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REGIONE DEL VENETO – PROVINCIA DI TREVISO COMUNE DI MASERADA SUL PIAVE PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO COMUNALE RAPPORTO AMBIENTALE VAS LR 23 aprile 2004 n. 11 FRANCO FURLANETTO – PIANIFICATORE TERRITORIALE ENRICO ROMANAZZI – NATURALISTA MARCO CALIO’ – BIOLOGO luglio 2008

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REGIONE DEL VENETO – PROVINCIA DI TREVISO

COMUNE DI MASERADA SUL PIAVE PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO COMUNALE

RAPPORTO AMBIENTALE VAS

LR 23 aprile 2004 n. 11

FRANCO FURLANETTO – PIANIFICATORE TERRITORIALE ENRICO ROMANAZZI – NATURALISTA MARCO CALIO’ – BIOLOGO

luglio 2008

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P.A.T. DI MASERADA SUL PIAVE – RAPPORTO AMBIENTALE - VAS

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INDICE

PREMESSA…………………………..………………………….…….……….………………….. pag. 04

1. INTRODUZIONE…………………………………………………….………………………… pag. 05

2. I RIFERIMENTI NORMATIVI COMUNITARI, NAZIONALI E REGIONALI………. pag. 06

2.1 METODOLOGIA E PERCORSO DI VALUTAZIONE………………………………….. pag. 07

3. LE CARATTERISTICHE DEL TERRITORIO DI MASERADA SUL PIAVE……… pag. 09

3.1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE…………….….………..………………………... pag. 09

3.2 ARIA…………………………….……….………………………..……..………………..… pag. 10

3.3 CLIMA………………………………………………………………………..…………………….… pag. 17

3.4 ACQUA……………………..………………………….……………………..…………….…..…... pag. 20

3.4.1 ACQUE SUPERFICIALI…………………………………..………………..………………... pag. 21

3.4.2 ACQUE SOTTERRANEE………………………….………………………………………... pag. 25

3.5 SUOLO - SOTTOSUOLO.………….……………………….…………………………………... pag. 34

3.6 BIODIVERSITA’……………………………………………….…………………………………... pag. 39

3.6.1 BIODIVERSITA’ E RETE ECOLOGICA…………………………………………..……..... pag. 39

3.6.2 FLORA…………..………………………….………………………………………….……... pag. 41

3.6.3 FAUNA…………..………………………….………………………………………….……... pag. 45

3.6.4 RETE NATURA 2000………..………………………………………………………….…... pag. 47

3.7 SALUTE UMANA - INQUINANTI……………………….………………..….………………... pag. 60

3.7.1 RADON….…………………….…………………………………………………………….... pag. 60

3.7.2 CAMPI ELETTROMAGNETICI……………………………………………………………... pag. 61

3.7.3 RUMORE…………….……………………………………………………………..………... pag. 64

3.7.4 RIFIUTI……….………………………………………………………………………..……... pag. 66

3.8 ASPETTI SOCIO - ECONOMICI………………………….….………………………………... pag. 69

3.8.1 ANDAMENTO DEMOGRAFICO……….…………………………………………………... pag. 69

3.8.2 IL SISTEMA ECONOMICO PRODUTTIVO…………………………………..…………... pag. 70

3.8.3 IL PATRIMONIO ABITATIVO………………………………………………………..……... pag. 71

3.9 PATRIMONIO CULTURALE - ARCHITETTONICO - ARCHEOLOGICO…………..... pag. 74

3.9.1 CENNI STORICI DI MASERADA SUL PIAVE, LE FRAZIONI E LE VILLE…………… pag. 74

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3.10 RISCHIO IDROGEOLOGICO………………………………………………………..……..... pag. 77

4. IL PROCESSO DI PARTECIPAZIONE E DIVULGAZIONE…..………...………..……….. pag. 80

5. ANALISI DELLE CRITICITA’ E DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI DI PIANO....……….. pag. 88

5.1 SCENARI DI PIANO…………………………………………………………………………… pag. 90

6. ANALISI DEGLI STRUMENTI PIANIFICATORI SOVRAORDINATI................................ pag. 96

7. ANALISI DI COERENZA INTERNA....................................................................……….. pag. 101

8. GLI INDICATORI PER IL MONITORAGGIO AMBIENTALE...............................……….. pag. 105

8.1 INDICATORI PRESTAZIONALI…………………………………………………………..……. pag. 106

8.2 INDICATORI DESCRITTIVI …..…………………………………………………………..……. pag. 120

8.3 FINALITÀ DELLE MISURE DI MONITORAGGIO …..………………………………….…. pag. 126

9. L’IMPRONTA ECOLOGICA…..……….............................................................………….. pag. 128

10. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE….............................................................………….. pag. 129

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PREMESSA La definizione dello sviluppo sostenibile, che “garantisce i bisogni del presente senza

compromettere le possibilità delle generazioni future di fare altrettanto”, è una conquista del pensiero umano di fine millennio che mira alla qualità della vita, alla pace e ad una prosperità crescente e giusta in un ambiente pulito e salubre. Lo sviluppo sostenibile non è un’idea nuova. Molte culture nella storia hanno compreso la necessità dell’armonia tra ambiente, società ed economia. Di nuovo c’è la formulazione di questa idea nel contesto globale di società industriali ed in via di sviluppo e nella consapevolezza dell’esaurimento tendenziale delle risorse del pianeta. Lo sviluppo sostenibile non è perseguibile senza un profondo cambiamento degli attuali modelli di sviluppo e dei rapporti economico-sociali. Un sistema economico in crescita è sostenibile solo se l’ammontare delle risorse utilizzate per la creazione di ricchezza resta, in quantità e qualità, entro opportuni limiti di sfruttamento e non sovraccarica le capacità di assorbimento fornite dall’ecosfera. Se ciò non accade l’economia continuerà ad utilizzare e compromettere la qualità di risorse naturali che presto o tardi saranno esaurite o non più utilizzabili.

La dimensione ecologica della sostenibilità implica che si lasci intatta la stabilità dei processi interni dell’ecosfera, una struttura dinamica e autorganizzativa, per un periodo indefinitamente lungo, senza bilanci entropici crescenti.

I massimi valori accettabili di deposizione o di concentrazione nell’ambiente di prodotti di scarto dell’attività umana, inquinanti e rifiuti, sono denominati carichi critici e vanno fissati in funzione della tipologia, delle caratteristiche chimiche specifiche e delle proprietà di accumulazione e biodegradazione. Il massimo flusso di risorse estratte e smaltite da un dato ecosistema è la sua capacità di carico (carrying capacity).

E’ largamente condivisa l’esigenza di nuove forme di progettualità orientate alla sostenibilità: progettare gli equilibri ecologici, modificare i modelli di produzione e consumo, promuovere l’ecoefficienza, ristabilire gli elementi di equità sociale. L’azione ambientale, che ne è parte integrante, poggia sulla capacità di eliminare le pressioni all’interfaccia tra antroposfera ed ecosfera, rinunciare allo sfruttamento delle risorse naturali non rinnovabili, eliminare gli inquinanti, valorizzare i rifiuti attraverso il riutilizzo, il riciclaggio ed il recupero sia energetico sia di materie prime secondarie, alterare gli equilibri di generazione ed assorbimento dei gas serra, arrestare l’erosione della biodiversità, fermare la desertificazione, salvaguardare paesaggi ed habitat.

A fronte di risultati positivi, il riscaldamento della terra, la biodiversità, i rifiuti domestici e nocivi, la qualità delle aree urbane, il volume di risorse sottratte all’ambiente, gli spazi occupati dalla criminalità ambientale sono diventati gravi elementi critici per l’ambiente. Nuovi rischi per la sicurezza degli alimenti, possibili effetti della diffusione di Organismi Geneticamente Modificati (OGM), l’uso insensato dei mezzi privati di trasporto e dei mezzi mobili di comunicazione personale e collettiva e l’inquinamento elettromagnetico mettono a repentaglio l’ambiente e la salute delle persone. L’azione ambientale resta quindi un pilastro fondamentale di una strategia per un nuovo modello di sviluppo.

Né la capacità di carico né i carichi critici sono sempre determinabili con precisione; l’azione ambientale deve quindi necessariamente essere improntata al principio precauzionale secondo le linee definite in ambito comunitario.

L’azione ambientale da sola non esaurisce la sfida dello sviluppo sostenibile, né può essere mera portatrice di divieti, regole ed impedimenti1.

1 Tratto da: Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, Dipartimento per lo Sviluppo Sostenibile e per le Politiche del Personale e degli Affari Generali – Direzione per lo Sviluppo Sostenibile (2002), Strategia d’azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia, approvata dal CIPE il 2 agosto 2002 con Deliberazione n.57, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 255 del 30 ottobre 2002, supplemento ordinario n.255.

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1. INTRODUZIONE

Il 27 giugno 2001 è stata adottata dal Parlamento Europeo e dal Consiglio la Direttiva 2001/42/CE concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente.

L’emanazione di questa Direttiva costituisce l’esito normativo di un lungo percorso scientifico, culturale ed istituzionale che ha messo in luce la necessità di introdurre all’interno delle procedure di pianificazione e di programmazione, strumenti di valutazione strategica che analizzino le opzioni disponibili. Questo percorso è contrassegnato da una serie di importanti atti legislativi e dichiarazioni di principi all’interno dei quali traspaiono temi che costituiscono i presupposti teorici della valutazione ambientale strategica.

Due considerazioni fondamentali sono alla base di questi atti e dichiarazioni: 1. Da un lato, ci si è resi conto che gli obiettivi di sviluppo sostenibile e di tutela del

patrimonio ambientale potevano essere meglio perseguiti indirizzando “a monte” il processo decisionale piuttosto che “a valle” (cioè individuando misure di attenuazione degli impatti di decisioni già acquisite);

2. dall’altro che le possibilità di perseguire gli stessi obiettivi di sostenibilità dipendono marcatamente dal grado di coinvolgimento dei cittadini nei processi decisionali.

Inoltre, le esperienze di valutazione ambientale strategica maturate nei contesti europei ed internazionali unitamente ad alcune significative tappe istitutive, hanno costituito le premesse teorico-culturali dell’emanazione della Direttiva.

La finalità prioritaria della valutazione ambientale strategica è la verifica della rispondenza del Piano o del Programma con gli obiettivi dello sviluppo sostenibile attraverso:

1. la valutazione del grado di integrazione dei principi di sviluppo sostenibile al suo interno;

2. la verifica del complessivo impatto ambientale (si intenda non la VIA), ovvero la diretta incidenza sulla qualità dell’ambiente.

Una valutazione di tipo strategico si propone di verificare che gli obiettivi individuati siano coerenti con quelli propri dello sviluppo sostenibile, e che le azioni previste nella struttura di piano siano coerenti ed idonee al loro raggiungimento.

I momenti fondamentali nella valutazione sono: 1. La verifica della corrispondenza degli obiettivi del piano o del programma con gli

obiettivi dello sviluppo sostenibile; 2. La verifica della coerenza delle previsioni puntuali del piano o del programma con gli

obiettivi della sostenibilità ambientale; 3. La verifica della coerenza delle previsioni del programma con il quadro conoscitivo

delle risorse territoriali ed ambientali e con le sensibilità e le criticità esistenti.

Per quanto attiene strettamente alla Direttiva 2001/42/CE concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente, il Parlamento europeo ha per anni cercato una posizione comune per garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente e promuovere lo sviluppo sostenibile anche ai sensi dell’art. 6 del Trattato di Amsterdam che prevede l’integrazione delle tematiche ambientali nella definizione di programmi comunitari in vista dello sviluppo sostenibile2.

2 Tratto da: “LA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA ai sensi della direttiva 2001/42/CE” dott.ssa Zuin Cristina (2004), Corso di Formazione c/o Associazione FORMA.Azione, Ponte San Giovanni, 22 ottobre 2004 - Perugia.

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2. I RIFERIMENTI NORMATIVI COMUNITARI, NAZIONALI E REGIONALI

Le seguenti tappe: 1987 - Rapporto Brundtland [definì lo sviluppo sostenibile]; 1991 - Convenzione di Espoo [valutazione dell’impatto ambientale in contesto

transfrontaliero]; 1992 - Conferenza delle Nazioni Unite di Rio de Janeiro [Agenda 21, Convenzione sulla

Biodiversità]; 1997 - Accordo di Kyoto [Convenzione sul cambiamento climatico]; 1998 - Convenzione di Aarhus [sull’informazione, la partecipazione del pubblico ai

processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale],

hanno portato al recepimento da parte del parlamento europeo delle più significative Direttive in materia di salvaguardia ambientale:

Direttiva n. 85/337/CEE del 27 giugno 1985 concernente la VIA di determinati progetti pubblici o privati;

Direttiva n. 97/11/CE del 3 marzo 1997, che modifica la Direttiva n. 85/337/CE; Direttiva n. 96/61/CE del 24 settembre 1996 sulla prevenzione e la riduzione integrata

dell’inquinamento (IPPC); Direttiva n. 2001/42/CE del PE e del Consiglio, del 27 giugno 2001, concernente la

valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente; Direttiva 2003/35/CE del PE e del Consiglio del 26 maggio 2003 che prevede la

partecipazione del pubblico nell’elaborazione di taluni piani e programmi in materia ambientale e modifica le Direttive del Consiglio 85/337/CEE e 96//61/CE relativamente alla partecipazione del pubblico e all’accesso alla giustizia.

Il D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152 (cd. T.U. ambiente), recepisce le direttive comunitarie, disciplinando in maniera organica in tema di valutazione ambientale strategica (VAS) – titolo secondo della parte seconda del T.U., di valutazione di impatto ambientale (VIA) e di autorizzazione ambientale integrata (IPPC).

La Giunta regionale veneta con la Deliberazione n. 3262 del 24 ottobre 2006 ha costituito

l'Autorità Ambientale per la V.A.S. e definito una guida metodologica per i Piani e/o Programmi. In particolare l'allegato C rappresenta la Guida metodologica per i Piani di assetto territoriale comunale o intercomunale.

Infine con Deliberazione n. 2649 del 07 agosto 2007 recepisce il D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152 “Procedure per la valutazione ambientale strategica (VAS), per la valutazione di impatto ambientale (VIA) e per l’autorizzazione integrata ambientale (IPPC).

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N. 3 INCONTRI TEMATICI CON

LA CITTADINANZA

PRIMA ANALISI SULLO STATO

DELL’AMBIENTE

PROPOSTA DI DOCUMENTO PRELIMINARE

INCONTRI CONCERTATIVI PER

LA DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI

SECONDA FASE

PRIMA FASE

ANALISI AGRONOMICHE

ANALISI GEOLOGICHE

ANALISI IDRAULICHE

ANALISI SOCIO-ECONOMICHE

ANALISI AMBIENTALI

CRITICITA’/FRAGILITA’/RISCHI

BOZZA DI RAPPORTO

AMBIENTALE

BOZZA DI PIANO

TERZA FASE

VERIFICA DELLA CONGRUITA’: OBIETTIVI AZIONI DI PIANO

VERSIONE DEFINITIVA DEL PIANO E PROPOSTA

DI RAPPORTO AMBIENTALE

QUESTIONARIO DISTRIBUITO

ALLA CITTADINANZA

2.1 METODOLOGIA E PERCORSO DI VALUTAZIONE

La V.A.S. evidenzia la congruità delle scelte degli strumenti di pianificazione rispetto agli obiettivi di sostenibilità degli stessi, alle possibili sinergie con gli altri strumenti di pianificazione individuando, altresì, le alternative assunte nella elaborazione del piano, gli impatti potenziali, nonché le misure di mitigazione e/o di compensazione da inserire nel piano.

Schema dell’iter di P.A.T.

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La V.A.S. relazionandosi con le scelte del Piano di Assetto del Territorio: 1. individua gli effetti ambientali della pianificazione; 2. indica gli obiettivi di qualità ambientale che si intendono perseguire; 3. avvia il processo di monitoraggio degli effetti attraverso l’uso di indicatori.

Il documento centrale del processo di consultazione della V.A.S., prende il nome di “Rapporto Ambientale” e contiene:

LO STATO ATTUALE DELL'AMBIENTE CON LA REVISIONE DEGLI OBIETTIVI, LA DEFINIZIONE DELLE

CRITICITÀ/FRAGILITÀ/RISCHI E LE AZIONI DA ATTUARE; IL PROCESSO PARTECIPATIVO; ILLUSTRAZIONE DEGLI OBIETTIVI FINALI DEL PIANO; GLI SCENARI; LA PIANIFICAZIONE SOVRAORDINATA; LA VALUTAZIONE DEI POSSIBILI EFFETTI SIGNIFICATIVI SULL'AMBIENTE; INDIVIDUAZIONE DEGLI INDICATORI AMBIENTALI E DELLA SUA EVOLUZIONE; LA DESCRIZIONE DELLE MISURE PREVISTE IN MERITO AL MONITORAGGIO.

Abbiamo proposto la “costruzione del Piano” e con esso lo strumento della V.A.S. come un

processo che si integrasse in tutte le fasi che costituivano la “produzione di Piano”, non è stata una operazione facile, principalmente per la difficoltà di molte persone ad avvicinarsi a questo nuovo strumento.

Inizialmente, si è ragionato in termini di obiettivi di sostenibilità per il territorio del comune di

Maserada sul Piave, che ha portano alla formazione del documento preliminare. La redazione del quadro conoscitivo ha costituito lo strumento necessario per arrivare ad una progettazione del Piano.

A - fase qualitativa, finalizzata a:

1. approfondimento degli obiettivi di sostenibilità in relazione a quelli di piano e alla proposta di documento preliminare;

2. individuazione dei punti di forza e di debolezza, di opportunità, criticità, fragilità o rischio del territorio e degli obiettivi di piano;

3. individuazione degli effetti significativi del piano per fornire osservazioni e indicazioni sugli scenari.

B - fase quantitativa, definisce: 1. gli indicatori; 2. quantifica gli effetti della possibile evoluzione tra la situazione esistente (scenario tendenziale)

e gli scenari ipotizzati; 3. monitora nel tempo lo stato dell’ambiente e gli effetti dell’attuazione del piano.

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3. LE CARATTERISTICHE DEL TERRITORIO DI MASERADA SUL PIAVE 3.1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE3

Il Comune di Maserada sul Piave copre una superficie di circa 28,93 Km/q, ad una quota media di 34 m. sul livello del mare ed è composto dalle frazioni di Maserada, Varago e Candelù oltre a borgate minori come Salettuol e Saltore. A nord il territorio è occupato dal fiume Piave e comprende anche parte dell'isola fluviale detta "Grave di Papadopoli".

Senza dubbio, ciò che caratterizza il Comune di Maserada sul Piave è la bellezza del suo

paesaggio rurale (caratterizzato dalle risorgive), golenale e fluviale, della sua terra legata a doppio cordone ombelicale con il Piave, il fiume sacro alla Patria.

Il Piave scende dal Monte Peralba e percorre la bellezza di 220 chilometri prima di sfociare nell'Adriatico. Nel tratto medio del suo corso, in coincidenza con il confine del territorio maseradese, il fiume si divide in due rami formando l’isola di Papadopoli, che sino agli anni sessanta era in gran parte coperta di boschi e prati spontanei. Nonostante il sistematico disboscamento, portato alle sue estreme conseguenze circa vent'anni or sono, e malgrado le continue opere d'escavazione che hanno cambiato e dissestato il suo letto, le rive del Piave rimangono fortunatamente ancora molto ricche di flora e fauna con ampi spazi di "magredo", la "prateria" tipica delle "Grave del Piave".

In questi anni molti studi sono stati compiuti sulle caratteristiche biologiche e ambientali della fascia fluviale, e tutte hanno evidenziato l'esistenza di una vegetazione molto particolare determinata dall'incontro tra esemplari, anche molto rari, originari della montagna e della laguna, che si estendono soprattutto nella sponda destra del fiume in corrispondenza con Maserada e la frazione di Candelù (area più ricca ed incontaminata dal punto di vista ambientale).

L'istituzione della Riserva naturalistica del Medio Piave, si inserisce nel più ampio progetto di parco fluviale del Piave più volte tracciato a livello regionale e, in qualche maniera, ne vuole anticipare i principi regolatori per un miglior uso del territorio, cercando di renderlo compatibile con le attività umane. Il territorio di Maserada è interessato, soprattutto nella stagione primaverile-estiva di un accentuato flusso di gente che usufruisce dei parchi e dei rigogliosi boschi golenali. Inoltre sono stati tracciati da tempo diversi "percorsi e sentieri interni" a scopo didattico per le frequenti visite delle scolaresche. La Riserva naturalistica del Medio Piave fornisce dunque un modo più rispettoso di interagire con l'ambiente, preservando dalla distruzione alcune forme di vita vegetali ed animali che costituiscono il prezioso ambiente del Piave e, in particolare, della golena (praticamente la quasi totalità del territorio comunale).

3 Tratto dal sito: www.maserada.com “MASERADA SUL PIAVE UN PAESE IN DIRETTA” Italo Coglievina, Il Piave “Fiume Sacro alla Patria a Maserada sul Piave”.

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3.2 ARIA

Le polveri fini presenti in atmosfera e caratterizzate da un diametro aerodinamico inferiore a 10 µm (PM10) sono chiamate “polveri inalabili” perché in grado di penetrare nell’apparato respiratorio fino a livello toracico. Tali particelle possono provocare irritazioni a livello delle prime vie respiratorie, ed effetti più o meno gravi quali infiammazioni ed aggravamento delle malattie respiratorie croniche. Da queste considerazioni deriva l’importanza del monitoraggio delle concentrazioni di PM10 in atmosfera, al fine di prevenire e ridurre i possibili effetti sulla salute a breve e lungo termine4.

Le condizioni meteorologiche influenzano in modo complesso l’andamento degli inquinanti, specie delle polveri sottili. I principali processi meteorologici avvengono all’interno dello strato limite (sotto i 3 km di spessore). Risulta pertanto determinante, specie d’inverno con calma di vento, il fenomeno di stagnazione dell’aria, la quale contiene anche gli inquinanti emessi dalle sottostanti attività umane. Ed è qui che purtroppo gioca un ruolo fondamentale la morfologia della Pianura Padana chiusa nelle tre direzioni (Nord, Ovest e Sud) dall’orografia Alpina ed Appenninica e spesso “tappata” anche ad Est dalla debole circolazione sinottica orientale. Tale negativa peculiarità la rende la regione una delle più inquinate da polveri fini d’Europa, in particolare in presenza di anticicloni, che se da una parte determinano bel tempo, dall’altra favoriscono la calma atmosferica. Pioggia, vento e temperature elevate favoriscono invece una diminuzione al suolo dei valori di concentrazione delle PM10.

La normativa italiana ha fissato per le polveri inalabili PM10 i valori limite di 24 ore ed annuale

per la protezione della salute umana, il margine di tolleranza, le modalità di riduzione di tale margine e la data alla quale i valori limite devono essere raggiunti5.

• Il Decreto Legislativo n° 351 del 4 agosto 1999 identifica come valore limite il livello fissato in base alle conoscenze scientifiche al fine di evitare, prevenire o ridurre gli effetti dannosi sulla salute umana o per l'ambiente nel suo complesso; tale livello deve essere raggiunto entro un dato termine e in seguito non superato.

• Il Decreto del Ministero dell’Ambiente n° 60 del 2 aprile 2002 stabilisce che i valori limite per le polveri PM10 entreranno in vigore a partire dal 1° gennaio 2005. I valori limite si intendono superati se e solo se, in ciascuna stazione, il numero di superamenti è maggiore a quello indicato dal D.M. 60/02 (35 per anno). La riduzione dei margini di tolleranza, in termini di scarto rispetto al valore limite, risulta significativa ai fini del confronto con i livelli di concentrazione degli inquinanti, per verificare che vengano rispettati i valori limite stabiliti dal D.M. 60/02 entro i termini descritti.

• Il Decreto del Ministero dell’Ambiente n° 163 del 21 aprile 1999 individua i criteri ambientali e sanitari in base ai quali i Sindaci possono applicare misure di limitazione della circolazione veicolare al fine di ottenere un concreto miglioramento della qualità dell’aria in ambito urbano. Il D.M. 163/99 è stato modificato dal D.M. 60/02 per adeguarlo ai contenuti di tale decreto e del D.Lgs. 351/99. I Sindaci dei Comuni appartenenti agli agglomerati ed alle zone in cui sussiste il superamento ovvero il rischio di superamento del valore limite giornaliero per le polveri PM10, possono adottare misure di limitazione della circolazione per determinate categorie di veicoli. Tali misure possono essere modulate sulla base delle previsioni di miglioramento o peggioramento dello stato della qualità dell’aria.

PM10 => Valore limite annuale al 1° gennaio 2005 => 40 µg/m3

=> Valore limite giornaliero al 1° gennaio 2005 => 50 µg/m3

(da non superare più di 35 volte l’anno)

4 Tratto da: ARPAV “REPORT QUALITA’ ARIA “POLVERI PM10 NEL VENETO” ARPAV, Centro Meteorologico di Teolo – Osservatorio Regionale Aria – Rapporto polveri e PM10 2003/2004. 5 Tratto dal sito: www.arpa.veneto.it home page: temi ambientali - Aria - Polveri atmosferiche.

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Il D.Lgs. 351/99 (art. 6, comma 2) fissa i criteri per stabilire dove è obbligatorio il monitoraggio della qualità dell’aria tramite rete fissa. La misurazione è obbligatoria nelle seguenti zone:

a. agglomerati;

b. zone in cui il livello, durante un periodo rappresentativo, e' compreso tra il valore limite e la soglia di valutazione superiore stabilita ai sensi dell'articolo 4, comma 3, lettera c);

c. altre zone dove tali livelli superano il valore limite. Il D.M. 60/02, nell’allegato VIII, fornisce delle indicazioni in merito all’ubicazione su macroscala e microscala dei punti di campionamento per la misurazione in siti fissi dei livelli delle polveri PM10. Per quanto riguarda l’ubicazione su macroscala dei siti di misura si deve fare riferimento a due parametri: la protezione della salute umana e la protezione della vegetazione. Per quanto riguarda l’ubicazione su microscala, il decreto fornisce, nell’allegato VIII, delle indicazioni del tutto innovative e da considerare soprattutto nella valutazione del corretto posizionamento di una stazione di misura. Le polveri respirabili PM2,5 costituiscono un parametro inquinante sul quale si intende investire, in termini di azioni di monitoraggio, nei prossimi anni, dal momento che ad oggi non è presente sul territorio regionale alcuna stazione adibita al loro controllo. Sono attualmente in corso di esecuzione una serie di studi a livello europeo ed italiano, finalizzati all’individuazione entro l’anno 2005, dei limiti relativi alle concentrazioni in aria di tale inquinante, secondo i tempi ed i modi indicati dalla Direttiva Europea 99/30/CE.

Analisi dello stato della qualità dell’aria nei Comuni veneti6

Nei paragrafi successivi vengono analizzati i dati di PM10 derivanti dal monitoraggio realizzato

dai Dipartimenti ARPAV Provinciali nei Comuni veneti. I risultati della valutazione sono riportati nei seguenti paragrafi sottoforma di tabella, con

l’ausilio delle “icone di Chercoff” nella colonna “RISCHIO PM10”. In particolare, per la valutazione del rischio sono stati utilizzati i seguenti criteri:

☺ BASSO i dati disponibili non rivelano particolari criticità di PM10. Il numero di superamenti del valore limite e la concentrazione

media nel periodo di rilevamento dimostrano una bassa probabilità di eccedere i valori limite di legge.

ELEVATO la serie di dati disponibile dimostra alta probabilità di eccedere i valori limite di legge; è in linea con l’andamento delle

stazioni fisse di monitoraggio che registrano superamento dei valori limite su base annuale ed in alcuni casi manifesta

un andamento peggiore delle stazioni di misura fisse.

- NON DETERMINABILE

per carenza di dati / dati relativi solo al semestre estivo (1° aprile – 31 ottobre). In questi siti occorre completare le

campagne di monitoraggio.

Attualmente le campagne di misura, della durata approssimativa di un mese ciascuna, vengono ripetute due volte nello stesso sito, nel semestre estivo (1° aprile – 30 settembre) ed invernale (1° ottobre – 31 marzo).

La tipologia dei siti oggetto di monitoraggio è la seguente: o TU: siti di Traffico Urbano; o BU: siti di Background Urbano; o BR: siti di Background Rurale.

6 Vedi nota 4.

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Si riporta:

o l’elenco dei Comuni monitorati con stazione rilocabile negli anni 2003/04; o una possibile valutazione di rischio per il PM10; o l’analisi dei dati delle campagne di monitoraggio considerate, confrontati con le

concentrazioni di PM10 registrate dalle stazioni fisse nel corrispondente periodo (elaborazioni statistiche e grafici di dispersione).

Provincia di Treviso

TIPOLOGIA SITO

NR. SITO SITO PERIODO

BU 1 Asolo 18/02/03 - 05/03/03 BU 2 Gaiarine 22/06/04 - 11/07/04 TU 3 Godega Sant'Urbano 18/05/04 - 14/06/04 BU 4 Mareno di Piave 01/09/03 - 28/09/03 BU 5 Orsago 14/07/04 - 01/08/04 TU 6 S. Fior 27/04/04 - 16/05/04 BU 7 S. Vendemiano 31/03/04 - 18/04/04 TU 8 S. Biagio 05/06/03 - 26/06/03 BU 9 S. Lucia di Piave 06/08/03 - 31/08/03 BU 10 Vazzola 01/10/03 - 24/10/03 TU 11 Zero Branco 14/05/03 - 29/05/03

PROVINCIA DI TREVISO

COMUNI MONITORATI Campagne 2003/2004

RISCHIO PM10 NOTE

PROPOSTA ZONA

tendenza

PROPOSTA ZONA

definitiva ZONA

PRTRA

Asolo valori leggermente inferiori a stazione fissa BU A

Gaiarine campagna estiva, situazione peggiore della stazione fissa BU; da verificare A

Godega Sant'Urbano campagna estiva, situazione peggiore della stazione fissa BU; da verificare A

Mareno di Piave campagna estiva, in linea con stazione fissa BU; da verificare A

Orsago campagna estiva, in linea con stazione fissa BU; da verificare A

S. Fior campagna estiva, situazione peggiore della stazione fissa BU; da verificare A

S. Vendemiano campagna estiva, in linea con stazione fissa BU; da verificare A

S. Biagio campagna estiva, situazione peggiore della stazione fissa BU; da verificare A

S. Lucia di Piave campagna estiva, situazione peggiore della stazione fissa BU; da verificare A

Vazzola in linea con stazione fissa BU A

Zero Branco campagna estiva, in linea con stazione fissa BU; da verificare A

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13

TV-VIA SAURO/

LANCIERI MARENO

media periodo 36 35 n. sup. VL 50 ug/m3 7 5 % gg sup/gg monitor. 27 22

TV-VIA SAURO/

LANCIERI S. BIAGIO

media periodo 28 41 n. sup. VL 50 ug/m3 2 3 % gg sup/gg monitor. 14 25

TV-VIA SAURO/

LANCIERI S. LUCIA

media periodo 15 33 n. sup. VL 50 ug/m3 0 3 % gg sup/gg monitor. 0 13

TV-VIA SAURO/

LANCIERI VAZZOLA

media periodo 32 31 n. sup. VL 50 ug/m3 3 3 % gg sup/gg monitor. 13 13

y = 0.9522x - 1.7521R2 = 0.9527

0.0

10.0

20.0

30.0

40.0

50.0

60.0

70.0

80.0

90.0

0.0 20.0 40.0 60.0 80.0 100.0

TV-Via Sauro/LancieriM

aren

o di

Pia

ve

y = -0.1194x + 41.522R2 = 0.0297

0.0

10.0

20.0

30.0

40.0

50.0

60.0

70.0

80.0

0.0 20.0 40.0 60.0 80.0

TV-Via Sauro/Lancieri

S. B

iagi

o

y = 0.7632x + 23.486R2 = 0.1944

0.0

10.0

20.0

30.0

40.0

50.0

60.0

0.0 10.0 20.0 30.0 40.0

TV-Via Sauro/Lancieri

S. L

ucia

y = 0.8065x + 4.8999R2 = 0.8673

0.0

10.0

20.0

30.0

40.0

50.0

60.0

70.0

80.0

0.0 20.0 40.0 60.0 80.0 100.0

TV-Via Sauro/Lancieri

Vazz

ola

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P.A.T. DI MASERADA SUL PIAVE – RAPPORTO AMBIENTALE - VAS

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Grazie al monitoraggio con stazioni fisse e rilocabili realizzato da ARPAV negli anni 2003/04 (e tuttora in corso), è stato possibile ottenere la situazione aggiornata delle criticità per il PM10. Sulla base dell’analisi dei dati dei monitoraggi, i Comuni da noi considerati nell’ambito di analisi del territorio di Maserada sul Piave sono stati individuati a rischio per il PM10 (vedi tabella seguente).

Comuni a rischio per il PM10 oltre a quelli indicati in ZONA A e B (ex DGRV n. 799 del 28/03/2003)

Comune Provincia Area (km2) n° abitanti Densità di popolazione (ab/km2) Stazione qualità aria

Mareno di Piave TV 27.9 7.870 281.9 S. Biagio di Callalta TV 48.8 11.442 234.7 S. Lucia di Piave TV 19.7 7.226 367.6 Vazzola TV 26.2 6.396 243.8

Rispetto alla valutazione preliminare della qualità dell’aria ed alla zonizzazione del territorio

regionale approvata con DGRV n. 799 del 28/03/2003 (attualmente presente nel Piano Regionale di Risanamento e Tutela dell’Atmosfera), si segnala un incremento del numero di Comuni a rischio per il PM10 in cui è stato effettuato il monitoraggio con stazione fissa o rilocabile.

Nel complesso, la situazione di criticità del PM10 nel Veneto è rappresentata in figura 1 dove vengono riportate sia le zone definite nel PRTRA, sia gli ulteriori Comuni definiti “a rischio” dall’analisi.

fig. 1 - Comuni definiti a rischio

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Conclusioni I dati raccolti nel biennio 2003/04 evidenziano un incremento del numero di Comuni veneti

definiti “a rischio” per il PM10. L’attività di monitoraggio è tuttora in corso ad opera di ARPAV, e proseguirà nei prossimi anni fino ad ottenere una stima dei livelli di concentrazione del PM10 a livello regionale.

Nell’impossibilità operativa di monitorare tutti i Comuni del Veneto in un breve arco di tempo, ARPAV si sta comunque organizzando, perseguendo gli indirizzi della normativa stessa, che promuovono l’utilizzo di tecniche modellistiche per la stima e la previsione dei livelli di concentrazione degli inquinanti al suolo.

Dalle valutazioni della qualità dell’aria realizzate nelle altre regioni del Nord Italia, si evidenzia un’analoga criticità del parametro PM10 in Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna. Il problema delle polveri si sta rivelando quindi diffuso non solo in tutto il Veneto, ma soprattutto a scala di bacino aerologico Padano7.

Proposte

• Incentivazione del trasporto pubblico, di mezzi di trasporto elettrici e uso della bicicletta.

• Contenimento delle polveri risollevate dalla carreggiata attraverso un frequente lavaggio delle strade, specie durante i periodi nei quali le concentrazioni in aria sono più elevate e le precipitazioni piovose scarse.

7 Vedi nota 4.

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Criticità / Fragilità / Rischio Obiettivi Azioni A 3.2.1a Realizzazione di barriere sempreverdi lungo le principali direttrici del traffico. A 3.2.1b Prevedere un piano per il lavaggio delle strade ad alta densità di traffico da effettuare in particolare durante i periodi di stabilità atmosferica. A 3.2.1c Blocco del traffico di almeno due giorni (per es. domeniche ecologiche) all’anno nel territorio comunale. Diventerà un momento di incontro con la popolazione per promuovere la salvaguardia dell’ambiente. A 3.2.1d Introduzione della certificazione energetica obbligatoria per gli edifici nuovi e quelli in ristrutturazione (D.Lgs. 192/2005 e D.Lgs. 311/2006). Predisporre incentivi per il risparmio energetico in particolare per gli edifici (coibentazioni e bioedilizia). Il PI definirà nel dettaglio i volumi che verranno usati per premiare l’uso di tecniche di risparmio.

C 3.2.1 PM10

O 3.2.1 ≡ O 3.3.2 Riduzione delle concentrazioni di sostanze inquinanti.

A 3.2.1e Divieto di combustione all’aperto di ramaglie, altri residui vegetali e rifiuti.

