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Magazine Cittadini & Salute Ottobre 2011

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EditorialeEffetto da crisi, non si opera!

di Angelo Nardi

Forse già siamo entrati nel gi-rone dantesco in cui è l’economicache governa in assoluto la gestionedella Sanità.

In molti si temeva fosse questala conseguenza possibile della ma-nagerialità nella gestione delleaziende sanitarie ma forse già cisiamo dentro.

A rilevarlo una decisione che riguarda l’azienda sanitaria diSavona, ma potrebbe riguardare qualsiasi azienda sanitaria.In questa Asl di Savona si è deciso di non fare prestazioni sa-nitarie importanti come le stesse operazioni chirurgiche, chepossono essere calendarizzate. Niente operazioni! Stiamo par-lando - va chiarito - di interventi che riguardano perlopiù ilsettore dell’oculistica, nulla di emergenziale. Ma comunque ildato è eloquente anche perché di stretta attualità.

Da ottobre incluso fino a fine anno non si faranno interventichirurgici calendarizzabili. Questo per non fare esorbitare icosti in azienda sanitaria, la spiegazione ufficiale che arrivadall’amministrazione savonese. Siamo già nel caso in cui l’eco-nomia regola nel dettaglio la sanità.

Sospese per tre mesi le attività della day surgery. L’area dicompetenza riguarda, oltre Savona, Pietra Ligure ed Albenga.La dura lex è stata imposta nella chirurgia programmabile:oculistica, chirurgia della mano e protesica, la previsione è di570 interventi in meno.

Obiettivo: rimanere sotto al 5% di disavanzo. Una misurache il governo della Regione Liguria intende necessaria perchénon scattino le addizionali Irpef e Irap.

Era inevitabile. Le aziende sanitarie si muovono come leaziende accreditate nella sanità pubblico privato. Questo, sem-pre, perché le ragioni di bilancio siano soddisfatte.

La domanda allora è, perché queste regole valgono solo a Sa-vona? Cosa succede nel resto d’Italia? Se tutta la Sanità nonpuò che realisticamente rispondere alla regola del rientro daldeficit, questa dura lex deve valere per tutti.

Il criterio può essere discusso e anche contestato. Purché uncriterio ci sia. Se abbiamo stabilito che debba esser governatodall’economia, che la gestione di grandi sistemi sanitari nondebba differire dall’economia domestica, sia! Ma questo devevalere per tutti.

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CO2 e H2S, quando il pericolo viene dalla terra

Donne il sesso forte

In morte di un genio

Equilibrio tra piaceri

Rubrica Prevenzione & SaluteIntolleranze alimentari, Nutrigenetica.Un legame indissolubile

IHG/ La tutela giuridica dei pazienti in carico al Ser-vizio di Assistenza Domiciliare Alzheimer

A dicembre arriva l’influenza

Contro il caro-medici

Attenti alla gotta!

Il bello dell’aerobico: toglie la pancia!

Depressione, per curarla bisogna ri-conoscerla

Lotta di classe tra malattie

Campagna Nastro Rosa al nastro di partenza

Sesso non protetto, il male delle donne

Cittadini & Salute

CCiittttaaddiinnii && SSaalluuttee

MMeennssiillee ddii iinnffoorrmmaazziioonnee SSoocciioo--SSaanniittaarriiaaEEddiittoorree e DDiirreettttoorree GGeenneerraallee Mario Dionisi DDiirreettttoorree RReessppoonnssaabbiillee Angelo Nardi AArrtt DDiirreeccttoorr Antonella Cimaglia WWeebbmmaasstteerr Mariano Trissati RReeddaazziioonnee Via Galletti,1600012 Villanova di Guidonia (Rm) EE--mmaaiill:: [email protected] TTeell ee FFaaxx 0774 529498 - 0774 320278 SSttaammppaa Fotolito Moggio strada Galli, 5 Villa Adriana(Rm). Registrazione n. 31 del 29/06/2010 presso il Tribunale di Tivoli. Tutte le collaborazionisono considerate a titolo gratuito, salvo accordi scritti con l’editore. Tutto il materiale car-taceo e fotografico consegnato alla redazione, non verrà restituito. Chiuso il 07/10/2011

Sommario4

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Il 5 settembre. in un tennis club diLavinio quattro operai hanno ri-schiato di morire perché intossicatidai gas emessi dal fondo di una pi-scina vuota che stavano pulendo. A luglio, invece, è stata meno fortu-

nata una coppia di bagnanti in provin-cia di Latina, nei pressi delle terme diSuio, a Castelforte. I due si immergonoin una piscina interdetta al pubblico e,intossicati e storditi dai gas provenientidalla stessa, annegano. In quella stessa pozza, 35 anni fa, si

consumò un’analoga tragedia: a morirefu un 17enne del luogo sempre perasfissia da esalazioni.I colpevoli sono ben noti: i gas prove-

nienti dai complessi vulcanici. Sia che sitratti dei Colli Albani (Roma) che diRoccamonfina (Caserta) queste emis-sioni sono normali in aree vulcaniche, ecaratterizzano la gran parte del territo-rio laziale. Provengono dal profondodella terra: bisogna trovare modi perconvivere con questi fenomeni. Innanzitutto conoscerli. L’anidride

carbonica, il 98% della miscela dei gas,essendo più pesante dell’aria tende a

concentrarsi verso il basso così comel’idrogeno solforato che è però indivi-duabile per l’odore di uova marce già adosi molto basse, inferiori a 1 parte permilione (10.000 ppm = 1%). Associato a questi due vi è inoltre una

componente di radon, un isotopo radio-attivo, anch’esso nocivo per la salute,ma su lunghi periodi. A torto queste aree vulcaniche spesso

sono considerate spente. La conse-guenza consiste nella nascita di interiquartieri. Bisogna anche ammettere chele ricerche in aree vulcaniche e sui loropossibili pericoli per la salute non sonomolte. Sconosciuta la patologia anche dai

medici che spesso non riescono a unirela causa all’effetto: i malori accusati daipazienti non sono associati all’emis-sione di gas. Necessario, quindi, infor-mare i medici di base sulla presenza ditali fenomeni. Le stesse ricerche non sempre rie-

scono a venirne a capo: qualche anno fa,un’indagine sui Colli Albani, dove èpresente un’area a forte emissione dianidride carbonica e idrogeno solforato,

che nel 2000 ha causato una vittima,non produsse alcun risultato. Nell’asse tiburtino ci sono le aree

adiacenti alle sorgenti di acqua solfureache sono state spesso luogo di sveni-menti, accompagnati anche da fatti dicronaca cruenta.In sostanza oltre a pensare giusta-

mente ai gas e alle polveri nell’aria de-terminati dalle esalazioni delle auto,delle industrie, delle cave bisognerebbepensare alle esalazioni che arrivano daterra. Inoltre bisogna tenere presente l’ele-

vata pericolosità dell’idrogeno solforatoa cui è probabilmente imputabile lamorte frequente di animali domestici eda pascolo. A tutto questo, però c’è da aggiungere

una questione tutta aperta: l’individua-zione dei valori limite di anidride car-bonica e idrogeno solforato non haancora una tabella riconosciuta a livellointernazionale. I valori di riferimento sono i Threshold

