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COPERTINA MISTERI ITALIANI Nuove trasmissioni, nuovi libri, nuove teorie per un dramma senza fine come i suoi misteri. Intorno alle ultime ore del capo del Fascismo continua il dibattito come al solito confuso, pasticciato, lacunoso. Eppure, a ben vedere, le cose che si sanno sono sufficienti per chiarire molti punti, per suggerire nuove direzioni di ricerca e fare giustizia di vecchie storie bugiarde. Che invece, tornano continuamente a galla, complice non più l’ideologia, ma semplicemente la superficialità dei soliti storici della domenica di Fabio Andriola I l miglior modo di nascondere la verità è si- curamente quello di aumentare a dismisura informazioni, rivelazioni e ricostruzioni. Da- vanti alla montagna di notizie che si andrà a formare, anche un osservatore smaliziato rischierà di perdersi o, per lo meno, di fare il classico passo falso. E’ quello che accade, ormai da decenni, intorno agli ultimi giorni di Mussolini, un pugno di ore e tanti enigmi spesso sot- tovalutati nel loro complesso, confinati soprattutto da chi ne sa e ne capisce poco nel girone – infernale per gli sto- rici – della storia aneddotica. Insomma pura e semplice curiosità, spesso un po’ morbosa che nulla può aggiun- gere o togliere a quello che conta davvero per la storia vera, quella con “S” maiuscola. Se tutto questo fosse vero non stareste leggendo questo articolo e sulla copertina di questo numero ci sarebbero un’altra foto e un altro titolo. La realtà degli ultimi giorni di Mussolini è molto più com- plessa di quanto comunemente si creda e scriva. Compli- cata certo, per l’affastellarsi di testimonianze, personaggi “minori”, di nomi senza volto, di carte sparite, di silenzi infiniti, di perizie scientifiche, di preziosi e denaro scom- parsi, di orari che combaciano o meno… ma soprattutto articolata perché nelle ore che separano il 25 aprile 1945 e il successivo 28 aprile, tra Milano e l’alto lago di Como si scontrarono o incrociarono piani e uomini che prove- nivano da molto lontano: fascisti e partigiani comunisti, partigiani azionisti e guardia di Finanza, socialisti, libe- rali e democristiani, militari tedeschi e americani, agenti più o meno segreti di varie nazionalità (compresa quella Svizzera). E su tutti Benito Mussolini, con i suoi progetti, le sue incertezze e soprattutto il suo destino: è lui la figu- ra chiave di quelle ore, di quei piani e di quegli uomini, l’elemento che condizionerà tutti gli altri. La differenza che passa tra l’idea prevalente, soprat- tutto nell’Accademia, di un Mussolini in fuga che, con- fuso, sbandato e abbandonato dai suoi, incappa nei suoi Dongo, paese sul lago di Como, fotografato nel 1945. Nella pagina: Benito Mussolini, nello stesso anno STORIA IN RETE | 14 Giugno 2008 15 | STORIA IN RETE Giugno 2008 MUSSOLINI Obbiettivo Obbiettivo MUSSOLINI

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COPERTINA MISTERI ITALIANI

Nuove trasmissioni, nuovi libri, nuove teorie per un dramma senza fi ne come i suoi misteri. Intorno alle ultime ore del capo del Fascismo continua il dibattito come al solito confuso, pasticciato, lacunoso. Eppure, a ben vedere, le cose che si sanno sono suffi cienti per chiarire molti punti, per suggerire nuove direzioni di ricerca e fare giustizia di vecchie storie bugiarde. Che invece, tornano continuamente a galla, complice non più l’ideologia, ma semplicemente la superfi cialità dei soliti storici della domenica

di Fabio Andriola

I l miglior modo di nascondere la verità è si-curamente quello di aumentare a dismisura informazioni, rivelazioni e ricostruzioni. Da-vanti alla montagna di notizie che si andrà a formare, anche un osservatore smaliziato rischierà di perdersi o, per lo meno, di fare il classico passo falso. E’ quello che accade, ormai da decenni, intorno agli ultimi giorni

di Mussolini, un pugno di ore e tanti enigmi spesso sot-tovalutati nel loro complesso, confinati soprattutto da chi ne sa e ne capisce poco nel girone – infernale per gli sto-rici – della storia aneddotica. Insomma pura e semplice curiosità, spesso un po’ morbosa che nulla può aggiun-gere o togliere a quello che conta davvero per la storia vera, quella con “S” maiuscola. Se tutto questo fosse vero non stareste leggendo questo articolo e sulla copertina di questo numero ci sarebbero un’altra foto e un altro titolo. La realtà degli ultimi giorni di Mussolini è molto più com-plessa di quanto comunemente si creda e scriva. Compli-

