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Ciao Europa!Ciao Europa come EUR/OPEN, come OPEN EUROPE, come EUROPA APERTA: in questo pensiero quella certa idea di Europa che non ha paura di dichiararsi completamente intrisa di utopia, piena di quella carica ideale di chi - nel passato, nel presente, nel futuro - avrà inteso l’Europa come luogo in cui sia possibile una vita che sia effettiva occasione di crescita, progredire materiale, psicologico e spirituale, opportunità di successo per tutti. L’Europa di cui parliamo non è quella delle quote latte, né quella delle direttive e dei regolamenti. Non è l’Europa delle istituzioni, non è nemmeno quella dei fondi comunitari. L’EUROPA DI CUI PARLIAMO È L’EUROPA CHE NON C’É, che non si è ancora realizzata e che tuttavia c’è sempre stata, idea pura e luce mirabile, archetipo di una civiltà superiore in cui a tutti sia data la libertà del cittadino.L’errore sarebbe (ed é) restare in attesa che qualcuno realizzi questo ideale, mentre noi restiamo distratti a guardare alla finestra. Questo è il punto essenziale per EUR/OPEN. Nell’unica parola EUROPEN, la sintesi EUROPA APERTA è forse la più immediatamente visibile: ma EUROPEN contiene almeno un’altra crasi, quella tra EUROPE e PEN, intesa come penna, come immagine dello SCRIVERE, che si rifrange nella sua matrice ideale, illuministica, voltairiana, dell’Europa come Repubblica delle Lettere. E allora, sebbene sia questa una libertà in apparenza minore, facile da additare come velleitaria, invece è una libertà straordinaria, essenziale, vitale per lo sviluppo dell’individuo come persona e come cittadino, esiziale per la concezione stessa della democrazia.Il senso di EUR/OPEN sta proprio nell’esistere di una cultura veramente europea, accessibile, condivisa, pienamente riconosciuta e comune a tutti i cittadini, al di là delle barriere tra le divisioni linguistiche, al di là delle divisioni tra classi sociali, altrove e altrimenti rispetto alla dimensione istituzionale: nella consapevolezza che la vera dimensione dell’Europa come idea di libertà e di emancipazione deve innestarsi nella mente dei suoi cittadini comuni. Come ha scritto George Steiner: “L’Europa è i suoi caffé, quelli che i francesi chiamano cafés. Dal locale di Lisbona amato da Fernando Pessoa ai cafés di Odessa frequentati dai gangsters di Isaac Babel. Dai caffè di Copenhagen, quelli di fronte ai quali passava Kierkegaard nel suo meditabondo girovagare fino a quelli di Palermo. (...) Basta disegnare una mappa dei caffè, ed ecco gli indicatori essenziali dell’ ”idea di Europa.”Questa immagine è meravigliosa, ma è ancora letteraria e dorata. Noi vogliamo scendere ancora più giù, e dire che l’Europa è nella mente di tutti noi, ed ha il suono delle canzoni dei Beatles e dei Rolling Stones, la musica dei Pink Floyd e dei Led Zeppelin, ancor prima di Mozart e Beethoven. Le immagini di Kubrick ed Herzog e Fellini e Wenders, per fare qualche esempio.Se partiamo da qui, possiamo di sicuro andare oltre, con un discorso che ci porterà lontano

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Giuseppe MazziniGiuseppe Mazzini (Genova, 22 giugno 1805 – Pisa, 10 marzo 1872) è stato un patriota, politico, filosofo e giornalista italiano, nato nell’allora territorio della Repubblica Ligure, annessa da pochi giorni al Primo Impero Francese. Le sue idee e la sua azione politica contribuirono in maniera decisiva alla nascita dello Stato unitario italiano; le condanne subite in diversi tribunali d’Italia lo costrinsero però alla latitanza fino alla morte. Le teorie mazziniane furono di grande importanza nella definizione dei moderni movimenti europei per l’affermazione della democrazia attraverso la forma repubblicana dello Stato.La storia di Giuseppe Mazzini è quella di una vita consacrata all’emancipazione, alla ricerca dell’ideale e dello spirito. Uomo tra gli uomini, come tutti preda delle proprie passioni, per Mazzini tuttavia non prevalse il fine personale, e in ogni gesto della sua vita ogni scelta si rivela sempre orientata alla promozione della crescita materiale e spirituale del popolo italiano, del popolo europeo, delle persone vere e concrete che lo costituiscono, che rendono l’idea di popolo non una vuota astrazione, ma una realtà di carne e di sangue, certo, ma anche d’anima, e di spirito.

