come si 0architetta1 la nuova giunta? manu militari! · 2017. 2. 8. · a nche s e ancora, alla...

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A nche se ancora, alla luce della recente composizione con- siliare, sembrerebbe essere prematuro, in Consiglio Comuna- le il fermento, se non anche la tensio- ne, aumenta di giorno in giorno. Infat- ti dalla scomposizione del Gruppo del Pdl, originariamente composto da 6 consiglieri, sono nati 2 gruppi (uno costituito da 2 consiglieri ma anoma- lo): “Nuovo centro destra” del senato- re Pippo Pagano con Antonella Santo- noceto, Mario Marano, Angelo Spina e Francesco Longo e “Forza Italia” con Francesco Cardillo ed un “indi- pendente Pdl” cioé Orazio Scuderi. Questa ulteriore frammentazione si aggiunge ad un già ben variegato as- sortimento di gruppi in Consiglio. In- fatti ad oggi i consiglieri di maggio- ranza, che restano 12, sono sparpaglia- ti in 7 gruppi distinti. Ai 2 già citati si aggiungono “Articolo 4″ con Raffaele Musumeci e Carmelo Strazzeri, “Giar- re Futura” con Salvo Camarda ed An- gelo Turrisi, “Tutti per Giarre” con Giovanni Barbagallo e Vittorio Valen- ti e RilanGiarre con Vincenzo Manga- no. È innegabile che adesso si rivolu- zionino anche le dinamiche interne ad una maggioranza che, se fino ad oggi ha cercato di mostrare compattezza, adesso inevitabilmente mostra le pri- me crepe dovute sopratutto alla voglia di alcuni consiglieri che oggi non si sentono rappresentati in Giunta di sod- disfare legittime aspettative di parteci- pazione a scelte strategiche con, ad esempio, una partecipazione in Giunta o un maggiore peso nei lavori consilia- ri. Infatti, pur essendo la maggioranza composta da tutti gli uomini della pri- ma ora con il solo innesto di Raffaele Musumeci, cambiando la geografia dei gruppi consiliari mutano i rapporti di forza che si erano acclarati dopo le ele- zioni ed è inevitabile che questo pano- rama debba trovare un nuovo equili- brio. E se prima il sindaco Bonaccorsi avrebbe potuto permettersi di tempo- reggiare oltre, rimanendo sordo alle ri- chieste del gruppo Giarre Futura (col quale pare vi sia un accordo pre eletto- rale per un assessorato), adesso non può non rimboccarsi le maniche per di- panare questa intricata vicenda che, per quanto agli occhi dei non addetti ai lavori possa apparire irrilevante, oggi è strategica per il prosieguo dell’attività amministrativa. Primo nodo da scio- gliere, ed in tempi brevi, sarà la ricom- posizione delle commissioni consiliari dove appare ormai certo il cambio in corsa della presidenza della II com- missione, assegnata ad inizio legislatu- ra a Patrizia Caltabiano di “Città viva” ed al cui posto siederà certamente un consigliere di maggioranza, così come potrebbero essere a rischio la presiden- za della III commissione di Francesco Cardillo e della V di Salvo Camarda. Ma la partita più “calda” si gioca sul- l’eventuale ricomposizione della Giunta. Ad oggi, politicamente parlan- do, appare evidente che l’attuale rosa di assessori non rappresenti adeguata- mente le forze di maggioranza ed il probabile progetto del sindaco di man- tenere questi assessori almeno fino al- l’estate sembra tramontare inesorabil- mente. Attualmente in giunta dovreb- bero essere rappresentati il ”Nuovo centro destra” con Giovanni Finoc- chiaro e Nino Raciti e “RilanGiarre” con Piera Bonaccorsi, mentre sembra non avere nessun consigliere comuna- le di riferimento il vicesindaco Salvo Patané, anche se gli viene attribuito un buon “legame” con il sottosegretario Giuseppe Castiglione, anch’egli ap- partenente al “Nuovo centro destra”. Stante questa situazione le posizioni esposte a maggiore rischio di sostitu- zione sono appunto quelle di Patané e Bonaccorsi così come, a detta di alcu- ni, risulta ad oggi sovradimensionato nei ruoli il ”Nuovo centro destra” che, oltre ad i due assessori, annovera il presidente del Consiglio ed il presi- dente della IV commissione consiliare. Scalpitano infatti “Giarre Futura” che rivendica il rispetto di un accordo pre elettorale ed “Articolo 4″ che, da un ruolo da “socio sostenitore”, vorrebbe riconosciuto, invece, uno da protago- nista nella gestione amministrativa della città. Ma accontentare queste 2 formazioni potrebbe non bastare al sindaco che, per ottenere una quadra- tura del cerchio con le forze politiche, potrebbe giocarsi la carta delle nomine del pool di esperti (5 avvocati ed 1 commercialista) per cercare di bilan- ciare eventuali malcontenti in Consi- glio… Certo è che, per la prima volta, il sindaco dovrà applicarsi non poco per dipanare una matassa che rischia di ingessare i lavori consiliari proprio quando, ad esempio, all’ordine del giorno arriva il “famigerato” Regola- mento sulle strisce blu… >SETTIMANALE IDG di Giarre ANNO XXXIV • N. 4 • GIARRE, SABATO 15 FEBBRAIO 2014 • € 1,00 • A DIFFUSIONE REGIONALE • SPED. IN A.P. ART. 2 COMMA 20/B LEGGE 662/96 FIL. DI CATANIA • PUBBL. INF. 45% • www.gazzettinodigiarre.it Come si “architetta” la nuova Giunta? M anu Militari”! Proprio così: “Militarmen- te”! Locuzione, tuttora di uso comune, quando si vuole sottolineare che un’ope- razione è stata condotta con l’ausilio delle armi o – in senso metaforico – che una situazione si è sbloccata solo grazie alla forza. La locutio – usata largamente nella lin- gua latina, per indicare un insieme di due o più parole, tese ad esprimere un determinato concetto, e atta a costi- tuire un’unità lessicale autonoma – è diffusa nella lette- ratura classica a cominciare dal quarto secolo d.C.: si vedano, ma solo per indicare alcuni esempi, Servio (Commento all’Eneide, 8,652), Lucifero Cagliaritano (De regibus apostolicis, 7), Sulpicio Severo (Dialogus, 2,8,6; Chronica, 2,34,2) e poi Gregorio Magno (Epistu- lae, 4,20 e 6,35). Si rende, davvero, necessario agire, giovane ductor Matteo Renzi, “militarmente”: sì, alla luce delle tante, numerose imprese ordite da ogni parte del mondo politi- co nel tentativo di scoraggiarti, di bloccarti, perché tutto resti immutato, come per lunghi anni ci hanno abituati tutti lor signori, per non perdere i loro tanti privilegi nei quali stavano comodamente, mentre il popolo minuto vi- veva alla men peggio. Una vita, questa appunto del po- polo minuto, che man mano però si è ridotta, divenendo vera e propria infelicitas, E non solo, raggiungendo limi- ti mai prima conosciuti, neppure quando il Paese Italia era uscito dalle lunghe vicende della seconda guerra mondiale. Proprio così, dal momento che allora, per quanto la vita fosse grama, il popolo minuto guadagnava terreno: cresceva la speranza per un domani migliore. Tempi sicuramente duri, quelli vissuti sino a tutti gli anni Cinquanta, per divenire più vivibili negli anni Ses- santa e accettabili infine negli anni Settanta e Ottanta. A seguire poi un periodo di stasi, per giungere al terzo mil- lennio, caratterizzato da un lento ma inesorabile declino, ad una vera e propria disgrazia, a causa degli sperperi senza fine che la classe politica ha messo in campo, sì, d’intesa con il potere economico, e non solo nazionale, e con le banche acchiappa tutto. I cui risultati sono quelli che stanno ormai sotto gli occhi di tutti. Masse enormi di denaro utilizzati per ogni e qualsivoglia desiderio da soddisfare, senza ritegno alcuno: dalle case di lusso e dai piaceri più sfrenati alle gite nei luoghi più optabiles. Si- tuazioni, tutte queste, uscite alla luce del sole, appalesa- te, come per incanto, dagli organi di informazione. Mentre il popolo, sì, il cosiddetto popolo minuto, è sempre più costretto a stringere la cinghia, a mordersi le labbra, per l’impossibilità di vivere come invece vorreb- be: in pace nelle proprie famiglie e con la muta speranza di dare un avvenire ai propri figli, costretti, nel migliore dei casi, a lasciare il Paese Italia per trovare, come un tempo fecero i nostri padri, un quieto vivere all’estero. Una vicenda che torna purtroppo a galla – poveri tutti Manu militari! *** >CONTINUA A PAG. 2 > La solita “bolletta pazza”? No! Randazzo: notificata al Sindaco una maxi richiesta di circa un milione di euro relativa alla ricostruzione del dopoguerra > a pag. 6 > Promesse... “spazzate” dal vento? Luci ed ombre sulla tassa sui rifiuti, la più “amata” dai giarresi, tra le più alte d’Italia ma senza i necessari servizi collegati > a pag. 2 Corrado Petralia Giarre: maggioranza consiliare frammentata con 12 consiglieri sparpagliati in ben 7 grupppi e per il Sindaco si apre la delicata questione di garantire visibilità a tutti

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Page 1: Come si 0architetta1 la nuova Giunta? Manu militari! · 2017. 2. 8. · A nche s e ancora, alla luce della recente composizione con-siliare, sembrerebbe essere prematuro, in Consiglio

Anche se ancora, allaluce della recentecomposizione con-siliare, sembrerebbeessere prematuro, inConsiglio Comuna-

le il fermento, se non anche la tensio-ne, aumenta di giorno in giorno. Infat-ti dalla scomposizione del Gruppo delPdl, originariamente composto da 6consiglieri, sono nati 2 gruppi (unocostituito da 2 consiglieri ma anoma-lo): “Nuovo centro destra” del senato-re Pippo Pagano con Antonella Santo-noceto, Mario Marano, Angelo Spinae Francesco Longo e “Forza Italia”con Francesco Cardillo ed un “indi-pendente Pdl” cioé Orazio Scuderi.Questa ulteriore frammentazione siaggiunge ad un già ben variegato as-sortimento di gruppi in Consiglio. In-fatti ad oggi i consiglieri di maggio-ranza, che restano 12, sono sparpaglia-ti in 7 gruppi distinti. Ai 2 già citati siaggiungono “Articolo 4″ con RaffaeleMusumeci e Carmelo Strazzeri, “Giar-re Futura” con Salvo Camarda ed An-gelo Turrisi, “Tutti per Giarre” conGiovanni Barbagallo e Vittorio Valen-ti e RilanGiarre con Vincenzo Manga-no. È innegabile che adesso si rivolu-zionino anche le dinamiche interne aduna maggioranza che, se fino ad oggiha cercato di mostrare compattezza,adesso inevitabilmente mostra le pri-me crepe dovute sopratutto alla vogliadi alcuni consiglieri che oggi non sisentono rappresentati in Giunta di sod-disfare legittime aspettative di parteci-pazione a scelte strategiche con, adesempio, una partecipazione in Giuntao un maggiore peso nei lavori consilia-ri. Infatti, pur essendo la maggioranzacomposta da tutti gli uomini della pri-ma ora con il solo innesto di RaffaeleMusumeci, cambiando la geografia deigruppi consiliari mutano i rapporti diforza che si erano acclarati dopo le ele-

zioni ed è inevitabile che questo pano-rama debba trovare un nuovo equili-brio. E se prima il sindaco Bonaccorsiavrebbe potuto permettersi di tempo-reggiare oltre, rimanendo sordo alle ri-chieste del gruppo Giarre Futura (colquale pare vi sia un accordo pre eletto-rale per un assessorato), adesso nonpuò non rimboccarsi le maniche per di-panare questa intricata vicenda che,per quanto agli occhi dei non addetti ailavori possa apparire irrilevante, oggi èstrategica per il prosieguo dell’attivitàamministrativa. Primo nodo da scio-gliere, ed in tempi brevi, sarà la ricom-posizione delle commissioni consiliaridove appare ormai certo il cambio incorsa della presidenza della II com-missione, assegnata ad inizio legislatu-ra a Patrizia Caltabiano di “Città viva”ed al cui posto siederà certamente unconsigliere di maggioranza, così comepotrebbero essere a rischio la presiden-za della III commissione di FrancescoCardillo e della V di Salvo Camarda.Ma la partita più “calda” si gioca sul-

l’eventuale ricomposizione dellaGiunta. Ad oggi, politicamente parlan-do, appare evidente che l’attuale rosadi assessori non rappresenti adeguata-mente le forze di maggioranza ed ilprobabile progetto del sindaco di man-tenere questi assessori almeno fino al-l’estate sembra tramontare inesorabil-mente. Attualmente in giunta dovreb-bero essere rappresentati il ”Nuovocentro destra” con Giovanni Finoc-chiaro e Nino Raciti e “RilanGiarre”con Piera Bonaccorsi, mentre sembranon avere nessun consigliere comuna-le di riferimento il vicesindaco SalvoPatané, anche se gli viene attribuito unbuon “legame” con il sottosegretarioGiuseppe Castiglione, anch’egli ap-partenente al “Nuovo centro destra”.Stante questa situazione le posizioniesposte a maggiore rischio di sostitu-zione sono appunto quelle di Patané eBonaccorsi così come, a detta di alcu-ni, risulta ad oggi sovradimensionatonei ruoli il ”Nuovo centro destra” che,oltre ad i due assessori, annovera il

presidente del Consiglio ed il presi-dente della IV commissione consiliare.Scalpitano infatti “Giarre Futura” cherivendica il rispetto di un accordo preelettorale ed “Articolo 4″ che, da unruolo da “socio sostenitore”, vorrebbericonosciuto, invece, uno da protago-nista nella gestione amministrativadella città. Ma accontentare queste 2formazioni potrebbe non bastare alsindaco che, per ottenere una quadra-tura del cerchio con le forze politiche,potrebbe giocarsi la carta delle nominedel pool di esperti (5 avvocati ed 1commercialista) per cercare di bilan-ciare eventuali malcontenti in Consi-glio… Certo è che, per la prima volta,il sindaco dovrà applicarsi non pocoper dipanare una matassa che rischia diingessare i lavori consiliari proprioquando, ad esempio, all’ordine delgiorno arriva il “famigerato” Regola-mento sulle strisce blu…

>SETTIMANALE IDG

di Giarre

ANNO XXXIV • N. 4 • GIARRE, SABATO 15 FEBBRAIO 2014 • € 1,00 • A DIFFUSIONE REGIONALE • SPED. IN A.P.

