Chagall vuole, anzi deve tuffarsi peressere se stesso: tutte le esigenze logiche e pra-tiche gli appaiono orpelli inutili, parole vuote.Il senso fortissimo del sacro, presente anchenella mostra di Mantova, si esprime talvolta inrappresentazioni drammatiche, che richiamanoi pogrom antiebraici: case incendiate, capovol-te, sedie rovesciate, tombe profanate, morti di-vorati dalle fiamme; ma al centro di tutto si ri-trova spesso il crocifisso avvolto in una luceu l t r a t e r re n a .

Contemplato da Chagall nelle chiese bielo-russe, questo Cristo è anzitutto simbolodell’ebreo errante e perseguitato, annunciatore

di una misteriosa salvezza per l’umanità soffe-rente. Ma è anche la condizione necessariaperché la leggerezza dell’amore terreno e lagioia di vivere possano esprimersi. Da qui ilmessaggio inconscio e modernissimo: la rottu-ra col naturalismo e l’apparizione del sacro nelquotidiano sono la condizione perché l’artepossa esprimersi in tutta la sua forza, attraver-so l’apparizione, il miracolo, il meraviglioso.

Il sacronel quotidiano

Le operedi Chagall

in mostraa Mantova

«La letteratura»(1920, particolare)

#scaffale

Page 7: Chi è il vescovo - osservatoreromano.va · un orizzonte nuovo che è stato rapidamente ... tenziare un umanesimo dei produttori. E per ... del Novecento Giorgio La Pira organizzava

L’Osservatore Romanogiovedì 13 settembre 2018il Settimanale

7

GIOVEDÌ 6«Abbiate cura, attraverso l’esperienza della vo-stra stessa fragilità, di farvi vicine ai piccoli eai poveri»: è la consegna affidata dal Papa allevedove consacrate della Fraternité Notre-Damede la Résurrection e della Communauté Annela Prophetesse, ricevute nella Sala del Conci-storo. Si tratta di una sessantina di donne, inmaggioranza provenienti dalla Francia, ma an-che dal Belgio, dalla Spagna, dal Portogallo,dalla Svizzera e dall’India; trentacinque dellequali giunte da alcuni paesi africani e cinquedall’Italia, appartenenti al movimento di spiri-tualità vedovile Speranza e vita. A Roma inpellegrinaggio, sono state presentate al Ponte-

fice dalla responsabile generale della FraternitéNotre-Dame, fondata settantacinque anni fa aLourdes dal sacerdote francese Henri Caffarel.

Nello stesso giorno il Papa ha incontrato ilnuovo ambasciatore della Repubblica Ceca,Václav Kolaja, in occasione della presentazio-ne delle lettere credenziali.

VENERDÌ 7La gestione dell’economia e della finanza, la

creazione di nuovo lavoro, il rispetto dell’am-biente, l’accoglienza e l’integrazione dei mi-granti passano tutti per «un’etica amica dellapersona». Perché «dietro ogni attività c’è unapersona umana» e sbagliano quelli che pensa-no che «i soldi si fanno con i soldi: i soldi,quelli veri, si fanno con il lavoro». È questauna delle riflessioni centrali dell’intervista rila-sciata da Papa Francesco a Guido Gentili, di-rettore del Sole 24 Ore, Radio 24 e Radiocor-Plus, e pubblicata sul giornale economico-fi-nanziario. Nello stesso giorno il Pontefice haricevuto il nuovo ambasciatore della Repubbli-

Oggi, a Strasburgo, si celebra la Beatificazione di AlfonsaMaria Eppinger, fondatrice delle Suore del Santissimo

Salvatore. Rendiamo grazie a Dio per questa donnacoraggiosa e saggia che, soffrendo, tacendo e pregandotestimoniò l’amore di Dio soprattutto a quanti erano

malati nel corpo e nello spirito

9 settembre

Nella mattina di martedì 11settembre Papa Francescoha ricevuto i presulidella Conferenza episcopaledel Venezuela, in occasionedella visita «ad limina»

”Udienzaalle vedove consacrate

Discorso alle benedettine

Angelusin piazza San Pietro

ca di Angola, Paulino Domingos Baptista, inoccasione della presentazione delle credenziali.

SA B AT O 8«Non si può calcolare» il valore della pre-

ghiera di intercessione che sale ogni giorno daimonasteri «per quanti soffrono ingiustizie,guerre e violenze, e vedono violata la loro di-gnità». Lo ha detto il Papa alle partecipanti alsimposio dell’Unione internazionale delle be-nedettine, ricevute nella Sala del Concistoro.Durante i lavori — conclusisi il 13 settembre eispirati al capitolo 53 della Regola di San Be-nedetto «Tutti siano accolti come Cristo» —contemplative provenienti da ogni parte delmondo si sono confrontate sul tema dell’acco-glienza e su come rispondere al grido di soffe-renza del mondo. Lo ha detto l’abate primateGregory John Polan presentando al Papaall’inizio dell’udienza le 120 professe dellaCommunio Internationalis Benedictinarumgiunte in Vaticano in rappresentanza delle14.000 moniales e s o ro re s presenti nei cinquecontinenti.

D0MENICA 9Il bene «va compiuto senza clamori, senza

ostentazione, senza “far suonare la tromba”: vacompiuto in silenzio». Lo ha affermato il Papaall’Angelus di domenica 9 settembre, in piazzaSan Pietro. Commentando il passo evangelicodi Marco (7, 31-37) che racconta la guarigionedel sordomuto, il Pontefice ha sottolineato lanecessità di «aprirci alle necessità dei fratellisofferenti e bisognosi di aiuto, rifuggendol’egoismo e la chiusura del cuore». Al terminedella preghiera mariana Francesco ha ricordatola festa della Natività di Maria celebrata ilgiorno precedente a Loreto, nel Pontificio san-tuario della Santa Casa, dove ha preso avvio laproposta di spiritualità per le famiglie: la casadi Maria casa di ogni famiglia.

#7giorniconilpapa

Macha Chmackoff, «Gesùguarisce» (particolare)

Page 8: Chi è il vescovo - osservatoreromano.va · un orizzonte nuovo che è stato rapidamente ... tenziare un umanesimo dei produttori. E per ... del Novecento Giorgio La Pira organizzava

L’Osservatore Romanogiovedì 13 settembre 2018il Settimanale

8

CFiducia e collaborazionetra scuola e famiglia

ari fratelli e sorelle, buongiorno!Sono lieto di dare il benvenuto a tutti voi,rappresentanti dell’AGe, Associazione ItalianaGenitori, che quest’anno compie 50 anni. Unbel traguardo! E un’occasione preziosa perconfermare le motivazioni del vostro impegnoa favore della famiglia e dell’educazione: unimpegno che portate avanti secondo i principidell’etica cristiana, affinché la famiglia sia unsoggetto sempre più riconosciuto e protagoni-sta nella vita sociale.

Molte delle vostre energie sono dedicate adaffiancare e sostenere i genitori nel loro compi-to educativo, specialmente in riferimento allascuola, che da sempre costituisce il principalepartner della famiglia nell’educazione dei figli.Ciò che fate in questo campo è davvero meri-torio. Oggi, infatti, quando si parla di alleanzaeducativa tra scuola e famiglia, se ne parla so-prattutto per denunciare il suo venir meno: ilpatto educativo è in calo. La famiglia non ap-

prezza più come un tempo il lavoro degli inse-gnanti — spesso mal pagati — e questi avverto-no come una fastidiosa invadenza la presenzadei genitori nelle scuole, finendo per tenerli aimargini o considerarli avversari.

Per cambiare questa situazione occorre chequalcuno faccia il primo passo, vincendo il ti-more dell’altro e tendendo la mano con gene-rosità. Per questo vi invito a coltivare e ali-mentare sempre la fiducia nei confronti della

scuola e degli insegnanti: senza di loro rischia-te di rimanere soli nella vostra azione educati-va e di essere sempre meno in grado di fron-teggiare le nuove sfide educative che vengonodalla cultura contemporanea, dalla società, daimass media, dalle nuove tecnologie. Gli inse-gnanti sono come voi impegnati ogni giornonel servizio educativo ai vostri figli. Se è giu-sto lamentare gli eventuali limiti della loroazione, è doveroso stimarli come i più preziosialleati nell’impresa educativa che insieme por-tate avanti. Io mi permetto di raccontarvi unaneddoto. Avevo dieci anni, e ho detto unacosa brutta alla maestra. La maestra ha chia-mato mia mamma. Il giorno dopo è venutamia mamma, e la maestra è andata a riceverla;hanno parlato, poi la mamma mi ha chiamato,e davanti alla maestra mi ha rimproverato e miha detto: “Chiedi scusa alla maestra”. Io l’hofatto. “Bacia la maestra”, mi ha detto la mam-ma. E l’ho fatto, e poi sono tornato in aula,

Al l ’As s o c i a z i o n eitaliana genitori

#francesco

felice, ed è finita la storia. No, non era finita...Il secondo capitolo è quando sono tornato acasa... Questo si chiama “collab orazione”nell’educazione di un figlio: fra la famiglia egli insegnanti.

