comunicato sapienza primavera delle università · 17:44 - 21/03/2016 (ansa) - roma, 21 mar - meno...
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21 marzo Per una nuova primavera delle Università Rilanciare l’Università, rilanciare il Paese lunedì 21 marzo 2016, ore 11.30 Aula I – Edificio Geologia, piazzale Aldo Moro 5 - Roma
Il 21 marzo 2016 la Sapienza aderisce alla manifestazione nazionale "Per una nuova primavera delle Università", promossa dalla Conferenza dei Rettori delle Università italiane (Crui) in contemporanea in ciascun Ateneo italiano, per richiamare l’attenzione pubblica sul ruolo fondamentale della formazione superiore e della ricerca per il rilancio e lo sviluppo del Paese.
In linea con lo spirito della proposta, la Sapienza promuove un incontro pubblico dedicato alle principali emergenze del sistema-Università, che saranno discusse dagli “addetti ai lavori” in un'ottica di condivisione e di proposta.
Aprirà l'incontro il Rettore Eugenio Gaudio con l'intervento "L'Università: un bene comune del Paese". Fulvio Ricci, coordinatore per l’Italia del progetto sulle onde gravitazionali, interverrà sul ruolo della ricerca italiana in ambito internazionale. Seguiranno i contributi di docenti ed esperti che si confronteranno sui temi dell’autonomia universitaria, del reclutamento di docenti e ricercatori, della valutazione, dell’incremento delle risorse.
Tra gli ospiti della giornata sono stati invitati, Claudio De Vincenti, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Davide Faraone, Sottosegretario Miur, Marco Mancini, Capo Dipartimento Miur per la Formazione superiore e la ricerca, Andrea Lenzi, Presidente Consiglio universitario nazionale, Andrea Fiorini, Presidente Consiglio nazionale degli studenti universitari, Paola Binetti, Commissione Affari sociali della Camera, Mario De Nonno Direttore del Dipartimento di Studi umanistici Università RomaTre.
PROGRAMMA L’Università: un bene comune del Paese Apertura del Rettore Eugenio Gaudio La ricerca italiana è competitiva Fulvio Ricci, coordinatore del progetto Virgo sulle onde gravitazionali Autonomia universitaria, semplificazione e anticorruzione Cesare Pinelli, ordinario di Diritto costituzionale Facoltà di Giurisprudenza Docenti universitari: una lettura comparativa a livello europeo Giuseppe Ciccarone, Preside della Facoltà di Economia Non solo ricerca. Il docente universitario tra didattica e valutazione Intervento del professore associato Marco Isopi
Ricercatori tra precariato ed esaurimento Intervento dei ricercatori Antonella Romano e Matteo Candidi Studenti e diritto allo studio: garantito o negato? Tiziana Pascucci, Prorettore per il Diritto allo studio e la qualità didattica Intervento dello studente Emanuele De Girolamo Una nuova primavera per la valutazione Paolo Rossi, Consigliere del Consiglio universitario nazionale Intervento programmato Conclusioni TEMI SUL TAPPETO Università, risorsa del Paese: incrementare la formazione dei giovani Competitività internazionale della ricerca italiana Autonomia universitaria, semplificazione, trasparenza e anticorruzione Incremento del numero dei docenti e dei ricercatori alla media europea Piano straordinario nazionale per il reclutamento di ricercatori e docenti Adeguamento ai livelli stipendiali europei per la docenza e la ricerca Revisione dei criteri di valutazione (dalla “dettagliocrazia” ai dati di sistema) Rafforzamento nell’agenda di Governo dei temi legati a ricerca, innovazione, cultura
Primavera UniversitàUniversità:Gaudio ,momento delicato,non si trascuri futuro
Movimento Docenza lancia appello a Governo con lista 10 domande
(ANSA) - ROMA, 21 MAR - "L'Università e la Ricerca stannovivendo un momento delicato, che rischia di esseresottovalutato. Spesso le decisioni vengono prese con unobiettivo temporale di breve periodo. Siamo fortementepreoccupati per il futuro del paese, perché nella sfida dellaglobalizzazione l'Italia non può trascurare il futuro dellaconoscenza, della formazione e della ricerca". Lo ha detto ilrettore dell'Università La Sapienza di Roma, Eugenio Gaudio, inoccasione della manifestazione "Per una nuova primavera delleUniversità" promossa su iniziativa della Crui in tutti gliatenei italiani. "L'Università - ha sottolineato, durante un incontro pubblicoa Roma - è strategica per il futuro. Vogliamo giovani più liberie più forti. Studiare è un investimento produttivo el'investimento nell'università è produttivo per il Paese".L'Italia, ha ricordato Gaudio, investe in Università solo 109euro per ciascun abitante, contro ad esempio i 304 dellaGermania. Ci sono pertanto delle "sfide" che attendono ilcomparto: "la semplificazione amministrativa, la creazione dinuove opportunità per i giovani ricercatori per rendereappetibile il percorso universitario (oggi lo è poco a causadegli stipendi fermi al 2010 e della precarietà di ingresso),investimenti nelle infrastrutture universitarie, l'aumentodell'attrazione degli investimenti nella ricerca da parte deiprivati e dell'arrivo di ricercatori stranieri, che oggi èbassissimo a causa di un sistema scarsamente competitivo". I temi sono stati discussi con docenti, presidi di facoltà,ricercatori e studenti. A margine dell'iniziativa uncoordinamento di lavoratori che aderisce al Movimento per ladignità della docenza universitaria ha distribuito una lista di10 domande al Governo, chiedendo "più università pubblica per ilPaese". Tra queste: "Quale beneficio in termini di sviluppoeconomico ci si attende nei prossimi anni dai tagli alle risorseper le università pubbliche? La mobilità sociale resta o no unodegli obiettivi da raggiungere attraverso l'istruzione? Iricercatori italiani, soprattutto quelli delle universitàpubbliche, come possono continuare a competere a livellointernazionale se le distanze con gli altri paesi in termini dimezzi a disposizione per la ricerca si ampliano sempre più? Cosapuò giustificare il trattamento discriminatorio riservato aidocenti universitari in termini di mancato riconoscimento deidiritti acquisiti rispetto agli scatti stipendiali?". (ANSA).