ART. 2 COMMA 20/B LEGGE 662/96 FIL. DI CATANIA • PUBBL. INF. 45% • www.gazzettinodigiarre.it

Come si “architetta” la nuova Giunta?“Manu Militari”! Proprio così: “Militarmen-

te”! Locuzione, tuttora di uso comune,quando si vuole sottolineare che un’ope-

razione è stata condotta con l’ausilio delle armi o – insenso metaforico – che una situazione si è sbloccata solograzie alla forza. La locutio – usata largamente nella lin-gua latina, per indicare un insieme di due o più parole,tese ad esprimere un determinato concetto, e atta a costi-tuire un’unità lessicale autonoma – è diffusa nella lette-ratura classica a cominciare dal quarto secolo d.C.: sivedano, ma solo per indicare alcuni esempi, Servio(Commento all’Eneide, 8,652), Lucifero Cagliaritano(De regibus apostolicis, 7), Sulpicio Severo (Dialogus,2,8,6; Chronica, 2,34,2) e poi Gregorio Magno (Epistu-lae, 4,20 e 6,35).

Si rende, davvero, necessario agire, giovane ductorMatteo Renzi, “militarmente”: sì, alla luce delle tante,numerose imprese ordite da ogni parte del mondo politi-co nel tentativo di scoraggiarti, di bloccarti, perché tuttoresti immutato, come per lunghi anni ci hanno abituatitutti lor signori, per non perdere i loro tanti privilegi neiquali stavano comodamente, mentre il popolo minuto vi-veva alla men peggio. Una vita, questa appunto del po-polo minuto, che man mano però si è ridotta, divenendovera e propria infelicitas, E non solo, raggiungendo limi-ti mai prima conosciuti, neppure quando il Paese Italiaera uscito dalle lunghe vicende della seconda guerramondiale. Proprio così, dal momento che allora, perquanto la vita fosse grama, il popolo minuto guadagnavaterreno: cresceva la speranza per un domani migliore.

Tempi sicuramente duri, quelli vissuti sino a tutti glianni Cinquanta, per divenire più vivibili negli anni Ses-santa e accettabili infine negli anni Settanta e Ottanta. Aseguire poi un periodo di stasi, per giungere al terzo mil-lennio, caratterizzato da un lento ma inesorabile declino,ad una vera e propria disgrazia, a causa degli sperperisenza fine che la classe politica ha messo in campo, sì,d’intesa con il potere economico, e non solo nazionale, econ le banche acchiappa tutto. I cui risultati sono quelliche stanno ormai sotto gli occhi di tutti. Masse enormi didenaro utilizzati per ogni e qualsivoglia desiderio dasoddisfare, senza ritegno alcuno: dalle case di lusso e daipiaceri più sfrenati alle gite nei luoghi più optabiles. Si-tuazioni, tutte queste, uscite alla luce del sole, appalesa-te, come per incanto, dagli organi di informazione.

Mentre il popolo, sì, il cosiddetto popolo minuto, èsempre più costretto a stringere la cinghia, a mordersi lelabbra, per l’impossibilità di vivere come invece vorreb-be: in pace nelle proprie famiglie e con la muta speranzadi dare un avvenire ai propri figli, costretti, nel miglioredei casi, a lasciare il Paese Italia per trovare, come untempo fecero i nostri padri, un quieto vivere all’estero.Una vicenda che torna purtroppo a galla – poveri tutti

Manu militari!

***>CONTINUA A PAG. 2

> La solita “bolletta pazza”? No!

Randazzo: notificata al Sindaco una maxirichiesta di circa un milione di euro relativaalla ricostruzione del dopoguerra

> a pag. 6

> Promesse... “spazzate” dal vento?

Luci ed ombre sulla tassa sui rifiuti, la più“amata” dai giarresi, tra le più alte d’Italiama senza i necessari servizi collegati

> a pag. 2

Corrado Petralia

Giarre: maggioranza consiliare frammentata con 12 consiglieri sparpagliati in ben 7grupppi e per il Sindaco si apre la delicata questione di garantire visibilità a tutti

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2 N. 4 • Sabato 15 Febbraio 2014 giarre>SETTIMANALE IDG

di Giarre

da pag. 1 - Manu militari!

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Editore: Società Cooperativa di Lavori

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Nuova edizione 16-12-1994

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>SETTIMANALE IDG

di Giarre

Sul finire dello scorso anno icittadini Giarresi hanno fatto iconti anche con la tassa sui ri-fiuti del 2013 nonostante che,nello stesso anno, avessero fi-nito di pagare quella del 2012.

L’Ente comunale, tuttavia, ha inviato dellerichieste di pagamento meno elevate rispet-to alle precedenti, così come previsto dalladelibera del Consiglio comunale (n. 86 del29/11/2013) ed annunciato dal Sindaco Bo-naccorsi durante la pubblica assemblea del12 ottobre scorso. Tale riduzione dovevaammontare al 10% e prevedere, inoltre, ilrimborso proveniente dai precedenti paga-menti per il quale l’Ente comunale ha incassato dipiù (il 110%) rispetto al costo totale del servizio.

Nella realtà, l’Amministrazione comunale hadovuto rimandare tale rimborso all’aprile di que-st’anno, e l’importo della bolletta si è abbassato,esclusivamente, in quanto sono stati eliminati dalcomputo la maggiorazione e l’addizionale “exECA” che gravavano ognuna, rispettivamente, diun 5%. Quindi, in totale, si ha il 10% che venivaaggiunto sull’ammontare della tassa sui rifiuti. Iminori incassi saranno, tuttavia, recuperati dal-l’aumento dell’addizionale Irpef. I costi per me-tro quadro sono quasi i medesimi e tra i più altid’Italia: ad esempio 4,35 €uro al metro quadroper le abitazioni, 8,50 €uro al mq per negozi digeneri non alimentari, 16,81 €uro al mq per su-permercati ed ipermercati, 18,66 €uro al mq per ipubblici esercizi che somministrano bevande.

Nel 2013, tuttavia, la tassa sui rifiuti (Tarsu)è diventata tassa sui rifiuti e sui servizi (Tares) inquanto ai cittadini è stato richiesto, in più rispetto

al passato, di contribuire sui cosiddetti servizi“indivisibili” (pubblica illuminazione, polizia lo-cale, anagrafe, la manutenzione del verde pubbli-co e delle strade) per una quota pari a 30 centesi-mi al mq, riservata allo Stato (introdotta dall’art.14 comma 13 DL. 201/11). Tutto ciò accade aGiarre mentre, dalle cifre ricavabili dal bilanciodi previsione 2013, recentemente approdato e vo-tato dal Consiglio comunale, aumenta ancora leg-germente per l’Ente il costo del servizio di rac-colta e smaltimento dei rifiuti (da 4.693.641,65€uro del 2012 siamo passati a 4.808.250,00 €uronell’anno 2013). Il dato sulla lotta all’evasioneappare, invece, basso ed invariato negli ultimidue anni: appena 50.000,00 €uro nell’ultimobiennio, rappresentano poco più dell’1% del co-sto del servizio, un’inezia se consideriamo chenel nostro territorio esistono oltre 29.000 unitàabitative ed appena 14.000 utenti che ricevono labolletta (da questo dato sono pure escluse le im-prese e si desume, quindi, un congruo numero di

utenti non conosciuti dall’Ente).Inoltre Giarre, per diverse motivazio-

ni di natura tecnica, ha ricevuto due K.O.sul piano dei rifiuti da parte della Regionee, pertanto, continua a non disporre delpiano e di un’isola ecologica. Da sottoli-neare, ancora, l’assenza di collaborazioniricercate con le città attigue, che permet-terebbero di ottimizzare i costi e condivi-dere delle aree. Così, il servizio di raccol-ta di rifiuti, da parte dell’Amministrazio-ne a favore dell’attuale gestore, è statoprorogato fino al prossimo aprile e non siconosce ancora una data certa, ma solodelle presunzioni, per l’inizio della rac-

colta differenziata. Ecco perché, visto l’attualepanorama, ci si potrebbe chiedere quali speranzedi riduzioni della tassa si potranno garantire nel-l’immediato futuro al cittadino.

Intanto, l’effetto “contemporaneo” di questasituazione è l’impossibilità del cittadino di confe-rire rifiuti differenziati o ingombranti presso lavicina isola ecologica di Riposto in quanto, taleservizio, è ormai riservato ai soli residenti delComune marinaro. Pure il servizio di raccolta de-gli ingombranti risulta sospeso ormai da mesi.Causa della situazione è certamente la cattivapianificazione della gestione dei rifiuti da parte dichi ha amministrato nel passato la nostra città.Certo, nel presente la situazione non migliora, equindi, se nel nostro territorio proliferano anchedelle microdiscariche, non diamo la colpa solo aicattivi costumi dei concittadini.

Armando Castorina

Luci ed ombre sulla tassa sui rifiuti, la più “amata” dai Giarresi, tra le più alte d’Italia

Promesse... “spazzate” dal vento?

Il processo di massificazione e diomologazione scatenato dal fe-nomeno della globalizzazione,

ha determinato un appiattimento deivalori tale da annebbiare la vistadell’osservatore critico che tenta diriconoscere, tra i componenti del-l’universo che lo circonda, i soggetticui dare credito. Forse, solo ricor-rendo all’espediente della deconte-stualizzazione dell’individuo esa-minato, chi indossa i panni dell’os-servatore potrebbe riuscire nell’im-presa di carpire la vera essenza checaratterizza la persona oggetto dellesue indagini. Premesso ciò, esistonoalcuni soggetti i quali hanno com-preso che remare controcorrenterappresenti l’unica strategia daadottare, al fine di non degradare lapropria quotidianità a frammentodell’esistenza improntato, esclusi-vamente, alla tutela della propria so-pravvivenza.

Il declino scaturito dal persegui-mento di una politica i cui meccani-smi inducono l’individuo ad unifor-marsi ad un determinato modello,ha suggerito, a quanti hanno intravi-sto in questa dinamica il rischio didover rinunciare al proprio io, l’ideadi impugnare la propria identità e ri-vendicarla, al fine di lanciare unmessaggio denso di quel fascino chesolo un’immagine improntata alladiversità racchiude. Secondo questavisione, quindi, solo sposando quel-

l’atipicità che rappresenta una cesu-ra rispetto ai condizionamenti gene-rati dall’appartenenza a un microco-smo, l’essere umano può riconqui-stare autorevolezza e autonomia.Nella società odierna, sottrarsi al-l’omologazione potrebbe rappre-sentare un rischio per la qualità del-l’esistenza, ma l’insipido risvolto diuna scelta condivisa comincia asuggerire a qualcuno di provare unastrada alternativa.

È su questo aspetto che conver-gono i pensieri di Bonaccorsi e delgiornalista Buttafuoco, durante l’in-contro svoltosi, presso la Sala“Messina”. Il Sindaco di Giarre, inlinea con il pensiero del giornalistade “Il Foglio”, secondo cui l’uomodebba avere un’identità e nonun’appartenenza, ricorda, infatti, diaver appoggiato, nella sua prece-dente esperienza amministrativa aCatania, un Sindaco (non più in ca-rica) come Stancanelli, distintosiper la sua propensione a privilegiareun interesse generale che non era lasommatoria di interessi particolari.Bonaccorsi addebita, pertanto, l’ul-timo insuccesso elettorale di Stan-canelli a quel provvedimento impo-polare che indusse quest’ultimo adinnalzare gli oneri fiscali e ad ap-provare un piano delle partecipateche, sostanziandosi nella cessionedi queste, infliggeva un duro colpoad un privilegiato strumento di

espressione del clienteli-smo.

Riallacciandosi alla dis-sertazione di Bonaccorsi,secondo cui occorrerebbeaffrancarsi dai vincoli dimatrice ideologica o partiti-ca, Buttafuoco esplicita tut-ta la sua rabbia per una sub-cultura che ha portato il po-polo siciliano ad essere, nonsolo mercè delle istanze al-trui, ma anche ostaggio delle logi-che dell’invasore di turno, tese aldepauperamento della nostra terra.Egli, poi, stigmatizza l’autonomia,in quanto la storia della Sicilia ciracconta di un popolo soggetto a do-minazioni che testimoniano l’inca-pacità “sicula” di essere comunità ingrado di preservarsi.

Il giornalista esprime anche tut-ta la sua amarezza, non solo per gliinganni di una sedicente politica lo-cale che indossa i panni della reden-trice, ma anche per la costante invo-luzione conosciuta da una regionesempre più lontana dalla cultura im-perniata sulla sacralità del libro. Laperdita di consapevolezza del valorecommerciale e umano che un libropuò racchiudere ha, infatti, trasfor-mato la società siciliana in unarealtà ulteriormente schiava di unmercato alieno al patrimonio di ri-sorse isolane.

Diversamente, i tempi rispolve-

rati dal giornalista e afferenti allasua opera “Il dolore pazzo dell’a-more”, sono quelli di una società incui i figli, assorbendo i contenuti deiracconti tramandati oralmente, assi-milavano un patrimonio di cono-scenze che li rendeva, oltre che sici-liani, cittadini del mondo. La rifles-sione sull’amore come sentimentoche assume un profilo eterno quan-do matura la consapevolezza del di-stacco, sembra, nella raccolta dei“cunti” in questione, un espedientecon cui l’autore si rifugia, nostalgi-camente, in quel passato lontanodalle amarezze di un arido presentesiciliano. Ma sarebbe riduttivo limi-tarsi a tale disamina. Abbeverarsidel dolore che gocciola dall’amoreperduto, significa infatti, oltre cherivivere la percezione sensoriale dicerti momenti, custodire la propriastoria personale e dunque non rinne-gare se stessi.

Umberto Trovato

I “cunti” del demistificatoreRoberto Bonaccorsi, Primo cittadino di Giarre,

elegge Pietrangelo Buttafuoco a icona rappresentativadella sua filosofia di vita

Sabato scorso l’elegante Sala degli specchi del Palazzo muni-cipale di Giarre ha ospitato un convegno organizzato dalLions club Giarre-Riposto, presieduto dal dott. Carmelo Di

Natale, sull’attuale tema: “La riforma nel diritto di famiglia: 1975-2013”. I lavori sono stati aperti dai saluti dei Sindaci di Giarre,dott. Roberto Bonaccorsi, e di Riposto, dott. Enzo Caragliano.Quindi, alla presenza di un folto ed interessato pubblico (tra cui ilGiudice di Pace coordinatore di Giarre avv. Gaetano Gullotta, ilpresidente dell’Associazione Giarrese Avvocati, avv. GiuseppeFiumanò, gli assessori di Giarre, dott.ssa Piera Bonaccorsi e di Ri-posto prof. Gianfranco Pappalardo Fiumara), il presidente Di Na-tale ha introdotto il tema sottolineando come il club service debbaoccuparsi anche di tematiche attuali e sociali.

Ha preso poi la parola il notaio dott. Filippo Patti, condirettoredella scuola di notariato di Catania e socio fondatore del Lions lo-cale, che si è soffermato, in particolare, sulle questioni relative alregime patrimoniale della famiglia, e spiegando la differenza traseparazione e comunione dei beni, avvalendosi della sua plurien-nale esperienza professionale, ha precisato come non sempre il re-gime di comunione sia conveniente per la famiglia, auspicando unritorno a quello di separazione.