Avendo questo ideale come stella polare, nel suo presente storico Mazzini non condivide i metodi dell’insorgente marxismo. Ciò non è a causa di una indifferenza borghese alle classi popolari, ma per via della distanza da un’idea di emancipazione basata esclusivamente sulla prospettiva materialistica. Mazzini è convinto che il materialismo sia una visione del mondo triste e angusta, che opprime lo spirito. Guardare la realtà materialisticamente, nel concreto, è importante.L’Illuminismo aveva donato ai popoli l’eguaglianza di fronte alla legge, ma non aveva potuto né voluto risolvere la diseguaglianza sostanziale legata al potere economico che,

anzi, l’emergente classe borghese aveva eretto come nuovo sistema di formazione dei poteri oligarchici.Per Mazzini questi elementi sono definiti e chiari, come chiara è la comprensione della necessità di una lettura materialistica della stori: ma è altrettanto nitida la visione che vedere solo la realtà materiale delle cose è un tremendo limite che fa dell’esperienza umana una trappola angusta e che invece la dignità umana sta nella visione spirituale, senza la quale non è possibile sperare in alcuna emancipazione.

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Nel seguire la luce di questa stella, Giuseppe Mazzini ha innalzato, al di sopra di ogni egoismo e di ogni personalismo, l’ideale di popolo come comunità di destino.Questa visione spirituale non è mai stata così debole da non comprendere le ragioni concrete dei rapporti di potere e delle relazioni di sfruttamento che il materialismo marxista si sforzava di dissimulare. Quel che si avverte in Mazzini è che però il materialismo non può essere più che la base di partenza e che questa base non può giungere nessun risultato di reale emancipazione se nel cuore non si innesta una visione spirituale.Ecco perché il pensiero e l’opera di Giuseppe Mazzini presentano insieme qualità antichissime e di assoluta modernità.La trascendenza di Mazzini si compie sia sotto il profilo soggettivo (inteso come superamento della dimensione soggettiva-egoica verso l’incontro con il Sé universale) che intersoggettivo e transpersonale, dove l’idea di nazione è trascesa dall’orientamento transnazionale e cosmopolita della diffusione della luce dell’emancipazione.

Giuseppe Mazzini è un precursore che continua ad essere perfetto per i nostri tempi, ancora in anticipo soprattutto riguardo alla prospettiva spirituale di emancipazione.La ragione per cui la figura di Giuseppe Mazzini resta misconosciuta è dal fatto che la cultura egemone non dà notizia – per non dire che interamente rimuove e nega – gli aspetti storici che sono determinati dalle componenti legate alle organizzazioni iniziatiche. Questo aspetto è particolarmente rilevante per la comprensione dei fatti storici, tuttavia la storiografia ufficiale tende a far sparire questi aspetti, da una parte rispettandone formalmente la componente iniziatica, riservandone cioè la conoscenza a coloro i quali ne detengono le chiavi appropriate, d’altra parte, nel tempo della nostra modernità, asserragliandosi su una posizione di ipocrita moralismo, come se le organizzazioni iniziatiche fossero un male e senza dar notizia che tutte le sfere di rilievo sociale sono, in un modo o nell’altro, condizionate da queste organizzazioni.Giuseppe Mazzini appartiene al novero di quegli uomini che hanno aperto un sistema in passato esclusivamente riservato alla conoscenza segreta delle aristocrazie, a nuovi gruppi emergenti della società, con l’intento dichiarato di voler contribuire alla nascita di un nuovo popolo, di una Giovine Italia e di una Giovine Europa, fatta di gente nuova, in grado di comprendere la luce.Proprio a causa di questo motivo messianico, gli avversari politici hanno sempre cercato di ridurre il senso della sua azione. Ancora lui vivente, il suo partito venne ridotto alla ragion di stato del compromesso borghese aristocratico plasmato da Cavour e dai Savoia.