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3.3 CLIMA

I maggiori climatologi mondiali hanno da tempo lanciato l’allarme del surriscaldamento del pianeta dovuto alla crescente quantità di gas serra immessi in atmosfera. Tuttavia risulta molto difficile fare previsioni attendibili per il breve periodo e in particolar modo su scala locale.

Il Rapporto sullo stato dell’ambiente 2006 della Provincia di Treviso, permette di evidenziare l’andamento climatico a livello provinciale di questi ultimi anni di cui bisognerà tener conto, in un contesto di surriscaldamento generalizzato, nella definizione dell’assetto del territorio.

Le precipitazioni annue, nella Provincia di Treviso si attestano fra gli 800 – 1.200 mm. Va evidenziato, l’aumento degli eventi pluviometrici intensi registrati nella Provincia di Treviso, concentrati soprattutto nei mesi di agosto e settembre.

Precipitazioni

precipitazioni (mm) nella provincia di Treviso

precipitazioni (mm) nella stazione di Maserada

sul Piave – dati CO.DI.TV

1961-1990

1992-2001

2002 2003 2004 2005 2006 2007

gennaio 66,1 49,9 nd 53,6 42,8 18,8

Febbraio 64,2 22,4 nd 13 196,2 0,4

Marzo 68,1 38,8 9,4 2,6 81,0 11,8

Aprile 73,9 79,9 114,6 128 41,2 131,2

Maggio 91,5 71,1 144,6 47,4 247,8 80,2

Giugno 106,5 84,5 95,0 47,0 84,4 64,0

luglio 68,5 72,8 139,8 36,8 53,0 63,8

Agosto 84,7 69,0 126,4 68,4 100,8 210,6

Settembre 75,9 108,8 100,8 45,0 90,0 174,8

Ottobre 85,9 112,6 166,8 81,4 67,8 163,0

Novembre 95,8 106,2 122,2 173,8 86,6 164,4

dicembre 62,4 88,0 55,6 117,0 121,0 nd

totale 943,5 904,0 1.075,2 814 1.212,6 1.189,2 981,0 939,0

Fonte: Dati ARPAV da Rapporto sullo stato dell’ambiente - Provincia di Treviso, 2006 e CO.DI.TV Eventi con precipitazioni significative in provincia di Treviso

Data Precipitazioni molto intense su 5’

Nubifragi in 30’ (precipitazione > = 40 mm)

Nubifragi in 1h (precipitazione > = 60 mm)

7 agosto 2004

Vazzola, 48 mm 83.8 mm, Vazzola, 67.2 mm

12 agosto 2004 Vittorio Veneto, 13 mm Vittorio Veneto, 55 mm Vittorio Veneto, 69.2 mm

13 agosto 2004

Crespano del Grappa, 42.4 mm

20 agosto 2004 Farra di Soligo, 12.8 mmOderzo, 12.2 mm

26 agosto 2004 Cartizze Alta, 13.2 mmFarra di Soligo, 13.2 mm

Crespano del Grappa, 41.6 mm Farra di Soligo, 43.2 mm

Fonte: Dati ARPAV da Rapporto sullo stato dell’ambiente - Provincia di Treviso, 2006

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Le temperature massime nel 2005 si sono mantenute sui valori medi degli ultimi decenni a parte un lieve aumento nei mesi estivi che tuttavia sono risultati sensibilmente più freschi rispetto alle estati molto calde degli anni tra il 2001 e il 2004.

L’ultimo Piano Regionale di Tutela e Risanamento dell’Atmosfera fornisce la mappa delle rose

dei venti registrate presso le stazioni meteorologiche del Centro Meteorologico di Teolo (CMT) nell’anno 2002. Le stazioni di rilevamento più vicine aI comune di Maserada si trovano nei comuni di Conegliano e di Castelfranco.

Stazione di rilevamento di Conegliano (quota: 83 m s.l.m.), stazione posizionata sulla sommità

di una collinetta, caratterizzata da venti deboli provenienti prevalentemente dai quadranti settentrionali, con una maggiore frequenza da N-E in primavera. Intensità media del vento di 1.6 m/s.

Stazione di rilevamento di Castelfranco (quota: 50 m s.l.m.), stazione particolarmente poco ventosa, caratterizzata da un rosa dei venti molto simile alla vicina stazione di Conegliano, con venti deboli provenienti prevalentemente dai quadranti settentrionali, con una maggiore frequenza da N-E in primavera e in estate. Intensità media di 1.3 m/s.

Rosa dei Venti, Conegliano (anni 1998-2001) Rosa dei Venti, Castelfranco (anni 1998-2001)

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Conclusioni Pur ribadendo la difficoltà nel prevedere le condizioni meteorologiche che ci attendono nei

prossimi anni si ritiene importante sottolineare almeno due aspetti potenzialmente critici per il territorio. Il primo è l’aumento degli eventi pluviometrici intensi verificatisi negli ultimi anni in vari comuni della Provincia, il secondo è un sostanziale aumento delle temperature sia su scala globale che, seppur con l’eccezione del 2005, su scala locale. Alla luce di questi aspetti bisognerà indirizzare le scelte del piano di assetto verso una riduzione o quanto meno una stabilizzazione della superficie impermeabilizzata in modo da non compromettere le capacità di assorbimento del suolo in presenza di eventi pluviometrici intensi. Inoltre si dovrà attuare una politica di concertazione con gli “organi agricoli preposti” per favorire la diffusione di colture poco esigenti da un punto di vista idrico e incrementare dove possibile la presenza di colture arboree a fini energetici. Nel comune di Maserada sul Piave, l’area golenale del fiume Piave sembra particolarmente indicata per la diffusione dell’arboricoltura a fini energetici la quale, infatti, oltre a permettere l’assorbimento di CO2 (il principale gas serra), richiede anche scarsi apporti di fertilizzanti e pesticidi ed è quindi poco impattante per i delicati equilibri ambientali. Infine la debole ventilazione registrata presso le stazioni di rilievo vicine al comune di Maserada causa l’accentuarsi dei fenomeni di ristagno delle sostanze inquinanti (si veda la matrice aria).

Criticità / Fragilità / Rischio Obiettivi Azioni C 3.3.1 Eventi pluviometrici intensi.

O 3.3.1 ≡ O 3.8.5 ≡ O3.5.7 Tutela della capacità di risposta del territorio.

A 3.3.1a Riduzione o quanto meno stabilizzazione della superficie impermeabilizzata in modo da non compromettere le capacità di assorbimento del suolo, incentivando pavimentazioni permeabili

C 3.3.2 Ristagno delle sostanze inquinanti dovuta a debole ventilazione.

O 3.3.2 ≡ O 3.2.1 Riduzione delle concentrazioni di sostanze inquinanti.

A 3.3.2 Vedere A 3.2.1.

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3.4 ACQUA

Il fiume Piave nasce nelle Alpi Orientali e più precisamente nelle Alpi Carniche, alle pendici

meridionali del Monte Peralba, nel comune di Sappada, in provincia di Belluno, a quota 2.037 m s.l.m. Il bacino del fiume Piave ha una superficie complessiva di 4.100 km/q e la sua asta principale

ha una lunghezza di 220 km. Il Piave scorre per intero in territorio veneto, attraversando in totale tre province: Belluno per 127 km, Treviso per 62,1 km e Venezia per 31,9 km.

Da Cima Sappada, il fiume Piave riceve le acque dal torrente Ansiei, Boite, Maè e Cordevole e Soligo. Dopo Fener lascia la provincia di Belluno ed entra in quella di Treviso. Qui, per effetto dei pesanti prelievi d’acqua operati dal canale Bretella e a Nervesa della Battaglia dal canale Vittoria, la portata si riduce notevolmente, determinando nel successivo tratto di Maserada, lunghi periodi di secca dell’alveo. La sua foce è nel Mar Adriatico, a nord-est di Venezia, presso il porto di Cortellazzo fra Eraclea e Jesolo.

Le grave del Piave sono delle isole ghiaiose nell'alveo del fiume, una di queste, le "Grave di Papadopoli" è caratterizzata per la sua estensione, 750 ettari di area coltivata principalmente a vite.

Il Piave rappresenta uno degli ecosistemi fluviali più importanti, con un bacino che si estende su un territorio montano peculiare, quello delle Dolomiti Orientali. Il suo corso costituisce un patrimonio naturale e ambientale rilevantissimo, con oltre 1000 ettari di bosco protetto, 13 corsi d’acqua vincolati, 4 Siti di Importanza Comunitaria (S.I.C.), 3 Zone di Protezione Speciale (Z.P.S.) per la salvaguardia degli uccelli, 8 biotipi, centinaia di specie floristiche e faunistiche, rare e rarissime, tra cui 18 specie di orchidee.

Il Piave è un fiume fortemente antropizzato. Le maggiori cause di degrado sono indubbiamente gli utilizzi della risorsa idrica, prevalentemente idroelettrica nel tratto montano ed irrigua in quello pedemontano. Negli ultimi decenni, dopo l’alluvione del 1966, l’alveo è stato inoltre oggetto di numerosi interventi di arginatura e rettificazione. Anche le escavazioni, soprattutto nel tratto trevigiano, sono una delle cause di limitazione della funzionalità fluviale.

In generale possiamo così riassumere i principali fattori di alterazione: • presenza di insediamenti abitativi e/o industriali adiacenti all’alveo fluviale; • presenza di ampie zone di intervento antropico direttamente in alveo con conseguente

destabilizzazione dello stesso; • presenza di una fascia riparia ridotta; • scarsa portata idrica; • presenza di opere di difesa spondale (arginature, pennelli, risagomature); • fondo dell’alveo uniforme e privo di strutture di ritenzione.

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3.4.1 ACQUE SUPERFICIALI Normativa di riferimento8:

Testo Unico delle acque - D.L. 11/05/99 n.152 prescrive la regolamentazione per la tutela delle acque superficiali, marine e sotterranee, attraverso l'individuazione degli obbiettivi di qualità ambientale e per specifica destinazione dei corpi idrici; la tutela integrata degli aspetti quantitativi e qualitativi di ciascun bacino idrografico; il rispetto dei valori limite prescritti e riportati negli allegati al Decreto, differenziati in relazione agli obbiettivi di qualità del corpo ricettore; l'individuazione delle zone vulnerabili e delle zone sensibili nonché delle relative misure per la prevenzione e riduzione dell'inquinamento; l'individuazione delle misure volte alla conservazione, al risparmio, al riutilizzo ed al riciclo delle risorse idriche.

Direttiva 2000/60/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 23 ottobre 2000 istituisce un quadro per l’azione comunitaria in materia di acque. La direttiva ha come obiettivo finale quello di eliminare le sostanze pericolose prioritarie, di raggiungere un buon stato di qualità delle acque ed impedirne il deterioramento

Decisione n. 2455/2001/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 20 novembre 2001 si riferisce all’istituzione di un elenco di sostanze prioritarie in materia di acque e che modifica la direttiva 2000/60/CE. La direttiva fissa un primo elenco di 33 sostanze “prioritarie” che presentano un significativo rischio per l’ambiente acquatico per le quali è previsto l’arresto o la graduale eliminazione dagli scarichi ed emissioni.

Decreto Ministero dell’Ambiente 6 novembre 2003 n. 367. Regolamento concernente la fissazione di standard di qualità nell’ambiente acquatico per le sostanze pericolose, ai sensi dell’articolo 3, comma 4, del decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152. Il decreto recepisce una direttiva della Comunità Europea che prevede la riduzione e la graduale eliminazione dell’inquinamento delle acque provocato da certe sostanze pericolose e la fissazione di obiettivi di qualità tali da garantire la tutela della salute umana e dell’ecosistema acquatico. Le regioni redigono l’elenco delle sostanze pericolose da controllare in acque superficiali, marine, di laguna e nei sedimenti tra quelle fissate a livello comunitario.

Deliberazione della Giunta Regione del Veneto n. 1525 del 11 aprile 2000. Revisione del “Piano di rilevamento delle caratteristiche qualitative e quantitative dei corpi idrici della Regione Veneto”. Piano di monitoraggio 2000. Parte relativa alle acque superficiali interne correnti. La Regione Veneto in collaborazione con A.R.P.A.V. , successivamente all’entrata in vigore del Decreto Legislativo 11 maggio 1999, n. 152, effettua una revisione del precedente piano (D.G.R. n. 5571 del 17.10.86), relativamente al numero di punti di campionamento ed ai parametri chimici e microbiologici da monitorare.

Deliberazione della Giunta Regione del Veneto n. 3053 del 01 ottobre 2004. Attuazione del D.M. 6 novembre 2003, n. 367 relativo al controllo delle sostanze pericolose immesse nell’ambiente idrico. La Regione Veneto, in attuazione del D.M. 367/03, approva il progetto presentato da A.R.P.A.V. denominato I.S.PER.I.A. per il monitoraggio delle sostanze pericolose.

Deliberazione della Giunta Regione del Veneto n. 4453 del 29.12.2004. Piano di Tutela delle Acque. (D.Lgs. 152/1999). Misure per il raggiungimento degli obiettivi di qualità dei corpi idrici significativi. La Regione Veneto adotta il piano elaborato che si compone di tre parti:la prima che descrive lo stato di fatto con l’analisi delle criticità per le acque sotterranee e superficiali, la seconda che contiene le proposte di piano con le misure generali e specifiche per raggiungere gli obiettivi previsti dalla direttiva 2000/60/CE e dal D.M. 367/2003; la terza che prevede la disciplina degli scarichi, la disciplina delle aree richiedenti specifiche misure di prevenzione dall’inquinamento e di risanamento, la disciplina per la tutela quantitativa delle risorse idriche.

Decreto Ministero dell’Ambiente 29 Dicembre 2003, n. 391. Regolamento recante la modifica del criterio di classificazione dei laghi di cui all’allegato 1, tabella 11, punto 3.3.3, del decreto legislativo n. 152/99.

Deliberazione della Giunta Regione del Veneto n. 4110 del 22 dicembre 2000. Revisione del “Piano di rilevamento delle caratteristiche qualitative e quantitative dei corpi idrici della Regione Veneto. Programma di monitoraggio dei laghi da attuarsi dall’anno 2000 ai fini della loro classificazione ambientale, ai sensi del decreto Legislativo 11 maggio 1999 n. 152”. La Regione Veneto approva la proposta A.R.P.A.V. al monitoraggio dei laghi, successivamente all’entrata in vigore del Decreto Legislativo 11 maggio 1999, n. 152, che fissa il numero di punti di campionamento ed i parametri chimici e microbiologici da analizzare.

Deliberazione della Giunta Regione del Veneto n. 2646 del 30 settembre 2002. Modifiche alla deliberazione n. 4110 del 22 dicembre 2000 Revisione del “Piano di rilevamento delle caratteristiche qualitative e quantitative dei corpi idrici della Regione Veneto. 8 Tratto dal sito: www.arpa.veneto.it home page: temi ambientali – Acque superficiali.

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Il sistema idrografico, nel comune di Maserada sul Piave è ricco, complesso e molto delicato. L’elemento principale del sistema è il fiume Piave che lo attraversa occupando per buona parte il territorio comunale, non di minore importanza è la ricca rete dei corsi d’acqua vincolati:

1. codice 26181 Fiume Piave; 2. codice 26120 Fiumicello Mignagola; 3. codice 26186 Piavesella di Maserada, scolo Dolzal; 4. codice 26189 Fontana delle Monache (non identificabile),

e non vincolati: 1. codice 26191 Rio Fontana Bianca.

Altro elemento importante sono le acque di risorgiva. La risorgiva o fontanile è caratteristica per l’ambiente naturale e unico che crea. Questi rivoli d'acqua di subalveo seguono spesso l'andamento del conoide formato dalle deposizioni alluvionali o fluvioglaciali del loro stesso fiume La Piavesella diventa consistente in località "Le Moneghe" da una sorgente omonima ad ovest di Candelù, nel suo corso la portata viene incrementata da Rio Dolzale, in località "i Vegri" dal Canale di Candelù.

Particolare attenzione deve essere tenuta per le siepi e la vegetazione nella zona delle risorgive. fig. 2 - Schema della rete idrografica e dei punti di risorgiva della Provincia di Treviso (immagine tratta da “Luoghi di valore 2007” – FONDAZIONE BENETTON STUDI RICERCHE)

fig. 3 - Rete idrografica del Comune di Maserada sul Piave

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Il bacino del fiume Piave morfologicamente può essere suddiviso: 1. in un tratto montano e un tratto pedemontano, entrambe tipicamente ritrali (parte

intermedia dei corsi d’acqua, che corrisponde al tratto salmonicolo, ove è presente un’alta diversificazione dei generi benthonici anche se non molto numerosi, adattati alla corrente ed esigenti di acque fresche e ben ossigenate)

2. ed un ultimo tratto potamale (tratto fluviale planiziale, dove sono dominanti i ciprinidi, l’ambiente lentico favorisce lo sviluppo di una comunità planctonica e la comunità bentonica è dominata essenzialmente da individui collettori, filtratori e predatori).

L’applicazione dell’Indice di Funzionalità Fluviale è stata realizzata negli anni 2001 e 2002 ad

opera delle Amministrazioni provinciali di Belluno e Treviso. In totale il tratto indagato è stato suddiviso in 205 tratti omogenei. Di seguito vengono riportati in sintesi i risultati ottenuti, riferiti al fiume Piave nella sua “quasi” totalità, ossia ai tratti in provincia di Belluno e di Treviso.

Il tratto omogeneo di fiume Piave che attraversa il comune di Maserada è identificato con la

sigla PVE04_A “dalla confluenza con il fosso Negrisia alla derivazione del canale Vittoria”. La qualità dell’acqua del fiume è valutata sulla base di quattro tipologie di indicatori: 1. LIM (Livello di inquinamento espresso dai macrodescrittori) - il Livello di Inquinamento dei

Macrodescrittori (LIM) si ottiene sommando i punteggi ottenuti dai 7 parametri chimici e microbiologici “macrodescrittori” (tasso di ossigeno in saturazione, BOD5, COD, Azoto ammoniacale, Azoto nitrico, Fosforo totale, Escherichia coli). Il LIM si esprime in 5 classi: 1 = migliore; 5 = peggiore;

2. IBE (Indice Biotico Esteso) - l’indice I.B.E. consente di formulare diagnosi di qualità di acque correnti sulla base delle modificazioni prodotte nella composizione delle comunità

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di macroinvertebrati a causa di fattori di inquinamento o di significative alterazioni fisiche dell’ambiente fluviale. L’IBE prevede 5 classi di qualità: 1 = migliore; 5 = peggiore;

3. SECA (Stato Ecologico dei corsi d’acqua) - da una valutazione incrociata dei risultati ottenuti del LIM e dell’I.B.E., scegliendo il peggiore dei due, si ottiene lo Stato Ecologico del corso d’acqua (SECA). Il SECA si esprime in 5 classi: 1 = migliore; 5 = peggiore;

4. SACA (Stato Ambientale del corso d’acqua) - è definito invece dallo Stato Ecologico (SECA) e dalla concentrazione di alcuni specifici microinquinanti. Il SACA si esprime in 5 classi di giudizio da elevato a pessimo.

Sono stati presi in esame i valori dei quattro indici sopra descritti relativi al tratto del fiume

Piave che attraversa il comune di Maserada nell’arco di tempo che va dal 2000 al 2005. I risultati, riassunti in tabella, indicano una situazione sostanzialmente positiva e stabile.

Riepilogo degli Indici di qualità delle acque del fiume Piave per gli anni 2000-2005

ANNO COMUNE CODICE STAZIONE INDICE2000 2001 2002 2003 2004 2005

Maserada sul Piave 304 LIM 2 2 2 2 2 2 Maserada sul Piave 304 IBE 2 2 2-1 2 2 2 Maserada sul Piave 304 SECA 2 2 2 2 2 2 Maserada sul Piave 304 SACA buono buono buono buono buono buonoFonte: Dati ARPAV da Quadro Conoscitivo della Regione Veneto

Conclusioni La situazione delle acque del fiume Piave nella stazione 304 a Maserada sul Piave si può

definire buona, mentre si segnala scarsa la qualità delle acque nella stazione 64 a Ponte della Priula e nella stazione P5 a valle di Zenson di Piave9. Si sottolinea inoltre lo scadimento qualitativo del torrente Teva ed il significativo peggioramento registrato nell’anno 2005 per il torrente Soligo.

Le considerazioni che si possono trarre dai risultati sopra esposti non possono essere spiegate senza un più approfondito studio delle componenti fluviali e delle problematiche che incidono sullo stato ecologico.

Lo sforzo necessario al raggiungimento di tali informazioni richiederebbe però un coordinamento ad un livello superiore a quello comunale ed interessare, possibilmente, l’intero corso fluviale. Restando pertanto nell’ambito comunale si renderebbe almeno necessario un monitoraggio biologico mediante l’I.B.E. ripetuto nel tempo (ad es. stagionale).

9PROVINCIA DI TREVISO, Busoni S., De ros O. e Cima R. (2006), la risorsa “ACQUA” nella Provincia di Treviso – allegato T, Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, Treviso, p.7

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3.4.2 ACQUE SOTTERRANEE Normativa di riferimento10:

Testo Unico delle acque - D.Lgs 11/05/99, n.152 prescrive la regolamentazione per la tutela delle acque superficiali, marine e sotterranee, attraverso l'individuazione degli obbiettivi di qualità ambientale e per specifica destinazione dei corpi idrici; la tutela integrata degli aspetti quantitativi e qualitativi di ciascun bacino idrografico; il rispetto dei valori limite prescritti e riportati negli allegati al Decreto, differenziati in relazione agli obbiettivi di qualità del corpo ricettore; l'individuazione delle zone vulnerabili e delle zone sensibili nonché delle relative misure per la prevenzione e riduzione dell'inquinamento; l'individuazione delle misure volte alla conservazione, al risparmio, al riutilizzo ed al riciclo delle risorse idriche.

Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n. 258 "Disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152, in materia di tutela delle acque dall'inquinamento, a norma dell'articolo 1, comma 4, della legge 24 aprile 1998, n. 128"

D.Lgs. 5/02/97 n° 22 disciplina la gestione dei rifiuti, dei rifiuti pericolosi, degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggi in attuazione delle direttive comunitarie 91/156/CEE sui rifiuti pericolosi e 94/62/CE sugli imballaggi.

D.M. 25/10/99 n° 471 stabilisce i criteri, le procedure e le modalità per la messa in sicurezza, la bonifica e il ripristino ambientale dei siti inquinati, ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, e successive modificazioni e integrazioni.

Legge ordinaria del Parlamento n° 426 del 09/12/1998 stabilisce nuovi interventi in campo ambientale tra cui interventi di bonifica e ripristino ambientale dei siti inquinanti.

Decreto Presidente del Consiglio dei Ministri 12/02/99 "Accordo di programma per la chimica di Porto Marghera" include tra gli obbiettivi il risanamento e la tutela dell’ambiente attraverso azioni di disinquinamento, bonifica o messa in sicurezza dei siti, di riduzione delle emissioni in atmosfera e in Laguna e di prevenzione dei rischi di incidente rilevante.

Delibera della Giunta regionale 3/10/03 n°2922 descrive le modalità con cui devono essere condotte, nelle aree oggetto di indagine, le operazioni di: prelievo di suolo, sottosuolo, materiali di riporto e rifiuti, formazione e preparazione del campione dai materiali solidi, perforazione e messa in opera di piezometri e pozzetti, prelievo delle acque sotterranee, conservazione, trasporto e preparazione per l'analisi dei campioni solidi e liquidi. Il riferimento normativo per le operazioni di prelievo e analisi dei campioni è costituito dall'Allegato 2 del D.M. 471/99.

D.Lgs. 12/07/93 n° 275 "Riordino in materia di concessioni di acque pubbliche" prevede che l’Ufficio del Genio Civile anche nelle zone non soggette a tutela, possa disporre, a spese dei responsabili, la chiusura dei pozzi dei quali sia cessata l’utilizzazione; inoltre la Legge 290 del 17/08/99 "Proroga di termini nel settore agricolo" , prevede che tutti i pozzi esistenti a qualunque uso adibiti, ancorché non utilizzati, siano denunciati dai proprietari possessori o utilizzatori alla regione, alla provincia competente per territorio.

D.P.R. 10/09/82 n° 915 Attuazione delle direttive (CEE) n. 75/442 relativa ai rifiuti, n. 76/403 relativa allo smaltimento dei policlorodifenili e dei policlorotrifenili e n. 78/319 relativa ai rifiuti tossici e nocivi

DGR. 3003/98 affida all’ARPAV il compito di seguire e coordinare le attività di monitoraggio delle acque sotterranee del Veneto, secondo quanto previsto dal "Piano per il rilevamento delle caratteristiche qualitative e quantitative dei corpi idrici della Regione del Veneto" approvato con deliberazione della Giunta Regionale n°5571 del 17/10/86

Nella Provincia di Treviso11 la principale risorsa idropotabile è rappresentata dalle acque

sotterranee. Come noto tutta la parte identificata convenzionalmente con la cosiddetta “alta pianura” è caratterizzata dalla presenza di un acquifero freatico di notevole spessore e ricchezza; da questa struttura trae alimentazione il sistema multifalde tipico della “bassa pianura”, a sua volta intensamente sfruttato come fonte di approvvigionamento idrico. I dati disponibili circa la qualità delle acque sotterranee in alta pianura forniscono un quadro che nel 2004 ha confermato le caratteristiche già

10 Tratto dal sito: www.arpa.veneto.it home page: temi ambientali – Acque sotterrane. 11 Tratto da: PROVINCIA DI TREVISO, la risorsa “ACQUA” nella Provincia di Treviso – allegato T, Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, Treviso.

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riscontrate nelle precedenti campagne qualitative; se da un lato ciò significa che lo stato qualitativo generale della falda freatica non è peggiorato, dall’altro conferma la gravità delle situazioni già compromesse ed accertate nel passato. D’altro canto anche i dati disponibili circa l’andamento del livello piezometrico della falda non sono incoraggianti; dai pozzi controllati emerge con chiarezza, sulla base dei dati rilevati negli ultimi 30 anni, una contrazione dello strato saturo nella media ed alta pianura tutt’altro che trascurabile.

Lo stato qualitativo12 delle acque sotterranee è controllato dalla sovrapposizione di tre reti: la

rete provinciale che permette una copertura estesa del territorio trevigiano in particolare nella media ed alta pianura e che fornisce parte delle informazioni di tipo quantitativo necessarie per lo studio idrogeologico del territorio (rete SISMAS), la rete predisposta dall’Osservatorio Regionale Acque Interne a copertura dell’intera regione (rete ORAC) e la rete di controllo dell’area di ricarica del Bacino Scolante in Laguna di Venezia (rete BSL). Nelle due campagne di rilevazione effettuate nell’anno 2004 non si sono registrati marcati segni di ulteriore deterioramento qualitativo delle acque sotterranee; ciò ovviamente non significa che non vi siano situazioni che richiedono la massima attenzione, come di seguito meglio specificato. I monitoraggi svolti hanno, infatti, confermato la presenza di alcuni inquinamenti “storici”, in particolare legati alle pratiche agricole come quelli inerenti i Pesticidi ed i Nitrati, mentre si è registrata una inversione di tendenza sulle concentrazioni dei composti organo-alogenati. Per quanto riguarda i problemi connessi a fenomeni di contaminazione legati a singoli episodi o comunque a sorgenti di tipo puntiformi, la soluzione va ricercata nelle usuali procedure di bonifica a cui si rimanda per una trattazione specifica;preme, invece, sottolineare la rilevanza assunta dalla distribuzione dei Nitrati, in alcune zone oramai al di sopra del limite previsto per il consumo umano. La diffusione di questa sostanza nelle acque di falda ha raggiunto, come evidente dalla figura sottostante, ampie porzioni della cosiddetta alta pianura.

fig. 4 - Concentrazione di Nitrati nelle acque della falda freatica – anno 2004 -(fonte: ARPAV – DAP Treviso)

12 Tratto da: PROVINCIA DI TREVISO, la risorsa “ACQUA” nella Provincia di Treviso – allegato T, Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, Treviso.

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Non appare particolarmente compromessa la zona del comune di Maserada sul Piave, ma la

lettura deve essere effettuata in un’ottica molto più ampia della dimensione comunale. La principale fonte di queste sostanze è in genere individuata nelle pratiche agricole, dove

l’Azoto (vedi fig. 5) rappresenta uno dei principali elementi presenti nei concimi, siano essi di sintesi che di origine animale (letame ed altri liquami zootecnici). Nella figura che segue si può osservare la ripartizione dei carichi potenziali di azoto (t-N/a) prodotti da attività agricola, industriale e civile.

fig. 5 - Carichi potenziali di azoto (t-N/a) (Fonte ARPAV)

Alla diffusione di Nitrati nelle acque sotterranee concorrono più elementi, sia strutturali, ovvero

legati alla natura dei suoli e del terreno insaturo, che colturali, connessi, cioè, alle esigenze di concimazione proprie di ogni specie vegetale. Dall’analisi della figura 4 si può osservare, inoltre, il ruolo importante giocato dalle dispersioni di subalveo del Fiume Piave, dallo sbocco in pianura fino alle Grave di Papadopoli. L’effetto diluizione determina una minor concentrazione di Nitrati nelle acque sotterranee. Come già accennato, la più probabile sorgente di questa sostanza è riconducibile all’attività agricola. L’apporto di concimi, sia di sintesi che naturali, nell’alta pianura trevigiana avviene in un contesto geologico che si contraddistingue per la presenza di uno spesso materasso alluvionale prevalentemente ghiaioso e, quindi, caratterizzato da valori di infiltrazione rilevanti stante la sua elevata permeabilità. Ciò comporta che le strutture acquifere in questa zona siano particolarmente vulnerabili ai fenomeni di percolazione e lisciviazione delle diverse sostanze riversate in superficie, come evidente dalla Figura 4 che riporta le zone vulnerabili da Nitrati di origine agricola.

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fig. 6 - Zone vulnerabili da nitrati di origine agricola (fonte: Regione Veneto - ARPAV)

In questo contesto già di per sé delicato bisognerebbe aggiungere un altro elemento costituito dalle tipologie culturali praticate. Come noto esistono specie vegetali che necessitano, per il loro sviluppo, di apporti di composti azotati maggiori rispetto ad altre. Il granturco, accanto ad elevati quantitativi di concimi azotati, richiede anche notevoli volumi d’acqua per la sua crescita e la zona dell’alta pianura è particolarmente povera di corsi d’acqua superficiali proprio per l’elevata infiltrazione che contraddistingue il terreno. L’alta pianura costituisce infatti l’area dove avviene la ricarica degli acquiferi proprio grazie all’infiltrazione delle acque dei fiumi e delle piogge. Ne deriva la necessità di ricorrere all’irrigazione artificiale, spesso attuata per scorrimento superficiale. Va da sé che su un terreno molto permeabile la quantità di acqua non trattenuta dal suolo agricolo che può migrare verso la falda freatica non è trascurabile, tanto da essere considerata un fattore di alimentazione importante nel periodo estivo, soprattutto per le zone non interessate da fenomeni di dispersione fluviale apprezzabile (come la parte occidentale dell’alta pianura). Ovviamente non è interesse del coltivatore “perdere” il concime per dilavamento dell’acqua, tuttavia ciò, in determinati frangenti, è praticamente inevitabile. Come detto, una parte dell’Azoto che si ritrova nelle acque sotterranee è legato alle pratiche di spargimento dei liquami zootecnici prodotti dai numerosi allevamenti presenti in particolare nella Castellana e nell’alta padovana, principali destinatari, peraltro, del mais prodotto nei campi. Nella figura 7 si riporta la carta dell’attitudine dei suoli allo spargimento dei liquami zootecnici; si distinguono:

♦ Zona A. Attitudine dei terreni: lo spandimento non è permesso: o Aree di espansione urbana o Terreni con pendenza superiore a 15°, zone sature od acquitrinose,

zone soggette a vincolo idrogeologico.

♦ Zona B. Bacino scolante in laguna.

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♦ Zona C tutta la fascia di ricarica degli acquiferi, sia porosi sia fratturati. La quantità massima di azoto è di 250 kg/ha/anno. La zona C è suddivisa in 3 sottozone:

o C1. attitudine dei terreni: zona non adatta. Acquiferi carsici utilizzati ed acquiferi alluvionali con falda tra 0 e 10 m di profondità.

o C2. Attitudine dei terreni :zona poco adatta. Acquiferi carsici poco sfruttati ed acquiferi alluvionali con falda tra 10 e 25 m di profondità.

o C3. attitudine dei terreni: zona mediamente adatta. Acquiferi alluvionali con falda oltre i 25 m di profondità.

♦ Zona D. attitudine dei terreni: zona molto adatta. Aree con terreni a bassa

permeabilità ed acquiferi protetti, non utilizzati, o di scarsa importanza. Allo stato attuale non è ancora possibile definire quale sia la sorgente di Azoto preponderante,

ovvero se i Nitrati che si rinvengono nelle acque di falda siano da attribuire ai concimi di sintesi oppure abbiano un’origine zootecnica (studi in tal senso sono in corso di svolgimento da parte di ARPAV).

fig. 7 - Carta dell’attitudine dei terreni allo spandimento dei liquami zootecnici in agricoltura

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In conclusione gli elementi di valutazione che emergono dai dati disponibili e dalle elaborazioni svolte permettono di schematizzare un quadro che vede una stretta relazione tra:

1. la vulnerabilità delle strutture acquifere sotterranee; 2. la pressione esercitata dal comparto agro-zootecnico; 3. il sistema irriguo, che, tra l’altro, comporta la necessità di ingenti prelievi a carico del sistema

idrico di superficie, del Piave soprattutto; 4. la concentrazione di Nitrati nelle acque di falda. Fornire un quadro dello stato qualitativo delle acque sotterranee a lungo termine è un compito

arduo che richiede una spiccata conoscenza delle dinamiche idrogeologiche che governano gli afflussi ed i deflussi sotterranei nonché degli svariati fattori di influenza sulla qualità delle acque stesse (sorgenti di contaminazione, modalità di diffusione nell’insaturo, etc.). Dal momento che molte di queste informazioni non sono attualmente disponibili né il loro reperimento risulta agevole, si è ritenuto di operare, una ricerca sulle probabili linee di tendenza sulla base dei dati qualitativi forniti dall’ARPAV nel corso dell’ultimo quinquennio. Il punto di partenza per la scelta del o dei parametri da valutare è stato preso sulla scorta del giudizio qualitativo riportato dalla stessa ARPAV nella relazione annuale sullo stato della risorsa idrica sotterranea. Per ciascun pozzo della rete di monitoraggio sono stati valutati gli andamenti delle concentrazioni del o dei parametri determinanti ai fini della definizione della classe di qualità, in maniera da rilevare le eventuali tendenze ed esprimere, così, un giudizio empirico di larga massima sulla ipotetica evoluzione qualitativa delle acque di falda. In linea generale si può osservare che le tendenze in atto per quanto riguarda lo stato qualitativo delle acque sotterranee sono essenzialmente stabili.

Come in precedenza accennato, le sorgenti di contaminazione che influiscono sullo stato qualitativo delle acque di falda possono essere ricondotte a due tipologie: una a carattere diffuso, interessante vaste aree e principalmente legata all’attività agrozootecnica, l’altra, puntuale, connessa a specifiche attività antropiche, il più delle volte illecite (quali il deposito di rifiuti, lo sversamento di reflui direttamente sul terreno, etc.), per lo più collegate ad attività di tipo industriale. A tale differenziazione si lega anche la diversità dell’agente contaminante; è oramai dato per scontato, come già illustrato nei precedenti capitoli, che i rilevanti quantitativi di Azoto nitrico e/o di erbicidi presenti nelle acque sotterranee derivino dalle pratiche agronomiche (concimazione chimica, spargimento di liquami zootecnici, utilizzo di fitofarmaci). Sono, invece, attribuiti al comparto produttivo i fenomeni di contaminazione delle acque causati da solventi organici ed altri composti alogenati, frequentemente impiegati nell’attività industriale.