È poi intervenuto il secondo relatore, il dott. Giuseppe Fichera,magistrato del Tribunale di Catania, il quale ha illustrato i passag-gi legislativi che, dal 1942 al 1975 fino alle recentissime leggi del2012 e 2013, hanno portato all’equiparazione dei figli, cancellan-do la distinzione tra legittimi, illegittimi e poi naturali; nonché l’e-liminazione della potestà patria e genitoriale fino all’introduzionedella “responsabilità dei genitori”.

Il convegno è stato chiuso dal presidente del consiglio dei go-vernatori Lions avv. Salvatore Giacona, da sempre vicino al soda-lizio giarrese, il quale ha rivolto il proprio apprezzamento sia agliillustri relatori che agli organizzatori.

Mario Vitale

Sotto il segnodei tempi

Convegno Lions al Palazzodi Città di Giarre su “La riforma

del diritto di famiglia”

Come era nelle previ-sioni una grande par-tecipazione di amanti

dell’escursionismo, con oltre200 partecipanti, ha portatoal successo la diciannovesi-ma edizione della manifesta-zione eno-sciistica Vineve2014, organizzata dal ClubAlpino Italiano, sez. di Giar-re, nell’ambito del program-ma annuale di attività pro-mozionali.

Dopo la lunga esperienza delpassato si considera la manifesta-

zione uno degli appuntamenti clas-sici per gli appassionati della mon-tagna. Testimonianza ne è il coin-

volgimento della maggiorparte delle sezioni sicilianedei CAI (Catania, Messina,Linguaglossa, Polizzi Gene-rosa, Novara di Sicilia, Aci-reale), assieme ai componentidell’associazione “Etnaviva”ed una folta rappresentanzadel CAI di Cosenza e ReggioCalabria. Un appuntamentoche ha registrato la preziosacollaborazione del Comando

dei Carabinieri di Sant’Alfio, delSoccorso Alpino del Corpo Foresta-le e delle guide del Parco dell’Etna,

che hanno assicurato l’ assistenza ela sicurezza dei partecipanti.

Il percorso, come ogni anno, hainteressato i territori altomontani ditre Città del Vino dell’Etna(Sant’Alfio, Piedimonte Etneo eLinguaglossa), con partenza dal Ri-fugio Vitelli, percorso che si è sno-dato attraverso il sentiero natura deiMonti Sartorius ed arrivo al Rifugiodi Monte Baracca, recentemente ri-strutturato dalla Provincia regionaledi Catania, che ha offerto un libroomaggio a tutti i partecipanti.

Sonia Santamaria

Un abbraccio alla montagnaLa diciannovesima edizione della manifestazione eno-sciistica “Vineve”

ha fatto registrare una grande partecipazione di escursionisti

noi! – dopo aver assaporato anni di un qual certo benessere. Daqui, allora, deve incominciare, giovane ductor Matteo Renzi, il tuoper nulla facile compito di far cambiare verso all’Italia. Senza ti-more alcuno e se necessario anche “Manu militari”, sì, “militar-mente”, dal momento che le resistenze al cammino da te intrapresosono state, sin dai primi tuoi passi, tante, numerose.

Questo, allora, dev’essere il tuo motto: “Frangar, non flec-tar”!

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caleidoscopio 3N. 4 • Sabato 15 Febbraio 2014

>SETTIMANALE IDG

di Giarre

Humana consiliaHumana consiliadi Urty Tagay

Questo motto, tuttora usato, è piuttosto tardo,tant’è che appartiene al latino volgare. Lo si ve-da, ad esempio, al verso 43 dell’“Ad Astrala-

bium” di Pietro Abelardo (1079 – 21.4.1142): «Factisnon verbis sapientia se profitetur» (“La sapienza traeprofitto dai fatti e non dalle parole”). Un modo di dire,“Facta, non verba”, che, per la verità, era anche attesta-to in ambito classico: esso, infatti, può essere, a ben ri-flettere, collegato al contrasto fra “factum” e “verbum”,che tanta e così importanza ebbe non solo nella retoricagreca ma anche in quella latina. E infatti, il motivo del-l’opera che deve essere compiuta non a parole, ma con ifatti, o quello dei fatti che devono comprovare le parole,è evidenziato, ad esempio, in Cicerone (De amicitia,20,72): «Qui hac opinione non modo verbis, sed etiamope levandi sunt», e cioè “Bisogna cercare di liberarecostoro da tale opinione, non solo con le parole ma an-che con i fatti”, oltreché in Seneca (Lettere a Lucilio,20,1): «Verba rebus proba», ovvero “I fatti devono pro-vare la bontà delle parole”.

A questa tradizione, che contrappone una politica diparole ad una di fatti, si collegano anche due passidell’“Eneide” (XI,378-379): «Larga quidem, Drance,semper tibi copia fandi / tum, cum bella manus po-scunt»: “In larga fiumana, o Drance, tu spargi parole /proprio quando la guerra ne urge ad agire”; e ancora«Sed non replenda est curia verbis, / quae tuto tibi ma-gna volant» (XI, 380-381): “Ma non di parole che volansuperbe, / da te riparato al sicuro si deve colmare la sa-la”. Mentre Livio (Storie, VIII, 22,8) definisce la stirpedei Greci: «Lingua magis strenua quam factis», ovve-rossia “Più valente nella lingua che nell’azione”.

E infine, va rilevato che vari proverbi moderni sonoimparentati con il medievale «Verbum laudatur, si talefactum sequatur»: “Le parole vengono lodate, se sonoseguite dai fatti”. Si veda, ad esempio, «Detto senza fat-to ad ognun pare misfatto», per non dire che il motto«Fatti, non parole» è frequente in tutte le lingue. Si leg-ge, ad esempio, in “Zazie nel metrò” dello scrittore fran-cese Raymond Queneau (Le Havre 21.2.1903 – Parigi25.10.1976): «Tu causes, tu causes, c’est tout ce que tusais faire»: “Parli, parli, è tutto quello che sai fare”. Pernon dire ancora che una tradizione parallela afferma che«Chi parla molto realizza poco», espressione che ha unprecedente nel motto medievale «Mare verborum guttarerum»: “Mare di parole, goccia di fatti”.

Facta, non verba

Fatti, non parole

Nell’agosto del 1865 nei Can-tieri del Regio Arsenale diCastellammare di Stabia, su

progetto dell’Ispettore Generale Giu-seppe De Luca, fu impostata la RegiaFregata Corazzata ad elica denomina-ta “Principe Amedeo”. Il varo dell’u-nità avvenne il 15 gennaio 1872 el’allestimento si completò il 15 di-cembre 1874.

Si trattava di una nave con scafoin legno e corazza riportata in ferro.Entrò in servizio nel 1875. Aveva undislocamento di 5.854 tonnellate che,a pieno carico, raggiungeva le 6.274tonn. Le dimensioni erano: lunghezzametri 79,70; larghezza metri 17,50;ed una immersione di metri 7,50. Eradotata di un impianto di propulsionecon una motrice alternativa a vapore asingola espansione, la potenza svilup-pata era di 3.130 hp, con 6 caldaie ci-lindriche ed una elica. L’armamentovelico, a brigantino a palo, era for-mato da due alberi con vele quadre edun albero per vele auriche (a formatrapezoidale), la superficie velica to-tale era di 3.800 mq. Raggiungevauna velocità di 13 nodi ed aveva unaautonomia di 1.780 miglia con la ve-locità di 10 miglia orarie. Per l’im-pianto di produzione del vapore, le 6

caldaie consumavano 580 tonn di car-bone. L’equipaggio era formato da548 persone.

Le navi di questa classe, furono leprime corazzate interamente proget-tate e costruite in Italia e furono nelcontempo le ultime corazzate conscafo in legno. Mostravano un mi-glioramento rispetto a quelle dellaclasse Roma, ma essendo state varatedopo 10 anni, dalla loro impostazio-ne, risultarono superate al momentodell’entrata in servizio. L’unità era di

scarso valore bellico e non prese maiparte ad azioni, ma venne utilizzatanei servizi coloniali.

La notte del 25 luglio 1879 alleore 3,40 la Principe Amedeo, davantila costa di Riposto, venne in collisio-ne con la nave della Società Naviga-zione Florio “Mediterraneo”, che erastata varata nel 1863 ed aveva unastazza lorda di 1.664 tonn.

Il 12 giugno 1881 era presente aCastellammare di Stabia al varo del-l’incrociatore Flavio Gioia assieme

alla corazzata Duilio e all’arieteAffondatore. Nel novembre del 1881l’unità, che si trovava ormeggiata nelporto di Napoli, affiancata dalla co-razzata Roma, durante una forte bur-rasca quest’ultima ruppe gli ormeggie fece collisione con la Principe Ame-deo, riportando però lievi danni.

Il 19 gennaio 1885 l’unità salpòda Napoli come nave ammiraglia disquadra, assieme alle navi pirofregataCastelfidardo, l’incrociatore AmerigoVespucci, la pirofregata Garibaldi edagli avvisi Messaggerie e Vedettache componevano la squadra, per tra-sportare a Massaua 4 compagnie dibersaglieri, una di artiglieria, repartidel Genio e Sussistenza, per un totaledi 800 uomini. A Porto Said, la Prin-cipe Amedeo si incagliò su un fondalesabbioso e venne rimorchiata in ac-que profonde senza subire danni. Il 4febbraio 1885 le unità gettarono leancore nel porto di Massaua ed effet-tuato lo sbarco, le truppe occuparonola città, dopo la resa dei 400 soldatiegiziani della guarnigione.

Al ritorno l’unità, ormai vecchia,venne utilizzata per servizi secondarie di addestramento. Nel 1895, venneradiata e successivamente demolita.

Rosario Sessa

Una nave, arrivata “tardi”Riposto: 25 luglio 1879, la collisione della pirofregata “Principe Amedeo”

davanti alle coste Joniche

Gli italianiritornano a riparare

Gli Italiani comprano sempre meno e riparano semprepiù. Una tendenza ormai consolidata che inizia acambiare anche una fetta di economia e richiedere

una nuova generazione di riparatori. Il dato è ormai certo, lorileva un sondaggio, gli italiani comprano meno, piuttosto ri-parano, rattoppano, riutilizzano. Due su tre hanno ridottol’acquisto di vestiario, il 60 per cento hanno fatto ricorso a ri-parazioni di sartoria nell’ultimo anno e l’87 per cento tende arecuperare un capo danneggiato e usurato. Discorso analogoper gli elettrodomestici: in caso di rottura, solo il 13 per centodei connazionali ricorre a un nuovo acquisto, la stragrandemaggioranza, l’85 per cento, propende per la riparazione affi-dandosi, nel 43 per cento dei casi, a riparatori professionistie, nel 42 per cento, al fai da te, magari chiedendo aiuto adamici e parenti.

La tendenza a riparare è cresciuta esponenzialmente pro-prio dall’inizio della crisi, raggiungendo dal 2008 un più 48per cento nell’abbigliamento, più 29 per cento nelle calzaturee più 21 per cento negli elettrodomestici. Gli esperti, tuttavia,pur confermando che il motore di questa tendenza è propriola difficoltà economica delle famiglie, ci intravedono ancheinizio di un cambiamento culturale.

Il comparto, invece, dove l’acquisto resiste ad ogni sensi-bilità ambientale e vento di crisi è quello dell’elettronica diconsumo. Tra computer e telefonini la riparazione è ancorauna cenerentola, un po’ perché mettere le mani su un telefo-nino sembra roba da cervelloni, un po’ perché è difficile resi-stere alle sirene del marketing ed ai veloci sviluppi del setto-re. Un cambiamento che i pessimisti vedono come un ritornoal passato e gli ottimisti come un ritorno al futuro, come pos-sibilità, insomma, di ricominciare, partendo proprio dalla cri-si.

Gaetano Bonaventura

Domenica 2 febbraio, nellachiesa Madre S. LeonardoAbate di Mascali, al termine

della Santa Messa pomeridiana, allapresenza di un foltissimo e interessa-to pubblico e alla presenza del parro-co sac. Rosario Di Bella, il professoreAntonino Alibrandi (Docente, Assi-stente di “Storia Moderna” e di “Sto-ria della Sicilia” presso l’Universitàdegli Studi di Catania), su invito del-l’associazione culturale Mascali edella Confraternita S. Leonardo Aba-te di Mascali, presieduta da ConcettoStagnitta, ha relazionato sugli eventimiracolosi che hanno interessato lacittadina il 5 febbraio del 1865.

La conferenza è stata tenuta perspiegare perché ogni 5 febbraio il si-mulacro di San Leonardo Abate (Pa-trono di questa cittadina) viene porta-to, processionalmente, fin sul sagratodel Duomo, fra spari di fuochi d’arti-ficio, suono di banda musicale e note-vole accorrere di fedeli. I Mascalesihanno immaginato che si sia sempretrattato del ringraziamento per esserestati salvati durante il terribile terre-moto del 9-11 gennaio 1693 (quando,al momento della maggior scossadell’11 gennaio, mentre si completa-va l’eccidio della popolazione dellaSicilia Orientale, fra il crollo quasi to-tale degli abitati dall’Etna a CapoPassero – 80000 morti – l’abitato di

Mascali sì crollava quasi del tutto, mai Mascalesi, come ci testimonianocronache e documenti del tempo, sisalvarono quasi tutti – solo 4 moriro-no – perché si trovavano in processio-ne, presso l’attuale borgo di Carrab-ba, “con le reliquie di San Leonardo,lor Protettore”, mentre si recavanoverso il Santuario di Santa Maria laStrada). Il prof. Alibrandi ha esclusoquesto riferimento, perché non c’ènessuna testimonianza documentalein proposito e perché, con estremaevidenza, non coincidono le date del9-11 gennaio e del 5 febbraio. Inoltre,molte sono le comunità siciliane chericordano il 1693, ma mai il 5 feb-

braio (data senza nessun collegamen-to con quell’evento, se non per esserequella della festa di Sant’Agata, pa-trona della Città di Catania).

La soluzione data dal prof. Ali-brandi non presenta, invece, possibi-lità di smentita. Infatti, una deliberadel Consiglio Comunale di Mascali,datata 2 maggio 1865, chiarisce tutto;ecco il testo: “Ritenuto che il giornocinque dello scorso febbraio questiabitanti portavano in processione ilsimulacro del glorioso patrono SanLeonardo presso l’incandescente la-va vulcanica che minacciava questoterritorio e che, da quel giorno in poifermò questa ultima il suo violento e

gigantesco cammino verso l’est. Con-siderando che questo popolo deside-rava che siasi fatto un solenne rin-graziamento di un sì miracoloso be-neficio accordatogli il consiglio al-l’unanimità per voti nominali delibe-ra che siano spesi lire 100 per solen-nizzare una festa di ringraziamentoal glorioso patrono nel giorno ottocorrente”.

