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Ciao Yoghi

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CiaoYoghi

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CiaoYoghi

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Non finisce qui

EDITORIALE

Alessandro,lo abbiamo detto più volte da quando te nesei andato: salutarti è stato dare un addioad un pezzo di ASI.Un pezzo che si aggiunge alle vicende dialtri grandi uomini che hanno fatto la storiasportiva della destra italiana, come RobertoVianello e Carlo Alberto Guida. A loro daoggi ti sei affiancato nel custodire e ricorda-re la nostra memoria.Ma non finisce qui Alessandro.Se oggi siamo quel che siamo - una grandeorganizzazione sportiva dalle solide radicivaloriali - lo dobbiamo soprattutto a te cheti sei sempre adoperato per ricordarci qualefosse il nostro orizzonte.Potrei scrivere un libro sui ricordi e soprat-tutto sui lavori che ho - che abbiamo - con-diviso con te.Non è escluso lo faccia, tante sono le testi-monianze che hai lasciato nella costruzionedelle nostre fondamenta: il nostro statuto,i nostri regolamenti sempre da te concepiti,modificati, integrati e calati nella realtàcontingenti della nostra crescita.Con l'idea fissa di non snaturare la nostra

> Claudio Barbaro soddisfazione. Eri la mia personale provadel nove.Non può finire qui.La vita dell'ASI andrà avanti anche nel tuoricordo. Il ricordo di un amico, di un profes-sionista competente, di un uomo dallagrande dignità. Il ricordo del rispetto che sideve al coraggio del tuo ultimo gesto, com-piuto soprattutto per gli altri più che per te.Il male che ti ha distrutto nel fisico, ma nonnella mente ti ha fatto sentire un peso perla tua splendida famiglia che ti ha sostenu-to sino all'ultimo momento. Ti sei percepi-to come un peso anche per noi dell'ASI enon perdevi mai occasione per rimettere ilmandato, ricevendo in cambio il consuetovaffa.Hai fatto tutto da solo e sono sicuro che lohai fatto per i tuoi cari e per tutte le personealle quali hai voluto bene.Per questo non finisce qui. Non deve finirequi.E' solo un ciao Alessandro. ASI proseguiràanche nel tuo nome. E ti darà tante soddi-sfazioni.Ciao Yoghi! 

Il tuo camerata Claudio 

missione, pensiero costante della tua filo-sofia sociale e politica.Ho discusso con te per 35 anni, ma nonabbiamo mai litigato e, se sono cresciutocome dirigente e come uomo, molto lo devoai tuoi insegnamenti.Mi manchi nel quotidiano, nelle piccole e nel-le grandi cose. Mi manca il tuo dissenso misu-rato, ma affettuoso che spesso e volentieri simanifestava anche negli articoli su Primato,quando facevi il controcanto alle posizionidel sottoscritto che non condividevi. Portare avanti un progetto senza il tuo sigil-lo lasciava sempre la porta aperta a qualcheinterrogativo. E quando riuscivo a convin-certi,  la tua approvazione raddoppiava la

Alessandro Levanti, unavita dedicata allo sportAlessandro Levanti è stato un uomo cheha riempito la sua vita di passioni, daquella politica nata negli anni giovanilie portata avanti con feroce e radicale de-dizione, a quella per la sua professione diavvocato, a quella per la Roma squadradella quale era grandissimo tifoso, aquella per lo sport, un ambito dove ha re-citato un ruolo importante per la destra inoltre quarant’anni di impegno, profon-dendo idee e dando un contributo realealla crescita prima del Centro NazionaleFiamma e poi dell’Asi, ente per il quale

ha lavorato con grande vigore fino all’ul-timo giorno. La sua esperienza nelmondo sportivo affonda le radici neltempo, dobbiamo risalire al 1973 quandoproprio nel Centro Nazionale SportivoFiamma iniziò il suo cammino. Entrò inpunta di piedi ottenendo la possibilità dicollaborare per piccoli incarichi. Si tuffònella nuova avventura con grande impe-gno e dedizione, portando le proprie ideee calandosi perfettamente in una strutturafortemente connotata politicamente. Dauomo intelligente e preparato non fecetroppa fatica a ritagliarsi spazi sempre piùrilevanti inserendosi ed offrendo la pro-pria disponibilità e la propria creatività al

servizio dell’ente. Divenne un punto diriferimento per tutti, apprezzato per lasua solerzia e voglia di fare.Nel corso degli anni ha partecipato a tuttele più importanti manifestazioni organiz-zate dal Fiamma, dal Trofeo Bravin, aiCampionati nazionali di corsa campestre,dai Campionati nazionali di atletica leg-gera a quelli di nuoto. Questa sua presenza si è perpetrata neglianni successivi. Era sempre il primo araggiungere le città sedi delle manifesta-zioni e l’ultimo ad abbandonarle, ma lacosa non gli pesava, anzi lo gratificava,orgoglioso del senso di appartenenza chein lui era più forte che in altri. Da una sua

> Sandro Giorgi

IL RICORDO

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iniziativa nacque la squadra di calciodella Fiamma Parioli, espressione direttadella sezione del MSI, protagonista ditutti i tornei organizzati dall’ente e adaltre importanti manifestazioni.Tra gli episodi che lo fotografano al me-glio ci piace citare quanto avvenne primadell’edizione del Trofeo Bravin del 1979.Erano anni caldi quelli, di forti tensionipolitiche. Come sempre arrivò primadegli altri allo stadio delle Terme di Ca-racalla, teatro della manifestazione.Trovò l’impianto tappezzato di scritte chedefinivano la nostra manifestazione “fa-scista”. Senza alimentare la polemica siarmò di vernice e cancellò personalmentele scritte. Quando le gare presero il via lostadio era stato completamente ripulito.La sua voglia di fare lo portò ad accettareun incarico all’interno del gruppo diri-genziale della Fiamma Vicenza, societàin grande sviluppo ed in grado di sfornareatleti di livello nazionale. La sua partecipazione alla vita del club,oltre che fondamentale per la crescitasportiva, diventa estremamente impor-tante sotto il profilo umano. Negli anniha costruito un rapporto amichevole conl’ambiente ma soprattutto con alcuneatlete, non di primo piano, con le quali hamantenuto un legame solidissimo. Ami-cizie che, in un momento familiare per luimolto difficile, lo hanno sostenuto e aiu-tato fortemente.Quando nel 1979 ha conseguito la laureain giurisprudenza, il suo rapporto lavora-tivo con il Fiamma si interrompe ma il le-game non si interrompe mai. Pur se noncon il coinvolgimento di prima continuaa seguire le vicende dell’ente con lastessa passione di prima. Nel 1982, al Congresso Nazionale delFiamma viene eletto componente dellaGiunta Esecutiva, la sua esperienza di di-rigente e la ormai avviata attività profes-sionale saranno negli anni successivipreziosi e fondamentali. La sua presenza all’interno del Fiammaha continuato ad essere forte ed estrema-mente attiva. Partecipa per conto del-l’Ente alle Conferenze Nazionali dellosport indette dal Coni presentando sem-pre argute e significative relazioni su

tutto lo scibile dello sport italiano. E’sempre presente ai vari convegni organiz-zati dal Fiamma intervenendo con com-petenza e, quando occorre, con analisicompetenti e documentate.Da ricordare quella fatta a Torino in oc-casione del dibattito “Le Olimpiadi versoil 2000”, nel quale ha saputo relazionarela platea con una dettagliata e complessariflessione sul rapporto fra lo sport ago-

nistico e lo sport-spettacolo. Nello stesso periodo Alessandro parte-cipa attivamente alla stesura di docu-menti sui vari aspetti dello sport italiano,utilizzati poi dal MSI per presentare varieproposte di legge.Nel 1986 al Congresso del Fiamma diMontecatini non viene rieletto nellaGiunta Esecutiva, avendo preso una po-sizione che lo pone nella lista di mino-ranza, ma nonostante la forte delusionecontinua a seguire dall’esterno l’attivitàsportiva che si svolge nell’ambito del-l’area di destra. Il suo impegno è legatoin modo particolare alla sua attività di av-vocato, con particolare attenzione agliaspetti giuridici legati all’attività spor-tiva. Segue con attenzione i vari contrastiall’interno del Centro Nazionale SportivoFiamma, anche nella sua veste di legale,e la successiva costituzione dell’Asi,anche se non partecipa ufficialmente allasua costituzione.Nel 1997 viene eletto nel Comitato Na-zionale dell’Asi, e successivamente siguadagna la carica di Vice Presidente,ruolo che ha ricoperto con molto impe-gno, dando impulso a numerose nuoveiniziative.Viene da lui l’idea di riavviare il TrofeoBravin, storica manifestazione delFiamma, convinto del grande ritorno diimmagine che l’ente ne potrebbe trarre.Seguirà con intensa partecipazione la suafaticosa ripresa, impegnandosi personal-

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mente nelle fasi operative, facendo inqualche occasione anche lo speaker. La sua presenza è costante in tutte glieventi organizzati da Asi, nei vari conve-gni, ma ancor di più nelle manifestazionisportive a cui si sente particolarmente le-gato. Nel 2000 inizia una sua collaborazionecon la Rivista Primato. Il suo primopezzo è intitolato “Sport di base: è veracrisi”, una profonda analisi sulla vitadegli enti e sullo scarso sostegno da partedi Coni e istituzioni.Negli anni, sulle pagine del mensile, hasempre espresso liberamente le proprietesi, anche quando queste erano in apertocontrasto con quelle di altri dirigenti, ri-badendo con forza le sue idee e le sueconvinzioni politiche. Per Primato in questi ultimi anni pubbli-cherà alcune novelle apparentemente nonlegate alla linea editoriale della rivista,ma che in modo indiretto esprimevano ivalori dello sport e della politica di de-stra. Nell’Asi ha seguito sempre con compe-tenza e interesse la redazione dei docu-menti istituzionali, dallo statuto alregolamento organico, ed agli atti che go-vernano la vita dell’ente, documenti cheresteranno per sempre una preziosa ere-dità da cui attingere.

Nel 1999 è stato eletto nella Giunta Ese-cutiva dell’Asi e dal 2009 ha ricoperto lacarica di vicepresidente vicario. In questo periodo Alessandro ha vissutoancora più intensamente il nostro Ente, lasua presenza fisica nella sede è diventatasempre più costante. Sarà per moltotempo un punto di riferimento per tutta lastruttura dando con competenza ed equi-librio risposte a tutte le problematicheche quotidianamente emergevano. La suaesperienza e la sua conoscenza dei pro-

blemi dello sport hanno determinato ilsuo impegno anche fuori dall’Asi. Dal2002 al 2014 è stato componente dellaCommissione disciplina di primo gradodell’Unire, ha fatto parte della Commis-sione Disciplinare Nazionale della Fede-razione Italiana Gioco Calcio, delCollegio di garanzia dello sport del Coni,Coordinatore dei Fiduciari Municipali delConi della città di Roma e di conse-guenza componente della Giunta provin-ciale del Coni; consulente legale e

giuridico dell’Agenzia Regionale dellosport della Regione Lazio. Inoltre è statodirigente della Associazione Difesa Con-sumatori Sportivi e proboviro di MSA,associazione riconosciuta dal Ministerodello sviluppo economico. Infine è statonominato componente della Commis-sione Benemerenze Sportive del Coni.E’ stato inoltre Presidente del consigliodi amministrazione della SIS, società pri-vata che si occupava della gestione di im-pianti sportivi.Tutti questi impegni però erano secon-dari nel suo impegno quotidiano. IlFiamma prima e l’Asi dopo erano i suoi“amori”.Caro Yoghi sarà impossibile dimenticarti,difficilissimo sostituirti… Ci mancherai.

Dario BugliUN UOMO DALLE GRANDI IDEEQuando un amico scompare viene istintivo ripercorrere a ritroso il tempodella conoscenza reciproca fino ad arrivare al giorno in cui tutto è iniziato.Con Alessandro sicuramente il mio ricordo più vivido è datato 3 febbraio1985 a Torino. Eravamo insieme al Convegno Nazionale del Centro Nazio-nale Sportivo Fiamma “Le Olimpiadi verso il 2000”. Per essere essere precisi,tutto ebbe inizio all’incirca circa due mesi prima quando, subito dopo i Gio-chi Olimpici di Los Angeles 1984, ci ritrovammo a parlare e discutere conaltri amici di come le Olimpiadi stessero rapidamente cambiando. Fu unalunga discussione e riflessione tra un ristretto gruppo, di cui molti poco piùche trentenni, approfondita in diversi incontri e che alla fine ci vide condi-videre l’esigenza di proporre all’esterno tutto quanto era emerso. Preseforma l’idea di un Convegno decisamente nuovo e atipico nell’ambito delnostro mondo sportivo e della cultura di riferimento. Insieme ad AlessandroLevanti, che fu una vera e propria fucina di idee e riflessioni, affrontammosotto ogni sfaccettatura il tema “Lo sport oltre lo spettacolo”. All’incontropresero parte relatori del calibro di Gianni Rossi, Adolfo Urso, SandroGiorgi, Romolo Sabatini Scalmati, oltre al sottoscritto. Il Convegno segnòuna sorta di frattura con il passato. Proponemmo concetti diversi da quelliimperanti nella cultura sportiva di quegli anni, in una città non abituataalle iniziative del Fiamma. Dopo quell’esperienza, nel 1994 anche il nostromondo segnò la nascita di un nuovo modello sportivo, e nacque l’ASI. Maquesta è un’altra storia. Alessandro fu uno dei più attivi a proporre unnuovo modo di fare sport. Grazie amico per quanto ci hai dato.

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Gli amici di sempre ricordano Alessandro Levanti Gianni Scipioni RossiUN GIORNO CI RITROVEREMOCaro Alessandro, un giorno ci ritroveremo, chissà, forse proprio a ChiesinaUzzanese... Quanto abbiamo riso, talvolta fino alle lacrime, ogni volta cheabbiamo ricordato quel cartello stradale che ci suonò così ridicolo, chissàpoi perché. L'ultima, non molto tempo fa, mi hai telefonato mentre lo ol-trepassavi in macchina. E giù risate. "Te lo ricordi?" E chi l'ha mai dimen-ticato quel viaggio avventuroso e scapestrato in Transit, con il giavellottoche puntava le nostre teste. E quel che è accaduto dopo, a Lucca. Lo sap-piamo noi e pochissimi altri, di quella notte. Ci eravamo conosciuti da ra-gazzini, tu poco più giovane, in tempi di spensieratezza, e di militanza percambiare il mondo. Ne eravamo certissimi. Forse solo perché cambiareil mondo è il sogno obbligatorio della gioventù. Amici siamo rimasti. Eabbiamo continuato sempre a confrontarci, a sentirci, a condividere i guaidella vita, guai anche seri, perché diventare adulti è difficile. E porta conse' le lacrime vere, quelle del dolore, non del riso. Non voglio ricordartiora come avvocato o dirigente sportivo o amante della politica delusodalla politica. Di questo abbiamo parlato tanto, davanti a una pizza e auna birra. Senza venirne mai capo, ognuno con le sue idee... Ne' voglioricordare la sofferenza del tuo consumarti. Preferisco ricordare il ragazzo solare che eri, con il tuo inseparabileeskimo, poi evolutosi in loden. Il ragazzo che sei rimasto. La tua capacitàdi fare gruppo, di tenere insieme le persone. La tua inossidabile fiduciaper l'amicizia. La tua radicale onestà. Il tuo coraggio.Caro Alessandro, è stato un onore e un privilegio averti accanto. Con lacertezza che avresti trovato la parola giusta. Sempre. Hai lasciato unvuoto incolmabile, lo dico senza retorica. Sai che la retorica non mi piace.Una volta - ci dicevamo - dobbiamo proprio andarci a scoprire ChiesinaUzzanese. Non ne abbiamo trovato mai il tempo. Ma io credo nel terzotempo. Ci troveremo lì, con una pizza e una birra, a ridere fino alle lacrime.Arrivederci, Ale, amico mio.

Giuseppe ScianòL’ULTIMO ABBRACCIO A FIUGGIGaleotto fu “Primato”. Era l’ultimo giorno del febbraio 1979 quando,in treno seconda classe proveniente da Roma, arrivava alla stazioneda solo un uomo del Centro Fiamma. Pochi giorni dopo – il 3 marzo– si sarebbe svolta a Vibo Valentia una delle più belle forse edizionidei campionati italiani Fiamma di corsa campestre. L’uomo era statoinviato qualche giorno prima degli altri pochi uomini che mandavanoavanti il Centro per le varie operazioni logistiche e promozionali. Luinon conosceva me, io non conoscevo lui. Avevamo concordato cheal suo arrivo alla stazione di Lamezia sarebbe stato Primato il segnodel nostro segno riconoscimento. Nasceva così quel giorno con Ales-sandro un’amicizia che sarebbe rimasta inalteratamente forte persempre. Siamo stati sempre dalla stessa parte, anche nelle vicendesportive che hanno diviso l’ente, insieme in politica, insieme nei va-lori morali che professavamo. Quando la sera prima dell’ ultimo con-gresso a Fiuggi, componevamo – io e lui inseparabilmente insieme,e nell’occasione anche Marco Clarke- la commissione della mozione, ad un certo punto, stanco – no era la malattia, Alessandro la stan-chezza non la conosceva - ci disse che non ce la faceva ad andareoltre, con Marco proseguimmo e senza dircelo sapevamo che l’indo-mani mattina presto Alessandro avrebbe letto la mozione, avrebbecorretto qualcosa, e ci saremmo guardati negli occhi fieri di aver datoancora impronta , 38 anni dopo, all’ente che lui ha amato più di me.Non ci saremmo rivisti più. Una bella amicizia, una comune militanza,il forte orgoglio dell’appartenenza ci ha unito.

