classifica europa

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CLASSIFICA DELLA LIBERTÀ DI STAMPA 2011-2012 EUROPA E EX-URSS Si accentuano le divergenze in Europa Unione Europea più eterogenea, i Balcani affrontano la sfida dell’ingresso nell’UE Mentre Finlandia e orvegia condividono nuovamente - per un ex-aequo - il primo posto, la Bulgaria (80° posto) e la Grecia (70°) confermano invece le loro condotte poco virtuose. Attacchi mirati e minacce di morte contro i giornalisti hanno segnato il 2011 della Bulgaria (80°), dove le preoccupazioni circa il pluralismo della carta stampata sono cresciute. In Grecia, la crisi economica ha evidenziato la fragilità dei suoi media in quanto i fotografi e i cameramen che hanno seguito le dimostrazioni e le rivolte sono stati esposti a condizioni simili a quelle che si vivono nelle zone di guerra. L’Ungheria è retrocessa di 17 posizioni arrivando alla numero 40, dopo aver adottato una legge che concede il controllo diretto sui media al partito che governa e dopo la riforma costituzionale dello scorso dicembre. Il precedente creato da questa legislazione, passata quasi sotto il silenzio degli Stati membri dell’UE, ha ulteriormente intaccato la credibilità morale dell’Europa. La costante preoccupazione per la protezione della segretezza delle fonti e per la capacità dei giornalisti investigativi di occuparsi di influenti figure vicine al governo, posiziona la Francia (38°) in una posizione deludente. L’Italia (61°), che ha ancora circa una dozzina di giornalisti sotto protezione, con le dimissioni di Silvio Berlusconi ha da poco voltato pagina dopo molti anni di conflitto d’interesse. Ciò nonostante il basso posizionamento in classifica porta ancora i segni del vecchio governo, soprattutto per il nuovo tentativo di introdurre una “legge bavaglio” e per l’intenzione di filtrare arbitrariamente i contenuti delle Rete. Entrambe le proposte, in extremis, sono state abbandonate. Nell’incredibile contesto del caso “News of the World, il Regno Unito (28°) ha destato preoccupazione per il suo approccio alla protezione dei dati personali e per la risposta alle rivolte scoppiate a Londra. Nonostante una condanna universale, il Regno Unito è www.rsfitalia.org Reporter senza frontiere [email protected]

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CLASSIFICA DELLA LIBERTÀ DI STAMPA 2011-2012

EUROPA E EX-URSS

Si accentuano le divergenze in Europa

Unione Europea più eterogenea, i

Balcani affrontano la sfida

dell’ingresso nell’UE

Mentre Finlandia e &orvegia condividononuovamente - per un ex-aequo - il primoposto, la Bulgaria (80° posto) e la Grecia(70°) confermano invece le loro condottepoco virtuose. Attacchi mirati e minacce di morte contro igiornalisti hanno segnato il 2011 dellaBulgaria (80°), dove le preoccupazionicirca il pluralismo della carta stampatasono cresciute. In Grecia, la crisieconomica ha evidenziato la fragilità deisuoi media in quanto i fotografi e icameramen che hanno seguito ledimostrazioni e le rivolte sono stati espostia condizioni simili a quelle che si vivononelle zone di guerra. L’Ungheria èretrocessa di 17 posizioni arrivando allanumero 40, dopo aver adottato una leggeche concede il controllo diretto sui media alpartito che governa e dopo la riformacostituzionale dello scorso dicembre. Ilprecedente creato da questa legislazione,passata quasi sotto il silenzio degli Statimembri dell’UE, ha ulteriormente intaccato

la credibilità morale dell’Europa.