Dopo quell’anno, per logica con-seguenza, la ricorrenza sarà stata ce-lebrata proprio il 5 febbraio. Il 1865,dunque, anno di una delle colate lavi-che più formidabili dell’Etna di que-sti ultimi secoli, e anno di un terremo-to, nel mese di luglio, che, con 80morti, incise sulle comunità rurali,soprattutto, poste fra Giarre e Acirea-le.

Tuttavia, il prof. Alibrandi non haescluso che negli anni successivi alterribile terremoto del 1783 (50000morti per la Calabria meridionale enella città di Messina che fu tutta di-strutta; terremoto avvenuto proprio il5 febbraio, ma che non ebbe, però, ri-flessi su Mascali), vi sia stato proprioil 5 febbraio una festa di ringrazia-mento, voluta propriamente, per tuttele comunità dell’Arcidiocesi Messina(alla quale, allora, Mascali facevaparte) e su questo il prof. Alibrandista operando puntuali ricerche.

Angela Di Francisca

La memoria sempre vivaMascali: un convegno, con l’intervento del prof. Antonino Alibrandi,

ha ricordato gli eventi miracolosi del 5 febbraio 1865

Presso l’Istituto Scolastico Compren-sivo “Elio Vittorini” di San PietroClarenza e Camporotondo Etneo, si

è svolta la manifestazione “Open Day”: iplessi scolastici sono rimasti aperti al pub-blico, per consentire alle famiglie di assi-stere alle attività didattiche che si svolgo-no quotidianamente, per conoscere gli in-segnanti, le strutture, uffici di segreteria.In mattinata, nell’auditorium comunale diSan Pietro Clarenza, si è svolto il “que-stion time” preliminare alla costituzionedel Consiglio comunale dei ragazzi, a cuihanno partecipato gli alunni di tutte leclassi V della scuola primaria e di tutte leclassi prima di scuola secondaria.

Nel pomeriggio, presso la sede centra-le di via Dusmet, per la scuola materna,

primaria e secondaria, si sono tenute atti-vità ricreative di manipolazione, riciclo,scientifico, artistico, linguistico, musicalee coro, lavori vari, lingua francese. Pre-senti la preside Angela Fiscella, con i do-centi dei due Comuni; l’assessore clarenti-no Andrea Cavarra; il puparo Salvo Man-gano, che ha presentato il pupo Orlando; ilpresidente della Pro Loco, Concetto Bo-naccorso; il presidente dell’associazioneanimalista “Mi Fido”, Maria Grazia Pelle-grino; Franco Bandieramonte. Per Cam-porotondo erano presenti il presidente delconsiglio Giovanni Torrisi con il consi-gliere Simona Arena. Ha assistito alla ma-nifestazione il presidente provinciale Uni-cef, prof. Vincenzo Lorefice.

Michele Milazzo

Genitori tra i banchiL’Istituto scolastico comprensivo “Elio Vittorini” di San Pietro Clarenza e CamporotondoEtneo, con ‘Open Day, ha accolto le famiglie mostrando strutture ed attività formative

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4 N. 4 • Sabato 15 Febbraio 2014

>SETTIMANALE IDG

di Giarrecatania e provincia

“Il più bel Carne-vale di Sicilia”,edizione 2014,avrà luogo adAcireale daiprossimi15-16

febbraio, 22-23 febbraio, e dal 26febbraio al successivo 4 marzo. IlCarnevale di Acireale è organizza-to dalla omonima Fondazione, pre-sidente il sindaco della Città, avv.Antonino Garozzo, direttore artisti-co Giulio Vasta, ed è cofinanziatodalla Città di Acireale, Regione Si-ciliana (assessorato al Turismo, Di-partimento Turismo, Sport e Spet-tacolo), Provincia Regionale di Ca-tania, Credito Siciliano, e dalla par-tecipazione di sponsor privati.

E sabato 8 febbraio scorso, laFondazione del Carnevale di Aci-reale, nella sala del Consiglio co-munale della Città, ha presentato,

in conferenza stampa, la manifesta-zione che è momento di sana gioiae di grande coinvolgimento popo-lare: carri allegorici in cartapesta,carri infiorati, costumi in masche-ra, musica, scherzi e coriandoli!L’edizione 2014 vuole stupire, nelsegno della chiara tradizione carna-scialesca acese, con sfilate mattuti-ne, pomeridiane e serali dei Carriallegorici (otto) e dei Carri infiorai(otto), con concerti e discoteca inpiazza, bimbi in maschera e scuoleprotagoniste nelle danze e nei co-stumi. Sono stati presenti vari ope-ratori della carta stampata e Tv,rappresentanti politici, forze del-l’ordine, dirigenti scolastici, rap-presentanti dei Clubs Service, diassociazioni di artigiani e commer-cianti e gli artigiani della cartapestae dei carri infiorati.

Manifestazione introdotta dal-

l’assessore al Turismo acese,prof.ssa Nives Leonardi (nella foto

mentre interviene), che ha sottoli-neato i diversi aspetti che caratte-rizzano la manifestazione. A segui-

re, il presidente del Consiglio co-munale, prof. Toruccio Di Maria,che ha voluto sottolineare come ilCarnevale fa sistema ad Acirealeperchè momento economico signi-

ficativo; il dott. Santo Sciuto, re-sponsabile Area commerciale Sici-lia Orientale del Credito Siciliano;il direttore artistico Giulio Vasta(primo da sinistra in alto nella fo-

to), che ha elencato le principali at-trattive dell’edizione 2014, tra cuila prima grande festa in mascherain piazza.

A chiudere l’avv. Garozzo (al

centro in alto nella foto), nella suaduplice veste: “Noi crediamo che ilCarnevale di Acireale debba esse-re aiutato nell’immane sforzo dellasua realizzazione perchè è unagrande risorsa che incentiva il tu-rismo vero nella nostra isola. Èuna manifestazione che offre unospettacolo la cui qualità è miglio-rata negli anni, riuscendo a riem-pire gli alberghi non solo dellacittà, ma dell’intero litorale”.

Si parte, dunque. Da sabato 15

febbraio (inizio ore 17) con la con-segna delle chiavi della Città a ReBurlone da parte del sindaco Ga-rozzo, la grande parata di aperturacon bande comiche e folkloristi-che, provenienti da varie regionid’Italia, e con la sfilata del CarroAllegorico del cantiere vincitoredell’edizione del 2013, sul qualesalirà Greta Carbonaro quale “regi-netta del Carnevale”. Alle ore21,00, in piazza Duomo, “Discote-ca Nazionale” da RTL 102,5 conAngelo Baiguini e Angel Grava-gno. Martedì 4 marzo, giornata fi-nale, l’ultima sfilata dei carri alle-gorico-grotteschi, carri infiorati,bande comiche e majorettes, BrasilShow e le Charlie’s Angel band, ealle ore 21,00 (piazza Duomo),premiazione ed un arrivederci al-l’edizione 2015.

Camillo De Martino

Sta tornando Re Burlone…Con la presentazione ufficiale Acireale si appresta a regalare divertimento ed allegria con il suo “più bel Carnevale di Sicilia”

Sicily & Co.Via Novaluce, 38Tremestieri Etneo (CT)www.favolesiciliane.it

Azienda Agricola “La Contea” Via Novaluce, 69

Tremestieri Etneo (Ct)www.cantinelacontea.it

Una passeggiata lungo la viarurale XXV Aprile a SantaVenerina, in parte basolata

in epoca remota per il passaggiodei carretti ed in alcuni tratti rima-sta con semplice selciato naturale,per esplorare un’area, la contradaFago, una volta appartenente all’exContea di Mascali e che oggi fa daconfine tra i Comuni di Santa Ve-nerina e Giarre. Sono in compagniadell’ing. Leonardo Russo che inquei pressi, assieme ad alcuni suoiparenti, possiede dei terreni con deifabbricati e conosce benissimoquel territorio, non solo per averlofrequentato, ma anche per aver svi-luppato una ricerca storica, tramiteatti notarili dei passaggi di pro-prietà in tutto il circondario, per ra-gioni professionali, dovendo indi-viduare le particelle e i loro titolaridi ieri e di oggi per fini “volturali”.Un’escursione molto interessante,perché contribuisce ad integrare laconoscenza dei luoghi e delle viepoco frequentate del territorio co-munale ed a esplorare altarini ededifici di alcuni secoli fa.

Soprattutto, però, il mio inte-resse si è concentrato su una casa inmezzo alla campagna, ma non mol-to distante dalla stradella sopra in-dicata, di cui fu proprietario il notopittore acese Pietro Paolo Vasta esuccessivamente il figlio Alessan-dro. Da testimonianze scritte e dastudi effettuati, oltre che da me, da

altri studiosi di storia lo-cale, risultava questa pre-senza dei Vasta in que-st’area che faceva da spar-tiacque tra le Terre di Acie l’antica Contea di Ma-scali. Presenza che venivamessa in relazione con lapresenza nella Chiesa Ma-dre Santa Venera (edifica-ta nel 1749) di uno deiquadri più belli di PietroPaolo Vasta, recentemen-te restaurato, che raffigurala Sacra Famiglia e si tro-va collocato nel coro a de-stra dell’altare maggiore.Altri due quadri del figlioAlessandro raffiguranol’Immacolata e San’Anto-nio Abate (anch’essi re-staurati), il primo di frontea quello dipinto dal padree l’altro in alto sul lato destro del-l’ingresso principale della chiesa.Paolo Vasta, da buon acese, vollerendere il suo tributo alla patronadella sua città S. Venera e alla nuo-va chiesa edificata da acesi al con-fine tra i due territori, anch’essa de-dicata alla santa.

La casa si trovava all’interno diuna zona “vitata e arborata” ed erafunzionale per una vita semplicema con le “comodità” comuni del-l’epoca. La casa mantiene tuttora lesue caratteristiche settecentesche,mentre invece la cantina allocata

poco distante ha subito dei rifaci-menti in tempi più recenti ed il can-cello in ferro originario è stato tra-fugato. Attualmente, i due edificisono condivisi dagli proprietari(Fichera e Pulvirenti) dei due ap-pezzamenti di terreno, i quali han-no provveduto a separare le parti dipropria pertinenza.

Paolo Vasta, dopo aver domi-nato la scena artistica per tanti anniaffrescando le principali chiese diAcireale, nel 1755 fu colpito da ic-tus cerebrale e, per ben cinque an-ni, rimase paralitico fino alla mor-te, che intervenne all’età di 63 an-

ni, il 28 novembre 1760. Avevaavuto sette figli da Isabella Adami,che aveva sposato durante il suoperiodo di perfezionamento artisti-co a Roma tra il 1714 e il 1730. Lamalattia di cui venne colpito im-pedì a Vasta di continuare il suo la-voro e si trovò in cattive acque,mancandogli le risorse finanziarieper il mantenimento della numero-sa prole. Dovette ipotecare i suoibeni, richiedere prestiti e fruire deifrutti del fondo della sorella Tere-sa. Una testimonianza interessanteè quella raccolta nell’archivio sto-rico di Acireale da Gaetano Grava-

gno, il quale riferi-sce che, con atto del19 aprile 1745 delnotaio MarianoGambino, ricevette-ro, lui e Alessandro,unico figlio maggio-renne, un aiuto diventi onze dalla“Venerabile Arci-confraternita S. Ma-ria del Suffragio del-le Anime Purganti”,ma dovettero dare ingaranzia proprioquesto terreno dicontrada Fago aSanta Venerina, enel 1755 il Vasta fucostretto ad assume-re nuove obbligazio-ni per 130 onze perfar fronte ai debiti

scaduti. Mesta fu l’ultima partedella vita del grande pittore, nonsoltanto per le condizioni economi-che, bensì anche per la cattiva con-dotta del figlio Rosario che gli pro-curò dolore e ulteriori spese legali.

Oggi, Vasta è stato finalmentericonosciuto nella sua grandezza estudiosi d’arte autorevoli ne hannomesso in risalto la genialità e lequalità artistiche. La passeggiata incontrada Fago, dunque, mi ha ri-portato indietro nel tempo perchéin quei luoghi si ha l’impressionedi trovarsi in un posto ancora in-

contaminato e l’immaginario siscatena, al pensiero che in quel sitofigure illustri vi svolgevano partedella loro vita, contribuendo allosviluppo del territorio e lasciandotracce indelebili della loro arte.

L’occasione è stata propiziaanche per scoprire nella confluentevia Napoleone Colajanni, che se-gna il limite tra S. Venerina e Giar-re, un altarino dedicato a San Giu-seppe, recentemente restaurato davolontari. In ogni angolo del terri-torio, infatti, a protezione dei resi-denti e dei passeggeri, venivanoedificati questi altarini con l’effigiedella Vergine Maria o di altri santi.Dalla visione degli atti di succes-sione apprendiamo, inoltre, che incontrada Fago parte dei terreni fu-rono di proprietà di Mariano LaRosa, che fece parte della commis-sione nominata dal senato cittadinodi Acireale, nel 1837, per recarsi aNapoli per chiedere al sovrano, tral’altro, l’elevazione di Acireale aCapo di Distretto e che fu eletto,nel 1848, componente del “Comi-tato provvisorio”, per reggere lacosa pubblica in occasione della ri-volta che aveva interessato la città.Dunque, un’immersione nel passa-to, per consolidare la conoscenzadelle radici storiche di questo terri-torio.

Giovanni Vecchio

Le radici storiche nel territorioUn’escursione alla ricerca della casa di Pietro Paolo Vasta nelle campagne di Santa Venerina

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attualità 5N. 4 • Sabato 15 Febbraio 2014

>SETTIMANALE IDG

di Giarre

La città di Nicosia (EN) è stata, per un giorno, la capitaledelle Arti Marziali quando, presso il Palazzetto delloSport, è stata celebrata la seconda edizione del “Gran

Galà delle Arti Marziali”, organizzata egregiamente dal MaestroFrancesco Occhipinti. Erano presenti i seguenti settori sportivi:Karate e Difesa personale, con il Maestro Francesco Occhipinti;Judo, con il Maestro Antonino Tomarchio; Aikido, con il Mae-stro Antonio Morgano; Bastone Siciliano, con i Maestri Giovan-ni Tomarchio, Sebastiano Di Mauro, Fabio Spina, Silvestro DelPopolo e Giovanni Bonfiglio; Ju-Jitsu con il Maestro Bartolo-meo Buscami; Kick–Jitsu, con il Maestro Sebastiano Todero;Krav Maga, con il Maestro Salvo Grasso; Kick-Boxing, con ilMaetsro Giovanni Giustiniano.