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Primavera Università 2ANSA/ Università: meno burocrazia più risorse, atenei mobilitati
Da Milano a Palermo si chiede cambio di rotta
(ANSA) - ROMA, 21 MAR - Meno burocrazia e più finanziamenti,ma anche maggiori garanzie per il diritto allo studio einterventi sugli stipendi dei docenti e del personaletecnico-amministrativo. Sono tante le questioni sulle quali oggiil mondo accademico ha acceso i riflettori in occasione dellamanifestazione "Per una nuova primavera delle Università"promossa dalla Crui per lanciare l'allarme sul rischio diperdita di competitività internazionale degli atenei italiani. Da Milano a Palermo, decine le iniziative organizzate epurtroppo coincise con la tragica notizia della morte, in unincidente stradale, di sette studentesse italiane che studiavanoin Spagna con il programma Erasmus. A sostenere il suo cahier de doleances la Crui ha diffusonumeri eloquenti: gli italiani che nei prossimi anniconseguiranno una laurea saranno il 34%, contro una media Ocsedel 50 e una media Ue del 42%; l'Italia spende in media 10milaeuro a studente a fronte di una media Ocse di oltre 15mila euro;l'Italia investe una cifra che rappresenta lo 0,9 per cento delPil, mentre la media Ocse è superiore all'1,5 per cento. Alcuni atenei se la passano peggio di altri. Il finanziamentostatale per l'Università di Palermo nel 2015 - ha denunciatol'ateneo siciliano - è stato inferiore di quasi 60 milionirispetto al 2008 (-25 per cento). "Siamo fortemente preoccupati per il futuro del paese, perchénella sfida della globalizzazione l'Italia non può trascurare ilfuturo della conoscenza, della formazione e della ricerca" hadetto il rettore de La Sapienza di Roma, Eugenio Gaudioaggiungendo che l'Italia investe in Università solo 109 euro perciascun abitante, contro, ad esempio, i 304 della Germania. Roma Tre chiede una rinascita delle università attraversonuovi finanziamenti e nuovi progetti. "L'istruzioneuniversitaria è - ha sottolineato il rettore Mario Panizza - uninvestimento pubblico sul lungo periodo". Dalle università lombarde è arrivata una ricetta perrilanciare il ruolo degli atenei: "dare il più possibile accessoai giovani alle carriere universitarie, alle infrastrutture, aprogetti di ricerca anche in collaborazione con l'industria. Perrealizzare questo obiettivo occorrono finanziamenti, al momentotroppo limitati, semplificazione delle norme di reclutamento edimpegno delle Università a fare rete col territorio. Tre iconcetti chiave: capitale umano, risorse finanziarie estrutturali, regole". Le riflessioni e i suggerimenti emersi oggi verrannocondensati in un documento di sintesi da presentare al Governo."Crediamo - ha spiegato il rettore dell'università di Bologna,Francesco Ubertini - che ci sia troppa poca consapevolezza delruolo strategico delle università per il sistema Paese, pocaconsapevolezza nella società e nella politica". Le associazioni studentesche ritengono però che i rettori nonsiano esenti da colpe. "Non hanno mai messo in campo una veraopposizione alle politiche statali di smantellamentodell'università pubblica, legittimando e persino sostenendogravi provvedimenti su temi fondamentali come il numero chiuso ela tassazione universitaria" accusa l'Unione degli universitari.E Link-coordinamento universitario si dice convinto che perrimettere la formazione superiore al centro del dibattitopubblico "non servano iniziative di facciata e che le rispostepronte debbano cedere il passo alla costruzione collettiva disoluzioni forti". (ANSA).
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Primavera Università 2
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Primavera Università 0OGGI NEL LAZIO
(ANSA) - ROMA, 21 MAR - Avvenimenti previsti per oggi nelLazio:
1) ROMA - Università degli Studi Roma Tre, Aula Magna - Via Ostiense 159 ore 10:00 L'Università degli Studi Roma Tre aderisce all'iniziativa della Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui) "Per la nuova primavera dell'università". Presente il rettore Mario Panizza 2) ROMA - Campidoglio, Sala della Protomoteca ore 10:30 Il commissario Tronca illustra il metodo di indagine in merito per ricostruire i dati relativi al patrimonio comunale dopo la vicenda 'Affittopoli'3) ROMA - Università La Sapienza, Aula I - Edificio Geologia - Piazzale Aldo Moro 5 ore 11:30 Manifestazione nazionale "Per una nuova primavera delle Università", promossa dalla Conferenza dei Rettori delle Università italiane (Crui), con il Rettore Eugenio Gaudio e i sottosegretari Claudio De Vincenti e Davide Faraone 4) OSTIA (RM) - Stabilmento Village - Lungomare Paolo Toscanelli 197 ore 12:30 Riapertura dello Stabilimento Village di Ostia all'insegna della legalità, in applicazione del "Protocollo d'intesa per la gestione dei beni sequestrati e confiscati". Con Maurizio Stirpe Presidente di Unindustria, Nicola Zingaretti Presidente della Regione Lazio, Franco Gabrielli Prefetto di Roma 5) ROMA - Sala Stampa Camera ore 13:00 conferenza stampa del presidente di Fratelli d'Italia e candidato sindaco di Roma Giorgia Meloni e del segretario della Lega Nord Matteo Salvini6) ROMA - Sede della Regione Lazio, Sala Tirreno ore 15:00 Il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti partecipa alla presentazione di "Due passi in centro", la campagna senior Italia Federanziani per l'attività fisica e il miglioramento dello stato di salute e della qualità della vita dei senior 7) FROSINONE - Sede della Regione Lazio, via Francesco Veccia 23 ore 16:00 L'assessore regionale Hausmann interviene alla quarta tappa del tour nelle province per la presentazione del Programma di Sviluppo Rurale (PSR) Lazio 2014-20208) ROMA - Sala Conferenze dell'OMCeO, via A. Bosio 19/a ore 16:30 Il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti partecipa alla presentazione della 'Camera regionale di conciliazione'9) ROMA - Arci Malafronte, via dei monti di Pietralata 16 ore 17:00 Stefano Fassina partecipa all'iniziativa "La meglio Tiburtina. Per una nuova visione di Roma e del Municipio" 10)ROMA - Sede Anac, Via Marco Minghetti 10 ore 18:30 Il candidato sindaco del M5s Virginia Raggi incontra il presidente dell'Autorità anticorruzione Raffaele Cantone(ANSA).