La costante preoccupazione per laprotezione della segretezza delle fonti eper la capacità dei giornalisti investigatividi occuparsi di influenti figure vicine algoverno, posiziona la Francia (38°) inuna posizione deludente. L’Italia (61°),che ha ancora circa una dozzina digiornalisti sotto protezione, con ledimissioni di Silvio Berlusconi ha da pocovoltato pagina dopo molti anni di conflittod’interesse. Ciò nonostante il bassoposizionamento in classifica porta ancorai segni del vecchio governo, soprattuttoper il nuovo tentativo di introdurre una“legge bavaglio” e per l’intenzione difiltrare arbitrariamente i contenuti delleRete. Entrambe le proposte, in extremis,sono state abbandonate.

Nell’incredibile contesto del caso “Newsof the World”, il Regno Unito (28°) hadestato preoccupazione per il suoapproccio alla protezione dei datipersonali e per la risposta alle rivoltescoppiate a Londra. Nonostante unacondanna universale, il Regno Unito è

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rimasto aggrappato a una legge surreale chepermette al mondo intero di fare causa allastampa all’interno del suo territorio.

Il contrasto tra i tre Paesi Baltici si è acuito.L’Estonia (3°) è rimasta in cima allaclassifica ma Lituania e Lettonia sonoscese rispettivamente al 30° e al 50° posto,come risultato di grottesche decisionigiudiziarie e di una maggiore ingerenza deiservizi di sicurezza. Le relazioni tra il governo e i media sono inqualche modo migliorate in Slovacchia(25°) da quando Robert Fico, autoritario neisuoi metodi e volgare nel suo linguaggiocon i giornalisti, non è più primo ministro.

La crisi economica ha accentuato iproblemi dei Balcani. Utilizzo dei mediaper interessi privati o criminali,competizioni inique in mercati moltoristretti, autocensura da parte di uncrescente numero di giornalisti sottopagati:questi i principali problemi. La giustizia –con personale scarsamente formato, alleatacon il governo e spesso corrotta – sembrapiù interessata a vessare i media che a porrefine all’impunità per coloro che minaccianoo attaccano fisicamente i giornalisti. Èquesto il caso, ad esempio, della Bosnia-Erzegovina (58°), del Montenegro (107°),dell’Albania (96°) e della Macedonia(94°). Quest’ultima ha perso il 40% deisuoi media dopo la chiusura di PlusProdukcija, una società proprietaria di trequotidiani e della principale stazionetelevisiva privata.

La Turchia torna alle vecchie

abitudini, Azerbaijan e Bielorussia

chiusi nella repressione

La Turchia ha continuato la sua discesa,questa volta perdendo 10 posizioni finoalla 148. Nonostante un sistema mediaticoenergico e pluralista, il 2011 ha visto unadrammatica escalation della persecuzionegiudiziaria contro i giornalisti. Con ilpretesto di combattere il terrorismo,dozzine di persone sono state arrestateprima del processo, soprattutto nelleindagini sulla cospirazione di Ergenekon esul KCK, una presunta ramificazionepolitica del Partito dei Lavoratori delKurdistan. L’estensione senza precedentidella quantità di arresti e intercettazioni eil mostrato disprezzo per la riservatezzadelle fonti giornalistiche hanno aiutato areintrodurre un clima di intimidazione trai media.

In Russia (142°) il panorama della libertàdei mezzi d’informazione continua aessere deprimente. La condanna di duepersone per il duplice omicidio diAnastasia Baburova e Stanislav Markelovha aumentato le speranze ma alcuniaspetti del caso sono rimasti poco chiari;l’impunità rappresenta ancora la regolaper coloro che uccidono o attaccano igiornalisti. Condanne più pesanti per talicrimini e la depenalizzazione dei reaticommessi dai media hanno entramberappresentato novità positive ma l’impatto

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di queste riforme rimane ancora da capire,soprattutto in assenza di unariorganizzazione della legislazione anti-terrorista. Le manifestazioni senzaprecedenti avvenute nel dicembre 2011hanno inaugurato un periodo di incertezza;mentre alcune redazioni giornalistichesembra che stiano diventando più esplicite,l’apparato repressivo dello Stato è finorastato in grado di fronteggiare le varieribellioni.