Erano presenti circa duecento tra Atleti ed i Tecnici prove-nienti da tutta la Sicilia, seguiti da un folto pubblico che, sin dal-le prime ore della mattinata, hanno riempito il palazzetto e se-guito i vari docenti nelle lezioni. La fase più importante dellostage è stata quando gli atleti delle diverse discipline hanno se-guito le lezioni degli altri stili, e proprio l’“Associazione Nazio-nale Bastone Siciliano” ha riscosso grande ammirazione e suc-cesso di partecipanti durante la lezione di Bastone Siciliano.Tanti sono stati gli interventi dei Maestri e degli Atleti per cono-scere meglio questo sport, e molti hanno chiesto informazioniper intraprendere il percorso per l’insegnamento del Bastone Si-ciliano stesso. Il Maestro Giovanni Tomarchio, è stato intervi-stato da un’emittente televisiva di Nicosia sullo sport del Basto-ne Siciliano, ed insieme al Maestro Nuccio Tomarchio hanno ri-cevuto i complimenti da parte dell’assessore allo Sport del Co-mune di Nicosia.

A fine stage gli atleti, i Tecnici ed i Docenti hanno ricevutoun diploma di partecipazione, il Maestro Nuccio Tomarchio haricevuto l’invito, da parte del Maestro Occhipinti, di ritornare aNicosia per uno stage di Bastone Siciliano, data la notevole ri-chiesta dei partecipanti.

Mario Di Nuzzo

Lasciate che la pasta venga avvolta etravolta da questa crema di ricotta,sapida, gustosa ed al contempo de-

licata, resa preziosa dal verde smeraldo diSua Maestà il Pistacchio di Bronte! Ci so-no svariate salse a base di pistacchi percondire la pasta che, per quanto ottime,sono molto “strutturate”, un po’ “ridon-danti” ma pur sempre squisite. In ogni ca-so, ecco come io interpreto la pasta col pi-stacchio… E volete mettere la comoditàdi un condimento che si prepara in pochi

minuti e senza bisogno di fornelli?!

Dosi per 2 persone180 gr di pasta200 gr di ricotta2 cucchiai di parmigiano grattugiato2 cucchiai di olio extravergine d’oliva2 cucchiai di granella di pistacchioPepe nero macinato al momento q.b.Sale q.b.1 pizzico di cannella

Mettete sul fornello la pentola conl’acqua per cuocere la pasta… il resto èuna passeggiata!!! Quanto al formato del-la pasta vi consiglio un formato corto, si-curamente, e rigato, per trattenere meglioil condimento; nella foto ho usato un for-

mato molto piccolo di tortiglioni che èstato molto apprezzato

Preparate la crema di ricotta: setaccia-tela direttamente dentro una capace terri-na, che poi andrà anche in tavola, quindisceglietela con cura. Non è fondamentalesetacciarla ma questo passaggio renderàla vostra crema più raffinata. Unite tuttigli altri ingredienti, il sale, il pepe, il par-migiano grattugiato, l’olio ed un solo cuc-chiaio di granella di pistacchio. La can-nella, spezia profumatissima e sicuramen-te molto apprezzata in pasticceria, non èmolto usata nelle pietanze salate in Italia,ma vi assicuro che la sua fragranza daràun “nonsochè” inedito alla vostra pasta,quindi fidatevi di me e mettetene un pizzi-co nella crema di ricotta.

Per am-morbidire lacrema, fluidifi-carla legger-mente e fonde-re meglio traloro i vari in-gredienti, unite2 cucchiai del-l’acqua di cot-tura della pa-sta. La crema èpronta! Potete prepararla in anticipo sen-za problemi ma, in questa eventualità, ti-ratela fuori dal frigo almeno un quartod’ora prima di unirla alla pasta.

Non resta che scolare la pasta al dente(mi raccomando!) e versarla nella terrina,

mescolare bene, spolverizzare sopra il se-condo cucchiaio di granella di pistacchioe servire ben calda!

Pasta con cremadi ricotta e pistacchio

verde di Bronte

Il mio blog:http://lestortedidadra.blogspot.com/

In cucina con DadraIn cucina con Dadra

Grande ammirazione e successoper la “Associazione Nazionale

Bastone Siciliano” con il presidenteNuccio Tomarchio al 2° Gran Galà

delle Arti Marziali a NicosiaIl primo ad aprire il catalogodelle vittime illustri fu ilcommodoro Francesco Ca-racciolo. Questi, dopo averaccompagnato il re in Sici-lia, aveva chiesto e ottenuto

il permesso di tornare a Napoli, pre-cisando che si sarebbe trattenuto iltempo necessario per sbrigare alcunefaccende familiari. Ma a Palermoavevano atteso invano il suo rientro.L’ammiraglio si era schierato con igiacobini, assumendo il comandodei pochi legni, una fregata e qual-che brigantino, che formavano lamarina repubblicana. Probabilmen-te, la sua prima intenzione era stataquella di farsi da parte, di ritirarsi avita privata. A fargli cambiare idea,una volta giunto a Napoli, erano statigli amici impegnati nel governo ri-voluzionario, i quali avevano chiestoinsistentemente il suo aiuto, sapendodi seminare in un terreno fertile.

Cavaliere dell’Ordine gerosoli-mitano, gentiluomo di camera emaggiordomo di settimana di SuaMaestà, Francesco Caracciolo diBrienza aveva subito, negli ultimitempi, una serie di delusioni. Giàturbato dalla crescente influenza de-gli inglesi negli affari napoletani edalla fuga del re, che considerava untradimento, era stato anche feritodalla decisione della famiglia realedi imbarcarsi per la Sicilia su una na-ve straniera e dall’autoaffondamentonel golfo di Napoli di alcune dellemigliori unità della flotta. Questoera il dramma dell’ammiraglio napo-letano quando, in una città dilaniatadalla guerra civile, gli era stato pro-posto di difendere gli ideali giacobi-ni, lasciandosi alle spalle una lunga eonorata carriera al servizio del re. Ladecisione, sofferta, era maturata do-po qualche giorno. Poi, era entrato inazione senza tentennamenti. Avevafirmato proclami contro i Borbone econtro gli inglesi, ritenuti i principaliresponsabili delle sventure napoleta-ne, e aveva attaccato più volte il na-viglio borbonico, danneggiando tral’altro nelle acque di Procida la fre-gata che era stata ai suoi ordini e sul-la quale sarebbe stato impiccato.

Per tali motivi, ordini severi era-no stati dati da Nelson, perché Ca-

racciolo non cadesse in poteredella plebe reazionaria né ve-nisse pugnalato come assassi-no; era un provvedimento diprecauzione per soddisfare lasua vendetta personale in mo-do più atroce. Caracciolo, tra-dito da un servo, fu consegna-to a Nelson, che, insieme adEmily, ne decretò l’impicca-gione all’albero di trinchettodella fregata Minerva e ordinòdi gettare il suo cadavere inmare, rifiutandosi di accoglie-re l’ultimo desiderio del colle-ga napoletano: un colpo di pi-stola alla tempia invece del-l’impiccagione.

Nelson non mostrò, in di-verse circostanze, le sue dotimigliori, come hanno ricono-sciuto del resto autorevoli sto-rici inglesi, concordi nel ritenere cheun senso di umanità sarebbe statoauspicabile. Ed Emily non si com-portò diversamente. Anzi, si raccon-ta che le criminali esecuzioni dettatedall’ammiraglio inglese le procuras-sero, addirittura, brividi di piacere.

L’11 luglio avvenne la resa diCastel Sant’Elmo. Il giorno primaera giunto nelle acque di Napoli reFerdinando, trasferitosi subito a bor-do del Foudroyant, dove sarebbe ri-masto per circa quattro settimanesenza scendere mai a terra, per tor-nare poi a Palermo in attesa che nellacapitale le turbolenze si fosserocompletamente placate. Per lui, su-perstizioso fin dalla tenera età, l’ar-rivo fu traumatico. Infatti, a pochimetri dalla nave affiorò improvvisa-mente il cadavere dell’ammiraglioCaracciolo. Il re si impressionò ne-gativamente. Si rasserenò soltantoquando qualcuno gli sussurrò all’o-recchio che l’ammiraglio era venutoa chiedergli cristiana sepoltura. Im-mediato, a questo punto, fu l’ordinedi recuperare il cadavere e trasferirloin città, dove venne sepolto nellachiesa di Santa Maria della Catena,nel popolare quartiere di Santa Lu-cia.

Tornando ai terribili provvedi-menti adottati da Nelson, va dettoche nella triste storia della repressio-ne della Repubblica Partenopea fa-

ceva spicco, oltre, alla ferocia dellareazione, la qualità degli uomini chevi furono sacrificati: nobili di anticoe illustre casato, intellettuali, giuri-sti, valorosi soldati. Più di cento re-pubblicani vennero impiccati o de-capitati (la decapitazione spettavacome privilegio ai nobili, anche senon sempre fu osservata questa ma-cabra distinzione), e molti di questifurono giudicati o tenuti per qualchetempo prigionieri sul Foudroyant osu altre navi inglesi. Venne impicca-to il generale Oronzio Massa e fu ad-dirittura squartato, dopo il supplizio,Nicola Fiani; fu ghigliottinato il ge-nerale Federico Federici, mentrevenne impiccata sulla piazza delMercato (17 agosto 1799), nono-stante il suo titolo di marchesa, Eleo-nora de Fonseca Pimentel, animatri-ce principale del Monitore napoleta-no.

Il rovello della regina, lasciatavolontariamente a Palermo da reFerdinando, e quindi impossibilitataad eseguire di persona le sue vendet-te, fu grande ed è documentato dauna serie di lettere fra querule, furi-bonde e amareggiate, inviate a ladyHamilton (luglio 1799) nelle quali sievidenzia, oltre la crudeltà, soprat-tutto, la sua miopia politica e la suaristrettezza mentale.

Febbrile ed intensa era l’attivitàdi Emily, in quel luglio veramente

infernale. Oltre ad occuparsidi Nelson, sia come inter-prete sia come amante, do-veva leggere tutte le suppli-che di centinaia di personein vario modo implicate nel-la Repubblica Partenopea; epoi, ancora, seguire le prati-che trasmessile da MariaCarolina per commutazionidi pene, in meglio o in peg-gio, prigionieri da liberare (etalvolta, persone ancora li-bere da imprigionare) e, co-me se ciò non bastasse, eser-citare la funzione di “grandeelemosiniera” della regina,allorché questa le inviavasomme da distribuire ai bi-sognosi e ai meritevoli (600ducati il 20 luglio, 1.000 du-cati il 30).

Per avere contezza del potereesercitato da Emily, in quel periodo,basta scorrere la lunga lettera scrittadalla stessa, il 19 luglio, all’amicoCharles Greville, nella quale spiega isuoi molteplici impegni, come diret-ta rappresentante di Maria Carolina,a sostegno della riconquista borbo-nica: «(…) Sua Maestà il re è a bor-do con noi e qui tiene ogni giorno isuoi consigli con i ministri (…) Laregina non è venuta a Napoli, ma miha inviato qui come sua delegata,poiché io sono molto popolare: par-lo napoletano e sono considerata,con sir William, un’amica del popo-lo. (…) Io ho costituito qui il “parti-to della regina” e ora ella sta ritro-vando un po’ della sua popolarità.(…) Comunque, per quanto io neposso giudicare, sarà di vantaggioai napoletani aver gustato un po’ direpubblicanesimo. Ma quale gloriaper il nostro re, per il nostro paese eper noi stessi di avere avuto, noi, lanostra brava flotta e il nostro gran-de Nelson, la gioia di restaurare ilre di Napoli sul trono (…)». Inrealtà, anche se non ufficialmente,lady Emily Hamilton era divenuta“viceregina di Napoli”.

(16. – “Amy Lyon: una lady allaCorte di Napoli” 2013-2014)

Roberta ManganoSalvatore Musumeci

Amy Lyon: l’orribile vendetta

«La maggior parte delle donne non ha quasi principi: esse si lasciano guidare dal cuore, e dipendono quanto a costumi da coloro che amano» (Jean de la Bruyere)

Nelson non mostrò alcuna umanità ed Emily non si comportò diversamente.Anzi, si racconta che le criminali esecuzioni le procurassero brividi di piacere

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“Il Maestro Tomarchio con il gruppo di maestri

ed atleti allo Stage”

Page 6: Come si 0architetta1 la nuova Giunta? Manu militari! · 2017. 2. 8. · A nche s e ancora, alla luce della recente composizione con-siliare, sembrerebbe essere prematuro, in Consiglio

N. 4 • Sabato 15 Febbraio 20146 catania e provincia>SETTIMANALE IDG

di Giarre

Passato il vento della tempe-sta, le onde che flagellanola costa e la pioggia chegonfia torrenti e trasformale strade in fiumi in piena,arriva il tempo della rico-

struzione. Tra polemiche e progetti, ri-comincia il “balletto” delle dichiarazio-ni, dei sopralluoghi, degli interventitampone e, soprattutto, si ricomincia aparlare di interenti urgenti. Ancora unavolta, ad essere stato sottoposto ad unmartellamento furioso da parte delle on-de è stato il lungomare che, tra murettiabbattuti e “caverne” aper-to sotto la massicciata, darisorsa diventa problema.

Eppure, da tempo, illungomare, pur nella man-canza di interventi di riqua-lificazione radicale (man-cano i fondi per progetti adampio respiro…), era tor-nato ad essere protagonistadelle passeggiate domeni-cali dei ripostesi. La pistaciclabile, sottratta all’inva-sione delle auto, accoglie-va ciclisti (dai più espertialle famigliole con bambi-ni piccoli) e seguaci del jogging, sul mu-retto ci si sedeva nuovamente per unachiacchierata. Davanti a questa lenta ri-conquista, purtroppo, rimangono alcune“situazioni” che andrebbero fatte ogget-to di interventi di manutenzione. Una diqueste situazioni riguarda il muretto chedelimita il marciapiede. Nonostante al-cuni cantieri di lavoro lo abbiano inte-ressato, appare evidente il continuo “sa-liscendi” dovuto alle diverse altezze del-lo stesso muretto. Altezze che, quasi difronte all’ex Ostello, raggiungono pochicentimetri, costituendo un pericolo so-prattutto per i bambini, che potrebberobenissimo cadere sulla spiaggia sotto-stante nel caso sfuggissero al controllodi chi riaccompagna. Eppure, nonostan-te la situazione sia presente da tanti an-ni, non si è riusciti a trovare le somme

necessarie per intervenire, livellando ilmuretto da una altezza univoca, checonsenta in piena sicurezza il passeggioanche di bambini piccoli.

E cosa dire delle due piazzole (unanei pressi della cosiddetta “cupola diferro” e una di fronte al ristornate “LaTorretta”) che, una volta, ospitavano al-cune semplici ma utili attrezzature persvolgere semplici esercizi ginnici? Leattrezzature, efficaci nella loro sempli-cità, costituivano una sorta di “percorsoginnico” messo in opera al tempo del-l’Amministrazione Mirone, assessoreallo Sport il prof. Rosario Guarrera. Ap-prezzate da sportivi e praticanti, le strut-ture, non sottoposte a periodica manu-tenzione, andarono man mano rovinan-dosi e, ad oggi, restano soltanto alcunipali e nulla più. Perché non ripristinarequesto percorso, peraltro molto apprez-

zato? Anche qui, piccoliinterventi di manutenzio-ne potrebbero ridare ilgiusto valore al lungoma-re.

