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Benessere animale Come e perché il benessere animale influenza le produzioni zootecniche classi 4 ITA Brignoli - corso di Zootecnia / Tecnica delle Produzioni Animali 1

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Page 1: Come e perché il benessere animale influenza le produzioni ... · La zootecnia in tempi moderni Nasce in questo modo un nuovo tipo di allevatore, sempre più orientato a grandi produzioni,

Benessere animaleCome e perché il benessere animale influenza le produzioni zootecniche

classi 4 ITA Brignoli - corso di Zootecnia / Tecnica delle Produzioni Animali

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Indice

Benessere animale! 2

Le origini del problema 2

La zootecnia del passato 2

La zootecnia in tempi moderni 4

L’emergere della questione “benessere animale” 4

La normativa! 7

Il Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n.146 7

Cos’è il benessere?! 10

Il benessere come condizione di equilibrio 10

L’assenza di benessere 11

La sindrome generale di adattamento 12

I meccanismi omeostatici 14

La valutazione del benessere ! 16

Metodi oggettivi, soggettivi, su singolo animale o su gruppo 16

L’ambiente di allevamento 16

I metodi di valutazione del benessere animale 17

Benessere e patologie animali! 23

Le patologie podali 23

Il piede: com’è fatto? 23

Perchè l’unghia è importante? 25

Ambiente di allevamento e salute dell’unghia 25

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Benessere animaleCome e perché il benessere animale influenza le produzioni zootecniche

LE ORIGINI DEL PROBLEMA

Il benessere delle bovine da latte incide sulla loro produzione

Il problema del benessere animale è sempre più rilevante nelle aziende zootecniche: in

maniera più o meno evidente, una carenza di benessere degli animali determina un peg-

gioramento del reddito dell’allevatore.

Le ricerche più recenti (C.R.P.A., marzo 2006) hanno dimostrato che gli interventi per

migliorare il benessere dell’allevamento di bovine da latte hanno come risultato una dimi-

nuzione dei costi dovuti al tasso di rimonta; un accorciamento del periodo di interparto;

un piccolo miglioramento della produttività; una diminuzione delle spese di alimentazio-

ne; una diminuzione delle spese in medicinali.

La zootecnia del passato

La zootecnia è tra le attività più antiche esercitate dall’uomo: abbiamo testimonianze ar-

cheologiche che ne collocano lo sviluppo già 12.000 anni prima della nostra era. Ma anco-

ra molto più antica è l’attività dell’uomo come cacciatore. In entrambi i casi, è di fonda-

mentale importanza l’abilità umana di osservare i comportamenti animali, cercare di in-

terpretarli, definire come essi possano rivelarsi utili all’uomo.

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Immagini da pitture rupestri della Val Camonica

Ogni attività umana legata agli animali, dunque, richiede un’interazione profonda tra

l’uomo e gli animali. Per le attività di allevamento, diventa molto rilevante la reciprocità

di questa relazione: la fisiologia ed il comportamento dell’animale diventano la base del

reddito per l’allevatore, ma è anche vero che l’allevatore diventa parte del mondo animale.

Nel corso dei millenni il rapporto tra l’uomo e gli animali allevati si è sostanzialmente evo-

luto molto poco: la differenza tra gli allevatori dell’epoca romana, del Medio Evo e del

‘600 (tanto per avere dei punti di riferimento) è molto minore di quanto non sia, ad esem-

pio, la differenza tra l’allevatore dell’inizio del ‘700 e quello di fine ‘800. Per lunghi secoli,

infatti, l’uomo ha allevato gli animali per averne qualche prodotto (un po’ di latte, qualche

uovo, saltuariamente un po’ di carne) per il consumo della famiglia e per qualche attività

di vendita al mercato; e ancora, soprattutto nel caso di animali di grande taglia, per sfrut-

tarne la capacità di tiro (bovini, asini, cavalli).

La visione del rapporto tra animale ed uomo, in tutta questa fase, è legata alla stretta con-

vivenza dell’allevatore con i suoi animali, che è spesso anche una convivenza fisica negli

stessi ambienti. Durante le sere invernali si va in stalla per stare caldi, ed in stalla, per lo

stesso motivo, si va a fare il bagno ai bambini; le galline nelle case rurali frequentemente

entrano ed escono dalla cucina in tutta libertà.

La prima e la seconda rivoluzione industriale sono i momenti storici in cui anche in cam-

pagna le cose cambiano in modo straordinario. Le campagne si spopolano e la popolazio-

ne inurbata deve rivolgersi ai negozianti per avere quel cibo che, prima di migrare in città,

ognuno produceva da se stesso o acquistava con facilità in paese. I contadini cominciano a

produrre molto più di quello che serve alle necessità di famiglia, e diventano agricoltori di

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professione. Chi produce di più, adattandosi alle richieste di un mercato che è quello delle

città, e riesce a vendere i propri prodotti, ha la possibilità di sfuggire alla miseria, incre-

mentare il proprio tenore di vita, far studiare i propri figli perché il vantaggio sociale si

consolidi per le generazioni successive.