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ANSA/ Università: meno burocrazia più risorse, atenei mobilitati
Da Milano a Palermo si chiede cambio di rotta
17:44 - 21/03/2016
(ANSA) - ROMA, 21 MAR - Meno burocrazia e più finanziamenti, ma anche maggiori garanzie per il diritto allo studio e
interventi sugli stipendi dei docenti e del personale tecnico-amministrativo. Sono tante le questioni sulle quali oggi il
mondo accademico ha acceso i riflettori in occasione della manifestazione "Per una nuova primavera delle Università"
promossa dalla Crui per lanciare l'allarme sul rischio di perdita di competitività internazionale degli atenei italiani.
Da Milano a Palermo, decine le iniziative organizzate e purtroppo coincise con la tragica notizia della morte, in un
incidente stradale, di sette studentesse italiane che studiavano in Spagna con il programma Erasmus.
A sostenere il suo cahier de doleances la Crui ha diffuso numeri eloquenti: gli italiani che nei prossimi anni
conseguiranno una laurea saranno il 34%, contro una media Ocse del 50 e una media Ue del 42%; l'Italia spende in
media 10mila euro a studente a fronte di una media Ocse di oltre 15mila euro; l'Italia investe una cifra che rappresenta lo
0,9 per cento del Pil, mentre la media Ocse è superiore all'1,5 per cento. Alcuni atenei se la passano peggio di altri. Il
finanziamento statale per l'Università di Palermo nel 2015 - ha denunciato l'ateneo siciliano - è stato inferiore di quasi 60
milioni rispetto al 2008 (-25 per cento). "Siamo fortemente preoccupati per il futuro del paese, perché nella sfida della
globalizzazione l'Italia non può trascurare il futuro della conoscenza, della formazione e della ricerca" ha detto il rettore
de La Sapienza di Roma, Eugenio Gaudio aggiungendo che l'Italia investe in Università solo 109 euro per ciascun
abitante, contro, ad esempio, i 304 della Germania.
Roma Tre chiede una rinascita delle università attraverso nuovi finanziamenti e nuovi progetti. "L'istruzione universitaria
è - ha sottolineato il rettore Mario Panizza - un investimento pubblico sul lungo periodo".
Dalle università lombarde è arrivata una ricetta per rilanciare il ruolo degli atenei: "dare il più possibile accesso ai giovani
alle carriere universitarie, alle infrastrutture, a progetti di ricerca anche in collaborazione con l'industria. Per realizzare
questo obiettivo occorrono finanziamenti, al momento troppo limitati, semplificazione delle norme di reclutamento ed
impegno delle Università a fare rete col territorio. Tre i concetti chiave: capitale umano, risorse finanziarie e strutturali,
regole".
Le riflessioni e i suggerimenti emersi oggi verranno condensati in un documento di sintesi da presentare al Governo.
"Crediamo - ha spiegato il rettore dell'università di Bologna, Francesco Ubertini - che ci sia troppa poca consapevolezza
del ruolo strategico delle università per il sistema Paese, poca consapevolezza nella società e nella politica".
Le associazioni studentesche ritengono però che i rettori non siano esenti da colpe. "Non hanno mai messo in campo
una vera opposizione alle politiche statali di smantellamento dell'università pubblica, legittimando e persino sostenendo
gravi provvedimenti su temi fondamentali come il numero chiuso e la tassazione universitaria" accusa l'Unione degli
universitari. E Link-coordinamento universitario si dice convinto che per rimettere la formazione superiore al centro del
dibattito pubblico "non servano iniziative di facciata e che le risposte pronte debbano cedere il passo alla costruzione
collettiva di soluzioni forti". (ANSA).