Bruno CampanileUNA BRAVA PERSONA"Una brava persona". Sentiamo spesso dire questa frase quando ci lasciaun amico, un conoscente, una persona più o meno famosa. Ed è quelloche ho subito pensato di Alessandro quando l'ho conosciuto all'iniziodell'avventura ASI così come è il pensiero che mi viene in mente ancheadesso che non è più con noi.Un uomo mite, mai sopra le righe, sempre attento e disponibile con tutticon un consiglio, un parere, una frase semplice. Scontato quasi ora direche ci mancherà. Ciao Alessandro.

Marco PietrogiacomiUN PUNTO DI RIFERIMENTOAlessandro è stato per me sempre un punto di riferimento ma special-mente quando nel 2009 venni nominato direttore generale , lui conmolta umiltà e modestia accortosi della mia inesperienza mi “sommi-nistrava” giornalmente le sue pillole di saggezza. Grazie di tutto Alessandro

Il Rosso e l’Azzurro...

> Enzo Cerrone

Dopo generazioni in cui drivers italianinon hanno trovato spazio in Formula 1, e soprattutto in Ferrari, la Federazione Automobilistica Italiana e la stessa casa di Maranello stannoinvestendo sui talenti nostrani e,finalmente, presto potremo vedere inpista ai massimi livelli alcuni velocissimiprotagonisti nati nel nostro paese

AUTOMOBILISMO

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L’Italia ed i motori è una storia antica che siperde nel tempo, ma ancora di più ad essereprecisi, si perde nel tempo l’amore che l’Italiaha da sempre riversato nei confronti del mitoFerrari e di Enzo Ferrari, il “Grande Vecchio”per eccellenza. Un amore nato in un’epoca inbianco e nero, dove però cresceva sempre dipiù un colore forte e ben definito: il rosso,quello di Maranello. Le leggendarie impreseche in fondo facevano parte di un automobi-lismo pionieristico, ancora oggi sono avvolteda un alone di mistero ed ammirazione versopiloti che spesso erano definiti eroi. Così ènato il mito di un mondo, quello delle corseautomobilistiche, che nel tempo si è radical-mente trasformato. Ed in tutto questo la Fer-rari praticamente c’è sempre stata, amplifi-cando ulteriormente il fascino delle competi-zioni su strada ed in pista. Logico dunque pen-sare a quanti giovani hanno sognato ad occhiaperti la grande impresa al volante di una autoda competizione, magari, andando più in làcon i sogni, alla guida di una Ferrari. La “Ros-sa di Maranello” ha accompagnato interegenerazioni, creando un vero amore incondi-zionato, grazie anche alle tante splendide vit-torie e titoli conquistati che hanno contraddi-stinto il cammino di una piccola artigianalesquadra italiana, divenuta nel tempo un colos-so mondiale nello sport, ma anche nell’indu-stria dell’auto. Così il grande pubblico diappassionati ha sempre più seguito eventi,gare e campionati, dove però, molto spesso,mancava un elemento importantissimo. L’Ita-lia era, si, rappresentata, prima come ora,

dall’auto ed il marchio che per prestigio e sto-ria vissuta, non ha eguali nel mondo, purtrop-po però, a parte un breve periodo molto par-ticolare, il rovescio della medaglia era ed èsoprattutto ora rappresentato dalla cronicamancanza o quanto meno elevata carenza dipiloti italiani, a completare il sogno di tantiappassionati di motori. Senza tornare troppoindietro nel tempo nel ricordare le eroicheimprese di Tazio Nuvolari, piuttosto che le vit-torie di Alberto Ascari o Nino Farina, l’Italiaha sempre più sofferto di una mancanza dipiloti azzurri, anche se con qualche importan-tissima eccezione: come non ricordare i com-pianti Elio De Angelis e Michele Alboreto. Epoi ancora, paradossalmente, uno dei più lon-gevi nella storia della F.1, Riccardo Patrese,con i suoi 256 G.P. disputati, quinto fra tutti,subito seguito dal pescarese Jarno Trulli,“solo” 252 G.P. all’attivo, ultimo pilota a rap-presentare il nostro Paese nella massima serie.Altri certamente importanti come Andrea DeCesaris e Alessandro Nannini, senza peròvoler fare un preciso elenco dei piloti italianiin F.1; naturalmente ce ne sono stati altri, ècomunque una realtà che ormai dal 2012 nonc’è traccia azzurra nella massima espressioneagonistica a quattro ruote. Quelli erano anchegli anni di Giancarlo Fisichella, il romano cheriuscì nell’impresa, non facile, di “sopravvi-vere” in F.1 per ben 14 anni, con all’attivo 229G.P.. Bellissima storia quella del “Fisico” cheancora oggi corre in giro per il mondo, conottimi risultati, alla guida di una Ferrari GTufficiale. Insomma, bei momenti e ottimi pilo-ti, purtroppo lontani nel tempo, un tempo chepassa e non fa intravedere orizzonti luminose.Eppure da qualche tempo la stessa Ferrari ha

messo in piedi un bel progetto, grazie allaFDA, ovvero Ferrari Driver Academy, chepunta a scoprire e far crescere giovani talenti,ma anche la stessa federazione automobilisti-ca che grazie all’entusiasmo e la concretaspinta del suo presidente Angelo SticchiDamiani, presidente anche dell’ACI, stafacendo di tutto per far emergere giovanissimiazzurri in prospettiva F.1, su tutti il talentuosoAntonio Giovinazzi (fosse la volta buona…). Però obbiettivamente non è semplice, anchese è pur sempre qualcosa: atavica mancanzadi soldi, anche per la cronica assenza di spon-

piloti italiani crescono

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sor pronti a tuffarsi in un progetto giovani(Red Bull docet…), nonché team esperti inF.1 ma “dedicati” alla valorizzazione dei gio-vani, esattamente come per tanti anni in F.1ha fatto la Minardi, vera e propria fabbrica digiovani talenti. La squadra di Faenza, con acapo il suo inventore, Giancarlo Minardi, ha“allevato” generazioni di piloti, non solo i giàcitati Trulli e Fisichella, ma anche fior di piloticome Nannini e Martini, tanto per rimanereagli italiani, altrimenti dovremmo ricordareWebber, un certo Alonso e molti altri ancora.Dunque, quale migliore occasione per capire

meglio cosa sta accadendo intorno ai nostrigiovani piloti che sognano di calarsi nell’abi-tacolo di una F.1? Lo abbiamo fatto, incon-trando colui che negli anni ‘80 e ‘90 ha con-tribuito alla crescita della F.1, ma soprattuttoè stato decisivo per un numero davveroimportante di giovani piloti che poi nel tempoin molti sono diventati campioni affermati.Ha così provato a risponderci proprio l’inos-sidabile Giancarlo Minardi che ha speso unavita nelle corse e che ha l’esperienza che nelmondo pochi possono vantare. Oggi, Minardiha un doppio importante incarico all’interno

della federazione automobilistica, ovveroPresidente della Commissione Velocità, non-ché Supervisore della Scuola Federale. Giancarlo, la federazione da alcuni anni siimpegna concretamente; anche la Ferrari haaperto la Ferrari Driver Academy, ma cosamanca al nostro Paese per riavere un validorappresentante in F.1?“Premesso che la scuola federale ed Aci Sporthanno iniziato 7-8 anni fa in un progetto moltopreciso, così quando è nata la FDA ha sposatoil programma della Ferrari, iniziando una col-laborazione con Maranello.

AUTOMOBILISMO

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Dunque tutto quel che riguarda il territorionazionale ed i piloti italiani, come accadutonel passato, passano e passeranno attraversola scuola federale per fare stage valutativi epsico-fisici. Devo dire che negli anni abbia-mo raccolto più di una soddisfazione, ancheattraverso la Formula Aci-Csai e la Formula4 che ci hanno permesso di portare ad un cer-to livello numerosi giovani piloti. Ultimodella filiera e fresco esempio è Antonio Gio-vinazzi che è pronto per la Formula 1 e giàoggi occupa il posto di terzo pilota Ferrari.Ma anche altri ragazzi hanno fatto tutta latrafila con noi, che vanno da Ghiotto a Fuo-co, ragazzi che provengono dai kart, dallenostre scuole propedeutiche, dai nostri corsie supercorsi; abbiamo in GP3, Lorandi e Pul-cini e poi per altri ancora, sfumato il sognodella Formula 1, perché lì, uno su mille cela fa, si è aperta la via di campionati profes-sionali ed importanti, come la Porsche Cupe la GT. Certo per arrivare in F.1 manca ilsupporto delle sponsorizzazioni. Però nelcaso di Giovinazzi, in quanto terzo pilotaFerrari, l'Aci Sport ed il nostro presidenteAngelo Sticchi Damiani si è speso molto ecosì siamo riusciti, come ACI, ad ottenerequesto prestigioso sediolo di terzo pilota Fer-rari e speriamo che questo duro lavoro cheè partito 7-8 anni fa presto si concretizzi conuna presenza stabile in F.1. Purtroppo va fat-ta un'altra considerazione, cioè quella chenella F.1 ci sono otto team fuori dall'Italia,uno che è in Italia, ma è una costola dellaRed Bull e poi c'è la Ferrari; quindi o noi riu-sciamo a portare un vero top-driver, ma nonè facile perché ne nasce uno ogni tanto,oppure la Ferrari è obbligata a scegliere ilmeglio che offre il mercato. Devo dire che

comunque negli ultimi due anni abbiamolavorato molto bene con FDA; i primi tempinon è stato facile, ma poi abbiamo messo aregime i meccanismi necessari, con Massi-mo Rivola è tutto più facile e ritengo che abreve otterremo risultati molto positivi“. Servirebbe un altro Minardi?“Mah, servirebbe un team satellite che abbiacome obbiettivo quello di "tirare su" piloti etecnici, come faceva la Minardi ai suoi tempi.Non è detto che serva la Minardi. Servirebbeun team con le mani libere che metta in cam-po giovani piloti per scelta, come facevo io,e non per business. In più bisogna fare unaconsiderazione molto importante: salvoRaikkonen, Alonso e Massa, gli altri 17 pilotihanno una età media molto bassa, per cui èdifficile entrare a gamba tesa e portare via deiposti“. La Formula 1 attuale è strutturata solo peravere e vivere di grande show? Non ha tempoper dedicarsi ai giovani, poco "spendibili" nelgrande mercato del business e della comuni-cazione globale? “I top-team cercano piloti con maggioreesperienza e purtroppo anche i "team mino-

ri"; io non farei così, fanno la stessa cosa inve-ce per portare a casa più punti possibili. Iovedo dei piloti che dopo due, tre, quattro anniandrei a sostituire con piloti giovani cheabbiano la fame per arrivare. Se io fossi anco-ra in pista e avessi a che fare non con un top-driver, io, come team manager, andrei a cer-care nelle formule minori“.In questa attuale Formula 1 potrebbe esistereun Giancarlo Minardi come c'è stato neglianni '80 e '90?“Non è facile, non è facile, ma non c'è nientedi impossibile...”.La tua attività in Aci Sport quali obiettivi per-segue?“Quello di essere vicino alla presidenza, aMarco Rogano e Marco Ferrari, per dare imiei consigli e mettere a disposizione la miaesperienza. Certamente la mia ambizionesarebbe quella, insieme ad Aci Sport, di por-tare un giovane pilota in F.1, senza avere allespalle il mio team. Allora li portavo e li sce-glievo io; adesso bisogna dimostrare di avereun grande pilota da crescere e stiamo lavo-rando tantissimo per questo. Abbiamo tantialtri giovani che stanno crescendo, in Formu-la 4, come tanti giovanissimi ci sono nei kartper i prossimi anni; quindi abbiamo il dovere,con la scuola federale, di fare da tutor, di inse-gnare la giusta strada e perciò cercare di otte-nere i migliori risultati possibili“.Certo, la nostra considerazione è di parte ed"inquinata" dalla nostalgia di altri tempi el'aver vissuto un'altra F.1, ma in questa F.1"robotizzata" ci rimane difficile immaginareuna convivenza costruttiva tra personaggicome Minardi ed un sistema che ha il com-pito di costruisce e gestisce la macchina deiG.P.. Comunque speriamo di poter vedere

Oltre che pilota di alto livello, Raffaele Giammariaè anche il direttoredella Scuola Federale Aci Sport

La prima fase della familiarizzazionedegli allievi: Giammaria procede alla spiegazione dell’abitacolo, ma c’è anche spazio per la teoria

Giammaria con Andrea Piccini, pilota GT di talento e apprezzato istruttore, a colloquio con Minardi

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presto il frutto di un così importante impegno. Abbiamo fatto riferimento alla federazioneche da moltissimi anni ha una sua scuolaautonoma, dedicata ai giovani piloti da rally,oltre a quelli che si dedicano alla pista: lascuola federale di Aci Sport, con direttoreRaffaele Giammaria, ancora oggi ottimopilota, ma con l'esperienza e la testa giustaper dirigere un settore così importante e deli-cato.Raffaele, un incarico di prestigio, ma anchedi grande responsabilità...“Sì, certamente. Responsabilità perché sia-mo impegnati nella crescita dei giovani pilotiitaliani che andiamo a scovare dalle formuleminori ed in particolare dal kart, per cercaredi fornirgli le basi, le nozioni tecniche, chepoi utilizzeranno per arrivare ai massimilivelli dell'automobilismo. Quindi svolgia-mo un'attività di monitoraggio, in particolarenel settore dei kart, che ci porta all'individua-zione di piloti meritevoli e poi attraverso inostri stage valutativi, che quest'anno faccia-mo in collaborazione con la Ferrari, con laFDA, riusciamo poi a metterli alla prova edi migliori li portiamo al supercorso federaleche come ogni anno svolgiamo a Vallelunganel mese di novembre. Poi il cerchio si chiu-de, grazie a delle borse di studio che la fede-razione riesce a mettere a disposizione deipiloti più meritevoli, che così inizieranno lascalata verso le varie formule necessarie perambire ai massimi livelli e perché no, anchela F.1“.“ Un importante ed oscuro lavoro che perònon può bastare per far sognare il grandepubblico, pensando a qualche giovane italia-no di nuovo in F.1....

Beh, noi adesso abbiamo dei giovani pilotiitaliani che si stanno affacciando alla F.1, traquesti sicuramente Antonio Giovinazzi chegià ha avuto il suo battesimo, grazie all'op-portunità che ad inizio stagione gli ha datola Sauber, è poi tutt'ora terzo pilota Ferrari.Poi non dimentichiamo Luca Ghiotto che, aparte i grandi risultati in Formula 2, ha fattoun ottimo test con la Williams a Budapest,in occasione dei test collettivi estivi. Quindiquesti sono i piloti più vicini, in odore di F.1;ma altri stanno facendo un importante lavo-ro: penso ad Antonio Fuoco e tutti i ragazziche stanno facendo la GP3, come Lorandi ePulcini. Certo sono stati anche bravi a cer-care dei budget, ma sono soprattutto tuttiragazzi che hanno percorso le nostre stradee che abbiamo seguito da vicino, mettendosiin luce attraverso il nostro percorso formati-vo“.Se per un attimo avessi la bacchetta magica,cosa chiederesti per la scuola che dirigi?“ Mah, indubbiamente delle risorse econo-miche in più. Noi stiamo facendo tanto, AciSport, il presidente, Marco Ferrari, MarcoRogano, stanno facendo tantissimo e rispettoal passato stiamo facendo molte cose in più.Però, certamente, se potessimo disporre diulteriori coperture economiche, di sponsoristituzionali con maggiori tranquillità econo-miche, ovviamente credo che potremmo for-nire delle opportunità ancora più grandi ainostri piloti. Il vivaio c'è, ma abbiamo dellerisorse che, seppur aumentate rispetto al pas-sato, non sono certo illimitate. In giro perl'Europa ho visto alcuni esempi di piloti sup-portati da sponsor istituzionali. Ecco, potes-simo anche noi contare su qualcosa di simile,

i nostri ragazzi si ritroverebbero con ulterioriopportunità da giocarsi “. Potendolo fare, hai qualche nome che pos-siamo segnarci su un foglio e rileggere fraqualche tempo? “Ti do un nome che rappresenta una superscommessa, perché ti do un nome non di un14enne o un 15enne, ma di un bambino cheha 10 anni e che ho scoperto addirittura quat-tro anni fa, quando ne aveva sei. Il nome?Andrea Antonelli, figlio di Marco Antonelli,che nelle corse è Antonelli Motorsport. Que-sto è un bambino che ti posso assicurare,come capacità, è un talento naturale. Se nonsi perderà per strada e percorrerà tutte le ine-vitabili tappe che sono necessarie per arriva-re ai vertici, questo ragazzo ha tutte le cartein regola per arrivare in F.1. Si, io credo chesu un foglio di carta puoi tranquillamentescrivere il suo nome e magari fra sette, otto,nove anni lo potremo ritrovare in F.1“.Bene, il lavoro non manca di certo e del restonon manca neanche l'entusiasmo e la dedi-zione di personaggi esperti che in prima per-sona hanno convissuto sogni ed aspettativemolto simili a quelle di tanti giovanissimi inerba che, appunto, sognando ad occhi aperti,faticano e lavorano per arrivare a vivere ungiorno importante e luminoso. Magari nonsarà la "Rossa di Maranello", ma almenosperare di catturare il testimone che da trop-po tempo Fisichella, Trulli e compagnia,vorrebbero consegnare a qualcuno, senzadoverlo far cadere a terra. Vero è che la spe-ranza è l'ultima a morire, ma prima la F.1 sitingerà di azzurro e meglio sarà; poi oraabbiamo anche il nostro foglietto con unnome scritto sopra...