cata certo, per l’affastellarsi di testimonianze, personaggi “minori”, di nomi senza volto, di carte sparite, di silenzi infiniti, di perizie scientifiche, di preziosi e denaro scom-parsi, di orari che combaciano o meno… ma soprattutto articolata perché nelle ore che separano il 25 aprile 1945 e il successivo 28 aprile, tra Milano e l’alto lago di Como si scontrarono o incrociarono piani e uomini che prove-nivano da molto lontano: fascisti e partigiani comunisti, partigiani azionisti e guardia di Finanza, socialisti, libe-rali e democristiani, militari tedeschi e americani, agenti più o meno segreti di varie nazionalità (compresa quella Svizzera). E su tutti Benito Mussolini, con i suoi progetti, le sue incertezze e soprattutto il suo destino: è lui la figu-ra chiave di quelle ore, di quei piani e di quegli uomini, l’elemento che condizionerà tutti gli altri.

La differenza che passa tra l’idea prevalente, soprat-tutto nell’Accademia, di un Mussolini in fuga che, con-fuso, sbandato e abbandonato dai suoi, incappa nei suoi

Dongo, paese sul lago di Como, fotografato nel 1945. Nella pagina: Benito Mussolini, nello stesso anno

STORIA IN RETE | 14 Giugno 2008 15 | STORIA IN RETEGiugno 2008

MUSSOLINIObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoObbiettivoMUSSOLINIMUSSOLINIMUSSOLINIMUSSOLINIMUSSOLINIMUSSOLINIMUSSOLINIMUSSOLINIMUSSOLINIMUSSOLINIMUSSOLINIMUSSOLINIMUSSOLINI

raffazzonata e dilettantesca non solo nella cura dei dettagli che - quando si tratta di Storia - così secondari poi non sono mai. A volte certe cose fanno sorridere come quando si vede una ricostruzione (in gergo docu-fiction) in cui l’anarchico Michele Schirru che nel 1931, in una stan-

programma (scritto da Davide Savelli e Cosimo Calamini, regia di Graziano Conversano) verrà riproposto a ripeti-zione nei prossimi mesi, ecco qualche osservazione per guardare con occhio critico, diciamo pure severo, un’ope-razione che dal punto di vista storico si è rivelata more solito decisamente

giustizieri, e quella di un intrecciarsi di piani e obbiettivi diversi, compre-si quelli del dittatore, è la stessa che passa tra uno scippo in metropolita-na e il «Colpo del Secolo». E’ ovvio che l’approccio psicologico di chi, a distanza di anni, si interroga su quei fatti risentirà sempre del pre-giudizio che grava sull’oggetto dell’indagine. E’ questo l’errore di impostazione che ha portato fuori strada molti storici “di professione” oltretutto infastiditi dal doversi impegnare in un setto-re egemonizzato, fin dall’inizio, da giornalisti. Che in molti casi avranno anche preso le loro belle cantonate ma cui dobbiamo, fin dai primi anni Cinquanta, un’importante messe di informazioni e riscontri ancora oggi fondamentali per capire, per lo meno per sommi capi, cosa accadde prima e dopo Dongo. Il punto di partenza di ogni ricerca dovrebbe essere sem-pre lo stesso: conoscere bene fatti, persone e luoghi. Quindi, quando tutte le carte valide sono sul tavo-lo, provare a costruire una propria interpretazione. Sembra facile ma evidentemente non lo è visto che non lo fa quasi nessuno nonostante l’attenzione per gli ultimi giorni di Mussolini non accenni a diminuire. Come dimostrano alcune “novità” in televisione e in libreria…

«Obbiettivo Mussolini» è una mi-niserie andata in onda a maggio su «History Channel»: tre puntate per analizzare in modo documentaristico tre momenti della vita del dittatore fascista: gli attentati che lo perse-guitarono nei primi anni di governo; i tentativi tedeschi di liberarlo dalla prigionia del Gran Sasso dopo il 25 luglio ’43; e la caccia all’uomo che si scatenò nei suoi confronti all’in-domani del 25 aprile 1945. Poiché, secondo le abitudini, della pay-TV il

d’aria circa 800 metri dalla riva del lago. Altro che chilometri.