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La vicenda dei rapporti tra Mazzini e il nuovo Stato italiano si caratterizza come storia di una promessa tradita. Mazzini si avvede subito che il sistema piemontese ha tradito il progetto illuminista, che il vero interesse è soltanto quello di arricchire le casse dei Savoia aggredendo il tesoro dei Borbone. È vero che il Regno delle Due Sicilie era ancora un sistema feudale arretrato e fondato su un latifondo aristocratico lavorato da contadini con poche differenze dai servi della gleba, ma è anche vero che le speranze di progresso e di emancipazione animate dal pensiero di Mazzini e dalle azioni di Garibaldi furono presto smentite dal nuovo Stato.Dopo la sua morte, l’interpretazione egemone ne salvò i contorni di padre della patria, oscurando però gli aspetti di emancipazione e di rinnovamento sociale propri del suo pensiero, in altre parole, escludendo la parte rivoluzionaria e innovatrice. Ecco perché c’è bisogno di rivisitarne il pensiero.

[Fonti: Wiki, Giuseppe Mazzini; Giuseppe Mazzini e il Pensiero Cosmopolita, Societas Mazzini, 2014]

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Altiero SpinelliAltiero Spinelli (Roma, 31 agosto 1907 – Roma, 23 maggio 1986) è stato un politico e scrittore italiano, sovente citato come padre fondatore dell’Europa per la sua influenza sull’integrazione europea post-bellica.Fondatore nel 1943 del Movimento Federalista Europeo, poi cofondatore dell’Unione dei Federalisti Europei, membro della Commissione Europea dal 1970 al 1976, poi del Parlamento italiano (1976) e quindi del primo Parlamento europeo eletto a suffragio universale nel 1979. Fu promotore di un progetto di trattato istitutivo di una Unione Europea con marcate caratteristiche federali che venne adottato dal Parlamento europeo nel 1984. Questo progetto influenzò in maniera significativa il primo tentativo di profonda revisione dei trattati istitutivi della Cee e dell’Euratom, l’Atto unico europeo. Fu membro del parlamento europeo per dieci anni e rimase uno degli attori politici principali sulla scena europea attraverso il Club del coccodrillo, da lui fondato e animato nel 1981.

Spinelli fu influenzato sin da adolescente dalle idee politiche del pensiero marxista grazie ai libri della biblioteca del padre, ma la lettura gli risultò molto complessa. Per descrivere il suo livello di conoscenza in quel tempo della filosofia marxista, Spinelli coniò l’espressione cattedrale di granito e nebbia per descrivere la sua cieca fede nella dottrina del partito, nonostante le lacune e la mancata comprensione di alcune questioni. Fu la reazione dei giornali italiani ad una manifestazione fascista del 1921, con l’obiettivo di traslare la salma di Enrico Toti al Cimitero del Verano a Roma, a spingere Spinelli ad avvicinarsi, ancora solo sul piano delle idee, ai comunisti. Quasi tutti i giornali,

infatti, avevano taciuto la reazione degli abitanti del quartiere San Lorenzo, tranne un giornale dei comunisti. Si iscrisse al partito nel 1924, col fascismo ormai al potere e i comunisti costretti alla clandestinità. Tale condizione non lo scoraggiò affatto, anzi divenne ben presto il leader della cellula del Quartiere Trionfale, grazie alla sua conoscenza della dottrina marxista, che gli permetteva di offrire spiegazioni ai garzoni e bottegai che facevano parte della cellula. L’attività di partito ben presto lo sottrasse agli affetti familiari e lo costrinse a trasferirsi a Milano per sfuggire alla polizia. Il tentativo comunque fu inutile perché nel giugno 1927 fu arrestato e, sulla base delle leggi speciali per gli oppositori politici introdotte dal fascismo, condannato dal Tribunale Speciale per la sicurezza dello