Da sinistra a destraMassimo Rivola,a capo dellaFerrari DriverAcademy,Minardi eGiammaria

P

AMARCORD

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Il più famoso della dinastia dei Moser ha firmato epiche imprese che hanno scritto la storia del ciclismo italiano. Dal titolo mondiale di San Cristobal al record dell’ora di Città del Messico

Nel nome di Francesco

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Esattamente quarant’anni fa, a San Cri-stóbal in Venezuela, si tengono i mondialidi ciclismo. La gara più attesa è ovvia-mente la prova su strada dei professioni-sti, che si tiene il 4 settembre su un per-corso di 255 chilometri.Gli iscritti sono ottantanove, dei qualisolo trentatre taglieranno il traguardo, traquesti ci sono futuri protagonisti del cicli-smo, come Giuseppe Saronni e BernardHinault e grandi campioni nella fase fina-le della loro carriera come Felice Gimon-di, Raymond Poulidor ed Eddy Merckx.Altri invece sono all’apice della profes-sione come Freddy Maertens, DietrichThurau, Hennie Kuiper e FrancescoMoser. E sarà proprio ciclista tren-tino a vincere il titolo iridato altermine di un’avvincentevolata con il tedescooccidentale Thurau,mentre Franco Bitossiarriverà terzo.La carriera di Moserera segnata fin dallanascita in una fami-glia di ciclisti. Tredei suoi undici fra-telli, Enzo, Aldo eDiego sonostati professioni-sti. Ma Francesco,dopo aver lasciato

a tredici anni la scuola per lavorare neicampi vicino casa, si dedicherà alle dueruote in età matura, a 18 anni. Dopo aver trascorso il periodo sportivodilettantistico nella squadra della Botte-gone, con cui partecipa alle Olimpiadi diMonaco 1972, nel 1973 passa al profes-sionismo. In solo due anni, nel 1975, silaurea campione italiano a Pescara, sulcircuito del Trofeo Matteotti. Lo stesso anno si presenta al Tour deFrance dopo aver vinto il giro di Lombar-dia. Al Tour vince il prologo di Charleroie la tap- pa di Angoule-

me. Indossa la maglia gialla per settegiorni e i suoi attacchi nella prima fasedella corsa transalpina mettono in crisi ilcampionissimo Eddy Merckx, il qualesulle Alpi deve cedere il Tour a BernardThevenet. E in Francia, “lo Sceriffo”diventa un idolo.Nel 1976 partecipa ai mondiali di Ostunigiungendo secondo nella prova su stradadietro a Maertens; ma nella gara di inse-guimento su pista non ci sono rivali chetengano e si aggiudica la medaglia d’oro.Poi, l’impresa di San Cristobal e nel 1978consegue ben 39 vittorie.Nei suoi quattordici anni da professioni-sta, il campione di Palù di Giovo ha con-seguito 273 vittorie su strada e ancora

oggi è quinto atleta assoluto a livellomondiale per il maggior numero disuccessi nel ciclismo. Nel suo palma-res conta quasi tutte le grandi classi-che del calendario nazionale e inter-nazionale, tra cui la Parigi-Tours(1974), due Giri di Lombardia(1975, 1978), una Freccia Vallone(1977), un Campionato di Zurigo(1977), una Gand-Wevelgem(1979), tre Parigi-Roubaix(1978,1979,1980) e una Milano-Sanremo (1984).

> Marco Cochi

AMARCORD

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Nello stesso 1984 in cui vince la Milano-Sanremo, Moser si aggiudica anche ilGiro d’Italia e nei suoi quattordici annida professionista taglia per primo il tra-guardo in molte gare nazionali, come ilGiro dell’Appenino, Giro di Toscana,Giro del Lazio, Giro di Puglia, Girodell’Umbria, Giro dell’Emilia e il Girodel Piemonte La fama di Francesco Moser è però lega-ta soprattutto al record dell’ora, che batteil 19 gennaio 1984 sulla pista in cementodel Centro Deportivo di Città del Messi-co, superando di 808 metri il muro dei 50chilometri e strappando il primato all’as-so belga delle due ruote Eddy Merckx,che dodici anni prima aveva percorso49,431 chilometri in un’ora, una distanzache all’epoca sembrava invalicabile.Soltanto quattro giorni dopo aver conse-guito l’egemonia nella gara individuale,il campione trentino, sempre nella pistadi Città del Messico, arriva a percorrere51,151 chilometri in un’ora. Il suo recordsarà superato nel luglio di nove anni dopodal pistard scozzese Douglas GraemeObree, che riuscirà a percorrere51,596 chilometri in un’ora.L’impresa di Moser fu resa ancora piùgrande per il fatto che quando batté ilrecord aveva quasi 33 anni e sembravaavviato a un inevitabile tramonto agoni-stico. L’uomo delle tre vittorie consecu-tive alla Roubaix, il campione del mondoa San Cristobal, l’aspro rivale di Giusep-pe Saronni, non sembrava più quello diun tempo. Così, spronato dai preparatoridell’Equipe Also-Enervit, che lo aveva-no sollecitato dicendogli che nell’impre-sa del Cannibale c’era molta approssima-zione, il ciclista trentino si gettò a capo-fitto nel tentativo di infrangere il recorddell’ora. Un risultato che unendo lascienza allo sport avrebbe rivoluzionatoil ciclismo, che fino allora era semprerimasto lo stesso: fatica, sudore e unabicicletta sempre uguale con due ruote,un telaio, manubrio e sellino. La stessadei tempi di Costante Girardengo e diGiovanni Gerbi.Per battere il resistente record, Moser,oltre che con il cuore pedala con la scien-za, che gli fornisce ruote lenticolari, unabici futuribile ideata in una galleria delvento, uno staff di medici e scienziati,guidati dal controverso ex rettore del-

Sopra ,due immagini simbolo della carriera di Francesco Moser: il record dell’ora ottenuto a Città del Messico e la vittoria del Mondiale a San Cristobal. Sotto, il campione trentino con indosso la maglia di campione d’Italia

Moser con uno storico rivale:Giuseppe Saronni

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l’Università di Ferrara, Francesco Con-coni, che studiano ogni particolare conl’aiuto dei computer e dei profili aerodi-namici.Per questo, il formidabile cronista spor-tivo Mario Fossati, nel commentare legesta di Moser scrive: “A me stasera, aCittà del Messico, pare che non unica-mente il record dell’ora abbia cambiatopagina, ha voltato pagina pure il cicli-smo. Le antiche regole dell’antico sportne usciranno sovvertite “.Di sicuro, il suo primato sul record del-l’ora ha aperto le porte a una rivoluzionescientifica e tecnica nel mondo del cicli-smo. Nel quale, Moser introduce innova-zioni nell’alimentazione, nelle pratichedi allenamento, nelle tecniche di costru-zione delle biciclette e nell’abbigliamen-to, costituito da una speciale tuta e da uncasco aerodinamico.Nel 1986, il campione trentino al Vigo-relli di Milano conquista un altro record,quello a livello del mare, sfondando laporta dei 49 chilometri, ritenuta la sogliamassima dell’uomo.Nel settembre 1987, dieci anni dopo iltitolo mondiale di San Cristobal, Moserdisputerà la sua ultima gara: il TrofeoBaracchi, una corsa a cronometro su stra-da, che si svolse dal 1941 al 1991 e di cuiMoser si aggiudicò ben cinque edizioni(1974,1975,1979,1984,1985), che nellaprestigiosa storia del nostro ciclismocontribuiranno a renderlo il corridore ita-liano più vittorioso di sempre.Tuttavia, dieci anni dopo aver battuto illongevo primato di Eddy Merckx, quan-do ormai da tempo si era ritirato dal mon-do del professionismo, ritornò in Messi-co per sfidare nuovamente il record, rea-lizzando la misura di 51,840, quattrocen-totrenta metri in meno dei 52,270 percor-si un anno prima sulla pista di Bordeauxdal primatista britannico Chris Boar-dman.Così, il vecchio leone riuscì a battere lasua precedente prestazione mondiale perpoi tornare alla sua campagna trentina,dove nel frattempo si era messo a produr-re di vino e coltivare mele.Rimase comunque legato al mondo delciclismo come collaboratore de “La Gaz-zetta dello Sport” e avvierà anche unafortunata attività nel campo della produ-zione di biciclette.

Moser con la maglia rosa,simbolo del leaderdel Giro d’Italiavinto nel 1984

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Con decreto 26 giugno 2017 il Ministro dello sport ha diramato le linee guida sulla dotazione in tutti gli impianti sportivi. Molti perògli interrogativi che rimangono sulle normative che vigono e sugliobblighi da assolvere per il corretto utilizzo dei salvavita

> Guido Martinelli

SPORT E SALUTE

L’ inizio della stagione sportiva 2017/18impone, sull’obbligo del defibrillatorenelle attività sportive, un ulteriore appro-fondimento.Con decreto 26 giugno 2017, pubblicatosulla Gazzetta Ufficiale n. 149 del28.06.2017 il Ministro della Salute, diconcerto con il Ministro dello sport hadiramato le linee guida sulla dotazione el’utilizzo dei defibrillatori da parte diassociazioni e società sportive dilettanti-stiche ponendo termine alle numeroseproroghe nel frattempo succedutesi efacendo entrare in pieno vigore l’obbligodel salvavita nello sport.La norma era stata introdotta nel nostroordinamento con l’art. 5 del decreto24.04.2013 del Ministero della Salute (inG.U. n. 169 del 20.07.2013) e la cui appli-cazione era stata più volte differita in atte-sa di chiarimenti sulle modalità con lequali detto obbligo poteva intendersirispettato. Numerosi erano i quesiti appli-cativi irrisolti che il citato decreto, meglionoto come Balduzzi, aveva lasciato irri-solti per gli operatori e che avevanocostretto a differire, per oltre quattro anni,la piena entrata in vigore della disciplina.Con il decreto in esame, emanato sentitoil Coni, viene data una lettura che apparenon esaustiva rispetto ai contenuti deldecreto originario. Se, in partenza, venivaprevisto che le società si sarebbero dovute

dotare di defibrillatori e avere l’onere del-la manutenzione a proprio carico (art. 5co. 6 D.M. 24.04.2013) si ritiene che, ora,le modalità applicative introdotte dal nuo-vo decreto consistano nella verifica impo-sta alle associazioni e società sportivedilettantistiche, qualora e solo nel caso incui utilizzino un impianto sportivo aventecarattere permanente e definito sulla basedi quanto previsto dall’art. 2 del decretoMinistero dell’Interno 18.03.1996(“insieme di uno o più spazi di attività

La disciplina dei defibrillatori

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na sportiva associata o ente di promozio-ne sportiva e dalle medesima autorità chehanno provveduto al riconoscimento aifini sportivi del sodalizio, ritenuta idoneaallo svolgimento di prestazioni sportive acarattere agonistico.Si ricorda che viene espressamente previ-sto che l’impianto debba essere a caratterepermanente. Pertanto non potranno essereconsiderati ricompresi nella disposizionein esame le strutture provvisorie createper manifestazioni occasionali (vedi adesempio impianti per giochi sulla sabbiatipo beach volley).Pertanto i sodalizi sportivi dovranno veri-ficare, “prima dell’inizio delle gare e peril tramite di propri referenti all’uopo inca-ricati” la presenza del defibrillatore e del-la persona debitamente formata. In assen-za non si potrà dare inizio alla gara. Non-ché sarà necessario verificare che sia stataeffettuata la corretta manutenzione del-l’apparato. Pertanto nessuna sanzione potrà essereposta in capo alla società sportiva che nonpossegga un proprio defibrillatore, salvala circostanza che non potrà fare attivitàin impianti che non ne siano dotati e/o chenon garantiscano la presenza di soggettoabilitato, evidentemente fatte salve leeventuali prescrizioni e sanzioni previstedall’ordinamento sportivo per la mancatadisputa dell’incontro.Le disposizioni non si applicano “allegare organizzate dalle associazioni esocietà sportive dilettantistiche … al difuori degli impianti sportivi” e per le atti-vità a basso rischio cardiocircolatorio dicui al citato decreto ministeriale (bocce –escluse bocce in volo – biliardo, golf,pesca sportiva di superficie, caccia spor-tiva, sport di tiro, giochi da tavolo e sportassimilabili) e all’allegato A al decreto (in cui ritroviamo le discipline del tiro, siaa segno che a volo, la pesca sportiva, learmi sportive, il biliardo, le bocce, ladama, in genere attività non praticatecomunque nei centri sportivi).Da tutto quanto sopra, sembra emergereche:1. nei centri e nelle palestre che non ospi-tano attività agonistiche non sussiste,almeno ai sensi della disciplina in esame,alcun obbligo di presenza del defibrilla-tore e del personale idoneo all’utilizzo.Per attività agonistica si deve intendere

sportiva dello stesso tipo o di tipo diversoche hanno in comune i relativi spazi e ser-vizi accessori preposti allo svolgimento dimanifestazioni sportive” e che si dividonoin impianti sportivi all’aperto e impiantisportivi al chiuso) che il medesimo siadotato di defibrillatore automatico o a tec-nologia più avanzata e che sia presenteuna persona debitamente formata all’uti-lizzo del dispositivo “durante le gare inse-rite nei calendari delle Federazioni spor-tive nazionali e delle discipline sportiveassociate, durante lo svolgimento di atti-vità sportive con modalità competitive edattività agonistiche di prestazione orga-nizzate dagli enti di promozione sportivanonché durante le gare organizzate daaltre società dilettantistiche”.Stante l’assenza di una definizione piùprecisa di impianto sportivo si ritiene chedebba essere considerato come tale quellastruttura che sia stata omologata dallaFederazione sportiva nazionale, discipli-

SPORT E SALUTE

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qualsiasi manifestazione sportiva, anche acarattere non ufficiale, che preveda unrisultato e/o una classifica e/o una gradua-toria e/o una premiazione2. per impianto sportivo a carattere per-manente dovrà essere intesa una strutturaomologata a tal fine da una Federazionesportiva nazionale, disciplina sportivaassociata o ente di promozione sportiva o,comunque, ritenuta dal medesimo enteche ha provveduto al riconoscimentosportivo dei soggetti partecipanti, idonea,in maniera permanente ad ospitare mani-festazioni sportive a carattere agonistico3. analogamente tale obbligo non sussistedurante gli allenamenti o per le manifesta-zioni sportive che abbiano luogo all’aper-to (mare, strade, boschi), in aree in parolepovere che non possono essere classifica-te come impianti sportivi in quanto nondelimitate o circoscritte in maniera per-manente4. il defibrillatore non dovrà essere, neces-sariamente, di proprietà della associazio-ne o società sportiva così come il perso-

nale idoneo all’utilizzo può essere anchedi terzi ma resta a carico della sportival’onere di verificarne l’esistenza, la manu-tenzione e la presenza delle risorse umanenecessarie prima dell’inizio di ogni gara5. l’unica conseguenza prevista per gliimpianti sportivi non dotati di defibrilla-tore sarà la loro non idoneità ad ospitaremanifestazioni agonistiche6. la responsabilità della società sportiva(si ritiene quella ospitante) sussisterà solose darà comunque inizio alla gara inassenza della verifica della presenza deldefibrillatore e del personale formato peril suo utilizzo.7.La squadra ospitata si ritiene possa aste-nersi legittimamente dallo scendere incampo in assenza nell’impianto del dispo-sitivo e del personale idoneo all’utilizzo.Si pone in tal caso il problema delle spesedi trasferta sostenute da tale formazione.Potranno essere richieste? A primo avvisola risposta è negativa non sussistendol’obbligo in capo all’ospitante o al gestoredell’impianto. Si tratterrà, poi, di vedere

come le singole organizzazioni sportivedisciplineranno al loro interno tale fatti-specie.Primo problema: l’obbligo sussiste solodurante le gare o anche durante gli allena-menti?Il decreto del 26 giugno 2017 prevede chel’obbligo vi sia: “durante le gare inseritenei calendari delle Federazioni sportivenazionali e delle discipline sportive asso-ciate, durante lo svolgimento di attivitàsportive con modalità competitive ed atti-vità agonistiche di prestazione organizza-te dagli enti di promozione sportiva non-ché durante le gare organizzate da altresocietà dilettantistiche”.Sembrerebbe, quindi, che l’obbligo vi siaper i c.d. “tornei sociali” (quali gare orga-nizzate da altre società sportive dilettanti-stiche) ma sia assente (e qui iniziano idubbi, forti) ad esempio nei campionatistudenteschi in quanto attività indetta dalMinistero, non espressamente indicatonella norma.Ma il problema vero sono gli allenamen-ti.A seguito di una interrogazione presentatada alcuni parlamentari il Ministro per losport ha ricordato, testualmente che ildecreto impone l’obbligo: “ alle societàsportive dilettantistiche che utilizzano unimpianto sportivo permanente a dotarsi diun defibrillatore: senza la presenza di undispositivo salvavita semiautomatico o atecnologia più avanzata l’impianto sporti-vo non potrà essere utilizzato né per legare né per gli allenamenti”.Ma dirò di più: il decreto Balduzzi(decreto 24.04.2013) non viene abroga-to. Detta disposizione contiene, comeallegato, le c.d. “Linee guida sulla dota-zione e l’utilizzo di defibrillatori semiau-tomatici”. Al punto 4.2 si legge testual-mente: “La presenza di una persona for-mata all’utilizzo del defibrillatore deveessere garantita nel corso delle gare edegli allenamenti.”.Quindi allenamenti si o no? Nel dubbio,si.Secondo problema: ma se io nel mioimpianto faccio solo corsi che, come tali,non costituiscono attività di gara o di alle-namento, devo detenere il salvavita e lapersona formata?Anche qui la risposta è ricavabile dallecitate linee guida:

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Art. 3: “Fermo restando l’obbligo delladotazione di DAE da parte di società spor-tive professionistiche e dilettantistiche, sievidenzia l’opportunità di dotare, sullabase dell’afflusso di utenti e di dati epide-miologici, di un defibrillatore anche i luo-ghi quali centri sportivi, stadi palestre edogni situazione nella quale vengono svol-te attività in grado di interessare l’attivitàcardiovascolare.”Ognuno, a questo punto, è libero di valu-tare cosa significhi, sul piano dellaresponsabilità, giocare sul termine:“opportunità”.Terzo problema: chi sono le persone debi-tamente formateFiniti i dubbi. Purtroppo no.Infatti l’altro problema è il titolo abilitati-vo che dovrà essere posseduto dall’addet-to all’apparato salvavita. E’, infatti, uni-versalmente riconosciuto come sufficien-te il c.d. brevetto BLSD (Basic Life Sup-port Defibrillation). Le stesse linee guidaallegate al decreto Balduzzi al punto 4.2sotto la rubrica formazione letteralmenteriportano al quarto comma: “ I corsi di for-mazione metteranno in condizione il per-sonale di utilizzare con sicurezza i DAE ecomprendono l’addestramento teoricopratico alle manovre di BLSD (Basic lifesupport and defibrillation) anche pediatri-co quando necessario”.