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Proteste da Milano a Palermo, le università: "Servono più fondi" Inviato da roma1 il 21 Marzo, 2016 - 18:07
Il rettore della Sapienza: "Siamo fortemente preoccupati per il futuro del paese, l'Italia non può trascurare il futuro della conoscenza, della formazione e della ricerca" L'università chiede di cambiare rotta, allontanandosi dalla burocrazia e passando per dei finanziamenti che ancora mancano. Sono tante le questioni sulle quali oggi il mondo accademico ha acceso i riflettori in occasione della manifestazione "Per una nuova primavera delle Università" promossa dalla Crui per lanciare l'allarme sul rischio di perdita di competitività internazionale degli atenei italiani. Da Milano a Palermo, decine le iniziative organizzate e purtroppo coincise con la tragica notizia della morte, in un incidente stradale, di sette studentesse italiane che studiavano in Spagna con il programma Erasmus. A sostenere il suo cahier de doleances la Crui ha diffuso numeri eloquenti: gli italiani che nei prossimi anni conseguiranno una laurea saranno il 34%, contro una media Ocse del 50 e una media Ue del 42%; l'Italia spende in media 10mila euro a studente a fronte di una media Ocse di oltre 15mila euro; l'Italia investe una cifra che rappresenta lo 0,9 per cento del Pil, mentre la media Ocse è superiore all'1,5 per cento. Alcuni atenei se la passano peggio di altri. Il finanziamento statale per l'Università di Palermo nel 2015 - ha denunciato l'ateneo siciliano - è stato inferiore di quasi 60 milioni rispetto al 2008 (-25 per cento). "Siamo fortemente preoccupati per il futuro del paese, perché nella sfida della globalizzazione l'Italia non può trascurare il futuro della conoscenza, della formazione e della ricerca" ha detto il rettore de La Sapienza di Roma, Eugenio Gaudio aggiungendo che l'Italia investe in Università solo 109 euro per ciascun abitante, contro, ad esempio, i 304 della Germania. Roma Tre chiede una rinascita delle università attraverso nuovi finanziamenti e nuovi progetti. "L'istruzione universitaria è - ha sottolineato il rettore Mario Panizza - un investimento pubblico sul lungo periodo". Dalle università lombarde è arrivata una ricetta per rilanciare il ruolo degli atenei: "dare il più possibile accesso ai giovani alle carriere universitarie, alle infrastrutture, a progetti di ricerca anche in collaborazione con l'industria. Per realizzare questo obiettivo occorrono finanziamenti, al momento troppo limitati, semplificazione delle norme di reclutamento ed impegno delle Università a fare rete col territorio. Tre i concetti chiave: capitale umano, risorse finanziarie e strutturali, regole". Le riflessioni e i suggerimenti emersi oggi verranno condensati in un documento di sintesi da presentare al Governo. "Crediamo - ha spiegato il rettore dell'università di Bologna, Francesco Ubertini - che ci sia troppa poca consapevolezza del ruolo strategico delle università per il sistema Paese, poca consapevolezza nella società e nella politica". Le associazioni studentesche ritengono però che i rettori non siano esenti da colpe. "Non hanno mai messo in campo una vera opposizione alle politiche statali di smantellamento dell'università pubblica, legittimando e persino sostenendo gravi provvedimenti su temi fondamentali come il numero chiuso e la tassazione universitaria" accusa l'Unione degli universitari. E Link-coordinamento universitario si dice convinto che per rimettere la formazione superiore al centro del dibattito pubblico "non servano iniziative di facciata e che le risposte pronte debbano cedere il passo alla costruzione collettiva di soluzioni forti".
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BREAKING NEWS
“Rilanciare l’Università per rilanciare il Paese”: il 21 marzo manifestazione alla Sapienza
Il 21 marzo 2016 l’Università La Sapienza aderisce alla manifestazione nazionale
“Per una nuova primavera delle Università“, promossa dalla Conferenza dei
Rettori delle Università italiane (Crui) in contemporanea in ciascun Ateneo
italiano, per richiamare l’attenzione pubblica sul ruolo fondamentale della
formazione superiore e della ricerca per il rilancio e lo sviluppo del Paese.
In linea con lo spirito della proposta, la Sapienza promuove un incontro pubblicodedicato alle principali emergenze del sistema-Università, che saranno discusse
dagli “addetti ai lavori” in un’ottica di condivisione e di proposta.
Aprirà l’incontro il Rettore Eugenio Gaudio con l’intervento “L’Università: un bene
comune del Paese”. Fulvio Ricci, coordinatore per l’Italia del progetto sulle onde
gravitazionali, interverrà sul ruolo della ricerca italiana in ambito internazionale.
Seguiranno i contributi di docenti ed esperti che si confronteranno sui temi
dell’autonomia universitaria, del reclutamento di docenti e ricercatori, della
valutazione, dell’incremento delle risorse.
Tra gli ospiti della giornata sono stati invitati, Claudio De Vincenti,
Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Davide Faraone,
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Andrea Fiorini, Presidente Consiglio nazionale degli studenti universitari, Paola
Binetti, Commissione Affari sociali della Camera, Mario Di Nonno Direttore del
Dipartimento di Studi umanistici Università RomaTre.
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marzo 16th, 2016
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21 MARZO 2016
DIRE WELFARE
Università, in Italia il numero di laureati più basso d’Europa
ROMA – Più possibilità di trovare un’occupazione per i giovani laureati e maggiore fonte di ricchezza per il territorio. E ancora, Italia all’ottavo posto tra i Paesi Ocse per la produzione scientifica. Tutto questo a fronte di una forte diminuzione degli investimenti nel settore universitario. Sono alcuni dati illustrati oggi, dal rettore de La Sapienza, Eugenio Gaudio in occasione del convegno ‘Per una nuova primavera delle Università’, promossa dalla Conferenza dei rettori delle Unversità italiane (Crui). Università come apripista verso l’innovazione – il vero “laboratorio che innova la pubblica amministrazione” – verso un Paese più competitivo ma sul quale grava la scure dei tagli e su cui “si ha l’impressione di non voler puntare”. Secondo lo studio infatti, con il 17% l’Italia ha il numero più basso di laureati in tutta Europa (al primo posto il Regno Unito con il 42%) e il più basso rapporto
docenti/studenti: 19 studenti per un docente, contro il 7,5 della Germania o i 12,5 della Spagna. Ancora più indicativo il dato relativo agli investimenti pro capite: in Italia nell’Università si investe 109 euro per abitante contro i 309 della Germania, i 331 della Francia e addirittura i 628 della Corea del Sud. Il nostro è anche uno dei pochi Paesi che in situazione di austerity ha applicato tagli al settore: dal 2009 al 2016 i fondi pubblici sono diminuiti del 9,9%.
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DI EMANUELE COEN 21 marzo 2016
FORMAZIONE
Prof e rettori sul piede di guerra, la calda primavera delle università Migliaia di docenti protestano in tutta Italia, da Torino a Palermo, contro il declino degli atenei e della qualità della ricerca. L'Italia investe sempre meno, mentre una nuova indagine rivela il divario abissale tra Nord e Sud
È in corso in tutta Italia la “Primavera
dell’università”, la protesta organizzata dalla
Crui, la conferenza dei rettori, che ha chiamato
a raccolta migliaia di docenti e ricercatori di 80
atenei italiani. Una giornata di mobilitazione, da
Torino a Palermo, contro il declino degli atenei
e della qualità della ricerca. L’iniziativa è
dedicata alla memoria delle 13 studentesse
Erasmus, tra cui sette italiane, che hanno perso
la vita nel tragico schianto del bus in Spagna.