Dopo aver violentemente represso leproteste pro-democrazia, sia la Bielorussia(168°) sia l’Azerbaigian (162°) sonobruscamente scese in classifica e si stannoavvicinando alle ultime posizioni. I loroleader, Alexander Lukashenko e IlhamAliyev, sono entrambi predatori dellalibertà di stampa e tutti e due hanno fattopagare ai media il modo in cui la loroautorità è stata messa in discussione esfidata per le strade: in Bielorussia più di100 giornalisti e blogger sono stati arrestati(e circa 30 di loro poi condannati), e lepersecuzioni ai media indipendenti el’espulsione di giornalisti stranieri sonoaumentate.

Non soddisfatta di questa repressioneindiscriminata, l’originale stile Batka(Padre) della Bielorussia è proseguito, pertrasformare i media in capri espiatori ditutti i problemi del Paese. Metodi analoghisono stati utilizzati in Azerbaigian, dove èstata prestata particolare attenzione allasorveglianza dei social network: alcuni

internauti sono stati in carcere solo peraver pubblicato sul web richieste dimanifestazioni. La violenza si èmanifestata a gran forza, con minacce,botte e rapimenti di giornalisti diopposizione e, per la prima volta in cinqueanni, un giornalista azerbaigiano è statoucciso.

Non più leader nel Caucaso del sud, laGeorgia (104°) sta pagando a caro prezzola violenta dispersione di unamanifestazione di opposizione, avvenutalo scorso maggio, e il persistentemaltrattamento di giornalisti e bloggersospettati di appoggiare la Russia. Lacrescita di 24 posti in classificadell’Armenia (77°) sembra straordinaria,ma in realtà è semplicemente tornata allaposizione di tre anni fa, prima dellaviolenta repressione avvenuta inoccasione delle controverse elezioni del2008. I media sono ciononostante soggettia una costante persecuzione giudiziaria ela portata dei danni richiesti in sede civileè spaventosa. L’autoregolamentazione èuna della principali sfide che devonoancora essere affrontate.

Nell’Asia centrale, il Kirghizistan (108°)ha voltato pagina, ottenendo il migliorposizionamento in classifica dell’AsiaCentrale, dopo un 2010 segnato dalleviolente agonie di una crudele dittatura edai massacri etnici interni nel sud delPaese. La situazione della libertà deimedia continua tuttavia a essere molto

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delicata, con attacchi fisici ai giornalisti einiziative repressive del Parlamento.

Il 2011 è stato un brutto anno per il vicinoTajikistan (122°), dove le autoritàcontinuano a brandire lo spettro di unaguerra civile e l’Islamismo radicale cerca diimbavagliare i media indipendenti.

La posizione del Kazakhstan (154°) èmigliorata solo perché tanti altri Paesi sonocrollati nella classifica di quest’anno. Neltentativo di mantenere una facciata distabilità a tutti i costi, le autorità kazachehanno intensificato la loro persecuzionedelle poche voci indipendenti e stannoanche cercando di ottenere il controllo diInternet.

Il contenuto online ha anche attiratol’attenzione delle dittature in Uzbekistan(157°) e in Turkmenistan (177°), chenon hanno registrato progressi. La popolazione turkmena ha accessosolamente ad una rete Intranet nazionaleestremamente censurata, ma la guerrad’informazione 2.0 è ormai aperta, anchegrazie alle risorse disponibili all’estero.

L’Ucraina (116°) ha guadagnato qualcheposizione rispetto al brutto risultato del2010, anno segnato dalla scomparsa delgiornalista Vasyl Klymentyev. Letendenze negative percepite dopol’insediamento del presidente ViktorYanukovich nel febbraio 2010 – ritornodella censura e molti attacchi fisici agiornalisti rimasti impuniti – hannotrovato conferma e sono purtroppoproseguite.

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