Limit Value (TLV): “valore limite di so-glia”, che non riguardano gli ambientidomestici ma quelli lavorativi. In questi valori ci sono i Time Wei-

ghted Average (TWA), cioè la concentra-zione limite, calcolata come mediaponderata nel tempo (8 ore/giorno; 40

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Attualità

CO2 e H2S, quando il pericolo viene dalla terraSe li conosci li eviti. Ma devi conoscerli. In alcunicasi uccidono. Sono i gas naturali emessi in areevulcaniche. Sì, perché l’idrogeno solforato (H2S)e l’anidride carbonica (CO2) inalati, anche inpiccole dosi, possono essere letali.

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ore settimanali), alla quale tutti i lavo-ratori possono essere esposti, giornodopo giorno senza effetti avversi per lasalute per tutta la vita lavorativa.Poi ci sono anche gli Short Term Expo-

sure Limit (STEL): valore limite peresposizioni brevi - non oltre 15 minuti -ed occasionali - non oltre quattro espo-sizioni nelle 24 ore, intervallate almenoad un’ora di distanza l’una dall’altra.Quindi sono importanti concentrazionee tempi dell’esposizione.Questi i limiti di esposizione per la sa-

lute umana delle concentrazioni in ariaindoor (in volume) di anidride carbo-nica e idrogeno solforato, stabiliti pergli ambienti di lavoro seguono questolivello di concentrazione nell’aria:

- TWA, Time Weighted Average, 8 ore:CO2=0,5 vol% H2S=10 ppm (0,0001%);- STEL, Short Term Exposure Limit, 15

minuti: CO2=3 vol% H2S=15 ppm(0,00015%).I parametri sono validi per ambienti

di lavoro frequentati da persone adultedi sana e robusta costituzione fisica. Non esistono invece soglie ufficiali

stabilite da organismi internazionaliper la concentrazione indoor di CO2 eH2S in ambienti abitativi che possonoessere frequentati anche da bambini,anziani e da persone malate o fisica-mente debilitate. Quando in aria c’è il tre per cento di

anidride carbonica c’è già il raddoppiodel ritmo respiratorio.

La conseguenza del cinque per centonell’aria respirata in un ambiente rendefortemente problematica la continuitàin stato di lucidità. Quando la percentuale sale all’otto

per cento arriviamo a livelli letali.L’idrogeno solforato, diventa molto pe-ricoloso quando si è esposti a percen-tuali che vanno dallo 0,04% allo 0.07%per un tempo di mezz’ora. Provoca innanzitutto vertigini e vo-

mito. Ma esposizioni per tempi mag-giori provocano l’edema polmonare. Quando la percentuale aumenta da

quelle indicate diventa letale, in pochiminuti viene attaccato il sistema ner-voso e provoca affanno, quindi ilblocco respiratorio. Nicola Pagliuca

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Attualità

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RICERCA

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Esiste il cromosoma X, col qualesi evince che il sistema immunitariofemminile è più forte. I maschi hanno una sola copia di que-

sto cromosoma, le donne ne hanno due,quindi sono svantaggiati. Non è ancorauna certezza riscontrabile. Si tratta diun’ipotesi ma molto ben costruita. Elaborato dall’Università di Gand, in

Belgio, questo meccanismo consistenell’esistenza di piccole molecole diRna dalla funzione regolata. Si tratta dimicro Rna che sono impegnati nella re-golazione della risposta immunitariae dello sviluppo dei tumori. Queste ulltime sono localizzate su

questo cromosoma, possono spiegare

perché le donne rispondono meglio alleinfezioni e sono meno propense a svi-luppare il cancro.

La ricerca pubblicata sul periodico diaggiornamento scientifico Bio Essays haaggiunge una nuova argomentazionealla nozione già diffusa per cui le cel-lule femminili resistono di più e meglioperché si adattano meglio. Come se anche le cellule femminili

avessero maggiore elasticità di quelladegli uomini. Sanno compensare me-glio gli stress ambientali come quellifarmacologici. Per contro le cellule maschili, invece,

presentano una caratteristica linearenella dinamica stimolo-risposta.

La sua coerenza, per certi versi èmaggiormente prevedibile. Una coerenza che si denota anche

nelle sperimentazioni farmacologichetanto da rendere estremamente coe-rente il complesso organico maschile,quindi anche più facile da studiaresotto il profilo delle applicazioni speri-mentali farmacologiche. Insomma, l’uomo sotto il profilo cel-

lulare è meno flessibile. Più facilmente lo stress farmocolo-

gico e ambientale porta alla morte al-cune sue cellule. Ma ancor più recentemente arriva

un’altra ricerca che nel confermare lamaggiore longevità delle donne, rispettol’uomo, ipotizza che potrebbero viveremolto di più se nella dotazione geneticanon ci fossero tracce del padre. Rex Stout

Donne il sesso forteLo dicono i cromosomi X. Non è una grandenovità. Nuova invece la scoperta di piccolemolecole di Rna dalla funzione regolata.

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Si dà il Nobel a tanti insigni studiosile cui ricerche si perdono poi nellastoria della letteratura scientifica.Wilson Greatbatch avrebbe senz’al-tro meritato un Nobel. Troppo tardiper riconoscerglielo.Il genio della tecnica e della medicina

si è spento a novantadue anni il 27 set-tembre. Statunitense, Wilson Great-batch, dovrebbe avere una via intitolatain ogni strada di ogni città del mondo. L’ingegnere ha inventato il pacemaker

impiantabile. Si tratta di quella micro-macchina stimola-cuore che ha salvato lavita a un numero di cardiopatici che sa-rebbe impossibile enumerare.Con la solita ironia degli americani te-

neva a sottolineare che, come tutte legrandi trovate in medicina, la scopertaera avvenuta per sbaglio. La trovata glivenne dalla sua passione per le ondecorte nelle radio amatoriali.Durante la Seconda Guerra mondiale

era radio-operatore in Marina. Da inge-gnere si incaponì nello studio della rela-zione tra battiti cardiaci e induttanze, trasistema elettronico e sistema cardiocir-colatorio. Conseguente il lavoro su nuovitransistor in grado di rilevare accelera-