La vostra presenza responsabile e disponibi-le, segno di amore non solo per i vostri figlima verso quel bene di tutti che è la scuola,aiuterà a superare tante divisioni e incompren-sioni in questo ambito, e a far sì che sia rico-

Page 9: Chi è il vescovo - osservatoreromano.va · un orizzonte nuovo che è stato rapidamente ... tenziare un umanesimo dei produttori. E per ... del Novecento Giorgio La Pira organizzava

L’Osservatore Romanogiovedì 13 settembre 2018il Settimanale

9

nosciuto alle famiglie il loro ruolo primarionell’educazione e nell’istruzione dei bambini edei giovani. Se infatti voi genitori avete biso-gno degli insegnanti, anche la scuola ha biso-gno di voi e non può raggiungere i suoi obiet-tivi senza realizzare un dialogo costruttivo conchi ha la prima responsabilità della crescita deisuoi alunni. Come ricorda l’Esortazione Am o r i slaetitia, «la scuola non sostituisce i genitoribensì è ad essi complementare. Questo è unprincipio basilare: qualsiasi altro collaboratorenel processo educativo deve agire in nome deigenitori, con il loro consenso e, in una certamisura, anche su loro incarico» (n. 84).

La vostra esperienza associativa vi ha certa-mente insegnato a confidare nell’aiuto recipro-co. Ricordiamo il saggio proverbio africano:“Per educare un bambino ci vuole un villag-gio”. Perciò, nell’educazione scolastica non de-ve mai mancare la collaborazione tra le diversecomponenti della stessa comunità educativa.Senza comunicazione frequente e senza fiduciareciproca non si costruisce comunità e senzacomunità non si riesce a educare.

Contribuire a eliminare la solitudine educa-tiva delle famiglie è compito anche della Chie-sa, che vi invito a sentire sempre al vostrofianco nella missione di educare i vostri figli edi rendere tutta la società un luogo a misuradi famiglia, affinché ogni persona sia accolta,accompagnata, orientata verso i veri valori e

messa in grado di dare il meglio di sé per lacrescita comune. Avete dunque una doppiaforza: quella che vi deriva dall’essere associa-zione, ossia persone che si uniscono non c o n t roqualcuno ma per il bene di tutti, e la forza chericevete dal vostro legame con la comunità cri-stiana, in cui trovate ispirazione, fiducia, soste-gno.

Cari genitori, i figli sono il dono più prezio-so che avete ricevuto. Sappiatelo custodire conimpegno e generosità, lasciando ad essi la li-bertà necessaria per crescere e maturare comepersone a loro volta capaci, un giorno, diaprirsi al dono della vita. L’attenzione con cui,come associazione, vigilate sui pericoli che in-sidiano la vita dei più piccoli non vi impediscadi guardare con fiducia al mondo, sapendoscegliere e indicare ai vostri figli le occasionimigliori di crescita umana, civile e cristiana.Insegnare ai vostri figli il discernimento mora-le, il discernimento etico: questo è buono,questo non è tanto buono, e questo è cattivo.Che loro sappiano distinguere. Ma questo siimpara a casa e si impara a scuola: congiunta-mente, tutte e due.

Vi ringrazio per questo incontro e benedicodi cuore voi, le vostre famiglie e tutta l’asso-ciazione. Vi assicuro il mio ricordo nella pre-ghiera. E anche voi, per favore, non dimenti-catevi di pregare per me. Grazie!

#francesco

La passione educativa, intesa come accoglienza,accudimento, esempio, stimolo, confronto e guida,resta un punto fermo. Lo ha assicurato RosariaD’Anna, presidente dell’Age, nel saluto rivolto aPapa Francesco all’inizio dell’udienza di venerdìmattina, 7 settembre, nell’aula Paolo VI. Non«conosciamo — ha spiegato — ricette che possanorisolvere in una formula questa missione cosìcomplessa, tuttavia cerchiamo di essere presenti eaffiancare le varie agenzie educative, a cominciare

Passione educativadalla scuola». La presidente ha poi ricordato chel’Age, nata nel 1968, è un’associazione di genitoriper i genitori, grazie al confronto tra i soci e con lediverse realtà istituzionali e territoriali. L’obiettivo èdi vivere e sostenere la genitorialità. Lacollaborazione con le istituzioni, ha fatto notare, siconcretizza nel rapporto stretto tra sacerdoti,insegnanti, dirigenti scolastici, sindaci, assessori,rappresentanti del mondo della sanità: famiglia,scuola e società.

Page 10: Chi è il vescovo - osservatoreromano.va · un orizzonte nuovo che è stato rapidamente ... tenziare un umanesimo dei produttori. E per ... del Novecento Giorgio La Pira organizzava

il Settimanale L’Osservatore Romanogiovedì 13 settembre 2018

10/11

CGiovani Chiesein fermento

«Pastori di giovanicomunità non di radopiagate nel corpo e nellospirito, provate da situazionidi violenza, umiliatedall’indifferenza di moltaparte del mondodell’opulenza»: così ilcardinale prefetto FernandoFiloni all’inizio dell’udienzadi sabato mattina, 8settembre, nella SalaClementina, ha presentato alPapa i vescovi di recentenomina partecipanti alseminario di formazioneorganizzato dellaCongregazione perl’evangelizzazione deipopoli. Al contempo, però,ha subito aggiunto ilporporato, essi«rappresentano Chiese vive,illuminate dalla speranza;zelanti e operose, dove sivivono liturgie intense egioiose» e al cui «internocresce il senso comunitario».Al punto che «in variediocesi aumentano levocazioni sacerdotali ereligiose» e matura «laconvinzione di divenire apropria volta missionarie».Insomma, ha constatato ilcardinale prefetto diPropaganda fide, si tratta di«piccoli segni cheraccontano la vita di giovaniChiese in fermento e prontea “u s c i re ”». Una vitalità eun dinamismo, ha concluso,che sono tanto piùimportanti «oggi, in unmomento di particolaredifficoltà per tutta lacomunità ecclesiale».

I vescovi uomini di preghieradi annuncio e di comunione

Il Papaai partecipantia un incontro

promosso dallaCongregazione perl’evangelizzazione

dei popoli

#copertina

ari Fratelli, buongiorno!Sono lieto di incontrarvi in occasionedel vostro seminario di formazione. Convoi saluto le comunità che vi sono affi-date: i sacerdoti, i religiosi e le religiose,i catechisti e i fedeli laici. Sono grato alCardinale Filoni per le parole che mi harivolto e ringrazio anche Mons. Rugam-bwa e Mons. Dal Toso.

Chi è il vescovo? Interroghiamoci sullanostra identità di pastori per averne piùconsapevolezza, pur sapendo che nonesiste un modello-standard identico intutti i luoghi. Il ministero del vescovomette i brividi, tanto è grande il misteroche porta in sé. Grazie all’effusione del-lo Spirito Santo, il vescovo è configura-to a Cristo Pastore e Sacerdote. È chia-mato, cioè, ad avere i lineamenti delBuon Pastore e a fare proprio il cuoredel sacerdozio, ovvero l’offerta della vita.Dunque non vive per sé, ma proteso adonare la vita alle pecore, in particolarea quelle più deboli e in pericolo. Perquesto il vescovo nutre una vera e pro-pria compassione per le folle di fratelliche sono come pecore senza pastore (cfr.Mc 6, 34) e per quanti in vari modi so-no scartati. Vi chiedo di avere gesti eparole di speciale conforto per quantisperimentano marginalità e degrado; piùdi altri hanno bisogno di percepire lapredilezione del Signore, di cui siete lemani premurose.

Chi è il vescovo? Vorrei con voi abboz-zare tre tratti essenziali: è uomo di pre-ghiera, uomo dell’annuncio e uomo dicomunione.