Da quanto sopra accennato discende la necessità di differenziare analogamente le azioni da

porre in atto per ricondurre i valori di concentrazione di inquinanti entro i limiti di Legge, prima, di qualità, poi. È già stato detto che le sorgenti delle sostanze inquinanti di origine industriale, una volta individuate con certezza, devono essere rimosse nell’ambito di interventi di bonifica mirati e specifici; tale attività è evidentemente svincolata dalle possibili scelte di pianificazione territoriale, posto che, nella maggioranza dei casi, tali sorgenti sono conseguenza di pratiche illecite, accidentali o comunque non conformi ai dettami della normativa vigente. Lo sforzo che dovrà essere attuato nei prossimi anni dovrà essere teso a definire, con la maggior sicurezza possibile, l’ubicazione e l’entità di queste sorgenti puntuali di inquinamento, attraverso la predisposizione di uno specifico piano che identifichi le situazioni compromesse e ne valuti le priorità di intervento (con i relativi stanziamenti economici). Diverso è il caso dell’inquinamento diffuso di origine agricola; non si tratta, infatti, di debellare

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situazioni illegali od accidentali ma di creare le condizioni per contemperare le esigenze di sfruttamento economico e di salvaguardia del territorio, in particolare nelle zone che maggiormente risultano interessate dalla presenza di una falda acquifera vulnerabile.

Trend dei parametri qualitativi delle acque sotterranee

COMUNE (ID. rete)

Profondità pozzo (m)

Classe di qualità anno 2004

Trend classe di qualità (2001 – 2005)

Parametro/i Determinante/i

Trend parametro/i (2001 – 2005)

Conducibilità

Nitrati

Maserada sul Piave (781) 8 2

Solfati

L’Indice SCAS (Stato Chimico Acque Sotterranee) definisce lo stato delle acque di falda dal

punto di vista chimico ed è calcolato usando i seguenti parametri: conducibilità elettrica, cloruri, manganese, ferro, nitrati, solfati e ione ammonio.

L’indice SCAS prevede 5 classi di qualità: 0 = migliore; 4 = peggiore Di seguito sono riportati i valori dei nitrati e l’indice dello stato chimico delle acque sotterranee.

Nelle tabelle seguenti vengono riportati i dati relativi al comune di Maserada sul Piave accompagnati dai dati sulle acque sotterranee delle stazioni di campionamento più vicine. Emerge una situazione sostanzialmente positiva con valori ricadenti in classe 2 costanti nell’arco temporale 2001-2004 ma vanno tenuti presenti i dati del comune confinante di Villorba che mostra valori molto negativi sia per l’indice SCAS sia per la presenza di nitrati Nitrati (mg/l) presenti nelle acque di falda (2001, 2002, 2003 e 2004)

NITRATI (MEDIA) COMUNE COD. POZZO 2001 2002 2003 2004

Breda di Piave 783 - 10 10 10 Maserada sul Piave 781 - 15 11 11 Ormelle 720 - 17 15 17 Spresiano 786 - 7 8 6

Fonte: Dati ARPAV da Rapporto sullo Stato dell’Ambiente - Provincia di Treviso, 2006 Stato chimico delle acque sotterranee per l’anno 2004 (indice SCAS)

SCAS COMUNE COD. POZZO CLASSE 2001-2002 CLASSE 2004

PARAMETRO PEGGIORE

Breda di Piave 783 2 2 nitrati - solfati Maserada sul Piave 781 2 2 conducibilità - nitrati -

solfati Ormelle 720 2 2 conducibilità - nitrati - solfati San Polo di Piave 718 2 2 conducibilità - nitrati - solfati

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Spresiano 786 2 2 nitrati - solfati Villorba 750 3 4 nitrati Villorba 749 4 4 caat - percloroetilene

Fonte: Dati ARPAV da Rapporto sullo Stato dell’Ambiente - Provincia di Treviso, 2006 SCAS valore 2= Impatto antropico ridotto o sostenibile sul lungo periodo e con buone

caratteristiche idrochimiche.

Conclusioni La qualità delle acque superficiali non delinea situazioni di criticità particolari. Il quadro delle

acque sotterranee si presenta senz’altro più articolato: la situazione nella provincia di Treviso indica un inquinamento diffuso operato dall’agricoltura e dalle industrie anche se i valori della concentrazione di nitrati e dell’indice SCAS a Maserada sono sostanzialmente buoni. Questo risultato molto probabilmente deriva dall’effetto trascinatore del Piave “che porta via tutto”. E’ auspicabile incentivare attività colturali a basso impatto come ad esempio agricoltura biologica ed arboricoltura.

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Criticità / Fragilità / Rischio Obiettivi Azioni C 3.4.1 Corpi idrici di superficie potenzialmente minacciati da inquinamento.

O 3.4.1 Tutela dei corsi d’acqua superficiali e delle risorgive

A 3.4.1 Preservazione dei biotopi umidi presenti nella fascia delle risorgive.

C 3.4.2 Inquinamento da sversamenti di origine locale. Zona vulnerabile ai nitrati (PSR tav.B).

O 3.4.2 Tutela e miglioramento della qualità delle acque superficiali.

Vedi A 3.4.5b

A 3.4.3a ≡ A 3.5.1a + A 3.5.1b Estensione a tutto il territorio dell’irrigazione a pioggia, con ricorso alla microirrigazione per le colture in cui è praticabile (frutticole, orticole, vivaistiche).

C 3.4.3 Spreco o utilizzo improprio delle acque superficiali.

O 3.4.3 ≡ O 3.5.1. Riduzione dei prelievi ad uso agricolo industriale.

A 3.4.3b Prevedere e favorire il riciclo delle acque ad uso industriale.

C 3.4.4 Inquinamento delle falde profonde da sversamenti di origine locale o remota.

O 3.4.4 ≡ O 3.5.2 Tutela e miglioramento della qualità delle acque delle falde profonde.

Vedere A 3.5.2° e A 3.5.2b

A 3.4.5a Creare una bancadati degli scarichi di origine industriale agricola e civile.

C 3.4.5 Inquinamento della falda freatica da sversamenti di origine locale.

O 3.4.5 Tutela e miglioramento della qualità delle acque della falda freatica. A 3.4.5b

Integrare la rete di raccolta e trattamento degli scarichi liquidi nelle aree residenziali e industriali fuori dalla golena.

C 3.4.6 Spreco o utilizzo improprio delle acque delle falde profonde.

O 3.4.6 Riduzione dei prelievi ad uso irriguo e industriale riduzione degli sprechi.

A 3.4.6 + A 3.5.1a + A3.5.1b Eliminare i prelievi ad uso "ornamentale" (fontane a getto continuo) o almeno dotarli di idonea saracinesca e contatore. Prevedere la manutenzione della rete di acquedotto per la eliminazione delle perdite.

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3.5 SUOLO - SOTTOSUOLO

“Il territorio rurale è costituito dall’insieme del territorio non urbanizzato, utilizzato sotto il profilo agro-produttivo e silvo-pastorale, e si caratterizza per la necessità di salvaguardare gli aspetti storico-culturali delle attività tradizionali con le politiche di sviluppo delle attività agricole sostenibili”. Così la Regione Veneto13 definisce ai fini della pianificazione territoriale ed urbanistica la porzione di territorio che è sì oltreurbana ma soprattutto è destinata alle attività agricole e forestali.

Il differenziale di immediata percezione fra il territorio rurale ed il “resto del mondo” è quindi, più che la non urbanizzazione, la dominante presenza della vegetazione attinente alle attività agricolo/ forestali.

La vegetazione è la componente essenziale anche di altri paesaggi, i cui estremi coincidono da

un lato con i popolamenti naturali non oggetto di pressione antropica diretta o indiretta (emerobia H0) e dall’altro con il verde urbano (emerobia H9). A Maserada sul Piave le tipologie di area verde caratterizzate da maggior naturalità sono di certo il bosco ripariale piavense ed alcune macchie riparie (tanto l’uno quanto le altre possono essere ascritti alla categoria H2, oligo-meso-emerobia, tipica dei boschi seminaturali) mentre il verde ornamentale urbano e le coltivazioni protette rientrano tipicamente nella categoria H9, poli-emerobia; fra questi due estremi si collocano tutte le altre situazioni vegetazionali presenti, che in prima approssimazione possono essere così distribuite fra le altre categorie di emerobia:

- H3 meso-emerobia: siepi naturaliformi, prato arido (magredo); - H4 meso-α-eu-emerobia: arboricoltura da legno, impianto forestale del Parabae (ad

affermazione avvenuta ed a maturità raggiunta potrà essere incluso nella categoria H2); - tra H5, α-eu-emerobia, ed H8, α-eu-poli-emerobia, si collocano le coltivazioni erbacee in

genere, le asparagiaie, i vigneti ed i frutteti, i vivai, il verde sportivo, ricreativo e mitigativo, con una propensione verso il livello inferiore o quello superiore in funzione della minor o maggior intensità di lotta alle infestanti.

Questo inquadramento sostanzialmente botanico consente una informazione di massima sul

modo di manifestarsi a Maserada sul Piave dello scontato e continuo impatto fra vegetazione e uomo (l’emerobia delle specie vegetali ne misura l’adattamento all’azione di quest’ ultimo).

Per definire il territorio rurale ed in particolare il suo assetto agricolo è indispensabile prendere

in considerazione, seppur per sommi capi, anche gli altri due fattori ambientali che determinano tanto la vegetazione potenziale (quella che si insidierebbe senza la presenza dell’uomo) quanto quella reale (e quindi le coltivazioni, ecc.); fattori che si riconducono ai soli termini del clima (o, meglio, del fitoclima e dell’agroclima) e del suolo (e più propriamente del terreno agrario).

Per quanto concerne il fitoclima o bioclima (cioè il clima della vegetazione naturale) i dati termopluviometrici relativi all’ambito di studio, consentono di inquadrare il territorio di Maserada sul Piave:

- nel Castanetum caldo senza siccità estiva, a cui in loco corrisponde vegetazionalmente il climax del frassino, del carpino e della farnia;

13Regione del Veneto - Bollettino Ufficiale del 22 ottobre 2004. Atti di indirizzo ai sensi dell’Art. 50 della L.R. 23 aprile 2004, n° 11 “Norme per il governo del territorio. Lettera (f) - Quadro conoscitivo, pag. 252.

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- con riferimento alla curva ombrotermica, nella sottoregione ipomesaxerica senza mesi secchi e lieve intonazione di subsecchezza in luglio14.

Diversa invece è la situazione se si considerano le esigenze climatiche delle piante coltivate, e quindi all’agroclima. Facendo riferimento al mais come coltura-indice si ha infatti che l’evapotraspirazione potenziale media (sec. Blaney-Criddle) supera gli apporti pluviometrici medi da marzo fino ad ottobre, con massimi in luglio ed agosto. Sulla scorta dei valori limitanti proposti dalla C.A.T.II15 si è in presenza di una situazione di carenza idrica, pur se non a livelli estremi, nel trimestre estivo, peraltro compensata dal ricorso all’irrigazione16; sempre con riferimento alla stessa metodologia ed alla stessa coltura non vi sono invece limitazioni di carattere termico.

Per quanto concerne invece i terreni agrari il territorio di Maserada è caratterizzato: • dalla presenza di suoli in cui le limitazioni (genericamente intese) più significative, e

tanto più evidenti quanto più ci si avvicina al Piave, si riconducono essenzialmente alla ridotta potenza dello strato attivo ed alla presenza di scheletro. Anche la reazione, variabile dal subalcalino all’alcalino, può dare qualche problema colturale (ad esempio nei vivai ostacola la produzione di piante ornamentali acidofile), cosa che invece non pare per quanto concerne la tessitura, generalmente sciolta o francosabbiosa, pur se non mancano zone a granulometria tendenzialmente pesante (da francolimosa a francoargillosa ad Ovest del nucleo abitato principale, argillosa a Sud di Candelù;

• in termini di classificazione agronomica, secondo le metodiche della Land classification, dalla prevalenza dei suoli di III classe, dovuta soprattutto alla massiva presenza di scheletro e/o all’alcalinità (tipologie presenti: 3sd/k1n2y1w1 - 3sd/k1x2n1y1w1 - 3sd/k1x2n2y1 - 3sd/k2h1n2l1y1 - 3sd/k1x2h1n1l1y1 - 3sd/k1x1n2i2y1w1 - 3sd/k2x2n2y1w1 - 3sd/k2x2n2i1y1 - 3sd/k1x1h2n2l2y1w1) abbastanza limitata invece la presenza di suoli sia di II classe, che localmernte sono quelli naturalmente più fertili e richiedenti i minori costi di produzione (tipologie presenti: 2sd/k1n1i1y1 - 2sd/k1x1n1y1w1) e vocazionali di IV classe (tipologie presenti: 4sd/k2x3n2i2y1 - 4sd/k3x3n2i2y1). Questa situazione pedoagronomica da un lato fa sì che se le coltivazioni erbacee non fossero sostenute da abbondanti apporti irrigui andrebbero incontro a decise contrazioni, quantitative e qualitative, di produzione e dall’altro definisce la vocazionalità dei suoli (la IV classe della LCC) soprattutto per il vigneto e l’asparago;

• dall’essere interamente irriguo (Consorzio Destra Piave, con irrigazione per scorrimento ed a pioggia, e prelievo da corsi d’acqua o da pozzi) e dotato per l’intera superficie di affossatura per lo smaltimento delle acque meteoriche in eccesso.

14TOMASELLI R., BALDUZZI A., FILIPELLO S. - 1973 - Carta bioclimatica d’Italia - Collana verde, 33. 15GIARDINI L., BORIN M., GIUPPONI C., BONINI BARALDI A.. - 1997 - La classificazione agronomica del territorio: proposta metodologica del sistema CAT II - Genio rurale, LX, 5 16 Queste considerazioni conseguono ad elaborazione di dati termopluviometrici medi; se si facesse riferimento ai valori evapotraspiraziometrici di ogni singolo mese “reale” ed alle relative precipitazioni “reali” (cosa peraltro decisamente esulante dai limiti di questo studio) sarebbe possibile definire con più esattezza e rispondenza al vero l’agroclima locale, quantificando la probabilità tanto di verificazione di situazioni di siccità quanto di entità della stessa (metodologia dei percentili, del tempo di ritorno, ecc.)

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La superficie agricola utilizzata (S.A.U.), depurata di una tara stimata del 5%, ammonta a

1.679,72 ha. Nella tabella che segue, si riportano le quantità calcolate con sistema Gis [non tenendo conto della tara del 5%], dopo aver effettuato la digitalizzazione da ortofoto [settembre 2006] e relativi rilievi in campagna, così suddivisi:

N.B.: è stata effettuata una verifica finale delle superfici a giugno 2008, si precisa che vi possono essere delle discordanze nei valori numerici riportati nella Relazione Ambientale.

Coltivazioni

erbacee* Asparagiaie Coltivazioni protette** Vigneto Frutteto Vivaio Totale

ha 1.457,55 2,58 2,29 251,23 22,72 31,77 1.768,13 * comprese orticole in pieno campo; ** sotto serra ed in tunnel

L’arboricoltura da legno, che non si considera come SAU, copre una superficie di 47,17 ha. A queste terre coltivate, occorre poi aggiungere le superfici ad “agricoltura domestica”, cioè il

frutteto, il vigneto e l’orto familiare, che a Maserada sono caratterizzate da una certa consistenza. In termini di pregio della produzione vegetale agraria è opportuno ricordare che Maserada sul

Piave ricade nella zona di produzione dell’asparago bianco di Cimadolmo, dell’IGP radicchio variegato di Castelfranco e del DOC vitivinicolo Vini del Piave.

Conclusioni Il territorio rurale nel suo insieme ed il territorio agricolo (le terre coltivate, la S.A.U.) in

particolare sono caratterizzati da alcune criticità che si riconducono: ♦ in tutto il territorio dalla carenza idrica estiva; ♦ in buona parte del territorio ad una sensibile permeabilità funzione del substrato geopedologico

(permeabilità che si riduce quanto più ci si allontana dal Piave); ♦ in golena ad una estrema intensificazione e semplificazione colturale, che se da un lato

consente risultati produttivi di deciso interesse dall’altro porta alla pressoché totale assenza di elementi ecopaesistici funzionali alla conservazione delle biodiversità;

♦ ad una vegetazione ripariale quasi assente ed in parte “pressata” dalle coltivazioni; ♦ al fatto che Maserada e Varago praticamente costituiscono un solo grande nucleo urbano; il che

comporta limitazioni all’esercizio delle attività agricole, in modo particolare per quanto concerne l’insediamento di allevamenti zootecnici intensivi (sia di nuovo impianto sia per trasformazione di allevamenti già esistenti) e lo spargimento di letami e liquami (D.G.R. 07 agosto 2006, n. 2495);

♦ alla tendenza in atto nelle zone urbane ed anche in campagna a pavimentare gli spazi scoperti annessi e funzionali all’edificato con materiali impermeabilizzanti.

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Criticità / Fragilità / Rischio Obiettivi Azioni C 3.5.1 Carenza idrica estiva.

O 3.5.1 ≡ O 3.4.3 A 3.5.1 ≡ A 3.4.3a

Vedi A 3.6.1a C 3.5.2 Elevata permeabilità dei suoli (soprattutto in zona golenale) e possibile inquinamento della falda.

O 3.5.2 ≡ O 3.4.4

Vedi A 3.5.6

A 3.5.3a Favorire, lungo le sponde dei corsi d’acqua maggiori e minori, l’impianto di siepi e di macchie arboree costituite da specie arboree autoctone con funzione di corridoi ecologici.

C 3.5.3 Eccessiva intensificazione e semplificazione colturale

O 3.5.3 “Ricostruzione” di una trama ecopaesistica funzionale alla tutela delle biodiversità e della tessitura paesistico-percettiva caratteristica della pianura piavense trevigiana

A 3.5.3b Ricercare strumenti normativi che riconoscano all’azione A 3.5.4a un ruolo perequativo17.

C 3.5.4 “Debolezza” ed esiguità del bosco ripariale piavense.

O 3.5.4 Favorire l’espansione del bosco ripariale piavense nelle terre coltivate, immediatamente a ridosso dell’alveo o del bosco.

A 3.5.4 Rinaturalizzazione delle terre coltivate con forestazione naturaliforme e conservazione dei biotopi, dei prati stabili e delle zone umide.

C 3.5.5 Eccessiva edificazione agricola in ambito golenale.

O 3.5.5 Favorire il trasferimento in zona non golenale delle aziende agricole localizzate in golena e che per la loro economicità necessitano di nuovi volumi.

A 3.5.5 Istituzione di una “borsa” dei terreni agricoli con “premio di trasferimento” per favorire le permute fra i proprietari fondiari (che hanno bisogno di terreno da coltivare - e questo può essere anche in golena) e quelli che ne abbisognano fuori golena per costruire nuovi ed indispensabili annessi rustici..

C 3.5.6 Limitazioni all’esercizio dell’agricoltura nel territorio agricolo a confine con le zone urbane.

O 3.5.6 Favorire nella fascia agricola periurbana tipologie agroecosistemiche capaci contemporaneamente di non comportare conflittualità con gli usi urbani e limitare l’introduzione nel territorio agricolo delle immissioni urbane.

A 3.5.6 Favorire l’arboricoltura da legno, con particolare interesse per le specie pregiate (noce, ciliegio) e per quelle a buon rendimento energetico (con esclusione del pioppo in quanto richiede trattamenti preventivi e può richiederne di curativi)

17 Pensare ad una sorta di green-tax, in cui il costruire in zona extraagricola oltre una minima “franchigia volumetrica” comporta l’attuazione della compensazione del verde.

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C 3.5.7 Tendenza all’impermeabilizzazione dei suoli.

O 3.5.7 ≡ O 3.3.1 ≡ O 3.8.5 Favorire un equilibrato rapporto nelle zone costruite, tanto urbane quanto agricole, fra superficie permeabile e superficie impermeabile.

A 3.5.7 Formazione di casse di sversamento delle acque fognarie bianche opportunamente dimensionate per consentire una ricarica “distribuita” della falda.

C 3.5.8 Asportazione delle risorse del sottosuolo per il loro utilizzo quale materiale inerte.

O 3.5.8 Riduzione dei prelievi di materiali inerti dal sottosuolo.

A 3.5.8 Incoraggiare e favorire l'utilizzo di materiali inerti derivanti dal riciclo.

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3.6 BIODIVERSITA’

3.6.1 BIODIVERSITÀ E RETE ECOLOGICA Per biodiversità si intende la variabilità fra gli organismi viventi di tutte le specie comprese in un

ecosistema ed anche la variabilità degli ecosistemi presenti in un’area sia quelli terrestri che quelli acquatici e la complessità di cui fanno parte.

La convenzione internazionale sulla biodiversità siglata a Rio de Janeiro nel 1992 costituisce il quadro principale di riferimento per quanto concerne la salvaguardia e l’uso durevole della biodiversità.

La necessità di prendere in considerazione le specie in relazione agli habitat e soprattutto le relazioni complesse tra gruppi di attori sociali e processi di produzione e distribuzione di biodiversità ha portato all’adozione nelle sedi internazionali dell’approccio ecosistemico. Tale approccio concordato nel corso della quinta Conferenza delle Parti di Nairobi nel maggio del 2000 consiste in una strategia per la gestione del suolo, delle acque e delle risorse viventi che promuove la conservazione e l’uso sostenibile ed equo.

Frammentazione del territorio e rischi per la biodiversità

La frammentazione è un processo legato prevalentemente all’azione dell’uomo e può essere definito come il meccanismo attraverso il quale una copertura omogenea (come il bosco) viene divisa in più parti separate e/o rimossa. La frammentazione porta alla formazione di patches tra di loro isolate aumentando l’eterogeneità ambientale ma diminuendo la connettività specie-specifica.

La riduzione delle aree porta alla rarefazione e all’estinzione di specie soprattutto quando queste hanno un territorio maggiore del frammento di habitat idoneo oppure quando i frammenti non contengono più i microhabitat necessari alla sopravvivenza della specie e, in ogni caso, quando gli effetti della popolazione sono inferiori alla soglia critica di estinzione.

La frammentazione degli ambienti naturali è una tra le principali minacce alla conservazione della biodiversità dei paesi sviluppati.

La tendenza verso un'ulteriore frammentazione del landscape deve essere contrastata mantenendo grandi aree in regioni e ambienti diversi poichè solo queste possono assicurare la stabilità delle popolazioni. Dove non esiste la possibilità di realizzarle (agrosistemi) è necessario costruire ponti biotici (corridoi ecologici) possibilmente ampi e funzionali alle specie e/o all'ambiente da conservare per favorire la dispersione degli organismi.

Le attuali politiche di tutela della biodiversità, come quella comunitaria e regionale, includono fra i loro obiettivi la gestione e la tutela delle "reti ecologiche". Per rete ecologica (ecological network) si intende l’insieme di unità ecosistemiche di alto valore naturalistico (aree nucleo) interconnesse da un sistema di elementi connettivi (le aree di collegamento ecologico), con funzione di mantenimento delle dinamiche di dispersione degli organismi biologici e della vitalità di popolazioni e comunità. Gli elementi principali che caratterizzano le reti ecologiche sono:

Area cuscinetto (buffer zone): settore territoriale limitrofo alle aree nucleo. Le aree cuscinetto hanno funzione protettiva nei confronti di queste ultime, rispetto agli effetti particolarmente negativi della matrice (effetto margine) sulle specie più sensibili.

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Area nucleo (core area): area naturale di grandi dimensioni, di alto valore funzionale e qualitativo ai fini del mantenimento della vitalità delle popolazioni. Le aree nucleo costituiscono l’ossatura della rete ecologica.

Corridoio (habitat corridor): tipo di area di collegamento ecologico che ha struttura lineare e continua; può costituire habitat adeguato per alcune specie.

Tappe di passaggio (stepping stones): uno o più frammenti di habitat che possono fungere da aree di sosta e rifugio per alcune specie durante il passaggio nell’area intermedia che si trova fra aree ecologicamente isolate

Barriere infrastrutturali: strade ed insediamenti antropici che interrompono la continuità di un corridoio ecologico

Schema di rete ecologica

Rete ecologica provinciale e locale

La rete ecologica del Comune di Maserada è incentrata fortemente sul fiume Piave che ne

costituisce l’elemento di maggior pregio paesaggistico ed ambientale. Il fiume Piave nasce nelle Alpi Orientali e più precisamente nelle Alpi Carniche, alle pendici

meridionali del Monte Peralba, nel comune di Sappada, in provincia di Belluno, a quota 2.037 m s.l.m.

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Il bacino del fiume Piave ha una superficie complessiva di 4.100 km² e la sua asta principale ha una lunghezza di 220 km. Il Piave scorre per intero in territorio veneto, attraversando in totale tre province: Belluno per 127 km, Treviso per 62,1 km e Venezia per 31,9 km.

Pur essendo un fiume fortemente antropizzato, in particolar modo a causa dello sfruttamento della risorsa idrica, mantiene degli aspetti di forte naturalità che risultano maggiormente evidenti proprio nel tratto del suo medio corso.

Su scala regionale il Piave svolge un importante ruolo di connesione (corridoio) tra la dorsale

collinare-montana delle prealpi venete (indicata con l’arco nero nella figura sottostante) e gli ecosistemi della pianura.

Su scala locale, il fiume con il suo bosco ripariale, i magredi e i prati stabili costituisce senza

dubbio la fonte più importante di ricchezza e diversità biologica ricoprendo pertanto il ruolo di area nucleo (core area) nella rete ecologica.

Come già detto la continuità della rete ecologica costituisce elemento di fondamentale importanza per la funzionalità della rete stessa. Si rendono perciò necessari interventi di mitigazione sugli elementi di interruzione (barriere) che interrompendo i corridoi ecologici aumentano la frammentazione del territorio.

3.6.2 FLORA Il territorio di Maserada sul Piave è ricco di valenze ambientali, prova ne è la ricchezza di

specie animali e vegetali presenti sul territorio. Per quanto riguarda gli aspetti floristici, è possibile individuare alcune tipologie ambientali in cui

sono presenti differenti specie vegetali soprattutto in base alle caratteristiche pedo-climatiche e alla gestione praticata dall'uomo.

Piave

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In particolare sono state quattro diverse categorie di ambienti, con una serie di specie arboree ed arbustive associate, di seguito denominati come: il bosco ripariale e l'area golenale del Piave, il sistema delle risorgive, la zona del “Parabae” e le zone coltivate.

Per quanto riguarda le specie arboree ed arbustive rinvenibili nel bosco ripariale del Piave compreso tra Salettuol e Candelù, nelle zone più ricche d'acqua sono presenti il Pioppo bianco (Populus alba), il Pioppo nero (Populus nigra), l'Ontano nero (Alnus glutinosa), il Salice bianco (Salix alba), il Salice grigio (Salix cinerea), il Pallon di maggio (Viburnum opulus) e la Frangola (Frangula alnus).

Meno legati alla presenza di acqua sono la Robinia (Robinia pseudoacacia), l'Olmo campestre (Ulmus minor), l'Acero campestre (Acer campestre), il Tiglio (Tilia sp.), il Frassino maggiore (Fraxinus excelsior), il Nocciolo (Corylus avellana), la Rosa di macchia (Rosa sp.), il Ligustro (Ligustrum vulgare), il Rovo (Rubus sp.), la Fusaggine (Evonymus europaeus), la Sanguinella (Cornus sanguinea), il Biancospino comune (Crataegus monogyna), lo Spincervino (Rhamnus cathartica), e il Sambuco nero (Sambucus nigra). Nelle zone più asciutte è invece possibile rinvenire il Crespino (Berberis vulgaris), l'Olivello spinoso (Hippophae rhamnoides), la Lantana (Viburnum lantana), l'Orniello (Fraxinus ornus), il Ginepro (Juniperus communis) e il Carpino nero (Ostrya carpinifolia).

Nell'ambito del letto fluviale, soggetto a periodi di piena alternati a lunghe fasi di asciutta, è invece presente un arbusteto dominato dall'Indaco bastardo (Amorpha fruticosa), a cui si associano la Buddleia (Buddleja davidii) e il Salice da ripa (Salix eleagnos). Per quanto riguarda il sistema delle risorgive, nelle siepi ripariali sono rinvenibili le stesse specie presenti nelle zone più ricche d'acqua menzionate per il bosco ripariale, cui si aggiungono alcune piante favorite e coltivate dall'uomo per la produzione di legname, frutti, o per fini ornamentali, come il Platano (Platanus hybrida), il Noce comune (Juglans regia), il Gelso (Morus sp.) e una serie di specie produttrici di frutti eduli come il Fico (Ficus carica), il Mirabolano (Prunus cerasifera) e il Nocciolo. Da segnalare, nella zona delle sorgenti del Rio Piavesella, la presenza di un boschetto di notevole interesse naturalistico con esemplari maturi di Carpino bianco (Carpinus betulus), Pioppo nero, Salice bianco, Olmo campestre, Acero campestre, Ciliegio selvatico (Prunus avium) e Orniello. Nella zona del “Parabae” non interessata dagli interventi di riassetto fondiario, sono rinvenibili la maggior parte delle specie arboree ed arbustive presenti anche negli ambiti più asciutti della fascia ripariale del Piave. Nell'ambito oggetto di riassetto fondiario, attualmente è stato predisposto un impianto con prevalenza di specie arbustive ed arboree autoctone, la maggior parte delle quali sono presenti anche nel bosco ripariale del Piave. L'impianto comprende zone arbustive con prevalenza di arbusti a bacca (Rosa di macchia, Sanguinella, Lantana, Pallon di maggio), alternate a zone con prevalente presenza di specie arboree tipiche dei boschi planiziali (Frassino maggiore, Carpino bianco, Orniello, Farnia, Ciliegio selvatico, Tiglio, Olmo campestre e Acero campestre). Nelle zone coltivate, e in particolare nelle siepi e nei boschetti campestri, sono presenti specie in genere adattabili al taglio periodico per la raccolta del legname, come la Robinia, l'Acero campestre, il Mirabolano, il Salice bianco, il Pioppo nero, l'Olmo campestre, il Nocciolo. Associati a queste specie sono spesso rinvenibili arbusti adattabili a questo tipo di gestione, come la Sanguinella, la Fusaggine, il Rovo. In tutto il territorio comunale, e specialmente negli ambiti più degradati, sono frequentemente presenti alcune specie di alberi e arbusti esotici naturalizzati. Oltre alle già citate Robinia, Indaco bastardo e Buddleia, è stata osservata una serie di specie di difficile contenimento, come la Paulownia (Paulownia tomentosa), il Ligustro giapponese (Ligustrum japonicum), il Caprifoglio giapponese (Lonicera japonica), l'Ailanto (Ailanthus altissima) e il Gelso da carta (Broussonetia papyrifera).

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Foto Romanazzi E., giugno 2008 – Oasi di Codibugnolo

Foto Romanazzi E., giugno 2008 – Vista dell’Oasi di Codibugnolo dal greto del fiume Piave

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Foto Romanazzi E., giugno 2008 – Risorgiva Rio Piavesella

Foto Romanazzi E., giugno 2008 – Callitriche sp. - Rio Fontana Bianca

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3.6.3 FAUNA Per quanto riguarda la fauna, le osservazioni dirette e le informazioni raccolte sul territorio,

sono state condotte indagini prevalentemente sulle specie animali appartenenti ai gruppi dei mammiferi, degli uccelli, dei rettili, degli anfibi e dei pesci. Riguardo mammiferi, uccelli e pesci sono disponibili osservazioni di durata pluriannuale, come evidenziato anche nella Valutazione di Incidenza relativa al PAT di Maserada sul Piave, a cui si rimanda per una informazione più approfondita soprattutto per quanto riguarda la specie inserite negli Allegati delle Direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE. Tra le presenze ornitiche accertate nel territorio comunale si ricordano in particolare:

specie legate alle varie tipologie di zone umide ricadenti nell'ambito del fiume Piave, come l'Airone cenerino (Ardea cinerea), la Garzetta (Egretta garzetta), il Germano reale (Anas plathyrhynchos) e, con presenze meno frequenti, il Falco pescatore (Pandion haliaetus) uccelli di interese comunitario che frequentano le zone più aride, come quella delle grave del Piave e il “Parabae”, quali la Cicogna bianca (Ciconia ciconia), la Cicogna nera (Ciconia nigra), l’Occhione (Burhinus oedicnemus), l’Averla piccola (Lanius collurio), il Corriere piccolo (Charadrius dubius), il Piro piro piccolo (Actitis hypoleucos), la Sterpazzola (Sylvia communis), il Rigogolo (Oriolus oriolus) e l’Usignolo (Luscinia megarhynchos) specie che frequentano la fascia boschiva ripariale del Piave, come il Lodolaio (Falco subbuteo), il Picchio rosso maggiore (Picoides major) e il Colombaccio (Columba palumbus) specie tipiche degli ambienti agrari e delle siepi campestri, come il Picchio verde (Picus viridis), la Gazza (Pica pica), la Cornacchia grigia (Corvus corone), la Cinciallegra (Parus major), il Merlo (Tordus merula) e il Gheppio (Falco tinnunculus) uccelli frequentatori delle acque di risorgiva, come il Germano reale, la Nitticora (Nycticorax nycticorax) e la Gallinella d'acqua (Gallinula chloropus)

Riguardo gli Anfibi e i Rettili, nell'area sono state effettuate recenti indagini mirate che hanno confermato la presenza delle specie tipiche dell'ambito planiziale veneto. In particolare è stata accertata la presenza della Rana di Lataste (Rana latastei), del Rospo smeraldino (Bufo viridis), del Rospo comune (Bufo bufo), della Natrice dal collare (Natrix natrix) e della Natrice tassellata (Natrix tessellata) nell'ambito fluviale del Piave, assieme ad altre specie più legate alle zone arbustive ai limiti tra il bosco ripariale e gli spazi aperti come la Raganella italiana (Hyla intermedia) e il Ramarro occidentale (Lacerta bilineata). In prossimità di tutte le zone umide presenti in prossimità del Piave, delle risorgive e degli ambienti agricoli è regolarmente diffusa la Rana verde (Rana synklepton esculenta), mentre il Tritone punteggiato (Lissotriton vulgaris) è stato rilevato in quest'ultimo ambito nelle zone con maggior presenza di siepi campestri. Ben diffusi in tutto il territorio comunale, anche in ambiti fortemente antropizzati, sono infine la Lucertola muraiola (Podarcis muralis) e il Biacco (Hierophis viridiflavus). Di notevole interesse è risultata la presenza del Gambero di fiume (Austrapotamobius pallipes): di questa specie, sempre più rara e localizzata in tutto il suo areale, e particolarmente nel territorio provinciale, sono stati osservati recentemente diversi esemplari di varia taglia in alcuni ambiti di risorgiva attorno all'abitato di Candelù: sono auspicabili ulteriori indagini atte ad accertare l'eventuale presenza di questo importante bioindicatore anche in altri corpi d'acqua con analoghe caratteristiche presenti in altre zone del territorio comunale.

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Foto Romanazzi, giugno 2008 – Biacco – Hierophis viridiflavus

Foto Romanazzi, giugno 2008 – Gambero di fiume – Austrapotamobius pallipes

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3.6.4 RETE NATURA 2000 L’Unione europea cerca di garantire la biodiversità mediante la conservazione degli habitat

naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche sul territorio degli stati membri. A tale scopo è stata creata una rete di zone speciali protette denominata “Natura 2000”.

Il servizio Rete Natura 2000 della Regione Veneto riconosce nel territorio del Comune di Maserada sul Piave un sito di interesse comunitario (SIC) e da una zona di protezione speciale (ZPS). cosi denominati:

S.I.C. IT3240030 – GRAVE DEL PIAVE – FIUME SOLIGO – FOSSO DI NEGRISIA, si sviluppa da Nord Ovest a Sud Est interessando l’area che va da Miane e Pederobba fino a San Biagio di Callalta.

Z.P.S. IT3240023 – GRAVE DEL PIAVE, ricalca il perimetro del S.I.C. con esclusione del fiume Soligo.

Vicino al Comune di Maserada sono inoltre presenti altri quattro siti appartenenti alla Rete Natura 2000 non ricadenti all’interno del confine comunale: Siti Rete Natura 2000 esterni all’ambito studio Distanza dal Comune

di Maserada (ml) IT3240004 “Montello” 10.300 IT3240029 “Ambito fluviale del Livenza e corso inferiore del Monticano” 4.100 IT3240012 “Fontane bianche di Lancenigo” 1.600 IT3240033 “Fiume Meolo e Vallio” 1.000

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Questi due siti sovrapposti, nelle schede Natura 2000 regionali, vengono descritti con caratteristiche floro-faunistiche e di habitat sostanzialmente simili. Nelle due schede si rilevano le stesse specie, mentre per quanto concerne gli habitat la scheda SIC riporta tre tipologie, rispettivamente la 3260, 6410 e 6430 che non compaiono nella scheda Z.P.S..