CONTRO IL BLOCCO DEGLI SCATTI
Nelle facoltà, dove l’attività didattica oggi non si
è fermata, si sono svolti incontri, tavole rotonde
e dibattiti, per lanciare un allarme sul rischio di perdita di competitività internazionale degli atenei italiani. E
chiedere al governo maggiori investimenti nella ricerca. Uno degli aspetti cruciali della protesta riguarda il
blocco degli scatti di anzianità di ricercatori e docenti per il periodo 2011-2015, con effetti su stipendi, pensioni,
trattamento di fine rapporto. «È il segno del declassamento inflitto all’università, perché rappresenta una
palese discriminazione ai danni della sua docenza. Almeno tutte le altre categorie del pubblico impiego, nel
frattempo, hanno ottenuto almeno il riconoscimento ai fini giuridici degli anni di blocco», spiega Rita Laura
D’Ecclesia, docente di Finanza quantitativa all’università La Sapienza di Roma, esponente del Movimento per la
Dignità della docenza universitaria, che ha partecipato alla mobilitazione.
I NUMERI DEL DECLINO
Per dare sostanza alle proprie rivendicazioni, la Conferenza dei rettori (Crui) snocciola alcuni dati significativi:
anzitutto, l’Italia spende troppo poco per l’università. Per farsi un’idea, l’investimento per abitante a
Singapore è pari a 573 euro, in Corea del Sud 628 euro, in Giappone 331 euro, in Francia 303 euro, in Germania
304 euro, mentre in Italia la miseria di 109 euro.
Inoltre, il nostro Paese ha il numero di laureati più basso d’Europa: solo il 17 per cento, contro il 42 per
cento del Regno Unito, il 32 per cento della Francia e il 33 per cento della media dei Paesi Ocse. E ancora,
l’Italia ha applicato l’austerity anche agli atenei: ammontavano a 7.485 milioni di euro i fondi pubblici nel
2009, mentre nel 2016 sono pari a 6.556 milioni (-9,9 per cento). Il confronto con i nostri vicini è impietoso: in
Francia i fondi pubblici sono cresciuti del 3,6 nel periodo 2010-2013, in Germania addirittura del 20 per cento.
Dati sconfortanti, confermati dal rapporto annuale della Fondazione Res, dal titolo “Università in
declino” (Donzelli editore), a cura di Gianfranco Viesti: meno studenti, meno docenti, meno dottori di ricerca.
In sostanza, 130mila studenti in meno su un milione e 700mila negli ultimi cinque anni; 10mila docenti e
ricercatori in meno su 60.500 dal 2008 al 2015; infine, 5mila dottori di ricerca in meno negli ultimi cinque
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anni. Con un divario abissale tra Nord e Sud. Eppure, nonostante crisi e sottofinanziamento, l’Italia si colloca
all’ottavo posto tra i paesi Ocse e davanti alla Cina per quantità assoluta e qualità della produzione scientifica.
I DOCENTI: STOP AL VQR
Come testimonia la protesta di oggi, il mondo dell’università intende reagire al declino, chiedendo innanzitutto
più soldi. Di recente, un gruppo di 69 scienziati, capofila il fisico Giorgio Parisi, ha lanciato una petizione online
per invitare l’Unione europea a fare pressione sul governo italiano affinché finanzi adeguatamente la ricerca,
portando i fondi a un livello superiore a quello della pura sussistenza. Finora l’hanno firmata in più di 68mila.
La mobilitazione di oggi coinvolge in primo luogo i docenti: come migliaia di suoi colleghi, la professoressa
D’Ecclesia si astiene dal contribuire con le proprie pubblicazioni alla Valutazione della qualità della
ricerca (Vqr).
In pratica, non conferisce le proprie ricerche nel database che serve a misurare la qualità degli atenei,
incidendo sulla distribuzione delle risorse ai dipartimenti da parte del Miur. «Come è possibile chiederci di
contribuire alla valutazione del nostro ateneo per il periodo 2011-2014, proprio per gli anni che il governo ha
voluto cancellare nella nostra carriera?», aggiunge D’Ecclesia, che punta il dito contro le discriminazioni: «A
essere penalizzati sono soprattutto i ricercatori e i docenti più giovani, già inseriti nelle nostre università, per i
quali l’effetto del blocco ha durata più lunga», conclude la professoressa: «La discriminazione riguarda in
prospettiva anche i giovani laureati, che dovrebbero poter aspirare concretamente anche a proseguire i loro
studi, e anche coloro che dovrebbero poter accedere, senza disparità di censo, a una buona formazione
universitaria».
Pagina 2 di 2Prof e rettori sul piede di guerra, la calda primavera delle università - l'Espresso
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Home » Rassegna stampa » Nazionale » Primavera dell'università: "La fuga dei cervelli ècostata 23 miliardi"
Primavera dell'università: "La fuga dei cervelliè costata 23 miliardi"Sessantotto atenei "a convegno" in tutta Italia. Abbiamo il numero più basso dilaureati in Europa, ma siamo primi per lavori prodotti rispetto ai ricercatori. Ilcoordinatore di Virgo: "Miur cambia rotta perché i miracoli non si ripetono"
22/03/2016
Corrado Zunino
sessantotto università italiane che provano a risvegliarsi nel lunedì che apre la stagione dellaprimavera – la Primavera dell’università, è la manifestazione organizzata dalla Conferenza deirettori, la Crui, abbracciata da 68 atenei pubblici e privati da Trento a Catania – lanciano alpubblico, in verità, un urlo preoccupato. Il rettore della Sapienza, Eugenio Gaudio, apre a Roma(Uno) la giornata distillando i dati elaborati dalla Crui, alla fine dei quali dice: “Il governo ha fatto iprimi passi per cambiare la rotta, ma sono timidi passi”.