Uomo di preghiera. Il vescovo è succes-sore degli Apostoli e come gli Apostoli èchiamato da Gesù a stare con Lui (cfr.Mc 3, 14). Lì trova la sua forza e la suafiducia. Davanti al tabernacolo imparaad affidarsi e ad affidare al Signore. Co-sì matura in lui la consapevolezza cheanche di notte, quando dorme, o digiorno, tra fatica e sudore nel campoche coltiva, il seme matura (cfr. Mc 4,26-29). La preghiera non è per il vesco-vo devozione, ma necessità; non un im-pegno tra tanti, ma un indispensabileministero di i n t e rc e s s i o n e : egli deve porta-re ogni giorno davanti a Dio le personee le situazioni. Come Mosè, tende lemani al cielo a favore del suo popolo(cfr. Es 17, 8-13) ed è capace di insisterecol Signore (cfr. Es 33, 11-14), di nego-ziare col Signore, come Abramo. La par-resia della preghiera. Una preghiera sen-za parresia non è preghiera. Questo è ilPastore che prega! Uno che ha il corag-gio di discutere con Dio per il suo greg-ge. Attivo nella preghiera, condivide lapassione e la croce del suo Signore. Maiappagato, cerca costantemente di assimi-larsi a Lui, in cammino per diventarecome Gesù vittima e altare per la salvez-za del suo popolo. E questo non vienedal sapere molte cose, ma dal conoscere

una cosa sola ogni giorno nella preghie-ra: «Gesù Cristo, e Cristo crocifisso» (1Cor 2, 2). Perché è facile portare unacroce sul petto, ma il Signore ci chiededi portarne una ben più pesante sullespalle e sul cuore: ci chiede di condivi-dere la sua croce. Pietro, quando haspiegato ai fedeli che cosa dovevano farei diaconi recentemente creati, aggiunge— e vale anche per noi, vescovi: “La pre-ghiera e l’annuncio della Parola”. Al pri-mo posto la preghiera. A me piace farela domanda a ogni vescovo: “Quanteore al giorno tu preghi?”.

Uomo dell’annuncio. Successore degliApostoli, il vescovo avverte come pro-prio il mandato che Gesù diede loro:«Andate e proclamate il Vangelo» (Mc16, 15). “Andate”: il Vangelo non si an-nuncia da seduti, ma in cammino. Il ve-scovo non vive in ufficio, come un am-ministratore di azienda, ma tra la gente,sulle strade del mondo, come Gesù.Porta il suo Signore dove non è cono-sciuto, dove è sfigurato e perseguitato.E uscendo da sé ritrova sé stesso. Non sicompiace di comfort, non ama il quietovivere e non risparmia le energie, non sisente principe, si prodiga per gli altri,abbandonandosi alla fedeltà di Dio. Secercasse appigli e sicurezze mondane,

non sarebbe un vero apostolo del Van-gelo.

E qual è lo stile dell’annuncio? Testi-moniare con umiltà l’amore di Dio, pro-prio come ha fatto Gesù, che per amoresi è umiliato. L’annuncio del Vangelosubisce le tentazioni del potere, dell’ap-pagamento, del ritorno di immagine,della mondanità. La mondanità. Guar-datevi dalla mondanità. C’è sempre il ri-schio di curare più la forma della so-stanza, di trasformarsi in attori più chein testimoni, di annacquare la Parola disalvezza proponendo un Vangelo senzaGesù crocifisso e risorto. Ma voi sietechiamati a essere memorie vive del Signo-re , per ricordare alla Chiesa che annun-ciare significa dare la vita, senza mezzemisure, pronti anche ad accettare il sa-crificio totale di sé.

E terzo, uomo di comunione. Il vescovonon può avere tutte le doti, l’insieme deicarismi — alcuni credono di averne, po-veretti! — ma è chiamato ad avere il cari-sma dell’insieme, cioè a tenere uniti, a ce-mentare la comunione. Di unione ha bi-sogno la Chiesa, non di solisti fuori dalcoro o di condottieri di battaglie perso-nali. Il Pastore raduna: vescovo per isuoi fedeli, è cristiano con i suoi fedeli.Non fa notizia sui giornali, non cerca il

consenso del mondo, non è interessato atutelare il suo buon nome, ma ama tes-sere la comunione coinvolgendosi in pri-ma persona e agendo con fare dimesso.Non soffre di mancanza di protagoni-smo, ma vive radicato nel territorio, re-spingendo la tentazione di allontanarsidi frequente dalla Diocesi — la tentazio-ne dei “vescovi da aeroporto” — e fug-gendo la ricerca di glorie proprie.

Non si stanca di ascoltare. Non sibasa su progetti fatti a tavolino, ma silascia interpellare dalla voce dello Spi-rito, che ama parlare attraverso la fededei semplici. Diventa tutt’uno con lasua gente e anzitutto col suo presbite-rio, sempre disponibile a ricevere e in-coraggiare i suoi sacerdoti. Promuovecon l’esempio, più che con le parole,una genuina fraternità sacerdotale, mo-strando ai preti che si è Pastori per ilgregge, non per ragioni di prestigio odi carriera, che è tanto brutto. Non sia-te arrampicatori, per favore, né ambi-ziosi: pascete il gregge di Dio «noncome padroni delle persone a voiaffidate, ma facendovi modelli delgregge» (1 Pt 5, 3).

E poi, cari fratelli, fuggite il clericali-smo, «modo anomalo di intendere l’au-torità nella Chiesa, molto comune in nu-

merose comunità nelle quali si sono ve-rificati comportamenti di abuso di pote-re, di coscienza e sessuale». Il clericali-smo corrode la comunione, in quanto«genera una scissione nel corpo ecclesia-le che fomenta e aiuta a perpetuare mol-ti dei mali che oggi denunciamo. Direno all’abuso — sia di potere, di coscien-za, qualsiasi abuso — significa dire conforza no a qualsiasi forma di clericali-smo» (Lettera al Popolo di Dio, 20 ago-sto 2018). Pertanto non sentitevi signoridel gregge — voi non siete padroni delgregge — anche se altri lo facessero o secerte usanze del luogo lo favorissero. Ilpopolo di Dio, per il quale e al quale sie-te ordinati, vi senta padri, non padroni;padri premurosi: nessuno deve mostrareverso di voi atteggiamenti di sudditanza.In questo frangente storico sembranoaccentuarsi in varie parti certe tendenzedi “leaderismo”. Mostrarsi uomini forti,che mantengono le distanze e comanda-no sugli altri, potrebbe apparire comodoe accattivante, ma non è evangelico. Re-ca danni spesso irreparabili al gregge,per il quale Cristo ha dato la vita conamore, abbassandosi e annientandosi.Siate dunque uomini poveri di beni ericchi di relazione, mai duri e scontrosi,ma affabili, pazienti, semplici e aperti.

Vorrei anche chiedervi di avere a cuo-re, in particolare, alcune realtà:

Le famiglie. Pur penalizzate da unacultura che trasmette la logica del prov-visorio e privilegia diritti individuali, ri-mangono le prime cellule di ogni societàe le prime Chiese, perché Chiese dome-stiche. Promuovete percorsi di prepara-zione al matrimonio e di accompagna-mento per le famiglie: saranno semineche daranno frutto a suo tempo. Difen-dete la vita del concepito come quelladell’anziano, sostenete i genitori e i non-ni nella loro missione.

I seminari. Sono i vivai del domani. Lìsiate di casa. Verificate attentamente chesiano guidati da uomini di Dio, da edu-catori capaci e maturi, che con l’aiutodelle migliori scienze umane garantisca-no la formazione di profili umani sani,aperti, autentici, sinceri. Date priorità aldiscernimento vocazionale per aiutare igiovani a riconoscere la voce di Dio trale tante che rimbombano nelle orecchiee nel cuore.

I giovani, dunque, cui sarà dedicatol’imminente Sinodo. Mettiamoci inascolto, lasciamoci provocare da loro,accogliamone i desideri, i dubbi, le criti-che e le crisi. Sono il futuro della Chie-sa, sono il futuro della società: un mon-do migliore dipende da loro. Anchequando sembrano infettati dai virus delconsumismo e dell’edonismo, non met-tiamoli mai in quarantena; cerchiamoli,sentiamo il loro cuore che supplica vitae implora libertà. Offriamo loro il Van-gelo con coraggio.

I poveri. Amarli significa lottare controtutte le povertà, spirituali e materiali.Dedicate tempo ed energie agli ultimi,senza paura di sporcarvi le mani. Comeapostoli della carità raggiungete le peri-ferie umane ed esistenziali delle vostreD iocesi.

Infine, cari Fratelli, diffidate, vi pre-go, della tiepidezza che porta alla me-diocrità e all’accidia, quel “démon demidi”. Diffidate di quello. Diffidate del-la tranquillità che schiva il sacrificio;della fretta pastorale che porta all’insof-ferenza; dell’abbondanza di beni che sfi-gura il Vangelo. Non dimenticatevi cheil diavolo entra dalle tasche! Vi auguroinvece la santa inquietudine per il Van-gelo, la sola inquietudine che dà pace.Vi ringrazio per l’ascolto e vi benedico,nella gioia di avervi come i più cari tra ifratelli. E vi chiedo, per favore, di nondimenticarvi di pregare e di far pregareper me. Grazie.

Page 11: Chi è il vescovo - osservatoreromano.va · un orizzonte nuovo che è stato rapidamente ... tenziare un umanesimo dei produttori. E per ... del Novecento Giorgio La Pira organizzava

L’Osservatore Romanogiovedì 13 settembre 2018il Settimanale

12

Una riunione con i presidenti delle Conferenze epi-scopali della Chiesa cattolica di tutto il mondosul tema della “protezione dei minori” è stata con-vocata da Papa Francesco in Vaticano dal 21 al24 febbraio prossimi. Lo ha reso noto un comuni-cato del Consiglio di cardinali, che nella mattinadi mercoledì 12 settembre ha concluso i lavori del-la ventiesesima sessione, iniziata lunedì 10. Ladecisione del Pontefice, sentiti i cardinali consiglie-ri, giunge a pochi giorni dalla nona assembleaplenaria della Pontificia commissione per la tuteladei minori riunitasi a Roma dal 7 al 9 settembre,di cui pubblichiamo il comunicato finale.