La zootecnia in tempi moderni

Nasce in questo modo un nuovo tipo di

allevatore, sempre più orientato a grandi

produzioni, sempre più competente, sem-

pre più specializzato. Anche gli animali

vengono selezionati in modo diverso: essi

stessi dovranno essere molto produttivi e

molto specializzati. Al posto delle razze

bovine a triplice attitudine si affermano le

prime razze specializzate; al posto delle

vecchie razze autoctone pian piano si in-

troducono e si diffondono quelle razze

(suini, ovini, avicoli, conigli...) che si di-

mostrano più competitive per produzioni,

rese, precocità di sviluppo, fertilità.

La relazione uomo-animale si modifica

anch’essa: da compagno di vita e di fatica

l’animale diventa sempre di più strumento

di produzione, le cui prestazioni sono centrali per il reddito dell’allevatore e della sua fa-

miglia. Aumenta progressivamente il numero degli animali allevati nelle singole aziende, e

si passa da forme di allevamento estensive a forme di tipo intensivo. Di conseguenza an-

che le strutture zootecniche - stalle, porcilaie, gabbie - si modificano per ospitare sempre

più animali senza dover ampliare a dismisura le superfici necessarie all’allevamento.

Anche l’alimentazione degli animali cambia: nel caso dei bovini, ad esempio, il largo ricor-

so alle foraggere, che caratterizza l’allevamento estensivo, anche con ricorso al pascola-

mento, gradualmente si trasforma in un sempre più frequente ricorso a concentrati (gra-

nelle, mangimi di origine industriale) e sottoprodotti dell’industria alimentare.

L’emergere della questione “benessere animale”

Con il boom economico del secondo dopoguerra la sviluppo tumultuoso delle produzioni

animali comporta spesso un peggioramento complessivo delle loro condizioni di vita. Nel

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1964 viene pubblicato in Inghilterra il libro Animal Machines di Ruth Harrison. E’ una

critica molto forte alle condizioni in cui sono tenuti gli animali d’allevamento. Il libro su-

scita grande interesse in Gran Bretagna, e viene costituita una Commissione del governo

(1965) come strumento ufficiale di valutazione del problema.

Successivamente viene formato un comitato governativo permanente: il Farm Animal

Welfare Council (FAWC). Quest’ultimo elabora nel 1979, aggiornandola successivamen-

te (1992), una definizione del benessere basata su cinque libertà che devono essere ga-

rantite all’animale in allevamento:

1. libertà da sete, fame e malnutrizione, mediante accesso ad acqua fresca e pulita e

adeguata alimentazione che garantisca piena salute e vigore;

2. libertà dal disagio, mediante la predisposizione di un ambiente appropriato alla spe-

cie, con adeguati ripari e aree di riposo confortevoli;

3. libertà dal dolore, da ferite e da malattie, mediante prevenzione o rapida diagnosi

e trattamento;

4. libertà di esprimere comportamenti normali, mediante la predisposizione di spazi

sufficienti, strutture adeguate e contatti sociali con animali della stessa specie;

5. libertà da paura e angoscia, garantendo condizioni di vita e trattamenti che evitino

sofferenze mentali.

In seguito, il dibattito sul benessere animale si estende a livello europeo, e determina

provvedimenti di legge in numerosi paesi. Infine l’Unione Europea emana alcune diretti-

ve1 e regolamenti per uniformare i comportamenti nei paesi membri dell’Unione.

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1 La cosiddetta Direttiva dell'Unione Europea è uno degli atti che il Parlamento europeo congiunta-

mente con il Consiglio e la Commissione adottano per l'assolvimento dei loro compiti, come previsti

dal Trattato che istituisce la Comunità Europea. Gli altri strumenti di cui dispongono queste istituzio-

ni sono il regolamento, la decisione, la raccomandazione e il parere. Il regolamento è immediatamente

applicabile in tutti gli Stati membri mentre la direttiva vincola il singolo Stato membro (oppure più o

tutti gli Stati membri) cui è rivolta per quanto riguarda il risultato da raggiungere entro un certo ter-

mine, salva restando la competenza degli organi nazionali in merito alla forma e ai mezzi. (fonte: Wiki-

pedia)

!

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La normativaQuali norme regolano in Italia il benessere animale?

IL DECRETO LEGISLATIVO 26 MARZO 2001, N.146

Le norme generali per il benessere degli animali d’allevamento sono state indicate dalla

Direttiva europea 98/58/CE, che ha trovato applicazione in Italia con un apposito Decre-

to Legislativo.

Il Decreto Legislativo 146/01 fornisce alcune regole generali da applicarsi in tutta Italia

per la protezione degli animali, ma le singole Regioni e le Province possono usare para-

metri ancora più restrittivi o specifici.