I dati sono questi. L’Italia ha il numero di laureati più basso in Europa: il 17 per cento. Nel RegnoUnito sono il 42 per cento, la media laureati dei paesi industrializzati è del 33, del 32 nell’Unioneeuropea e in Francia. Se in Germania c’è un docente ogni 7,5 studenti, in Italia uno ognidiciannove. L’investimento sull’università è di 628 euro per abitante in Corea del Sud, di 304 euroin Germania e di 109 euro nel nostro Paese. Negli ultimi sette anni i governi tedeschi hannoaumentato del 20 per cento i fondi pubblici sugli atenei e la Francia del 3,6 per cento, mentre dal2009 al 2016 l’Italia li ha diminuiti del 9,9 per cento togliendo 902 milioni ai 7,46 miliardi del Fondodi finanziamento ordinario.
Nell’“università in declino”, sottotitolo del dossier Crui, ci sono stati 130.000 studenti in meno negliultimi cinque anni (in verità si affaccia una nuova crescita degli immatricolati proprio nella stagione2015-2016), diecimila ricercatori in meno (su 60.500) negli ultimi sette anni, 5.000 dottori di ricercain meno nell’ultimo quinquennio. Molto seria, e pesante, è la comparazione europea sul diritto allostudio: in Italia usufruiscono di borse e residenze tra lo 0 e il 9 per cento degli studenti, in Franciatra il 40 e l’80 per cento. Da noi, e le ultime vicende della revisione dei criteri Isee hannoestremizzato la questione, il numero degli aventi diritto a una borsa di studio è superiore allerisorse disponibili. In Italia non si è erosa solo la partecipazione pubblica alla ricerca, ma restasotto gli standard virtuosi anche la spesa sostenuta dai privati: il 45 per cento del totale quandonegli Stati Uniti è il sessanta e in Giappone il 75 per cento.
In questo scenario di sottofinanziamento, il fisico Fulvio Ricci, coordinatore del progetto Virgo sulleonde gravitazionali che ha coinvolto dodici atenei italiani e l’Istituto nazionale di Fisica nucleare, hadetto che la ricerca portata avanti in Italia è comparabile con quella delle migliori universitàamericane (Caltech e Mit) e asiatiche: “E’ questa un’altra modalità del miracolo italiano”, hasottolineato Ricci. Perché? “Dobbiamo essere all’altezza di partner internazionali che ai giovanioffrono borse e stipendi che variano, a seconda dei paesi, dal doppio al quadruplo di quello chepossiamo offrire noi”. Già. “I nostri ragazzi studiano una vita in scuole pubbliche italiane per poitrovare un lavoro negli Stati Uniti, in Francia, in Germania, in Olanda, in Brasile. Il capitale umanorappresentato dal laureato emigrante è costato al nostro paese 23 miliardi”. Ha chiuso Ricci: “Chici guarda dall’estero si stupisce della nostra capacità di resistenza: la legge Gelmini ha portato a
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una diminuzione del 100 per cento dei progetti di ricerca. Occorre fare in fretta e portare nuovalinfa alle università, i miracoli non durano nel tempo”.
A fronte delle mancate risorse, l’Italia nel mondo “è ottava per pubblicazioni, sesta per citazioni,prima per lavori prodotti r ispetto al numero dei ricercatori”. Lo si dice praticamente incontemporanea alla Sapienza di Roma e alla Statale di Pisa. Questa distanza tra investimenti erisultati, ha sottolineato ancora il rettore Gaudio, è colmata da una speciale abnegazione tuttaitaliana. Paolo Rossi, professore di Fisica a Pisa, consigliere del Cun: “E’ necessaria un’anagrafedelle ricerche italiana, non basata su database stranieri estranei alle nostre logiche”.
Diversi, in tutta Italia, hanno sottolineato la cattiva narrazione su un’università pubblica “corrotta esprecona” quando poi i dati “dicono il contrario”, molti hanno contestato sia la Valutazione dellaqualità della ricerca – ferita larga che ancora sanguina - che la valutazione tout court: “Il centoper cento dei docenti deve continuamente dimostrare che non è inattivo e, così, riempie carte sucarte invece che insegnare”. Mario Panizza, rettore di Roma Tre: “Mi rendo conto dellacontraddizione tra le critiche all’università nella gestione dell’autonomia e la volontà di unapianificazione indipendente e flessibile, è però necessario assicurare la possibilità di adattare lapolitica di gestione alle esigenze e alle potenzialità dei singoli atenei. Combinare cultura digoverno e massimo rigore
nel controllo dei bilanci”. I rettori delle università lombarde, insieme: “Liberiamo gli atenei daBurocrassic Park”. Gli studenti dell’Udu: “I rettori, in verità, sono stati co-responsabili dellosmantellamento delle università italiane”.
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SCUOLA (HTTP://ILMANIFESTO.INFO/SEZIONI/SCUOLA/)
Tagli agli atenei, la fredda primavera dei rettori Università. I rettori della Crui hanno promosso la "primavera dell'università". Al governo chiedono più fondi e meno norme bizantine.L'agenda in dieci
punti evita di menzionare il sistema della valutazione che aggrava le diseguaglianze territoriali e ha aumentato la burocrazia che soffoca la ricerca
(http://ilmanifesto.info/cms/wp-content/uploads/2016/03/21/rettori.jpg)
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Ciccarelli)
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(http://ilmanifesto.info/edizione/il-
manifesto-del-22-03-2016/)
PUBBLICATO
Promossa dai rettori della Crui, la «primavera dell’università» ha rilanciato ieri da Milano a
Palermo l’allarme sul più grande disinvestimento compiuto da un paese Ocse nell’istruzione
superiore. Dopo i tagli Gelmini-Tremonti (-1,1 miliardi di euro), l’università italiana si è
rimpicciolita cinque volte; gli studenti immatricolati si sono ridotti di oltre 66mila (-20%); i
docenti sono scesi a meno di 52mila (-17%); il personale tecnico amministrativo a 59mila (-18%).
La metà del calo delle immatricolazioni è al Sud. Il 30% degli immatricolati meridionali si iscrive
al Centro Nord. In Sicilia ormai quasi un terzo emigra, a fronte di meno di un sesto nel 2003-04.