Nel formulario Standard della Rete Natura 2000 viene segnalata in questo sito la presenza di 6 tipi diversi di habitat: 3220 Fiumi alpini con vegetazione riparia erbacea 3260 Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e

Callitricho-Batrachion 6210 Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato

calcareo (Festuco -Brometalia) (* notevole fioritura di orchidee) 6410 Praterie con Molinia su terreni calcarei, torbosi o argilloso-limosi (Molinion caeruleae) 6430 Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie idrofile 91E0 Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion

incanae, Salicion albae)

L’habitat 91E0 e 6210 sono considerati prioritari. Per habitat prioritario si intende un habitat scarsamente diffuso nell’ambito del territorio comunitario, intrinsecamente fragile e localizzato generalmente in aree soggette a modificazioni di natura antropica. Questi tipi di habitat sono quelli che hanno urgente bisogno di interventi finalizzati alla loro tutela.

Nel territorio in esame gli habitat maggiormente rappresentati e diffusi all’interno dell’area SIC-ZPS, sono quelli sopra evidenziati in grassetto. In particolare l’habitat 3260 è ancora ben diffuso nell’area di risorgive, dove permangono, nonostante l’incremento abitativo degli ultimi decenni, molte delle caratteristiche fito-sociologiche e faunistiche che ne evidenziano l’importanza.

Gli habitat 6210 e 91E0 sono invece tipici dell’area compresa tra il greto del Piave e la cinta arborea che delimita il confine meridionale del sito Natura 2000. Queste due tipologie, come si è già detto sopra, sono considerate di forte valore naturale a livello prioritario. Le specie di orchidee riportate dalla “Guida al percorso storico-naturalistico dell’Oasi il Codibugnolo a Salettuol di Maserada sul Piave” a cura del Circolo Piavenire di Legambiente (2004) sono:

1. Orchis militaris; 2. Cephalanthera longifolia; 3. Orchis morio; 4. Anacamtis pyramidalis; 5. Orchis tridentata 6. Serapias lingua; 7. Orchis coriophora; 8. Ophrys apifera; 9. Plantanthera bifolia; 10. Orchis palustris.

Meno diffuso è l’habitat 6410 caratterizzato dalla specie guida Molinia coerulea, che si rileva soprattutto nell’area denominata “Parabae”, in particolare nel settore orientale ancora incontaminato posto all’interno della ex base militare.

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Per quanto concerne la fauna gli elementi di particolare valore sono le specie tipiche delle aree fluviali magredili come: la cicogna bianca, la cicogna nera, l’occhione e l’averla piccola tra le specie prioritarie e il corriere piccolo, il piro piro piccolo, la sterpazzola, il rigogolo e l’usignolo tra quelle non prioritarie.

Diversa invece è l’importanza del Piave. La sua portata alterna e probabilmente anche un crescente livello di inquinamento, hanno quasi annullato la presenza di specie importanti nel tratto compreso all’interno di questo comune.

Il Formulario Standard fornisce una serie di indicazioni relative agli habitat, alle specie ed ai rischi cui è sottoposta l’area.

Le schede relative ai siti S.I.C. e Z.P.S. differiscono molto poco. Riportano lo stesso elenco di specie da tutelare e la stessa descrizione del sito, sebbene le aree SIC siano state create per la tutela da animali e piante di cui alla Direttiva 92/43/CEE (Direttiva Habitat) e le Z.P.S. per la tutela delle specie elencate nella Direttiva 79/409/CEE (Direttiva Uccelli).

Le caratteristiche del sito sono elencate con la seguente dicitura: Area di espansione fluviale costituita da alluvioni grossolane colonizzate in parte da vegetazione pioniera, da prati xerofili su terrazzi particolarmente consolidati, boschetti ripariali e macchie con elementi di vegetazione planiziale e, nelle depressioni, canneti. Tratto di fiume soggetto a frequenti cambiamenti dovuti al regime del fiume.

Per quanto concerne la qualità ed importanza si afferma: Presenza di saliceti riferibili al Salicion eleagni (Salicetum eleagni) e al Salicion albae a cui sono frequentemente associati, nelle zone a substrato maggiormente stabilizzato, arbusti eliofili ed elementi del Querco-Fagetea. Sono presenti tratti di canneto ad alofite (Phragmition) e praterie xeriche su substrati ghiaiosi e sabbiosi, altrove infrequenti, riferibili al Festuco-Brometea con ingressione di specie mesofite dove il terreno è meno drenato. Il sito riveste anche importanza per l’avifauna e la fauna interstiziale.

Uccelli elencati nell’Allegati I della Direttiva 79/409/CEE

Voltolino Porzana porzana E’ un uccello particolarmente elusivo, molto difficile da censire a causa delle sue abitudini di

vita schive. E’ un migratore che nidifica nelle zone umide dominate da ampie distese di canneto. In tutti gli atlanti degli uccelli nidificanti nelle province del Veneto finora dati alle stampe (Rovigo escluso), il Voltolino non è mai stato rilevato nidificante. Lungo il corso del Piave, ed in particolare nell’ambito in esame, la sua presenza risulta molto dubbia a causa della mancanza di estese zone di canneto. Schiribilla Porzana parva

Si tratta di una specie dalle abitudini di vita simili alla precedente. Rispetto la prima però bisogna affermare che la Schiribilla risulta ancora più rara e per certi versi più esigente in termini di habitat. Lungo questo tratto di fiume Piave manca completamente l’habitat adatto a tale uccello. Albanella reale Circus cyaneus

La specie tende a svernare regolarmente nell’area, ma a differenza di altri rapaci non sembra impossessarsi di un proprio territorio. D’inverno è molto mobile a causa del suo particolare tipo di caccia effettuata perlustrando le zone con maggiore densità di prede (uccelli, roditori). In questa attività preferisce le aree con coltivazioni estensive, mentre rifugge quelle boscate.

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Albanella minore Circus pygargus E’ presente nell’area esclusivamente nei periodi delle migrazioni ed in particolare nei mesi

primaverili. Poche sono le osservazioni fatte negli ultimi decenni e soprattutto non si sono mai osservati individui insediarsi nell’area in periodo riproduttivo. Le uniche riproduzioni in ambito provinciale sono avvenute nel passato in prossimità delle Grave di Ciano del Montello, alcuni chilometri più a monte del sito in esame. Falco di palude Circus aeruginosus

E’ una specie svernante e nidificante in Veneto, parte della sua popolazione migra in Africa e discrete concentrazioni si osservano durante i periodi delle migrazioni. Non sembra nidificare in provincia di Treviso, anche se sono state fatte delle occasionali osservazioni in periodo riproduttivo non riferibili all’area in esame. Diversi sono i falchi di palude che sorvolano l’area del Piave in primavera, ma pochi sono quelli che si abbassano per cacciare lungo il greto del fiume. Non si hanno però osservazioni in questo senso per l’area interessata. Biancone Circaetus gallicus

E’ un migratore a lungo raggio che sverna in Africa. Nei mesi primaverili ed estivi nidifica con circa 2-3 coppie in provincia di Treviso. L’area del Piave in esame, difficilmente è interessata dalla presenza di questo rapace, che non è mai stato osservato stabilmente al di fuori di rare osservazioni avvenute in periodo migratorio. Tutte le osservazioni in periodo riproduttivo sono state fatte nell’area pedemontana ed in misura minore lungo il corso del Piave a Monte della località di Nervesa della Battaglia. Nibbio bruno Milvus migrans

Frequenta l’area pedemontana trevigiana in periodo riproduttivo. Dopo aver svernato in Africa migra verso i quartieri di nidificazione attraversando anche l’ambiente in esame. La sua presenza in ogni modo è sempre stata molto accidentale e nessun individuo ha mai sostato in quest’area. Nibbio reale Milvus milvus

E’ un migratore a lungo raggio che nei mesi primaverili ed autunnali sorvola anche l’area del Piave e questo territorio comunale. Ogni anno si osservano in media da uno a tre esemplari in migrazione, ma nessuno è mai stato visto a terra (Mezzavilla et al., 2003). Pellegrino Falco peregrinus

Dopo decenni di completa assenza dall’area trevigiana il Pellegrino è ritornato ad insediarsi nell’ambito prealpino. Alcune coppie si riproducono nell’area compresa tra il Massiccio del Grappa ed il Cansiglio. Nel passato e fino ai tempi attuali si sono osservati individui svernanti lungo il greto del fiume, compresa l’area esame, in concomitanza con lo svernamento di gruppi di colombacci che rappresentano la sua preda preferita. Le sue singolari capacità di volo gli permettono di spostarsi anche di diverse decine di chilometri in tempi brevi, alla ricerca delle sue prede preferite che sono soprattutto i Columbidi. Se da una parte la specie viene ritenuta di forte valore naturale, dall’altra si deve ammettere che si insedia e si riproduce anche in zone ampiamente inquinate come Porto Marghera, dove però sono sempre abbondanti le sue risorse trofiche. Falco pecchiaiolo Pernis apivorus

E’ un migratore a lungo raggio che nidifica in Europa e sverna nell’Africa sud-sahariana. Non si riproduce nell’area in esame, ma la sorvola ad alta quota durante i periodi delle migrazioni. In questi mesi difficilmente sosta lungo il corso del Piave. I falchi pecchiaioli volano a quote elevate e solo casualmente sono osservabili da terra senza l’impiego di binocoli. Tale fenomeno rende la specie del tutto indifferente alle eventuali variazioni di questo territorio. Sebbene qualche esemplare sosti anche

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in periodo riproduttivo, non sono mai stati rilevati casi di nidificazione nell’area. Questa comunque potrebbe avvenire solo all’interno delle Grave del Piave, ambito che però non viene intaccato da questo PAT. Falco pescatore Pandion haliaetus

E’ un migratore a lungo raggio che da diversi decenni non nidifica in Italia. Sverna in Africa e nei mesi delle migrazioni attraversa il nostro paese per raggiungere i quartieri settentrionali europei dove nidifica in prossimità di zone umide. La specie migra di solito a quote elevate, ma si abbassa quando sorvola il corso di un fiume od altre zone umide.

Il Piave è interessato dalla sua presenza soprattutto nei mesi della migrazione primaverile, mentre la specie risulta più rara in autunno. Questo rapace si osserva in sosta nelle zone umide ricche di fauna ittica come ad esempio gli allevamenti di trote. Nell’area interessata da questo Piano, il Falco pescatore si osserva tutti gli anni, soprattutto nei mesi di aprile e maggio, limitatamente però al corso del Piave ed esclusivamente nei periodi di portata del fiume. La scarsa presenza di fauna ittica è comunque l’unico fattore limitante per la specie. Tarabusino Ixobrychus minutus

Il Tarabusino è un Ardeide svernante in Africa, migratore e nidificante con un numero limitato di coppie in provincia di Treviso. Gli ambienti frequentati durante la riproduzione sono i canneti anfibi che fanno da margine ai corsi dei fiumi ed alle cave dimesse.

Tale habitat non è però presente da diversi decenni nell’area interessata da questa Valutazione. Tarabuso Botaurus stellaris

E’ svernante nel territorio trevigiano, mentre a livello regionale la sua nidificazione appare legata a realtà molto puntiformi. Nell’area in esame è presente occasionalmente nelle poche aree a margine del fiume Piave dominate da una vegetazione riparia costituita da canneto o da piante confinanti con il fiume. E’ una specie particolarmente protetta a livello nazionale (L 157/92) e Comunitario (Dir 79/409 CEE, elenco 1). Per quanto concerne questo Piano, il Tarabuso non risente minimamente degli effetti prodotti, poiché non viene modificato l’ambiente frequentato dalla specie. Nitticora Nycticorax nycticorax

E’ un airone di modeste dimensioni. Sverna in Africa poi migra e, nei mesi primaverili ed estivi, nidifica in Italia compresa la provincia di Treviso. Nell’area in esame è presente soprattutto durante il periodo delle migrazioni. Nel passato qualche coppia isolata povrebbe aver nidificato lungo il Piave ma il fenomeno, al di fuori della garzaia di Pederobba, non è stato pienamente verificato. La sua presenza comunque appare piuttosto limitata in questo tratto fluviale a causa della carenza d’acqua e di ambienti adatti alla sua sosta. Qualche esemplare è stato rilevato in attività trofica notturna nell’area dominata da risorgive, attorno il centro abitato di Candelù. Airone rosso Ardea purpurea

E’ un migratore a lungo raggio che sverna in Africa. Nidifica in Italia ed in particolare in Veneto con circa 800 coppie (Mezzavilla e Scarton, 2002). Non nidifica in provincia di Treviso, sebbene esemplari erratici si possano osservare in periodo riproduttivo anche nell’area in esame. Il fiume Piave assume un certo ruolo per gli esemplari erratici ed in particolare per i giovani in dispersione post riproduttiva e per gli adulti. La specie però si rileva esclusivamente all’interno del corso del fiume, dove non si effettueranno interventi di alcuna natura. Sgarza ciuffetto Ardeola ralloides

E’ una specie migratrice e svernante in Africa. Nidifica lungo le aree costiere venete con un modesto numero di coppie (Mezzavilla e Scarton, 2002)

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La presenza nelle Grave del Piave è molto accidentale e limitata ai periodi delle migrazioni. Airone bianco maggiore Egretta alba

E’ l’airone di più grossa taglia presente in Veneto. Nidifica con un numero limitato di coppie (3-5) nelle aree costiere venete (Mezzavilla e Scarton, 2002). In periodo post riproduttivo sia i giovani che gli adulti diventano erratici e frequentano le zone umide dell’entroterra compreso il corso del Piave. Esemplari non nidificanti sono stati segnalati anche presso la garzaia di Pederobba (Silveri com. pers.) dove si concentrano molti aironi in periodo riproduttivo. Nel territorio in esame questo airone è diventato piuttosto comune negli ultimi due-tre anni, grazie alla maggiore portata d’acqua ed all’incremento delle risorse trofiche. Raramente si osserva al di fuori dei siti Natura 2000, frequentando esclusivamente il letto del fiume. Non frequenta invece le aree dove si effettueranno interventi urbanistici modificatori dell’assetto ambientale. Cicogna nera Ciconia nigra

La Cicogna nera è un migratore a lungo raggio che sverna in Africa e nidifica in Europa centro settentrionale; in Italia da alcuni anni le coppie nidificanti (non in Veneto) sono meno di cinque. Lungo il corso del Piave si osserva saltuariamente durante i periodi delle migrazioni. La maggior parte degli individui sorvola l’area senza quasi mai toccare terra. In certe occasioni però è stata osservata sostare nelle aree più ampie, prive di vegetazione arborea come il greto del fiume od i campi coltivati in maniera estensiva. Per l’ambito interessato da questa Valutazione, si hanno solo 2-3 osservazioni effettuate esclusivamente nell’ambito del greto fluviale che però non è interessato dagli effetti di questo PAT. Cicogna bianca Ciconia ciconia

Anche per la Cicogna bianca valgono gran parte delle considerazioni fatte per la specie precedente. La Cicogna bianca però risulta un po’ più abbondante, soprattutto durante i mesi primaverili. Tende ad essere più confidente con l’uomo, ma si osserva lo stesso in aree poco antropizzate e con scarsa diffusione arborea. Nell’area in esame sono state fatte diverse osservazioni negli ultimi anni ma limitatamente al greto del fiume e nell’area denominata Grave del Piave a confine con il comune di Cimadolmo. Questi due ambiti però non sono interessati da questo PAT. Gru Grus grus

La Gru è una specie migratrice a lungo raggio che nei mesi primaverili e tardo autunnali sorvola anche l’area in esame ed il corso del Piave. Le possibilità di vedere la specie a terra sono più limitate rispetto a quelle di vederla in volo. Un certo numero d’individui si rileva però quasi annualmente, in particolare nei mesi autunnali, all’interno delle aree di grava. Le zone di sosta però sono sempre lontane da ogni tipo di disturbo perchè preferisce ambienti molto aperti dove poter controllare facilmente lo spazio circostante. Re di quaglie Crex crex

Non si hanno notizie certe di presenza della specie nell’area in esame. E’ un migratore a lungo raggio che nei mesi primaverili ritorna in Europa per nidificare negli ambienti adatti. Da pochi anni si compiono censimenti regolari del Re di quaglie nelle aree riproduttive in zone pedemontane e montane. Nel trevigiano si stima siano nidificanti tra venti e trenta coppie. Il territorio di Maserada sul Piave, non sembra essere interessato dal suo passaggio sia nel periodo primaverile che da quello tardo estivo, essendo una specie molto schiva che si sposta soprattutto di notte non si possiedono dati certi. Appare pertanto molto difficile confermare la sua frequentazione, mancando l’ambiente adatto nell’area in esame. Occhione Burhinus oedicnemus

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E’ una specie migratrice che sverna in Africa. In Provincia di Treviso è stato rilevato come nidificare nell’area delle grave di Ciano (Mezzavilla e Bettiol, 2007). L’habitat adatto è costituito dalle zone magredili del Piave, ambiente termofilo e xerico, dove la presenza dell’uomo è molto limitata. L’Occhione a causa della sua rarità e della selettività dell’habitat, ha un notevole valore naturale. Di recente la sua presenza è stata rilevata in maniera molto sporadica anche lungo il corso del Piave ricadente nell’area in esame (Barbon e Mezzavilla, inedit.). Questa presenza costituisce un forte valore naturale, che aumenta l’importanza di questo tratto fluviale. Le poche coppie presenti nell’area del Piave infatti sono le uniche rilevate a livello regionale veneto. Combattente Philomachus pugnax

E’ un migratore che nei mesi primaverili talvolta sorvola anche il corso del Piave. Nei decenni scorsi la sua presenza risultava molto più abbondante a causa forse della maggiore presenza d’acqua nel letto. Ora è molto raro e localizzato. Piro piro boschereccio Tringa glareola

Presenta caratteristiche simili alla specie precedente. Nei periodi delle migrazioni però è un po’ più abbondante rispetto il Combattente. Frequenta in maniera solitaria o con piccoli gruppi i margini delle pozze d’acqua dove ricerca le risorse trofiche, talvolta con altri uccelli simili come il Piro piro culbianco ed il Piro piro piccolo. Mignattino Chlidonias niger

Sorvola il corso del Piave durante i mesi primaverili delle migrazioni. Occasionalmente può fermarsi a cacciare insetti sopra le pozze d’acqua, rimaste nei periodi di magra. Generalmente la sua comparsa è molto fugace e limitata.

La specie è in ogni modo poco comune nei mesi primaverili della migrazione. Martin pescatore Alcedo atthis

Il Martin pescatore sopravvive nell’area in esame soltanto grazie alla presenza d’ambienti marginali che garantiscono un certo deflusso delle acque. Pertanto si osserva con maggiore probabilità lungo i fossati che si compenetrano nelle aree adiacenti ed in prossimità dei ristagni d’acqua. Nell’area in esame il Martin pescatore compare in maniera molto irregolare e limitata. La presenza di acque correnti e poco profonde, come nel caso del Piave, rendono questa specie poco comune. Nei fiumi e fossati ricadenti nel settore comunale orientale, il Martin pescatore è un po’ più comune, ma difficilmente è annoverabile tra le specie nidificanti. Tottavilla Lullula arborea

Si tratta di una specie particolarmente emblematica, poiché non si possiedono notizie certe in merito al suo insediamento nell’area, nonostante le Grave del Piave rappresentino in parte il suo habitat. In tutto il Veneto ed in particolare in provincia di Treviso la sua presenza è del tutto accidentale; in termini ornitologici questo significa che le osservazioni sono sempre state scarsissime.

Ancora una volta pertanto, si manifestano perplessità riguardo l’inserimento della specie in questo elenco. Calandro Anthus campestris

Negli ultimi decenni non si hanno notizie in merito alla presenza di questa specie nell’area. Attualmente è impossibile dire se si tratta di carenze nei rilievi oppure se manca completamente. In ogni modo se fosse presente si sarebbe potuto rilevare grazie alle manifestazioni canore primaverili che invece sono risultate sempre assenti durante le numerose indagini effettuate. Averla piccola Lanius collurio

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A partire dagli anni ’60 ha manifestato un lento declino in tutte le aree di pianura. Le cause sono direttamente collegabili all’utilizzo di sostanze chimiche in agricoltura che hanno ridotto sensibilmente le risorse trofiche ed il livello di biodiversità. Nell’area la sua presenza è più abbondante durante le migrazioni e qualche coppia nidifica. L’ambito del greto del Piave, con la compenetrazione di boschetti, alternati ad aree xero termofile, negli ultimi anni ha favorito un lento recupero delle coppie nidificanti in pianura. Non risulta invece nidificante in tutte le altre aree comunali poste all’esterno dei siti Natura 2000.

Uccelli non elencati nell’Allegato I della Direttiva 79/49/CEE

Oca lombardella Anser albifrons

E’ una specie svernante ma molto rara per l’area considerata. Fino a qualche decennio fa le distese incontaminate delle Grave del Piave offrivano l’habitat adatto durante le migrazioni e qualche esemplare poteva temporaneamente sostare per poche ore. Ora la moderna conduzione agraria ed il frazionamento in proprietà più piccole hanno progressivamente ridotto il suo habitat. Da almeno un decennio non si possiedono dati in merito alla presenza di questa specie, sebbene talvolta siano state osservate delle oche sorvolare l’area senza prendere terra. Oca selvatica Anser anser

Anche per questa specie valgono le considerazioni fatte per la precedente. Si tratta infatti, di un Anseriforme che presenta le stesse esigenze ecologiche evidenziate per l’Oca lombardella. Negli ultimi anni non si sono raccolte notizie concernenti la sua presenza nell’area. Corriere piccolo Charadrius dubius

E’ una specie migratrice che sverna in Africa. Nidifica lungo il corso del Piave dove si trovano ampie distese di ghiaia. La sua presenza in questo tratto di greto fluviale è relativamente abbondante anche se spesso subisce un certo disturbo dalla presenza dell’uomo e soprattutto, in certi mesi, dai gruppi di greggi transumanti che vanificano le nidificazioni. Picchio verde Picus viridis

Il Picchio verde ha occupato l’area in esame negli ultimi decenni, diffondendosi su tutta la pianura trevigiana. Il corso del Piave, le fasce fluviali di risorgiva prossime all’abitato di Candelù ed in particolare le aree boscate contermini costituiscono un ambiente adatto al suo insediamento. Lungo il corso del fiume gode in questo momento di un buon stato di salute. In particolare questo picchio è beneficiato dall’abbondanza di pioppi che costituiscono una delle specie arboree maggiormente ricercate. Corvo Corvus frugilegus

Il Corvo si osserva lungo il corso del Piave solo durante i periodi delle migrazioni. Esemplari svernanti nell’ambito di questa area sono molto rari e sono rilevabili soltanto nelle zone agrarie più estese. Bisogna però anche osservare che la maggior parte dei corvi segnalati, sono in realtà cornacchie grigie o cornacchie nere che appartengono ad una specie diversa del Corvo. Le zone di presenza temporanea sono costituite dai campi coltivati posti nelle Grave del Piave.

Anfibi e Rettili elencati nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE

Rana di Lataste Rana latastei

E’ una specie endemica della Pianura Padana. Nonostante gli allarmismi sollevati nel passato ed inerenti un suo eventuale rischio di estinzione, in seguito ad approfondite indagini faunistiche di

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recente pubblicazione (Bonato et al., 2007) attualmente in Veneto appare diffusa in tutte le aree che conservano l’habitat adatto alla specie. Si rinviene nelle zone alberate o boscate limitrofe al reticolo idrografico, ma anche in ambienti più aperti, purchè offrano uno strato erbaceo ed arbustivo con sufficienti livelli di umidità al suolo e siti riproduttivi rappresentati da pozze e canali sia di origine naturale che artificiale. Tritone crestato Triturus carnifex

Il Tritone crestato è una specie legata nel periodo riproduttivo alle zone umide con acque stagnanti o con moderato deflusso. Più che il corso principale del Piave questo tritone ricerca le zone marginali con acque ferme o poco mosse, costituite da pozze o ristagni d’acqua. In tal senso è più facile osservarlo lungo i canali di scolo rispetto al letto principale del Piave.

Pesci elencati nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE

Lampreda padana Lethenteron zanandreai Questa lampreda è presente nel corso del Piave in maniera piuttosto limitata. L’inquinamento

delle acque ed il deflusso irregolare delle stesse costituiscono due fattori di forte impatto per la specie, inoltre le conoscenze inerenti la sua distribuzione sono ancora limitate. Non si è infatti ancora rilevata la sua presenza nel tratto fluviale che attraversa questo comune e nemmeno nei fiumi di risorgiva posti attorno all’abitato di Candelù. Trota mormorata Salmo marmoratus

Il tratto di fiume Piave interessato da questo intervento è caratterizzato da un regime idrico molto intermittente ed è basato su portate generalmente di modesta entità. Il deflusso minimo vitale spesso non si rileva per diversi mesi l’anno. Questi fattori hanno senz’altro condizionato la presenza di questa specie che ama un regime idrico piuttosto regolare. Attualmente è piuttosto scarsa nell’area, non sussistendo le condizioni fondamentali di sopravvivenza e la sua presenza alterna è da collegarsi alle attività di ripopolamento con esemplari di dubbia provenienza. Nella Carta Ittica della Provincia di Treviso stilata nel 1994 (Loro et al.1994) la specie non è stata censita nell’area in esame. Barbo comune Barbus plebejus

Questo Barbo frequenta acque correnti, chiare e ben ossigenate (Loro et al., 1994). Di regola nella zonizzazione dei fiumi, occupa sempre i tratti medi e superiori dove le acque pulite ed il fondo ghiaioso costituiscono il suo habitat preferenziale. Nel tratto in esame la specie non è stata rinvenuta durante le indagini della Carta Ittica. Tale mancanza è imputabile anche al regime idrico poco costante e basato sempre su livelli piuttosto bassi. Lasca Chondrostoma genei

La Lasca, localmente nota con il termine di “marcandola”, fino ad alcune decine d’anni fa era una specie molto comune in questo tratto fluviale. Nelle indagini effettuate per la Carta Ittica della Provincia di Treviso (Loro et al., 1994) la località più vicina dove è stata rinvenuta era il torrente Negrisia. Attualmente si nutrono forti dubbi circa la sua presenza nell’area del medio corso del Piave. I motivi sono da imputare alla limitata della portata d’acqua e soprattutto alla sua irregolarità. Cobite comune Cobitis taenia

E’ una specie ad ampia valenza ambientale. Nonostante sia legato ai fiumi con acque ossigenate, limpide, e con fondo ghiaioso o sabbioso, si ritrova anche dove non sussistono queste condizioni di vita. La sua presenza non è stata rilevata nell’area in esame dai ricercatori che hanno prodotto la Carta Ittica Provinciale (Loro et al., 1994).

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Cheppia Alosa fallax E’ una specie con caratteristiche anadrome ossia che migra lungo il corso del fiume nelle

diverse stagioni dell’anno. Tale attività viene attualmente impedita dalla mancanza d’acqua, talvolta dagli sbarramenti creati dall’uomo ma soprattutto dal livello di inquinamento. Appare pertanto difficile che la specie sia ancora presente nel medio corso del Piave. Scazzone Cottus gobio

Lo Scazzone vive nel corso dei fiumi caratterizzati da acque limpide, ossigenate, poco inquinate e con portate regolari. Tutto ciò si addice solo in parte al tratto di fiume Piave ricadente nell’area in oggetto. La sua presenza è invece relativamente abbondante nei tratti fluviali di risorgiva prossimi all’abitato di Candelù i quali mantengono ancora inalterato l’habitat della specie. Cobite mascherato Sabanejewia larvata

In provincia di Treviso è stato rilevato solo in pochi fiumi e relativamente al loro corso inferiore prossimo all’area di gronda lagunare. Questo cobite non è stato censito lungo il corso del Piave (Loro et al. 1994) pertanto la sua presenza appare piuttosto dubbia nel territorio comunale di Maserada.

Altre specie

Moscardino Muscardinus avellanarius

Questo gliride potrebbe essere presente nelle aree boscate prospicienti il greto del Piave. Finora però non è mai stato ritrovato. In questo caso appare comunque lecito pensare ad una carenza di indagini. Puzzola Mustela putorius

Da molti anni non si raccolgono dati certi relativi alla sua presenza nel trevigiano. L’ultimo esemplare è stato trovato lungo il corso del Sile negli anni ’80 del secolo scorso. In bibliografia è noto il fenomeno relativo alla sua progressiva scomparsa in tutta l’area di pianura, compresa quella trevigiana. Toporagno d’acqua Neomys fodiens

Secondo i dati delle ultime ricerche effettuate nel triveneto questa specie non è presente nell’area di pianura e quasi sicuramente in tutto il territorio esaminato. Si tratta di un errore che non è stato corretto con l’ultima revisione delle specie di Natura 2000. Anche l’ipotetica presenza di Neomys anomalus, un micromammifero insettivoro avente un areale ricadente in pianura, appare poco valida a causa della cronica assenza d’acqua nel greto e per la mancanza di habitat adatto. Non si conosce nulla circa l’eventuale presenza nei vari fossati e canali posti nel settore orientale comunale. Saettone comune Zamenis longissimus

Si tratta di un Colubride che in Vento è diffuso prevalentemente nella fascia prealpina . La sua presenza nell’area appare dubbia per la rarefazione di habitat adatti, rappresentati da ambienti ecotonali ai limiti di aree forestali e arbustate a latifoglie. Tuttavia, la specie risulta relativamente poco osservabile in Pianura Veneta e quindi è probabile che la sua distribuzione sia conosciuta in modo incompleto (Bonato et al., 2007): la sua presenza all'interno dei siti della Rete Natura 2000 dell'ambito del fiume Piave nel territorio comunale potrebbe essere confermata da indagini mirate.

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Specie floristiche Cefalantera maggiore Cephalantera longifolia Orchidea militare Orchis militaris Dente di leone di Berini Leontodon berinii

La scheda Natura 2000 relativa a questi due siti riporta le seguenti specie: Cephalanthera longifolia, Orchis militaris e Leontodon berinii. Le prime due sono delle orchidee che vegetano in suoli poco rimaneggiati dall’uomo e che vivono nell’area prossima al corso del Piave dove però non sono previsti interventi da parte di questo PAT.

Leontodon berinii un dente di leone che cresce nei greti ghiaiosi dei torrenti. Pignatti lo da presente nel tratto montano del Piave fino all’area del Montello. Durante i rilievi fatti non si è trovata presenza di queste specie anche se fino a pochi anni fa veniva riscontrato nell’area (Carpenè e Zanaboni, 1989)

Nel corso del 2008 sono state effettuate alcune indagini mirate alla raccolta di dati relativi a

specie faunistiche particolarmente minacciate e di cui si disponevano informazioni scarse o poco precise nell'ambito del territorio comunale di Maserada sul Piave.

Per quanto riguarda i gruppi faunistici meglio conosciuti esistono informazioni approfondite riguardo alle classi degli Uccelli e in parte dei Mammiferi, frutto di osservazioni pluriennali riportate nel presente documento e che rimandano alla bibliografia allegata.

Le indagini ulteriori si sono quindi concentrate sulle presenze di gruppi animali relativamente poco indagate quali Anfibi, Rettili ed Invertebrati, ponendo particolare attenzione per le specie inserite negli Allegati II e IV della Direttiva 92/43/CEE Habitat, nei Formulari Standard dei siti della Rete Natura 2000 e nelle apposite Liste Rosse regionali. Nei sopralluoghi sono stati annotati anche dati relativi a specie di Uccelli, Mammiferi e Pesci e tutti i dati raccolti sul campo sono stati successivamente elencati nel database allegato.

In totale, nel corso di alcuni sopralluoghi effettuati nel mese di giungo 2008, sono state raccolte circa 60 osservazioni relative a un totale di 29 specie tra Mammiferi, Uccelli, Rettili, Anfibi, Pesci ed Invertebrati. Gli ambiti indagati hanno compreso le principali tipologie ambientali presnti nel territorio di Maserada sul Piave: il fiume Piave (fascia boscata ripariale, grave e letto fluviale), le zone di risorgiva (Rio Piavesella, Rio Fontana Bianca), la zona del Parabae e la zona di campagna presente nella parte sud-occidentale del territorio comunale, tra il tracciato Strada Postumia e l'ambito residenziale di Maserada sul Piave.

Gli animali sono stati censiti tramite ricerca attiva, osservando gli esemplari in attività, o ricercandoli nei nascondigli preferenziali, come mucchi di pietre e materiale vegetale, ruderi e opere murarie, ceppi marcescenti, aree incolte, corpi d’acqua di varia natura, siepi e boschetti ricchi di vegetazione arbustiva ed erbacea. Per le catture in acqua è stato usato un retino a maglie fini.

Va sottolineato che il periodo impiegato per la raccolta dei dati non è quello più adatto per l'osservazione della maggior parte delle specie, soprattutto a causa delle temperature particolarmente elevate, e l'elenco degli animali realmente presenti nell'ambito del territorio indagato è sicuramente maggiore. Tuttavia, i sopralluoghi effettuati hanno permesso di rilevare alcune presenze particolarmente importanti, di cui si riportano alcune annotazioni sulla base delle osservazioni effettuate.

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Tritone punteggiato Lissotriton vulgaris La specie è stata rinvenuta nell'ambito agricolo presente a sud-ovest dell'abitato di Maserada sul

Piave. Questa zona è caratterizzata da una serie di colture di tipo intensivo (mais, frumento, vigneto, impianti arborei monospecifici), alternate a coltivazioni di tipo tradizionale, quali vigneti arborati, orti e prati sfalciati. L'elemento ambientale più significativo di questo ambito è rappresentato dalla fitta rete di siepi e boschetti campestri, costituiti principalmente da Robinia (Robinia pseudoacacia) ma arricchiti anche da specie autoctone quali Acero campestre (Acer campestre), Olmo campestre (Ulmus minor), Pioppo nero (Populus nigra), Salice bianco (Salix alba) e Nocciolo (Corylus avellana). Questo sistema arborato, associato alla rete delle canalette per l'irrigazione, permette ancora la conservazione di questa specie, spesso solo localizzata in alcuni ambiti agrari (Benà et al., 1998) ed elencata tra gli anfibi “vulnerabili” della Pianura Veneta (Bonato et al., 2007). Rana di Lataste Rana latastei

La specie è stata osservata presso una pozza presente all'interno della fascia di bosco ripariale limitrofo al corso del Piave, a conferma della presenza di questo endemita nell'ambito del sito della Rete Natura 2000. La specie è elencata tra gli anfibi “vulnerabili” della Lista Rossa dell'erpetofauna regionale (Bonato et al., 2007).

Questo anfibio è presumibilmente presente anche nell'ambito del sistema delle risorgive in altre zone del territorio comunale di Maserada sul Piave, e in particolare nella zona delle sorgenti del Rio Piavesella, dove è presente un boschetto costituito da esemplari maturi di Carpino bianco (Carpinus betulus). Natrice tassellata Natrix tassellata

Un esemplare di questa specie è stato osservato mentre predava alcune larve di Rospo smeraldino (Pseudepidalea viridis) presso una pozza all'interno del bacino del fiume Piave. Anche questa presenza assume un certo rilievo in quanto la specie è considerata “vulnerabile” in tutto il Veneto (Bonato et al., 2007). Ramarro occidentale Lacerta bilineata

La presenza di questo Lacertide è stata rilevata nell'ambito del Piave, in corrispondenza delle fasce ecotonali ricche di arbusti ai limiti del greto fluviale o presso alcune radure all'interno della fascia boschiva ripariale. Anche per questa specie si è assistito ad una progressiva rarefazione in Pianura Veneta, dove è considerata “vulnerabile” (Bonato et al., 2007). Gambero di fiume Austrapotamobius pallipes

Il Gambero di fiume è stato rilevato presso il Rio Fontana Bianca in due occasioni. Questa presenza assume particolare rilievo anche perchè la popolazione rilevata appare vitale in quanto sono stati osservati sia esemplari adulti che esemplari di dimensioni ed età inferiori. La specie, inserita nell'Allegato II della Direttiva Habitat, è considerata molto interessante come bioindicatrice e risulta in pericolo di estinzione nel lungo termine in diversi Paesi europei. In Italia, nonostante la sua distribuzione sia rimasta pressochè la stessa, è stato osservato un costante calo delle popolazioni negli ultimi decenni (Agostini, 2003); nel territorio provinciale, esistono poche informazioni puntuali sulla distribuzione ed entità delle popolazioni presenti e sono noti casi di estinzione locale per cause antropiche (oss. pers.).

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Criticità / Fragilità / Rischio Obiettivi Azioni C 3.6.1 In tav 3 viene individuata l’area golenale come elemento di fragilità.

O 3.6.1 Salvaguardia e tutela dell’ambiente naturale in area golenale.

A 3.6.1a Incentivare la diffusione dell’agricoltura biologica.