Le norme contenute nel decreto definiscono azioni necessarie per garantire adeguate

condizioni di vita agli animali. Per esempio:

• provvedere a che gli animali siano accuditi da un numero sufficiente di addetti, i quali debbono avere adeguate capacità, conoscenze e competenze professionali;

• fornire agli animali malati o feriti cure appropriate e, eventualmente, isolarli in locali idonei;

• annotare su apposito registro i trattamenti sanitari effettuati;

• utilizzare materiali di costruzione non nocivi, lavabili e disinfettabili per i locali, i recin-ti, le attrezzature;

• mantenere il microclima in condizioni non dannose agli animali;

• assicurare libertà di movimento;

• provvedere un’adeguata illuminazione artificiale se quella naturale non è sufficiente;

• fornire agli animali allevati all’esterno un adeguato riparo dalle intemperie e dai predato-ri;

• assicurare l’accesso all’acqua, che deve essere idonea per quantità e qualità

(… eccetera …)

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Altre norme più specifiche sono state emanate in seguito per le galline ovaiole, per i vitelli,

per i suini, con le quali si specificano ad esempio le caratteristiche delle gabbie o le super-

ficie a disposizione per i capi.

Ad esempio, per i suini all’ingrasso vale la seguente tabella:

Queste disposizioni, che possono determinare la necessità di adeguare le strutture con

notevoli costi per l’allevatore, sono contenute nel D.Lgs. 53/2004.

Esse sono applicabili a partire dal 15 marzo 2004 nelle aziende nuove, o ricostruite, o adi-

bite all’allevamento del suino per la prima volta dopo l’entrata in vigore del Decreto stes-

so. Dal 1° gennaio 2013 queste norme diventano obbligatorie per tutte le aziende.

La vigilanza delle norme è affidata ai veterinari delle ASL. L’allevatore che non rispetta le

norme viene multato2, e in alcuni casi può essere costretto a chiudere l’allevamento fino a

quando non si adegua alle norme.

L’allevatore che non rispetta le norme per il benessere animale non può accedere né ai

finanziamenti previsti dal Piano di Sviluppo Rurale né ai finanziamenti previsti per l’entra-

ta dei giovani imprenditori in agricoltura.

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2 Le sanzioni amministrative previste vanno da €1500 a €10.000 circa. Nel caso le infrazioni siano

ripetute, le sanzioni amministrative vanno aumentate di una metà ed è prevista la sospensione da 1 a 3

mesi delle attività di allevamento. Gli eventuali reati riscontrati sono soggetti a denuncia, e seguono

l’iter previsto dalle norme penali.

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Cos’è il benessere?Cerchiamo una definizione.

IL BENESSERE COME CONDIZIONE DI EQUILIBRIO

In realtà, non è affatto semplice definire il benessere animale. Una definizione spesso cita-

ta è quella di Hughes:

"Stato di completa salute mentale e fisica nel quale l'animale è in armonia con il proprio

ambiente"

Alcuni studiosi pensano che l'animale sia in uno stato di benessere quando riesce a fron-

teggiare situazioni nuove. Ma se in un nuovo ambiente un animale cambia il proprio com-

portamento, rispetto a quello dimostrato dalla specie quando è allo stato brado, questo è

realmente sempre positivo?

Altri studiosi pensano al benessere come al sentimento di sé che provano gli animali. Ma,

anche ammesso di riuscire a interpretarlo correttamente, se un animale desidera ad esem-

pio mangiare più cibo, sarà veramente in una condizione di benessere se lo lasciamo man-

giare a volontà?

Altri studiosi ancora hanno un approccio di tipo naturalistico, e ritengono che l'animale

sia in una condizione di benessere quando può esprimere un comportamento naturale.

Ma quando un animale presenta comportamenti aggressivi, possiamo pensare che il suo

compagno aggredito sia in una condizione di benessere?

Infine, va notato che non ci sono semplicemente animali in condizioni di benessere e

animali che stanno male; per esempio, in un gruppo, si creano sempre delle gerarchie e gli

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animali che hanno livelli gerarchici diversi sono sicuramente in condizioni di benessere

diverse. Per esempio, il capo branco mangia più cibo rispetto all'animale che occupa il li-

vello gerarchico più basso.

È forse più facile definire un animale che non è in condizioni di benessere.

L’assenza di benessere

Distinguiamo però tra

• dolore fisico

• sofferenza

• stress

Il dolore fisico è dovuto alla presenza di recettori nervosi. Questi recettori fanno parte

del sistema nervoso e perciò tutti gli animali presenti in allevamento sono in grado di pro-

vare dolore fisico.