Ma il comma 7 dell’art. 5 del decreto del2013, nella sua seconda parte, testualmenteriporta: “Il Coni, nell’ambito della propriaautonomia, adotta protocolli di pronto soc-corso sportivo defibrillato (PSSD) dellaFederazione Medico Sportiva”. Pertantosembra che il Coni sia stato delegato adindividuare, per le proprie specifiche atti-vità, quale sia il livello formativo minimoprevisto per gli addetti al salvavitaQuesto inciso viene richiamato nella circo-lare Coni del 4 luglio 2017 dove si ricordache per persona debitamente formataall’utilizzo del dispositivo al fine del rispet-to della norma si dovrà: “fare riferimentoa quanto previsto dall’art. 5 comma settedel decreto ministeriale 24 aprile 2013”.Tale necessità risulta anche confermatadalla circolare del 16 giugno 2017 dellaFederazione Medico sportiva Italiana, afirma del Segretario Generale la qualeespressamente riporta che: “ in virtù deldecreto sopra richiamato il solo corso diBLS, il solo uso del defibrillatore, non èsufficiente per le società sportive chedevono essere formate anche nel primosoccorso sportivo”.Di conseguenza potrebbe “non essere suf-ficiente” avere nell’impianto una personache abbia fatto solo il corso BLSD. Ma, in più, il Ministro, nella sua interro-gazione, ricorda che gli obblighi gravano

solo sulle discipline sportive riconosciutedal Coni. Pertanto quelle attività nonricomprese nelle 385 riconosciute dalConi (il Ministro nelle sue dichiarazionifa ancora erroneamente riferimento al pri-mo elenco del Coni che ne conteneva 396)sarebbero fuori dal decreto e, di conse-guenza, dall’obbligo del defibrillatoreanche in presenza di attività svolta conmodalità competitive..Ma tali riferimenti non tengono conto del-la legislazione regionale che si è nel frat-tempo formata in materia. Ad esempio laRegione toscana con propria legge9.10.2015 n. 68 e successivo decreto diattuazione 22.06.2016 n. 38 aveva già pre-visto un ben più ampio obbligo del salva-vita, posto in capo ai gestori di impiantisportivi, a prescindere dal tipo di attivitàche venisse svolta all’interno.Si ricorda, inoltre, che ove l’apparato sal-vavita sia collocato all’interno di unaautoambulanza, sarà necessario indicareall’interno dell’impianto dove la stessa èparcheggiata per consentire l’immediatareperibilità del defibrillatore. Infine, il punto 4.5 delle linee guida alle-gate al decreto del 2013 prevede che:“l’attività di soccorso non rappresenta peril personale formato un obbligo legale cheè previsto soltanto per il personale sanita-rio”.

L'INCHIESTA

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Speriamo che sia femmina Viaggio nel mondo puramente dilettantistico delleragazze che giocano a rugby nel nostro Paese eche vestono (non senza difficoltà) la maglia azzurra

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> Alessandro CiniAlmeno in Italia, il rugby al femminile rappre-senta ancora una scommessa secca, sul cui esi-to finale si deve necessariamente ragionare amente lucida: la sfida si vince o si perde. Unsalomonico pareggio non è contemplato. Quin-di proviamo a entrare in punta di piedi in unmondo che fino ad alcuni anni fa non “esiste-va” ufficialmente, dimenticandoci i toni damarcia trionfale dell’Aida che spesso accom-pagnano l’ascesa di un fenomeno nel nostroPaese. La Coppa del Mondo di Rugby, disputata aBelfast dal 9 al 26 dello scorso agosto, qualcheindicazione sullo stato dell’arte del nostromovimento ce l’ha fornita: le dilettanti azzurre,dopo un avvio incerto condito da tre sconfitte(Usa, Inghilterra e Spagna), hanno saputo tro-vare la via del riscatto inanellando due vittorieimportanti, prima contro il Giappone e poiancora contro le iberiche in una sorta di com-battutissimo match di spareggio. Nel temuto“ranking” mondiale, costantemente aggiornatoda Wolrd Rugby, le azzurre di coach AndreaDi Giandomenico hanno scalato ben due posi-zioni (dalla decima), piazzandosi tra le primeotto nazioni nel globo terracqueo. Tuttavia - equi si torna a ragionare con i piedi per terradopo il breve volo pindarico -, se da un lato unobiettivo è stato raggiunto, dall’altro va ricor-dato come una parte consistente delle atlete chesi sono impegnate a centrarlo ha dato addio allaNazionale e al rugby giocato. Raggiunti limitidi età, impegni lavorativi o di studio: al di fuoridel rettangolo di gioco, insomma, queste splen-dide atlete votate al sacrificio hanno a che farecon i problemi di tutti i giorni. Senza campio-nati dall’alto riscontro mediatico, ma soprat-tutto con investimenti economici al minimosindacale, le ragazze del rugby rimangonoromanticamente legate ad un ambito “fatto incasa”, con tutto quello che ciò comporta. Se inalcune zone d’Italia è già complesso mettereinsieme un’Under 16 maschile per affrontareun campionato di categoria, provate a imma-ginare cosa possa accadere in una qualsiasicompagine al femminile. Oltre all’organizza-zione federale e ai suoi responsabili (che fannoquel che possono con i mezzi a loro disposi-zione), sono spesso la passione e la buonavolontà di società, genitori, tecnici e prepara-tori atletici a fare una grande differenza. A farela differenza tra il portare in campo le ragazzeo farle rinunciare definitivamente ai loro sognisportivi.

L'INCHIESTA

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I numeri e modalità della sfida italiana (e mondiale) La cautela va sempre citata quando simaneggiano numeri e statistiche che si rife-riscono a un qualsiasi fenomeno che muovei suoi primi passi. La tentazione, infatti,potrebbe essere quella di gridare “Eureka!”dinanzi alle cifre in crescita di un movimen-to che, ufficialmente nel nostro Paese, è sta-to riconosciuto dalla Federazione ItalianaRugby solo nel 1991 (in pratica una decinadi anni dopo l’organizzazione dei primi tor-nei da parte di alcuni Enti di PromozioneSportiva). Tutto ha avuto inizio nei primi anni ’80 nella“Patria del Rugby”: dall’Inghilterra, nazio-ne in cui il valore dello sport continua aessere sinonimo di educazione e di forma-zione, è partito il contagio agli altri paesi adalto tasso di cultura rugbistica. Il trend dicrescita a livello internazionale è stato espo-nenziale come testimoniano i numeri di pra-ticanti, club, manifestazioni e campionati. “Il rugby femminile - fanno sapere i verticidel World Rugby attraverso il loro sito uffi-ciale - è uno degli sport di squadra in piùrapida crescita nel mondo, praticato da qua-si 2 milioni di ragazze e donne in oltre 110paesi - più del 20% della popolazione totaledi gioco”. Con la sua ottava posizione nella classificamondiale, l’Italia si ritrova un movimentodi circa 2.200 giocatrici “attive”, con unacrescita rispetto agli anni precedenti che hasuperato il 41%. Questa tendenza, tuttavia,non è solo italiana: i tassi di incremento nelnumero di atlete in Australia e in Argentina,benché con numeri diversi, oscillano tra il43% e il 110%. Dietro a queste cifre - è benericordarlo a beneficio dei lettori - non c’èstata solo la “buona volontà” dei principaliattori del movimento, bensì un progetto disviluppo quinquennale a livello mondialelanciato da World Rugby nel 2011. Il “Plan”dedicato al Rugby femminile ha fornito unimportante supporto e ha avuto come pri-mo, interessante banco di prova, il lanciodel Rugby Seven come disciplina olimpicaai Giochi di Rio del Janeiro. Sull’onda delleOlimpiadi la crescita dei movimenti a livel-lo locale, ha potuto contare anche sull’ap-porto dei media.

L’Italia e la formazionedi nuove giocatriciNel nostro Paese il Rugby femminile ha lasua massima espressione nel Campionato diSerie A, torneo diviso in due gironi distinti,composti complessivamente da venti squadre(dieci ciascuno). Poi ci sono le categorie ago-nistiche giovanili - U18 e U16 - che rappre-sentano un vero spartiacque per le ragazze:chi vi approda, infatti, ha già mostrato la fer-rea volontà di continuare a giocare e a con-frontarsi in campo. Per quel che riguarda il Mini-Rugby, la poli-tica inclusiva di unire femminucce emaschietti in campo almeno fino all’U14,qualche timido risultato lo ha portato. Ma ledifficoltà, in primis quelle logistiche, nonmancano, soprattutto quando si ragiona intermini di spazi comuni (leggasi spogliatoi,etc…). I numeri complessivi del movimento, comegià riportato, registrano circa 2.200 tesserate“attive” sparse sull’intero territorio italiano,

con una geografia che premia maggiormen-te le società del nord Italia, ma che vedeorgogliosamente in lista anche storichesocietà del centro e del sud (basti pensarealle realtà campane di Napoli e Torre delGreco in Serie A, o a quella di Frascati).Malgrado il grande entusiasmo, quello delricambio generazionale ai vertici della pallaovale femminile è un tema delicato. Accen-navamo qualche riga sopra all’addio dato alRugby giocato e alla maglia azzurra didiverse veterane: in un sol colpo la Nazio-nale di Di Giandomenico, infatti, si è ritro-vata senza Paola Zangirolami, Silvia Gau-dino, Alice Trevisan, Veronica Schiavon,Michela Este, Elisa Cucchiella, Maria Gra-zia Cioffi. Parliamo di ragazze che, con illoro percorso sportivo, hanno fatto la storiadella palla ovale femminile italiana e che,proprio attraverso i colori azzurri, hannofatto da traino al resto del movimento. Illavoro è incessante e bene lo sa la Respon-sabile Federale del Rugby femminile,Maria Cristina Tonna, altra pioniera delRugby in rosa.

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Il Rugby di “Avvo”,Bea e Melissa Nei giorni del Mondiale, direttamente dalritiro azzurro di Belfast, una piccola rap-presentanza di giocatrici azzurre, compo-sta da Alice “Avvo” Trevisan, BeatriceRigoni (nel ruolo di moderatrice) e daMelissa Bettoni, ha organizzato una con-ferenza stampa “sui generis” alla vigiliadell’ultimo incontro con la Spagna, graziea una diretta via social che ha visto unirsia giornalisti e addetti ai lavori, anche gliappassionati. Le tre azzurre (Trevisanseconda linea, Bettoni pilone e Rigonicentro) hanno parlato a ruota libera dellaloro esperienza alla Coppa del Mondo,imbeccate da un folto pubblico telemati-co. Alice Trevisan, per tutte le ragazze delRugby italiano “Avvo” (vista la sua laureain Giurisprudenza conseguita a Trieste), èuna delle giocatrici che, dopo Belfast, hadeciso di appendere gli scarpini al chiodo.Arrivata tardi alla palla ovale (23 anni!),Alice ha dichiarato di aver trovato nelRugby uno sport “aggregante e stimolan-te”, un’attività che l’ha assorbita piena-mente e che l’ha vista subito esordire adalto livello. Un percorso diverso è stato

quello della “Woman of the match” nelconfronto contro il Giappone, MelissaBettoni, approdata a 17 anni alla pallaovale grazie a un “progetto scuola” a cuiaveva partecipato con un’amica. Preco-cissima, invece, è stata Beatrice Rigoni, incampo già a 6 anni con la maglia delPetrarca e in seguito con il Valsugana. “Per que che mi riguarda - ha dichiaratodurante la chiacchierata ‘social’ Trevisan- questa Coppa del Mondo rappresenta uncerchio che si chiude, un obiettivo che èstato raggiunto dopo un periodo lungo.Partecipare a questo evento era per me lamassima aspirazione di atleta e, conte-stualmente, la mia ‘fine’ per me come atle-ta”. Malgrado le parole velate di tristezzariguardanti questo “addio annunciato” èMelissa Bettoni a riprendere il filo deldiscorso sul Mondiale: “Anche per me -ha dichiarato il pilone azzurro - si tratta diun sogno rincorso per tanto tempo, unsogno che ha impiegato molto tempo adarrivare. Tanti sacrifici e soprattutto tantadieta (lo dice ridendo ndr)”. Lo status didilettanti allo stato puro delle nostre gio-catrici di vertice fa emergere tutte le dif-ficoltà che queste ragazze incontrano nel-la loro vita sportiva: “Coniugare lavoro esport comporta sempre dei sacrifici. E’

spesso difficile conciliare tutte le attività,e quindi a un certo punto si deve scegliereperché di solo rugby non si vive. Anchestudiare e allenarsi ad alto livello non èsempre facile, ma ci si può organizzareportando a termine ogni impegno”. Ilmotore principale che muove questaragazze è sicuramente la passione per illoro sport: “Se sei appassionata - ha sot-tolineato Bettoni - il sacrificio lo fai moltopiù volentieri, anche se con un aiutosarebbe meglio. Tuttavia si riesce a coniu-gare tutto”. Le domande dei giornalisti di settore siconcentrano inevitabilmente sulle perfor-mance delle azzurre: inizialmente la scon-fitte contro Usa, Inghilterra e Spagna ave-vano pesato come macigni.“L’Inghilterra - ha spiegato Melissa,“woman of the match” con le nipponiche -è una squadra forte fisicamente così comegli States. Tuttavia nel match contro ilGiappone uno degli aspetti che ha funzio-nato maggiormente è stata la difesa: abbia-mo avuto l’opportunità di recuperare tantipalloni giocabili. Sicuramente siamo statepiù ciniche rispetto agli altri incontri”.‘Avvo’ rincara la dose, sottolineando unaspetto fondamentale emerso nella partitacontro le asiatiche: “La forza è stata tuttanel gruppo e lo abbiamo dimostrato incapo: le mete sono frutto del lavoro del-l’affiatamento fuori e dentro il campo. Siè visto che c’era sintonia e feeling. Quelliche non ci conosce come collettivo capi-scono che esistono tanti punti in comunee riusciamo a far amalgama anche con leragazze che sono appena arrivate”. Non poteva mancare, ovviamente, lanostra domanda sul futuro del movimentoda qui ai prossimi anni. A rispondere perprima è stata Alice Trevisan: “C’è un belmovimento - ha affermato la secondalinea azzurra - con delle ‘ragazzine’ inte-ressanti. Oggi è sicuramente più facile cheuna ragazza inizi a giocare a rugby e chei genitori siano meno spaventati dalladinamica del gioco, perché lo conosconodi più. In fin dei conti - questo è il proble-ma di fondo - il contatto è un aspetto fon-damentale del rugby”. In conclusione ètoccato al “prop” azzurro Bettoni lavoraredi evidenziatore: “Si sta allargando ilbacino di utenza, il numero delle ragazzeè aumentato e con questo anche la qualitàdel gioco espresso”.

Jota Sport si prepara per la Le Mans conun trio di piloti di tutto rispetto: Harry Tin-cknell, giovane e talentuoso, SimonDolan, cofondatore del team e determina-to fino all’osso, e Marc Gené, l’esperto,vincitore della Le Mans nel 2009.La particolarità della Le Mans è che, perarrivare a quelle 24 ore di corsa ininterrot-ta, si debba dimostrare di avere una mac-china non veloce, bensì sportiva e affida-bile, in grado di affrontare una competi-zione così lunga. Come ci si prepara a unagara del genere? Affrontando gare su gare,migliorando le capacità dei piloti e, soprat-tutto, creando un fortissimo spirito disquadra. Come giustamente riporta Dolannel documentario, in tutte le gare automo-bilistiche il tuo primo avversario è l’altropilota del tuo team, ma in una competizio-ne come la Le Mans, dove si corre ininter-rottamente sullo stesso circuito per 24 ore,lo spirito di squadra è più che vitale.

CINEMATOGRAFIA SPORTIVA

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Le Mans: 24 ore di velocità, adrenalina,magia. La gara di durata più famosa almondo, organizzata fin dal 1923 dal-l’ACO (Automobile Club de l’Ouest),catalizza ogni anno l’attenzione di miglia-ia di appassionati da tutto il mondo. Ce laracconta Charlotte Fantelli nel suo Jour-ney to le Mans, documentario del 2014sull’avventura del Jota Sport, piccola scu-deria impegnata a gareggiare alla LeMans di quell’anno. La voce narrante,doveroso precisarlo, è di Sir Patrick Ste-wart, attore ben noto ai fan di Star Trek:The Next Generation e della saga di X-Men. La Jota Sport, team di automobilismo dacorsa fondato nel 2000, era piccola, indi-pendente e senza sponsor e cercava di far-si largo tra i giganti (monetari) che popo-lano queste competizioni. Nel 2014 la

> Donatella Italia

Le emozioni che si vivono sulla pista francesece le racconta Charlotte Fantelli nel suoJourney to le Mans, documentario del 2014sull’avventura del Jota Sport, piccola scuderiaimpegnata in gara in quell’edizione

Le Mans: 24 ore di adrenalinapura

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CINEMATOGRAFIA SPORTIVA

Nel viaggio della Jota verso Le Mans pas-siamo anche per Imola, qui il ricordo delletragiche morti di Ronald Ratzenberger e Ayr-ton Senna nel 1994 è commovente. Ed èSimon Dolan a ricordare un’altra morte sullequattro ruote, più recente: nel 2013, il DaneseAllan Simonsen era morto proprio in gara aLe Mans. Arriviamo così a Le Mans, la corsa di duratadi automobilismo più famosa. Qui la voce diPatrick Stewart ce la descrive così: “La LeMans: non conta come sei arrivato qui . Chisei e cosa fai altrove non fa nessuna diffe-renza. Conta solo ciò che fai qui e ora.” .Perché è questo quello che questa gara è: unasorta di buco nero lungo una giornata cheannulla tutto e tutti e ti restituisce o sconfittoo vincitore.