Il Santo Padre ha posto l’enfasi sull’imp ortan-za fondamentale dell’ascolto di coloro i qualihanno sofferto abusi, per far sì che le loro sto-rie indirizzino la risposta della Chiesa a favoredella protezione e della salvaguardia dei mino-ri. I membri della Commissione hanno apertol’assemblea ascoltando le testimonianze di duepersone che hanno vissuto il dramma dell’abu-so sessuale da parte di chierici: due donne, tracui una madre di due figli, oggi adulti, abusatiquando erano dei bambini. La Commissione leringrazia per aver condiviso le loro storie, peril coraggio della loro testimonianza e per avercontribuito al suo continuo apprendimento.

I membri hanno altresì riflettuto sui recentiavvenimenti nella Chiesa universale che hannoferito così tanti, inclusi coloro i quali hannosofferto abusi, le famiglie e le comunità dei fe-deli: tali atti hanno privato molti bambini del-la loro infanzia. Le domande che sono emersenegli ultimi mesi, non solo pongono l’atten-zione sulla serietà della questione degli abusi,rappresentano anche l’opportunità per porrel’attenzione di tutti sugli strumenti di preven-zione al fine di rendere il futuro diverso dalnostro passato. Il nostro punto di partenzanon è indagare i casi particolari ma prevenireper il futuro.

Durante l’assemblea plenaria gli esperti delWorking Group “Lavorare con chi è soprav-vissuto all’abuso” hanno annunciato il lanciodi diversi progetti pilota, il primo dei quali sa-rà realizzato in Brasile. In continuità con il la-voro dei membri fondatori, questi progetti mi-rano a creare ambienti sicuri e processi traspa-renti all’interno dei quali le persone che sonostate abusate possano confidarsi. Tramite taliprogetti è auspicabile che anche le leadershipdelle Chiese locali traggano beneficio dalla te-stimonianza diretta delle vittime, cosicché per-

fezionino continuamente la protezione e la sal-vaguardia che offrono a minori e adulti vulne-rabili.

A partire dall’assemblea plenaria tenutasinell’aprile scorso, i membri di questa Pontifi-cia commissione hanno partecipato a oltre cen-to workshop sulla salvaguardia.

Il gruppo di lavoro che si occupa di “Edu-cazione e formazione” ha delineato una serie

di iniziative future, seminari e conferenze cherappresentano una parte essenziale nella pro-mozione della responsabilità e della consape-volezza per le politiche di tutela locale.

Nell’aprile 2019, la Commissione sponsoriz-zerà la Safeguarding Conference for Church Lea-ders in Central/Eastern Europe. Inoltre la Com-missione, ad Aparecida, in Brasile, offrirà in-sieme alla Conferenza episcopale brasilianauna settimana di formazione sul tema dellasalvaguardia a vescovi e formatori. Per novem-bre 2019 i membri hanno ricevuto l’invito a te-nere un incontro con il Consiglio episcopalelatino americano in Messico. Nel 2020, a Bo-gotá, in Colombia, la Commissione co-sponso-rizzerà il Congress on Protection of Minors de-stinato agli operatori della Chiesa e della so-cietà civile.

Il gruppo di lavoro “Linee Guida e normeper la tutela” ha condiviso i suoi progressisullo sviluppo dello strumento di auditing p eroffrire supporto alle conferenze episcopali lo-cali relativamente alle politiche di salvaguar-dia. Anche la collaborazione con le strutturedella Santa Sede e della Curia romana è parteintegrante del mandato della Commissionenell’offrire aiuto al Santo Padre. Durante laplenaria, alcuni membri hanno avuto l’opp or-tunità di rivolgersi ai due corsi di formazioneper i nuovi vescovi neo-ordinati, uno organiz-zato dalla Congregazione per l’evangelizzazio-ne dei popoli, l’altro dalla Congregazione peri vescovi.

L’intervento della Commissione ha suscitatomolta partecipazione e i membri esprimono vi-va gratitudine ai prefetti delle congregazioni, ilcardinale Filoni e il cardinale Ouellet, insiemeai loro collaboratori. Questi incontri hanno di-mostrato la loro grande attenzione ai temi del-la nostra missione.

Nel corso della prossima settimana la Pon-tificia Commissione per la tutela dei minori parteciperà a incontri di lavoro con la Congre-gazione per la dottrina della fede e con la Conferenza episcopale italiana, al fine di pro-seguire l’impegno comune nel campo della sal-vaguardia dei minori.

Il 20 novembre 2019 ricorre il 30° anniversa-rio della Convenzione dei diritti dell’infanzia,ratificata da 196 Stati, inclusa la Santa Sede.La Commissione lavorerà attivamente con di-versi stakeholder per cogliere questa opportuni-tà di promuovere la consapevolezza sulla tute-la dei minori.

Il coraggiodi vedere

#francesco

Convocatia febbraioi presidentidelle conferenzeepiscopalidi tutto il mondo

Page 12: Chi è il vescovo - osservatoreromano.va · un orizzonte nuovo che è stato rapidamente ... tenziare un umanesimo dei produttori. E per ... del Novecento Giorgio La Pira organizzava

L’Osservatore Romanogiovedì 13 settembre 2018il Settimanale

13

GIOVEDÌ 6E Simone diventò Pietro

«Il primo passo della conversione, della peni-tenza» consiste nell’accusare se stessi, mai glialtri, sparlando di loro: «non basta riconoscer-si peccatori», ricorrendo a un po’ di «cosmeti-ca» spirituale o a confessioni «bla bla bla», dapappagallo, ma si deve provare in concreto «ilsentimento della vergogna» e «lo stupore disentirsi salvati». Lo ha sottolineato Papa Fran-cesco nella messa del mattino a Santa Marta,rifacendosi all’esperienza dell’apostolo Pietro.Il Pontefice ha commentato il passo evangeli-co di Luca (5, 11) proposto dalla liturgia spie-gando come «questo buttare le reti e fare unapesca miracolosa» narrato nel brano «ci fa ri-cordare l’altra, a Tiberiade, alla fine, dopo larisurrezione». Senza dubbio «sono due mo-menti forti dove Pietro fa questa pesca miraco-losa». Il Papa ha ricordato come «in questocaso» l’apostolo «stava finendo il lavoro, la-vando le reti». Mentre «nell’altro caso stavapescando». In questa prima circostanza — hafatto presente Francesco — «Gesù gli dice:“per favore, lasciami andare sulla tua barca unp o’ allontanando dalla riva per potere predica-re tranquillo”. Nell’altro caso, alla fine, dallariva, gli grida: “Ragazzi, avete qualcosa dam a n g i a re ? ”. E loro arrabbiati perché non ave-vano pescato nulla: “No”, dicono e tagliano ildialogo». Comunque in entrambi i momenti«all’inizio della vita apostolica di Pietro e allafine, c’è un’unzione. In questo caso, in questomomento gli dice: “Tu sarai pescatore”. Allafine gli dice: “Va ’ e pascola le mie pecore”. Lofa pastore». In proposito il Papa ha ricordatoche «Gesù subito gli cambiò il nome: “Tu tichiamerai Pietro”, si chiamava Simone. Pietronon capì. Ma, sì, sapeva, da buon israelita cheera, che un cambio di nome aveva un signifi-cato, un significato di missione». Così «inquel momento seguiva Gesù. Lavorava, segui-va Gesù, curava la famiglia, faceva un po’ ditutto». E ora «con questa pesca miracolosa sidà un passo in più nella vita di Pietro. L’ap o-stolo, ha spiegato Francesco, «si vantava di se-guire Gesù e si sentiva orgoglioso perché dav-vero amava Gesù». Ma «dopo questo miraco-lo, sentì qualcosa e quando il Signore gli dicedi prendere il largo», lui risponde: «Signore,abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamopreso nulla, ma sulla tua parola getterò le re-ti».E «poi quando vide quel miracolo cosìgrande che si rompevano le reti di tanti pesci,sentì qualcosa dentro». Anche «nella pesca fi-nale — ha affermato il Papa — nel miracolo fi-nale, dice il Vangelo che si gettò in acqua perandare subito verso Gesù. Lui aspettò. Chieseaiuto per portare i pesci e quando si avvicinòa Gesù si gettò alle sue ginocchia dicendo:“Signore, allontanati da me perché sono unp eccatore”».