A 3.6.2a ≡ A 3.5.4a

C 3.6.2 Rischio frammentazione del territorio.

O 3.6.2 ≡ O 3.5.3 + O 3.5.4

A 3.6.2c Ridurre le barriere infrastrutturali di interruzione dei corridoi ecologici.

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3.7 SALUTE UMANA - INQUINANTI

3.7.1 RADON Il radon (Rn-222) è un gas nobile e radioattivo che si forma dal decadimento del radio,

generato a sua volta dal decadimento dell'uranio presente nel terreno. La principale fonte di immissione di radon nell’ambiente è il suolo insieme ad alcuni materiali di costruzione specialmente di origine vulcanica come il tufo o i graniti e in misura minore all'acqua). Il radon giunge in superficie attraverso la porosità del terreno, penetra nelle abitazioni attraverso fessurazioni, giunti di connessione, canalizzazioni, ecc. presenti nell'attacco a terra delle costruzioni e si accumula negli ambienti chiusi. Il radon se inalato può essere cancerogeno ed è considerato la seconda causa di tumore polmonare dopo il fumo di sigaretta. L’ARPAV stima che in Veneto circa 300 persone ogni anno contraggano cancro polmonare a causa del radon (più propriamente sono i prodotti di decadimento del radon che determinano rischio sanitario).

Nella Regione Veneto questa particolare forma di inquinamento e di rischio per la salute è

stata oggetto di analisi e viene giudicata in maniera sistematica attraverso l’indicatore “Percentuale di abitazioni attese superare un determinato livello di riferimento di concentrazione media annua di radon”. Questo indicatore è stato elaborato sulla base delle misurazioni annuali rilevate nell’ambito delle indagini nazionale e regionali condotte, rispettivamente, alla fine degli anni ‘80 e nel periodo 1996-2000.

La delibera regionale n° 79 del 18/01/2002 fissa in 200 Bq/m3 (Becquerel per metro cubo) il livello di riferimento di radon nelle abitazioni oltre il quale si consiglia di intraprendere azioni di bonifica.

Viene definita un’area a rischio radon, quella zona in cui almeno il 10% delle abitazioni, nella configurazione di tipologia abitativa standard regionale rispetto al piano, supera il suddetto livello di riferimento. Nel comune di Maserada solo il 4,7 % di abitazioni superano la soglia dei 200 Bq/m3, percentuale allineata a quella dei comuni circostanti e non tale da destare particolari preoccupazioni. Percentuale di abitazioni stimate superare il livello di riferimento di legge a Maserada e nei Comuni limitrofi.

Comune Provincia % abitazioni stimate superare il livello di

riferimento di 200 Bq/m3 Breda di Piave TV 2,6 Carbonera TV 6,2 Cimadolmo TV 0,1 Maserada sul Piave TV 4,7 Ormelle TV 0,1 Ponte di Piave TV 0,1 San Polo di Piave TV 0,1 Spresiano TV 3,2 Villorba TV 9,1 Fonte: Dati ARPAV da Quadro Conoscitivo della Regione Veneto

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Nonostante sia una situazione relativamente tranquilla è consigliabile tenere monitorati gli ambienti più sensibili come le scuole.

3.7.2 CAMPI ELETTROMAGNETICI Sulla Terra è da sempre presente un fondo elettromagnetico naturale prodotto dalla Terra

stessa, dal sole e dalle stelle. A questo fondo naturale si sono però aggiunti, con l’inizio dell’era industriale, i campi prodotti dalle sorgenti legate all’attività dell’uomo, innalzando così il fondo naturale di centinaia e migliaia di volte. I campi elettromagnetici (CEM) sono prodotti dal moto delle cariche elettriche (corrente elettrica) e si propagano nello spazio sotto forma di onde.

Spettro elettromagnetico con indicate tutte le onde elettromagnetiche, classificate in base alla loro frequenza.

Lo spettro può essere diviso in due sezioni, a seconda che le onde siano dotate o meno di

energia sufficiente a ionizzare gli atomi della sostanza esposta: - Radiazioni non ionizzanti: comprendono le radiazioni fino alla luce visibile; - Radiazioni ionizzanti: coprono la parte dello specchio che include i raggi ultravioletti, i raggi X

e i raggi gamma. L’inquinamento elettromagnetico è prodotto dalle radiazioni non ionizzanti con frequenza

inferiore a quella della luce infrarossa. A loro volta le radiazioni non ionizzanti si dividono in: - Radiazioni a basse frequenze (elettrodotti); - Radiazioni ad alte frequenze (impianti radiotelevisivi, ponti radio, stazioni radio base per la

telefonia mobile ecc.). In questi anni, all’interno della comunità scientifica, si è assistito ad un dibattito molto acceso

circa l’entità degli effetti sia cronici (nel lungo periodo) sia acuti (nel breve periodo) dei campi

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elettromagnetici sulla salute. Fintanto non ci sarà certezza scientifica su tali effetti, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si raccomanda di applicare il principio cautelativo ossia di adottare misure preventive di tutela della popolazione. Sorgenti di radiazioni a basse frequenze (elettrodotti)

Gli elettrodotti sono quel complesso di conduttori e impianti che consentono il trasporto a distanza o la distribuzione dell’energia elettrica. Il trasporto dell’elettricità nella linea elettrica ha come conseguenza la produzione di campi elettrici a frequenze molto basse (50 Hz) denominate ELF (Extremely Low Frequencies).

Gli elettrodotti lavorano con tensioni di intensità variabile; per le linee ad alta tensione si va da 132 Kv, normalmente impiegati per la distribuzione, fino a 380 Kv per trasmissioni su grandi distanze passando per i 220 Kv per trasmissione e distribuzione primaria.

Il comune di Maserada è interessato dal passaggio di 3 linee di elettrodotti, tutte con tensione di 132 Kv. Linee di elettrodotti che attraversano il comune di Maserada sul Piave Denominazione linea Gestore Tensione Km Lancenigo - Sacile Ferrovie S.p.a. 132 Kv 5,5San Polo di Piave - Vacil Enel 132 Kv 6,4Meduno - Villabona Caffaro 132 Kv 3,0

Fonte: Dati ARPAV da Quadro Conoscitivo della Regione Veneto

L’Italia, assieme ad altri Paesi, ha avviato politiche cautelative per la prevenzione di possibili effetti a lungo termine provocati dall’esposizione a campi elettromagnetici a bassa frequenza (ELF). A livello nazionale sono in vigore la L.36/2001 che introduce i concetti di limite di esposizione, valore di attenzione e obiettivo di qualità e il DPCM 8/7/2003 che fissa i seguenti limiti:

limiti di esposizione di 100 µT per l’induzione magnetica e 5 KV/m per il campo elettrico valore di attenzione di 10 µT obiettivo di qualità di 3 µT A livello Regionale la L.R. 27/93 fissa delle fasce di rispetto atte a garantire il non superamento

di 0,2 µT per il campo magnetico e 0,5 KV/m per il campo elettrico. La Regione Veneto ha elaborato l’indicatore “Percentuale di popolazione esposta a determinati

livelli di CEM per tipologia di sorgente” che per la parte degli elettrodotti fa riferimento al catasto ARPAV delle linee elettriche di alta tensione. La stima della popolazione esposta si riferisce alle sezioni censuarie del 2001.

soglia popolazione totale

popolazione esposta

% popolazione esposta

% popolazione esposta (media nei comuni della proviincia di TV)

0.2 µT 7575 230 3,03 2,37 3 µT 7575 90 1,18 0,97 10 µT 7575 54 0,72 0,59

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Nel 2001 l’ARPAV ha redatto una pubblicazione denominata “Rapporto conclusivo sul censimento degli spazi dedicati all’infanzia situati in prossimità di linee elettriche ad alta tensione nel Veneto” con lo scopo di censire i siti sensibili comprendenti asili nido, scuole materne, scuole elementari, medie inferiori e parchi gioco, situati in prossimità di linee ad alta tensione (corrispondenti a 132, 220, 380 kV). Il termine “prossimità degli spazi dedicati all’infanzia” intende includere siti di questo tipo situati a distanze non superiori a 150 m dalla proiezione della linea elettrica sul piano di campagna.

L’indagine condotta dall’Arpav ha interessato complessivamente 190 siti, 67 dei quali sono risultati interessati al superamento del valore di induzione magnetica di 0,2 µT. Tra questi siti va segnalato il parco giochi in località Varago riportato in figura 8 e tabella.

fig. 8 - Fonte: ARPAV – Rapporto siti sensibili in prossimità di linee elettriche (2001)

Elettrodotto Comune Sito ID Sito B medio (µT)Codice della linea Nominativo Gestore

Maserada Parco giochi di Varago TV-18 1,35 303 (132 Kv) Cordignano - Vacil Enel

Fonte: ARPAV – Rapporto siti sensibili in prossimità di linee elettriche (2001) Sorgenti di radiazioni ad alte frequenze

I campi elettromagnetici prodotti dalle alte frequenze sono quelli tipicamente prodotti da Stazioni Radio Base per telefonia, impianti radio-televisivi e altre sorgenti di radiofrequenze.

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L’ARPAV ha costruito un catasto degli impianti di telefonia mobile ed effettua, a partire dall’anno 2000, delle stime dei campi elettromagnetici utilizzando un software denominato ETERE.

Nel catasto dell’ARPAV sono censite e individuate, ai sensi dell’art. 2 della L.R. 29/93, 5

antenne SRB: -TV065A (gestore Wind) -TV2478A (gestore H3G) -TV4265A (gestore H3G) -TV5322A (gestore Omnitel) -TW04 (gestore Telecom)

Per tutte le antenne presenti nel territorio comunale le valutazioni dell’ARPAV hanno concluso

che le intensità del campo elettrico previste sono inferiori al valore di attenzione di 6 V/m prescritti dal DPCM 8/7/2003.

3.7.3 RUMORE Fino a non molto tempo fa l’inquinamento acustico è stato certamente sottovalutato rispetto ad

altre forme di inquinanti di aria ,suolo e acqua. Molti studi epidemiologici tuttavia hanno dimostrato gli effetti negativi del rumore sul benessere psico-fisico e sociale come danni all’apparato uditivo, disturbo del sonno e del riposo, insorgenza di disturbi psicologici.

Il Comune di Maserada sul Piave, nel 2005, si è dotato del piano di zonizzazione acustica

come previsto dal D.P.C.M. 1/3/91, dalla L. 447/95 e dalla L.R. 21/99. Ai fini della zonizzazione acustica il territorio comunale è stato suddiviso in 6 classi omogenee in base alla destinazione d’uso del territorio stesso.

Classe Descrizione Classe I Aree particolarmente protette: aree per le quali la quiete rappresenta un requisito

essenziale per la loro fruizione come complessi ospedalieri,scuole, parchi pubblici, parchi, riserve ecc.

Classe II Aree destinate ad uso prevalentemente residenziale: si tratta di quartieri residenziali in cui l’abitare è funzione prioritaria con bassa densità di popolazione, scarsa presenza di attività commerciali, traffico prevalentemente locale, assenza di attività industriali e artigianali.

Classe III Aree di tipo misto: sono da considerare in questa classe aree con destinazione diversa come aree urbane interessate da traffico veicolare locale o di attraversamento, con media densità di popolazione, con presenza di attività commerciali, uffici, con limitata presenza di attività artigianali e con assenza di attività industriali, aree rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrici.

Classe IV Aree di intensa attività umana: comprende le aree residenziali che hanno perso la monofunzionalità residenziale come aree residenziali con presenza di attività industriali, aree in prossimità di strade di grande comunicazione, aree urbane interessate da intenso traffico veicolare, con alta densità di popolazione, con elevata presenza di attività commerciali, uffici, servizi ed attività artigianali.

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Classe V Aree prevalentemente industriali: aree a carattere prevalentemente produttivo, industriale o artigianale, in cui le abitazioni rappresentano una dimensione minima rispetto alla destinazione d’uso dell’area.

Classe VI Aree esclusivamente industriali: aree monofunzionali a carattere industriale in cui le eventuali attività terziarie risultano a servizio della zona produttiva.

Superficie e relativa percentuale di territorio ricadente in ciascuna delle sei classi di destinazione d’uso. Limite diurno

(Leq dBA) Limite notturno

(Leq dBA) Superficie interessata

(HA) % su superficie totale

Classe I 50 40 3.8 0,13 Classe II 55 45 0 0 Classe III 60 50 2573,1 89,03 Classe IV 65 55 232,5 8,04 Classe V 70 60 46,8 1,62 Classe VI 70 70 34,1 1,18 Fonte: Nostra elaborazione da Piano di Zonizzazione Acustica.

Per quanto riguarda la viabilità, le strade che presentano maggior traffico di collegamento-attraversamento sono:

♦ Strada provinciale n. 57 di collegamento Spresiano - Ponte di Piave; interessante i centri di Maserada e Candelù;

♦ Strada provinciale n. 92 di collegamento Carbonera - Cimadolmo; interessante i centri di Maserada e Varago;

♦ Strada provinciale n. 102 di collegamento del centro di Maserada con la direttrice Villorba (Postumia Romana);

♦ Via Medaglie d’Oro, di transito dei mezzi pesanti, provenienti dalla golena del Piave verso Candelù;

♦ Raccordo provinciale n. 92 – provinciale n. 102 (tangenziale); ♦ Strada provinciale n. 59 di collegamento Candelù - Breda di Piave (via della Libertà); ♦ Via del Borgo di collegamento Varago – Maserada; ♦ Via Aquileia di collegamento Varago – Breda di Piave; ♦ Via Dolomiti; ♦ Via Lantini, fino all’incrocio con provinciale n. 52; ♦ Via Fermi.

Sono stati compiuti rilevamenti strumentali in zone il cui clima acustico è stato ritenuto più

critico rispetto a quello delle zone circostanti: in tutte le aree produttive, nei centri urbani, lungo le vie di comunicazione sia all’interno che all’esterno delle eventuali fasce di pertinenza stradali. I dati ottenuti dai rilevamenti indicano il superamento dei limiti di immissione per la classe di appartenenza nei punti seguenti (per la mappatura del punto rilevato si veda il piano di zonizzazione acustica):

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Superamento dei limiti di immissione della classe di appartenenza Punto rilevato via/piazza causa superamento

4 Via Roma, di fronte alla scuola materna Rumore da traffico 6, 16 Viale Caccianiga, di fronte alla scuola Rumore da traffico 7, 17 Cia dello Stadio, di fronte alla scuola Rumore da traffico 9, 19 Via Fermi, di fronte alla scuola Rumore da traffico 28, 38 Piazza Pio X di fronte alla scuola materna Rumore da traffico

29 Via Verdi, di fronte alla scuola Rumore da traffico 44, 49** Via Postumia Rumore da traffico

45 Tangenziale Rumore da traffico 47, 48** Via Piave Rumore da traffico

39* Presso scuola elementare di Maserada Rumore da traffico 40* Presso scuola elementare di Candelù Rumore da traffico

Fonte: Piano di Zonizzazione Acustica. * = rilievo effettuato per 16 ore, per tutto l’orario notturno; **= rilievo effettuato in orario notturno

3.7.4 RIFIUTI

La normativa nazionale di riferimento in materia di rifiuti è rappresentata dal D.Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006 che ha abrogato una serie di provvedimenti precedenti tra cui il D.Lgs. n. 22 del 5 febbraio 1997, cosiddetto Decreto “Ronchi”. Anche se il D.Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006 è stato presentato come “Testo Unico” oltre ad esso, per quanto riguarda la gestione dei rifiuti, si deve fare riferimento ad un panorama normativo molto vasto e in continua evoluzione, comprendente norme comunitarie, nazionali e regionali.

I Comuni della provincia di Treviso hanno avuto, in materia di rifiuti, una gestione tra le migliori in campo nazionale al punto che la maggior parte dei comuni opera la raccolta differenziata per oltre il 60% dei rifiuti prodotti a fronte dell’obiettivo del 45% fissato dal D.Lgs 152/2006 per il 2008.

Il comune di Maserada sul Piave, fa parte del “Consorzio Intercomunale Priula” ed è inserito nel bacino denominato TV2. Il Consorzio ha fornito i dati relativi al comune di Maserada sul Piave sulla produzione di rifiuti e sulla raccolta differenziata per gli anni 2005, 2006 e 2007.

La quantità totale di rifiuti prodotta è aumentata, ma nel contempo è aumentata anche la percentuale di raccolta differenziata bilanciando da un punto di vista della sostenibilità ambientale questo trend.

Legambiente pubblica annualmente la classifica di “Comuni Ricicloni”. Negli ultimi anni il comune di Maserada ha sempre occupato i primi posti e si è classificato primo assoluto nell’edizione 2006 con un recupero pari al 78,45% dei rifiuti prodotti.

Classifica dei “Comuni Ricloni” 2006

Fonte: Legambiente

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Comune di MASERADA sul PIAVE

Tipologia di Rifiuto 2005 [kg] 2006 [kg] 2007 [kg] ALTRO DIFFERENZIATO 38.800 ACCUMULATORI AL PIOMBO 4.000 4.620 3.820

15.550 15.250 17.660 BENI DUREVOLI 10.970 13.330 15.040 CARTA 309.230 342.560 352.536 CARTONE 103.080 89.620 100.540 CARTUCCE TONER 25 180 INDUMENTI 33.456 28.503 38.906 INERTI 254.440 199.580 204.640

46.310 39.410 53.530 LEGNO 980 1.320 720 MEDICINALI SCADUTI 916 923 936

26.550 23.980 21.450 METALLO 135.060 118.820 118.970 MULTIMATERIALE – VETRO PLASTICA ALLUMINIO 404.971 435.660 446.180 NEON 186 82 122

1.530 950 980 OLI VEGETALI O MINERALI 2.070 2.050 2.030 PILE 1.091 1.021 1.105

40.182 38.145 42.470 PLASTICA 10.530 PNEUMATICI 2.677 2.293 2.439 T&F – CONTENITORE TESTA&FUOCO 1.483 1.470 1.267 UMIDO 529.320 541.091 561.235 VEGETALE 419.650 433.520 421.900

RIF

IUTI

DIF

FER

EN

ZIA

TI

VETRO 27.840 19.880 16.860 INGOMBRANTI 48.320 45.340 54.240 RIFIUTI CIMITERIALI 11.760 SECCO NON RICICLABILE 512.174 541.156 545.616 R

IFIU

TI

IND

IFFE

RE

NZI

ATI

SPAZZAMENTO 64.863 60.019 50.272

Totale complessivo [kg] 3047.459 3000.618 3086.174 Totale rifiuti differenziati [kg] 2410.342 2354.103 2436.046 Totale rifiuti indifferenziati [kg] 637.117 646.515 650.128

TOTA

LI

% Raccolta Differenziata 79,09% 78,45% 78,93% Fonte: Consorzio Intercomunale Priula

Il buon sistema di raccolta dei rifiuti, caratterizzato dalla raccolta domiciliare “spinta” e dalla

tariffa a commisurazione puntuale, ha permesso di ottenere gli ottimi risultati sopra riportati. Tali risultati sono confermati anche da un altro indicatore ovvero la produzione di rifiuti pro-capite giornaliera rappresentato nella tabella seguente. 2005 2006 2007 Abitanti 8.834 9.008 9.033 Totale rifiuti prodotti [kg] 3.047.459 3.000.618 3.086.174 Rifiuti procapite [kg] 345 333 342 Rifiuti procapite/giornaliero [kg] 0,94 0,90 0,93 Fonte: Nostra elaborazione su dati del Consorzio Intercomunale Priula

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Criticità / Fragilità / Rischio Obiettivi Azioni

Vedi A 3.2.1e Vedi A 3.2.1f

C 3.7.1 Spreco di energia.

O 3.7.1 Sfruttamento di fonti energetiche alternative e promozione del risparmio energetico.

A 3.7.1 Razionalizzare gli impianti di illuminazione sia pubblici che privati. Ridurre l’inquinamento luminoso degli impianti stessi in particolare in prossimità di zone SIC, ZPS e IBA

C 3.7.2 O 3.7.2 Ridurre la quantità di rifiuti solidi urbani prodotti e aumentare il loro recupero.

A 3.7.2 Avviare campagne di sensibilizzazione e informazione della popolazione.

C 3.7.3 Inquinamento acustico.

O 3.7.3 Ridurre l’inquinamento sonoro.

A 3.7.3 ≡ A 3.2.1a

C 3.7.4 Inquinamento da elettrosmog.

O 3.7.4 Tutela della popolazione dall’esposizione a campi elettromagnetici.

A 3.7.4 Per il posizionamento di nuove antenne di telefonia si preferirà la concentrazione di più gestori su un unico punto di remittenza (suggerimento arpav).

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3.8 ASPETTI SOCIO – ECONOMICI [I temi a seguito trattati sono ripresi dalla relazione socio-economica]

3.8.1 ANDAMENTO DEMOGRAFICO Le dinamiche demografiche del comune di Maserada sul Piave, sono caratterizzate da un

continuo incremento della popolazione. Il saldo naturale risulta costantemente positivo, individua una dinamica in sintonia con la

tendenza generalizzata all’incremento delle nascite. Il saldo migratorio, conferma un flusso entrante di residenti maggiore di quello uscente, evidenziando una certa capacità attrattiva, in termini insediativi. In altri termini, l’effetto dei movimenti migratori rafforza l’andamento positivo del movimento demografico. Il fenomeno “immigrati” è una componete forte del contesto trevigiano, tuttavia il Comune di Maserada sul Piave non ha una massiccia presenza di stranieri [la presenza in percentuale sulla popolazione all’anno 2006 è del 3,78%]. Se si confrontano i dati degli incrementi annuali della popolazione straniera residente, espressi in valori assoluti, con i saldi migratori corrispondenti ai medesimi anni, risulta chiara la non predominanza della componente straniera sul totale dei flussi migratori, generalmente prossima al 20% del totale. La tendenza alla contrazione dell’indice di vecchiaia sta a testimoniare la presenza di una forte componente dinamica attiva (15 – 64). Il valore dell’indice di dipendenza presenta un trend di crescita lineare che mantiene comunque valori alquanto contenuti, sintomo della presenza di una forte componente demografica in età lavorativa.

In sintesi si sovrappongono tre tendenze: 1. UNA CRESCITA DEMOGRAFICA CONTINUA; 2. UN SALDO NATURALE COSTANTEMENTE POSITIVO E UN SALDO MIGRATORIO IN MODERATA

CRESCITA, CHE NEL COMPLESSO DETERMINA COMUNQUE UNA TENDENZA AL RINGIOVANIMENTO DELLA POPOLAZIONE LOCALE;

3. UN AUMENTO CONSIDEREVOLE DEL NUMERO DELLE FAMIGLIE RESIDENTI CARATTERIZZATE DA UNA CONTRAZIONE SENSIBILE DEL NUMERO MEDIO DEI COMPONENTI PER FAMIGLIA.

Un ipotetico scenario demografico, secondo un’ipotesi tendenziale, porta a definire una crescita complessiva caratterizzata da un tasso di 33 punti percentuale.

2004 → 2018 INCREMENTO %

MASERADA SUL PIAVE 9.008 → 12.026 133,5

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0

500

1 000

1 500

2 000

2 500

1971 1981 1991 2001

occupati per settore (1971 - 2001)

agricoltura

industria

commercio, pubblici servizi,alberghipubblica amministrazione,servizi pubblici e privati

3.8.2 IL SISTEMA ECONOMICO PRODUTTIVO L’ambito complessivo registra una dinamica della percentuale di popolazione attiva, calcolata

rispetto al totale della popolazione, in crescita su tutto il periodo analizzato, attestandosi su un tasso medio del 45,7%. Nell’ambito del settore primario, rispetto ai dati del 1971, la popolazione attiva

registra all’interno dell’ambito comunale una drastica riduzione, pari a 70,3%. Al calo degli addetti nel campo dell’agricoltura si affianca l’aumento degli addetti nel settore secondario (+ 44,4%) e soprattutto terziario, all’interno del quale si registra un vero e proprio boom corrispondente, nel complesso “commercio + servizi”, al 265,1%. I tassi di crescita della popolazione attiva nel settore “terziario - servizi”, dove si registra una crescita del

355,3%, sovrastano massicciamente quelli che attengono il settore secondario e il “terziario - commercio”.

Come osservato in precedenza, il ruolo detenuto dal settore secondario all’interno dell’ambito è molto consistente in termini occupazionali. L’analisi generale di questi ultimi ha permesso di capire che lo sviluppo terziario è dovuto soprattutto al potenziamento del comparto dei servizi, piuttosto che di quello economico-commerciale in leggera contrazione.

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3.8.3 IL PATRIMONIO ABITATIVO

Nell’ambito territoriale

d’analisi, durante il periodo 1951-2001, la consistenza del patrimonio residenziale complessivo (abitazioni occupate sommate a quelle non occupate) ha subito un notevole incremento, passa rispettivamente da 816 abitazioni a 2.941 abitazioni.

Scorporando il dato relativo al patrimonio residenziale complessivo, secondo le definizioni ufficiali Istat in abitazioni occupate e non occupate, emerge che queste ultime, rappresentano al 2001 nel comune di Maserada sul Piave circa il 5,5% del patrimonio totale, rispetto al quale

registrano una dinamica evolutiva notevolmente superiore, anche se in termini molto differenziati all’interno dei vari comuni.

La crescita abitativa è risultata, nel ventennio 1951-1971, caratterizzata da un tasso di

incremento (calcolato rispetto al 1951) pari al 70,7%; ha poi subito un calo nel periodo 1971-1981 (tasso di incremento pari al 58,0%), seguito da un ulteriore rallentamento nel decennio 1981-1991 (tasso di incremento pari al 21,2%) e una notevole ripresa null’ultimo decennio d’analisi.

Comune 1951 1961 1971 1981 1991 2001

MASERADA SUL P. 816 1.107 1.393 1.866 2.220 2.941

SPRESIANO 1.222 1.664 2.145 2.829 3.119 3.789

CIMADOLMO 549 653 781 995 1.197 1.303

ORMELLE 628 697 811 1.087 1.200 1.510

PONTE DI P. 913 1.112 1.266 1.862 2.166 2.732

BREDA DI P. 936 1.179 1.370 1.698 1.957 2.341

CARBONERA 1.054 1.368 1.692 2.630 3.089 4.062

VILLORBA 1.771 2.434 3.175 4.400 5.262 6.752

TREVISO 12.401 19.395 26.901 30.618 33.244 35.873

Fonte:Nostra elaborazione su dati ISTAT, evoluzione del numero delle abitazioni totali (occupate + non occupate) suddivise per comune (valori assoluti)

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La dispersione insediativa costituisce uno dei problemi più rilevanti dell’attuale assetto

insediativo; si presenta come tema complesso per la definizione di strategie di riorganizzazione e riqualificazione urbanistica. Le forme con cui si presenta sono molteplici, in quanto i caratteri spaziali e funzionali sono differenti da zona a zona, in ragione dell’organizzazione e delle dinamiche della rete insediativa preesistente e dei rapporti tra questa ed il territorio extraurbano. La dispersione insediativa che caratterizza il territorio comunale non si configura come “città diffusa”, vale a dire un’organizzazione insediativa “diffusa” ma con ruoli riconoscibili, ma piuttosto come un’urbanizzazione diffusa priva di qualità spaziali e di identità funzionali, esito di un complesso di fattori che rinviano alle contraddizioni ed agli squilibri che hanno contrassegnato la crescita e la trasformazione delle città e del territorio della provincia e della regione. L’intenso sviluppo della viabilità a scorrimento veloce e la presenza di un’ “industria” delle costruzioni che continua a svolgere un ruolo condizionante nelle trasformazioni territoriali hanno, peraltro, prodotto una condizione favorevole all’affermazione dei processi di diffusione insediativa. La diffusione insediativa, assume caratteristiche diverse, producendo differenti configurazioni: aggregati insediativi con diversa estensione e densità. L’edificazione diffusa nelle aree agricole (in particolare nell’ambito della golena) è costituita da abitazioni monofamiliari non connesse alle attività agricole; formazioni a bassa densità con cui si è realizzata l’espansione degli insediamenti preesistenti negli ambiti periurbani; nastri edificati lungo la viabilità extraurbana.

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Criticità / Fragilità / Rischio Obiettivi Azioni C 3.8.1 Difficoltà di integrazione degli immigrati. Isolamento della popolazione immigrata.

O 3.8.1 Integrare la popolazione locale con le nuove famiglie immigrate.

A 3.8.1 Incentivare il sistema di relazione tra gente/luoghi [attività sociali e cultuali]. Evitare la formazione di quartieri dormitorio.

O 3.8.2a Popolazione massima raggiungibile dal comune di Maserada sul Piave nel decennio [2018] di 12.000 unità.

C 3.8.2 Sovraffollamento residenziale.

O 3.8.2b Evitare che Maserada svolga la funzione di zona residenziale di altri comuni.

A 3.8.2 Quantificazione e controllo dell’edificato esistente (unità sfitte).

C 3.8.3 Attività produttive in zona impropria.

O 3.8.3 Limitare gli ampliamenti delle attività produttive in ambito agricolo.

A 3.8.3 Incentivare la localizzazione in zona propria delle attività produttive in ambito agricolo.

C 3.8.4 Aumento dei “vuoti produttivi” causa la delocalizzazione.

O 3.8.4 Evitare la localizzazione in zona produttiva di “monoattività”.

A 3.8.4 Dimensionamento e localizzazione delle nuove previsioni produttive, commerciali e direzionali in riferimento alle caratteristiche locali e alle previsioni infrastrutturali a scala provinciale e regionale. Favorire l’insediamento di attività miste nelle attuali zone produttive. A 3.8.5a Disincentivazione all’espansione dei nuclei sparsi e ricucitura e completamento del margine urbano esistente.

C 3.8.5 Espansione urbana a macchia di “leopardo”.

O 3.8.5 ≡ O 3.3.1 ≡ O3.5.7 Ridurre al minimo il consumo di territorio agricolo.

A 3.8.5b Incentivazione al recupero del patrimonio edilizio esistente.

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3.9 PATRIMONIO CULTURALE - ARCHITETTONICO - ARCHEOLOGICO

3.9.1 CENNI STORICI18 DI MASERADA SUL PIAVE, LE FRAZIONI E LE VILLE I villaggi stabilmente abitati, da cui si sviluppò Maserada sul Piave, dovettero esistere fin dai

primi secoli dopo Cristo, nel tratto di pianura alluvionale compreso tra la via Postumia romana ed il fiume Piave. La sua storia ed il suo territorio sono segnati dalle vicende legate a questo corso d'acqua e dall’ antica via Postumia, tracciata dal console Spurio Postumio Albino nel 148 d.C.. In epoca tardo imperiale, nel luogo in cui questa via incontra il Piave, dovettero sorgere dei villaggi dove milizie e viandanti trovavano ristoro alle fatiche delle lunghe marce, prima di attraversare il fiume. La parte più fertile della campagna era coltivata dagli schiavi di qualche valoroso soldato premiato con la concessione di un podere. Spesso il passaggio degli eserciti portava saccheggi e distruzione. Nei secoli VI e VII d.C. Dopo il Mille, trascorso un lungo periodo di abbandono delle attività agricole, i terreni aridi ed incolti, tormentati dalle piene dei fiume, furono interessati da intense opere di bonifica ad opera dei monaci. Alla località si attribuisce il nome di Macerata, o Maceriata, da cui Maserada, per l'aspetto dei territorio tormentato dalle piene e dalle inondazioni.

Il Comune di Maserada sul Piave si compone di due frazioni: Varago e Candelù. Non diversa la storia di Varago, borgo poco discosto da Maserada. Qui un soldato-contadino,

Varius, curava il podere (acus) assegnatogli nella propaggine sud della centuriazione romana che si estendeva tra la via Claudia Augusta, la Postumia ed il Piave. Da qui il nome Varius-acus, Varago. Altri lo farebbero risalire alla ricchezza delle acque, variae-aquae, in questa terra ricca anche di boschi, come conferma un altro toponimo: Saltore (saltus). Pare che durante il periodo comunale Varago venisse indicato come "Roveredo" dalla nota pianta dei boschi planiziali. Varago, essendo meno esposto alle intemperanze del fiume, si sviluppò con maggior continuità, al punto da diventare "matrice" cui era assoggettata, tra le altre, la cappella di Maserada nelle ripartizioni amministrative ecclesiastiche nel tardo medioevo.

Seguendo il corso del Piave a sud-est di Maserada si incontra Candelù, terra anticamente coperta di canne palustri, cannulutu, appunto, o cane de ludo, ricca di acque sorgive, e di paludi fangose, con i relativi canali di drenaggio verso la Piavesella ed il Piave. Per questa ragione taluni credono di poter sostenere la provenienza del nome a callis de luto, strada del pantano. Il villaggio si trovava proprio sul guado del Piave, dove i due rami del fiume si riuniscono a valle dell'isola di Papadopoli. Oltre alle aggressioni provocate dal passaggio di genti in armi, Candelù conobbe anche le frequenti devastazioni delle piene plavensi, almeno fino al compimento dei lavori di arginatura eseguiti sotto la guida dei veneziani.

Il Piave, che a Maserada sul Piave si divide in due rami e raggiunge la massima larghezza, è un fiume a carattere torrentizio, alterna periodi di secca a improvvise e travolgenti piene. La storia del fiume è stata la stessa del villaggio. Salettuol, si è trovato sulla riva sinistra del fiume quando il Piave ha deviato verso il centro di Maserada sul Piave, per poi ritrovarsi sulla sponda destra. Nei primi secoli del secondo millennio dipendeva dalla pieve di Negrisia, ma nel 1330 Salettuol appartiene alla cappella di Maserada, almeno fino al 1578, anno in cui viene segnalato tra le dipendenze di Cimadolmo. Solo dopo i grandi lavori di arginatura del fiume iniziati nel XVI secolo, Salettuol ebbe maggiore stabilità topografica. Bisogna anche considerare gli effetti delle piene che hanno 18 Tratto dal sito: www.comune.maserada.tv.it – home page: utenza – territorio – cenni storici.

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ripetutamente distrutto il villaggio, ma non la tempra dei suoi abitanti i quali, passato il peggio, ricostruivano le loro case un poco più a sud o più a nord, ma sempre vicinissime alla riva del Piave. La storia di Salettuol, come quella di Candelù, è segnata infine dal tragico evento della Prima Guerra mondiale. Per un anno, dal novembre 1917 al novembre 1918, lungo il Piave si combatterono due battaglie decisive, la prima per arrestare l'avanzata austroungarica, dopo la rotta del fronte a Caporetto, la seconda per la riconquista del terreno perduto, con l'attraversamento del fiume e la gloriosa marcia verso Vittorio Veneto delle truppe italiane ed inglesi. La piccola borgata venne rasa al suolo, ma nuovamente ricostruita. Il Piave è fiume sacro alla Patria e, dal 1927, al nome di Maserada venne aggiunto "sul Piave" a memoria degli eventi tragici e gloriosi già ricordati.

VILLA PAPADOPOLI19 e relativa chiesetta Villa Papadopoli sorse verso il 1300 e inizialmente dovette essere un complesso conventuale –

ospitaliero francescano, forse, prima ancora, benedettino. Nel 1400 divenne Villa Papadopoli prendendo il nome dal nobile veneziano che l'acquistò per trasformarla in dimora in cui abitare (era un ammiraglio idraulico che controllava l'andamento del Piave che allora era vorticoso). In questo periodo egli provvide alla costruzione di fabbricati, stalle, scuderie. Nel 1500, durante la guerra di Combai contro Venezia, la villa fu saccheggiata. In questo stesso secolo fu affrescata dai pittori della scuola di Paolo Veronese. Nel 1600 la villa passò a monsignor Francesco Sugana - Collalto, vicario francescano che vi fece costruire la cappella dedicata a S.Francesco (1690). Nel 1700 fu ceduta al nobile trevigiano Nicoló Gigameide. Il 15 gennaio 1801 subì ancora un saccheggio da parte dei soldati di Napoleone, di passaggio per Maserada. Nel 1801 la villa passò ai Conti Moretti che la vendettero ad un ebreo di nome Laudario Eludibeconeo. Fu venduta poi nel 1850 al Conte Matteo Persico. Nel 1934 fu acquistata dalla famiglia Rossi, attuale proprietaria.

Il tempietto di S.Francesco seguì le sorti della villa. Durante la prima guerra mondiale la cappella fu distrutta, successivamente ricostruita.