Bisogna però tener presente che i modi di esprimere dolore sono diversi nei diversi ani-

mali: ad esempio, un cane che soffre ulula, mentre una pecora rimane in silenzio per non

attirare i predatori proprio nel momento in cui non è capace di fuggire. Non bisogna per-

ciò pensare che un animale che non esprima dolore, non lo stia per questo neppure pro-

vando.

I meccanismi nervosi e i mediatori chimici legati alle sensazioni di dolore fisico sono iden-

tici per tutti gli animali, uomo incluso. Il taglio del becco nei volatili, ad esempio, causa lo

stesso dolore di un’amputazione.

La sofferenza è un sentimento spesso meno forte del dolore, ma caratterizzato dal pro-

lungarsi nel tempo. Per esempio, un animale selvatico che venga chiuso in uno zoo trova

per lungo tempo - forse per tutta la vita - uno stato di sofferenza.

Le cause della sofferenza possono essere molte: paura, frustrazione, stanchezza estrema,

perdita dei compagni, ansia, conflitto.

Lo stress è la risposta di un animale a condizioni ambientali avverse, quali ad esempio:

• vibrazioni dovute al trasporto su un automezzo

• rottura delle relazioni gerarchiche

• frustrazione per l'assenza di materiali con cui costruirsi il nido

• microclima inadatto alle sue caratteristiche fisiologiche

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Più in generale, possiamo riprendere qui le libertà esaminate più sopra, e rilevare che

ognuna di esse, se l’animale ne viene privato, può essere causa di stress.

Possibili cause di stress

La sindrome generale di adattamento

Una teoria interessante, usata per spiegare in che modo le condizioni esterne influiscono

sull’animale, riguarda la cosiddetta sindrome generale di adattamento. Questa teoria

sostiene che, messo in un ambiente non favorevole, un animale attraversa diverse fasi di

adattamento:

• allarme

• risposta

• esaurimento

L'allarme è una risposta che si esaurisce in un tempo breve, in quanto è dovuto ad uno

stimolo anch'esso breve. Per esempio, quando un estraneo entra in un allevamento di

maiali, i suini corrono immediatamente nell'angolo più lontano dal box. Se però rimania-

mo fermi, e se i suini non vengono solitamente maltrattati, torneranno presto ad avvici-

narsi incuriositi.

Se però lo stimolo è di tipo medio-lungo, l'animale elabora una risposta per mantenere

l'equilibrio rispetto all'ambiente.

Per esempio, nelle giornate calde i bovini, se hanno a disposizione un box esterno, preferi-

ranno sostare nelle parti in ombra; i suini cercheranno di distendersi a terra il più possibile

lontani uno dall'altro, con la pancia appoggiata sul pavimento di cemento. Quando gli

animali vengono trasportati per un viaggio lungo, reagiranno agli scossoni adattando la

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contrazione muscolare per poter restare in piedi (come facciamo anche noi in un autobus

affollato).

Se lo stimolo è di lunga durata, e più facilmente quando intervengono altre cause (cattiva

alimentazione, presenza di batteri …), l'equilibrio con l'ambiente può rompersi: l'animale

va incontro alla fase di esaurimento della risposta adattativa, e si possono verificare una

serie di eventi potenzialmente negativi:

• una forte produzione di ormoni (ACTH) per mobilizzare il glucosio

• una secrezione maggiore di adrenalina e noradrenalina, che determinano aumento

del battito cardiaco, della frequenza respiratoria, della pressione sanguigna

• un aumento della permeabilità capillare dovuto alla produzione corporea di istamina

Il risultato di tutti questi processi è una riduzione della crescita, l'arresto della sintesi pro-

teica, la diminuzione di fertilità, la facilità ad ammalarsi.

In particolare, si osservino le relazioni esistenti tra una situazione stressante e il quadro

ormonale di un animale:

Relazioni tra stress, ormoni e calo di produzione

Come si può notare, l’effetto lo stress va a influire su una lunga serie di ormoni, ognuno

dei quali è determinante per qualche funzione vitale.

L’effetto complessivo è una serie di sintomi aspecifici, che vanno ad investire praticamen-

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te tutte le attività produttive attese dall’allevatore.

Questi effetti (che vengono definiti “neuroendocrini”) a loro volta si inseriscono in un

quadro assai complesso. Se è tutt’altro che automatico che ad uno stress segua una perdita

di produzione, è anche vero che il controllo di un così gran numero di fattori è spesso

molto difficile. Tra di essi vi è anche il “programma psicologico” di un animale, cioè la

combinazione di eredità genetica e di memoria di eventi precedenti.

Dallo stimolo alla patologia

I meccanismi omeostatici

I meccanismi omeostatici hanno grande rilevanza nella fisiologia dell’animale. Essi sono

controllati da aree “antiche del cervello”, sviluppatisi cioè in fasi evolutive precedenti ri-

spetto alla neocorteccia che contraddistingue i mammiferi.