Ed ancora, perchénon riportare in atto l’i-dea di un concorso grafi-co, riservato alle scuole,per abbellire con graffitie disegni il percorso ci-clabile del lungomare,dando così ai ragazzi

l’opportunità di diventare “protagonisti”di una rinascita di quello che, per moltianni, era il “salotto” dove passeggiare,non solo per i ripostesi ma anche pertantissimi visitatori.

Certo, non si tratta di realizzazioneda rendere effettive in pochi giorni, magià cominciare a riconsiderarle potrebbedavvero essere un inizio incoraggiante.Anche perché, considerando gli inter-venti da effettuare sul lungomare per ri-pristinare i luoghi dopo i gravi danniprovocati dalla mareggiata, queste pic-cole realizzazioni potrebbero trovareuna loro collocazione nell’ambito deipiù ampi progetti. E si potrebbe ancherealizzare un risparmio sugli stessi inter-venti di manutenzione. Cosa che, in que-sti periodi bui, non guasta!

Corrado Petralia

Andare oltre le emergenzeRiposto: il lungomare “E. Pantano”, ancora una voltadanneggiato dalle mareggiate, ritorna con la mente

ai giorni in cui era salotto “buono”

Riceviamo e pubblichiamoAl sig. Direttore del Gazzettino

Giarre

Con il comunicato stampa del Co-mune di Riposto, pubblicato apag. 6 del Gazzettino dell’8 feb-

braio 2014 sotto il titolo “Occorre farechiarezza... subito”, si dà notizia che ilsindaco dott. Vincenzo Caragliano, do-po gli ingenti danni provocati dalla ma-reggiata della settimana precedente, hapresentato, presso il Comando Compa-gnia della Guardia di finanza di Ripostoun esposto denuncia. Nel comunicatostampa alla notizia segue una lunga di-chiarazione del sindaco, nella quale, fral’altro, è detto che, dopo quanto avvenu-to con l’ultima mareggiata, si è reso ne-cessario richiedere l’intervento dell’Au-torità Giudiziaria per verificare se a ca-rico dei progettisti, dei tecnici e degliamministratori pro tempore siano ascri-vibili illeciti, anche di carattere penale,nella progettazione e costruzione non-ché nella gestione dei finanziamentipubblici utilizzati per la costruzione delbacino del porto di Riposto.

L’esposto indirizzato alla Guardiadi finanza, se si esclude che esso sia sta-to presentato per rinviare a tempo inde-terminato l’accertamento della verità,appare un atto del tutto insensato. LaGuardia di finanza e l’Autorità giudizia-ria, dati i tempi della giustizia penale,supposto che siano stati commessi reati(il che io categoricamente escludo), po-trebbero dirci qualcosa in via definitivatra otto-dieci anni.

Il sindaco avrebbe dovuto seguireuna strada ben diversa, da me indicatacon un atto ispettivo del 3 febbraio u.s.:affidamento a un esperto di rilievo na-zionale dell’incarico di esaminare tutti iprogetti relativi al porto a partire dal pia-no regolatore generale per accertare se ea quale livello siano stati commessi er-rori; immediato intervento per eliminarei danni causati dall’ultima mareggiataed evitare l’aggravarsi della situazione;esplorazione di tutte le vie per la realiz-

zazione con assoluta rapidità del molopennello in massi.

Ritengo a questo punto opportunoformulare alcune rapide considerazioniper offrire ai lettori una corretta infor-mazione sulla problematica in oggetto.

Chi redige un piano regolatore por-tuale, nell’ambito del quale viene previ-sto un porto turistico, deve indicare tuttele opere indispensabili perché il motoondoso nel bacino turistico non crei si-tuazioni incompatibili con l’esigenza disicurezza delle imbarcazioni ormeggia-te. Deve, pertanto, verificare che inqualsiasi condizione la situazione inter-na al bacino turistico sia caratterizzatada un’oscillazione del livello dell’acquanei limiti di 20-30 centimetri.

La mareggiata del 2009 ha messo inrilievo una situazione anomala. Si è ipo-tizzato allora che sugli effetti della ma-reggiata nel primo bacino avesse influi-to il mancato completamento della digaforanea fino all’attuale progressiva.Mancato completamento dovuto alle no-te vicende della ditta appaltatrice. l tec-nici, tuttavia, hanno suggerito la realiz-zazione di un molo in massi trasversalerispetto al molo di risvolto, qualificandotale opera di adeguamento funzionale. Ilprogetto di tale molo è stato approvatodal Comune con la deliberazione dellaGiunta n. 126 del 12 ottobre 2010, adot-tata con la partecipazione dell’attualesindaco nella qualità di assessore. Lostudio preliminare ambientale redattodall’ing. Luca Cavallaro è stato acquisi-to dal Comune il 17 giugno 2013, cioèdopo le elezioni amministrative.

Nulla si è fatto in oltre sei mesi perdare impulso al procedimento per l’ap-palto dei lavori di realizzazione del mo-lo in massi, opera oggi assolutamenteindispensabile perché nel primo bacinodel porto turistico si abbia quella condi-zione di quiete presupposto della suaagibilità. Solo il 24 gennaio 2014 è statopubblicato nella Gazzetta ufficiale dellaRegione siciliana l’avviso pubblico conil quale il sindaco ha reso nota la tra-

smissione all’Assessorato territorio eambiente del progetto e dello studio diprefattibilità ambientale relativo alle“Opere per la protezione dello specchioacqueo del 1° bacino del porto turisticodi Riposto” per gli adempimenti con-nessi alla verifica di assoggettabilità al-la procedura di valutazione di impattoambientale.

Le ultime mareggiate hanno ulte-riormente messo in rilievo l’assoluta ne-cessità del molo predetto, da me ribaditanel corso del dibattito in consiglio co-munale dedicato alle problematiche delporto. Il completamento della diga fora-nea fino all’attuale progressiva non si èrivelato idoneo a garantire l’agibilità delprimo bacino del porto turistico. Nonsono in grado di precisare in quale misu-ra abbiano influito sugli effetti della ma-reggiata nel primo bacino il carattere ri-flettente del molo divisorio dei due baci-ni realizzato dalla società Marina di Ri-posto e la circostanza che tale molo nel-la parte est, lato nord, sia stato realizzatosulla base di una variante del piano re-golatore del porto a suo tempo approva-ta dall’organo tecnico competente.

Se valutazione erronea c’è stata, es-sa è da imputare ai tecnici che hanno ef-fettuato oltre venticinque anni fa lo stu-dio idraulico-marittimo finalizzato allacostruzione del porto turistico. Essi so-no i medesimi che negli anni ottantahanno redatto il piano regolatore delporto. Tecnici di grande valore fra i qua-li, con funzione di coordinatore, un pre-stigioso ingegnere docente universita-rio, che ha progettato in Sicilia numerosiporti turistici. Alla luce delle suesposteconsiderazioni l’inutilità della denunciaalla Guardia di finanza appare di un’evi-denza solare anche alla persona piùsprovveduta. Perché allora la denuncia èstata presentata?

Con l’occasione La ringrazio e por-go il mio deferente ossequio.

Riposto, 12 febbraio 2014.

Carmelo D’Ursoconsigliere comunale

Il Settantesimo anniversariodai bombardamenti Alleatidel luglio-agosto 1943 con-

tro la città di Randazzo – che ri-dussero in un cumulo di mace-rie il pregevolissimo patrimonioarchitettonico di origine medie-vale –, nei giorni scorsi, ha ri-servato alla “sfortunata” comu-nità un’amara notizia. Infatti, siè tanto parlato di una cartella dipagamento, di circa un milionedi euro, notificata al sindacoMichele Mangione a conclusio-ne di un’ingarbugliata e mac-chinosa istruttoria contabile e amministrativache preoccupa non poco gli amministratorilocali ma, soprattutto, i malcapitati cittadiniche temono una stangata per le nuove impo-sizioni fiscali che potrebbero gravare sulleloro tasche. La notifica dell’esoso fardello – adir il vero – non è arrivata al Municipio disorpresa, né si tratta di una “cartella pazza”.In tempi, come quelli attuali, caratterizzati dauna grave crisi finanziaria, lo Stato tenta difar quadrare i conti raggranellando ogni “bri-ciola” disponibile. L’ingiunzione di paga-mento di euro 964.336,23, emessa da Riscos-sione Sicilia Spa su incarico della Ragioneriaterritoriale dello Stato di Catania, si riferisceall’estinzione di un annoso debito – oggicomprensivo d’interessi di mora e altre spese– contratto dal Consiglio comunale nel 1949per finanziare l’esecuzione di opere pubbli-che inerenti all’attuazione del “Piano di rico-struzione”, progettato dal Prof. Ing. GiovanniRizzo nel 1946.

Sì! Ancora una volta loro, i bombarda-menti Alleati del 1943 che unitamente alla ri-costruzione postbellica, a pieno titolo, posso-no essere considerati per Randazzo – senzatema di smentita – la più grande sciagura ditutti i tempi.

Il debito erariale pendente, cui oggi loStato chiede l’immediato rimborso, fu con-cesso dal Ministero dei lavori pubblici ai sen-si dell’art. 15 della legge 27 ottobre 1951, n.1402 e si riferisce alla tranche finale (lottiVII, VIII e IX) di un maxi finanziamento dipiù progetti. Tale onere fu originariamentegarantito e pagato dal Comune con l’imposi-zione di una sovrattassa sui terreni e sui fab-bricati e dalle imposte di consumo. La primaparte del finanziamento (lotti I-VI) fu estintadal 1970 in poi, mentre i rimanenti lotti (VII,VIII e IX) non sono mai stati saldati. Con ilfinanziamento in questione furono realizzati iseguenti lavori: sistemazione via Tagliamen-to (da piazza Tutti i Santi a piazza Rabatà),realizzazione via Salemi, P. S. Mattarella epiazza Vagliasindi, proseguimento di via Ba-sile, realizzazione via IV Novembre (da viaGalliano a via Turati), sistemazione piazzaXI Bersaglieri, via Veneto e piazza Loreto,completamento vie IV Novembre e Basile,sistemazione delle vie Portale, Archimede,Turati, Magro, Lombardia e Papotto. Stantela documentazione, le somme cui lo Stato haintimato il recupero forzoso riguarderebberoil ripristino di opere comunali diverse daquelle danneggiate o distrutte dagli eventibellici, il che aggraverebbe la posizione delComune.

È evidente che, negli anni, in questa vi-cenda si sono commessi diversi errori. Innan-zitutto, non c’è stata chiarezza da parte del-l’amministrazione statale, né c’è stato rigoreda parte delle amministrazioni comunali e deiburocrati che nel tempo, verosimilmente,hanno sottovalutato la grave situazione debi-toria nei confronti dell’erario; complice, pro-babilmente, la ristrettezza delle risorse finan-ziarie dell’Ente che non ha consentito diprendere una decisione risolutiva. Lo Stato ela Regione Siciliana, dal canto loro, da sem-pre, sono rimasti insensibili alle suppliche in-vocate dal Consiglio comunale e dagli ammi-nistratori che fin dagli anni Cinquanta hannorappresentato la difficile situazione, tanto deidanni causati dalla guerra, quanto dalla man-canza di reddito per la popolazione e di getti-to fiscale per l’ente.

Del debito che oggi è stato iscritto a ruo-lo, si iniziò ad avere contezza tra il 1995 e il2000, quando la Direzione provinciale del te-soro trattenne coattivamente dai trasferimentidello Stato la somma di euro 34.386,52. Nel1995, il debito ammontava a euro 599.856,29mentre nel 2004, dopo alterne vicende, ac-crebbe a euro 737.064,02. Il 9 marzo 2000, ilComune fece richiesta, tanto al Ministero delTesoro, quanto all’ufficio provinciale del Te-soro di Catania, affinché il debito fosse total-mente abbuonato o, in subordine, ulterior-mente rateizzato a lunga scadenza. Tuttavia,nonostante le richieste, al comune non è per-venuta mai nessuna risposta. Il 13 agosto

2003, l’argomento dell’estinzione del debito,mediante esenzione, fu oggetto di una mozio-ne presentata in Consiglio comunale dall’exconsigliere Mariano Caggegi. La mozioneimpegnava l’amministrazione a intraprende-re ogni utile iniziativa affinché la situazionedebitoria fosse definita mediante abbuono.

Da indiscrezioni trapela che il Comune,oggi, non è in grado di quantificare l’esattoimporto eventualmente dovuto all’erario,poiché il flusso di denaro derivante dall’ori-ginario finanziamento non transitò dalle cas-se del Comune. Infatti, la contabilità con i re-lativi pagamenti a favore delle imprese ap-paltanti, nel tempo, fu curata direttamente dalGenio Civile di Catania. Pertanto, l’ente,benché fosse titolare del debito, non ebbenessun controllo, diretto o indiretto, ma si li-mitò solamente a presentare i progetti per ot-tenere il finanziamento. La materia risultacomplessa ed estremamente delicata per ilcomune e presenta delle criticità difficilmen-te superabili senza un intervento di natura po-litico-amministrativa e legale.

«Sicuramente – afferma l’ex sindaco Er-nesto Del Campo – è stato un errore pensaredi potere definire la questione esclusivamen-te per via amministrativa. Durante i miei duemandati – rileva l’ex Sindaco – il dirigentedell’ufficio di ragioneria ha tentato più voltedi concordare le possibili soluzioni con i fun-zionari del Ministero recandosi a Roma e ri-cevendo qualche rassicurazione verbale». Inrealtà, questi “viaggi della speranza”, di voltain volta, hanno fatto rientrare temporanea-mente l’emergenza senza che, tuttavia, il Co-mune ottenesse provvedimenti ufficiali dalMinistero circa possibili dilazioni del debitoo altri interventi. Ciò sino alla fine del 2012,quando fu notificata, all’allora sindaco DelCampo, un’ingiunzione di pagamento che,non essendo stata impugnata, ha comportatoil consolidamento dell’attuale credito vantatodallo Stato.

«Oggi, alla luce degli ultimi sviluppi, –dichiara l’ex sindaco Del Campo – si può af-fermare che il fatto di non essere intervenuticon forti pressioni politiche è stata un’inge-nuità. Ovviamente – conclude – si deve recu-perare e tentare ora un intervento “politico”molto forte, anche perché nel frattempo lecondizioni finanziarie dei comuni sono muta-te e Randazzo non può permettersi di farfronte all’ingente richiesta di pagamento, aldi là della possibile legittimità dello stesso».

Il sindaco Michele Mangione, intanto, hagià conferito a un legale di fiducia il mandatoper opporsi al pagamento della cartella: «Sia-mo di fronte ad un colmo – dichiara –: unodei centri abitati maggiormente distrutti daibombardamenti aerei del secondo conflittomondiale chiamato a pagare i costi della ri-costruzione, dopo aver già pagato in terminidi vite umane ed enormi danni materiali tra iquali monumenti architettonici, beni archivi-stici, librari e archeologici d’inestimabilevalore. Se poi si pensa – rimarca il SindacoMangione – che la città di Randazzo è statainsignita della medaglia d’argento al valorecivile, proprio per i danni di guerra, siamoall’assurdo».