zioni nell’andamento delle pulsazionicardiache. Inserendo il resistore con unaresistenza sbagliata le pulsazioni eranoidentiche al normale battito del cuore.Il pacemaker nacque così. Era evidenteche il circuito aveva un valore d’uso percontrollare l’andamento del battito car-diaco. Con l’aiuto di studi di tecnologiaavanzata, superando lo scetticismo dellaclasse medica in quel fine anni cin-quanta, Greatbatch ridusse la mole deglistrumenti di cui aveva bisogno per effet-tuare il controllo e il posizionamento de-gli strumenti in un piccolo apparecchiodalle proporzioni comunque ben visibili. La sua grandezza, al tempo era quello

di circa sedici centimetri quadrati. Il 1960costituisce la nascita del pacemaker: perla prima volta viene impiantato su unuomo. Che sopravvisse per diciotto mesi.Ancora più ottimistiche le prime speri-mentazioni sugli uomini: su quindici pa-zienti col pacemaker, cinque avevanoavuto una vita normale per altri dician-nove anni. Tecnicamente il pacemakerconsiste in uno stimolatore cardiaco. In altri termini si tratta di un genera-

tore di impulsi elettrici stimolati da unacausa naturale. La loro periodicità co-

stante induce eccitazione negli atrii o neiventricoli. Ne viene sollecitata la contra-zione, il cuore riesce a svolgere il suonormale lavoro di pompa. Gli impulsivengono applicati tramite un elettroca-tetere introdotto attraverso la vena suc-clavia destra o la vena brachicefalicasinistra e condotto nelle cavità cardiache.Batteria, circuiti, componentistica stannodentro a una piccola cassa in titanio. Impiantato per via chirurgica, il di-

spositivo ha le dimensioni 7x6x1 cm. e ilpeso di ventuno grammi. Il pacemakerviene impiantato sotto cute. Esaurita lacarica della batteria interna, è agevole daespiantare per essere sostituito. Oramail’intervento chirurgico non ha grande ri-levanza, a livello di difficoltà operativa.La degenza dura appena due giorni.Quanto sarebbe durata la vita di tutte

quelle persone che in questi trenta annihanno visto in questo piccolo strumento ilvalido ancoraggio alla vita? La risposta èimpossibile da darsi, anche perché la do-manda serve a suggerire una riflessione.Quanto i grandi della scienza siano molti,sconosciuti, donne e uomini, che quotidia-namente si dividano nell’ottenimento dinuove cognizioni che solo accompagnateda applicazioni terapeutiche e tecnichetrovano il loro compimento. Le celebra-zioni e i pubblici riconoscimenti inveceguardano ai grandi “soloni”. Rex Stout

Curiosità

In morte di un genioSi è spento l’inventore del pacemaker. Oggi unmilione di persone porta la sua invenzione nelcuore. Non si calcolano le persone che glidebbono la vita.

Il 23 settembre è uscito nelle sale ilclassico film che nel voler essere leg-gero tocca la questione fondante delbenessere che riguarda qualsiasipersona: la giusta disposizione tra bi-sogni ed appagamenti. Di alcuni piaceri è impossibile far a

meno. Messi tutti insieme sono molti,troppi, da appagare. Il senso di frustra-zione nel perseguirli conduce ancor piùa un senso di sfiducia verso sé stessi. Ilfilm che tratta con estreme levità l’argo-mento è ispirato al bestseller di AllisonPearson, “Ma come fa a far tutto?” La commedia parla a coloro che deb-

bono costruire la loro graduatoria dellecose veramente importanti per vivere,pena la depressione, la crisi, la perdita di

fiducia in sé stessi. La protagonista, mo-glie, madre, professionista in carriera, fi-nora è riuscita a mantenere in equilibriotutti gli ambiti della vita. Ma è vero? Perquanto può durare questo primato? Cosasignifica vivere in una dimensione agoni-stica della propria esistenza? Qui non sitratta di prendere a prestito le competi-zioni di altri: campioni dello sport o squa-dre, oppure passioni politiche, tutte coserispettabili ma sono ben diverse dall’es-sere la propria persona sempre in discus-sione per il raggiungimento costante diobiettivi che si ripetono nella quotidianità. Un compulsivo costante aggiorna-

mento di obiettivi senza fine, che inevita-bilmente arriva alla rottura. In altritermini potrebbe essere considerato il

male più diffuso delle società occidentali.A terapia è recentemente approdato inItalia il “mindfulness”. Tradotto potrebbesuonare: “pienezza della mente”. Ed an-che qui si parla di un tutto pieno e non dispazi vuoti lasciati deliberatamente so-spesi per un tempo di sospensione delgiudizio sul da farsi. Un tempo che im-plica riposo, riflessione, sollevamento daoneri di scelta. No, il metodo mindfulness presentato a

Roma a fine settembre i cui corsi inizianoad ottobre promette di ritrovare il benes-sere psicologico per affrontare il rapportocon gli altri. L’inventore è un biologo mo-lecolare: Jon Kabat-Zinn. Le prime speri-mentazioni a metà degli anni Settanta.Ma a contrario di quel che predice il suo

assioma fondamentale - pienezza dellamente - nella pratica applicazione c’è l’am-missione che i risultati migliori si otten-gono a mente sgombra. John Dixton Carr

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Cinema

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Equilibrio tra piaceriAffermazione al lavoro, famiglia, amicizie, amore,cura della fisicità. I pilastri del quotidiano viveresono troppi e troppo impegnativi. Il raggiungi-mento di questo risultato corrisponde alla felicità?

La Nutrigenetica non è ancora considerata da tutti i medici. Laricerca e la sua conoscenza devono ancora essere diffuse in modocapillare anche tra la classe dei primi professionisti che studiano imetodi per preservare la cura della salute. Eppure la Nutrigenetica riesce a spiegare reazioni indesiderate

ad alcuni alimenti. Si tratta di reazioni fisiologiche che evidenzianolo stato di sofferenza dell'organismo quando arrivano alcuni ele-menti c'è uno stato di saturazione. La Nutrigenetica spiega il mo-tivo di questo stato di saturazione e ne individua le risposte.Il convegno spiega l’evoluzione dei test di laboratorio che con-

sentono di scovare le intolleranze e danno forza alle statistiche dipositività nei confronti di alcuni gruppi di alimenti. Verrannomessi a confronto i diversi approcci e le relazioni esistenti tra i varitest, in particolar modo si parlerà di questa nuovo filone di ricerca.La nutrigenetica studia le variabili genetiche, i cosiddetti poli-

morfismi. Queste variabili genetiche sono alla base delle rispostepiù o meno adeguate ai singoli nutrienti che ogni giorno introdu-ciamo nella dieta. Sono molti gli alimenti messi sotto la lente d'ingrandimento.