In particolare, ogni sensazione esterna (quindi ogni stimolo stressante) è convogliata dal

sistema nervoso periferico verso l’ipotalamo, che decifra gli stimoli esterni (luci, odori,

rumori, sensazioni di dolore, di caldo o freddo...) trasformandoli in stimoli interni (azione

di organi, secrezione di ormoni).

In particolare, sono sotto il controllo dell’ipotalamo:

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1. i ritmi biologici

2. la temperatura corporea

3. i comportamenti alimentari

4. il ricambio idrico (eliminazione di urine)

5. i comportamenti sessuali

6. le reazioni di rabbia

7. i comportamenti di paura

8. le secrezioni dell’ipofisi

A sua volta, l’ipofisi è una ghiandola endocrina che controlla numerosi altri organi, coin-

volgendo sia i cicli produttivi che quelli riproduttivi, la percezione del dolore o l’attività

del sistema immunitario.

In questo modo, ad esempio, uno stress (= sollecitazione dell’ipotalamo) prolungato de-

termina nell’animale un’attivazione dell’ipofisi; questa, a sua volta, induce risposte ormo-

nali nelle ghiandole surrenali, determinando una attivazione generalizzata dei processi in-

fiammatori (aumento della permeabilità capillare, aumento della produzione di macrofagi)

ed una diminuzione invece nelle risposte immunitarie specifiche (produzione di anticorpi).

Il risultato è una diminuzione delle capacità di difesa, con una maggiore frequenza di pa-

tologie, per la minore capacità dell’animale di elaborare risposte anticorpali ad eventuali

attacchi batterici, e per lo scarso effetto di barriera opposto dai tessuti corporei ai batteri,

causato dall’aumento di permeabilità capillare. È questo il caso delle malattie podali che

spesso accompagnano gli stress delle vacche da latte: lo zoccolo, per effetto della permea-

bilità capillare, diventa meno resistente ai batteri. In presenza di altri fattori concomitanti,

come ad esempio una pavimentazione sconnessa, o ristagni d’acqua sul terreno, o un

asporto di deiezioni poco frequente, il piede finisce per infettarsi.

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La valutazione del benessereSi può valutare il benessere animale?

METODI OGGETTIVI, SOGGETTIVI, SU SINGOLO ANIMALE O SU GRUPPO

L’ambiente di allevamento

È molto importante riuscire a valutare correttamente lo stato di benessere dell’animale.

Esso è molto legato all’ambiente di allevamento; perciò una osservazione dell’ambiente,

dei comportamenti animali, delle interazioni con l’uomo, è di solito un buon modo per

capire se l’animale è in condizioni di benessere oppure no.

Ma come definire l’ambiente di allevamento?

L’ambiente di allevamento è dato da quella serie di elementi esterni all’animale che ne condizio-

nano la vita e il comportamento.

Ne fanno parte, ad esempio:

1. il microclima (t°, umidità, velocità dell’aria)

2. la concentrazione di gas e polveri

3. il rumore

4. il tipo di stabulazione (singola/collettiva; fissa/libera; all’aperto/al chiuso)

5. lo spazio per capo

6. il tipo di pavimento (pieno, fessurato, con lettiera)

7. le condizioni igieniche ed i microrganismi presenti

8. il sistema di alimentazione (dimensioni e forme delle attrezzature per l’alimenta-zione, collocazione dei punti di alimentazione)

9. il sistema di distribuzione dell’acqua di bevanda

10. …

Vista la numerosità dei fattori, si può tentare di raggrupparli. Otteniamo, ad esempio, una

lista di questo tipo:

(a) fattori climatici: temperatura, umidità relativa

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(b) fattori fisici: eccessivo movimento, mancato riposo, parto, malattie, dolore

(c) fattori psicologici: formazione di gruppi, separazione dal proprio gruppo

(d) fattori sociali: contatto con l’uomo, competizione tra i capi del proprio gruppo

(e) fattori ambientali: spazi vitali disponibili, pavimentazione

(f) fattori metabolici: legati alla tipologia della categoria di animale, alle sue proprie caratteristiche, alla sua condizione fisiologica momentanea…

(g) fattori alimentari

E’ da notare che si tratta di fattori ad effetto additivo (si sommano l’uno all’altro) e ca-

paci di influire su tutta la carriera dell’animale.

I metodi di valutazione del benessere animale

Esistono oggi diversi sistemi di valutazione del benessere animale:

1. sistemi HACCP

2. test funzionali sulle attrezzature e sugli impianti

3. valutazioni soggettive

4. sistemi a indice aziendale (un esempio: IBA, Indice di Benessere dell’Allevamento,

CRPA, 2006)

1. Sistemi HaccpDiamo innanzi tutto una definizione di questi sistemi.

L'HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points) è un sistema di autocon-

trollo igienico che ogni operatore nel settore della produzione di alimenti de-

ve mettere in atto al fine di valutare e stimare pericoli e rischi e stabilire mi-

sure di controllo per prevenire l'insorgere di problemi igienici e sanitari e tutelare

così la salute dei consumatori (fonte: Wikipedia).