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Scontò circa dieci anni di carcere, che trascorse approfondendo i suoi studi nel campo della filoSofia, soprattutto Hegel e Marx, della storia e dell’economia, ma anche in quello letterario (imparò il russo e lo spagnolo leggendo i classici in lingua originale). Gradualmente maturò il suo distacco dal marxismo, considerato ormai troppo liberale per fare l’interesse del proletariato, tanto da essere espulso dal partito, ma non si avvicinò ancoad alcuna ideologia politica. Per questo fu costantemente guardato con sospetto dagli altri detenuti politici, che per altro erano ricambiati. I soli che Spinelli stimava erano Giuseppe Pianezza, Umberto Terracini, Leo Valiani. In questi anni, a causa della lontananza, si concluse il suo rapporto con Tina Pizzardo (nipote del cardinale Giuseppe Pizzardo). Nel 1937 fu trasferito a Roma ma, mentre attendeva con ansia il momento del rilascio, ricevette la brusca notizia del trasferimento al confino di Ponza.Negli anni di confino Altiero Spinelli fu uno dei pochi esponenti del Partito Comunista Italiano a prendere le distanze da Stalin, dai Processi di Mosca, e dal comunismo sovietico in generale. Celeste Negarville scrive nel suo diario un commento proprio alle posizioni di Altiero nell’isola in quel periodo, commentando che «la posizione di Altiero è pericolosissima: “condizione per la rivoluzione in Europa, l’abbattimento della dittatura staliniana”» Altiero Spinelli non rifiutava solo l’interpretazione del terrore staliniano come di un necessario periodo «giacobino» che avrebbe rafforzato la rivoluzione, bensì negava alle fondamenta tutto l’insieme della politica comunista quale si era configurata dal periodo del «socialfascismo» fino alla politica dei fronti popolari, colpendo anche le basi della dottrina marxista.Altiero Spinelli fu quindi espulso dal Partito Comunista Italiano nel 1937 con l’accusa di voler “minare l’ideologia bolscevica, e di essersi trasformato in un piccolo borghese”.Durante il soggiorno forzato sull’isola di Ventotene, nel giugno 1941, Spinelli, aiutato da Ernesto Rossi, Eugenio Colorni e Ursula Hirschmann (che poi diventerà sua moglie) scrisse il documento base del futuro federalismo europeo, il Manifesto per un’Europa Libera e Unita, meglio conosciuto come Manifesto di Ventotene. La stesura del Manifesto le sue successive versioni e la sua diffusione sono avvolte nella leggenda. Non è stata rintracciata nessuna delle versioni dattiloscritte o ciclostilate del documento, che circolavano tra il 1941 e il 1943. Secondo la versione più suggestiva, il testo, per mancanza di carta, fu scritto sulla carta da sigarette e, per evitare i controlli della polizia, nascosto nel ventre di un pollo arrosto e portato sul continente da Ursula Hirschmann. Il Manifesto riuscì a circolare clandestinamente fra la resistenza italiana e fu adottato come programma del Movimento Federalista Europeo, che Spinelli successivamente fondò a Milano il 28 agosto 1943. Sarà successivamente tradotto in diverse lingue.