Diecimila docenti e ricercatori sono spariti, come 5 mila dottori di ricerca. A Sud, come ha
mostrato l’economista barese Gianfranco Viesti che ha coordinato la ricerca Università in
declino (Donzelli) (http://ilmanifesto.info/gianfranco-viesti-solo-un-sussulto-politico-salvera-
luniversita/), è il disastro: al solo ateneo di Palermo sono stati tagliati 60 milioni di euro nel 2015.
Pagina 1 di 6Tagli agli atenei, la fredda primavera dei rettori
22/03/2016http://ilmanifesto.info/tagli-agli-atenei-la-fredda-primavera-dei-rettori/
21.3.2016, 23:59
AGGIORNATO
22.3.2016, 9:22
Emergenza a Cagliari dove ieri quattromila docenti e studenti hanno manifestato in piazza. In
testa al corteo la rettrice Del Zompo e il sindaco Zedda. A Torino e Pisa si sono tenute assemblee
dove sono intervenuti collettivi studenteschi; ricercatori precari che fanno uno sciopero alla
rovescia per il riconoscimento della ricerca come lavoro; docenti che hanno protestato contro la
valutazione della ricerca (VqR) che aggrava gli effetti deii tagli e mette in competizione atenei e
dipartimenti.
In cima alle preoccupazioni dei rettori resta invece l’idea che l’Italia possa “competere” nella
“società della conoscenza”. Dalle dichiarazioni di ieri non è emerso nemmeno un barlume di
critica, o perlomeno di dubbio, sul fallimento del ciclo ventennale di “riforme” dell’istruzione
terziaria italiana. Iniziato nel 1989, e approfondito con la riforma Berlinguer-Zecchino, quella del
«3+2», e la riforma Gelmini, quella della “meritocrazia”, oggi tutti i nodi sono arrivati al pettine.
L’università italiana non è solo sottofinanziata, ma ha mancato tutti gli obiettivi di produzione per
“competere”. Si voleva raggiungere il 40% di laureati entro il 2020, l’Italia è rimasta all’ultimo
posto nell’Europa a 28 con il 23,9%. Di analisi (auto)critica nemmeno, lontanamente, l’ombra.
“Siamo fortemente preoccupati per il futuro del paese perché nella sfida della globalizzazione
l’Italia non può trascurare il futuro della conoscenza, della formazione e della ricerca” ha detto il
rettore de La Sapienza Eugenio Gaudio. Il rettore di Roma Tre chiede “un investimento pubblico
sul lungo periodo”, mentre i rettori delle università lombarde puntano su una trnità: “Capitale
umano, risorse finanziarie e strutturali, regole”. Non una parola sullo Human Technopole che sarà
costruito al posto dell’Expo a Milano e da solo assorbirà 1,5 miliardi nei prossimi 10 anni: 150
milioni all’anno. Risorse che, in queste condizioni, avrebbero potuto dare respiro agli atenei dove
si risparmia anche su telefoni e corrente elettrica.
Il nesso tra valutazione e definanziamento, uso politico della «meritocrazia» e sperequazione
territoriale e sociale tra università del Sud e del Nord, tra ricchi e poveri, non è stata colta dal
documento della Crui. Nei suoi dieci punti c’è solo un vago accenno a «norme bizantine che
impediscono all’università di essere competitiva». Non si dice che il «bizantinismo» è l’effetto
della meritocrazia che delimita pochi poli di eccellenza, quelli presenti in alcuni territori collegati
ai flussi economici più forti, abbandonando tutti gli altri atenei all’incerto destino di università di
serie B. I rettori non sono interessati a decostruire il dispositivo di governo che sta distruggendo i
loro atenei. Anzi, ne evocano il rafforzamento quando chiedono più stanziamenti strutturali per
essere «più competitivi».
La burocrazia della Vqr che hanno accuratamente evitato di criticare è stata concepita proprio per
rafforzare la «competitività» di alcune eccellenze a discapito di tutti gli altri. La «competitività»
ha un costo: quello di archiviare l’idea di un sistema universitario diffuso sul territorio,
aumentando l’esodo interno (ed estero) di studenti e ricercatori.
«I rettori sono stati sponsor del numero chiuso che riguarda il 60% dei corsi oggi – ricorda
Alberto Campailla (Link) – Il calo degli studenti va cercato nelle politiche del governo e in quelle
dei singoli atenei. La platea dei beneficiari del diritto allo studio è la metà della Spagna». «I rettori
non hanno mai messo in campo una vera opposizione alle politiche statali di smantellamento
dell’università . Afferma Jacopo Dioniso (Udu) – Hanno sostenuto gravi provvedimenti come
l’aumento delle tasse. Se hanno a cuore il futuro dell’università le abbassino e si ribellino alla
valutazione punitiva imposta dall’Agenzia Anvur».