Dunque proprio «questo è il primo passodecisivo di Pietro sulla strada del discepolato,accusare se stesso: “Sono un peccatore”. Il pri-mo passo di Pietro è questo e anche — ha ag-giunto il Papa attualizzando la riflessione — ilprimo passo di ognuno di noi, se vuole andarenella vita spirituale, servire Gesù, seguire Ge-

sù: senza accusare se stesso non si può cammi-nare nella vita cristiana». Del resto, ha chiari-to, «accusare se stesso è il sentimento dellamia miseria, di sentirsi miserabili, misero, da-vanti al Signore. Il sentimento della vergo-gna». E infatti «accusare se stesso» non si puòfare a parole, bisogna sentirlo nel cuore: «èsempre un’esperienza concreta». Però, ha av-vertito il Papa, questo «primo passo è una gra-zia, nessuno con le proprie forze può farlo». Eperciò, ha concluso, occorre «chiedere questagrazia: “Signore, che impari ad accusare mestesso”».

LUNEDÌ 10Non si annacqua l’annuncio

«La grande novità» di Cristo è assoluta e vapresa tutta, non a metà come fosse «una ideo-logia», perché «non si fanno negoziati» mon-dani con la verità e non si «annacqua l’annun-cio del Vangelo». Per la sua meditazione nellamessa mattutina il Papa ha preso spunto daun’«arrabbiatura» di Paolo per la «doppia vi-ta» dei cristiani di Corinto. E ha osservato chesi finisce per essere «ipocriti» se non si cogliela differenza «fra “la novità” di Gesù» e quelle«che il mondo ci propone».

Riferendosi al passo della prima lettera aiCorinzi (5, 1-8) proposto dalla liturgia il Pon-tefice ha subito osservato che l’apostolo «ètanto arrabbiato» con quei cristiani e «li rim-provera perché vivevano “una doppia vita”.Questa gente si vantava di essere “cristianiap erti”, dove la confessione di Gesù Cristo an-dava di pari passo con un’immoralità tolleratafra loro». Ma, li ammonisce l’apostolo, «nonsapete che un po’ di lievito fa fermentare tuttala pasta? Togliete via il lievito vecchio, per es-sere pasta nuova”». Infatti «la novità del Van-gelo è molto chiara. Lo stesso Paolo la dice:“E infatti Cristo nostra Pasqua, è stato immo-lato! Celebriamo dunque la festa non con illievito vecchio, né con il lievito di malizia e diperversità, ma con azzimi di sincerità e di veri-tà”». La «grande novità del Vangelo» ha affer-mato Francesco, è che «Cristo è vivo, è risor-to, ha pagato per i nostri peccati», la sua ri-surrezione «ci ha trasformato» e lui «ha invia-to lo Spirito perché ci accompagni nella vita».Eppure «tanta gente cerca di vivere il suo cri-stianesimo “delle novità”» dicendo: «ma oggisi può fare così; oggi si può vivere così». E co-sì «c’è un confronto fra “la novità” di Gesù e“le novità” che il mondo propone». Perciò —ha spiegato il Papa — «questa gente che vivecosì Paolo la condanna: è gente tiepida, immo-rale, simula, è formale, ipocrita». Infatti«quando noi non prendiamo la totalitàdell’annuncio di Cristo e accettiamo di viverecon “le novità” finiremo per essere ipocriti».Certo, «qualcuno può dire: “noi siamo deboli,siamo peccatori”». Ma «se tu accetti di esserepeccatore e debole, lui ti perdona, perché par-te della novità del Vangelo è confessare cheGesù è venuto per il perdono dei peccati. Mase tu che dici di essere cristiano convivi conqueste novità mondane, no, questa è ipocrisia.Quella è la differenza».

Le omeliedel Pontefice

Raffaello, «La pesca miracolosa»( p a r t i c o l a re )

#santamarta

Job D Grash«Novità» (particolare)

Page 13: Chi è il vescovo - osservatoreromano.va · un orizzonte nuovo che è stato rapidamente ... tenziare un umanesimo dei produttori. E per ... del Novecento Giorgio La Pira organizzava

L’Osservatore Romanogiovedì 13 settembre 2018il Settimanale

14

A questo punto, ha suggerito il Pontefice,allora «viene la domanda: com’è la strada dicoloro che vivono “la novità” e non voglionovivere “le novità”?». La risposta si trova nelbrano del Vangelo di Luca (6, 6-11), che rac-conta come gli scribi, i dottori della legge, incollera perché non avevano potuto cogliereGesù in fallo si misero a discutere tra loro suquello che avrebbero potuto fargli. In pratica,ha commentato il Papa «come prenderlo, co-me ucciderlo», come «farlo fuori». Dunque«la strada di coloro che prendono la novità diCristo è la stessa di Gesù: la strada verso ilmartirio; sia il martirio cruento sia il martiriodi tutti i giorni». Perché «i nemici — come di-ce il Vangelo — osservavano Gesù, per vederese guariva nel giorno del sabato per trovare diche accusarlo”». E «dietro di loro era il gran-de accusatore: satana». Anche «noi siamoguardati dal grande accusatore che suscita gliaccusatori di oggi per prenderci in contraddi-zione». Da qui «l’invito della Chiesa» ha con-cluso il Papa a «prendere “la grande novità”,tutta, e non fare negoziati con “le novità”».

MARTEDÌ 11Pregare per i vescovi

«In questi tempi sembra che il Grande Ac-cusatore si sia sciolto e ce l’abbia con i vesco-vi», cercando «di svelare i peccati, che si veda-no, per scandalizzare il popolo». Ma «la forzadel vescovo — uomo di preghiera, in mezzo alpopolo e che si sente scelto da Dio — contro ilGrande Accusatore è la preghiera, quella diGesù su di lui e quella propria». È una pre-ghiera «per i nostri vescovi: per me, per questiche sono qui davanti e per tutti i vescovi delmondo» che Papa Francesco ha chiesto cele-brando la messa del mattina. E ai vescovi haraccomandato di essere sempre «vicino al po-polo di Dio, senza andare verso una vita ari-stocratica» che toglie la loro «unzione» e sen-za fare l’«arrampicatore» o «cercare rifugio daipotenti e dalle élite».

Commentando il passo evangelico propostodalla liturgia (Luca 6, 12-19) che «racconta

l’elezione degli apostoli, dei primi vescovi», ilPapa ha subito attualizzato la riflessione, ricor-dando che in questo periodo «a Roma si stan-no facendo tre corsi per i vescovi». E così, haconfidato, «ho pensato che in questo tempocosì», in cui «si fa questo lavoro con i nuovivescovi, forse sarà buono meditare un po’ suquesta elezione dei vescovi: come Gesù l’hafatta, la prima volta, e cosa ci insegna». Sitratta di tre cose — ha affermato Francesco inproposito — che colpiscono dell’atteggiamentodi Gesù». Anzitutto «che Gesù prega». Il «se-condo» atteggiamento è che «Gesù sceglie: èLui a scegliere i vescovi». E, «terzo, Gesùscende con loro in un luogo pianeggiante etrova il popolo: in mezzo al popolo». Proprioqueste, ha chiarito il Pontefice, sono le «tre di-mensioni dell’ufficio episcopale: pregare, esse-re eletto e essere con il popolo».

Riguardo al primo aspetto il Pontefice haspiegato che in questo modo «il vescovo si saprotetto dalla preghiera di Gesù, e questo loporta a pregare». Che del resto «è il primocompito del vescovo. Pregare per il popolo diDio» e «per se stesso» Perché «il vescovo èuomo di preghiera». La seconda dimensione —ha continuato — «è che Gesù “scelse” i dodici:non sono loro a scegliere». Dunque «il vesco-vo fedele sa che lui non ha scelto; il vescovoche ama Gesù non è un arrampicatore che vaavanti con la sua vocazione come fosse unafunzione». In realtà «il vescovo si sente scelto.E ha proprio la certezza di essere stato scelto.E questo lo porta al dialogo con il Signore:“Tu hai scelto me, che sono poca cosa, che so-no peccatore”. Ha l’umiltà. Perché lui, quandosi sente scelto, sente lo sguardo di Gesù sullapropria esistenza e questo gli dà la forza». In-fine come terzo elemento, ha aggiunto France-sco, il vescovo è «uomo che non ha paura discendere in un luogo pianeggiante ed esserevicino al popolo». Ecco allora «il vescovo chenon rimane distante dal popolo, che non usaatteggiamenti che lo portano a essere distantedal popolo; il vescovo tocca il popolo e si la-scia toccare. Non va a cercare rifugio dai po-tenti, dalle élite. Saranno le élite a criticare ilvescovo; il popolo ha questo atteggiamento diamore verso il vescovo, e ha questa unzionespeciale: conferma il vescovo nella vocazione».