Primo fra tutti il latte. Si stima che il 70% delle persone possiede un

genotipo che compromette la capacità di scindere il lattosio, in glu-cosio e il galattosio. Nella valutazione nutrigenetica si parla, almeno per il lattosio, di

deficit di un enzima (beta lattasi), prodotta dalle cellule del primotratto dell'intestino che può essere primaria ed è ereditaria, ma an-che secondaria cioè acquisita (celiachia, infiammazioni, morbo diCrohn).È importante conoscere i problemi che derivano dall’alimenta-

zione attraverso lo studio delle intolleranze con un buon test di la-boratorio. Ancor più importante affrontare e migliorare il nostrostato di salute applicando la nutrigenetica. Nel test si studiano venti geni. Sono in larga misura impiegati

nel processo di detossificazione del nostro organismo: nichel, ra-dicali liberi, caffeina, specie che si formano durante la cottura allagriglia. Ma c'è di più! C’è la possibilità di sapere se il genotipo è as-sociato ad alti livelli di colesterolo LDL e di trigliceridi. Queste e altre strategie di prevenzione saranno gli argomenti di

questo incontro, che rappresenta un momento di riflessione su ciòche la scienza mette a disposizione per migliorare la nostra salute.Partecipano medici, biologi e nutrizionisti.

Rubrica Prevenzione & SalutePrevenzione & Salute vuole informare, in maniera semplice ed efficace,

sulla prevenzione e sul modo di combattere le patologie più diffuse del terzo millennio.

Dottoressa Helen CostanziSpecialista in Scienza della Nutrizione

GRUPPO EUROMEDVia Roma 186 (Guidonia Montecelio)Tel. 0774 [email protected]

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Intolleranze alimentari, Nutrigenetica. Un legame indissolubile

A metà dicembre all'Hotel Ducad'Este a Tivoli Terme un convegno te-matizza le intolleranze alimentari dalpunto di vista della Nutrigenetica

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Le persone che giungono nel nostro Centro presentano un’im-possibilità, parziale o totale, di provvedere autonomamente aipropri interessi. Tale situazione può ripercuotersi sia sul processoclinico-assistenziale durante il ricovero sia sulla continuità assi-stenziale alla dimissione e, soprattutto, nei casi in cui manchi unafigura in famiglia che possa aiutare il soggetto “fragile” nellescelte di cura. Con la Legge n. 6/2004 e le conseguenti riforme degli arti-

coli 404 e ss. del C.C. in materia di interdizione e di inabilita-zione la cura della persona e dei suoi interessi morali puòessere demandata alla figura dell’Amministratore di Sostegno(AdS). La nomina di un rappresentante legale, nello specificodi un AdS, si iscrive nell’ambito del progetto assistenziale per-sonalizzato per la persona fragile. La sua scelta avviene conesclusivo riguardo alla cura ed agli interessi del beneficiario.Risulta uno strumento flessibile e modificabile in relazione al-l’interesse dello stesso. Scopo dell’AdS è di “tutelare, con la minor limitazione possibile

della capacità d’agire, le persone prive in tutto od in parte di autono-mia nell’espletamento delle funzioni della vita quotidiana attraversointerventi di sostegno temporaneo o permanente”. Tale istituto vaa rivoluzionare quello dell’interdizione e dell’inabilitazione. Dal 2005 al 2008, nel nostro Centro sono stati assistiti a domici-

lio 227 pazienti e tutti sono stati informati riguardo alla figuradell’AdS. Tuttavia, nonostante la capillare informazione, solo trefamiglie (appena l’1,34%) hanno attivato le procedura di nomina.Partendo da questi dati, si è concordato con il CAD Aziendale dellaASL RmG di inserire nella modulistica per la richiesta di accesso aiservizi del Centro Demenze l’impegno, da parte del paziente o delcaregiver, ad attivare la procedura per la nomina di un AdS. Dal gennaio 2009 si richiede formalmente alle famiglie dei pa-

zienti del nostro Centro di attivare la procedura per l’AdS. Ri-portiamo quanto accaduto per i pazienti presi in carico nel Servizio

di Assistenza Domiciliare Alzheimer (ADA) nel periodo gennaio2009-dicembre 2010. In tale periodo sono stati assistiti in ADA112 pazienti (67 F e 45 M) provenienti dai vari Distretti Sanitaridella RmG, distribuiti nel seguente modo: 55 dal CAD di Guido-nia, 36 dal CAD di Tivoli entrambi afferenti al Tribunale di Tivoli,14 dal CAD di Monterotondo, 6 dal CAD di Palestrina, dal CADdi Colleferro afferenti ai rispettivi Tribunali. Tutti i familiari sono stati informati dall’assistente sociale, in

modo ampio ed esaustivo, sulla procedura da seguire per arrivarealla nomina di un AdS. Dei 112 pazienti: 46 non hanno attivato laprocedura, 26 sono in attesa di nomina dell’AdS da parte del Tri-bunale di appartenenza, 30 hanno ottenuto la nomina, 4 hanno ot-tenuto la procura notarile, 6 avevano l’interdizione. Prima diaccedere al nostro servizio solo 8 pazienti avevano un rappresen-tante legale (3 procura notarile, 3 interdizione, 2 AdS), accedendoal nostro servizio 56 hanno attivato la procedura per l’AdS (30l’hanno conclusa), mentre 46 non si sono ancora attivati.In conclusione, il 50% ha attivato la procedura per AdS , il

41,7% non ha ancora attivato alcuna procedura, solo il 7,1%aveva già un rappresentante legale/AdS. Non sono emerse dif-ferenze significative riguardo alla gravità della compromis-sione cognitiva, comportamentale, funzionale e le condizionisociali, culturali ed economiche delle famiglie tra i pazienti chehanno attivato la procedura per la nomina dell’AdS rispetto aquelli che non hanno ancora avviato nessuna procedura .Itempi medi di attesa per ottenere la nomina dell’AdS sono didue mesi per tutti i Tribunali. C’è stata, quindi, una significativa risposta alla “sollecita-

zione formale” di nomina dell’AdS/rappresentante legale (50%versus 1,34%) condivisa con il CAD ASL RmG, che ha quindisensibilizzato verso il delicato aspetto della giusta tutela diquesti malati, anche se molti caregivers manifestano ancoraesitazioni e reticenza.

Italian Hospital GroupCENTRALINO 0774 38.61 FAX 0774 38.61.04188, Via Tiburtina 00012 Guidonia (RM)www.italianhospitalgroup.it

La tutela giuridica dei pazienti in carico al Serviziodi Assistenza Domiciliare Alzheimer del Centro Demenze IHGDott.ssa Francesca Barreca Neurologa - Dr.ssa Patrizia Carrozzo Assistente Sociale Centro Demenze Unità Alzheimer IHG

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Ma l’influenza è già una realtà. Glisbalzi di clima, il caldo perdurato el’autunno arrivato in ritardo ma re-pentinamente sembrano favorire ivirus parainfluenzali. Spossatezza, febbre e raffreddore La

sintomatologia è quella nota. La terapiapure. Farmaci sintomatici.I virologi assicurano trattarsi di forme

pre-influenzali. E non si capisce bene inche senso questa debba essere una ras-sicurazione.