VILLA ASTORI20 A Maserada centro , un altro splendido edificio di origine veneziana (costruito nel '700) è Villa

Astori (ora scuola materna e casa di riposo delle Suore di S. Dorotea). La struttura originaria era composta da un corpo centrale, una barchessa e la cappella dedicata a San Luigi Gonzaga. La villa ha subito negli anni una lunga serie di restauri, l'ultimo dei quali ha trasformato l'edificio nella "Casa di riposo delle suore S.Dorotea".

VILLA SUGANA, SALTORE, CACCIANIGA VILLA ZUCCARDA e relativa chiesetta

19 Tratto dal sito: www.maserada.com “MASERADA SUL PIAVE UN PAESE IN DIRETTA” Italo Coglievina, - home page: storia. 20 Vedi nota 19.

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Il centro storico del comune (classificato dall’atlante dei centri storici della Regione Veneto), viene individuato in parte nel centro urbano di Maserada sul Piave e parte nel centro urbano di Varago.

Le principali componenti del sistema dei beni di interesse storico-culturale sono: ♦ la strada provinciale Postumia Romana; ♦ le Ville (parchi storici); ♦ gli edifici di interesse storico; ♦ i manufatti minori distribuiti in area urbana o in zona agricola (capitelli, edicole

votive, lapidi, monumenti, fornace in disuso in via Spartaco Lantini); L’Istituto Regionale delle Ville Venete ha censito 6 ville, la maggior parte delle quali sono

vincolate: 1. Villa Astori (Istituto Suore Santa Dorotea) - Irvv 00000684 2. Villa Papadopoli, Sugana, Persico, Rossi - Irvv 00000276 3. Villa Sugana, Saltare, Caccianiga - Irvv 00000683 4. Palazzo Zandi, Schioppalalba - Irvv 00000625 5. Villa Pitturi, Zuccareda, Falk, Monti - Irvv 00000626 6. Villa Pisani, Civran, Zoppola, Mattiuzzo, Sartor - Irvv 00000316

Più in generale nel territorio aperto sono presenti alcuni edifici di valore culturale,

prevalentemente di impianto ottocentesco, che rappresentano valide testimonianze della civiltà rurale che in parte il PRG vigente ha sottoposto a tutela. La previsione di tutela è però riferita al solo corpo di fabbrica mentre sarebbe opportuno riferirla all’intero ambito di pertinenza comprendendo anche le aree scoperte.

Criticità / Fragilità / Rischio Obiettivi Azioni A 3.9.1a Riqualificazione e valorizzazione dei centri storici/urbani, come luogo centrale del vivere e abitare gli spazi.

C 3.9.1 Perdita dell’identità dei luoghi.

O 3.9.1 Salvaguardia e tutela degli elementi di carattere storico - paesaggistico.

A 3.9.1b Rivitalizzazione del tessuto commerciale, con insediamento di nuove attività compatibili e funzionali alla valorizzazione commerciale.

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3.10 RISCHIO IDROGEOLOGICO Il PAI del Piave e il PGBTTR individuano, in relazione alle caratteristiche idrogeologiche

naturali del territorio del Comune di Maserada sul Piave, della morfologia e dello stato di manutenzione della rete idraulica locale, delle piogge e delle portate critiche prevedibili, delle aree a pericolo idraulico, in relazione anche al tempo di ritorno dei possibili eventi di allagamento o di criticità idraulica.

Si riconoscono delle aree di sofferenza idraulica della rete idrica minore, ricavate dal “Piano di Bonifica” del Consorzio di Bonifica Destra Piave e dalle indicazioni fornite dagli uffici tecnici comunali, le esondazioni si limitano a ristagni e battenti d’acqua più o meno persistenti in rapporto alla durata dell’evento meteorico, con ripercussioni sulla circolazione stradale e qualche disagio per le abitazioni (in particolare nelle aree maggiormente depresse del territorio); le problematiche maggiori sono imputabili a locali insufficienze della rete di smaltimento o da interruzioni del collettore.

Le criticità riscontrate nella perlustrazione visiva della rete meteorica di deflusso superficiale: si segnalano tombini interrati o di dimensioni insufficienti, fossi da ricalibrare, continuità di deflusso da ripristinare, carenze nella manutenzione e nella pulizia dei fossati, segnalazioni raccolte presso la popolazione residente, dimensioni delle condotte della rete meteorica comunale (fornite dall’Ufficio Tecnico del Comune di Maserada sul Piave), principali sistemi di smaltimento dei deflussi adottati dagli insediamenti più recenti, manufatti di ripartizione idraulica.

Il PAI del fiume Piave L’Autorità di bacino, nel quadro delle attività propedeutiche alla redazione del piano, ha

promosso un’analisi attenta ed approfondita della dinamica delle acque di piena a valle della chiusura del bacino montano, cioè nel tratto arginato che va da Nervesa della Battaglia al mare. Si tratta del segmento di fiume che è stato più frequentemente assoggettato alle esondazioni del Piave.

Per individuare i siti di maggior pericolosità, si sono approntati dei complessi e raffinati modelli matematici di propagazione dell’onda di piena monodimensionali e bidimensionali21, che, tuttavia, ancora necessitano di un’adeguata validazione, soprattutto nell’assunzione dei valori dei coefficienti di scabrezza del tratto terminale.

A valle di Nervesa della Battaglia, dal punto di vista della dinamica idraulica, il fiume Piave è suddivisibile sostanzialmente in tre distinte sub-tratte.

La prima tratta, tra Nervesa della Battaglia e Candelù (di pertinenza del Comune di Maserada sul Piave), è caratterizzata da un ampio alveo pluricursale in alluvioni ghiaioso-sabbiose, da un’elevata pendenza del fondo (3.8 per mille) e da altezze arginali molto contenute (da 2 a 3 m) con una capacità di portata dell’ordine di 4500-5000 m³/s.

Nelle tratte di valle le pendenze si riducono, l’alveo è più inciso, le sommità arginali diventano più elevate e la capacità di deflusso si riduce nell'ordine di 2500-3000 m³/s.

Proprio in località Candelù, il profilo del fiume Piave manifesta un'improvvisa riduzione di pendenza: le intumescenze di piena sono ostacolate al deflusso verso valle e l’area si configura come la naturale sede di rotte arginali. In questa tratta, i fenomeni di esondazione si verificano con modalità tale da consentire di rilasciare oltre le rotte una portata residua dell'ordine della massima capacità di portata.

21 Autorità di Bacino - Prof. Luigi D’Alpaos: “Studio finalizzato al riconoscimento delle aree di pertinenza idraulica e di sicurezza idraulica lungo il f. Piave a valle di Nervesa della Battaglia mediante modello matematico bidimensionale”

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Il PAI contiene delle indicazioni sugli interventi strutturali e non strutturali da realizzare per la mitigazione della pericolosità idraulica nel bacino del Piave: vengono definiti interventi nel breve, medio e lungo periodo, la priorità degli stessi e il costo delle opere.

In attesa dell’esecuzione di interventi di mitigazione o di laminazione dei colmi di piena a monte, il PAI tende ad accreditare la sostenibilità dello schema di deflusso attuale nel caso di esondazioni del Piave a Candelù.

Infatti, “in questo modo l'estesa di valle risulta presidiata, evitandosi pericolose rotte che investirebbero direttamente gli importanti centri abitati della pianura, e contemporaneamente consentendo di versare in mare una porzione importante delle onde di piena”. Nella memorabile piena del 1966 si calcola che, nel tratto a valle delle rotte, sia transitata una portata di 2500-3000 m³/s, defluendo regolarmente sino al mare.

Si aggiunge, tuttavia, che “la localizzazione sistematica delle rotte tra Candelù e Ponte di Piave non esclude che non si possano verificare esondazioni nella estesa di monte tra Nervesa della Battaglia e Candelù”.

L’applicazione dei modelli matematici di propagazione dell’onda di piena evidenziano l’influenza di altri fattori critici, quali la mobilità dell'alveo e le carenze dimensionali delle sommità degli argini, con conseguenti valori del franco arginale molto variabili lungo il percorso.

Non si considera perseguibile l’ulteriore elevazione delle sommità arginali, poiché, rafforzando eccessivamente le difese nella sede delle rotte, le esondazioni si trasferirebbero a valle di Zenson di Piave, dove potrebbero conseguire maggiori danni.

Ad ogni modo, dopo la piena del 1966 furono eseguiti dal Magistrato alle Acque di Venezia lavori di sovralzo degli argini, sia in destra, sia in sinistra, nella tratta fra S. Donà di Piave e Ponte di Piave, con sovralzi compresi tra 60 e 80 cm.

Le simulazioni effettuate con il modello matematico bidimensionale hanno consentito la riproduzione della dinamica fluviale del tratto terminale e degli scenari di allagamento in caso di esondazione: sulla base dei risultati dell’applicazione dei modelli matematici e delle aree dichiarate storicamente allagate il Progetto di Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico dei bacini idrografici dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Piave, Brenta-Bacchiglione individua delle aree di pericolosità idraulica all’interno del territorio amministrativo di Maserada sul Piave.

Per convenzione, all’interno delle fasce golenali e delle arginature il pericolo idraulico è molto elevato e viene assegnato un grado di pericolosità pari a P4.

In località Candelù si individuano, nelle aree esterne agli argini, aree di pericolosità elevata P3, a pericolosità media P2 e pericolosità moderata P1.

PER ULTERIORI SPECIFICHE TECNICHE SI RIMANDA ALLA DETTAGLIATA “RELAZIONE

DI COMPATIBILITÀ IDRAULICA” REDATTA DALL’INGEGNERE IDRAULICO E AMBIENTALE ALESSANDRO PATTARO.

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Criticità / Fragilità / Rischio Obiettivi Azioni C 3.10.1 Carenza/inefficienza della rete meteorica superficiale.

O 3.10.1 Salvaguardia e tutela dei cittadini da rischi idraulici e idrogeologici.

A 3.10.1 Manutenzione e miglioramento della rete idrica.

C 3.10.2 Pericolo idraulico massimo all’interno della golena.

O 3.10.2 Salvaguardia e tutela dei cittadini che risiedono dentro e fuori dalla golena dalla pericolosità idraulica.

A 3.10.2 Evitare nuova edificazione in ambito golenale e nelle aree riconosciute dal PAI ad elevata o modesta pericolosità idraulica.

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4. IL PROCESSO DI PARTECIPAZIONE E DIVULGAZIONE La costruzione partecipata del nuovo strumento urbanistico del Comune di Maserada sul Piave

Si concluse nell’ottobre del 2006 la stesura definitiva [dopo l’accordo sottoscritto con la

Regione Veneto ai sensi dell’art. 15 della Lr 11/2004] del Documento preliminare. Pur avendo ancora un valore prevalentemente metodologico e di indirizzo, il Documento

Preliminare, ha fornito un quadro generale di riferimento per la prosecuzione dei lavori d’indagine e di progetto per iniziare poi ad entrare nel merito di questioni di fondo propedeutiche alle scelte di piano, riprendendo i contenuti espressi dagli incontri tematici [tra la primavera e l’estate 2006] tenuti con la partecipazione della popolazione, associazioni ambientaliste e di categoria.

Il lavoro dei “Forum” è stato utile per avviare un primo, serrato confronto culturale e politico tra associazioni e forze sociali di diversa provenienza ed orientamento e soprattutto per far emergere i bisogni e le attese delle diverse componenti della comunità, focalizzando le principali scelte strategiche che dovranno caratterizzare il piano:

♦ il mantenimento e potenziamento della rete ecologica; ♦ la valorizzazione dell’agricoltura; ♦ la problematica della “golena”; ♦ le relazioni sociali; ♦ il consumo di risorse territoriali ed energetiche; ♦ l’inquinamento.

E’ stato costituito un ufficio di piano, un luogo che è diventato il punto di incontro e di confronto

permanente, aperto alla popolazione e alle associazioni, nel quale sono stati predisposti materiali [questionario e modulo per richieste/osservazione da proporre all’Amministrazione], si è avviato il dibattito pubblico su alcune tematiche chiave per lo sviluppo sostenibile del territorio:

♦ tendenze demografiche; ♦ problemi della casa e dell’immigrazione; ♦ salvaguardia e valorizzazione dei beni culturali e del paesaggio; ♦ salvaguardia idraulica; ♦ mobilità comunale e intercomunale; ♦ smaltimento e riciclaggio dei rifiuti urbani ed industriali; ♦ lotta all’inquinamento ed al rumore; ♦ ruolo del centro storico; ♦ localizzazione dei servizi.

Lo strumento della VAS, ha rilevato la necessità di un più stretto coordinamento tra i diversi

piani che oggi regolano il territorio, in particolare il Piano di Assetto Idrogeologico, evidenziando la necessità di considerare il territorio nella sua totalità di unico organismo.

Aspetto non secondario è la necessità che la VAS consideri una gamma di indicatori ambientali e sociali preventivamente elaborati e condivisi attraverso un reale processo partecipativo. E’ questa una condizione essenziale per far sì che nella fase successiva, quella degli scenari alternativi e delle scelte, il processo decisionale sia effettivamente trasparente e che nella fase di gestione del piano sia possibile monitorarne gli effetti reali sulla qualità e sostenibilità della vita cittadina, provvedendo, se necessario, alle eventuali correzioni di rotta.

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Incontri di partecipazione e concertazione - Comune di Maserada sul Piave Data Luogo Tema dell'incontro Partecipanti Osservazioni e suggerimenti

1 3 marzo 2006 ore 21,00

Auditorium S. Giorgio a Maserada Il Piano di Assetto del Territorio nel quadro della nuova legge urbanistica

Sindaco Floriana Casellato, ing. Ciro Perusini (professionista incaricato alla redazione del PAT)

2 17 marzo 2006 ore 21,00

Auditorium S. Giorgio a Maserada Aspetti socio-economici del Comune di Maserada sul Piave nel quadro provinciale e regionale

Sindaco Floriana Casellato, ing. Ciro Perusin, Alessandro Minello (Università di Venezia) e collaboratore Prof. Bresolin, Arrigo Zanardo (Imprenditore - Cons. incaricato Uninidustria Rapporti con il territorio), Paolino Barbiero (Segretario Provinciale CGIL), Giovanni Gallo (Consigliere regionale), Guido Lorenzon (Coordinatore del dibattito)

3 31 marzo 2006 ore 21,00

Auditorium S. Giorgio a Maserada Cultura e ambiente, temi fondamentali del PAT

Sindaco Floriana Casellato, ing. Ciro Perusini, Pierluigi Perino (Agronomo forestale), Dino De Poli (Presidente Fondazione Cassamarca), Elena Mattiuzzo (Assessore alla cultura), Giuseppe Quinto (Assessore all'ambiente), Fausto Pozzobon (Presidente Commissione Ecologica)

4 14 giugno 2006 ore 21,00

Varago, sala mensa della Scuola elementare in via Concordia

Documento Preliminare PAT (L.R. 11/2004)

Sindaco Floriana Casellato, ing. Ciro Perusini (professionista incaricato alla redazione del PAT)

5 15 giugno 2006 ore 21,00

Candelù, centro sociale retro Chiesa

Documento Preliminare PAT (L.R. 11/2004)

Sindaco Floriana Casellato, ing. Ciro Perusini (professionista incaricato alla redazione del PAT)

6 16 giugno 2006 ore 21,00

Maserada, Auditorium S. Giorgio V.le Caccianiga

Documento Preliminare PAT (L.R. 11/2004)

Sindaco Floriana Casellato, ing. Ciro Perusini (professionista incaricato alla redazione del PAT)

Incontri informativi. Sono stati distribuiti dall'amministrazione 3.340 questionari al fine di sondare l'opinione pubblica, circa i temi principali affrontati dal PAT. I risultati dei questionari sono riportati nel capitolo 4. Gli incontri del 3,-17 -31 marzo 2006 sono stati fatti prima della pubblicazione del documento preliminare. Gli incontri del 14-15-16 giugno 2006 hanno avuto luogo dopo la presentazione della Bozza del Documento Preliminare.

7 14 dicembre 2006 ore 9,30

Maserada, Sala Consigliare Incontro di Concertazione Sindaco Floriana Casellato, Pio Fabian (Referente Regione Veneto per Maserada), Franco Conte (Assessore Provinciale all'urbanistica, Ciro Perusini (redattore PAT), Eligio Fregonese (Assessore Lavori Pubblici), Giuseppe Quinto (Assessore Ambiente), Egidio Cadamuro (Vice Sindaco di Cimadolmo e Presidente Asco tlc), Franco Furlanetto (redattore PAT), Giovanni Soppera e Ilenia Sala (Tecnici Comunali), Perito Stocco (Enel), Maria Luisa Piva (Arpav), (Rappresentante Associazione dei genitori e Protezione Civile), Vitale Mattiuzzo (Parrocchia di Varago), Silvano Polo (rappresentante società sportiva Cima Piave), Francesco Meneghetti (rappresentante società sportiva Piè Veloce)

VEDI VERBALE DA PAGINA 83 A 86

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Contributi al processo di pianificazione Data Intervento Autore Osservazioni e suggerimenti 26 ottobre 2006 Fax protocollo n. 14902 Azienda Territoriale per l'Edilizia Residenziale della

Provincia di Treviso (ATER) L'ATER ritiene oppportuno che l'amministrazione comunale tenga in debita considerazione la possibilità di sviluppo dell'edilizia residenziale pubblica (ERP)

07 febbraio 2007 Fax protocollo n. 1982 Arpav L'ARPAV evidenzia la necessità di compiere periodicamente un aggiornamento della zonizzazione e classificiazione acustica del territorio; di considerare eventuali nuove viabilità e prevenire l'inquinamento acustico derivante dal traffico veicolare; di valutare il recupero del patrimonio ambientale esistente in particolar modo nella golena del Piave, di recuperare e ripristinare il patrimonio edilizio esistente, di evitare la nuova edificazione in aree adiacenti a zone produttive; di incentivare tecniche costruttive a basso impatto, il risparmio energetico negli edifici, l'impiego di asfalti drenanti e fonoassorbenti in caso di adiacenza di edifici residentziali ad arterie stradali con notevole flusso veicolare; di incentivare lo sfruttamento di energie alternative, pavimentazioni drenanti, sistemi di irrigazione con recupero delle acque piovane; di prediligere la concentrzione di più gestori su un unico punto per il posizionamento di nuove antenne; di conservare le zone agricole

Richieste significative dei cittadini

Data Richiesta Richiedente Osservazioni e suggerimenti 1 03 ottobre 2007 Fax protocollo n. 13495 Briglianti Francesco - Geometra Tecchinato Dino Chiede che si valuti in sede di redazione del PAT una nuova

pianificazione che possa adottare in concerto con le proprietà private quelle scelte pianificatorie correttive atte a tutelare la pubblica utilità nel rispetto delle proprietà private esistenti

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VERBALE DI CONCERTAZIONE PER IL PAT DEL 14.12.2006- Art. 5 della LR 11/2004

Con nota del 30.11.2006, il Sindaco del Comune di Maserada sul Piave, Floriana Casellato,

ha invitato a partecipare alla conferenza, per il giorno 14.12.2006 alle ore 9,30, presso la Sala Consiliare tutti i cittadini interessati e i seguenti Enti, associazioni e categorie che operano sul territorio quali:Stato (Sopraintendenza Beni ambientali, Demanio Militare ed Autorità di Bacino del Piave), Comuni di Breda di Piave, Carbonera, Cimadolmo, Spresiano, Ormelle, Ponte di Piave, Zenson di Piave, S. Biagio di Callalta, Consorzio di Bonifica Destra Piave, Genio Civile, Fondazione Cassamarca, Arpav, Camera di Commercio, Enti di gestori dei servizi tecnologici (Enel, Telecom, S.I.A., Ascopiave, Ascotlc), Enti gestori dei trasporti pubblici, Autorità sanitarie, Autorità religiose, Autorità scolastiche, Carabinieri, Vigili del fuoco, Protezione civile, Associazioni Ambientali, Associazioni culturali, biblioteca e museo, Associazione sportive, Organizzazioni assistenziali, Casa di riposo.

RELATORI : Floriana Cesellato Sindaco Comune di Maserada Pio Fabbian Funzionario referente Regione Veneto per Maserada Franco Conte Assessore Provinciale all’Urbanistica. Ciro Perusini e Franco Furlanetto– redattori del PAT PRESENTI IN SALA Assessore LL.PP Maserada geom. Eligio Fregonese Assessore Ambiente Maserada Giuseppe Quinto Vice sindaco di Cimadolmo e Presidente Asco tlc Dr. Urb. Franco Furlanetto collaboratore redattore PAT Geom . Giovanni Soppera e Dr.sa Ilenia Sala – Tecnici Comune Perito Stocco - Enel Arch. Piva - Arpav Rappresentante Associazione genitori e Protezione Civile Vitale Mattiuzzo - Parrocchia di Varago Silvano Polo - rapprentante società sportiva Cima Piave Francesco Meneghetti – rappresentante società sportiva Piè Veloce Alcuni Cittadini L’Autorità di Bacino, l’Asco Piave e l’arch. Zandigiacomi di Italia Nostra hanno comunicato

l’impossibilità di presenziare , ma anche trasmesso un loro contributo che alla presente si allega. Il Sindaco, apre la conferenza sottolineando che, l’incontro odierno viene dopo un anno di

impegno e riunioni tenutesi nelle varie frazioni comunali. In tali incontri è stato spiegato cos’è il PAT e quali sono i passi successivi per arrivare alla redazione di questo nuovo strumento urbanistico.

Si è proceduto, in seguito, alla stesura del documento preliminare. Lo stesso documento è stato inviato a tutti i cittadini insieme ad un questionario che doveva essere restituito presso il municipio. Il riscontro è stato interessante e le risposte sono state pubblicate sul periodico C.le “Spazio Comune”.

Sono emerse delle situazione di disagio quali: il costo delle abitazioni; la necessità di avere degli spazi verdi fruibili sia dagli adulti che dai bambini; la necessità di avere degli adeguati spazi culturali, tutti aspetti che è necessario affrontare, in quanto, il comune di Maserada ha quest’anno

superato la soglia dei 9.000 abitanti ed è in continua crescita.

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Il sindaco, sottolinea che con la stesura del PAT si vuole tener conto dell’organizzazione degli spazi pubblici, in quanto, esiste una effettiva carenza di spazi per gli stessi uffici municipali, che devono essere riorganizzati, inoltre si prevedere di progettare anche un nuovo centro culturale.

Inoltre, esistono anche alcune richieste da parte dei cittadini di cambio di destinazione

d’uso da terreno agricolo a residenziale. Il sindaco, sottolinea che una buona fetta di popolazione vive in golena, dove è difficile se

non impossibile fare degli interventi sugli edifici. Il Sindaco spiega che sono stati trattati e presi in esame anche gli aspetti ambientali. Con il

PAT si vuole valorizzare il fiume Piave e il suo percorso nel territorio comunale attraverso la creazione di percorsi ambientali e paesaggistici.

Il Comune di Meserada con alcuni comuni interessati al passaggio del fiume Piave quali: Ponte di Piave, Zenson di Piave, Breda di Piave, Cimadolmo stanno procedendo attraverso degli incontri alla redazione del PATI affrontando insieme aspetti e problematiche per tutelare il Fiume e il suo paesaggio in modo univoco. Il prossimo incontro è già fissato per il 19/12.

Il Sindaco sottolinea che la Fondazione Cassamarca ha voluto creare proprio a Maserada la “Sala archivio del Piave” sottolineando che tutti gli interventi di riqualificazione dello stesso Piave dovranno passare per l’archivio del Piave di Maserada.

Interviene il geom. Pio Fabbian ringraziando tutti della collaborazione e sottolineando che:

“la legge 11/2004 introduce parole come Concertazione e Copianificazione fasi importanti e indispensabile alla stesura di questi nuovi strumenti urbanistici.”

Prende la parola l’assessore provinciale Franco Conte, spiegando che la pianificazione e

la gestione del territorio non sono ora più come un organizzazione gerarchica a cascata, ma attraverso la collaborazione di Regione, Provincia e Comune.

Accennando al Piano Provinciale spiega che non è ancora stato redatto, ma che ci si sta lavorando e che la sua stesura è prevista per il prossimo anno. Il modo di procedere è quello di cercare di non creare discrepanze nel definire prescrizioni tra i vari enti e livelli di pianificazione.

La provincia tende a favorire e appoggiare la redazione dei PATI, molto difficili da realizzare ma utili per una visione più ampia del territorio. E’ importante, inoltre lo sforzo che sta facendo il comune di Maserada nel tentativo di creare un PATI che affronta il tema ambientale del Piave in sinergia con gli altri comuni interessati alla sua tutela.

Il ruolo di Provincia e Regione è quello di dare indicazioni a larga scala affrontando aspetti quali la viabilità, le aree industriali (molte delle quali sono inedificate), il territorio inedificato (ben l’80% del territorio Trevigiano è inedificato).

L’assessore Conte illustra brevemente la situazione del tessuto urbano del Veneto, sottolineando che lo stesso, in tutti questi anni, si è sviluppato il modo disordinato e diffuso (grazie anche ai condoni); l’obiettivo odierno è quello di tentare di invertire la tendenza e di creare ordine nel disordine.

Si procederà riqualificando l’attività agricola, quella storica e architettonica. Il terreno è una risorsa non una destinazione urbanistica. Si dovrà procedere, quindi, recuperando non solo aree inutilizzate o dimesse ma anche riutilizzando gli stessi edifici esistenti senza costruire edilizia nuova.

E’ importante perciò procedere pianificando in tre, Regione, Provincia e Comune, anche se ciò non è sempre semplice; i tempi si allungano inizialmente per accorciarsi poi nella fase finale di verifica.

Interviene l’ing Perusini illustrando le novità apportate dalla legge 11 e quindi l’importanza degli Enti di intervenire e collaborare nella stesura dei PAT: “il Piano va fatto in Piazza”.

Spiega come fino a qualche anno fa la redazione dei Piani regolatori Comunali per i cittadini era semplicemente un fatto compiuto. Lo strumento di pianificazione veniva depositato in Provincia e Regione, le stesse procedevano con l’istruttoria ignari di qualsiasi scelta progettuale. Ora invece si è cambiato modo di fare pianificazione tutto avviene attraverso la concertazione. Ad

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ogni comune viene affidato un incaricato di provincia e regione che hanno il ruolo di seguire passo, passo la stesura del PAT, e che al momento della loro approvazione e dell’adozione si limiteranno semplicemente a porre un visto.

Il documento preliminare per la redazione del PAT del comune di Maserada è stato adottato con delibera di Giunta n 52 del 06.04.2006; in ottobre con successiva delibera di Giunta Comunale n 129 del 24.10.2006 si è provveduto ad approvare lo schema di accordo di pianificazione concertata tra il Comune di Maserada, la Regione Veneto e la Provincia di Treviso; il 13 novembre presso la Regione Veneto – Palazzo Balbi- è stato sottoscritto in forma ufficiale l’accordo di pianificazione con la Regione e la Provincia per la redazione del PAT.

Regione e Provincia hanno con estremo puntiglio esaminato il documento e in seguito lo hanno approvato.

L’ing Perusini affronta il tema ambientale. Spiegando che il territorio comunale ha una immensa risorsa paesaggistica, il Piave. Il suo percorso interessa dal Monte Peralba alla foce innumerevoli comuni, è stato perciò volontà di questa Amministrazione il tentare di coinvolgere alcuni dei comuni limitrofi a quello di Maserada nella stesura del PATI. Si sta, quindi cercando di redigere un PATI per il Piave che ha come obiettivi: disciplinare il territorio; individuare delle aree puntuali (attrezzate e non attrezzate, protette e non protette); individuare dei percorsi longitudinali, rivalutare la aree produttive.

Affrontando e ragionando su questi aspetti ci si è posti un dubbio che è quello di gestire contemporaneamente due strumenti, il PAT e il PATI, all’interno di ogni singolo comune. Per quanto concerne la compatibilità è stato appurato che non c’è problema, la gestione risulta invece più complessa, si è perciò pensato di richiedere l’inserimento del PATI all’interno del PTCP.

L’ing. Perusini fa presente che la fase della concertazione è la fase preliminare, conclusa la quale si procederà alla stesura del Piano. Ora si provvederà alla approvazione di una delibera che illustra le fasi della concertazione; in seguito alla quale si procederà alla stesura del PAT.

Lo stesso ingegnere fa presente come Maserada, comune della seconda cintura urbana, sia un’isola felice. Porta come esempio la realtà ben più complessa del comune di Ponzano che trovandosi in prima cintura è cresciuto in pochi anni a dismisura ospitando tutta quella fetta di residenza che il comune di Treviso ha espulso.

Per concludere, l’ingegnere illustra l’importanza della terza parte del documento preliminare, descrivendone il punto 7; nel quale si illustrano le tematiche che verranno presi in esame al momento della stesura del PAT:

mobilità e la maglia infrastrutturale. Specificando l’importanza di guardare in modo ampio il territorio per arrivare a fare delle scelte puntuali sul comune di Maserada. Accenna alla variante per la Postumia romana e al completamento della tangenziale 57 destra Piave, alla possibilità di utilizzare il vecchio argine come strada (sempre che l’Autorità di Bacino ce ne dia l’autorizzazione).

Recupero delle aree industriali. Accennando al nodo Monti - politica occupazionale e alla zona industriale sita ai confini con Spresiano, sottolinea l’importanza di creare aree miste e non più monotematiche. Mantenere, bloccare e trasferire. Recuperare e riconvertire dove possibile incentivando le pluralità di funzioni.

Servizi. Si interverrà riorganizzando l’asta di Viale Caccianiga che si trova a dividere da una parte la zona uffici pubblici e area mercato e dall’altra l’area scolastica e sportiva. Per quest’area esistono già dei progetti (concorso di idee). Inoltre parla dell’area Parabae come un’area di 82 ettari stupefacente dal punto di vista ambientale. L’idea è quella di creare una cultura di pace su un’area che è stata di guerra creando un luogo di provocazioni.

Il sindaco apre il dibattito chiedendo se c’è qualcuno che vuole dei chiarimenti: L’arch. Piva chiede se si sta tenendo presente anche della zonizzazione acustica del

territorio nella redazione del PAT così come prevede la L 142. Risponde il Sindaco dicendo che: “il Piano acustico nel comune di Maserada c’è, è cosa

recente. E’ stata affidata la sua stesura al tecnico Dott. Barbisan. Per rispondere innanzitutto ad un obbligo di legge e anche perché spinti dalla necessità di provvedere all’installazione, in due punti

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ben specifici del comune, di pannelli fonoassorbenti. La provincia per giustificare tale necessità ci ha richiesto di provvedere alla redazione di tale zonizzazione.

L’arch. Piva sottolinea l’importanza, nella individuazione di nuove aree edificatorie, di tener presente dell’aspetto inquinamento acustico. Ci fa presente che l’Arpav di concerto con la Provincia sta provvedendo alla redazione di un documento che dia indicazioni sull’utilizzo di materiale alternativo nell’edificazione (pannelli fotovoltaici e altro)

Assessore Fregonese chiede quando verrà adottato questo documento. L’ Assessore Conte dice che c’è in previsione la realizzazione di un Regolamento Edilizio

che proporrà la Provincia e che i comuni dovranno adottare. Un Regolamento Edilizio che attraverso piccoli accorgimenti costruttivi tenderà a ridurre per quel che si può con le tecnologie odierne l’inquinamento.

L’assessore Quinto specifica che il Comune di Maserada è stato uno dei prima della Provincia che ha cercato di applicare la normativa della comunità Europea nel campo della riduzione degli elementi inquinanti. Sottolinea, inoltre, che è necessario affrontare il problema inquinamento non esclusivamente all’interno dei confini comunali, ma deve essere valutato in grande scala con l’intervento e la collaborazione di tutti.

Prende la parola il Sindaco che chiede al geom. Soppera se ha qualcosa da puntualizzare. Il geom Soppera conclude dicendo che se qualcuno ha qualcosa da specificare o se vuole

dare il proprio contributo alla redazione del PAT può contattarci nei prossimi mesi dell’anno venturo facendo riferimento all’ufficio tecnico comunale.

Il Sindaco prende la parola concludendo che ora si procederà con degli incontri nelle varie frazione per raccogliere idee, suggerimenti, e necessità dei cittadini prima di procedere alla stesura del PAT.

INCONTRO DI PARTECIPAZIONE/CONCERTAZIONE PER LA PRESENTAZIONE DELLA BOZZA FINALE DEL PAT DEL 16.05.2008

Il Sindaco del Comune di Maserada sul Piave, Floriana Casellato, ha invitato a partecipare all’incontro per la presentazione/discussione della bozza finale del PAT il giorno 16.05.2008 alle ore 20,30 presso i locali dietro il comune i seguenti soggetti: soggetti invitati presente in sala non presente

la cittadinanza – associazioni varie presenti nel Comune

forte presenza di cittadini in particolar modo di residenti in ambito

golenale

WWF – sez. di Villorba non presente Soprintendenza per i Beni Arc., Paes., di VE, BL, PD, TV non presente

Demanio militare non presente Autorità di Bacino dei fiumi Isonzo, Piave ecc non presente Comuni di Breda di P., Carbonera, Cimadolmo, Spresiano, Ormelle, Ponte di P., Zenson di P. e San Biagio di C.;

non presente

Consorzio di Bonifica Destra Piave non presente Genio Civile di Treviso non presente Fondazione Cassamarca non presente Arpav non presente Camera di commercio non presente Enel non presente SIA – Servizi integrati acqua non presente Ascopiave - Società distributrice di gas non presente Ascotlc - Società di servizi di telecomunicazioni non presente

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Criticità / Fragilità / Rischio

Obiettivi Azioni

C 4.1.1 O 4.1.1 Diffusione di una “mentalità partecipativa”.

A 4.1.1 Avviare campagne di sensibilizzazione e informazione della popolazione.

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5. ANALISI DELLE CRITICITA’ E DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI DI PIANO

OBIETTIVI, INDICATORI E AZIONI

TEMA OBIETTIVI SPECIFICI INDICATORI AZIONI

Sostenibilità dei cambiamenti climatici. A Sensibilizzazione della popolazione ai cambiamenti climatici.

♦ Numero di iniziative dedicate all’informazione (I) –

P12

A 4.1.1 Avviare campagne di sensibilizzazione e informazione della popolazione.

A 3.5.3a Favorire, lungo le sponde dei corsi d’acqua maggiori e minori, l’impianto di siepi e di macchie arboree costituite da specie arboree autoctone con funzione di corridoi ecologici A 3.5.3b Ricercare strumenti normativi che riconoscano all’azione A 3.5.4a un ruolo perequativo.

A 3.5.4a Rinaturalizzazione delle terre coltivate con forestazione naturaliforme e. conservazione dei biotopi, dei prati stabili e delle zone umide. A 3.6.1a Incentivare la diffusione dell’agricoltura biologica.

B

Sviluppo delle tecniche tradizionali e/o innovative di gestione del territorio per la conservazione della biodiversità. Salvaguardia delle core area e riduzione della frammentazione del territorio. (O 3.5.3; O 3.5.4; O 3.6.1; O 3.6.2)

♦ Specie comprese nel formulario di Rete natura 2000 e non – D04

♦ Superficie area golenale occupata da insediamenti e infrastrutture – D06

♦ Lunghezza della rete ecologica – P02

A 3.6.2c Ridurre le barriere infrastrutturali di interruzione dei corridoi ecologici. A 3.3.1a Riduzione o quanto meno stabilizzazione della superficie impermeabilizzata in modo da non compromettere le capacità di assorbimento del suolo, incentivando pavimentazioni permeabili A 3.5.5 Istituzione di una “borsa” dei terreni agricoli con “premio di trasferimento” per favorire le permute fra i proprietari fondiari (che hanno bisogno di terreno da coltivare - e questo può essere anche in golena) e quelli che ne abbisognano fuori golena per costruire nuovi ed indispensabili annessi rustici. A 3.5.6 Favorire l’arboricoltura da legno, con particolare interesse per le specie pregiate (noce, ciliegio) e per quelle a buon rendimento energetico (con esclusione del pioppo in quanto richiede trattamenti preventivi e può richiederne di curativi) A 3.5.7 Formazione di casse di sversamento delle acque fognarie bianche opportunamente dimensionate per consentire una ricarica “distribuita” della falda.

Uso sostenibile della natura e della biodiversità

C

Riduzione del consumo del suolo, in particolare nelle aree più sensibili (come la golena e la zona delle risorgive), da parte di attività produttive, estrattive, infrastrutture e attività edilizie. (O 3.3.1; O 3.5.5a e b; O 3.5.7; O 3.5.8)

♦ Superf. agricola trasformabile (SAT) – P09 ♦ Grado di attuazione residenziale – P06 ♦ Grado di attuazione produttivo – P08

A 3.5.8 Incoraggiare e favorire l'utilizzo di materiali inerti derivanti dal riciclo.