Dunque «uomo in mezzo al popolo, uomoche si sente scelto da Dio e uomo di preghie-ra: questa è la forza del vescovo» ha ripetutoil Papa, suggerendo che «fa bene ricordarlo, inquesti tempi in cui sembra che il Grande Ac-cusatore si sia sciolto e ce l’abbia con i vesco-vi. È vero, ci sono, tutti siamo peccatori, noivescovi». Il Grande Accusatore, ha affermatoil Pontefice, «cerca di svelare i peccati, che sivedano, per scandalizzare il popolo». E «laforza del vescovo contro il Grande Accusatoreè la preghiera, quella di Gesù su di lui e quel-la propria; e l’umiltà di sentirsi scelto e rima-nere vicino al popolo di Dio, senza andareverso una vita aristocratica che gli toglie que-sta unzione». E in conclusione Francesco hainvitato a pregare «oggi per i nostri vescovi:per me, per questi che sono qui davanti e pertutti i vescovi del mondo».

#santamarta

Edward Longo, «Gesùcon gli apostoli» (particolare)

D ichiarazionedel Consigliodi cardinali

«Piena solidarietà a PapaFrancesco» e la richiesta di«una riflessione sullacomposizione» delConsiglio di cardinali, sonostate espresse in unadichiarazione resa nota neltardo pomeriggio del 10settembre, in occasione dellaprima riunione dellaventiseiesima sessionedell’organismo. I cardinaliconsiglieri — si legge nellanota — «disponendosi aconsegnare al Santo Padrela proposta circa la riformadella Curia Romanaelaborata nei primi cinqueanni di attività, in vistadella prosecuzione» hanno«ritenuto di chiedere» alPontefice «una riflessionesul lavoro, la struttura e lacomposizione dello stessoConsiglio, tenendo pureconto della avanzata età dialcuni membri». I cardinalihanno inoltre «formulatopiena solidarietà a PapaFrancesco a fronte diquanto accaduto nelleultime settimane», nellaconsapevolezza «chenell’attuale dibattito laSanta Sede sta performulare gli eventuali enecessari chiarimenti».

Page 14: Chi è il vescovo - osservatoreromano.va · un orizzonte nuovo che è stato rapidamente ... tenziare un umanesimo dei produttori. E per ... del Novecento Giorgio La Pira organizzava

L’Osservatore Romanogiovedì 13 settembre 2018il Settimanale

15

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!Nella catechesi di oggi torniamo ancora sulterzo comandamento, quello sul giorno del ripo-so. Il Decalogo, promulgato nel libro dell’Eso-do, viene ripetuto nel libro del Deuteronomioin modo pressoché identico, ad eccezione diquesta Terza Parola, dove compare una prezio-sa differenza: mentre nell’Esodo il motivo delriposo è la benedizione della creazione, nel Deu-teronomio, invece, esso commemora la fine del-la schiavitù. In questo giorno lo schiavo si de-ve riposare come il padrone, per celebrare lamemoria della Pasqua di liberazione.

Gli schiavi, infatti, per definizione non pos-sono riposare. Ma esistono tanti tipi di schia-vitù, sia esteriore che interiore. Ci sono le co-strizioni esterne come le oppressioni, le vite se-questrate dalla violenza e da altri tipi di ingiu-stizia. Esistono poi le prigionie interiori, chesono, ad esempio, i blocchi psicologici, i com-plessi, i limiti caratteriali e altro. Esiste riposoin queste condizioni? Un uomo recluso o op-presso può restare comunque libero? E unapersona tormentata da difficoltà interiori puòessere libera?

In effetti, ci sono persone che, persino incarcere, vivono una grande libertà d’animo.Pensiamo, ad esempio, a San MassimilianoKolbe, o al Cardinale Van Thuan, che trasfor-marono delle oscure oppressioni in luoghi diluce. Come pure ci sono persone segnate dagrandi fragilità interiori che però conoscono ilriposo della misericordia e lo sanno trasmette-re. La misericordia di Dio ci libera. E quandotu ti incontri con la misericordia di Dio, haiuna libertà interiore grande e sei anche capacedi trasmetterla. Per questo è tanto importanteaprirsi alla misericordia di Dio per non essereschiavi di noi stessi.

Che cos’è dunque la vera libertà? Consisteforse nella libertà di scelta? Certamente questaè una parte della libertà, e ci impegniamo per-ché sia assicurata ad ogni uomo e donna (cfr.CONC. ECUM. VA T. II, Cost. past. Gaudium etspes, 73). Ma sappiamo bene che poter fare ciòche si desidera non basta per essere veramente

liberi, e nemmeno felici. La vera libertà è mol-to di più.

Infatti, c’è una schiavitù che incatena più diuna prigione, più di una crisi di panico, più diuna imposizione di qualsiasi genere: è la schia-vitù del proprio ego.1 Quella gente che tutta lagiornata si specchia per vedere l’ego. E il pro-prio ego ha una statura più alta del propriocorpo. Sono schiavi dell’ego. L’ego può diven-tare un aguzzino che tortura l’uomo ovunquesia e gli procura la più profonda oppressione,quella che si chiama “peccato”, che non è bana-le violazione di un codice, ma fallimentodell’esistenza e condizione di schiavi (cfr. Gv8, 34).2 Il peccato è, alla fine, dire e fare ego.“Io voglio fare questo e non mi importa se c’èun limite, se c’è un comandamento, neppuremi importa se c’è l’a m o re ”.

L’ego, per esempio, pensiamo nelle passioniumane: il goloso, il lussurioso, l’avaro, l’ira-condo, l’invidioso, l’accidioso, il superbo — ecosì via — sono schiavi dei loro vizi, che li ti-

ranneggiano e li tormentano. Non c’è treguaper il goloso, perché la gola è l’ipocrisia dellostomaco, che è pieno ma ci fa credere che èvuoto. Lo stomaco ipocrita ci fa golosi. Siamoschiavi di uno stomaco ipocrita. Non c’è tre-gua per il goloso e il lussurioso che devono vi-vere di piacere; l’ansia del possesso distruggel’avaro, sempre ammucchiano soldi, facendomale agli altri; il fuoco dell’ira e il tarlodell’invidia rovinano le relazioni. Gli scrittori

Lib eridalle schiavitù

Al l ’udienzagenerale il Papa

p ro s e g u ele riflessioni

sui comandamenti

Il Pontefice con un gruppodi cristiani e buddistiche negli Stati Uniti promuovonoun progetto di accoglienzaabitativa per i poveri

#catechesi

Note

1. Cfr. Catechismo della ChiesaCattolica, 1733: «La sceltadella disobbedienza e delmale è un abuso dellalibertà e conduce allaschiavitù del peccato».2. Cfr. Catechismo della ChiesaCattolica, 1739: «La libertadell’uomo è finita e fallibile.Di fatto, l’uomo hasbagliato. Liberamente hapeccato. Rifiutando ildisegno d’amore di Dio, si èingannato da sé; è divenutoschiavo del peccato. Questaprima alienazione ne hagenerate molte altre. Lastoria dell’umanità, a partiredalle origini, sta atestimoniare le sventure e leoppressioni nate dal cuoredell’uomo, in conseguenzadi un cattivo uso dellalib ertà».

Page 15: Chi è il vescovo - osservatoreromano.va · un orizzonte nuovo che è stato rapidamente ... tenziare un umanesimo dei produttori. E per ... del Novecento Giorgio La Pira organizzava

L’Osservatore Romanogiovedì 13 settembre 2018il Settimanale

16

Inseguono i rimbalzi imprevedibili di una pallaovale e di una vita migliore: sono i ragazzi delle“Tre rose”, la squadra di rugby di CasaleMonferrato, iscritta al campionato italiano di seriec, con la particolarità di essere composta soprattuttoda rifugiati provenienti dall’Africa sub-sahariana,fuggiti dalla disperazione e dalla paura. A giocarecon loro ci sono anche giovani venuti da tantiangoli d’Europa, oltre che dallo stesso Monferrato.Rappresentanti di diciotto nazionalità. E quellapalla ovale, tanto simbolica, l’hanno consegnatanelle mani di Papa Francesco durante l’udienzagenerale di mercoledì 12 settembre, raccontandoglila loro «storia d’integrazione», la loro voglia di«segnare una meta nella vita». È con questo spiritoche hanno accolto la proposta di Paolo Pensa, unex carabiniere con la passione per lo sport, «perintegrarsi meglio divertendosi».Di migranti parla anche il volume Di generazione ing e n e ra z i o n e , presentato al Papa in piazza San Pietroda don Antonello Martinenghi, direttore per lapastorale dei migranti della Conferenza episcopalelombarda. Il libro contiene risultati, riflessioni eanalisi della ricerca scientifica commissionataall’Istituto Toniolo «sulla trasmissione della fedenelle famiglie straniere ai figli in età giovanile,famiglie immigrate e residenti nelle dieci diocesidella Lombardia, anche non cattoliche e di altre

Rugby per l’integrazione

dicono che l’invidia fa venire giallo il corpo el’anima, come quando una persona ha l’epati-te: diventa gialla. Gli invidiosi hanno giallal’anima, perché mai possono avere la freschez-za della salute dell’anima. L’invidia distrugge.L’accidia che scansa ogni fatica rende incapacidi vivere; l’egocentrismo — quell’ego di cuiparlavo — superbo scava un fosso fra sé e glialtri.