Dolan la conosce la Le Mans, e vorrebbe,grazie all’aiuto del suo team e all’esperienzadi Gené, concluderla salendo sul gradino piùalto del podio. Ma il Destino, come sempre,è in agguato. Qualche giorno prima della par-tenza delle fatidiche 24 ore, mentre i teamsono alle prese con i giri di prova, il pilotadel team Audi Loic Duval ha un brutto inci-dente. Ricoverato d’urgenza in ospedale, for-tunatamente non ha subito gravi danni, ma èescluso che possa partecipare alla gara. Vie-ne così chiamato il suo sostituto: Marc Gené.Il team Jota è scoraggiato: perdere il loromembro più esperto proprio alla vigilia della24 ore è un brutto colpo e non possono gareg-giare con un pilota in meno. Viene contattatodi corsa Ollie Turvey, pilota inglese che acausa di problemi finanziari del suo team non

è riuscito a prendere parte alla LeMans. Ollieè entusiasta, in gamba, motivato e, soprattut-to, conosce il circuito. La squadra al volante della Jota Sport quindiè ora composta da Dolan, Tincknell e Turvey.Si parte, i piloti corrono alle rispettive autoper la prima fase della gara, per la Jota è ilgiovane Tincknell ad aprire le danze. Per lasua doppia porzione di giri mantiene salda-mente il comando: talento e preparazionepagano. Lo sostituisce il nuovo arrivato Tur-vey, che si trova a guidare sotto un acquaz-zone che fa sbandare parecchie auto controi guard rail. Il ragazzo però tiene duro e con-tinua a guidare, ma si trova a retrocedere in14ma posizione e a dover correre ai box perun problema al pannello si illuminazionedella vettura. Le Mans non perdona. Dopoquattro ore dal via la Jota ha perso il vantag-gio conquistato da Tincknell, ma l’importan-te è non mollare e Turvey fa di tutto per man-tenere integra la macchina e continuare agirare. Viene sostituito da Dolan, che iniziaa macinare posizioni, ma visto ciò che è acca-duto loro prima del giorno della gara, per tut-to il team è già un successo arrivare a vederela bandiera a scacchi. Scende il crepuscolo ei cambi al volante si succedono con conti-nuità, ma la stanchezza inizia a farsi sentire.Finalmente arriva l’alba e Tincknell riprendeil volante, lotta ogni minuto e raggiunge ilquinto posto. Turvey lo sostituisce e guada-gna il quarto posto, proprio mentre Gené, a

bordo della sua Audi, è primo nella stessaporzione. Si avvicendano poi Dolan e Tin-cknell, entrambi concentrati a dare continuitàalla gara e, a un’ora e quaranta alla fine dellagara, Turvey (Turveynator, come vienesoprannominato) salta in macchina e si sca-tena: pigia sull’acceleratore e macina posi-zioni come se le volesse mangiare. Lui, chefino al mercoledì prima del weekend di garaera destinato a guardarsi la gara sul propriodivano, si trova a conquistarla.La gioia per questa “Cenerentola” delle garedi lunga durata è incontenibile e diffusa,

bisognerebbe chiedere a tutti i presenti chi,alla fine di quegli interminabili 4.800 chilo-metri, non era contento di vedere la Jotafesteggiare.Alla sua prima prova da regista CharlotteFantelli ci regala un documentario che sa, piùche di favola, di miracolo vero e proprio in

un mondo che misura tutto al millesimo disecondo, con le vere voci dei protagonisti,seguiti attimo per attimo da una regia maiinvadente ma sempre rigorosa, in ogni sin-gola inquadratura.Alla prossima Le Mans, forse saremo in mol-ti a tifare per la Jota Sport.

MONDO ASI

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Thrylos nuotouna storia da raccontareLa società di Reggio Calabria, affiliata all’Asi, nasce nel 2014 dopo la chiusura della piscina di ParcoCaserta. La tenacia e la voglia di fare sport di tanti giovani hanno fatto si che, nonostante le difficoltàl’attività non morisse. E da gennaio, finalmente, dopo quattro anni, il vecchio impianto è stato riaperto

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Questa è la storia della Thrylos nuoto. E’ lastoria di una leggenda, in una città che untempo era la culla della civiltà magnogre-ca e la patria del mito della Fata Morgana.Terra bellissima e difficile quella calabrese,come la storia della Thrylos nuoto. Thrylosuguale leggenda, parola di origine greca, unnome importante, denso di significato perla storia della squadra. Nata nel febbraio2014, la Thrylos è il frutto di una scelta dicoscienza di alcuni ragazzi di Reggio Cala-bria dopo la chiusura dell’unica piscinapubblica della città per interdittiva antima-fia della associazione che la gestiva. Molti di loro venivano da successi impor-tanti, culminati nella vittoria dei campionatinazionali ASI nella città di Caserta, a giu-gno 2013. Ma una triste notizia fermò il percorso di unsogno già cominciato e toccato con mano:in quell’afoso agosto del 2013 la piscina fuchiusa, proprio nell’anno in cui ReggioCalabria veniva insignita del titolo “città

europea dello sport”. Il Comune vennecommissariato per infiltrazioni mafiose,con conseguenze disastrose per tutta la città.Non fu facile per la società affrontare quelmomento e una nuova stagione sportivasenza un impianto. Ma gli atleti non si sono arresi! Deciserotutti insieme di organizzare una manifesta-zione pacifica per chiedere alle autoritàsemplicemente la riapertura del ParcoCaserta per consentire ai cittadini di conti-nuare ad usufruire di questo bene pubblico,in attesa che la giustizia facesse il suo corso.Il corteo però fu autorizzato ma alla Thrylosvenne proposto di continuare presso unapiscina privata. Fu così che, con l’appoggiodei genitori, venne creata una nuova asso-ciazione, con cui poter continuare a gareg-giare e proseguire allo stesso tempo un per-corso di legalità. È nata così la Thrylos nuoto, era il 12 Feb-braio 2014. Thrylos, nome che vuol dire“leggenda”, per ricordarci un cammino che

sta segnando la storia della nostra vita. Uncammino pieno di ostacoli e difficoltà. Si ini-zia faticosamente in una piscina privata, mala struttura aveva la disponibilità solo di duecorsie per 30 atleti e per 50 minuti poche vol-te la settimana, solo durante le ore serali,mettendo in seria difficoltà degli atleti chehanno sempre il compito di conciliare losport allo studio! Ma la passione supera ogniostacolo e così il capitano Emon è diventato,con immensi sacrifici, istruttore di nuoto eriesce a riportare molti ragazzi alle compe-tizioni. Una grande conquista! È stato solol’inizio perché gli ultimi tre anni hannoregalato successi a ripetizione alla Thrylos. Poi si è aperto un insperato spiraglio di lucedopo quattro anni, nel gennaio 2017, lapiscina finalmente è stata riaperta, ed orala Thrylos può svolgere l’attività in un con-testo consono, adatto a giovani tanto tenaciquanto bravi in acqua. Ma la storia è soloall’inizio... tante belle pagine di sport atten-dono di essere scritte !

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• Un giorno qualcuno ci disse cheper cambiare questo mondo nonbisogna essere grandi eroi, ma solograndi persone comuni, che nonabbassano la testa dinanzi alle pre-potenze di qualcuno che tenterà dirubare loro il futuro o di spezzare leali dei propri sogni. Grandi personecomuni che con passione, grinta edeterminazione andranno avanticon nel cuore ben saldi i propri idea-li e l’immagine di una societàmigliore. E’ questo il nostro obbiet-tivo, crescere cercando di diventaretali. In modo da, come diceva ilMahatma Gandhi, essere il cambia-mento vero che in questo mondovogliamo vedere. Filippo P.

• La Thrylos è supporto, gioco disquadra, dedizione ma soprattuttoFAMIGLIA. Con la Thrylos ho colti-vato la mia passione per il nuoto,migliorando giorno dopo giornoincitata dal sostegno dei miei com-pagni. Alessia

• La Thrylos incarna alla perfezionei valori dello sport ai quali ho sem-pre dato notevole importanza.Sono una delle ultime arrivate inquesta squadra, ma sin da subitoho respirato un clima di amicizia maanche di duro lavoro. Ci impegnia-mo tutti e tanto per raggiungere gliobiettivi ai quali aspiriamo. La thry-los è una grande famiglia, una fami-glia i cui componenti si aiutano l'unl'altro giorno dopo giorno e sonofiera di farne parte. Sara C.

•Thrylos è vittoria, la nostra vittoria.Thrylos è una leggenda che diventarealtà, un legame eterno per noi checondividiamo gli stessi sogni e lestesse emozioni, uniti dal destino edalle nostre scelte. Thrylos è seguirei propri sogni, dare il possibile, matutto il possibile. Saremo rallentatidalla corrente, ma saremo semprea nuoto perché non guardiamo ladistanza, ma l'arrivo. Thrylos siamo

noi che non ci arrendiamo, chevediamo gli ostacoli come sfide, legare come prove, la squadra comefamiglia e la leggenda come atto.Paolo L.

•La Thrylos "una squadra"? È unafamiglia! Non siamo solo accomu-nati dalla stessa passione, ma fac-ciamo di questa il nostro punto diforza e di unione. Sappiamo di ave-re qualcuno su cui contare, sempre,e questa è la nostra vittoria piùgrande! Elisa

• La Thrylos per me è innanzituttola mia squadra di nuoto, e comesquadra intendo gruppo di personeche condividono lo stesso obiettivo,ma nel momento in cui a questo cisi aggiungono altri valori che supe-rano di gran lunga il concetto disquadra (come la fratellanza, l'aiutoreciproco, la condivisione di nume-rosi momenti) la thrylos diventa edè la mia seconda famiglia, quellaparte del mio cuore su cui so dipoter contare sempre e comunque...❤ Giovanni F

• ... quando le sei lontano ti mancae soprattutto prima o poi ci devi tor-nare perché senza thrylos non puoivivere. Simona

•... per me la thrylos è tutto, so cheposso contare sempre sui miei com-pagni di squadra, siamo uniti dallastessa passione, ed è grazie a que-sta che giorno dopo giorno, siamosempre più uniti. Federica M.

• Per me la thrylos è "rifugio" Die-go

• Thrylos è Passione con la P maiu-scola, è unione. La Thrylos è quellasquadra che ti fa sentire importan-te, è raggiungere lo stesso obiettivo.La Thrylos è sport pulito, è famigliaè legalità è un amore in comune.Thrylos è metterci l'anima in ogni

singola bracciata, è sentirsi fierisempre e comunque oltrepassandoi confini del risultato.Thrylos è acco-glienza, è casa. Thrylos non è sportma vita, non è competizione masaggezza...Thrylos è leggenda. IrisV.

• La Thrylos la definisco come unaseconda famiglia, come una verasquadra. Con la famiglia ovviamen-te vivi tutti i momenti della tua vita,

dai più belli ai più brutti e con lathrylos io l'ho vissuti questimomenti... con questa squadrasono cambiata tanto. Mi ha inse-gnato che vale la pena lottare perle cose che ami, mi ha insegnato anon mollare. Quando sarò cosìanziana da non potermi alzare dalletto mi ricorderò i bei momentipassati con la mia squadra perchéhanno segnato in positivo la miavita e capirò che aver fatto parte diquesta grande famiglia è stata unabellissima scelta ed una bellissimaavventura. Claudia R.

•Thrylos è una grande famigliadove ho incontrato amici sinceri,fratelli. Thrylos è l'opportunità offer-ta a noi ragazzi di fare un'esperien-za di grande valore, costruttiva eindimenticabile. Senza la Thrylosnon sarei il ragazzo che sono. Allachiusura del Parco Caserta tuttosembrava perso, tutto era "buio",ma la Thrylos ha riacceso i mieisogni. Sono orgoglioso della mia

squadra: grazie Thrylos. Christian I.

• La Thrylos l'ho vista nascere eadesso la sto facendo crescere. Faparte di me. Emon F.

• Anche se non è da moltoche faccio parte di questa squadrafin dal primo giorno mi hanno fattosentire parte di un progetto nonsolo sportivo ma anche di vita rin-grazio tutti per l'accoglienza e per

l'amiciziadisinteres-sata che miè stataofferta datutti i com-p o n e n t i .Ora mi sen-to di fareparte diuna grandef a m i g l i ache supera

gli stretti limiti di una piscina, graziea tutti. Angela C.

• La thrylos non è solo un nome lathrylos è la mia famiglia la thrylosè leggenda. Filippo L.

• La Thrylos è la mia più grandemaestra di vita: mi ha insegnato adandare contro tutto per raggiunge-re i miei obiettivi; a non smetteremai di credere perché il futuroappartiene a chi crede nella bellez-za dei propri sogni; a fidarmi nellemie potenzialità ma anche in quelledei miei compagni di squadra per-ché è l'unione che fa la forza. Hoimparato più dallo sport che tra ibanchi di scuola perché lo sportinsegna a vivere e ad essere felici.Lucia C.

• Per me la thrylos è una secondacasa dove poter condividere passio-ni e idee per il nuoto e affrontarenuove avventure tutti uniti. Vin-cenzo C.

LE VOCI DEI GIOVANI DELLA THRYLOS

MONDO ASI

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Luigi “Geno” Auriemma potrebbe definirsiil Mourinho del basket, ha infatti al suo atti-vo, come allenatore della squadra femmini-le dell’Università del Connecticut, la con-quista di 11 titoli NCAA mentre gli è statoconferito per 8 volte il Naismith CollegeCoach of the year e lo scorso marzo l’As-sociated Press gli attribuì, per la nona volta,il titolo di Basketball Coach of the Year: lasua squadra aveva inanellato ben 111 vitto-rie consecutive! Tredici sue cestiste hannomeritato la convocazione nella Nazionale dicui Auriemma è anche allenatore vincendo2 ori olimpici (2012 - 2016) e 2 titoli mon-diali (2010-2014). Un particolare alquanto significativo che ciriempie d’orgoglio è che Auriemma è natoin Italia, nel 1954 e precisamente a Montel-la, in provincia di Avellino, da cui partì a

sette anni con la famiglia per gli USA. Davvero un candidato eccellente per il Pre-mio Asi Italiani nel mondo e, appena è giun-ta la notizia che l’UCONN aveva program-mato per agosto una tournée in Italia (unacomitiva di un centinaio di persone), lanostra commissione si è attivata per cono-scerne date e itinerario. Gianmaria Italia siè messo in contatto gli organizzatori delviaggio e con la direttrice dell’Universitàdel Connecticut. Quando questa è venuta aconoscenza del nostro intento ha raccoman-dato che la consegna avvenisse durante latappa di Firenze, durante il ricevimento aPalazzo Vecchio, perché ci sarebbero statele riprese televisive di SNY. SebastianoCampo si è messo a disposizione e la mat-tina del 17 agosto ha raggiunto il capoluogotoscano e consegnato la nostra targa-premioa Geno Auriemma nella splendida Sala deiCinquecento. Il giorno dopo Gianmaria Ita-

lia raggiungeva Auriemma a Vicenza dovela squadra avrebbe disputato una partitaamichevole a scopo benefico. L’incontro è stato particolarmente cordialesia con Geno che con sua moglie Kathy, diorigine calabrese, a cui Gianmaria Italia hafatto dono di pregevoli libri fotografici delnostro Paese. La signora Auriemma ha rive-lato quanto il marito avesse apprezzato ilsignificato della nostra targa: "Geno is aman who hasn't forgotten his roots" (Genoè un uomo che non ha dimenticato le sueradici). Qualche giorno dopo su un sito USA, The-boneyard.com, si poteva leggere: “Anothergreat moment and another great memory.I'm sure the players were beaming with pri-de for their coach” (Un altro grandemomento e un altro grande ricordo. Sonosicura che le giocatrici saranno state rag-gianti d’orgoglio per il loro allenatore).

> Gianmaria Italia

Il Premio Italiani nel Mondo al “Mourinho” del basket “Geno” Auriemma, orginario della provincia di Avellino, trasferitosi negli Stati Uniti all’età di sette anni, alla guida dell’Università del Connecticut ha conquistato 11 titoli NCAA, con 111 partite consecutive vinte. Gli è stato conferito per 8 volte il Naismith College Coach of the

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Un altro grande uomo di sport, che hascritto pagine importanti della storiadell’ASI, ci ha lasciato.Francesco Santonocito in tutti gli anni cheha collaborato con l’Ente è stato un esem-pio di forza di volontà e di capacità di rea-gire alle avversità della vita, costituendoun esempio per tutti noi e per tutti colorocon i quali ha collaborato. Intelligenza,capacità organizzative, grande passioneper lo sport e per quello che faceva gli han-no permesso di dare tutto se stesso riu-scendo a dare grande sviluppo al settoredelle arti marziali, mettendo a disposizio-ne la sua grande esperienza di atleta e ilnaturale carisma che gli permetteva di tra-smettere le sue conoscenze agli altri, tec-nici, dirigenti atleti.La sua poliedricità, lo ha portato ad eccel-lere in diversi campi della vita, la sua enor-

me determinazione, gli hanno permesso direalizzare imprese impossibili. Fra i tantieventi a cui ha dato vita sotto l’egidadell’ASI ci piace ricordare una memora-bile giornata di sport nella quale invitò aRoma Oscar Pistorius, allora star dellosport mondiale ed esempio di riscatto pertutti i disabili del mondo, che fu messo aconfronto con i giovani atleti romani.L’ASI oggi piange un dirigente e un tec-nico che molto ancora avrebbe potuto dareal nostro movimento, ma soprattutto pian-ge un uomo dal carattere forse difficile macapace di trasmettere valori importanti edi tracciare una strada indelebile da segui-re per tutti quelli come lui per i quali lavita ha riservato amarissime e dolorosesorprese. Ciao Francesco, resterai comun-que un punto di riferimento importanteper tutti noi.