Dossier: #Salviamolaricerca
• #StopVqr: settimana rovente per la clamorosa protesta nell’università
(http://ilmanifesto.info/stopvqr-settimana-rovente-per-la-clamorosa-protesta-
nelluniversita/)
• Università di Pavia, la protesta degli ingegneri contro i tagli e per salvare la ricerca
(http://ilmanifesto.info/universita-di-pavia-la-protesta-degli-ingegneri-contro-i-tagli-
e-per-salvare-la-ricerca/)
• L’intervista a Gianfranco Viesti: «Solo un sussulto politico salverà
l’università» (http://ilmanifesto.info/gianfranco-viesti-solo-un-sussulto-politico-
salvera-luniversita/)
• Università, l’Italia taglia, la Germania investe. I dati del rapporto della fondazione
Res (http://www.ilmanifesto.info/universita-litalia-taglia-la-germania-investe/)
• L’intervista a Giorgio Parisi: “Da Renzi solo spot sulla ricerca, serve un miliardo in
più all’anno subito” (http://www.ilmanifesto.info/giorgio-parisi-renzi-da-solo-fondi-
spot-alla-ricerca-ora-serve-un-miliardo-in-piu-allanno/)
Pagina 2 di 6Tagli agli atenei, la fredda primavera dei rettori
22/03/2016http://ilmanifesto.info/tagli-agli-atenei-la-fredda-primavera-dei-rettori/
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Primavera dell'università: "La fuga dei cervelli è costata 23 miliardi" Sessantotto atenei "a convegno" in tutta Italia. Abbiamo il numero più basso di laureati in Europa, ma siamo primi per lavori prodotti rispetto ai ricercatori. Il coordinatore di Virgo: "Miur cambia rotta perché i miracoli non si ripetono"
di CORRADO ZUNINO
21 marzo 2016
Le sessantotto università italiane che provano a risvegliarsi nel lunedì che apre la stagione della primavera – la Primavera dell’università, è la manifestazione organizzata dalla Conferenza dei rettori, la Crui, abbracciata da 68 atenei pubblici e privati da Trento a Catania – lanciano al pubblico, in verità, un urlo preoccupato. Il rettore della Sapienza, Eugenio Gaudio, apre a Roma (Uno) la giornata distillando i dati elaborati dalla Crui, alla fine dei quali dice: “Il governo ha fatto i primi passi per cambiare la rotta, ma sono timidi passi”. I dati sono questi. L’Italia ha il numero di laureati più basso in Europa: il 17 per cento. Nel Regno Unito sono il 42 per cento, la media laureati dei paesi industrializzati è del 33, del 32 nell’Unione europea e in Francia. Se in Germania c’è un docente ogni 7,5 studenti, in Italia uno ogni diciannove. L’investimento sull’università è di 628 euro per abitante in Corea del Sud, di 304 euro in Germania e di 109 euro nel nostro Paese. Negli ultimi sette anni i governi tedeschi hanno aumentato del 20 per cento i fondi pubblici sugli atenei e la Francia del 3,6 per cento, mentre dal 2009 al 2016 l’Italia li ha diminuiti del 9,9 per cento togliendo 902 milioni ai 7,46 miliardi del Fondo di finanziamento ordinario. Nell’“università in declino”, sottotitolo del dossier Crui, ci sono stati 130.000 studenti in meno negli ultimi cinque anni (in verità si affaccia una nuova crescita degli immatricolati proprio nella stagione 2015-
2016), diecimila ricercatori in meno (su 60.500) negli ultimi sette anni, 5.000 dottori di ricerca in meno nell’ultimo quinquennio. Molto seria, e pesante, è la comparazione europea sul diritto allo studio: in Italia usufruiscono di borse e residenze tra lo 0 e il 9 per cento degli studenti, in Francia tra il 40 e l’80 per cento. Da noi, e le ultime vicende della revisione dei criteri Isee hanno estremizzato la questione, il numero degli aventi diritto a una borsa di studio è superiore alle risorse disponibili. In Italia non si è erosa solo la partecipazione pubblica alla ricerca, ma resta sotto gli standard virtuosi anche la spesa sostenuta dai privati: il 45 per cento del totale quando negli Stati Uniti è il sessanta e in Giappone il 75 per cento. In questo scenario di sottofinanziamento, il fisico Fulvio Ricci, coordinatore del progetto Virgo sulle onde gravitazionali che ha coinvolto dodici atenei italiani e l’Istituto nazionale di Fisica nucleare, ha detto che la ricerca portata avanti in Italia è comparabile con quella delle migliori università americane (Caltech e Mit) e asiatiche: “E’ questa un’altra modalità del miracolo italiano”, ha sottolineato Ricci. Perché? “Dobbiamo essere all’altezza di partner internazionali che ai giovani offrono borse e stipendi che variano, a seconda dei paesi, dal doppio al quadruplo di quello che possiamo offrire noi”. Già. “I nostri ragazzi studiano una vita in scuole pubbliche italiane per poi trovare un lavoro negli Stati Uniti, in Francia, in Germania, in Olanda, in Brasile. Il capitale umano rappresentato dal laureato emigrante è costato al nostro paese 23 miliardi”. Ha chiuso Ricci: “Chi ci guarda dall’estero si stupisce della nostra capacità di resistenza: la legge Gelmini ha portato a una diminuzione del 100 per cento dei progetti di ricerca. Occorre fare in fretta e portare nuova linfa alle università, i miracoli non durano nel tempo”. A fronte delle mancate risorse, l’Italia nel mondo “è ottava per pubblicazioni, sesta per citazioni, prima per lavori prodotti rispetto al numero dei ricercatori”. Lo si dice praticamente in contemporanea alla Sapienza di Roma e alla Statale di Pisa. Questa distanza tra investimenti e risultati, ha sottolineato ancora il rettore Gaudio, è colmata da una speciale abnegazione tutta italiana. Paolo Rossi, professore di Fisica a Pisa, consigliere del Cun: “E’ necessaria un’anagrafe delle ricerche italiana, non basata su database stranieri estranei alle nostre logiche”. Diversi, in tutta Italia, hanno sottolineato la cattiva narrazione su un’università pubblica “corrotta e sprecona” quando poi i dati “dicono il contrario”, molti hanno contestato sia la Valutazione della qualità della ricerca – ferita larga che ancora sanguina - che la valutazione tout court: “Il cento per cento dei docenti deve continuamente dimostrare che non è inattivo e, così, riempie carte su carte invece che insegnare”. Mario Panizza, rettore di Roma Tre: “Mi rendo conto della contraddizione tra le critiche all’università nella gestione dell’autonomia e la volontà di una pianificazione indipendente e flessibile, è però necessario assicurare la possibilità di adattare la politica di gestione alle esigenze e alle potenzialità dei singoli atenei. Combinare cultura di governo e massimo rigore nel controllo dei bilanci”. I rettori delle università lombarde, insieme: “Liberiamo gli atenei da Burocrassic Park”. Gli studenti dell’Udu: “I rettori, in verità, sono stati co-responsabili dello smantellamento delle università italiane”.