Cari fratelli e sorelle, chi è dunque il veroschiavo? Chi è colui che non conosce riposo?Chi non è capace di amare! E tutti questi vizi,questi peccati, questo egoismo ci allontananodall’amore e ci fanno incapaci di amare. Siamo

schiavi di noi stessi e non possiamo amare,perché l’amore è sempre verso gli altri.

Il terzo comandamento, che invita a celebra-re nel riposo la liberazione, per noi cristiani èprofezia del Signore Gesù, che spezza la schia-vitù interiore del peccato per rendere l’uomocapace di amare. L’amore vero è la vera liber-tà: distacca dal possesso, ricostruisce le relazio-ni, sa accogliere e valorizzare il prossimo, tra-sforma in dono gioioso ogni fatica e rende ca-paci di comunione. L’amore rende liberi anchein carcere, anche se deboli e limitati.

Questa è la libertà che riceviamo dal nostroRedentore, il Signore nostro Gesù Cristo.

religioni». Un’opera originale che gli autorivogliono far conoscere ai partecipanti al prossimoSinodo dei vescovi: «È significativo affrontare iltema della trasmissione della fede ai giovani, sicuriche la pastorale per i migranti acquisterà sempre piùimportanza nelle nostre comunità cristiane perun’evangelizzazione che aiuti nel modo migliorepossibile cammini di integrazione e sia motivo dicambiamento positivo del volto delle nostrecomunità parrocchiali».Di grande significato, inoltre, l’abbraccio del Papa aventuno rappresentanti del Green Affordable HousingP ro j e c t , una realtà che negli Stati Uniti d’America«vede insieme concretamente cristiani e buddistinell’accoglienza abitativa dei più poveri, soprattuttogli anziani, a Brooklyn, Chicago e Los Angeles».Ad accompagnare in piazza la delegazione ilvescovo Miguel Ángel Ayuso Guixot, segretario delPontificio Consiglio per il dialogo interreligioso.«Portare nel mondo della comunicazione sociale latestimonianza di don Pino Puglisi che hoconosciuto da vicino perché è stato mio professoredi religione al liceo classico Vittorio Emanuele II diPalermo»: ecco l’impegno di Gaspare GiuseppeBorsellino che, trent’anni fa, ha aperto Italpress,«l’unica agenzia di stampa nazionale nata inSicilia».

#catechesi

Il Papa speradi visitareil Giapponenel 2019

Ricevendo primadell’udienza generale,nell’auletta dell’aula PaoloVI, una delegazionedell’associazione “Te n s h oKenoho ShisetsuKe n s h o k a i ” proveniente dalGiappone, il Pontefice haannunciato la propria«volontà di visitare» il paesel’anno prossimo. «Speriamodi poterlo fare», haauspicato. Accompagnatadai preti gesuiti Renzo DeLuca e Shinzo Kawamura,la delegazione è stataincoraggiata nel suo«impegno per realizzare unfondo di aiuto per laformazione di giovani eorfani, grazie al contributodi imprese sensibili ai loroproblemi (nella foto ilmonumento di Nagasaki aiquattro dignitari dellamissione Tensho).

Page 16: Chi è il vescovo - osservatoreromano.va · un orizzonte nuovo che è stato rapidamente ... tenziare un umanesimo dei produttori. E per ... del Novecento Giorgio La Pira organizzava

L’Osservatore Romanogiovedì 13 settembre 2018il Settimanale

17

di MARCELOFIGUEROA

La guarigione in due fasi del cieco di Betsaida aopera di Gesù è narrata solo dal vangelo se-condo Marco nell’ottavo capitolo. È una gua-rigione inedita nel ministero pubblico di Cri-sto a causa dell’apparente bisogno del Signoredi duplicare l’azione miracolosa. Ma se osser-viamo attentamente il testo e il suo contesto,quello che sembra un successo incompleto del-la prima guarigione contiene un insegnamentoche va al di là della lettera.

I discepoli più vicini a Gesù Cristo stannotornando a Betsaida su una barca, dopo aversfamato quattromila persone. Sono preoccupa-ti perché nella fretta hanno portato con lorosoltanto un pane da mangiare a bordo. Eppu-re poco prima erano stati testimoni privilegiatidella moltiplicazione, per migliaia di persone,di cinque e poi di sette pani. Ai discepoli oc-correva dunque una visione capace di andareo l t re .

Cristo li ammonisce con severità utilizzandol’immagine del lievito. La sua funzione è so-prattutto di far crescere la massa, ma questapuò corrompersi se esso è presente in dosi ina-deguate. E il Signore infatti li avverte: «Guar-datevi dal lievito dei farisei e dal lievito diErode». Appena giunti sulle rive, un cieco vie-ne condotto da Gesù perché lo guarisca. Daquel momento il Signore prepara lo scenarioper far sì che il recupero della vista da parte diquell’uomo sia anche un insegnamento per idiscep oli.

Perciò conduce il malato, prendendolo permano, fuori dal villaggio e si fa accompagnaredai suoi compagni di viaggio. Dopo che Gesùgli ha messo della saliva sugli occhi e gli haimposto le mani, il cieco risponde alla doman-da di Gesù che gli chiede se vede qualcosa:«Scorgo gli uomini, perché li vedo come albe-

ri che camminano». Chi sono quelle personeche vede così? Sono i discepoli. Agli occhi dicolui che ancora non vede bene non appaionocompletamente come esseri umani perché sem-brano alberi, ma al tempo stesso non sononeppure veri alberi perché non restano unitialla terra. Per il cieco sono insomma un’opacaimmagine di quanti non si vedono come disce-poli di Cristo perché vegetano come personeoppure non recano frutto come alberi.

Questo primo sguardo del cieco è dunquelo specchio in cui i discepoli devono vedersi, èla visione dei puri di cuore del mondo che os-servano i seguaci di Cristo: una visione chesembra essere la ragione di questa prima fasedi guarigione. I discepoli hanno infatti unosguardo sbagliato su se stessi e devono guar-dare se stessi alla luce degli occhi del cieco perriconoscersi e recuperare l’ottica del regno diD io.

In altre parole, i discepoli devono capireche gli occhi del Signore sono presenti inquelli degli uomini semplici e umili. Devonoguardarsi attraverso i loro occhi e, così facen-do, trovare la vera immagine di se stessi. Tem-pi di persecuzione, diffamazione, menzogna ecorruzione politico-religiosa sarebbero poi ve-nuti come un segno indelebile del vero disce-p olo.

Lo sguardo del popolo semplice e attentoall’operato di Gesù li avrebbe trovati come uo-mini decisi ad affrontare con mitezza attiva econ i frutti dello Spirito gli assalti dell’ip o cri-sia, i fondamentalismi e le alleanze di conve-nienza dei poteri corrotti. Dovevano abbando-nare per sempre lo sguardo miope e non lun-gimirante per vedere la loro missione con unatteggiamento di fiducia e di memoria perquanto aveva operato il maestro di Galilea. Ecome la seconda fase della guarigione aveva ri-dato la vista piena al cieco, così anche loroavrebbero goduto per sempre della luce delVangelo di verità.

Con gli occhidei semplici

#dialoghi

La guarigionedel ciecodi Betsaida

Page 17: Chi è il vescovo - osservatoreromano.va · un orizzonte nuovo che è stato rapidamente ... tenziare un umanesimo dei produttori. E per ... del Novecento Giorgio La Pira organizzava

L’Osservatore Romanogiovedì 13 settembre 2018il Settimanale

18

di ENZOBIANCHI

L

Se uno vuoleessere il primo

23 settembreXXV domenica

del tempoo rd i n a r i o

Marco 9, 30-37

Oliver Pfaff« R e s u r re z i o n e »

a confessione di Pietro che proclamava Gesùquale messia (cfr. Ma rc o 8, 29) rappresenta nelvangelo secondo Marco una svolta nella vita enella predicazione di Gesù. A partire daquell’evento, Gesù cerca di raggiungere Geru-salemme discendendo dalle pendici dell’Her-mon e passando per Cafarnao in Galilea.

Questa è l’unica salita di Gesù verso la cittàsanta testimoniata da Marco, e quindi dagli al-tri sinottici, una salita durante la quale Gesùintensifica l’insegnamento rivolto ai suoi disce-poli, alla sua comunità itinerante, continuandoad annunciare loro la necessitas della sua pas-sione e morte. Come già aveva detto all’iniziodel viaggio, a Cesarea di Filippo (cfr. Ma rc o 8,31), qui ribadisce: «Il Figlio dell’uomo vieneconsegnato nelle mani degli uomini e louccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tregiorni risorgerà»; e lo farà ancora poco dopoper la terza volta (cfr. Ma rc o 10, 33-34). Gesùsta per essere consegnato (p a ra d ì d o m i ), verboforte che indica un essere dato in balia, in po-tere di qualcuno. Così avverrà, e Gesù saràsempre un soggetto passivo di tale azione:consegnato da Giuda ai sacerdoti (cfr. Ma rc o14, 10), dai sacerdoti a Pilato (cfr. Ma rc o 15, 1),consegnato da Pilato perché fosse crocifisso( c f r. Ma rc o 15, 15).