La vera influenza arriva a dicembre.Gli italiani si preparino. E allora ci pense-ranno gli amici americani che dai lorocentri di ricerca hanno scoperto un com-posto per battere molti virus che portanoa stati influenzali.

Hanno trovato il rimedio anche grazieall’antivirus per l’influenza spagnolache nel 1918 causò la morte di milioni dipersone.Pare che da questa composizione si possa

arrivare a realizzare potenti farmaci in-fluenzali, perché in grado di sconfiggere an-che laddove ci siano mutazioni genetiche.Quindi inutile fasciarsi la testa immedia-tamente. L’influenza, quella vera, quellache tradizionalmente arriva, ci sarà tra Na-tale e fine gennaio. Ma non è sono solo ilNatale e l’influenza le ricorrenze che si do-vranno rispettare. Nei protocolli di profi-lassi del vaccino - lo dice sia l’Oms che ilministero della Salute - “il virus pande-mico A/H1N1, ha essenzialmente co-cir-colato con i virus A/H3N2 e B, essendo più

o meno predominante nei diversi paesidell’emisfero settentrionale”. La comunicazione della composizione

del vaccino alla vigilia di ogni nuova sta-gione di influenza “è un atto dovuto -sempre il ministero - dal momento che,ogni anno, la modifica dei ceppi di virusinfluenzali circolanti rende necessariomodificare la composizione del vaccinoantinfluenzale stagionale”. I rimedi sono da prendere subito. Al-

meno da noi, in Italia. La Regione Lazio sta-volta fa da apripista in fatto di previdenza.Nonostante il caldo ottobre l’ente Re-

gione ha lanciato una campagna di pre-venzione. Dove e come, rimane da stabilire.La Regione l’ha lanciata però. Si ripetono icontenuti dello scorso anno.Il vaccino sarà a disposizione nelle far-

macie, assicurano dal Ministero della Sa-lute. Confermato il fatto che conterrà gliantigeni a più ceppi virali. Rex Stout

A dicembre arriva l’influenzaSi prevedono 60 mila italiani a letto per colpadegli sbalzi di temperatura esterna. Per non farcimancare nulla però arriva anche una pre-in-fluenzina ottobrina.

Attualità

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Attualità

Il gruppo telematico Groupon dacirca tre anni in Italia sta scuotendo itariffari medici con offerte economi-che di prestazioni mediche a livello didumping. Prezzi stracciati per visite mediche

specialistiche. Succede a Firenze dove lavisita di un chirurgo vascolare con eco-doppler a risposta immediata e treesami diagnostici costa 39 euro invecedi 250. A Grosseto una seduta di linfo-drenaggio a 39 euro invece che 180.A Livorno una visita specialistica chi-

rurgica con mappatura dei nei costa 59euro, quasi il 70% in meno dei prezzi dilistino. Tendenze come queste fanno pre-sto a proliferare in tutta Italia.La conseguenza di questa contesa sui

prezzi era prevedibile: la FederazioneNazionale Ordine Medici Chirurghi eOdontoiatri denuncia all’Antitrust ilportale per le promesse di cura a bassocosto non compatibili con le garanzieminime sanitarie. La denuncia è arri-vata il 29 settembre.Chiaramente le argomentazioni messe

in campo dall’Ordine recitano il concettodi tutela del paziente. Non bisogna es-sere maliziosi di natura se invece si so-

spetta una difesa corporativa. Ma comefanno questi medici legati a Groupon aprevedere tariffe così basse? Lavoranosu grandi gruppi di consumo, leggasi dipazienti, e va bene. Ma si può pensarea un endocrinologo che visita cento pa-zienti al giorno con il medesimo pro-blema riuscendo a effettuare visite epiccoli interventi in modo sistematico? È possibile questo in Medicina? O

forse è reso possibile dalle esigenzedella nostra economia polverizzata cheadotta anche nella Sanità le sue contro-misure a un sistema di cura della salutein gestione privata che, come quellopubblico, non funziona? Chiaramente cisono ragioni a favore e contro. Lungidal nostro avamposto giudicare l’una ol’altra. Da questa postazione le legittimeargomentazioni possono solo essereevidenziate perché il lettore dia la suavalutazione. A sostegno di Groupon c’è l’argomen-

tazione delle argomentazioni: la curadeve esser accessibile a tutti, gli attualitariffari privati o pubblico-privati, nongarantiscono la cura della salute a tutti,anche in interventi piccoli e ordinari cheinvece Groupon allestisce con tutte le ga-

ranzie di una grande organizzazioneche scommette molto della sua imma-gine su questa impresa.La risposta della Medicina ufficiale

mostra lo sconquasso che potrebbe de-rivare da una corsa al ribasso sui suoicosti. Infatti, prezzi così bassi non fannoaltro che abbassare gli standard sanitari.Così facendo, si arriverebbe a offrire unservizio su due grandi categorie: la Sa-nità per poveri, leggasi gente comune,con un livello di qualità sempre piùbasso e la Sanità per benestanti di altaqualità con tutti le garanzie possibili.Quello sanitario è un servizio, non un

prodotto. Non può conoscere un costoa ribasso se non riducendo la qualità delservizio. Ma il messaggio che passa daqueste offerte di Groupon è ancora piùgrave: se fossero plausibili questi prezzise ne dedurrebbe che anche le aziendasanitarie speculano sulle tariffe.Se il costo di una prestazione si può ot-

tenere a un quarto, perché il tariffario sa-nitario dovrebbe essere quattro volte piùalto? Questa medicina fatta in discount inverità uccide la medicina. Se il dumping sa-nitario sarà solo una provocazione diqualche giorno saranno i fatti a dircelo.L’unica speranza che, anche stavolta, a

decidere non siano i giudici, ma il tribu-nale della verità. Quello a cui ci siamo di-sabituati a credere. Francesca da Polenta

Contro il caro-mediciLa medicina da punto di vista dell’esercizio eco-nomico non fa eccezione alle regole di libera con-correnza, questo non piace all’Ordine dei Medici

