compra e tieni, aspetta e spera

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GLI HIGHLANDER DEL COMPRA E TIENI «COL “PASSATO” CE FANNO IL SUGO», ADESSO? NON CI COSTRUIVANO PROTOCOLLI?

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Economy & Finance


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Page 1: compra e tieni, aspetta e spera

GLI HIGHLANDER DEL COMPRA E TIENI «COL “PASSATO” CE FANNO IL SUGO», ADESSO? NON

CI COSTRUIVANO PROTOCOLLI?

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Highlander, Matusalemme, fate un po' voi… il senso è sempre quello: il compra e tieni si

fonda su un esasperato ottimismo che sconosce sia gli standard comportamentali

che quelli anagrafici dell’essere umano. Pretendere che si rimanga investiti alle

condizioni statiche che predicano, è talmente paradossale che loro stessi hanno ammesso l’abbandono dei clienti prima del

raggiungimento degli obiettivi temporali prestabiliti. Nonostante tutto, i buy/holder

continuano a credere ad un mercato che arricchisce nel lungo termine… e per

convincerci ci mostrano anche risultati prodotti in cento anni.

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La nostra domanda è? Cosa ce ne facciamo di sapere che un passato centennale ha fatto (forse) arricchire morti e (forse) superstiti? Assieme a questa ricetta vincente degli investimenti centennali, dovrebbero anche fornire la ricetta per l’elisir di lunga vita. Siamo curiosi di sapere cosa ne pensa l’investitore medio oggi. Visto che ormai

l’orizzonte medio rispettato dall’investitore è annuale (vedi grafico), quanto può servire un protocollo che raccoglie i suoi frutti (forse) dopo venti, trenta, cinquanta o cento anni? La ricchezza dev’essere per forza dei posteri?

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Oramai il cliente vuole realizzare velocemente i suoi obiettivi e soprattutto il lungo termine non lo salva con certezza dal drawdown, che sono lo spauracchio di chiunque abbia cura dei propri risparmi. Tra tempi di recupero infiniti e non sempre risolutivi, tra danni di turnover mai dichiarati (perché i gestori li rivedono e, quindi, si riservano la possibilità di cambiarli), il cliente si ritrova in un protocollo lontano dai suoi parametri e potenzialmente nocivo alla sua serenità ed al suo patrimonio.

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Una volta i buy/holder sfoggiavano lo specchietto retrovisore come l’arma vincente del proprio metodo d’investimento: il “già fatto” degli ultimi decenni descriveva l’eccellenza o meno di un gestore e da lì partivano le “scelte migliori” per i loro portafogli statici.

Oggi cosa succede? Come mai il passato per loro è diventato “La base per fare il sugo”? Questa gran battuta nasconde l’ammissione delle loro incoerenze o semplicemente considerano ancora il passato la migliore base su cui costruire il futuro? Entrambe le interpretazioni non rendono ragione alcuna al loro protocollo!

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Piuttosto, sono ragionevoli quando scrivono che “nel lungo termine saremo tutti morti”, perché potrebbe davvero essere così. E soprattutto, quando cercano di vedere nel futuro di chi non segue nel loro protocollo ("Vorrei trovarti tra 20 anni, se vuoi ancora esser vivo e tra noi, e verificare cosa avrai fatto con il TUO capitale.”), a noi viene spontaneo consigliargli di basarsi unicamente sul presente… perché un buon metodo d’investimento assolutamente EVOLUTO, ottiene ottimi risultati in orizzonti temporali molto (ma moooolto) più brevi di un ventennio.

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E siccome ci teniamo alla salute del corpo, dell’anima, ma anche dei risparmi dei clienti, ci teniamo a guardarci bene dai gravi drawdown che uccidono fulmineamente serenità e patrimonio dell’investitore. A vegliare sui risparmi del cliente non può esserci solo un ottimismo esasperato e la previsione presuntuosa di un futuro che “sale sempre”. Gli indovini, non siamo di certo noi. Con lo storico dei mercati noi “non ci facciamo il sugo”… piuttosto la storia dei mercati ci ha insegnato “il sugo” della finanza: i mercati sono imprevedibili e dinamici. L’unico modo per fronteggiarli risiede in un metodo la cui essenza sia dinamica a sua volta.