L’Asi piange un grande uomo di sportFrancesco Santonocito

Marco Cortesi

MONDO ASI

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“Sono molto lieto di essere qui ad inaugurarela nuova sede dell’ASI di Brescia, un comi-tato provinciale che ha sta dando soddisfa-zioni ed importanti risultati al nostro ente.Davide Magnabosco si sta distinguendocome uno dei nostri migliori e più attivi diri-genti e la presenza, qui, di molti suoi colla-boratori e dirigenti di società lo dimostrano”. Un’affermazione non di circostanza, quelladel Presidente nazionale, perché il comita-to, creato nel 2013, ha affiliato circa 300associazioni, tutte iscritte al Coni, e nellastagione sportiva 2016/2017 ha tesserato

quasi centomila persone. Questo, in sintesi,l’intervento di Claudio Barbaro al momen-to del taglio del nastro dove era affiancatodal vicepresidente Emilio Minunzio e daldirettore generale Diego Maulu. Un par-terre de roi completato dai vertici delComitato regionale lombardo, Marco Con-tardi e il presidente onorario Gianmaria Ita-lia.La cerimonia si è svolta il 14 settembre e afare gli onori di casa la signora Alessia Guer-reschi, moglie di Magnabosco, già delegatadel comitato provinciale ASI di Mantova. Davvero molti gli esponenti di società affi-liate e di settori che collaborano con Magna-

bosco nello sviluppare l’attività sportiva nelterritorio. Il comitato provinciale di Brescia, che hasede a Lonato del Garda, una delle zone piùbelle dell’anfiteatro morenico del lago, sioccupa di fitness, con molte palestre affiliate,ciclismo (Magnabosco è direttore operativodel settore), arti marziali, danza e karting, dicui Magnabosco è responsabile nazionaledel settore.Altra significativa attività è quella delle con-sulenze fiscali, in quanto dispone di autore-voli commercialisti; Magnabosco, peraltro,ha seguito il corso MSA ed è quindi managersportivo certificato.

> Gianmaria Italia

Una nuova sede per ASI BresciaIl 14 settembre scorso, alla presenza del presidente Claudio Barbaro, del Vice Presidente Emilio MInunzio e del Direttore Generale Diego Maulu, Davide Magnabosco ha “tagliato il nastro” della nuova e prestigiosa casa del Comitato della città lombarda

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tuttonotizie

CLAUDIO BARBARO ELETTO NEL CONSIGLIO DELLA FONDAZIONE ANLa Fondazione AN ha rinnovato il suo consiglio d'amministrazione in questo fine settimana appenatrascorso. Tra i suoi esponenti è stato eletto Claudio Barbaro. Con lui il nostro Ente di PromozioneSportiva entra quindi nell’organo di governo del soggetto impegnato nella “conservazione, tutela epromozione del patrimonio politico e di cultura storica e sociale che è stato proprio […] della storiadella “destra” italiana, e […] del partito politico Alleanza Nazionale, oltre che dei movimenti e delleaggregazioni politiche e sociali, che ad essa hanno dato causa o contributo ideale”. Siamo molto sod-disfatti di questo risultato che rappresenta un riconoscimento implicito alla nostra organizzazione comeunica esistente direttamente riconducibile all’esperienza umana, sociale e politica di Alleanza Nazionale.Come abbiamo avuto modo di dire anche durante la nostra ultima Assemblea Nazionale, siamo moltolegati alle nostre radici. Nel nostro percorso abbiamo, infatti, cercato di interpretare in modo fedele ilnostro ruolo di Ente di Promozione Sportiva e, se ci siamo riusciti, è stato anche grazie ai valori che ciprovenivano dalla nostra storia. Oggi alla nostra comunità è riconosciuta una dignità politica che ciriempie di orgoglio e ci spinge a continuare ad operare con rinnovata grinta ed entusiasmo.

SCONTO DEL 10 % PER I TESSERATI ASI SUL COSTO DEL FOOTBALL MASTER DELL'UNIVERSITÀ DEL CALCIO L’Asi in partnership con l'Università del Calcio offre ai suoi associati e tesserati la possibilità di iscriversialla seconda edizione del football master più importante d'Italia con uno sconto del 10%. Solo trentasono i posti disponibili nell'aula a Roma. Sotto la direzione didattica di Mario Sconcerti, sarannomolti i professionisti del mondo del pallone che si avvicenderanno per condividere esperienze e cono-scenze con i partecipanti del master organizzato dall'Università del Calcio, in collaborazione con Asie Msa. Del corpo docente farà parte anche il presidente Asi Claudio Barbaro, replicando la positivaesperienza della passata edizione. Il Football Master dell'Università del Calcio offre un'imperdibileoccasione ai suoi partecipanti: essere uno dei 5 alunni che, dopo l'esame finale, entrerà a far partedell'organigramma ufficiale della CarpiFootballAcademy per 12 mesi! 

L’ASI AL FIANCO DELLA LAZIO BASKET IN CARROZZINALa Lazio basket in carrozzina è un'associazione senza scopo dilucro, nata dall'iniziativa del suo presidente Moreno Paggi e dalladeterminazione di persone affette da disabilità motorie, le quali

attraverso lo sport hanno ritrovato lo spirito e la forza fisica necessaria per un reinserimento com-pleto nella società. Nella passata stagione, la Lazio BIC, appunto Lazio basket in carrozzina, hasvolto il campionato nazionale giovanile di mini basket con grande impegno. Atleti paralimpicidai 6 ai 25 anni integrando un ragazzo a referto normodotato di 16 anni, hanno sostenuto tuttele partite con grinta e determinazione, portando a canestro la vittoria più importante, quella conse stessi.  Lazio BIC ha intenzione di continuare a crescere e per la stagione 2017/18 ha già unnuovo progetto "Gioca con noi".  L'iniziativa con l'aiuto di Asi, ha lo scopo di trovare nuovi ragazziche vogliano iniziare una formazione paralimpico di basket e reperire partner, sponsor e donazioni,anche piccole, per supportare l'acquisto di più carrozzine possibili per i nuovi atleti.

ANDREA GALBIATI EROE PER UN GIORNO

Andrea Galbiati, il primo sportivo a cui l’ASIha conferito il Premio Italiani nel mondo nelmarzo 2016, ha sventato uno scippo. E’ suc-cesso lo scorso agosto a Cologno Monzese;Galbiati, che abitualmente vive a New Yorkdove è allenatore di kick boxing, si trovavamomentaneamente nel nostro Paese per untrasloco nella sua vecchia dimora italiana eha assistito al tentativo di scippo ai danni diuna donna che teneva per mano un bimbo. E’subito intervenuto immobilizzando l’aggres-sore, un tunisino di 41 anni che, gettata a ter-ra la signora, le stava tentando di strapparela collanina dal collo, e l’ha consegnato alleforze dell’ordine. Siamo fieri per il suo gesto.

INAUGURATA LA NUOVASEDE DEL CP ASI DI RIETI

E’ stata inaugurata domenica 17 settembre lanuova sede del Comitato Provinciale ASI diRieti in via Oreste di Fazio, 3 all’interno delPattinodromo (Villa Reatina). Presenti moltirappresentanti dell’associazionismo e dellosport della provincia, inoltre sono intervenutiil presidente Nazionale Asi Claudio Barbaro, ilPresidente Regionale Asi Lazio Roberto Cipol-letti e il Presidente Provinciale Asi Rieti DragoAmicarelli. In rappresentanza dell’ammini-strazione Comunale il consigliere comunaleMorena De Marco. L’Asi, sta crescendo sem-pre con più forza all’interno del territorio Rea-tino, portando avanti progetti sportivi, socialie turistici. Questo è solo l’inizio assicurano gliaddetti ai lavori, il vessillo dell’Asi porteràgrandi iniziative nel mondo associazionisticoe sportivo della provincia.

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ORGANIZZA

La redazione di Primato rende noto ai lettori,ai dirigenti della periferia, a tutti gli opera-tori di ASI ,che le manifestazioni di cui si parlanelle pagine del mensile sono soltanto unaparte della miriade di eventi organizzati intutta Italia sotto l’egida dell’ente. La scelta,per evidenti ragioni di spazio, cade su quelleiniziative ritenute di maggior rilevanza siaper numero di partecipanti che per l’interes-se che suscitano sul territorio. Il quadro completo di quanto organizzato daASI trova regolarmente spazio sul sito inter-net www.asinazionale.it.

MORTARA, ROBERTO BORACCO E ANGELA BOSSI VINCONO LACOPPA DEI CASTELLI LOMELLINI-MEMORIAL BOTTO

Roberto Boracco e Angela Bossi, su Autobianchi A 112 Abarth del 1982, si aggiudicano l’ottavaedizione della Coppa dei Castelli Lomelllini Memorial Luciano Botto, terza prova del TNO,Trofeo Nord Ovest per auto storiche Asi. Dopo un lungo testa a testa con Andrea Malucelli eMonica Bernuzzi, nella seconda parte della gara hanno preso il comando e sono andati a vin-cere con 121 punti di penalità. Al secondo posto concludono Loris Lumignon e Riccardo Leva,su Autobianchi A 112 Abarth del 1981, che hanno sofferto l’inizio, ma si sono poi ben districatisino a chiudere con 155 punti. Alla fine con 168 penalità è terzo Malucelli, su Fiat Duna 70del 1989, che ha commesso qualche errore di troppo nella seconda parte della gara. Per unsolo punto in più al quarto posto concludono Mauro Bonfante e Cinzia Bruno, su AutobianchiA 112 del 72. Lotta accesa anche per le posizioni di rincalzo con Maurizio Magnoni e MarisaVanoni, su Lancia Fulvia Hf 1.6 del 1971, che conquistano il quinto posto con una penalità inmeno di Luciano Cacioli e Roberta Pinotti, su Autobianchi A 112 Abarth del 74. La gara dispu-tata a Mortara, in provincia di Pavia, si è snodata su 37 prove di precisione su pressostati.Mauro Bonfante e Cinzia Bruno sono i migliori nelle sei prove a media su un percorso difficilee sterrato. Dietro a loro hanno concluso Malucelli e Bernuzzi. Tezo posto per Magnoni e Vanoni.Alla cerimonia di premiazione sono intervenuti il responsabile nazionale del settore auto sto-riche, Roberto Goitre, e responsabile regionale del settore, Antonella Croce, che hanno conse-gnato dei riconoscimenti alla famiglia Botto, a Francesco Gianmarino, coordinatore dell’eventoed ai suoi collaboratori.

SCIACCA, SPETTACOLO DI BEACH TENNIS AL TUNA BEACH

Dal 21 al 23 luglio, presso lo stabilimento bal-neare Tuna Beach, in località Tonnara a Sciac-ca,  in provincia di Agrigento, si è disputato iltorneo di beach tennis 'Tuna Beach Cup', per lecategorie: doppio maschile e doppio amatori.Per la prima di queste sono stati Mauro Zinnae Gianluca Lentini, entrambi saccensi, a vincere,battendo in finale la coppia formata da TonyInfurna e Giuseppe Segreto ha, superati con ilpunteggio di 6/7; 6/2; 10/5 al tie- break.  Infur-na, però, è risultato il miglior giocatore del dop-pio maschile, mentre come freestyle il premioè andato ad Andrea Cantone. Nella secondacategoria, invece, Tony Bilello e Enrico Emmihanno prevalso su Mauro Zinna e Fabrizio Ben-tivegna  . Emmi è stato anche insignito comemiglior giocatore, mentre Giammarco Ferraraha vinto il premio riservato ai freestyle. Durantela premiazione, Mario Cucchiara presidente delcomitato provinciale Asi di Agrigento ha ringra-ziato tutti i partecipanti e dato appuntamentoai prossimi impegni.

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PESCARA, LA TABACCHERIA ARCA VINCE IL 1° MEMORIAL ANTONIO MANCINI La Tabaccheria Arca, del presidente Tiziano Spina  si aggiudica il I^ Memorial Anto-nio Mancini. Il torneo è stato ideato ed organizzato dal presidente della Pro CalcioItalia, Carmine Berardi, per ricordare la figura dell’indimenticabile presidente regio-nale Asi Abruzzo, scomparso lo scorso dicembre. “Un grande uomo, appassionatodi sport, dotato di una grandissima bontà d’animo. Il suo ricordo vivrà sempredentro di noi”. Le parole di Berardi prima della cerimonia conclusiva, alla presenzadei familiari, che hanno premiato tutte le squadre partecipanti. Tabaccheria Arcae Genoa arrivano a contendersi il trofeo dopo aver chiuso la regular season rispet-tivamente al primo e secondo posto. La partita è stata molto equilibrata. Gli spol-toresi sbloccano il risultatodopo sessanta secondi gra-zie al bomber Maurizio Cic-cocioppo, che finalizza al ter-mine di una splendida com-binazione Spina-Di Nicola. Irossoblù, dopo aver subito ilgol a freddo, non si scom-pongono e  provano a rea-gire subito. Il pari arriva aldiciottesimo minuto conColetti. Lo stesso attaccante troverà addirittura la rete del sorpasso ad inizio ripre-sa. Veemente la reazione degli uomini guidati dal tecnico Marco Della Torre. FabioNepa, entrato nella ripresa al posto di Ciccociocco a cinque minuti dal terminetrova il pareggio su calcio di rigore, concesso per un fallo subito da Di Nicola. Sipassa direttamente alla lotteria dei rigori dove l’equilibrio viene rotto dal portierespoltorese Marco Prosperi, che respinge il terzo rigore della serie genoana a Paluzzi,regalando così la vittoria ai suoi.

CASTROVILLARI, MARCO BARBUSCIO VINCE IL TROFEO ARAGONESI DI CORSA IN MONTAGNA

Ha messo tutti dietro di lui, dall'inizio alla fine. Marco Barbuscio della AsdCorricastrovillari, domenica 3 settembre al Trofeo Aragonesi, ferma il cro-nometro a 56:25 e sale sul gradino più alto del podio della quinta tappadel campionato interregionale di corsa in montagna Fidal. Dietro di lui ilcompagno di squadra Umberto Marino, con il tempo di 58:06, seguito daEgidio Lo Vaglio (Atletica Correre Pollino) che ha chiuso in 58:35. Quindidoppietta per la squadra di casa completata anche dalla vittoria femminilead opera della Maiolino. La terza edizione del Trofeo degli Aragonesi è statasalutata dalla partecipazione di quasi 200 atleti provenienti dal sud Italia.La società del presidente Gianfranco Milanese con questa vittoria ed i puntiraccolti dagli altri uomini di squadra ipoteca la vittoria finale in classificagenerale del trofeo Fidal a due gare dal termine, staccando di misura le for-

mazioni concorrenti. Per la categoria femminile, sui 14 km di percorso dalla caratteristica forma a cuore, la prima a tagliare il nastro dell'arrivonel parco giochi comunale è Valentina Maiolino (Asd Corricastrovillari) con il tempo di 1h16:23, seguita da Lorenza Verdura (G.S. AtleticaAmatori) che ha chiuso in 1h24:06 ed al terzo posto Giuliana Chiffi dell'Atletica Talsano con 1h17:50.  La bella giornata di sole ed un'ariafresca ha permesso agli atleti di godersi il percorso spettacolare e paesaggisticamente unico immerso nel territorio naturale del Parco Nazionaledel Pollino del presidente Mimmo Pappaterra che insieme al Comune di Castrovillari, hanno patrocinato l'evento. Oltre agli sponsors EnergyProgress, Caffè Guglielmo, Agripharma, Milanese srl, Decathlon, Capani e Tenute Ferrocinto, che ogni anno garantiscono il sostegno necessarioper lo svolgimento dell'evento, l'Asd CorriCastrovillari ha ringraziato per la collaborazione dimostrata anche la Polizia di Stato, la Polizia Muni-cipale, l'Assipol, Associazione Carabinieri, Associazione Anapa, Associazione Nazionale della Polizia di Stato, il Lambretta Club e AssociazioneMotociclisti di Castrovillari per il supporto in gara agli atleti e l'ordine pubblico al fine di un corretto e sicuro svolgimento della gara.

FOGGIA, QUARANTASEI TECNICI ABILITATIALL’USO DEL DEFIBRILLATORE

Dal 1° luglio è stato ufficializzato per le ASD, con decreto mini-steriale, l'uso obbligatorio del defibrillatore. Per questo motivo,al fine di dare un servizio agli affiliati, il Comitato ProvincialeASI Foggia ha organizzato, grazie al lavoro di professionisti delsettore, un corso per il loro utilizzo, accreditato alla RegionePuglia. Il corso, con durata di sei ore, si è svolto a Foggia pressola palestra Stretch Fitness Club del M° Martino Viggiani. Grazieal coordinamento a cura del consigliere nazionale Asi WalterRusso, ed in collaborazione con l’associazione “AccademiaFoggiana Emergenze” dell’IP Francesco Angelone, coadiuvatodal suo staff composto da ben sei qualificati esperti, il corsoha vista la partecipazione di quarantasei tecnici di palestre edimpianti sportivi della provincia di Foggia.

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ROMA, CORSA DE’ NOANTRI,IN TANTI DI CORSA PER LE VIE DI TRASTEVERE

Domenica 23 luglio, è andata in scena quellache è ormai una classica del podismo romano,la Corsa de’ Noantri, gara podistica di 7 km,che si svolge nell’ambito della Festa de’Noantri. L’iniziativa, giunta alla 13° edizione,è stata organizzata dall’Associazione Cultu-rale del Belli in Trastevere, dall’ASI Roma epatrocinata dall’Assessorato allo Sport diRoma Capitale, Regione Lazio, Coni Lazio eFidal Lazio. Nonostante il caldo i runners, circaseicento al via, si sono cimentati lungo le stra-de del popolare Rione di Trastevere. Per gliuomini la vittoria è andata a Luca Tassarottidella SantaMarinella Athletic Club, che hanettamente superato Umberto Persi dell’Atl.Monterotondo e Alessio Biagionidell’Asd Piano ma Arriviamo. Giovanna Unga-na della Asd Boom Bar Ostia Runner davantiad Annalaura Bravetti e Chiara Ceccarellientrambe della Podistica Solidarietà.Il GranPremio Reale, per la società più numerosa, selo è aggiudicato, come da tradizione, la Podi-stica Solidarietà.Presenti alla premiazione Pier Luigi Betturri,presidente della Trastevere Calcio, ed allaSocietà Reale, sponsor della manifestazione.Per l’Asi erano presenti Roberto Cipoletti pre-

sidente regionale del Lazio, Marco Carottipresidente provinciale di Roma e Sandro Gior-gi, responsabile nazionale del settore atleticaleggera.