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Curiosità

Novembre è il mese della gotta. Untempo era la malattia dei potenti. Dicoloro che non avevano problemi amangiare carne abitualmente, comesi fa oggi a livelli comuni.La gotta era considerata una malattia

dei ricchi e dei potenti. Forse il primo a in-tuirne le origini fu John Locke, genio filoso-fico del diciassettesimo secolo. Secondo il primo empirista della storia

del pensiero umano era chiaro che queipranzi fastosi e senza limiti non potevanonon avere un ruolo nello sviluppo di que-sta malattia.Quindi lo stesso Locke consigliava di

mangiare meno carne per scongiurare lagotta. In un bel servizio sul Corriere dellaSera si fa la storia di questa malattia.Nell’Ottocento si scopre che la sua

causa deriva dall’eccesso di acido urico.Nel dopoguerra arriva l’allopurinolocome rimedio. Il farmaco è in grado di di-minuire la produzione di acido urico equindi tenere sotto controllo la malattia. Ma la gotta oggi si manifesta in modo di-

verso. In passato gli attacchi arrivavanodall’alluce, oggi riguardano le articolazioni. Colpa la vita sedentaria. In verità la

gotta è una malattia del metabolismo.Meno rara di quanto il senso comune ri-tiene, anche perché non è sufficiente-

mente oggetto di ricerca e di analisi.Non è tematizzata come tante altre ma-lattie. Ma esiste. È al secondo posto dellepatologie articolari. Solo l’artrosi la pre-cede. In Italia son un milione di personea soffrirne.L’errore consiste nel sottovalutarla

quando dà i primi timidi accenni attra-verso i valori degli acidi urici più alti dellamedia. Le conseguenze sono gravi sullasalute e sulla qualità di vita.Oggi è chiaro che la gotta non dipende

solo dalle cattive abitudini alimentari.Con buona pace di John Locke non è sem-plicemente astenendosi dal mangiarecarne che si scongiura.L’aumento nell’organismo della pre-

senza di acido urico provoca incrementodel livello di uricemia nel sangue. Questi accumuli formano depositi di

cristalli di acido urico a livello articolare. Di qui, arrivano le infiammazioni

molto dolorose a carico delle articolazioni.La degenerazione consiste nello sviluppodi forme di artrite cronica deformante. Ma un’altra parte del corpo che è de-

stinata a soffrire del carico eccessivo diacido urico sono i reni. Una delle conseguenze più tipiche

consiste nella calcolosi renale. Oppurenel tessuto sottocutaneo, la sua manife-

stazione consiste nei cosiddetti tofi, chesono noduli. L’informazione pubblicanon può rimanere a digiuno di questeimportanti nozioni. Per questo la Società Italiana di Reuma-

tologia (SIR) e la Società Italiana di MedicinaGenerale (SIMG) promuovono per laprima volta in Italia l'iniziativa “Mesedella Gotta”. L’iniziativa prevede un fitto calendario

di iniziative gratuite che si svolgerannonel mese di novembre in 8 piazze e in 20centri commerciali delle città del nostroPaese. Lo scopo divulgativo consiste nel dare

informazione sulla malattia. La Campa-gna verrà realizzata con il contributo noncondizionato di Menarini. Un altro strumento costante di aggior-

namento consiste nel sito telematico rea-lizzato appositamente. Si può leggeredigitando sul web www.lagotta.it e vuoleesser un informatore permanente sullamalattia e sul modo di scongiurarla. Al momento il sito è un condensato di

pubblicità sulla dieta e sui modi miglioriper dimagrire senza sforzi. Non ci voleva una campagna contro la

gotta per leggere queste paccottiglie già im-partite su ogni mezzo di comunicazione.I contenuti, si spera, arrivino con lo svi-

luppo del mese dedicato alla prevenzionedella malattia. Vanni Fucci

Attenti alla gotta!Non è una novità che l’eccesso di carne la produce

Bisogna sudare. Affidarsi a un alle-namento aerobico e non lasciarlomai. Questa è il modo migliore per to-gliere il grasso inutile.A confermarlo una ricerca statunitense

pubblicata ad inizio settembre. Diminuire i livelli di grasso che si anni-

dano all’interno della cavità addominale,proprio nelle viscere, diventa un impera-tivo categorico per scongiurare affezionicardiache e diabete.L’esperienza pilotata tramandata nella

ricerca è semplice: in otto mesi in cui 196persone in sovrappeso tra i 18 e i 70 annisono state divise in tre gruppi: Allena-mento aerobico, sollevamento pesi, l’uno

e l’altro degli allenamenti. L’esercizio ae-robico è andato molto meglio degli altri.I fortunati di quel gruppo non hanno

perso tempo in questi otto mesi avendoperso in media 6,3 centimetri quadrati digrasso sulla pancia. I pesisti hanno avuto la metà degli aero-

bici come performance. Bene anche coloroche hanno fatto l’uno e l’altro degli allena-menti. Come dire, un po’ di pesi non gua-stano ma la corsa è meglio. Pubblicato su American Journal of Phy-

siology Endocrinology and Metabolism, lostudio ha il merito di dire qualcosa dinuovo su una materia in cui si ritenevaaver detto tutto.

E cioè, che l’allenamento aerobico riescea debellare quella mole di grasso invisi-bile, nascosta tra i tessuti e non estetica-mente rilevabile. L’altro elemento di novità consiste nel

fatto che nel dibattito tra aerobico e anae-robico, seguire entrambe le direzioni, com-patibilmente alle proprie energie è meglio.Il tempo che si dedica all’an-aerobico non èmai perduto. Rafforzare la massa muscolare con eser-

cizi specifici, provare a innalzare i battiticardiaci sul finale di allenamento - compa-tibilmente a controindicazioni da iperten-sione - costituisce l’allenamento perfetto.Si sconsigliano, invece, pratiche per al-

zare il metabolismo con allenamenti for-sennati. Piccarda Donati

Curiosità

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Il bello dell’aerobico: toglie la pancia!Arriva l’autunno, cambia la temperatura che inducecomportamenti sportivi più pigri: i pesi e la palestra

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La depressione si può curare evi-tando l’ospedalizzazione. La tesi so-stenuta nel convegno organizzatodall’Osservatorio Sanità e Salute pre-sieduto dal senatore Cesare Cursi il27 settembre al Palazzo SantaChiara in Roma. Presenti la senatrice Paola Binetti,

neurologa infantile prestata alla poli-tica, che ha rappresentato gli stati sin-tomali che si accompagnano nellemanifestazioni più varie e che come talidebbono essere riconosciuti da tutte lespecializzazioni mediche. Anche Paola Binetti ha espresso la

ferma convinzione del fatto che granparte delle depressioni possono essertrattate con l’apporto della rete amicalee di rapporti veri. Ed è proprio dallarete di relazioni la speranza, nella suaperdita la peggiore sconfitta e la sfidu-cia verso sé stessi. I più rifuggono il de-presso considerando il suo malesserecontagioso. Lo specialista invece deve compren-

dere questa patologia, sapersi distac-

care e offrire le sue terapie interperso-nali di supporto. Anche il senatoreClaudio Gustavino, presidente dellacommissione per l’infanzia e l’adole-scenza, evidenzia la centralità del me-dico di famiglia che per primo devesaper riconoscere le avvisaglie della de-pressione nel soggetto che non ha con-sapevolezza. La sua esperienza di specialista in-