Pertanto, ci sarà un contenzioso e il sin-daco Mangione vorrà raggiungere l’obiettivodell’estinzione del debito puntando anche sulvalore della medaglia d’argento al Merito Ci-vile, conferita dal Presidente Ciampi il 25gennaio 2005, al termine di una pratica av-viata dall’ex sindaco Salvatore Agati: «Ten-teremo – dichiara ancora il Sindaco Mangio-ne – anche un’azione politica che faccia no-tare ai più alti vertici istituzionali le peculia-rità di Randazzo e della sua storia durante laseconda Guerra Mondiale. In merito, ho giàreso noto ad alcuni membri del Governo laquestione e non escludo di scrivere pure alCapo dello Stato. Certo, una maggiore soler-zia amministrativa in occasione delle richie-ste “bonarie” avanzate dallo Stato negli ulti-mi anni, anche se in maniera discontinua, ciavrebbe forse visto oggi in una posizione piùfavorevole».

Gaetano Scarpignato

Randazzo: “cartella pazza”? No!Notificata al sindaco Mangione una maxi

richiesta di circa un milione di euro relativaalla ricostruzione del dopoguerra

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7N. 4 • Sabato 15 Febbraio 2014alcantara>SETTIMANALE IDG

di Giarre

Igovernanti italiani annun-ciano continuamente “in-terventi concreti” atti a ri-solvere i problemi della po-polazione da essi ammini-strata. Ma sta di fatto che,

ormai da alcuni anni a questa parte,l’unica “concretezza” si vede soloed esclusivamente nell’adozione diprovvedimenti che “concretamen-te” accrescono i disagi per il citta-dino. Trattasi di “manovre” che, adetta dei loro ideatori, dovrebberoportare ad una riduzione della spe-sa pubblica; ma il risultato è che fi-niscono con l’incidere negativa-mente sui portafogli dei privati, vi-sto che sopprimendo (alla facciadel decentramento!...) questo oquel servizio in loco, chi vuol farvalere, ad esempio, i propri dirittinon troverà più la sezione staccatadel Tribunale a pochi chilometri dacasa, ma dovrà dirigersi alla voltadelle lontane città capoluogo af-frontando notevoli spese di viaggioe perdite di tempo. Lo stesso dicasiper i servizi sanitari che, sempre innome del “Dio Risparmio”, dei“patti di stabilità” e della “spen-ding review”, starebbero per essereridimensionati anche nel compren-sorio di Taormina (che, tornandoall’esempio di prima, è stato recen-

temente “scippato” del proprio Tri-bunale).

In pratica, nell’ottica dellaspietata logica del risparmio e dellarazionalizzazione, la Regione Sici-liana sarebbe in procinto di accor-pare (ossia chiudere) diversi repartidell’ospedale taorminese “SanVincenzo - Sirina”. Tale “inquie-

tante” prospettiva ha messo in al-larme il sindacalista e politico diGiardini Naxos (anche se origina-rio del Comune alcantariano diGraniti) Giuseppe Russo il quale,nella sua veste di presidente del-l’associazione culturale “Tradizio-ne, Ambiente e Turismo”, ha presocarta e penna per inviare al presi-

dente della Regione Siciliana, Ro-sario Crocetta, ed all’assessore re-gionale alla Salute, Lucia Borselli-no, un’apposita missiva al riguar-do.

«L’Ospedale “S. Vincenzo” diTaormina – scrive Giuseppe Russo(nel riquadro sulla foto dell’ospe-

dale in questione) – oltre ad essere

punto di riferimento sanitario perben duecentomila persone residen-ti nei numerosi Comuni ricadentitra le province di Messina e Cata-nia, insiste in un comprensorio tu-ristico di livello internazionaleche, soprattutto nel periodo estivo,ospita utenti di tutte le parti delmondo; tale struttura, pertanto,rappresenta anch’essa, insieme al-l’offerta turistica, una cartina altornasole importante delle nostrecapacità di accoglienza e di civiltà.Eppure tale ospedale è stato realiz-zato in una zona strutturalmenteinadeguata (carente di parcheggi estrade d’accesso) per il migliora-mento della quale le varie autoritàsi sono in questi anni prodigate apromettere interventi e potenzia-menti, salvo poi, come apprendia-mo da recenti notizie di stampa,predisporre l’“intervento concre-to” della… soppressione, nel noso-comio in questione, di diversi ser-vizi essenziali. Sarebbe, invece, op-portuno che i risparmi e le razio-nalizzazioni andassero ricercatialtrove, e non in ciò che serve a ga-rantire la soddisfazione dei dirittifondamentali del cittadino: la ge-stione “trasparente ed oculata”deve innanzi tutto passare dall’eli-minazione dei veri sprechi, a co-

minciare dalla riduzione del nume-ro dei parlamentari e dei rispettiviportaborse e dall’eliminazione diquegli “stipendifici” che sono leRegioni. E tutti coloro che sperpe-rano denaro pubblico (parlamen-tari, assessori, funzionari di parti-to, ecc.) non vanno semplicementearrestati (per poi, magari, esserescarcerati…), ma occorre ancheprocedere alla più utile confiscadei loro beni, altrimenti il popoloitaliano continuerà ad essere pri-vato di quei soldi sperperati e che,invece, si sarebbero dovuti impie-gare in servizi ed interventi utili al-la collettività. Per quanto sin quiconsiderato, oltre che nella sensi-bilità del Governatore e del suo as-sessore alla Salute, confido anchein un impegno serio ed efficace deisindaci del territorio direttamenteinteressato ed, in particolare, diquelli di Taormina, Giardini Naxose Castelmola».

Si apprende, intanto, che mar-tedì prossimo (18 febbraio) l’asses-sore alla Salute, Borsellino e laCommissione Regionale Sanità sa-ranno a Taormina per discutere congli amministratori comunali sullesorti del locale presidio ospedalie-ro.

Rodolfo Amodeo

«Giù le mani dall’ospedale di Taormina!»Un appello che il politico e sindacalista di Giardini Naxos, Giuseppe Russo, ha rivolto al Governatore Crocetta ed

all’assessore regionale alla Salute Borsellino, intenzionati a chiudere diversi reparti del nosocomio di contrada Sirina

Non essendo più in vita ilcompianto ex sindaco Sal-vatore Puglisi, il dirigente

delle Poste in pensione Giuseppe DiNatale (“Peppuccio” per gli amici)è sicuramente l’attuale decano dellapolitica francavillese avendo fre-quentato il Palazzo di Piazza An-nunziata sin da quando portava icalzoni corti, rivestendo, nei varidecenni, i ruoli istituzionali di con-sigliere comunale, assessore e vice-sindaco. Adesso ricopre la carica dicapogruppo consiliare della mag-gioranza (ormai relativa), anche se,pure per lui, le ore potrebbero esse-re contate visto che il civico conses-so della cittadina dell’Alcantara è aserio rischio di scioglimento nonavendo approvato il Bilancio 2013,nemmeno nella recente seduta ap-positamente convocata da un com-missario “ad acta” inviato dalla Re-gione Siciliana. E quella “maledettasera” dell’appena trascorso mese digennaio ha costituito per l’ex demo-cristiano Di Natale (nella foto) ilmomento forse più amaro della sualunga vita politica.

«Essere protagonista e testimo-ne diretto della fine della democra-zia nel nostro Comune – dichiaraindignato il capogruppo di “PerFrancavilla – Monea Sindaco” – miha profondamente rattristato. An-che perché si è trattato di un vero eproprio “suicidio”, visto che è sta-ta una parte di noi consiglieri co-munali ad impedire, senza alcunvalido motivo, l’approvazione dellostrumento finanziario, determinan-do, così, il probabile scioglimentodell’organo rappresentativo dei cit-tadini francavillesi».

- Perché parla di una boccia-

tura del Bilancio “senza alcun va-

lido motivo”?

«Essenzialmente perché, nellafase in cui eravamo giunti, quantoportato in aula dal commissario re-gionale (che ha semplicemente rati-ficato il Bilancio predisposto dal-l’Amministrazione Comunale) nonpoteva più essere emendato; tantovaleva, dunque, approvarlo anziché

paralizzare i servizi erogati allacittadinanza (mensa scolastica, as-sistenza domiciliare, ecc.) ed, addi-rittura, provocare la “morte” del-l’intero organo consiliare elettoappena un anno e mezzo fa. In ognicaso, la richiesta di rinvio della se-duta per ulteriori approfondimenti,avanzata da alcuni colleghi consi-glieri appartenenti a gruppi diversidal mio, la si sarebbe potuta appro-vare, visto che in aula gli avversaridell’Amministrazione Monea sonoin maggioranza (otto contro sette);ma, alla prova del voto, le due op-posizioni non si sono ritrovate com-patte e, pertanto, nessuno ci vengaadesso a dire che siamo stati noidella cosiddetta “maggioranza re-lativa” ad aver “ucciso” la demo-crazia a Francavilla: ognuno si as-suma le proprie responsabilità!».

- Ma, prima di approdare a

questo “tragico epilogo”, i consi-

glieri comunali dei vari schiera-

menti erano stati messi nelle con-

dizioni di poter avere voce in ca-

pitolo nella formulazione del Bi-

lancio?

«Certamente! Nell’arco deltrascorso autunno sono state con-vocate tutta una serie di riunioni dicommissioni e di conferenze dei ca-pigruppo dedicate proprio al Bilan-cio ed agli atti propedeutici a que-st’ultimo (tra cui il Piano Triennale

delle Opere Pubbliche). Ma a chipreferisce fare politica stando inpiazza o al bar anziché andare adocumentarsi, a discutere ed a con-frontarsi nelle opportune sedi isti-tuzionali, non è poi consentito la-mentarsi di essere stato estromessodalle decisioni e dalle scelte».

- E’ vero che, nei giorni prece-

denti alla “drammatica” seduta

sul Bilancio, gli esponenti dei due

gruppi consiliari d’opposizione

avrebbero voluto incontrarsi con

il commissario regionale e che ta-

le possibilità sarebbe stata loro

negata?

«Per quanto mi riguarda, poi-ché, a differenza di “altri” colleghiconsiglieri, sono avvezzo a frequen-tare la casa municipale, non hoavuto alcuna difficoltà ad incontra-re il commissario ed a discuterecon lui. Lo stesso avrebbe potutofare qualunque altro consiglierecomunale. Ma, a quanto ho capito,coloro che si lamentano si sono ri-volti ad “interposte persone”, chedel commissario non sono certo i“segretari particolari” e che, cometali, non hanno titolo per prenotareappuntamenti ed incontri con talefunzionario regionale. Anche inquesto caso, dunque, noi consiglie-ri della maggioranza relativa (o“moneiani fedelissimi”, come sietesoliti etichettarci voi giornalisti…)respingiamo ogni addebito».

- Ma, secondo lei, il Consiglio

Comunale di Francavilla decadrà

veramente?

«Non so se il commissario re-gionale possa avere una qualchediscrezionalità in materia, nel sen-so di poter convocare una nuovaseduta per esperire un estremo ten-tativo di approvazione del Bilancio.So solo che, dovendoci rigorosa-mente attenere al dettato della nor-mativa vigente, il civico consessofrancavillese si è autodistrutto conle proprie mani».

R.A.

Francavilla: il “suicidio”del Consiglio Comunale

Le valutazioni del capogruppo della maggioranza relativa,Giuseppe Di Natale, sulla probabile decadenza del civico

consesso ed i suoi “j’accuse” contro gli esponentidelle opposizioni che l’avrebbero “immotivatamente”

determinata rifiutandosi di votare il Bilancio 2013

Uno “scossone” alle logi-che politiche tradiziona-li: è quello che dichiara

di voler dare Matteo Renzi, neosegretario del Partito Democrati-co, il cui esempio viene seguitodalla rete di associazioni cultura-li “Big Bang” da lui fondata edarticolata in diversi Circoli terri-toriali. E quello di Francavilla diSicilia, costituitosi qualche mesefa e guidato dal giovane coordi-natore Giuseppe Vaccaro, nonsfugge a questa “regola”.

Nei giorni scorsi, infatti, taleCircolo si è dotato di quattro “ta-voli di lavoro” tematici, perognuno dei quali è stato designa-to un referente tenendo contodelle rispettive esperienze pro-fessionali e delle competenzepersonali anziché (come la co-siddetta “vecchia politica”, inve-ce, vorrebbe) della vicinanza aquesto o a quell’altro “ambien-te”.

Per il tavolo che dovrà occu-parsi di “Artigianato, Commer-cio e Promozione”, ad esempio,il “Big Bang” francavillese hanominato come referente il notoartigiano restauratore AntoninoImmesi, il quale non ha mai fattomistero di essere un attivista del“Movimento 5 Stelle”, che per il“rottamatore” fiorentino non nu-tre eccessive simpatie. Il maestro

Immesi si è, quindi, premurato adiramare una nota di chiarimentoal riguardo.

«Sono stato invitato ad unapubblica riunione del nuovo Cir-colo “Big Bang” di Francavilladi Sicilia – precisa Antonino Im-mesi – nel corso della quale as-sociati e non, riconoscendomicompetenze e qualità, mi hannopregato di rivestire l’incarico diresponsabile del tavolo attinenteai settori di cui quotidianamentemi occupo. E devo dire che tutti,a cominciare dal coordinatoreVaccaro, hanno accettato lacondizione da me categorica-mente posta, ossia quella di ri-manere un libero cittadino fran-cavillese non iscritto né al Cir-colo “Big Bang” e né al Pd. Ilregolamento del M5S, del resto,non vieta affatto di confrontarsicon altre forze politiche, ma anzici consente di lavorare insiemead esse per il perseguimento delbene collettivo. Questo perchéfare politica non significa dialo-gare solo tra individui che lapensano alla stessa maniera: vi-ceversa, un vero ed effettivocambiamento si può ottenereconfrontandoci tutti insieme econ le nostre diversità al fine diinnescare delle virtuose sinergiein grado di incidere nella realtàe, nel caso che mi riguarda, nel-

l’asfittica economia francaville-se, che versa in condizioni oltre-modo critiche».

La nota di Antonino Immesiè stata subito commentata da Ro-berto Buemi, dirigente del Circo-lo “Big Bang” di Francavilla diSicilia in qualità di tesoriere.

«Come ha già ufficialmentedichiarato il coordinatore Giu-seppe Vaccaro – sottolinea Bue-mi – la nostra associazione in-tende stimolare la partecipazio-ne alla vita pubblica di quantapiù gente possibile, al di là delleappartenenze politiche. Ed il no-stro Statuto tende a favorire ef-fettivamente la meritocrazia,consentendoci di affidare ruolidi responsabilità anche a perso-nalità, come Antonino Immesi,non iscritte a questo Circolo né aqualsivoglia partito, ma chehanno dimostrato professiona-lità, competenza ed interesse perla comunità in cui viviamo. E vi-sto l’attuale andazzo della politi-ca locale, oggi più che mai si av-verte la necessità di creare aFrancavilla un clima di dialogo,superando le vecchie contrappo-sizioni, più personali che ideolo-giche».