Si tratta dunque di un sistema che comporta azioni di valutazione e prevenzione dei rischi

sanitari, attuato dagli operatori addetti alla produzione di alimenti (quindi anche gli alleva-

tori) ed alla loro trasformazione (quindi tutta la filiera), e che ha lo scopo di evitare rischi

alla salute dei consumatori.

Il sistema HACCP è obbligatorio per chi trasforma i prodotti zootecnici nella propria

azienda (ad esempio chi ha un caseificio aziendale) o per chi effettua vendita diretta. Chi

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invece si limita alla produzione, raccolta e vendita o conferimento del prodotto ad aziende

di trasformazione è incoraggiato ad utilizzarlo ma non ne ha l’obbligo.

L’eventuale applicazione del sistema HACCP può giungere a mettere in evidenza, per il

legame esistente tra benessere e salute dell’animale, un rischio sanitario per il consumatore

derivato da una scarsa condizione di benessere dell’allevamento. In questo caso l’allevato-

re dovrà provvedere a rimuovere le cause del rischio.

2. Test funzionaliI test funzionali riguardano specifiche apparecchiature, di cui è possibile verificare con

strumentazione apposita l’effettivo efficace funzionamento.

È il caso, ad esempio, dell’impianto di mungitura: il suo periodico controllo consente di

verificare che tutti i parametri di funzionamento (livello del vuoto, riserva del vuoto, fre-

quenza di pulsazione, durata delle fasi di pulsazione...) siano regolari.

Ciò è molto utile per evitare all’animale stress prodotti dalle attrezzature.

3. Valutazioni soggettiveLe valutazioni soggettive sono tali perché derivano dall’osservazione di un tecnico che si

avvale di criteri precisi, ma senza usare sistemi di misurazione riferiti a dati oggettivi di

confronto.

Indicatori di benessere

Ad esempio, si possono usare osservazioni periodiche per analizzare il comportamento

degli animali, prendendo come criterio di valutazione l’etogramma della specie conside-

rata. Un etogramma è un repertorio di comportamenti considerati “normali” per la spe-

cie; quando la frequenza di un comportamento è alterata (un comportamento viene attua-

to più raramente o più frequentemente del solito), oppure si presentano comportamenti

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non tipici della specie (“stereotipie”), si può dedurre che il benessere dell’animale sia in

qualche modo disturbato o impedito.

La presenza di stereotipie (movimenti anomali, ripetitivi, invariabili, privi di finalità) è

considerata infatti generalmente come un sintomo di una prolungata situazione di frustra-

zione subita dall’animale.

Esempi di comportamenti “normali” per la specie bovina, rientranti nel suo etogramma,

sono:

• esplorazione

• locomozione

• alimentazione

• defecazione

• alzarsi e coricarsi

• grooming

• comportamenti sociali

• comportamenti sessuali

• interazioni madri-figli

Questi comportamenti vengono monitorati misurandone, ad esempio, la durata. Si può

registrare se gruppi diversi abbiano comportamenti diversi, e si può calcolare quanto

grande sia la diversità; ma, al momento attuale, non si può definire se un gruppo di anima-

li, che presenta una certa frequenza relativamente ad un dato comportamento, sia da con-

siderarsi nella norma oppure no.

Si possono anche usare schede di rilevazione per l’osservazione di aspetti particolari

dell’animale, e rilevare ad esempio lo stato generale degli animali:

mantello: lucente/opaco

liscio / arruffato

asciutto / umido

presenza / assenza di parassiti

pulito / sporco di feci

segni di malattie in atto: scoli nasali, oculari, dalla bocca

spurghi vaginali anomali

poca scioltezza di movimenti

mangiano in modo svogliato

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rumine poco pieno

atti respiratori frequenti (>70 al minuto)

lesioni podali, andature barcollanti

animali troppo magri / troppo grassi

feci di consistenza anomala, con muco

lesioni ai legamenti della mammella

lesioni ai capezzoli

Si possono osservare i comportamenti di riposta a stimoli, rappresentati da persone note e

ignote, oggetti, rumori:

tipo di risposta

tempo di latenza a interagire con l’uomo

distanza mantenuta con la fonte di stimolo

4. Sistemi a Indice AziendaleNumerosi studi in tutta Europa, coordinati nel progetto europeo Welfare Qualità, stanno

cercando di mettere a punto un sistema di valutazione che, in modo il più possibile ogget-

tivo, consenta di valutare il benessere di allevamento. Tre diverse schede offrono alcuni

esempi di criteri di valutazione.