vece vede la depressione non come con-seguenza di una circostanza avversa. Tutt’altro. Il caso tipico è quello di

una partoriente. Importante qui l’usodelle medicine specifiche, perché nonsi passi dall’esaltazione del farmacoalla sua denigrazione.Oggi è possibile non ripetere gli er-

rori diagnostici commessi nel recentepassato. I trattamenti inadeguati.Esistono due forme di terapia che

debbono essere applicate a secondadelle necessità: quando esiste una verae propria patologia allora bisogna som-ministrare i farmaci, quando la sin-drome ha invece carattere fisiologica o

che si esprime in forma di disadatta-mento la psicoterapia diventa la terapiapiù efficace. Specialmente se adotta il metodo co-

gnitivo. L’aumento dei casi percepiti didepressione divulgati attraverso gli or-gani di stampa dopo il dato emessodall’Organizzazione Mondiale della Sa-nità e pubblicati su Nature deve quindidare massimo risalto al problema de-pressione ma deve ricondurre la que-stione entro gli ambiti appropriati dicura e prevenzione. Il rischio infatti è di “overmedicali-

zation”. In altri termini il pericolo con-siste nel rendere patologiche forme chenon lo sono e si possono ascrivere piut-tosto ai disturbi di adattamento, adumore sottotono, a effetto da scorag-giamento per le difficoltà materiali in-contrate in situazioni specifiche. Situazioni ampiamente condivisibili

da tutti e che possono essere combat-tute con strumenti che vanno al di làdell’uso del farmaco. Un problema, quello della depres-

sione, che facendo parte delle sindromimentali difficilmente riesce ad esser af-frontato dal comune senso diffusocome una malattia ordinaria.

Non a caso il film Mr Beaver non haavuto successo. Piccarda Donati

Depressione, per curarla bisognari-conoscerlaUn convegno al teatro S. Chiara organizzatodall'Osservatorio Sanità e Salute, presieduto dalsenatore Cesare Cursi, con proiezione del filmMr Beaver, protagonista Mel Gibson

Cittadini & Salute

RICERCA

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L’Istituto Superiore di Sanità il 22settembre ha pubblicato i risultati diuna ricerca dove le differenze di ap-partenenza sociale e culturale trapersone evidenziano patologie di-verse tra loro. Come se esistessero malattie da ricchi e

malattie da poveri, lo stesso tra persone dicultura e viceversa. I livelli di istruzionegiocano in tal senso un ruolo chiave.Diabete Tra quelli che hanno bassa

istruzione il 6,7% ha dichiarato di avereil diabete contro il 2,1% di pazienti dia-betici riscontrato tra chi aveva un ele-vato grado di istruzione.DepressioneAnalogamente tra chi ha

mostrato un basso livello di istruzione il6,3% si è dichiarato depresso contro il2,6% di pazienti tra i più istruiti.Asma Tra i meno istruiti il 3,6% ha af-

fermato di avere l’asma contro il 2,5% dipazienti tra i più istruiti.Bronco-pneumatia cronica ostruttiva

(COPD). Tra quelli coloro hanno bassaistruzione il 5,3% ha dichiarato di essereaffetto da COPD contro il 1,4% di pa-zienti con un più alto grado di istruzione.Pressione arteriosa Tra chi si è mo-

strato scarsamente qualificato dal puntodi vista dell’istruzione il 22% aveva la

pressione alta contro il 9,4% di colorocon valori elevati tra i più istruiti.Incidenti Tra quelli che hanno bassa

istruzione il 6,3% ha dichiarato di esserevittima di incidenti domestici e in am-bito scolastico durante le attività ricrea-tive contro il 5,1% di riscontrato tra chiaveva un elevato grado di istruzione.Fumatori abituali In questo caso la

forbice si accorcia: tra i meno istruitifuma il 21,1% e tra i più istruiti il 20%. Consumo di frutta e verdura Una

tendenza analoga che per il fumo si puòosservare tra i consumatori di frutta: trai meno istruiti ne consuma il 79,4% e lofa una proporzione identica (79,4%) trai più istruiti. Per la verdura, tra i menoistruiti ne consuma il 57,8% contro il62,5% tra i più istruiti.Ma la malattia non ha solo una classe

sociale, ha anche un genere: maschile efemminile. In tal senso il 29 settembre èstato presentato il Libro bianco sulle piùfrequenti cause di morte nel gentil sesso.Ne risulta che le malattie cardiovascolarinon hanno sesso né classe sociale.Nell’insieme rappresentano una tra le

principali cause di morte e di invaliditànell’Unione Europea e nei Paesi più in-dustrializzati sia per la loro diffusione,

in continua crescita, che per la mortalità.Nello specifico, l’indagine della III edi-zione del Libro Bianco sulla salute dellaDonna considera le malattie cerebrova-scolari non più una patologia stretta-mente maschile.Recenti studi condotti fra la popola-

zione femminile attestano infatti in Ita-lia ogni anno 130 mila decessi, di cui 33mila per infarto del miocardio, arri-vando così a numeri pari a più del tri-plo per il tumore della mammella. In generale aumento mortalità fem-

minile per malattie ischemiche delcuore pari a 8,56 per 10.000 con unapunta di 92,56 nella classe di età 75 annied oltre.La classificazione sociale delle malattie,

quindi il grado della sua emergenza, d’al-tra parte non è un problema solo italiano. Ci sono le patologie dei paesi ricchi, si

tratta di malattie causate dall’alimenta-zione, dall’inquinamento, dalla scarsa at-tività fisica, dal consumo di alcol etabacco. Abitudini che, dall’Occidente,si stanno diffondendo sempre più an-che nel Terzo mondo che aspira ai mo-delli di consumo dei Paesi ricchi. Secondo l’Organizzazione mondiale

della Sanità 36 milioni di morti dipen-dono da queste patologie. Va ricordatoche ogni anno nel mondo muoiono 57milioni di persone. Louise Salomé

Lotta di classe tra malattieDimmi di cosa sei ammalato e ti dico la tuaclasse sociale e intellettuale