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Di fronte a quella che era stata la catastrofe europea, Spinelli aveva maturato la convinzione che solo un’organizzazione federale avrebbe potuto farla rientrare da protagonista nel quadro internazionale. Per servire tale convinzione, Spinelli non fondò un partito, bensì un movimento trasversale ai partiti politici. Il Movimento Federalista Europeo venne fondato a Milano il 27 agosto 1943 da Spinelli, Ernesto Rossi ed altri, nell’abitazione di Mario Alberto Rollier in Via Poerio, dove una lapide ricorda l’evento. La speranza di Spinelli che, finita la guerra, si sarebbe potuta costruire una federazione europea poggiava sul presupposto che le potenze vincitrici si sarebbero ritirate dall’Europa; tuttavia l’instaurarsi di un clima di guerra fredda tra le superpotenze americana e sovietica e la stesura di un duplice protettorato vanificarono una tale prospettiva.Nel 1947, dopo aver brevemente abbandonato il MEF, nel momento del lancio del Piano Marshall Spinelli tornò alla carica con la sua battaglia federalista, vedendo in tale Piano un’occasione per tentare una prima forma di unità europea. Una stagione particolarmente favorevole gli si aprì inoltre a partire dal 1950 in occasione dell’elaborazione del trattato CED. Tuttavia l’accantonamento della CED gettò Spinelli nello sconforto; egli si era accorto infatti, soprattutto dopo la morte di Stalin, che la questione europea si stava via via eclissando. Si rivolse allora a Jean Monnet per proporgli di diventare l’animatore di un partito europeo che tendesse alla creazione di una federazione europea, ma senza esito.Ulteriore tentativo venne fatto quando si propose di trasformare la CECA in una comunità federale per mezzo di una evoluzione dei suoi organi e un allargamento delle competenze. Fallita anche tale prospettiva, si dedicò alla campagna in favore di un Congresso del popolo europeo e alla stesura del secondo manifesto federalista. L’idea era di cercare di convocare una serie di assemblee locali, ciascuna delle quali doveva eleggere persone che sarebbero andate a costituire un organismo che prefigurava un Parlamento federale. Anche i risultati di tale iniziativa si rivelarono scarsi, tanto che lo stesso Spinelli la abbandonò precocemente.

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A proposito di una Costituzione europeaSpinelli ebbe un ruolo rilevante nella nascita e nella definizione in chiave moderna del concetto di Europa. Nel 1954 propose un mandato costituente per l’Assemblea comune della Comunità Europea di Difesa, che fu però bloccato per l’opposizione della Francia. Nel suo discorso del 1957, tenuto a Torino per il Congresso del popolo europeo, Spinelli mise in discussione e criticò la legittimità del concetto di stato-nazione.Nel 1976 è eletto deputato alla Camera, come indipendente di sinistra nel PCI, cui si era riavvicinato. Eletto al primo Parlamento europeo a elezione diretta nel 1979 come indipendente nella lista del PCI, nello stesso ruolo fu rieletto nel 1984. Il 14 febbraio 1984 propone al Parlamento un progetto costituzionale per gli Stati Uniti d’Europa; il progetto viene approvato dal Parlamento, ma bocciato successivamente dal Consiglio Europeo. I continuatori porteranno questa idea fino al nuovo progetto di Costituzione dell’Unione Europea, che non verrà approvato nemmeno questa volta, a causa dei NO dei referendum in Francia e in Olanda. Molti tra i commentatori sono convinti che questi no siano stati dovuti alla confusione tra politica interna e politica europea, con i leaders politici che hanno personalizzato la campagna europea (Chirac in Francia, Balkenende in Olanda) pensando ad una facile affermazione personale che invece si è tramutata in una dolente sconfitta. Un economista americano, Jeremy Rifkin, ha espresso tutto il suo stupore affermando che gli europei rifiutando la carta costituzionale, hanno rifiutato il più avanzato sistema di diritti e libertà mai concepito nella storia umana.Dal 1993, una delle due ali dell’edificio che ospita il Parlamento europeo a Bruxelles è dedicata a Spinelli in omaggio alla sua vita spesa per la comunità europea. L’altra ala dell’edificio è intitolata a Paul-Henri Spaak. La costruzione è comunemente conosciuta con la sigla ASP (Altiero SPinelli).

[Fonti: Wiki, Manifesto di Ventotene, MFE]

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Pubblicazione realizzata con il contributo della Commissione Europea - Rappresentanza in Italia - Programma Europe Direct Catania

Stampata su carta reciclata

Materiale stampato interamente su carta ecologica.

I contenuti di questa pubblicazione rappresentano il punto di vista degli Autori e non riflettono necessariamente la posizione ufficiale della Commissione Europea.

Scelta dei contenuti e organizzazione a cura di Davide Crimi, responsabile Europe Direct Catania.

[Immagini: Wikipedia, la libera enciclopedia]