ASPETTO DOMANDA ELEMENTO DI BENESSERE ESEMPI DI INDICATORI

Alimentazione

Gli animali sono alimentati e abbeverati ade-guatamente?

soddisfacimento delle esigenze nutrizio-nali Body Condition Score

soddisfacimento delle esigenze idriche Disponibilità di acqua

StabulazioneGli animali sono stabulati in modo razionale?

comfort durante il riposoFrequenza delle differenti po-sture

comfort termico Polipnea, brividi e orripilazione

facilità di movimento Scivolamenti, cadute

Salute

Gli animali pre-sentano un buono stato di salute?

assenza di escoriazioniValutazione dei danni a carico del tegumento e della carcas-sa, presenza di zoppia

assenza di malattieDiarrea, parassiti esterni, mor-talità

assenza di dolore indotto dalle pratiche manageriali

Mutilazioni routinarie (recisione della coda, decorazione, ecc.)

Comportamento

Il comporta-mento degli animali riflette stati emozionali positivi?

espressione del comportamento socialeAllogrooming, comportamento agonistico

espressione di altri comportamentiComportamento esplorativo, comportamenti anomali

rapporto uomo-animaleDistanza di fuga, test di avvici-namento

assenza di paura Test di neofobia

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INDICATORI D’ALLEVAMENTO

Allevamento

Sistema di allevamento (pascolo, stabulazione libera, legato)

Densità animali e dimensione gruppi

Disponibilità cuccette e spazio in mangiatoia

Dimensione cuccette e/o lettiera

Tipi di pavimentazione utilizzato nella zona riposo (materasso, sabbia, lettime ecc.)

Sistema di condizionamento ambientali (assestamento, umidificatori ecc.)

Caratteristiche in sala di mungitura (tipo impianto, dimensione sala d'attesa, cane elettrico, bagni podali, ecc.)Rinnovo lettiera

Alimentazione

Caratteristiche degli alimenti (foraggi e concentrati) e della dieta

Modalità di somministrazione (unifeed, tradizionale, autoalimentatori, ecc.)

Disponibilità a acqua (tipo, numero di dislocazione a sette di abbeverati)

INDICATORI DEGLI ANIMALI

Fisiologici

Frequenza cardiaca

Frequenza respiratoria

Parametri metabolici (es. glucosio, acidi grassi liberi)

Parametri endocrini (es. cortisolo)

Comportamentali

Interazione tra animali

Interazioni uomo-animali

Stereotipie

Sanitari

A) ESTERNIAspetto generale

Frequenza malattie (zoppie, mastiti, ritenzioni di placenta, metriti, dislocazione dell’aboma-so, collassi puerperali, diarree, blocchi ruminali, ecc.)Frequenza virosi (IBR, BVD, sinciziale, PI3, BHV4)

Presenza di parassiti, infezioni o lesioni cutanee

Stato nutrizionale (BCS)

Aspetto del pelo

Pulizia

Aspetto dell'occhio

Aspetto unghioni

Conformazione mammella e capezzoli

Attività ruminativa

Caratteristiche delle feci

Frequenza respiratoria

Presenza spurghi vaginali, scoli nasali, ecc.

Temperatura corporea

B) INTERNI (per valutare aspetti nutrizionale o patologici)

Parametri del latte (es. rapporto grasso proteine, cellule somatiche, urea, corpi chetonici)

Parametri delle urine (es. corpi chetonici)

Parametri ematici (es. urea, corpi chetonici, bilirubina, albumine, colesterolo, acidi grassi liberi)

Performance

Produzione di latte (assoluta, EVM, valutazione delle curve di lattazione)

Composizione del latte (grasso, proteine, caseine)

Fertilità (intervallo parto-concepimento, servizi per gravidanza, tasso di concepimento primo servizio)Longevità (es. tasso di rimonta, numero di lattazioni)

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Come si può vedere da questi esempi, le proposte sono veramente molte e molto diverse.

Ciò che le accomuna è il tentativo di rendere il più possibile oggettiva la valutazione del

benessere in azienda.

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Benessere e patologie animaliEffetti dello scarso benessere sulle bovine da latte

LE PATOLOGIE PODALI

Il piede: com’è fatto?

Osserviamo il piede del bovino dall’esterno:

Visione di lato

Visione da sotto

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L’interno del piede

Il dettaglio delle ossa e dei tendini

Il piede visto in sezione

Le unghie dei bovini sono quindi fatte di una scatola cornea, la parete, fatta di lamelle

(circa 1000 – 1500 per ogni unghione). Se vengono osservate in sezione trasversale, le la-

mine sembrano avere un aspetto pennato (si parla anche di cherafilla).

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La cherafilla

Oltre alla parete, troviamo uno strato equivalente al derma, composto da un tessuto sen-

sibile, dotato di vasi e nervi, e dei cuscinetti di tessuto connettivo.

La qualità del tessuto corneo, e dunque la resistenza dello zoccolo, dipende da molti fatto-

ri, tra i quali è fondamentale la nutrizione.