Curiosità

Cittadini & Salute 2110●11

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L’anno scorso è stato il cavallo dibattaglia del governatore Renata Pol-verini. Oggi molti punti dove viene ef-fettuata la prevenzione, nel Lazio,restano chiusi. Lo evidenzia un servizio del Corriere

della Sera che fa di questa incongruità lavera novità dell’edizione 2011 per la LegaItaliana per la Lotta contro i Tumori (LILT)specificamente dedicata alla prevenzionedel tumore al seno.A ottobre riparte la campagna di sensi-

bilizzazione. Si evidenziano trecentono-vantacinque punti ai quali dedicarsi, mala realtà vera è ben diversa. Del restoquando si impronta una politica di ri-sparmi non si può recedere anche davantialla prevenzione. La prevenzione sembra non fare cassa

eppure fa risparmiare molti soldi allaSanità. La patologia neoplastica è causadi meno mortalità di un tempo ma è piùfrequente. Si prevede quest’anno sianodiagnosticati 41 mila nuovi casi. Saperla anticipare nelle sue evoluzioni

significa diminuire costi per cure e tera-pie, oltre all’innegabile vantaggio moraleed esistenziale della campagna. Ma, pare,quest’ultimo non essere più un argo-

mento d’attualità, le ragioni di economicasuperano ogni considerazione. Il tumore del seno non è una malattia

potenzialmente grave se individuata ecurata per tempo. Come sempre avvieneil suo proliferare dipende da alcune cel-lule della ghiandola mammaria che si tra-sformano in cellule maligne. Il problemaè quando queste cellule si distaccano daltessuto dove sono nate e circolano nelcorpo. Bisogna scongiurare che si arrivi aquesta fase. Quindi il tumore va stroncatoper tempo.Ma sulla malattia sono in arrivo novità

che fanno ben sperare. Dall’università diTorino, alcuni ricercatori hanno dimo-strato che le cellule tumorali resistentialla radio come la chemioterapia se-guono la caratteristica di attivare una ri-sorsa genetica.La ricerca è stata pubblicata sul Journal

of the National Cancer Institute. Ora i ri-cercatori stanno tentando di scoprire imeccanismi della radioresistenza perinattivarli e aumentare l’efficacia della te-rapia. Il problema consiste nel fatto cheil danno causato dalle radiazioni scatenala risposta di autoconservazione dellecellule malate.

Oggi la radioterapia è combinata con unfarmaco capace di bloccare la difesa dellecellule tumorali. Questo trattamento com-binato ha perciò eliminato le cellule tumo-rali in modo più efficace del solotrattamento radioterapico.Questi studi però, al momento, sono an-

cora in una fase sperimentale. Si ritieneche in tempi prossimi la somministra-zione di questo farmaco con la chemiote-rapia sarà la normalità del protocollo. Ma la migliore terapia resta sempre la

prevenzione della prevenzione. Cioè adot-tare il migliore stile di vita per scongiurareogni possibilità di insorgenza del male. L’Organizzazione mondiale della Sa-

nità nel ricordare i dati delle morti percancro - 3,2 milioni di morti l’anno, di cui2,6 milioni nei paesi a basso e medio red-dito - ha visto nel corretto stile di vital’arma di prevenzione migliore. E tra i mi-gliori stili di vita c’è anche l’attività fisica. L’inattività fisica è il quarto fattore di

rischio in ordine di importanza fra tutti idecessi a livello mondiale e il 31% dellapopolazione nel mondo non è fisica-mente attiva. Il cancro alla mammella sipuò ridurre svolgendo almeno 150 mi-nuti settimanali di moderata attività fi-sica di tipo aerobico... Questo perché adetta di tutti i medici, l’inattività fisica èun fattore di rischio per le malattie nontrasmissibili. John Dixton Carr

Campagna Nastro Rosa al nastro di partenzaNon basta la Pellegrini come testimonial perpubblicizzare la prevenzione al tumore. C’è biso-gno di finanziamenti veri per diffondere in modocapillare l’informazione e la prima prevenzione.

Regione

Cittadini & Salute22 www.cittadiniesalute. i t

Lo dicono le due Reti sentinella del-l’Istituto Superiore di Sanità presentatiin occasione del X Congresso Nazio-nale della Società di Malattie Infettivee Tropicali, effettuato il 6 ottobre inSardegna. La caratteristica di donna riguarda pre-

valentemente chi ha vita sessuale intensa.Secondo i dati riportati al Congresso unterzo delle pazienti ha un’età media ditrent’anni. Ma il dato più allarmante riguarda il

pianeta della comunicazione sulla tuteladella salute. Secondo gli stessi dati, infatti, il numero

di nuovi casi di donne con infezioni ses-sualmente trasmesse è rimasto stabile dal1991! Il tipo di malattie però è cambiato. Si tratta in molti casi di vaginosi batte-

riche, al 38% dei casi consistono in infe-zioni non specifiche. Ancora del tutto non spiegato il dato

per cui che dal ‘99 diminuiscono, mentresono in aumento dal 2004 le diagnosi dicondilomi (più noti come “creste digallo”), che riguardano un terzo dei casi,e le infezioni da Clamidia o l’Herpes geni-tale, relativi, per ciascuna specificità, il 6%delle pazienti. Non poteva che emergerela questione Hiv.

E tra le donne con infezione da trasmis-sione sessuale solo il 65% si è sottoposto altest. Di queste, il 5 per cento sono risul-tate positive. Sempre in tema di sesso non protetto la

tendenza sembra riguardare anche ilmondo femminile degli Stati Uniti, mapiù in particolare le donne cinquantenniche hanno deciso di gestire la loro vita inmodo disinibito.Ebbene, in questa categoria sociale

dove ci si aspetterebbe donne forte-mente emancipate si attesta una stra-grande maggioranza che fa sesso nonprotetto. Il monito e l’allarme sono stati lanciati

dai ginecologi americani con uno studiopubblicato su Journal of Consumer Affair. E anche qui c’è un vuoto che riguarda

strettamente il mondo della comunica-zione. Le campagne di informazione so-ciale relative alla necessità di fare sessoprotetto sono rivolte a un pubblico giova-nile, non a donne cinquantenni. Ad appesantire l’allarme sulla sessua-

lità concorre anche uno studio pubblicatosu Journal of Clinical Oncology. In questa ricerca la fellatio è accusata es-

sere una delle cause del cancro al cavoorale.

Esiste, infatti, un aumento di casi dicancro alla gola le cui origini sono addi-tate alla pratica del sesso orale. Il cancro alla bocca e alla gola trova una

radice comune con la diffusione del virusHPV, o Papilloma virus umano, quindidella diffusione del sesso orale: negli ul-timi dieci anni le diagnosi di cancro oralelegate al virus HPV sono triplicate. Sillogismo, questo incremento di casi

di cancro alla bocca e alla gola dipen-dono dal sesso orale. A rafforzare questa tesi c’è anche il

fatto che i casi di cancro orale correlati al-l’infezione da HPV sono in aumento,mentre quelli non correlati al virus sonoin diminuzione. Si tratta però di una tipologia di malat-

tia con una prognosi meno drammaticache quella più conosciuta. Conan Doyle

Sesso non protetto, il male delle donneIn Italia è stimato a quattro milioni il numerodelle donne colpite da malattie a trasmissionesessuale. Negli Usa sembra uno sport quellodelle cinquantenni che fanno sesso non protetto

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Curiosità