Il passivo usato negli annunci della passionee la medesima necessitas espressa in tutti e tre icasi indica tuttavia che, sebbene questa conse-gna avvenga per mano di uomini responsabilidelle loro azioni, essa però non accade comeun semplice accidente (“a Gesù è andata ma-le”) o come frutto di un cieco destino, bensìsecondo ciò che è conforme alla volontà diDio. Ovvero, che un giusto non si vendichi,non si sottragga a ciò che gli uomini voglionoe possono fare nella loro malvagità: rigettare,odiare, perseguitare, mettere a morte chi è giu-sto, perché gli ingiusti non lo sopportano.

Siamo davvero al cuore della vita di Gesù,dunque del Vangelo: di quale necessitas si trat-ta? Necessitas umana innanzitutto: in un mon-do di ingiusti, il giusto non può che patire edessere condannato. È stato sempre così, in

ogni tempo e luogo, e ancora oggi è così. Dionon vuole la morte di Gesù, ma la sua volontàè che il giusto resti tale, fino a essere conse-gnato alla morte, continuando ad “amare finoalla fine” (cfr. Giovanni 13, 1). Il giusto mai epoi mai consegna un altro alla morte ma, piut-tosto di compiere il male, si lascia consegnare:ecco la necessitas divina della passione di Gesù.È il continuare ad “amare sino alla fine” ( c f r.Giovanni 13, 1), anche i nemici, in risposta allavolontà del Padre, che mette nel cuore umanoper grazia la possibilità di questo amore chepuò sgorgare solo da lui.

E che questo amore sia difficile, a caro prez-zo, lo dimostra la reazione della comunità diGesù, di quanti hanno condiviso la vita conlui, dunque dovrebbero essere in sintonia conil suo insegnamento. Come Pietro al primoannuncio (cfr. Ma rc o 8, 32-33), qui tutti i disce-poli si rifiutano di comprendere le parole diGesù e, chiusi nella loro cecità, neppure osanoi n t e r ro g a r l o .

Ma ecco che, giunti nella loro casa di Cafar-nao, Gesù e i suoi sostano per riposarsi. Inquell’intimità Gesù domanda loro: «Di che co-sa stavate discutendo per la strada?». La ri-sposta è un silenzio pieno di imbarazzo e ver-gogna.

#meditazione

Page 18: Chi è il vescovo - osservatoreromano.va · un orizzonte nuovo che è stato rapidamente ... tenziare un umanesimo dei produttori. E per ... del Novecento Giorgio La Pira organizzava

L’Osservatore Romanogiovedì 13 settembre 2018il Settimanale

19

I discepoli, infatti, sanno di che cosa hannoparlato, sanno che in quella discussione si eramanifestato in loro un desiderio e un atteggia-mento in contraddizione con l’insegnamentodi Gesù: ognuno era stato tentato — e forse loaveva anche espresso a parole — di aspirare edi pensarsi al primo posto nella comunità.Avevano rivaleggiato gli uni con gli altri,avanzando pretese di riconoscimento e diamore. In risposta alla rivelazione del Messia

mo colui che serve tutti, colui che sa anchestare all’ultimo posto. Gesù confermerà e anziamplierà questo stesso annuncio poco piùavanti: «Voi sapete che coloro i quali sonoconsiderati i governanti delle nazioni domina-no su di esse e i loro capi le opprimono. Travoi però non è così; ma chi vuole diventaregrande tra voi sarà vostro servo, e chi vuole es-sere il primo tra voi sarà schiavo di tutti»(Ma rc o 10, 42-44).

servo e alla prospettiva della sua andata versola morte ignominiosa, i discepoli non hannosaputo fare di meglio — magari pensando al“dopo Gesù” — che discutere su chi tra di lorofosse il più grande. Nel Vangelo di Tommaso, allòghion 12, sta scritto: «I discepoli dissero aGesù: Sappiamo che presto ci lascerai: chi saràallora il più grande tra di noi?». Sì, dobbiamoconfessarlo: se la comunità cristiana non fapropria la logica pasquale di Gesù, finisce ine-vitabilmente per fomentare al proprio internola mentalità mondana della competizione edella rivalità. Si scatenano allora logiche dipotere e di forza nello spazio ecclesiale e, co-me accecati, si finisce per leggere il serviziocome potere, come occasione di onore.

Gesù allora chiama a sé i discepoli, chiamasoprattutto i Dodici, quelli che dovranno esse-re i primi responsabili della Chiesa, e compieun gesto. Prende un piccolo (paidìon), un po-vero, uno che vive la condizione di dipenden-za e non conta nulla, lo mette al centro, e ab-bracciandolo teneramente, afferma: «Chi acco-glie uno solo di questi bambini nel mio nome,accoglie me; e chi accoglie me, non accoglieme, ma colui che mi ha mandato». Un bambi-no, un piccolo, un povero, un escluso, unoscarto è posto in mezzo al cerchio di un’as-semblea di primi, di uomini destinati ad avereil primo posto nella comunità, per insegnareloro che se uno vuole il primo posto, quello dichi governa, deve farsi ultimo e servo di tutti.

Stiamo attenti alla radicalità espressa da Ge-sù nel vangelo secondo Marco. Se c’è qualcu-no che pensa di poter giungere al primo postodella comunità, allora per lui il cammino daseguire è semplice: si faccia ultimo, servo ditutti, e si troverà a essere al primo posto dellacomunità. Non ci sono qui dei primi designatiai quali Gesù chiede di farsi ultimi e servi ditutti, ma egli traccia il cammino opposto: chisi fa ultimo e servo di tutti si troverà ad avereil primo posto, a essere il primo dei fratelli.

Sì, un giorno nella Chiesa si dovrà sceglierechi deve stare al primo posto, chi deve gover-nare: si tratterà solo di riconoscere come pri-

E invece sappiamo cosa accadrà spesso nellecomunità cristiane: si sceglierà il più brillante,il più visibile, quello che s’impone da sé, ma-gari il più munito intellettualmente e il piùforte, addirittura il prepotente, lo si acclameràprimo e poi gli si faranno gli auguri di essereultimo e servo di tutti. Povera storia delle co-munità cristiane, chiese o monasteri. Non a ca-so gli stessi vangeli successivi prenderanno at-to che le cose stanno così, e allora Luca dovràesprimere in altro modo le parole di Gesù:«Chi tra voi è più grande diventi come il piùgiovane, e chi governa come colui che serve»(Luca 22, 26). Ma se la parola di Gesù fosserealizzata secondo il tenore del vangelo piùantico, allora saremmo più fedeli al pensiero ealla volontà di Gesù!

Al termine di questo brano evangelico, so-prattutto chi è pastore nella comunità si do-mandi se, tenendo il primo posto, essendo chipresiede, il più grande, sa anche tenere l’ulti-mo posto e sa essere servo dei fratelli e dellesorelle, senza sogni o tentativi di potere, senzaricerca di successo per sé, senza organizzare ilconsenso attorno a sé e senza essere prepoten-te con gli altri, magari sotto la forma della se-duzione. Da questo dipende la verità del suoservizio, che potrà svolgere più o meno bene,ma senza desiderio di potere sugli altri o, peg-gio ancora, di strumentalizzarli.

Nessuno può essere “pastore buono” comeGesù (Giovanni 10, 11.14), e le colpe dei pastoridella Chiesa possono essere molte: ma ciò cheminaccia in radice il servizio è il non sentirsiservi degli altri, il fare da padrone sugli altri.D’altronde questa deriva è visibile: l’autoritàche non sa stare accanto agli ultimi, non sadar loro la sua presenza, non sa ascoltare quel-li che apparentemente non contano nella co-munità cristiana, è un’autorità che ha cura dise stessa, impedita dal proprio narcisismo adaccorgersi di quelli che deboli, marginali e na-scosti sono pur sempre membra del corpo diCristo.

#meditazione

Sose Karaxanyan«Cristo è risorto» (particolare)

Page 19: Chi è il vescovo - osservatoreromano.va · un orizzonte nuovo che è stato rapidamente ... tenziare un umanesimo dei produttori. E per ... del Novecento Giorgio La Pira organizzava

Il 15 settembre il Papa in visita pastorale in Sicilia nella ricorrenza del venticinquesimo

dell’uccisione del beato Giuseppe Puglisisacerdote martire, parroco formatore

delle coscienze e promotore della giustiziasociale contro la barbarie mafiosa

#controcopertina