Sali minerali, energia, aminoacidi, vitamine (tra cui la biotina), acidi grassi: sono tutti fatto-

ri molto importanti nel processo di crescita e vitalità dell’unghia.

Tra le dismetabolie che influiscono sulla salute dell’unghia, predisponendola a infezioni e

lesioni, la più importante è certamente l’acidosi.

Perchè l’unghia è importante?

Se osserviamo la figura 2, vediamo che la superficie di appoggio dell’animale è molto ri-

stretta. La piccola area indicata deve sopportare un peso che, per una bovina da latte adul-

ta, è normalmente di circa 600 – 700 kg; per il toro di razza da latte si aggira sui 1000 –

1200 kg. Bovini da carne avranno, logicamente, pesi ancora superiori (rispettivamente 800

– 1000 kg e 1200 – 1400 kg).

Per poter sopportare un tale peso, occorre che il corno dell’unghia sia estremamente resi-

stente, sano, ben conformato e dotato di un equilibrato accrescimento. L’accrescimento è

anch’esso importante: se l’unghia è troppo lunga, o troppo corta, o troppo usurata sui

punti d’appoggio, o deformata, il peso dell’animale si sposta su zone meno resistenti del

piede, che si infiammano e causano dolorose zoppie.

Ambiente di allevamento e salute dell’unghia

Oltre ai fattori nutrizionali, nel mantenimento della salute dell’unghia entrano anche fatto-

ri ambientali diversi:

• agenti contaminanti ambientali: letame, feci, urine

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• umidità

• spazio a disposizione

• pavimentazione in stalla e nel paddock esterno

• ogni fattore di stress

1. Agenti contaminanti: la permanenza degli animali su lettiere sporche o su pavimenti

cosparsi di feci predispone, attraverso il continuo contatto con batteri, ad infezioni del

piede.

2. L’umidità determinata da lettiera bagnata perché rinnovata di rado, o da cuccette con

materassini di gomma non in grado di assorbire l’umidità corporea, porta il corno a

diminuire la propria resistenza all’ambiente ed al consumo. Se i pavimenti sono bagna-

ti, allora sono anche scivolosi, e questo può favorire traumi all’animale.

3. Se lo spazio a disposizione degli animali è insufficiente, si può verificare

a. che non tutti gli animali abbiano libero accesso alle aree di riposo, e permangano

in piedi più del dovuto;

b. che le cuccette o le zone di alimentazione siano mal dimensionate, e gli animali si

trovino con gli arti posteriori immersi nel liquame;

c. che gli animali non possano andare a bere e mangiare quando ne hanno necessità,

con conseguenti stress idrici e nutrizionali per gli animali di rango sociale inferio-

re;

d. che vi siano dei “colli di bottiglia” nella movimentazione di animali, con possibili-

tà di traumi. Una zona in cui tipicamente può crearsi un “collo di bottiglia” è la

zona d’attesa prima della sala di mungitura.

4. La pavimentazione in stalla è solitamente costituita da cemento pieno o fessurato.

a. Il cemento pieno ha un notevole potere abrasivo, dovuta alla sua reazione alcali-

na. Questo facilita l’iperconsumo dell’unghia e le zoppie. Per rimediare si può trat-

tare il pavimento nuovo con solfato di rame. Un altro problema è rappresentato

dalla scivolosità del calcestruzzo, cui si può rimediare con scanalature. Va prestata

però attenzione alle “bave” di cemento che possono così formarsi.

b. Se si sono scelti pavimenti fessurati, occorre evitarli per il bestiame da rimonta, in

quanto spesso la distanza tra fessure non è adatta alla dimensione del piede, che

quindi utilizza parti di suola diverse rispetto ai corretti punti d’appoggio.

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c. Si stanno diffondendo anche pavimenti rivestiti di gomma, che presentano però

gli stessi problemi di pulizia e umidità rispetto ai tappetini di gomma delle cuccet-

te.

d. Nelle sale di mungitura e nelle zone immediatamente adiacenti è frequente trovare

pavimenti in resina al quarzo, di notevole effetto antiscivolo ma di cui va ben

calcolata la tipologia per evitare o ridurre l’effetto abrasivo dei granuli di quarzo.

e. La soluzione rappresentata infine dalla lettiera permanente garantisce notevole

comfort all’animale ma presenta anch’essa numerosi problemi: la necessità di in-

genti quantità di paglia, la manodopera per distribuirla ed asportarla, l’ampiezza

dello spazio necessario (15 m2 a capo), l’effetto di macerazione del piede laddove

non viene sufficientemente rinnovata.

5. Per quanto concerne gli stress, va ricordato che nel caso di prolungato stress (vedi

Teoria generale di adattamento) uno degli effetti è rappresentato dalla produzione di

istamina, che aumenta la permeabilità capillare e, come risultato, indebolisce anche la

struttura del corno rendendolo più attaccabile dai batteri che inevitabilmente si trova-

no nell’ambiente.

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