R.A.

Prove di dialogotra renziani e grillini

Il Circolo “Big Bang” di Francavilla di Siciliaha affidato all’attivista del M5S Antonino Immesi

il compito di risollevare le sorti dell’artigianatoe del commercio nella cittadina dell’Alcantara

Da sinistra: Antonino Immesi, Giuseppe Vaccaro e Roberto Buemi

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8 N. 4 • Sabato 15 Febbraio 2014

>SETTIMANALE IDG

di Giarreattualità

L’anno 2010 fu un annopoliticamente straordi-nario per la città Patriadi Tisandros, l’eroenaxiota, vincitore diben quattro olimpiadi.

Fu l’anno della svolta: l’anno che vi-de il trionfo del candidato a sindaco,Nello Lo Turco, vincitore assolutonelle competizioni elettorali del mag-gio 2010. La sua affermazione ali-mentò la speranza dei giardinesi perun domani migliore e, soprattutto, piùproduttivo, dopo anni di stasi ammi-nistrativa e inattività. Nello Lo Turcoera riuscito ad annullare gli avversari,conquistando un voto su tre: una af-fermazione mai vista. Anche se nonera una faccia nuova nella politicapaesana, era riuscito a convincere e,convincendo, vincere. E la città co-minciò a sperare.

Ma la vita amministrativa non fufacile. Non tutto andò liscio. L’Am-ministrazione appena nata fu scossada uno scandalo: il primo degli eletti,nella lista vincitrice, la lista del Sin-daco Lo Turco, venne coinvolto inuno scandalo di tangenti. Inquisito,venne arrestato e condannato per con-cussione. L’Amministrazione riuscì asopportare lo scandalo, ma il Consi-glio fu privato di uno dei suoi consi-glieri. Per quasi tre anni il Civicoconsesso di Giardini Naxos ha opera-to con un consigliere in meno. Il con-

sigliere condannato non è stato anco-ra surrogato.

È stato sempre un Consiglio viva-ce, non sempre omogeneo e discipli-nato nelle determinazioni dove mag-gioranza e minoranza, spesso, si sonoconfuse, stampellandosi a vicenda,generando dubbi e perplessità. UnConsiglio comunale anomalo, dovenon è stato facile, per un osservatoreobiettivo ed imparziale, capire dovefiniva la maggioranza e dove comin-ciava la minoranza. Scontri e prese diposizione individuali si sono avuti,specialmente, quando l’argomento dadiscutere riguardava “concessioniedilizie e lottizzazioni”.

Non sempre è stato facile indivi-duare chi fossero i difensori dell’am-

biente, del territorio, del paesaggio echi, invece, vista la mancanza di la-voro causata dalla crisi che ha inve-stito il mondo, era per una più largainterpretazione delle disposizioni cheregolano e disciplinano l’edilizia pae-sana. Tre anni passati con consiglieri,spesso litigiosi, che hanno, a volte,paralizzato la vita amministrativa delpaese.

Ora le cose stanno per cambiare.Finalmente, il consigliere condannatoè stato dichiarato decaduto e potrà es-sere surrogato. Verrà sostituito dalgeometra Nino Bonaventura, un tec-nico nel campo dell’edilizia. La do-manda che corre sulla bocca dei giar-dinesi è questa: quale sarà il compor-tamento del nuovo entrato? Sposerà

la tesi ambientalista e della protezio-ne del paesaggio e del territorio, giàcompromesso quasi in modo irrever-sibile dagli scempi del passato, o saràsensibile ai bisogni lavorativi dellaclasse operaia ed imprenditoriale,mostrando disponibilità per una piùampia interpretazione nel campo del-le costruzioni?

Fino ad ora, maggioranza e mino-ranza si sono scambiati i ruoli, mo-strando un ibrido equilibrio, che è sta-to basato sui voti ballerini di determi-nati consiglieri. La nomina di NinoBonaventura modifica profondamen-te il comportamento del Consiglio. Ilsuo voto sarà determinante nelle lot-tizzazioni che verranno presentate. Ilfuturo di determinate scelte, semprerimandate, per la indeterminatezzadella parità, sta ora nel suo voto, ilquale sarà determinante e, quindi,condizionerà qualsiasi decisione. Iltempo ci dirà come evolveranno le si-tuazioni.

A Nino Bonaventura, dalle pagi-ne di questo giornale, vogliamo dareun consiglio: ogni qualvolta ci sarà daprendere una decisione importante,mediti, rifletta e ricordi che le esigen-ze del paese, profondamente marto-riato e offeso, sono prioritarie e stan-no al di sopra di ogni interesse perso-nale o di schieramento.

Francesco Bottari

Ricomincerà la politica?

Vellutate parole tes-sono tele di liricheche vestono l’ani-

ma con l’antitesi cromaticaper eccellenza. Poesie co-lor bianco, ma dal riflessonero. E viceversa. Questo èil “Vestito zebrato” di Ro-berta Musumeci.

Il giorno e la notte pro-teggono strane ed indifesecreature del reale, come il“Ragno cavato”, immobili“Giraffe” di pelouche, o un“Topolino” impaurito, che potrebbero benissimo abitare lepagine del celebre “Alice nel paese delle meraviglie” diLewis Carroll. Ed indifeso è l’animo della poetessa, immersanelle problematiche del quotidiano, tra sinusoidali alti e bas-si, piccoli momenti di forza ed altrettanti di debolezza, tipicidell’essere uomo “(…) Dovrei darti più sicurezza / smetteredi essere gelosa // Per oggi / posso solo girarti / lo zuccheronel caffè”.

C’è tutto un vissuto, un vivente ed un vivere in divenire,tra le pagine di questa silloge: un’esplorazione a 360 gradidel globo terrestre e delle esperienze che gravitazionalmentene fanno parte, problematiche socio-politiche incluse, comein “Annunciazione” (“Seduti / davanti alla TV / attendiamo /che durante la pubblicità / venga annunciato / il nostro pros-simo nemico (…)”), o in “Laureati” (“Siamo stati illusi / diessere in difetto / se privi di certificazione (…)”), dalla qualeemergono le “attese tradite”.

Si sfiora e poi si penetra la sfera dei rapporti interperso-nali come in “Scuse accettate” ed “Amicizia strisciante” dal-l’incisivo incipit (“Con solenne investitura / venni eletta /destinataria / di inusuali confidenze / malcelate in sorrisi ir-riverenti / e scandite da notifiche / invadenti (…)”).

Manipolazioni, un tempo alchemiche, si convertono allatecnologia (“Ho comprato potenti lampadine / per ricreareil giorno di notte // Soli artificiali / che scacciano pazzie not-turne (…)”). Ed i “Castelli in aria” della Musumeci, non so-no i comuni castelli di sabbia che il vento solleva da terra edistrugge, bensì sofisticate ed eleganti opere di ingegneriaedile nel segno dell’unicità “Ho costruito / castelli in aria /con decori / barocchi // Progettati / da architetti / viziosi eambiziosi (…)”.

La poetessa, dunque, si mette a nudo vestendo unica-mente di bianco e nero, con motivo zebrato, attraverso cuipuò penetrare solo la sensibilità di chi osserva con minuziadalla lente di un microscopio e non da quella di un cannoc-chiale. Quest’ultimo può servire ad osservare la luna, certa-mente, ma occorre prima conoscere le piccole cose, quellepiù intime, per poi apprezzare appieno la grandezza degliastri.

È così che si offre alla poesia Roberta Musumeci con l’o-pera prima “Vestito zebrato”, edita da Prova d’Autore. Lasilloge è stata presentata lo scorso 19 gennaio, nello splendi-do e gremito “Salone degli Specchi” del Palazzo di Città diGiarre, dalla dott.ssa Renata Governali, dalla prof.ssa Fran-cesca Taibbi, e dal direttore letterario della stessa Casa Edi-trice, il prof. Mario Grasso, che ha curato anche la prefazionedella silloge. Alcune liriche del libro sono state lette dallastessa autrice e dalla dott.ssa Lucia Marino.

Francesco Foti

Tessuti di paroleper l’anima

Giardini Naxos: nuova linfa al Consiglio comunale con la surrogadel consigliere decaduto cui subentra Nino Bonavenutara

Già dal titolo “Personne n’estexclu” (Nessuno è escluso),

un pezzo di Sicilia, dopoaver oltrepassato l’Italia, è diventataprotagonista di una interessante mo-stra allestita a Losanna, in Svizzera,all’insegna dell’inclusione sociale.Lo scorso 10 febbraio, infatti, nellacittà elvetica, è stata inaugurata la

mostra della fotografa svizzera Jessi-ca Hauf che ha per soggetto le azioni

teatrali di alcuni spettacoli quali“L’incanto”, “Il coraggio è una cosa”e “Thank you mister Down”. Si trattadi spettacoli messi in scena, in Sici-lia, dalla “Nèon”, l’associazione cul-turale fondata nel 1989 a Catania daPiero Ristagno e Monica Felloni, che

ha dato vita al “Teatro delle diver-sità” e a diverse compagnie tra le

quali «Bagnati di luna–AIPD», grup-po formato in prevalenza da attori

down.Fino al prossimo al prossimo 10

marzo ci saranno ventitre fotografie,in formato 50x70, esposte per un me-se nella prestigiosa “Ècole d’étudessociales et pédagogiques”, che rega-

leranno ai visitatori uno spaccato fo-tografico dell’esperienza teatrale, ori-ginale e appassionata, di una compa-gnia che rivela sul palcoscenico la di-versità e l’unicità di ogni singolo arti-sta. Durante il periodo di aperturadella mostra, è prevista, inoltre, lapartecipazione degli studenti dellescuole cittadine e il 17 febbraio saràrealizzato un collegamento in video-conferenza con Catania, che consen-tirà ai giovani partecipanti e visitatorisvizzeri di dialogare con Piero Rista-gno, Monica Felloni e con gli attoridella compagnia “Bagnati di luna”.

A creare questa cornice davverounica per intensità e significato socia-le, sono gli scatti di Jessica Hauf, fo-tografa specializzata, sin dall’iniziodella sua carriera, nel settore deigrandi eventi culturali. Ha lavoratoper il teatro e per il cinema ed è l’i-deatrice di un programma di scuolaper fotografia e una galleria d’esposi-zione permanente per un gruppo digiovani rifugiati a Belgrado. Un pro-getto meritorio che ha ricevuto varipremi, proprio a sottolinearne la va-

lenza culturale ma, soprattutto, socia-le. Dal 2004, si è dedicata anche al“Teatro delle Diversità”, seguendomolti lavori teatrali con attori portato-ri di handicap.

«Questa mostra – ha sottolineatoJessica Hauf – nasce da tanti anni dilavoro a fianco di molti giovani por-tatori di handicap psichici o fisici,che ho avuto la fortuna di veder cre-scere in teatro. Ho avuto la possibi-lità di tastare l’evoluzione di questiragazzi e di assistere alla realizzazio-ne di quello che sembrava impossibi-le. L’opportunità di fotografarli miha permesso di seguirli in questa me-ravigliosa avventura che è il teatro».

Un traguardo che ha emozionato,non poco, i fondatori di Néon, PieroRistagno e Monica Felloni: «La no-stra esperienza teatrale, da sempre, èvolta a creare, attraverso l’arte delteatro, una cultura basata sul valoreesistenziale dell’essere umano. Ognipersona, secondo l’originale visionedi Néon, diventa poesia che si mani-festa attraverso tutte le forme allequali è possibile accedere: corpo, vo-ce, movimento, istinto. Il teatro di-venta, quindi, una sorta di scrignodal quale è possibile estrarre e sco-prire nuove e infinite forme di arte edi poesia».

Salvatore Rubbino

“Personne n’est exclu”All’insegna dell’inclusione sociale

la mostra con gli scatti di Jessica Haufche ritraggono azioni teatrali degli

spettacoli di “Néon”, compagnia sicilianacon attori portatori di handicap

Il quattordici febbraio è, da sem-pre, una giornata un po’ particola-re. Una data maledetta per tutti i

“diversamente accoppiati”, a cui nonresta che sospirare in attesa di incon-trare l’anima gemella. E non è una fe-sta molto più gradita neanche ai por-tafogli dei mariti e dei fidanzati menoromantici. Ma a Grammichele, inprovincia di Catania, va meglio aglioltre 200 alunni che possono benefi-ciare di un giorno di vacanza.

Rimbalza velocemente sul web lasingolare ordinanza che vede prota-gonista il liceo artistico “Raffaele Li-bertini”: a San Valentino l’istituto ri-mane chiuso, esattamente come se si

trattasse di una data rossa sul calen-dario. Dietro la decisione del dirigen-te scolastico Salvatore Inzirillo, perònon c’è l’intenzione di istituzionaliz-zare la famosa festa degli innamorati,ma semplicemente buon senso. Difronte alle assenze degli studenti chesi sono verificate negli anni passati,l’istituto ha deciso di utilizzare unodei quattro giorni di vacanza annualia disposizione delle scuole. E così, fi-danzatini e single “vissero tutti felicie contenti”, verrebbe da aggiungere.

Ma come spiegare invece l’aper-tura serale dell’ex monastero dei Be-nedettini che ospita oggi il diparti-mento (facoltà) di Lettere, Filosofia e

Lingue? In nome dell’a-more? Sì, ma nei confron-ti del nostro pianeta: peruna sera sono state spentele luci per aderire allacampagna di sensibilizza-zione “M’illumino di me-no”. Giunta alla sua deci-ma edizione, la maratonanazionale del risparmioenergetico, lanciata dalla trasmissio-ne radiofonica Caterpillar, ha fattotappa anche a Catania. Dopo un con-certo strumentale in rigorosa penom-bra, sono state organizzate delle visi-te guidate all’interno dei sotterranei edelle cucine dell’antico monastero,

con illuminazione a “impatto zero”.Perché, spegnere per una sera le luci,può essere utile per ”risparmiare” allanostra cara terra una quantità ingentedi CO2. O per creare l’atmosfera giu-sta per esprimere tutti i propri senti-menti romantici.

Antonio Percolla

Due mondi, tra cuori e stellePazzo San Valentino: una scuola rimane chiusa

e università aperta di sera. Ma a tutto c’è una spiegazione

Nel cromatismo bianco dalriflesso nero vive il “Vestito

zebrato” di Roberta Musumeci

Dipingo il tuo viso con le mie parole,

i tuoi occhi sono pieni di colori.

Voglio respirare il tuo amore,

per poter percorrere le strade,

che ci sono dentro di te.

Con il profumo della mia terra,

continuerò a crescere…

e non smetterò mai di guardare il mare.

Vito Cutuli

ontinuerò

a crescereC