♦ rapporto tra unità sfitte e unità totali (D ed E) – P13 A 3.8.2 Quantificazione e controllo dell’edificato esistente (unità sfitte).

D

Popolazione massima raggiungibile dal comune di Maserada sul Piave nel decennio [2018] di 12.000 unità. Evitare che Maserada svolga la funzione di zona residenziale di altri comuni. (O 3.8.2a e b) ♦ andamento demografico – P01

A 3.8.3 Incentivare la localizzazione in zona propria delle attività produttive in ambito agricolo.

A 3.8.4 Dimensionamento e localizzazione delle nuove previsioni produttive, commerciali e direzionali in riferimento alle caratteristiche locali e alle previsioni infrastrutturali a scala provinciale e regionale. Favorire l’insediamento di attività miste nelle attuali zone produttive A 3.8.5a Disincentivazione all’espansione dei nuclei sparsi e ricucitura e completamento del margine urbano esistente.

E Estensione degli interventi di rigenerazione ambientale e di riuso di aree urbanizzate. Recupero dell’edificato residenziale in ambito agricolo.

♦ Grado di vitalità del centro storico (E ed F) – P05 ♦ Dotazione minima di servizi – P10

A 3.8.5b Incentivazione al recupero del patrimonio edilizio esistente. A 3.9.1a Riqualificazione e valorizzazione dei centri storici/urbani, come luogo centrale del vivere e abitare gli spazi.

Qualità dell’ambiente e della vita negli ambienti urbani.

F Salvaguardia e tutela degli elementi di carattere storico-paesaggistico (O 3.9.1)

♦ Numero di beni culturali recuperati – P03 ♦ grado di valorizzazione – P04 A 3.9.1b

Rivitalizzazione del tessuto commerciale, con insediamento di nuove attività compatibili e funzionali alla valorizzazione commerciale.

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P.A.T. DI MASERADA SUL PIAVE – RAPPORTO AMBIENTALE - VAS

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A 3.2.1a Realizzazione di barriere sempreverdi lungo le principali direttrici del traffico. A 3.2.1b Prevedere un piano per il lavaggio delle strade ad alta densità di traffico da effettuare in particolare durante i periodi di stabilità atmosferica. A 3.2.1c Blocco del traffico di almeno due giorni (per es. domeniche ecologiche) all’anno nel territorio comunale. Diventerà un momento di incontro con la popolazione per promuovere la salvaguardia dell’ambiente. A 3.2.1d Introduzione della certificazione energetica obbligatoria per gli edifici nuovi e quelli in ristrutturazione (D.Lgs. 192/2005 e D.Lgs. 311/2006). Predisporre incentivi per il risparmio energetico in particolare per gli edifici (coibentazioni e bioedilizia). Il PI definirà nel dettaglio i volumi che verranno usati per premiare l’uso di tecniche di risparmio. A 3.2.1e Divieto di combustione all’aperto di ramaglie, altri residui vegetali e rifiuti.

G Riduzione ed eliminazione tendenziale dell’esposizione della popolazione all’inquinamento (atmosferico, acustico, elettromagnetico, idrico). (O 3.2.1; O 3.3.2; O 3.7.3; O 3.7.4)

♦ Qualità biologica dei corsi d’acqua (G ed M) – D02 ♦ Livello di polveri sottili (PM10) – D01 ♦ Stazioni radiobase – D03 ♦ Elettrodotti alta tensione – D05

A 3.7.4 Per il posizionamento di nuove antenne di telefonia si preferirà la concentrazione di più gestori su un unico punto di remittenza (suggerimento arpav). Vedi A 3.2.1d

H Sfruttamento di fonti energetiche alternative e promozione del risparmio energetico. (O 3.7.1) ♦ Edilizia sostenibile (H e G) – P07 A 3.7.1

Razionalizzare gli impianti di illuminazione sia pubblici che privati. Ridurre l’inquinamento luminoso degli impianti stessi in particolare in prossimità di zone SIC, ZPS e IBA

I

Rafforzamento della coesione e integrazione sociale, del senso di appartenenza, della convivenza e vivibilità delle aree urbane. Miglioramento e innovazione della capacità di gestione ambientale integrata e della partecipazione della comunità ai processi decisionali; (O 3.8.1)

♦ Soddisfazione dei cittadini: numero e diffusione delle esperienze partecipative in favore della sostenibilità (A) – P12

♦ Fruibilità ciclo – pedonale – P11

A 3.8.1 Incentivare il sistema di relazione tra gente/luoghi [attività sociali e cultuali]. Evitare la formazione di quartieri dormitorio.

A 3.4.3a ≡ A 3.5.1 Estensione a tutto il territorio dell’irrigazione a pioggia, con ricorso alla microirrigazione per le colture in cui è praticabile (frutticole, orticole, vivaistiche). A 3.4.3b Favorire il riciclo delle acque ad uso industriale e controllarne gli scarichi L Riduzione dei prelievi ad uso agricolo (O 3.4.3; O

3.4.6; O 3.5.1) ♦ Numero di fontane a getto continuo – D07 A 3.4.6 Eliminare i prelievi ad uso "ornamentale" (fontane a getto continuo) o almeno dotarli di idonea saracinesca e contatore. Prevedere la manutenzione della rete di acquedotto per la eliminazione delle perdite. A 3.4.1 Preservazione dei biotopi umidi presenti nella fascia delle risorgive. A 3.4.5a Creare una bancadati degli scarichi di origine industriale agricola e civile. A 3.4.5b Integrare la rete di raccolta e trattamento degli scarichi liquidi nelle aree residenziali e industriali fuori dalla golena. Vedi A 3.6.1a

Gestione sostenibile della risorsa idrica

M

Protezione, miglioramento e ripristino di tutti i corpi idrici superficiali e sotterranei con particolare attenzione per le risorgive. Aumento della capacità di depurazione nel settore civile e industriale. (O 3.4.1; O 3.4.2; O 3.4.4; O.3.4.5; O 3.5.2)

♦ numero di unità immobiliari allacciate alla rete fognaria sul totale di unità immobiliari – D08

Vedi A 3.5.6

Gestione sostenibile dei rifiuti. N Riduzione produzione rifiuti urbani e recupero di materia e riciclaggio dei RU. (O 3.7.2)

♦ Totale rifiuti prodotti – D09 ♦ Produzione pro capite – D10 ♦ % Raccolta differenziata– D11

A 3.7.2 Avviare campagne di sensibilizzazione e informazione della popolazione

A 3.10.1 Manutenzione e miglioramento della rete idrica.

Rischio idraulico O Salvaguardia e tutela dei cittadini da rischi idraulici e idrogeologici. Salvaguardia e tutela dei cittadini che risiedono dentro e fuori dalla golena dalla pericolosità idraulica.

♦ Andamento rischio idraulico – P14 A 3.10.2 Evitare nuova edificazione in ambito golenale e nelle aree riconosciute dal PAI ad elevata o modesta pericolosità idraulica.

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5.1 SCENARI DI PIANO Reti tecnologiche nel Comune di Maserada sul Piave

Tavola 1 (Sistema acquedottistico): il comune di Maserada è dotato di un sistema acquedottistico gestito da Servizi Integrati Acqua (SIA). La tavola mostra chiaramente come i tre centri urbani principali Maserada, Varago e Candelù siano serviti dalla rete mentre l'urbanizzato diffuso sul territorio, con la sola eccezione del Salettuol, rimane scoperto dalla rete. Molte delle utenze non raggiunte dal SIA si servono di approvvigionamenti autonomi con conseguenti sprechi della risorsa acqua.

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Tavola 2 (Sistema fognario): il sistema fognario, così come quello acquedottistico, è gestito

da Servizi Integrati Acqua (SIA). Dall'analisi della tavola risulta immediatamente evidente la disomogenea distribuzione delle rete fognaria la quale, da un lato copre in modo capillare i due nuclei abitativi principali di Maserada e Varago, dall'altro serve in maniera del tutto marginale Candelù e lascia completamente scoperta tutta l'area golenale compreso il Salettuol.

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P.A.T. DI MASERADA SUL PIAVE – RAPPORTO AMBIENTALE - VAS

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Tavola 3 (Rete del gas):la società SNAM gestisce la rete del gas all'interno del comune di Maserada. La rete si estende in tutti e tre i nuclei maggiormente urbanizzati e raggiunge anche il nucleo del Salettuol, garantendo pertanto una copertura molto capillare ed estesa in queste aree. Come nel caso delle reti acquedottistiche e fognarie, l'edificazione diffusa non è raggiunta da questo servizio.

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SCENARIO 0

Descrizione: lo scenario 0 prevede il sostanziale mantenimento della situazione attuale, i tre nuclei urbani principali di Maserada, Varago e Candelù oltre ad un piccolo nucleo rurale presente in area golenale denominato "Salettuol". Gli assi stradali principali sono tre: la strada SP 57 che da Spresiano porta a Maserada, la SP 92 che collega la sinistra Piave con Maserada, la provinciale 102 (Postumia Romana) che da Villorba si innesta alla strada provinciale 57.

Punti di forza: questo scenario non prevede nuova edificazione o nuova viabilità

evitando implicitamente l'aumento della pressione antropica sull'ambiente: non provoca ulteriore uso di territorio, non produce frammentazione e consente la salvaguarda gli ambiti a maggior rilevanza ambientale (area in golena e zona delle risorgive).

Punti di debolezza: il maggior punto di debolezza di questo scenario consiste

nell'incapacità di rispondere alla maggior richiesta di cubatura dovuta all'aumento demografico previsto in 2.000 unità nel decennio. Il piano inoltre non risponde all'esigenza molto sentita da parte della Provincia di migliorare la viabilità intercomunale.

Parametri principali di valutazione Scenario di riferimento 0

Scenario di progetto

Scenario alternativo

Legenda

Fabbisogno residenziale nel decennio = 220.000 mc 0 10 10 Il piano risponde in maniera POSITIVA al parametro Il piano risponde in maniera NEUTRA al parametro Previsione di nuove aree residenziali o loro

potenziamento rispetto alla dislocazione delle reti tecnologiche

4 10 1

Il piano risponde in maniera NEGATIVA al parametro

Potenziamento ed ampliamento delle aree produttive 5 7 10 Pericolosità idraulica 4 10 0 Idoneità ai fini edificatori 4 10 0 Miglioramento della viabilità locale 4 9 9 Miglioramento della viabilità provinciale 4 10 10 Salvaguardia dell'ambito delle risorgive 10 10 10 Contenimento della frammentazione del territorio 10 5 1 Salvaguardia e tutela degli ambiti della Rete Natura 2000 10 3 1 Costo di attuazione delle opere 10 1 1 Punteggio 56 85 53

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SCENARIO DI PROGETTO

Descrizione: lo scenario di progetto prevede l'incremento dei due nuclei urbani principali Maserada e Varago, mentre per il centro di Candelù si prevede solamente una ricucitura a completamento delle previsioni dello strumento urbanistico vigente. La necessità di localizzare nuove attività trova risposta nel consolidamento dell'attuale zona produttiva. La viabilità locale verrà resa più fluida dal potenziamento della SP 57 e dalla realizzazione di due nuovi tratti rispettivamente a Candelù (argine San Marco) e in prossimità della zona produttiva di Maserada. Il piano recepisce inoltre la proposta di collegare, con un nuovo attraversamento sul fiume Piave, la strada romana Postumia che si interrompe a Maserada con il tratto di Postumia a Roncadelle (SP33).

Punti di forza: lo scenario di progetto risponde alle esigenze di incremento

della cubatura previsto dall'aumento di popolazione cui andrà incontro il comune nel prossimo decennio. La retifica del tratto stradale SP 57 che attraversa il centro abitato di Candelù e i due nuovi tratti in progetto, consentono inoltre di migliorare la scorrevolezza del traffico su scala sovracomunale. La strategia del piano permette di impedire l'edificazione diffusa. Lo scenario previsto, inoltre, evita di generare nuova pressione sugli elementi del territorio di maggior pregio ambientale e paesaggistico come la zona delle risorgive e la fragile area golenale. La tavola delle reti tecnologiche evidenzia in maniera molto chiara come i due centri oggetto di sviluppo urbano siano anche quelli meglio dotati di infrastrutture tecnologiche.

Punti di debolezza: la realizzazione della proposta provinciale di

completamento della strada Postumia Romana, se realizzato, provocherebbe un impatto rilevante su una componente ambientale molto fragile (SIC e ZPS). Il giudizio negativo riferito al costo di attuazione delle opere (valore 1) è da attribuire in larga misura all'eventuale realizzazione dell'opera viaria sopra citata.

Parametri principali di valutazione Scenario di riferimento 0

Scenario di progetto

Scenario alternativo

Legenda

Fabbisogno residenziale nel decennio = 220.000 mc 0 10 10 Il piano risponde in maniera POSITIVA al parametro Il piano risponde in maniera NEUTRA al parametro Previsione di nuove aree residenziali o loro

potenziamento rispetto alla dislocazione delle reti tecnologiche

4 10 1 Il piano risponde in maniera NEGATIVA al parametro

Potenziamento ed ampliamento delle aree produttive 5 7 10 Pericolosità idraulica 4 10 0 Idoneità ai fini edificatori 4 10 0 Miglioramento della viabilità locale 4 9 9 Miglioramento della viabilità provinciale 4 10 10 Salvaguardia dell'ambito delle risorgive 10 10 10 Contenimento della frammentazione del territorio 10 5 1 Salvaguardia e tutela degli ambiti della Rete Natura 2000 10 3 1 Costo di attuazione delle opere 10 1 1 Punteggio 56 85 53

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SCENARIO ALTERNATIVO

Descrizione: lo scenario alternativo prevede il potenziamento di tutti e tre i nuclei

urbani principali oltre al nucleo denominato "Salettuol" e ai nuclei di edificazione diffusa in golena. L'ampliamento della zona industriale posta sulla SP 57 permette di rispondere in maniera adeguata alle richieste di aree produttive. L'assetto viario beneficerà della realizzazione di due nuovi tratti rispettivamente a Candelù (argine San Marco) e in prossimità della zona produttiva di Maserada. Inoltre si ipotizza una nuova viabilità sulla traccia dell'antica Postumia Romana necessaria per accogliere i flussi di traffico provenienti dal bacino di Oderzo.

Punti di forza: Il piano risponde all'esigenza primaria di accogliere nel decennio

220.000 mc e alle problematiche legate alle infrastrutture viarie. Il cospicquo ampliamento dell'area industriale permette di accogliere in maniera adeguata la richiesta di nuove aree produttive.

Punti di debolezza: il piano se da un lato tutela l'area delle risorgive dall'altro

porta ad un incremento della frammentazione territoriale ed arreca disturbo alle aree appartenenti alla Rete Natura 2000 a causa della nuova viabilità. Inoltre vi è un consumo di territorio aggiuntivo dovuto all'ampliamento della zona produttiva a Nord-ovest. La strategia di sviluppare tutti i nuclei urbanizzati non risponde alle esigenze di "aggregazione" della popolazione indispensabili per contenere il problema della "città diffusa". Dal confronto dell'ipotesi di piano con la diffusione delle reti tecnologiche risulta evidente come i nuclei di Maserada e Varago godano di una rete di servizi maggiormente estesa e capillare rispetto a Candelù e Salettuol. Quest'ultima frazione risulta anche penalizzata dal punto di vista della sicurezza idraulica.

Parametri principali di valutazione Scenario di

riferimento 0 Scenario di

progetto Scenario

alternativo Legenda

Fabbisogno residenziale nel decennio = 220.000 mc 0 10 10 Il piano risponde in maniera POSITIVA al parametro

Il piano risponde in maniera NEUTRA al parametro Previsione di nuove aree residenziali o loro potenziamento rispetto alla dislocazione delle reti tecnologiche

4 10 1

Il piano risponde in maniera NEGATIVA al parametro

Potenziamento ed ampliamento delle aree produttive 5 7 10 Pericolosità idraulica 4 10 0 Idoneità ai fini edificatori 4 10 0 Miglioramento della viabilità locale 4 9 9 Miglioramento della viabilità provinciale 4 10 10 Salvaguardia dell'ambito delle risorgive 10 10 10 Contenimento della frammentazione del territorio 10 5 1 Salvaguardia e tutela degli ambiti della Rete Natura 2000 10 3 1 Costo di attuazione delle opere 10 1 1 Punteggio 56 85 53

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6. ANALISI DEGLI STRUMENTI PIANIFICATORI SOVRAORDINATI Questo tipo di analisi si definisce “analisi di coerenza esterna”, viene condotta in riferimento

ai provvedimenti di carattere pianificatorio sovraordinato o paritetico e ai piani subordinati vigenti. Considerando la complessità, dovuta al numero di piani generati e non tutti aventi efficacia

giuridica, si è ritenuto opportuno redigere una sintesi dei piani più rilevanti. Piano Territoriale Regionale di Coordinamento della Regione del Veneto (P.T.R.C.) Adottato dalla Giunta Regionale con DGR 7090/1986 e approvato dal Consiglio Regionale

con DCR 250/1991, disciplina l’intero territorio della Regione del Veneto. Il quadro fornito dal Piano è generale e le diverse tematiche vengono affrontate e approfondite in modo diverso.

Innanzitutto, il Piano prende in considerazione i condizionamenti che l’ambiente pone allo sviluppo delle attività umane, per quanto riguarda i principali fattori ambientali, come gli aspetti idrografici, climatici e geopedologici. In particolare, si è osservato che i limiti orografici e quelli idrografici costituiscono a tutt’oggi le più importanti linee di demarcazione tra le differenti aree del sistema insediativo.

Un secondo aspetto, riguarda l’impatto che gli interventi antropici hanno sull’ambiente. Dato per scontato che ogni trasformazione implica cambiamenti sull’assetto ambientale, la questione consiste nel prevedere e controllare gli esiti di questi processi.

I contenuti del P.T.R.C. sono suddivisi in settori funzionali e raggruppati in quattro sistemi: sistema ambientale; sistema insediativo; sistema produttivo e sistema relazionale.

Per ogni sistema, il Piano regionale indica le direttive da osservare nella redazione dei Piani di Settore, dei P.T.P. e degli strumenti urbanistici di livello comunale. In particolare, rientrano nel settore ambientale le direttive in materia di difesa del suolo.

All’articolo 7 delle N.T.A., si afferma che nelle zone sottoposte a vincolo idrogeologico, ai sensi del R.D. n° 3267 del 1923, è necessario che gli strumenti urbanistici e territoriali prevedano destinazioni d’uso del suolo e provvedimenti in grado di ridurre il rischio e garantire la sicurezza di cose, persone e la stabilità dell’ambiente antropico e naturale. In particolare: “A monte del dissesto, la difesa attiva si attua garantendo destinazioni d’uso del suolo funzionali ad un programma organico di difesa idraulica, predisponendo interventi finalizzati alla prevenzione (bacini di contenimento delle piene, aree di rimboschimento, ecc.) e stabilendo inoltre i limiti entro i quali l’intervento dell’uomo deve essere contenuto per non produrre danni irreversibili. A valle, la difesa passiva del dissesto si attua impedendo ogni nuovo sviluppo di insediamenti, di impianti ed opere pubbliche nelle aree in cui il rischio è maggiore e più difficilmente eliminabile”.

In particolare, l’articolo 10 del P.T.R.C. pone le direttive per le zone esondabili, ovvero per quelle aree nelle quali lo scolo delle acque è assicurato da sistemi di bonifica a scolo meccanico e quelle, litoranee od interne, in cui si sono verificati eventi calamitosi dal 1951 ad oggi. In queste zone, i P.T.P. e gli strumenti urbanistici devono osservare, nella localizzazione di nuovi insediamenti residenziali, produttivi o di servizi, misure di prevenzione: per fare ciò, devono avvalersi delle indicazioni fornite dai Consorzi di Bonifica. Qualora non si attenessero a tali indicazioni, gli enti territoriali devono fornire adeguate motivazioni.

L’articolo 12, infine, definisce direttive e prescrizioni per le aree ad elevata vulnerabilità ambientale e per la tutela delle risorse idriche. Lo strumento adatto a fornire questo tipo di indicazioni è il P.R.R.A., il quale individua i limiti di accettabilità, dal punto di vista qualitativo, degli scarichi delle pubbliche fognature e degli insediamenti civili che non recapitano in rete pubblica, prendendo in considerazione la localizzazione degli scarichi, la potenzialità dell’impianto di depurazione e i caratteri del corpo idrico ricettore. Attualmente sono in vigore le norme di salvaguardia del Piano di Tutela delle Acque

Infine, l’art. 21 detta direttive e prescrizioni per le zone umide. Per tali ambiti, il Piano persegue obiettivi di salvaguardia che garantiscano la conservazione dell’ecosistema, la sua gestione e

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riproduzione. Inoltre, si fa divieto di qualunque attività che possa provocare danneggiamento, distruzione, compromissione o modificazione della consistenza e dello stato dei luoghi; interventi di bonifica; movimenti di terra e scavi; raccolta, asportazione e danneggiamento della flora spontanea; introduzione di specie animali e vegetali suscettibili di provocare alterazioni all’ecosistema. Sono altresì consentiti tutti gli interventi di sistemazione idraulica che consentano un miglioramento delle condizioni di deflusso delle acque, purché effettuati in modo da non danneggiare le caratteristiche ambientali ed ecologiche esistenti.

Attualmente il primo PTRC è in fase di revisione, così come era stato già previsto dalla LR n. 61/85. Nel 2004 la Regione del Veneto, contestualmente alla promulgazione della nuova legge urbanistica LR n. 11/04, ha avviato una fase di consultazione delle Amministrazioni Locali sul Documento Programmatico Preliminare che si concludeva con la definizione delle Questioni e dei Lineamenti di progetto (2005).

Il Piano Territoriale Provinciale. - Treviso (P.T.P.) In base all’art. 2 delle Norme Tecniche di Attuazione, il P.T.P. disciplina la trasformazione e la

gestione del territorio provinciale, secondo i principi e le procedure stabilite nello Statuto della Provincia, in armonia con la programmazione regionale e nel rispetto dei seguenti obbiettivi:

salvaguardia e valorizzazione delle componenti ambientali, culturali, economiche e sociali del territorio;

equilibrato sviluppo della comunità provinciale attraverso il controllo pubblico degli insediamenti, secondo criteri di economia nella utilizzazione del suolo e delle sue risorse;

approfondita e sistematica conoscenza del territorio in tutti gli aspetti fisici, storici e socio-economici.

All’art. 10, il Piano pone delle direttive riguardo le cave, per le quali: deve essere salvaguardato l'assetto idrogeologico e l'equilibrio ecologico dell'ambiente e

della falda acquifera; deve essere riqualificato il paesaggio mediante progetti di recupero ambientale; deve essere verificata la compatibilità ambientale al fine di promuovere l'assunzione dei

provvedimenti di revoca previsti dall'art. 31 della L.R. 44/82; deve essere verificata la possibilità di un riutilizzo per finalità socialmente utili.

Il problema del rischio idraulico in Provincia di Treviso è necessariamente suddivisibile in due

ambiti: il primo è quello legato al pericolo di esondazione derivabile dai corsi d’acqua maggiori (per quanto riguarda Maserada, il Piave è, naturalmente, la minaccia più seria), mentre il secondo è connesso ai problemi legati alla rete idrica minore .

I casi di allagamento sono strettamente connessi al tipo di urbanizzazione diffusa verificatisi, in particolare nell’ultimo ventennio, ai cambiamenti nelle tecniche di coltivazione del suolo in agricoltura, e alla sistematica soppressione di invasi superficiali mediante tombinamenti di fossati.

Per le aree a rischio, il Piano fornisce i seguenti indirizzi: deve essere garantita la sicurezza di persone e cose, evitando ogni sviluppo

urbanistico - edilizio nelle aree a rischio; devono essere adottati i criteri costruttivi ed urbanistici necessari per prevenire gli

effetti degli eventi calamitosi; in sede di formazione e revisione del PRG devono essere effettuate le analisi

necessarie per la definizione di eventuali micro zonizzazioni delle aree; devono essere tenute in considerazione le indicazioni di tutela contenute nei Piani

Generali di Bonifica e Tutela del Territorio Rurale; nelle aree riconosciute come a forte rischio di esondazione vanno vietati nuovi

insediamenti nei quali sia prevista la permanenza stabile dell'uomo.

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Il Piano Territoriale di Cordinamento Provinciale - Treviso (P.T.C.P.) Sulla base degli indirizzi avuti dalla redazione e condivisione del Documento Preliminare

presentato a Maggio 2005 e, del Progetto di Preliminare presentato a Febbraio 2006, il 18 Maggio 2007 è stato presentato il Documento di Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, l'ultima fase prima dell'adozione del PTCP.

Fra i numerosi aspetti indagati, il PTCP analizza le criticità idrauliche del territorio, distinguendo i problemi della rete idraulica minore (per lo più riconducibili agli effetti di trasformazioni territoriali relativamente recenti e ad una politica di gestione del territorio poco oculata) da quelli della rete idraulica principale (i.e. il fiume Piave): questi ultimi risalgono generalmente ad anni molto lontani, essendo stati determinati da scelte e da interventi operati in epoca storica, non sempre felici dal punto di vista della difesa delle piene.

Il Piano Generale di Bonifica e Tutela del Territorio Rurale - Consorzio di

Bonifica Destra Piave (P.G.B.T.T.R.) Introdotto dalla legge Regionale 13 gennaio 1976, n° 3, rappresenta un importante strumento

di programmazione degli interventi necessari alla sicurezza idraulica del territorio regionale, alla tutela delle risorse naturali, alla salvaguardia dell'attuale destinazione agricola del territorio rurale, alla valorizzazione della potenzialità produttiva del suolo agrario, nonché alla difesa ambientale.

La legge Regionale 8 gennaio 1991, n° 1, conferendo autorità e operatività al P.G.B.T.T.R., ha precisato che "Il Piano ha efficacia dispositiva in ordine alle azioni, di competenza del Consorzio di Bonifica, per l'individuazione e progettazione delle opere pubbliche di bonifica e di irrigazione e delle altre opere necessarie per la tutela e la valorizzazione del territorio rurale, ivi compresa la tutela delle acque di bonifica e di irrigazione; il Piano ha invece valore di indirizzo per quanto attiene ai vincoli per la difesa dell'ambiente naturale e alla individuazione dei suoli agricoli da salvaguardare rispetto a destinazioni d'uso alternative".

Il Piano Regionale di Risanamento delle Acque - Regione Veneto (P.R.R.A.) Costituisce lo strumento di programmazione principale in materia di tutela delle acque

dall’inquinamento. Il Piano di Tutela delle Acque, pur essendo stato adottato, non è ancora in vigore (sono in vigore le norme di salvaguardia).

Il P.R.R.A., col tempo, è stato investito di sempre più funzioni che coinvolgono la pianificazione dei meccanismi di tutela delle acque, di differenziazione dei gradi di protezione del territorio e di prevenzione dai rischi dell’inquinamento.

Il criterio base che sottende agli studi, alle analisi e alle idee progettuali del Piano, è il tentativo di rappresentare tutti gli elementi che costituiscono la struttura della rete idrografica naturale ed artificiale della Regione Veneto, con i corsi d’acqua principali e gli affluenti con funzione di drenaggio o scolo delle acque.

Il Piano di Tutela delle Acque - Regione Veneto (P.T.A.) Il Piano di Tutela delle Acque (previsto dall’art. 44 del D.Lgs. 152/99 e ss.mm.ii.) costituisce un

piano stralcio di settore del Piano di Bacino di cui alla L. 183/89, ed è lo strumento del quale le Regioni debbono dotarsi per il raggiungimento e il mantenimento degli obiettivi di qualità ambientale e per specifica destinazione dei corpi idrici regionali, stabiliti dagli articoli 4 e 5 del decreto stesso.

Progetto di Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico dei bacini idrografici dei

fiumi Isonzo, Tagliamento, Piave, Brenta-Bacchiglione - (P.A.I.) Il Piano di bacino, elaborato dalle Autorità di bacino nazionali, interregionali e regionali, è lo

strumento conoscitivo, normativo e tecnico operativo attraverso il quale vengono attuati gli obiettivi

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della L. 183/89 . Il Progetto di Piano per l’assetto idrogeologico dei bacini dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Piave e Brenta - Bacchiglione, è stato predisposto, nel 2004, ai sensi dell'art. 1, comma 1, della L. 267/98, e della L. 365/2000. Esso costituisce il primo passo del percorso procedurale, tecnico ed istituzionale indicato dalla ricordata legge n. 365 del 2000. Un successivo passaggio fondamentale è costituito dalle Conferenze programmatiche, previste dalla legge, mediante le quali i Comuni e le Province esprimeranno un parere su tale progetto di piano, con particolare riferimento alle integrazioni dei suoi contenuti a scala comunale e provinciale, prevedendo le necessarie prescrizioni urbanistiche e idrogeologiche.

Il Progetto di Piano individua le aree pericolose dal punto di vista idraulico, geologico e da valanga presenti nei quattro bacini idrografici ed ha conseguentemente delimitato le corrispondenti aree pericolose. Nel Comune di Maserada sul Piave l’ambito con maggior pericolosità, oltre ad essere l’intera golena, ricade nell’abitato di Candelù.

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Obiettivi di protezione ambientale di livello comunitario in rapporto agli obiettivi del PAT

Il modello di sviluppo a scala locale è caratterizzato da una scarsa attenzione rispetto ai principi generali di sostenibilità, solo negli ultimi anni vi è attenzione per promuovere la conoscenza e la consapevolezza di tali problematiche. Tali obiettivi di protezione ambientale, individuati a livello internazionale, sono stati presi in considerazione per un confronto con gli obiettivi del PAT. Lo scopo è di verificarne sia la congruità con le indicazioni generali di sostenibilità sia per individuare quali azioni possono creare degli impatti negativi rispetto a cui prevedere delle azioni di mitigazione o compensazione. L'obiettivo di piano concorre al raggingimento dell'obiettivo di sostenibilità globale L'obiettivo di piano può avere effetti negativi per il raggiungimento dell'obiettivo di sostenibilità globale e pertanto è necessario prevedere misure di mitigazione/compensazione

Obiettivi ambientali globali e locali

Clima e atmosfera Biodiversità Aria Acqua Suolo Risorse

energetiche Rifiuti/reflui Clima acustico

Ambiente edificato Infrastrutture Spazi

aperti Qualità estetica

Caratteri storico-culturali

Condizioni sanitarie

Rid

urre

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Sostenibilità dei cambiamenti climatici A Uso sostenibile della natura e della biodiversità B C Qualità dell’ambiente e della vita negli ambienti urbani. D E F G H I Gestione sostenibile delle risorse L M N

Obi

ettiv

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iano

O 4 5 3 6 5 5 4 8 8 7 4 4 2 4 2 2 1 1 3 2 1 2 7 6 4 4 104 1 1 0 1 1 1 1 1 1 1 0 0 1 0 1 0 1 0 0 1 0 0 0 0 0 0 13

Come si può notare, gli effetti negativi rispetto agli obbiettivi di sostenibilità ambientale emergono quando si potenziano gli insediamenti urbani esistenti o se ne creano di nuovi. Pensare, di non prevedere nuove aree di insediamenti residenziali/produttivi è pura utopia (si consideri che le scelte di piano non prevedono aree consistenti di nuova espansione urbana, bensì viene ridisegnato il confine delle aree consolidate, viene pensata una ricucitura delle attuali centralità), per arrivare ad un equilibrio, il Piano prevederà delle azioni di mitigazione e compensazione: 1) il recupero del patrimonio edilizio esistente per ridurre al massimo iol consumo di nuovo territorio - 2) introdurre interventi per il risparmio energetico degli edifici.

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7. ANALISI DI COERENZA INTERNA

Il processo di valutazione ambientale è stato completato sviluppando l’analisi di coerenza

del Piano (sue azioni) con gli obiettivi del Piano medesimo. L’analisi ha rilevato un livello buono di coerenza interna del Piano: per la maggior parte degli obiettivi di sostenibilità ambientale, e conseguentemente delle criticità ambientali presenti sul territorio, il Piano ha infatti stabilito obiettivi specifici da perseguire e individuato specifici interventi da realizzare. L’effettiva coerenza interna del Piano dipenderà tuttavia molto dalle modalità attuative di molti degli interventi previsti dal Piano. L’elevato livello di indeterminatezza di questi ultimi, infatti, lascia ampi margini di incertezza circa gli effettivi risultati attesi.

Obiettivi di sostenibilità ambientale

Livello coerenza Contenuto del Piano

Sostenibilità dei cambiamenti climatici

Alta coerenza

Obiettivo di Piano: Sensibilizzazione della popolazione ai cambiamenti climatici Misura A4.1.1 Avviare campagne di sensibilizzazione e informazione della popolazione.

Uso sostenibile della natura e della biodiversità

Alta coerenza

Obiettivi di Piano: Sviluppo delle tecniche tradizionali e/o innovative di gestione del territorio per la conservazione della biodiversità. Salvaguardia delle core area e riduzione della frammentazione del territorio. (O 3.5.3; O 3.5.4; O 3.6.1; O 3.6.2) Riduzione del consumo del suolo, in particolare nelle aree più sensibili (come la golena e la zona delle risorgive), da parte di attività produttive, estrattive, infrastrutture e attività edilizie. (O 3.3.1; O 3.5.5a e b; O 3.5.7; O 3.5.8) Misure: A 3.5.3a Favorire, lungo le sponde dei corsi d’acqua maggiori e minori, l’impianto di siepi e di macchie arboree costituite da specie arboree autoctone con funzione di corridoi ecologici A 3.5.3b Ricercare strumenti normativi che riconoscano all’azione A 3.5.4a un ruolo perequativo. A 3.5.4a Rinaturalizzazione delle terre coltivate con forestazione naturaliforme e. conservazione dei biotopi, dei prati stabili e delle zone umide. A 3.6.1a Incentivare la diffusione dell’agricoltura biologica. A 3.6.2c Ridurre le barriere infrastrutturali di interruzione dei

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corridoi ecologici. A 3.3.1a Riduzione o quanto meno stabilizzazione della superficie impermeabilizzata in modo da non compromettere le capacità di assorbimento del suolo, incentivando pavimentazioni permeabili A 3.5.5 Istituzione di una “borsa” dei terreni agricoli con “premio di trasferimento” per favorire le permute fra i proprietari fondiari (che hanno bisogno di terreno da coltivare - e questo può essere anche in golena) e quelli che ne abbisognano fuori golena per costruire nuovi ed indispensabili annessi rustici. A 3.5.6 Favorire l’arboricoltura da legno, con particolare interesse per le specie pregiate (noce, ciliegio) e per quelle a buon rendimento energetico (con esclusione del pioppo in quanto richiede trattamenti preventivi e può richiederne di curativi) A 3.5.7 Formazione di casse di sversamento delle acque fognarie bianche opportunamente dimensionate per consentire una ricarica “distribuita” della falda. A 3.5.8 Incoraggiare e favorire l'utilizzo di materiali inerti derivanti dal riciclo.

Qualità dell’ambiente e della vita negli ambienti urbani.