SCIACCA, IN MOUNTAINBIKE SI PEDALA DI NOTTE

Grande successo per la prima edizione in not-turna della Sciacca Townhill, svoltasi a Sciac-ca sabato 2 Settembre. Quaranta tra i miglioririder’s provenienti da tutta la Sicilia hannoregalato uno spettacolo unico entusiasman-do migliaia di spettatori, sfrecciando con leloro speciali mountain bike tra i vicoli e le sca-linate del centro storico della cittadina sicilia-na e volando sui salti artificiali posti lungo un

percorso. L’evento è stato organizzato dall’as-sociazione sportiva U.G.A. insieme al comita-to provinciale Asi Agrigento e con il patrociniodel Comune di Sciacca. La categoria DH1 èstata vinta dal nisseno Michele Riggi dellaLombardo Gravity Factory Racing. Nella cate-goria DH2 ha primeggiato con il miglior tem-po di 1:51,04 l’agrigentino Fabio Spirio delRacing Team Agrigento. La categoria Junior èstata dominata dal ragusano Giovanni Dicarodella Lombardo Gravity Factory Racing. MarioCucchiara, presidente del comitato ASI Agri-gento, e Filippo Marretta, presidente dell’as-sociazione U.G.A., durante la premiazionehanno ringraziato tutti i partecipanti e quantihanno permesso l’ottima riuscita della mani-festazione. Insieme hanno dato l’appunta-mento alla seconda edizione.

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FOGGIA, ASI CON I NAS NELLA PRIMA COMPETIZIONE DI CULTURA FISICA

Nella concezione educativa delle attività motorie e sportive di Asi, la competizione è il momentoculminante della verifica dei processi di allenamento funzionale e personalizzato di una sanaalimentazione e di stili di vita corretti. In tale momento, la cultura fisica corrisponde alla culturasportiva e del corpo/persona, in cui l’atleta sul palco – a prescindere dalla classifica – testimoniala conoscenza, lo sviluppo e il rispetto del corpo, la salute nella sua massima espressione e ivalori preventivi ed educativi dello sport. In questa visione, la competizione è un modo di essere,una spinta energetica all’azione e al ragionevole sacrificio sportivo, un confronto lealecon l’altroconcorrente, una competenza con trasferibilità creativa nella vita comune. Ecco perché i titolaridella palestra Body Building Story, insieme al gruppo nazionale Mscf (Movimento Sportivo Cul-tura Fisica), hanno deciso di organizzare competizioni controllate dalle istituzioni. Così è statoanche a Foggia per la gara Mr Italia e Mrs Italia Mscf. Secondo il rivoluzionario statuto associativoMSCF, sono stati coinvolti gli agenti NAS e i medici della FMSI, per effettuare il controllo anti-doping, per la sicura svolta etica, l’impedimento di forme fisiche inaccettabili e l’inizio del cam-biamento che potrebbe salvare la cultura fisica da una immeritata fine. Anche la giuria ha svoltoil compito con parametri valutativi degli atleti più orientati a proporzioni, linea, armonia, possanzae funzionalità sportiva ed espressiva, senso della corporeità. I cinquanta atleti partecipanti allagara di Foggia hanno dimostrato il bisogno di questo tipo di competizioni, stimolando gli orga-nizzatori a continuare nella sperimentazione: il progetto è una vera sfida, in una mentalità alquan-to diffusa che identifica – ormai in misura preoccupante – lo sport competitivo con il doping.Tutto questo grazie anche alla collaborazione del Comitato regionaleAsi Puglia con il suo presidente Italo Scrocchia al comitato Asi Foggia rappresentato dal consi-gliere nazionale Walter Russo e, soprattutto, grazie al coordinamento ed alla supervisione gene-rale del direttore tecnico Asi Umberto Candela.  In serata, lo scenario della competizione haofferto la diversa percezione dell’evento, senza il pericolo di un micidiale illecito da trasformarein una impossibile normalità. Pertanto, nelle varie categorie si sono esibiti atleti privi di esaspe-razioni muscolari, riconducibili a condizioni atletiche di incerta salute e di valori analitici spessoanomali. Notevole la partecipazione dei giovani, la condizione fisica degli over 50, 60 e 70, l’ele-ganza e la femminilità atletica della categoria femminile delle Miss, delle quali lo statuto asso-ciativo ne prevede a priori l’esclusione della Cat. Hard (eccesso di ipertrofia muscolare). Questacompetizione ha un valore tecnico, simbolico e critico importante. Va contro la cultura negativadello sport, gli interessi economici e politici consolidati, i poteri dominanti, ma è facile compren-dere che siamo alla soglia dell’irreversibilità del declino civile e sociale: senza la necessaria svolta,il nostro paese continuerà nella sua terribile decadenza.

SUSA, I BAMBINI DAI 4 AI 13 ANNI IMPARANO A CONOSCERE IL TRIAL

In una splendente giornata di sole a Susa, inprovincia di Torino, si sono dati appuntamen-to circa venti bambini per una prima prova diavviamento al trial, organizzato dall'associa-zione Aura, con il patrocinio e il supporto delcomitato provinciale ASI Torino. Sotto losguardo attento di istruttori qualificati, i bam-bini dall'età 4 anni fino ai 13 anni divisi in 3categorie si sono cimentati in una prova disimulazione di gara di trial, ovvero di gara dimotociclismo fuoristrada nella quale determi-nante è l'abilità di chi guida, che deve supe-rare difficoltà di vario genere, senza mai pog-giare i piedi per terra.Questa prova di avviamento - conclusasi contanto di attestati di partecipazione e premi -è stata pensata e voluta da ASI Torino peravviare i partecipanti alle future gare del tro-feo amatoriale di trial e per mostrare lorocome ci si comporta in gara.

MILETO, GRANDI ATLETI E GRANDI PRESTAZIONI NELLA GARA PODISTICA INTERNAZIONALE "LA NORMANNA"

L'immagine della Normanana sono i grandis-simi atleti africani che con il loro passo agileda gazzella si creano il vuoto dietro, sono itantissimi bambini che con il loro sorriso sba-razzino e gioiso illuminano tutto intorno, sonoi tanti fortissimi Master che si confrontanocon loro stessi su un circuito che permette difare tempi eccellenti, l'immagine della Nor-manna è uno scenario da grande palcosceni-co, messo su grazie allo sforzo sovrumano dipoche, ma buone, persone che si danno com-pletamente per la realizzazione di questo pro-getto, progetto nato studiato ed ideato dallagrande passione di Salvatore Auddino. Lacostruzione di questo progetto, che deveessere realizzato con cura e senza difetti oalmeno pochi, durante la lavorazione spezzale vene delle mani, ma poi, la sua realizzazio-ne inebria l'animo e il cuore così tanto che tisembra di volare altissimo ad di sopra dellenuvole. Come tutti gli anni, la festa in piazzaPio XII è iniziata alle 14:30 quando hannoincominciato a confluire i bambini per la minigara e tutti gli atleti della non competitiva,successivamente sono arrivati i Top Run insie-me a tutti gli altri amatori, pronti a provare afare il personale su un circuito molto veloce.La gara dei bambini, come al solito è stataaffascinante, perché i bambini con la loroinnocenza ed inconsapevolezza conquistanotutti i cuori, subito dopo è partita la non com-petitiva di 3 km, che è stata arricchita dallapresenza delle Mamyrun e da un ragazzo in

carrozzina che è stato spinto da un suo amicoed hanno concluso i 3 km passando tra uncorridoio di applausi. Per quanto riguarda lagara Top, quest'anno il patron Salvatore Aud-dino, ha deciso di fare partenza unica, ovverofar partire insieme uomini e donne, così alle19.00 tutti gli atleti si sono portati sotto l'arcogonfiabile e si sono preparati per la partenza.Tanti i nomi di livello internazionale, i ruandesiManifarasha, Habakurama, Simukeka, Nta-wuyirushintege e Celine Iranzi; i keniani Kip-ngetich, Koech e Vivian Kemboi; i marocchiniEl Mounim, Lalami e l'atleta dell'esercito ElOtmani. Dato il via, da subito lo spaeaker Bal-lati ha sottolineato che la gara era molto velo-ce, la temperatura fresca ha di sicuro favoritodelle prestazioni migliori, infatti tutti i tempisono stati ottimi e migliori alla scorsa edizionee la gara è stata davvero spettacolare, gli afri-cani passavano volando e gli italiani quasisospinti dal loro passo si sono avvicinati alloro volo; il ruandese Ntawuyirushintege hatagliato per primo il traguardo in 29.21,secondo si è piazzato il keniano Kipngetich29.27, terzo il marocchino El Mounim 29.42,quarto l'atleta dell'Esercito El Otmani 29.53,quinto il ruandese Habakurama 30.00, sestoil connazionale Simukeka 30.22. La gara alfemminile è stata sempre condotta dallaruandese Iranzi e dalla keniana Kemboi chehanno creato il vuoto dietro a loro, le due sonostate sempre insieme, fino all'arrivo, quandoa duecento metri dal traguardo la keniana

Kemboi ha allungato ed ha tagliato il traguar-do per prima con il tempo di 33.53, secondaquindi la ruandese Iranzi 33.57, terza la magi-strale atleta calabrese Palma De Leo 37.05,quarta Chantel Magengezha 37.26, quintaClara Tasca 38.28, sesta Francesca Vassallo39.15, settima Francesca Paone dellaFiammaCatanzaro 40.07. La bella serata miletese èandata avanti con le premiazioni a cui eranopresenti il Vescovo della Diocesi di Mileto-Nicotera -Tropea Mons. Luigi Renzo, L'Asses-sore del comune di Mileto Giuseppe Cupi, ilVicePresidente Regionale Fidal Bruno Neri ilfiduciario tecnico Fidal Santino Mineo, Il gio-nalista Giuseppe Currà e gli architett Scruglie Stillittani. La giornata di sport che si è vissutaa Mileto è di sicuro una giornata memorabileper tutta l'atletica calabrese, una giornata incui un parterre di atleti di grande fama nazio-nale ed internazionale ha reso importante lacittà di Mileto, antica Capitale Normanna edha fatto assistere ad uno spettacolo unico ememorabile che lascerà nel cuore di tutti unsegno indelebile, tutto questo è stato possibilegrazie all'impegno di Salvatore Auddino, ditutta la Miletomarathon, di tutti gli atleti inter-venuti, di tutti gli sponsor tra cui cito il man-gimificio Liverini e Caffo, della Polizia Munici-pale, dei volontari della protezione civile diVibo Valentia dell'Ingegnere Antonio NasoProcivic- Arci "Progetto Vibo" e del numerosopubblico che ha partecipato attivamente arendere questa giornata splendida!

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PRAROSTINO, TORNA IL TRIAL DOPO 17

Dopo diciassette anni a Prarostino, in provinciadi Torino è tornato il trial. Il merito va ascrittoall'associazione Asd Conca Verde che ha  orga-nizzato la 2^ prova del "Trofeo Amatoriale Trial2017 - Trofeo  Nord Ovest  con il patrocinio del-l’Asi Provinciale e Regionale". Dopo il successodella prima prova le cose sono andate ancorameglio, nonostante il caldo di fine agosto sonoaumentati gli iscritti, circa settanta giunti da tut-to il Piemonte, che si sono sfidati in sei diverseCategorie. Hanno iniziato gli under 14 su per-corso studiato per loro. La vittoria è andata adAlberto Turco, della ASD Valle Belbo che ha bat-tuto i compagni di squadra Lorenzo e LucaBonomo. Nell’ Under 16 si è imposta la fortepilota della Conca Verde Rabino Sofia Andrea,su un convincente Alessandro Ame dell'Inter-notto seguito da David Dente. Molto combattu-ta la categoria moto storiche dove si è impostauna vecchia conoscenza del Trial, Aldo Allionedel Vivimontoso davanti a Oscar Moschini dellaConca Verde e a Mauro Bigi del Vivimontoso.Nella categoria Amatori ha prevalso il forte pilo-ta valdostano Mario Malaspina del Conca Verdeche ha preceduto Luca Beltramo Luca dell'Infer-notto. Sul podio anche Renzo Bounos del Vivi-montoso. Nella categoria Clubman, quella cheha visto la maggiore partecipazione, gara com-battuta con tre piloti divisi da due punti. Suc-cesso per Fabrizio Barre del Vivimontoso che ha

avuto la meglio sul vincitore della prima provaMatteo Vacchiero della Conca Verde e su PaoloArato della Infernotto. Nella classe reginaExpert ennesima vittoria di Alessandro Nuciforadel Conca Verde su un arrembante Daniele Bat-tagliotti Daniele del Police Sport mentre al terzoe quarto posto, divisi di un solo punto, si sonopiazzati due piloti di casa, nati a Prarostino,entrambi della Conca Verde, Alessando BianchiAlessandro e Roberto Prina Roberto il quale non

ha nascosto la propria delusione per non essersipiazzato fra i primi tre. Soddisfatti i partecipantiche hanno ricevuto tutti un premio ricordo ehanno partecipato insieme al pranzo finale. Unmodo diverso di fare Trial, un tuffo nel passatoche ha riportato ai fasti di un tempo. Gradita lapresenza dell’Assessore allo Sport del Comunedi Prarostino Arturo Peyrot e del PresidenteRegionale Asi Piemonte Sante Zaza, che si sonoalternati nella consegna dei premi.

LANUVIO, GRANDE TRIBUTO A “NAPOLI” DEL CENTRO CULTURALE DANZA

È successo di nuovo: il “Centro Culturale Danza” di Lanuvio, in provincia di Roma, diretto da FlorianaGalieti ha concluso l’Anno Accademico e Sportivo con un evento che anche gli assidui dei saggi finalidelle diverse scuole di danza sparse sul territorio dei Castelli Romani non possono non aver giudicatostraordinario. Sforza Cesarini, le allieve di Floriana Galieti e del suo team di insegnanti, RobertaRomei, Claudia Palmisano, Chiara Grella e Greta Furzi, hanno dato dimostrazione della loro bravuradavanti ad un foltissimo pubblico e dell’alta formazione e qualità tecnica che il Centro persegue conprofessionalità, nonché l’acquisita capacità di dare spettacolo a trecentosessanta gradi. Le serate,come consueto divise in tre parti, hanno visto rappresentata per la danza classica la composizione“Le Conservatoire”, ispirata al balletto di Bournonville, mentre nella seconda sezione sono state pro-poste coreografie - di gruppo, duetti e assoli - per gli stili modern jazz e contemporaneo vincitriciquest’anno di numerosi premi nazionali di vertice. La terza parte ha riguardato lo spettacolo a séstante “Napul’è… ‘na favola doce doce”, rielaborazione in chiave moderna del balletto di repertoriodi scuola danese “Napoli”, nella cui rappresentazione l’intero corpo degli allievi ha dato prova diprontezza, coinvolgimento e preparazione, tra gli attori in movimento in scena (Francesca La Scala,autrice anche dei testi e curatrice della messa in scena, Ezio Conenna e Walter Del Greco), le vocinarrative di Marina Vitolo e Gianmarco Tognazzi, in amichevole quanto ovviamente più che graditapartecipazione a sorpresa, le proiezioni di Alessandro Grassi ed i danzatori solisti Madalina Purice eValerio Polverari. Molto di più che un saggio di fine anno insomma: il pluripremiato, tanto a livellonazionale quanto internazionale, “Centro Culturale Danza” continua a confermarsi un fiore all’oc-chiello del settore non solo per la città di sede ed appartenenza, ma pure in un’ottica più ampiamentesovra-comunale e territoriale per professionalità e formazione. (Emanuela Mannoni)

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ATTIVITÀ

La Nazionale Italiana di Vovinam Viet Vo Dao hanella mente un solo obiettivo e si chiama Cam-pionato Mondiale di Vovinam . Molti atleti iscrit-ti, tutti di ottimo livello, determinati a portare acasa la medaglia più ambita. Tre giorni di intensacompetizione dove si intervallano momenti digioia e di sconforto, in cui si festeggiano i vitto-riosi e in cui si accettano le sconfitte , ma tuttiuniti dalla passione per questa Arte Marziale. Lacompetizione inizia ufficialmente il due Agostocon la cerimonia di apertura presso lo stadiodove si esibisce la squadra nazionale Vietnamitae dove già si intravede ciò che succederà da li apoco. La nostra nazionale entra al palazzetto gui-data dal Maestro Monica Scarano, coach dellasquadra, seguita dal nostro porta bandiera Ste-fano Maltagliati che oltre ad essere il veteranodel gruppo è il campione in carica da tre edizioninella categoria forma con la spada . ValentinaGalli e un atleta Indiano vengono scelti per fareil giuramento degli atleti ed è cosi inizia l’avven-tura Italiana. Il tre Agosto iniziano le gare, 18nazioni presenti, dall’India, al Vietnam, dal Belgioalla Costa d’avorio, dall’Algeria alla Cambogia,Romania, Afganistan, insomma ci sono propriotutte le nazioni più competitive e tra quelle anchei nostri azzurri. La nostra squadra è compostanove atleti di cui otto alla prima esperienza inuna competizione di cosi grande valore ma tutticon la voglia di dimostrare di essere all’altezzadelle aspettative. La nazionale inizia subito por-tando a casa una ottima medaglia di argentocon la coppia Rebecca Recalcati e Stefano Mal-tagliati nella categoria tu ve nu (difesa persona-le). Rebecca, giovane di 17 anni, nel pomeriggioriesce, ancora una volta, a salire sul gradino piùbasso del podio nella categoria quyen di scia-bola (forma singola con utilizzo della sciabola).