A queste ed altre imprecisioni – in cui non cade nessun libro tra quel-li pubblicati negli ultimi vent’anni, percui sorge naturale la domanda: “dove si son documentati gli auto-ri?” – se ne aggiungono poi altre, e di più gravi, perché alterano sostan-zialmente la sequenza dei fatti così come è conosciuta e assodata in al-cuni punti fondamentali. Partiamo dalle omissioni: non vengono mai ci-tati in 50 minuti di documentario al-cuni dei più importanti protagonisti di quelle ore: ad esempio il generale comandante delle SS in Italia, Karl Wolff, probabile regista occulto della cattura di Mussolini; oppure il gene-

rale Raffele Cadorna, comandante del Corpo Volontari della Libertà, cioè il braccio militare della Resistenza che la sera del 27 aprile 1945, subito dopo l’arrivo a Milano della notizia dell’arresto di Mussolini a Dongo, in-gaggiò un silenzioso e duro braccio di ferro con i politici di sinistra che egemonizzavano il Comitato Libera-zione Nazionale Alta Italia (Pertini, Longo, Valiani, Sereni, Bauer…):

sarebbe ancora «in divisa nazista» mentre il famoso travestimento con-sistette nell’indossare solo un pastra-no tedesco ed un elmetto. Mussolini, secondo alcune testimonianze ven-ne riconosciuto proprio perché dal cappotto tedesco facevano capolino i pantaloni della divisa militare ita-liana con la caratteristica banda nera su grigioverde. Appena riconosciuto Mussolini si liberò del cappotto – che del resto aveva indossato controvo-glia, dopo varie insistenze – e non volle più indossarlo nonostante sen-tisse freddo. Ad esempio, lo rifiutò platealmente a chi glielo porgeva nel Municipio di Dongo prima di trasfe-rirlo a Germasino, sui monti sopra il lago. Il Municipio di Dongo poi nel racconto di «Obbiettivo Mussolini»

diventa, per due volte, niente poco di meno che «la prefettura di Dongo» mentre il luogo chiave di tutta la vi-cenda, Casa De Maria a Bonzanigo, il luogo dove probabilmente si consu-merà la tragedia la notte tra il 27 e il 28 aprile, diventa un «rudere iso-lato a pochi chilometri da lago». In realtà Casa De Maria era ed è la più grande casa del paese, ieri come oggi regolarmente abitata e dista, in linea

za d’albergo, si prepara ad attentare alla vita di Mussolini e per aver ben chiare le fattezze del suo obbiettivo fissa una foto del periodo della RSI, quindi di ben 13 anni dopo… Altre pecche, ben più gravi, sono invece quelle contenute nella terza puntata della serie, quella dedicata agli ul-timi giorni di Mussolini dove errori sostanziali si mischiano a sciatterie ed omissioni di una certa importan-za. Questo, va precisato, per il sem-plice fatto che la Storia ha bisogno, come condizione essenziale, della precisione. E, ad esempio, parlare del discorso del Teatro Lirico di Milano di Mussolini del 16 dicembre 1944, quindi in piena Repubblica Sociale, e mostrare un Mussolini che parla al Teatro Adriano di Roma almeno tre anni prima, non è proprio indice di accuratezza visto che le immagini del discorso di Milano esistono. Oltretut-to di quel discorso esiste anche la re-gistrazione audio quindi perché farlo recitare da un attore? Anche la scel-ta degli intervistati non sembra delle più felici, visto che erano per lo più privi di una conoscenza approfondi-ta del tema su cui sono stati chia-mati (ed hanno accettato) di parlare. Spiace ad esempio veder coinvolto in un’operazione così raffazzonata un docente serio come Alessandro Campi (Storia delle dottrine politiche a Perugia) così come un ricercatore non meno preparato nel suo campo come Mauro Canali, di cui però non si ricordano ricerche specifiche sul-l’argomento “Dongo e dintorni”.

Il racconto delle ultime vicende mussoliniane è zeppo di “perle”: ad esempio scopriamo che tra le “ipote-si” fantasiose che vengono proposte a Mussolini per una eventuale fuga c’è «la fuga in aereo». Ipotesi così fantasiosa che l’aereo (un Savoia Marchetti con insegne croate) che sa-rebbe stato a disposizione di Musso-lini partì tranquillamente da Milano il 23 aprile e dopo poche ore di volo senza intoppi atterrò a Madrid. A bor-do, tra gli altri, anche i genitori e la sorella di Claretta Petacci. Scopriamo che arrivato a Casa De Maria (quin-di varie ore dopo la cattura) il Duce

Raffaele Cadorna voleva prendere Mussolini e consegnarlo agli Alleati; comunisti, socialisti e azionisti volevano catturarlo, processarlo e giustiziarlo platealmente a Milano, a Piazzale Loreto

Mussolini saluta dal palco del Teatro Lirico di Milano, il 16 dicembre 1944

STORIA IN RETE | 16 Giugno 2008 17 | STORIA IN RETEGiugno 2008

La differenza fra l’idea di un Mussolini in fuga che, confuso e abbandonato da tutti, incappa nei suoi giustizieri, e quella di un intrecciarsi di piani e obbiettivi diversi, compresi quelli del dittatore, è la stessa che passa tra uno scippo in metropolitana e il «Colpo del Secolo»

Settembre 1945: riunione degli esponenti di CLNAI e CLN. Il CLNAI fu fermo nel perseguire l’eliminazione di Mussolini