Alta coerenza

Obiettivi di Piano:Popolazione massima raggiungibile dal comune di Maserada sul Piave nel decennio [2018] di 12.000 unità. Evitare che Maserada svolga la funzione di zona residenziale di altri comuni. (O 3.8.2a e b) Estensione degli interventi di rigenerazione ambientale e di riuso di aree urbanizzate. Recupero dell’edificato residenziale in ambito agricolo. Salvaguardia e tutela degli elementi di carattere storico-paesaggistico (O 3.9.1) Riduzione ed eliminazione tendenziale dell’esposizione della popolazione all’inquinamento (atmosferico, acustico, elettromagnetico, idrico). (O 3.2.1; O 3.3.2; O 3.7.3; O 3.7.4) Sfruttamento di fonti energetiche alternative e promozione del risparmio energetico. (O 3.7.1) Rafforzamento della coesione e integrazione sociale, del senso di appartenenza, della convivenza e vivibilità delle aree urbane. Miglioramento e innovazione della capacità di gestione ambientale integrata e della partecipazione della comunità ai processi decisionali; (O 3.8.1) Misure:

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A 3.8.2 Quantificazione e controllo dell’edificato esistente (unità sfitte). A 3.8.3 Incentivare la localizzazione in zona propria delle attività produttive in ambito agricolo. A 3.8.4 Dimensionamento e localizzazione delle nuove previsioni produttive, commerciali e direzionali in riferimento alle caratteristiche locali e alle previsioni infrastrutturali a scala provinciale e regionale. Favorire l’insediamento di attività miste nelle attuali zone produttive A 3.8.5a Disincentivazione all’espansione dei nuclei sparsi e ricucitura e completamento del margine urbano esistente. A 3.8.5b Incentivazione al recupero del patrimonio edilizio esistente. A 3.9.1a Riqualificazione e valorizzazione dei centri storici/urbani, come luogo centrale del vivere e abitare gli spazi. A 3.9.1b Rivitalizzazione del tessuto commerciale, con insediamento di nuove attività compatibili e funzionali alla valorizzazione commerciale. A 3.2.1a Realizzazione di barriere sempreverdi lungo le principali direttrici del traffico. A 3.2.1b Prevedere un piano per il lavaggio delle strade ad alta densità di traffico da effettuare in particolare durante i periodi di stabilità atmosferica. A 3.2.1c Blocco del traffico di almeno due giorni (per es. domeniche ecologiche) all’anno nel territorio comunale. Diventerà un momento di incontro con la popolazione per promuovere la salvaguardia dell’ambiente. A 3.2.1d Introduzione della certificazione energetica obbligatoria per gli edifici nuovi e quelli in ristrutturazione (D.Lgs. 192/2005 e D.Lgs. 311/2006). Predisporre incentivi per il risparmio energetico in particolare per gli edifici (coibentazioni e bioedilizia). Il PI definirà nel dettaglio i volumi che verranno usati per premiare l’uso di tecniche di risparmio. A 3.2.1e Divieto di combustione all’aperto di ramaglie, altri residui vegetali e rifiuti. A 3.7.4

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Per il posizionamento di nuove antenne di telefonia si preferirà la concentrazione di più gestori su un unico punto di remittenza (suggerimento arpav). A 3.7.1 Razionalizzare gli impianti di illuminazione sia pubblici che privati. Ridurre l’inquinamento luminoso degli impianti stessi in particolare in prossimità di zone SIC, ZPS e IBA A 3.8.1 Incentivare il sistema di relazione tra gente/luoghi [attività sociali e cultuali]. Evitare la formazione di quartieri dormitorio.

Gestione sostenibile della risorsa idrica

Alta coerenza

Obiettivi di Piano: Riduzione dei prelievi ad uso agricolo (O 3.4.3; O 3.4.6; O 3.5.1) Protezione, miglioramento e ripristino di tutti i corpi idrici superficiali e sotterranei con particolare attenzione per le risorgive. Aumento della capacità di depurazione nel settore civile e industriale. (O 3.4.1; O 3.4.2; O 3.4.4; O.3.4.5; O 3.5.2) Misure: A 3.4.3a ≡ A 3.5.1 Estensione a tutto il territorio dell’irrigazione a pioggia, con ricorso alla microirrigazione per le colture in cui è praticabile (frutticole, orticole, vivaistiche). A 3.4.3b Favorire il riciclo delle acque ad uso industriale e controllarne gli scarichi A 3.4.6 Eliminare i prelievi ad uso "ornamentale" (fontane a getto continuo) o almeno dotarli di idonea saracinesca e contatore. Prevedere la manutenzione della rete di acquedotto per la eliminazione delle perdite. A 3.4.1 Preservazione dei biotopi umidi presenti nella fascia delle risorgive. A 3.4.5a Creare una bancadati degli scarichi di origine industriale agricola e civile. A 3.4.5b Integrare la rete di raccolta e trattamento degli scarichi liquidi nelle aree residenziali e industriali fuori dalla golena.

Gestione sostenibile dei rifiuti.

Alta coerenza

Obiettivi di Piano: Riduzione produzione rifiuti urbani e riciclaggio dei RU. (O 3.7.2) Misure: A 3.7.2 Avviare campagne di sensibilizzazione e informazione

Rischio idraulico Modesta coerenza

A 3.10.1 Manutenzione e miglioramento della rete idrica. A 3.10.2 Evitare nuova edificazione in ambito golenale e nelle aree individuate dal PAI come P4 e P3.

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8. GLI INDICATORI PER IL MONITORAGGIO AMBIENTALE

La direttiva 2001/42/CE concernente la valutazione di determinati piani e programmi sull’ambiente all’art. 10 prevede che gli stati membri controllino gli effetti ambientali significativi dei piani e dei programmi sottoposti a valutazione ambientale, anche al fine di individuare tempestivamente gli effetti negativi imprevisti ed essere in grado di adottare eventuali misure correttive .

Questo presuppone la definizione di misure per il monitoraggio ambientale per la fase di attuazione e gestione del programma finalizzato a:

la verifica degli effetti ambientali riferibili all’attuazione del programma; la verifica del grado di conseguimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale; l’individuazione tempestiva degli effetti ambientali imprevisti; l’adozione di opportune misure correttive in grado di fornire indicazioni per una

eventuale rimodulazione dei contenuti e delle azioni previste nel programma; l’informazione delle autorità con competenza ambientale e del pubblico sui risultati

periodici del monitoraggio del programma.

La valutazione quantitativa delle azioni di piano necessita di definire delle grandezze, gli INDICATORI, che svolgono un ruolo chiave nella visualizzazione e comprensione del piano perché nel loro complesso formano un sistema che rispecchia il modello logico di funzionamento del sistema territoriale e ambientale. Il modello applicato viene denominato “modello DPSIR”, elaborato dall’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico).

Gli indicatori misurano in quantità fisiche gli elementi del ciclo di interazioni tra uomo e natura. Si è proceduto quindi alla scelta di alcuni indicatori che soddisfino principalmente i seguenti requisiti:

- che siano facilmente rilevabili; - che siano di tipo quantitativo; - che descrivino elementi di criticità ambientale. Nella scelta degli indicatori è stata fatta una distinzione tra: ♦ gli INDICATORI PRESTAZIONALI permettono di misurare il grado di raggiungimento degli

obiettivi di sostenibilità ambientale in termini assoluti (efficacia) e in rapporto alle risorse impiegate (efficienza);

♦ gli INDICATORI Descrittivi o di contesto: espressi come grandezze assolute o relative, usati per la caratterizzazione della situazione ambientale e per il monitoraggio del processo di piano, gli indicatori descrittivi possono quantificare: Determinanti; Pressioni sull’ambiente; Stato; Impatti sulla salute e sulla qualità della vita; Risposte.

L’osservazione della dinamica rappresenta quindi un necessario completamento del

modello utilizzato al fine di effettuare eventuali scelte di piano correttive per garantire il perseguimento degli obiettivi preposti.

I parametri verranno rilevati secondo una periodicità definita ed implementati al fine di valutare con immediatezza la dinamica temporale da confrontare con le ipotesi di piano. Nella tabella vengono riepilogati gli indicatori da adottare per l’attuazione del piano di monitoraggio del Piano in esame.

Quello che è emerso durante la costruzione del sistema è che la valutazione del

raggiungimento degli obiettivi del Piano e dei loro effetti dipendono in grande misura dagli esiti del Piano degli Interventi (P.I.) che opera concretamente sul territorio. Di conseguenza alcuni indicatori sono stati impostati ma diventeranno operativi una volta realizzato il P.I.

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107

8.1 INDICATORI PRESTAZIONALI

Gli indicatori “prestazionali” sono indicatori che permettono di misurare il grado di raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale in termini assoluti (efficacia) e in rapporto alle risorse impiegate (efficienza).

Indicatore Descrizione/considerazioni Obiettivo di riferimento

Ind. P. 01

andamento demografico

Evidenzia se le politiche di gestione del territorio adottate dal Piano riescono a condizionare e favorire un equilibrato sviluppo delle famiglie già residenti nel comune in rapporto al numero di famiglie che si insediano o si trasferiscono ogni anno.

D

determinazione andamento demografico = rapporto tra saldo naturale e saldo migratorio

valori

Anno 2006: saldo naturale = 29

saldo migratorio = 145 ANDAMENTO DEMOGRAFICO = 0.2

Trend dell’indicatore

2006

0.2

2007

0.33

2008

…………

2009

…………

2010

…………

2011

…………

MONITORAGGIO note dell’operatore: ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..………….

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108

Indicatore Descrizione/considerazioni Obiettivo di riferimento

Ind. P. 02

lunghezza della rete ecologica

Implementazione della rete ecologica. B

determinazione ∑ della lunghezza della rete ecologica principale e secondaria [ml]

valori

Anno 2007: rete ecologica principale = ml

rete ecologica secondaria = ml TOTALE = ML

Trend dell’indicatore

2007

……….

2008

…………

2009

…………

2010

…………

2011

…………

2012

…………

MONITORAGGIO note dell’operatore: ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..………….

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P.A.T. DI MASERADA SUL PIAVE – RAPPORTO AMBIENTALE - VAS

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Indicatore Descrizione/considerazioni Obiettivo di riferimento

Ind. P. 03

numero di beni culturali recuperati

Mette in luce, per gli edifici di valore culturale, quanti interventi di recupero e restauro vengono realizzati con la finalità del riuso e della valorizzazione.

F

determinazione

valori

Fra gli edifici tutelati individuati dal Piano si segnalano quelli recuperati nel corso dell’anno consultando le DIA presso UTC. Numero beni culturali recuperati = ………. Grado di recupero (GR) = ………. La gestione del territorio è sostenibile quanto maggiore è il valore dell’indicatore.

diminuzione di GR GR = …… aumento di GR scala di riferimento

peggioramento attuale miglioramento

Trend dell’indicatore

2007

……….

2008

…………

2009

…………

2010

…………

2011

…………

2012

…………

MONITORAGGIO note dell’operatore: ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..………….

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110

Indicatore Descrizione/considerazioni Obiettivo di riferimento

Ind. P. 04 grado di valorizzazione

Evidenzia, per gli edifici di valore culturale, quanti vengono valorizzati attraverso l’inserimento in percorsi turistici, manifestazioni culturali e non, recupero a fini agrituristici, ecc. In tal modo l’edificio diventa anche fonte di reddito per la sua manutenzione.

F

determinazione Grado di valorizzazione = rapporto tra il n. dei beni culturali valorizzati a fini turistici e il n. totale dei beni culturali

valori

Anno 2007: n. dei beni culturali valorizzati = ….. n. totale dei beni culturali = GRADO DI VALORIZZAZIONE =

La gestione degli edifici di valore culturale è tanto più sostenibile quanto più il valore dell’indicatore si avvicina a 1. 0 ≤ GV < 0,2 0,2 ≤GV< 0,4 0,4 ≤GV< 0,6 0,6 ≤GV< 0,8 0,8 ≤ GV ≤ 1

scala di riferimento

pessimo insufficiente sufficiente buono ottimo

Trend dell’indicatore

2007

……….

2008

…………

2009

…………

2010

…………

2011

…………

2012

…………

MONITORAGGIO note dell’operatore: ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..………….

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111

Indicatore Descrizione/considerazioni Obiettivo di riferimento

Ind. P. 05

grado di vitalità del centro storico

Evidenzia, quale sia la “valenza economica” delle aree del centro storico.

E

determinazione rapporto tra esercizi commerciali aperti ed esercizi commerciali chiusi

valori

Dati del Comune. Esercizi commerciali aperti = ………. Esercizi commerciali chiusi = ………. GRADO DI VITALITÀ DEL CENTRO STORICO = La gestione del territorio è sostenibile quanto maggiore è il valore dell’indicatore.

diminuzione di GV GV = …… aumento di GV scala di riferimento

peggioramento attuale miglioramento

Trend dell’indicatore

2007

……….

2008

…………

2009

…………

2010

…………

2011

…………

2012

…………

MONITORAGGIO note dell’operatore: ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..………….

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112

Indicatore Descrizione/considerazioni Obiettivo di riferimento

Ind. P. 06

grado di attuazione residenziale

Evidenzia, la percentuale di volume destinato alla residenza che viene utilizzato dai PI con lo scopo di monitorare il dimensionamento previsto dal PAT.

C

determinazione rapporto tra volume previsto dal PI ed il volume previsto dal PAT

ATO volume utilizzato dal

PI (mc)

volume dimensionamento

PAT (mc)

grado di attuazione

residenziale01 - fiume Piave 0 02 - Golena 0 03 - Candelù 25.000 04 – Maser./Varag. 155.000 05 – Industr. N/O 20.000 06 – Agrico. N/O 15.000 07 – Industr. sud 0

valori

08 - Risorgive 5.000

Trend dell’indicatore

2007

……….

2008

…………

2009

…………

2010

…………

2011

…………

2012

…………

MONITORAGGIO note dell’operatore: ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..………….

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P.A.T. DI MASERADA SUL PIAVE – RAPPORTO AMBIENTALE - VAS

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Indicatore Descrizione/considerazioni Obiettivo di riferimento

Ind. P. 07 edilizia sostenibile

Evidenzia, se i nuovi edifici realizzati rispondono a criteri di edilizia sostenibile. H

determinazione rapporto tra il n. dei nuovi edifici rispondenti a principi di ediliz. sost. e il totale nuovi edifici

valori

n. nuovi edifici rispondenti a principi di ediliz. sost. = ….. n. totale nuovi edifici = EDILIZIA SOSTENIBILE =

Lo stato e la gestione del territorio sono tanto sostenibili quanto più il valore dell’indicatore si avvicina a 1. 0 ≤ ES < 0,2 0,2 ≤ES <0,4 0,4 ≤ES< 0,6 0,6 ≤ES< 0,8 0,8 ≤ ES ≤ 1

scala di riferimento

pessimo insufficiente sufficiente buono ottimo

Trend dell’indicatore

2007

……….

2008

…………

2009

…………

2010

…………

2011

…………

2012

…………

MONITORAGGIO note dell’operatore: ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..………….

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P.A.T. DI MASERADA SUL PIAVE – RAPPORTO AMBIENTALE - VAS

114

Indicatore Descrizione/considerazioni Obiettivo di riferimento

Ind. P. 08

grado di attuazione produttivo

Evidenzia, la percentuale di superficie destinata alle zone produttive che viene utilizzata dai PI con lo scopo di monitorare il dimensionamento previsto dal Piano.

C

determinazione rapporto tra superficie prevista dal PI ed la superficie prevista dal PAT

ATO Superficie

utilizzata dal PI (mq)

Superficie dimensionamento

PAT (mq)

grado di attuazione

01 - fiume Piave 0 02 - Golena 0 03 - Candelù 0 04 – Maser./Varag. 0 05 – Industr. N/O 400.000 06 – Agrico. N/O 0 07 – Industr. sud 0

valori

08 - Risorgive 0

Trend dell’indicatore

2007

……….

2008

…………

2009

…………

2010

…………

2011

…………

2012

…………

MONITORAGGIO note dell’operatore: ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..………….

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P.A.T. DI MASERADA SUL PIAVE – RAPPORTO AMBIENTALE - VAS

115

Indicatore Descrizione/considerazioni Obiettivo di riferimento

Ind. P. 09

Superf. agricola

trasformabile (SAT)

Evidenzia, la quantità di superficie agricola che può essere trasformata dai PI. C

determinazione Differenza tra la SAT dell’anno considerato e la SAT trasformata dal PI

valori

SAT 2008 = ….. SAT trasformata dal PI = % DI SAT RESIDUA = SAT RESIDUA / SAT 208 = 1,0 100%

Lo stato del territorio agricolo è migliore: quanto più elevato è il valore dell’indicatore quanto più rimane costante nel tempo il valore dell’indicatoreicatore si avvicina a 1. 0 ≤S< 0,2 0,2 ≤S< 0,4 0,4 ≤S< 0,6 0,6 ≤S< 0,8 0,8 ≤S≤ 1

scala di riferimento

pessimo insufficiente sufficiente buono ottimo

Trend dell’indicatore

2007

……….

2008

…………

2009

…………

2010

…………

2011

…………

2012

…………

MONITORAGGIO note dell’operatore: ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..………….

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116

Indicatore Descrizione/considerazioni Obiettivo di riferimento

Ind. P. 10

dotazione minima di servizi

La dotazione di servizi è un valido indicatore della qualità della vita all’interno del comune.

E

determinazione rapporto tra superficie a standards attuale e la superficie a standards del Piano

ATO superficie a standards

attuale (mq)

superficie a standards da PAT

(mq)

dotazione minima di servizi

01 - fiume Piave 0 02 - Golena 0 03 - Candelù 4.500 04 – Maser./Varag. 28.000 05 – Industr. N/O 43.600 06 – Agrico. N/O 2.700 07 – Industr. sud 0

valori

08 - Risorgive 900

DMS < 0,5 0,5 ≤ DMS < 1 DMS = 1 1 ≤DMS< 1,5 DMS > 1,5 scala di riferimento pessimo insufficiente sufficiente buono ottimo

Trend dell’indicatore

2007

……….

2008

…………

2009

…………

2010

…………

2011

…………

2012

…………

MONITORAGGIO note dell’operatore: ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..………….

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117

Indicatore Descrizione/considerazioni Obiettivo di riferimento

Ind. P. 11

Fruibilità ciclo-pedonale

Copertura territoriale delle piste ciclo-pedonali realizzate.

I

determinazione ∑ della lunghezza della rete ciclo - pedonale [ml]

valori

Anno 2007: rete ciclo - pedonale = ml

FCP TOTALE = ML

La gestione del territorio è sostenibile quanto maggiore è il valore dell’indicatore.

diminuzione di FCP FCP = …… aumento di FCP scala di riferimento

peggioramento attuale miglioramento

Trend dell’indicatore

2007

……….

2008

…………

2009

…………

2010

…………

2011

…………

2012

…………

MONITORAGGIO note dell’operatore: ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..………….

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118

Indicatore Descrizione/considerazioni Obiettivo di riferimento

Ind. P. 12

Numero di iniziative dedicate all’informazione

Miglioramento e innovazione della capacità di gestione ambientale integrata e della partecipazione della comunità ai processi decisionali.

A - I

determinazione numero incontri annuali

valori Anno 2007:

numero incontri annuali= ml

N.I.A. = …… scala di riferimento

peggioramento attuale miglioramento

Trend dell’indicatore

2007

……….

2008

…………

2009

…………

2010

…………

2011

…………

2012

…………

MONITORAGGIO note dell’operatore: ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..………….

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119

Indicatore Descrizione/considerazioni Obiettivo di riferimento

Ind. P. 13

rapporto tra unità sfitte e unità totali

L’occupazione delle unità residenziali e produttive è un valido indicatore sia per la verifica effettiva della domanda che per il controllo del mercato immobiliare.

D - E

determinazione rapporto tra unità non utilizzate e il numero delle unità totali - RUST

ATO Unità totali residenziali

Unità totali produttive

totale

01 - fiume Piave 02 - Golena 03 - Candelù 04 – Maser./Varag.

05 – Industr. N/O 06 – Agrico. N/O 07 – Industr. sud 08 - Risorgive

valori

totale 0,6 ≤RUS< 1 0,4 ≤RUS< 0,6 0,2 ≤RUS< 0,4 0 ≤RUS< 0,2 RUS = 0 scala di riferimento

pessimo insufficiente sufficiente buono ottimo

Trend dell’indicatore

2007

……….

2008

…………

2009

…………

2010

…………

2011

…………

2012

…………

MONITORAGGIO note dell’operatore: ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..………………….

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120

Indicatore Descrizione/considerazioni Obiettivo di riferimento

Ind. P. 14

Andamento rischio idraulico

Monitoraggio annuo delle aree soggetti ad allagamenti O

determinazione ARI = rapporto fra il numero delle aree allagate e l’anno

valori ARI = La gestione del territorio è sostenibile quanto minore è il valore dell’indicatore.

aumento di ARI ARI = …… diminuzione di FCP scala di riferimento

peggioramento attuale miglioramento

Trend dell’indicatore

2007

……….

2008

…………

2009

…………

2010

…………

2011

…………

2012

…………

MONITORAGGIO note dell’operatore: ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..………………….

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121

8.2 INDICATORI DESCRITTIVI

Gli indicatori “descrittivi” o di contesto sono espressi come grandezze assolute o relative, vengono usati per la caratterizzazione della situazione ambientale e per il monitoraggio del processo di piano. Con riferimento al modello logico DPSIR dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, gli indicatori descrittivi possono quantificare: Determinanti; Pressioni sull’ambiente; Stato; Impatti sulla salute e sulla qualità della vita; Risposte.

CONDIZIONE OTTIMA

CONDIZIONE BUONA

CONDIZIONE SUFFICIENTE

CONDIZIONE INSUFFICIENTE

CONDIZIONE PESSIMA

Indicatore Descrizione/considerazioni Obiettivo di riferimento

Ind. D. 01

Livello di polveri sottili (PM10)

Mette in evidenza la qualità dell’aria.

G

valori Lo stato attuale vede una situazione abbastanza critica con numerosi sforamenti dei limiti di legge

scala di riferimento ♦ valore limite annuale al 1° gennaio 2005 => 40 µg/m3 ♦ valore limite giornaliero al 1° gennaio 2005 => 50 µg/m3

da non superare più di 35 volte l’anno

Trend dell’indicatore

2007

…………

2008

…………

2009

…………

2010

…………

2011

…………

2012

…………

MONITORAGGIO note dell’operatore: ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..………………….

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Indicatore Descrizione/considerazioni Obiettivo di riferimento

Ind. D. 02

Qualità biologica dei corsi d’acqua

IBE (Indice Biotico Esteso) - consente di formulare diagnosi di qualità di acque correnti sulla base delle modificazioni prodotte nella composizione delle comunità di macroinvertebrati a causa di fattori di inquinamento o di significative alterazioni fisiche dell’ambiente fluviale.

M - G

valori La situazione delle acque del fiume Piave nella stazione 304 a Maserada sul Piave si può definire buona.

scala di riferimento L’IBE prevede 5 classi di qualità: da 1 = migliore a 5 = peggiore

Trend dell’indicatore

2007

…………

2008

…………

2009

…………

2010

…………

2011

…………

2012

…………

MONITORAGGIO note dell’operatore: ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..………………….

Indicatore Descrizione/considerazioni Obiettivo di riferimento

Ind. D. 03

Stazioni radiobase

Considera il numero e la potenza delle antenne di telefonia mobile in relazione alla posizione sul territorio G

valori Le valutazioni ARPAV hanno concluso che l’intensità del campo elettrico sono inferiori ai limiti di legge

scala di riferimento valore di attenzione di 6 V/m prescritti dal DPCM 8/7/2003.

Trend dell’indicatore

2007

…………

2008

…………

2009

…………

2010

…………

2011

…………

2012

…………

MONITORAGGIO note dell’operatore: ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..………………….

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123

Indicatore Descrizione/considerazioni Obiettivo di riferimento

Ind. D. 04

Specie comprese nel formulario di Rete natura 2000 e non

Considera le vari specie e il numero di popolazioni nel territorio comunale; come le specie protette da Rete Natura 200 su relazionano con l’ambito circostantewesterno ai siti? B

valori Percentuale di specie minacciate sul totale delle specie (formulario Rete Natura 2000)

Trend dell’indicatore

2007

…………

2008

…………

2009

…………

2010

…………

2011

…………

2012

…………

MONITORAGGIO note dell’operatore: ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..………………….

Indicatore Descrizione/considerazioni Obiettivo di riferimento

Ind. D. 05

Elettrodotti alta tensione

Considera il numero di edifici ricadenti nelle vicinanze degli elettrodotti che da rilievi effettuati superano il limite di legge consentito G

valori

scala di riferimento vedi normativa nazionale

Trend dell’indicatore

2007

…………

2008

…………

2009

…………

2010

…………

2011

…………

2012

…………

MONITORAGGIO note dell’operatore: ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..………………….

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Indicatore Descrizione/considerazioni Obiettivo di riferimento

Ind. D. 06

Superficie area golenale occupata da insediamenti e infrastrutture

Si deve considerare l’ambito golenale come una fragilità territoriale da tutelare. Il mantenimento della superficie occupata o la sua riduzione porterebbe ad un minor rischio ambientale e una salvaguardia della popolazione residente in golena.

B - O

valori Sup. totale della golena 1.454 ha Sup. a seminativo/verde 1.328 ha Sup. consumata/urbaniz. 126 ha

scala di riferimento non superare la soglia dei 130 ha

Trend dell’indicatore

2007

…………

2008

…………

2009

…………

2010

…………

2011

…………

2012

…………

MONITORAGGIO note dell’operatore: ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..………………….

Indicatore Descrizione/considerazioni Obiettivo di riferimento

Ind. D. 07

Numero di fontane a getto continuo

Lo sfruttamento di risorse idriche qualificate, e segnatamente quello di sorgenti o falde, deve essere consentito solo per l’uso idropotabile e solamente nel caso di accertata e documentata carenza di fonti alternative di approvvigionamento.

L - M

valori

scala di riferimento da definire

Trend dell’indicatore

2007

…………

2008

…………

2009

…………

2010

…………

2011

…………

2012

…………

MONITORAGGIO note dell’operatore: ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..………………….

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Indicatore Descrizione/considerazioni Obiettivo di riferimento

Ind. D. 08

N° di unità immob. allacciate alla rete fognaria sul totale di unità immob.

Il numero di utenze allacciate alla rete fognaria al 31.01.2008 è pari a 1.987 e considerando che per ogni utenza corrispondono circa 2,9 abitanti si ottiene un numero di persone allacciate pari a 5.762, la metà della popolazione comunale. L’obiettivo deve essere di incentivare l’allacciamento alla rete fognaria

M

valori 1.987 utenze

scala di riferimento

Trend dell’indicatore

2007

1.987

2008

…………

2009

…………

2010

…………

2011

…………

2012

…………

MONITORAGGIO note dell’operatore: ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..………………….

Indicatore Descrizione/considerazioni Obiettivo di riferimento

Ind. D. 09

Totale rifiuti prodotti

Il buon sistema di raccolta dei rifiuti, caratterizzato dalla raccolta domiciliare “spinta” e dalla tariffa a commisurazione puntuale, ha permesso di ottenere ottimi risultati. L’obiettivo è di ridurre la produzione di rifiuti.

N

valori

Totale rifiuti prodotti [kg/anno]: 2005 3.047.459 2006 3.000.618 2007 3.086.174

scala di riferimento scendere sotto soglia dei 3.000.000 kg/anno

Trend dell’indicatore

2007

3.086.174

2008

…………

2009

…………

2010

…………

2011

…………

2012

…………

MONITORAGGIO note dell’operatore: ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..………………….

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Indicatore Descrizione/considerazioni Obiettivo di riferimento

Ind. D. 10

Produzione pro capite

Il buon sistema di raccolta dei rifiuti, caratterizzato dalla raccolta domiciliare “spinta” e dalla tariffa a commisurazione puntuale, ha permesso di ottenere ottimi risultati. L’obiettivo è di ridurre la produzione di rifiuti.

N

valori

Totale rifiuti procapite [kg/anno]: 2005 345 2006 333 2007 342

scala di riferimento scendere sotto soglia dei 300 kg/anno

Trend dell’indicatore

2007

342

2008

…………

2009

…………

2010

…………

2011

…………

2012

…………

MONITORAGGIO note dell’operatore: ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..………………….

Indicatore Descrizione/considerazioni Obiettivo di riferimento

Ind. D. 11

% Raccolta differenziata

Il buon sistema di raccolta dei rifiuti, caratterizzato dalla raccolta domiciliare “spinta” e dalla tariffa a commisurazione puntuale, ha permesso di ottenere ottimi risultati. L’obiettivo è di ridurre la produzione di rifiuti.

N

valori

Totale rifiuti procapite [kg/anno]: 2005 79,09% 2006 78,45% 2007 78,93%

scala di riferimento Raggiungere il 100%

Trend dell’indicatore

2007

78,93%

2008

…………

2009

…………

2010

…………

2011

…………

2012

…………

MONITORAGGIO note dell’operatore: ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..………………….

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127

8.3 FINALITÀ DELLE MISURE DI MONITORAGGIO

L’attività di monitoraggio, secondo quanto previsto all’art. 9, comma 1 lett. c) e all’art.10 della Direttiva Comunitaria 2001/42/CE concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente, può genericamente essere definita come l’insieme delle procedure e delle attività finalizzate a fornire un costante flusso di informazioni sullo stato di avanzamento del Piano, sulla realizzazione degli interventi, sul raggiungimento dei risultati attesi e sugli effetti non previsti.

Il monitoraggio serve per verificare in itinere il processo di programmazione e di realizzazione dei singoli interventi attivati e costituisce la base informativa indispensabile per individuare le eventuali criticità dell’attuazione degli interventi e definire le azioni utili alla risoluzione delle stesse, al fine di garantire il perseguimento degli obiettivi del Piano.

Ai fini della VAS, il monitoraggio degli effetti ambientali significativi del PAT ha la finalità di:

osservare l’evoluzione del contesto ambientale di riferimento del Piano, anche al fine di individuare effetti ambientali imprevisti non direttamente riconducibili alla realizzazione degli interventi;

individuare gli effetti ambientali significativi derivanti dall’attuazione del Piano; verificare l’adozione delle misure di mitigazione previste nella realizzazione dei singoli

interventi; verificare la qualità delle informazioni contenute nel Rapporto Ambientale; verificare la rispondenza del PAT e PI agli obiettivi di protezione dell’ambiente individuati

nel Rapporto Ambientale; consentire di definire e adottare le opportune misure correttive che si rendano necessarie in

caso di effetti ambientali significativi. Il monitoraggio rappresenta, quindi, un aspetto sostanziale del carattere strategico della

valutazione ambientale, trattandosi di una fase attiva, dalla quale trarre indicazioni per il progressivo riallineamento dei contenuti del Piano agli obiettivi di protezione ambientale stabiliti, con azioni specifiche correttive. In tal senso, il monitoraggio rappresenta una attività più complessa e articolata della mera raccolta e aggiornamento di informazioni, ma è una attività di supporto alle decisioni, anche collegata ad analisi valutative.

Progettazione del sistema di monitoraggio

La progettazione del sistema di monitoraggio del PAT richiede: l’individuazione della batteria di indicatori ambientali e delle relative fonti [vedi cap.

8.2 e 8.3]; l’identificazione delle reti di monitoraggio e controllo esistenti utilizzabili e delle

modalità di coordinamento con i sistemi di monitoraggio degli effetti ambientali predisposti per il PAT e il PI;

la definizione delle modalità e dei tempi di rilevazione e aggiornamento delle informazioni ambientali pertinenti, anche in relazione ai tempi di realizzazione degli interventi previsti nel Piano;

la determinazione dei criteri in base ai quali valutare la necessità di adottare misure correttive;

la indicazione di orientamenti per l’individuazione e l’adozione delle misure opportune per una rimodulazione dei contenuti e delle azioni previste nel Piano;

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la definizione degli strumenti, delle modalità e dei tempi per la comunicazione delle informazioni derivanti dal monitoraggio (per esempio, attraverso report periodici);

la definizione dei ruoli e delle responsabilità per la realizzazione del monitoraggio ambientale; in particolare, è opportuno prevedere un soggetto responsabile del coordinamento ed un gruppo di lavoro;

la definizione delle modalità di coinvolgimento delle autorità con competenze ambientali, anche al fine della raccolta di informazioni.

Il sistema di monitoraggio sarà definito in tempo utile all’avvenuta efficacia del Piano e contestualmente al PI, poiché il monitoraggio rappresenta il necessario supporto informativo all’integrazione degli aspetti ambientali nelle attività di valutazione.

Saranno individuati i sistemi informativi esistenti ed in corso di implementazione, inclusi i sistemi di georeferenziazione, utilizzati per altre procedure e/o richiesti da regolamenti e normativa, che possono essere impiegati per la rilevazione delle informazioni, soprattutto quelle relative all’evoluzione del contesto ambientale.

Una prima fase di monitoraggio deve essere prevista durante la redazione del PI, fase in

cui si individuano nello specifico le destinazioni d’uso del territorio, si potranno inserire nuovi indicatori.

In fase di redazione di Piani Attuativi, vi sarà una definizione di maggior dettaglio per cui si ritiene opportuno monitorare, tramite una gestione informatizzata [dalla bancadati redatta in sede di PAT], l’ubicazione delle porzioni di territorio soggette a trasformazione.

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129

9 L’IMPRONTA ECOLOGICA

L’ impronta ecologica è un indicatore di sostenibilità ambientale che stima l’impatto che una data popolazione, attraverso i propri consumi, esercita su una certa area.

Calcola l’area di terreno necessaria per produrre, in modo sostenibile, tutte le risorse utilizzate e per riassorbire tutte le emissioni prodotte. L’analisi dell’impronta ecologica viene condotta sul computo di territorio produttivo effettivamente utilizzato dalla popolazione, indipendentemente dal fatto che questa superficie coincida con il territorio su cui la popolazione stessa viva.

Tale indicatore ha parecchi limiti, riconosciuti dagli stessi autori ed in primo luogo quello di ridurre tutti i valori ad una sola unità di misura, la terra.

Ciò va a distorcere la rappresentazione di problemi complessi e multidimensionali e non si cala nella realtà di ogni singolo territorio, in particolare nel caso di territori comunali di medie dimensioni.

Acquisito quindi che l’impronta si applica alle comunità e che essa è legata principalmente ai modelli di consumo ed agli stili di vita delle persone è però evidente che questi possono essere in parte influenzati dalle scelte di governo del territorio.

Tenendo conto di ciò, se proprio si volesse associare ad un piano urbanistico una valutazione dell’impronta ecologica questa sarebbe influenzata quasi esclusivamente:

dal modello insediativo prescelto; dalle incentivazioni previste per la varie forme di risparmio energetico.

Per quanto riguarda il primo aspetto sicuramente il Piano, come più volte evidenziato, ha

effettuato delle scelte di concentrazione e ricucitura insediativa. Questa scelta porta a ridurre l’impronta ecologica agendo sia sulla riduzione procapite dell’occupazione di suolo sia sulla riduzione degli spostamenti delle persone.

Per quanto riguarda il secondo aspetto, la previsione dell’aumento delle piste ciclabili e in generale la presenza di una volontà ad incentivare la mobilità in forme sostenibili, sono sicuramente elementi che partecipano alla riduzione di una quota importante del bilancio energetico comunale e quindi dell’impronta ecologica dei residenti.

SI VUOLE PRECISARE CHE EVENTUALI RIDUZIONI DELL’IMPRONTA ECOLOGICA SONO

MINIMAMENTE LEGATI AGLI ASPETTI URBANISTICI DELLE PREVISIONI DI PIANO E CHE TALE RIDUZIONE POTRÀ EVENTUALMENTE AVVENIRE A FRONTE DI SCELTE DI VITA DIVERSE E DI SCELTE PIÙ CORAGGIOSE DA PARTE DI ENTI/STRUTTURE DI LIVELLO SOVRACOMUNALE.

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10 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

La Valutazione Ambientale Strategica ha iniziato la sua corsa con l’avvio della costruzione del Piano, uno strumento urbanistico ha efficacia solamente quando termina il suo iter procedurale, arriva poi la “VITA DEL PIANO”, ed è proprio in questa fase che la VAS controlla e segue il percorso di vita del Piano medesimo.

Essa assume importanza soprattutto nel lungo periodo, quando si riesce cioè a verificare LO STATO DI ATTUAZIONE DEL PIANO, il miglioramento o il peggioramento dello stato dell’ambiente.

Esistono interessanti ambiti di pregio naturalistico nel Comune di Maserada sul Piave, che presentano ancora un alto grado di integrità. Sarà importante in futuro, per far fronte agli obiettivi dichiarati dall’Amministrazione comunale all’interno del documento preliminare e successivamente confermati all’interno del Rapporto Ambientale, tenere sotto costante osservazione tali ambiti. La V.A.S. ha valutato lo stato del territorio assumendo la data corrente come anno zero.

Il Piano disegna una strategia di sviluppo urbano che privilegia il recupero del patrimonio

edilizio esistente e che è quindi in grado di ridurre la pressione dello sviluppo dell’organismo urbano sulle risorse primarie e sull’ambiente. Perché questa strategia possa conseguire i suoi effetti occorre che si realizzi una condizione fondamentale: che l’attuazione del piano proceda in equilibrio con le sue previsioni generali nel rapporto tra interventi di ristrutturazione / recupero e di aree già insediate o di nuovo impianto.

L’esame dell’ambiente del comune ha consentito di evidenziare la presenza di talune

criticità, connesse all’attività antropica. In particolare possono essere elencati la residenza, l’attività agricola e la residenza in golena. Le analisi degli impatti e delle azioni previste dal Piano, condotte in ambito della presente VAS, hanno dimostrato la congruità delle indicazioni del piano rispetto all’obiettivo generale di migliorare le condizioni dell’ambiente nel suo complesso.