Subito dopo un’altra medaglia d’argento vieneappesa al collo di Stefano Smiraglia e DavideCoari nella combattimento codificato a coppiecon utilizzo del coltello (song luyen dao). Ottimaprestazione anche per Giorgia Guzzi che parte-cipa nella categoria long ho quyen (tecnica sin-gola a mani nude) classificandosi quinta, mavista la giovane età, 15 anni, fa ben sperare peril futuro. La prima giornata dunque si concludecon due argenti e un bronzo, ma il tutto deveancora arrivare. Il quattro agosto vede esibirsiAstrid Francesconi con la forma di spada che rag-giunge un inaspettato e ottimo sesto posto e aun ottima Valentina Galli anche essa fermatasialla sesta posizione nella categoria song daophap (forma singola con i doppi coltelli). Arrivadunque il momento della salita sul tatami delnostro porta bandiera Stefano Maltagliati cheper la prima volta si esibisce nella categoria long

ho quyen (forma singola a mani nude). È il suomomento, sale sul tatami e lo stadio dopo unprimo scroscio di applausi si zittisce e Stefanoinizia la sua “Danza del guerriero” . Un calcio unpugno, una parata ed è giunto alla fine , sembraaver avvolto il pubblico in una sogno da cui nonvolersi svegliare ma che sobbalza sentendo il suoultimo urlo e ritorna ad applaudire. Pochi secondied ecco i giudici alzare i voti, Stefano è primo, èriuscito a salire sul gradino più alto del podio,facendo riecheggiare per la prima volta in Indiail nostro inno. Ma ”il Malta” non si ferma e con-tinua la sua ricorsa al metallo pregiato anche inciò che più gli si addice, utilizzo della spada .Dopo una splendida esibizione nella categoriaquyen di spada è ancora oro per il 4 campionatoconsecutivo. La prima volta a Ho chi Minh in Viet-nam nel 2011, la seconda a Parigi in Francia nel2013, la terza volta ad Algeri in Algeria nel 2015

VOVINAM VIET VO DAO, BENE GLI AZZURRI AL MONDIALE DI NEW DELHI

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ed ora a New Delhi in India. Ma il campionatonon è finito c’è ancora l ultimo giorno da dispu-tare. Ci sono 4 categorie dove gli azzurri devonogareggiare e dunque sfiniti vanno a dormiresapendo che il 5 agosto dovranno essere ancorauna volta pronti a dare il meglio di se stessi. Il sabato la gara inizia con una delle categoriepiù attese il quyen di Alabarda che vede ormaida sempre primeggiare il Vietnam con uno degliatleti più forti di sempre Huynh Khac Nguyen,per l’Italia gareggia Lorenzo De Oliveira, 19 anni,giovane di talento, molto predisposto nelle cate-gorie a coppie ma che fa ben sperare anche inquesta categoria perché riesce a conquistare unottima medaglia di bronzo superato dall’inavvi-cinabile Vietnamita e da un atleta Rumeno. Arri-va dunque il secondo bronzo di questo Mondiale.Lorenzo in coppia con Stefano Maltagliati ciricordano che il campionato non è finito che sipuò ancora portare a casa qualche medaglia.Partecipano nella categoria song luyen kiem(combattimento codificato con le spade) riuscen-do a conquistare il terzo argento Italiano. Ottimaanche la prestazione di Stefano Smiraglia e Davi-de Coari che si fermano ad un soddisfacente 4posto per la categoria song luyen ba ( combat-timento codificato a mani nude numero 3) e diGiovanni Zullo che si è esibito nella forma a Maninude ngu mon quyen fermandosi ad un buonottavo posto e conquistando un inaspettatoquinto posto nella forma di bastone. Italia allafine si è classificata sesta dietro a Vietnam, Alge-ria, Cambogia, India, e Iran , risultato che fa bensperare per i nostri giovani atleti per le future edi-zioni di questo fantastico evento.

KICK BOXING, LISA FIORE MEDAGLIA D’ARGENTO AGLI EUROPEI

L’Atleta Molisana, della Scuola di Kung Fu Sanda, del Maestro De Palma Carmine, la quindi-cenne Vastese Lisa Fiore, ha conquistato il secondo posto in nel Campionato Europeo WakoKick Boxing disputatosi dal 3 al 10 settembre a Skopje in Macedonia, nella specialità KickLight -50 Kg femminile Cadetti.Al campionato erano presenti trentasette Nazioni, per un totale di circa millequattrocento-trenta atleti di tutte le specialità, nella specialità della Fiore, c’erano 10 atleti che rappresen-tavano la propria nazione. L’Atleta Molisana è arrivata al Campionato Europeo, determinatae preparata sia fisicamente che moralmente, tanto che già dal primo incontro si è vista la suanotevole dimensione tecnica e la grande combattività, tanto da guadagnarsi il soprannomedi “il piccolo carro armato” dall’entourage della nazionale. L’azzurra è stata particolarmentebrillante nel primo match della rassegna continentale nel quale Lisa ha surclassato l’avversariamacedone imponendosi prima della fine del primo round buttando la rivale fuori dal tatamiper ben quattro volte dopo sequenze di pugni e calci. Nel Secondo incontro anche l’atleta ungherese che si è trovata di fronte è caduta sotto i colpidi Fiore che dopo aver stravinto il primo round nel secondo ha visto il match interrotto permanifesta superiorità tecnica. In semifinale, il “piccolo carro armato” non si ferma più, nono-stante il valore dell’avversaria greca che si è trovata di fronte, anch’essa affondata grazie aicolpi portati da Lisa. Il match non ha avuto storia. I pugni e calci hanno letteralmente travoltol’avversaria. Il match si è concluso durante il per superiorità tecnica dell’azzurra e ammonizionedell'avversario particolarmente scorretto nelle cadute. In finale contro l’atleta tedesca che sifregia del titolo europeo Lisa lotta con ardore ma finisce per cedere con il punteggio 2-1. IlMaestro De Palma ha però, al termine della manifestazione, solo parole d’elogio per la suaatleta “Non posso che essere orgoglioso della mia atleta. Lisa ha fatto un grandissimo europeo edato il meglio di se stessa gestendo come una veterana l’emozione che inevitabilmente haprovato in un evento così importante. Va benissimo così per me”. (Emanuela Silvestri)

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EQUITAZIONE, COMPAGNONI E RICCIARDI CAMPIONI DEL MONDO DI PONY TROTTOUn week-end da ricordare quello che si è appena concluso a Cagnes Sur Mer: presso l’Ippo-dromo Francese si è disputata la finale del Campionato Mondiale delle Corse Pony Trotto,appuntamento che si è tinto di azzurro grazie alla magnifica prestazione dei nostri atleti ASISport Equestri. Sabato 26 agosto, infatti, erano presenti le migliori scuole di trotto del mondo:non poteva mancare l’italiana scuola di Succivo, in provincia di Caserta, rappresentata da Fran-cesco Compagnone e Gaetano Ricciardi, accompagnati dall’istruttore federale Giovanni Per-rotta e dall’allievo driver professionista Eugenio Perrotta. Il Team Italiano è stato presentatosulle note di “O Sole Mio” e il sorteggio ha fatto sì che i ragazzi avessero il numero quattroed il numero otto. La finale è andata in scena davanti a ventimila persone, su due gare a punti:nella prima, l’Italia si classificata al terzo posto con Gaetano Ricciardi, ma nella seconda com-petizione, quella decisiva, gli azzurri hanno cambiato marcia: nonostante i circa cinquecentometri di vantaggio agli avversari, Francesco Compagnone è riuscito superare tutti, tagliandoil traguardo da solo. Con la somma di questi due punteggi i driver italiani sono Campioni delMondo indiscussi nella categoria pony trotto. Si è classificata al secondo posto la squadra fran-cese ed al terzo posto la squadra spagnola. A sostenere la squadra italiana sono arrivati inippodromo molti italiani, partecipando alla grande festa della premiazione e del dopo. Il TecnicoPerrotta ha ringraziato in primis i due allievi per i sacrifici che hanno fatto durante l’anno “E’stato un onore cantare l’inno nazionale in Francia e vedere la nostra bandiera sventolare sul-l’asta più alta dell’ippodromo” commenta Perrotta. Questo risultato è una grande confermadel livello sempre più competitivo delle Corse Trotto e del grande lavoro portato avanti conmetodo e passione dalla scuola Trotto di Succivo con i suoi tecnici. Tale attività è sempre statafortemente sostenuta da ASI Sport Equestri, che crede molto in questa disciplina.

CHIOGGIA, TRIONFO DEGLI ATLETI DELL’ ASITRIATHLON NOALE

Domenica 10 settembre si è svolto a Sotto-marina di Chioggia, in provincia di Venezia ladiciassettesima  edizione dello Sprint diChioggia, valida come seconda edizione delCampionato nazionale assoluto di TriathlonSprint. Purtroppo le condizioni meteo hannocostretto il comitato organizzatore a modifi-care il programma della manifestazione e acambiare la prova da triathlon (nuoto, bici,corsa) a duathlon (corsa, bici, corsa). Il marerisultava infatti inaccessibile per il forte ventodi scirocco. Nonostante una pioggia battente,che non ha mai abbandonato i cinquecentoconcorrenti durante tutta la prova, la manife-stazione si è svolta regolarmente con grandepartecipazione di pubblico distribuito lungo ilpercorso. La classifica finale ha visto primeg-giare gli atleti di Asi Triathlon Noale con 1 oro,2 argenti e 1 bronzo sui Delfini Chioggia sulpodio con 1 oro e 1 bronzo.Nella classifica individuale maschile ai primitre posti gli atleti dell’Asi Triathlon Noale: Ste-fano Simionato, Matteo Mascotto e FilippoScarpa, mentre fra le doenne la vittoria èandata ad Alice Maggio della Delfini Chioggiadavanti a Chiara Stefani dell’Asi TriathlonNoale ed ad Anna Raule della Delfini Chiog-gia  Ancora una volta il responsabile del set-tore Asi Triathlon Vladi Vardiero, in vesteanche di presidente regionale della Fitri, haringraziato il Presidente del comitato organiz-zatore Paolo Albiero, per la grande ospitalità

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PESISTICA, SUSANNA PERRONE EALESSIA MILESI TRIONFANO AGLI EUROPEI

Due titoli a testa, conquistando tutte le medaglie d'oro delle specialità dello strappo, slancio e neltotale per Susana Perrone e per Alessia Milesi, ad Halmstad (Svezia) ai Campionati europei di sol-levamento pesi IWFM e nei Campionati internazionali di pesistica olimpica Eleiko organizzati dallaIWF evento disputatosi dal 12 al 20 Agosto in contemporanea e aperto a tutte le nazioni del mondo.In pedana presenti oltre cinquecento atleti di quarantasette nazioni. Il settore nazionale Asi Pesi èstato rappresentato dalle atlete del Gym Club Pesistica di Ciriè, Perrone e Milesi, campionesse con-tinentali in carica dopo le vittorie ottenute nell'anno passato. Susanna Perrone, in particolare, haconquistato il suo nono titolo Europeo consecutivo dal 2009, con una splendida performance, sta-bilendo il suo personale di quest'anno con ben 138 kg. (60 + 78) nella cat. 75 kg. W50 ed ha ripetutoil medesimo risultato tecnico di 4 anni fa ai Mondiali 2013 nelle World Masters Games di Torino,battendo avversarie ben più giovani.  In questa gara ha pure provato a superare il suo record mondialedi strappo, stabilito nel 2014, mancandolo per un soffio. Il tempo, evidentemente, ai grandi atletinon passa mai, nemmeno superando ora la classe W50 d'età. Come non bastasse la Perrone inSvezia si è fregiata di nuovo dei suoi precedenti record europei, ufficializzati da quest'anno in unanuova Cat. di Peso IWF, e tornati quindi in suo possesso, stabiliti già nel 2016 a Nakhchivan. Grandestagione quella in corso per lei finora, iniziata con il nono titolo Mondiale, proseguito con la terzavittoria nella World Masters Games, ed impreziosita dal nono Campionato Europeo e dal Campionatointernazionale Eleiko. La responsabile nazionale del settore Asi  Pesi è così tuttora ininterrottamenteimbattuta nelle manifestazioni internazionali alle quali ha partecipato fino ad oggi. Alessia Milesi come spesso è accaduto nelle ultime stagioni, nonostante i pochi allenamenti allespalle, ha vinto la nuova categoria IWF Masters tra i 75 e 90 kg., W45. Una scelta opportuna effettuataal minimo del peso corporeo consentito per conseguire quest'anno il suo sesto titolo continentaleed il Campionato internazionale contestuale Eleiko, con 125 kg. (55 + 70) con due tentativi in pedanasbagliati di pochissimo per superare i 130 kg. Con qualche allenamento in più potrebbe facilmenteavvicinare i 140 kg. che erano il suo standard 10 anni fa.Al Congresso delle nazioni europee della IWF Masters, il Settore nazionale ASI è stato invitato a rela-zionare e presentare da parte della Giunta del Comune di Torino per la supervisione ed organizzazionedelle prossime European Masters Games 2019 in programma a Torino dal 26 Luglio al 4 Agosto 2019,nelle persone del Dr. Walter Cerrato e della responsabile nazionale ASI Pesi Susanna Perrone, già inca-ricati in precedenza dalla IWF ed IWF Masters per le World Masters Games 2013 a Torino.

e le ottime capacità organizzative. Il triathloncome disciplina continua a crescere e a rac-cogliere sempre nuove adesioni ed Asi è inprima fila, a fianco della federazione, nel pro-muovere questo affascinante sport.

ATLETICA LEGGERA,NADIA DANDOLO BATTEIL RECORD DEI 1500 SF55Era nelle previsioni, ma la giornata con condi-zioni atmosferiche non ideali, è stato più difficiledi quanto era previsto. La gara si è svolta a S.Biago di Callalta, in provincia di Treviso, doveNadia Dandolo dell’Asi Atletica Roma, atleta digrandissima esperienza, ha saputo stabilire ilnuovo record italiano nei metri 1500 per la cate-goria SF55 chiudendo con il tempo di 5.03.94che ha nettamente migliorato la precedentemigliore prestazione italiana che era detenutada Elena Fustella con il tempo di 5.07.26.

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La ripresa della cinghia tirata…

L’Atletica Italiana è da rifondare

> Umberto Silvestri

Il Convegno Ambrosetti di Cernobbio hachiuso i battenti qualche giorno fa e per laprima volta, dopo quasi dieci anni dall’iniziodi quella che il Presidente del Consiglio Gen-tiloni ha definito “la peggiore crisi economi-ca del dopoguerra”, lo ha fatto con tonitrionfalistici. Adesso bisognerà capire se latanto annunciata “ripresa” prospettata saràreale o effimera, stabile o provvisoria e se leparole e i discorsi ottimistici saranno statisolo propaganda o invece avranno una rica-duta positiva sulla quotidianità generale.Sull’occupazione, lo sviluppo e il benessere,che molti si aspettano di veder finalmentedistribuito in maniera più equa. Perché,

anche se le scienze moderne ci dicono chela felicità di una nazione non si misura sem-plicemente dal PIL e dai suoi parametri eco-nomici , è opinione comune che un po’ di ric-chezza in più per tutti può fare la differenzatra l’ottimismo e la depressione di un indi-

viduo ma pure di un popolo. E oggi quelloitaliano è un aggregato di uomini e donnestanco, sfiduciato e pure incattivito. Apertoa qualunque avventura dettata dagli umorie dalla rabbia accumulata. A Cernobbioc’era fiducia e il passatempo più gettonatotra gli oratori è stato la ricerca degli arteficidella ripresa: da lodare e benedire, che fos-sero i governi dell’austerity, le aziende, Dra-ghi o l’Europa. Tutti, com’era ovvio, se nesono intestati i meriti e pochi hanno ammes-so che il risultato, se mai sarà confermato, èsemplicemente il frutto della cinghia tirata,ancora una volta e loro malgrado, dallamaggioranza degli italiani.

Più o meno una ventina di anni fa venni “estromesso” dalla presidenza e dalla pro-prietà della Maratona di Roma con l’accusa di non aver saputo valorizzare campionidi primissimo piano internazionale, nonostante durante il periodo della mia gestioneavessi allevato atleti (anche italiani) diventati, successivamente protagonisti olimpici.Evidentemente i motivi della mia defenestrazione risiedevano nelle stanze della poli-tica e della Federazione, alle quali io avevo rimproverato, senza giri di parole, inter-ferenze inaccettabili e una costante disattenzione sul declino dell’atletica nostranache iniziava a dare i primi segnali dopo il periodo glorioso e gli allori della generazionedei Mennea, di Cova, Bordin, Dorio, Simeoni e tanti altri che allora fecero “scuola “. Come dicevo, io fui cacciato e quei miei richiami furono archiviati come allarmismo,estremismo sterile, atteggiamento ostile nei confronti dell’ ”Istituzione”. Da quei giorni lo scivolamento in basso non si è più arrestato ma anzi, ha acceleratola sua corsa, relegandoci tra le nazioni meno prodighe di medaglie e risultati e chiu-dendo, di fatto, un’esperienza invidiata in tutto il mondo. Oggi, nonostante i giri di valzer delle poltrone federali e il vorticoso passaggio didenari e sponsor, l’atletica italiana, come si è visto dagli ultimi Campionati mondialidi un mese fa a Londra, è praticamente inesistente, persa nel “mare magnum” delpressapochismo tecnico dei paesi non classificati, dietro l’Africa, le isole del Pacifico,Barbados, e ovviamente di tutta l’Europa. Nient’altro che lo specchio dell’Italia politica direte, dove forse ci saremmo aspettati.I “mea culpa”, per altro tardivi, del Presidente della Fidal Alfio Giomi, non sono suf-ficienti. Bisogna lavorare per ripartire da capo e cercare di scovare nuovi talenti frale nuove generazioni. Impresa tutt’altro che facile.

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