copertura di protezione della villa minoica di gortina · 2016. 12. 20. · della villa minoica di...

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37) Ibid ., p. 567 ss. 38) PARIBENI, in M on. AnI ., XIV, ' 905, col. 739 sS. , fi gg. 37-40; BANTI, in Annuario, XIX- XXI (N. S. III - V) , '94'-43, p. 19 sS., figg . 6-8 ; ZERVOS, p. 319, fig. 461; cfr. ALEXIOU, loc. cit., p. 199, nota 57, tav. IX, 2; Festòs, II, p. II 4, fig. 62 a; ZERVOS, p. 318, fig. 468. 39) Sulla t anto discussa datazione e sull'uso dei tubi sacrificati, talora (com'è il caso per gli esemplari della nostra vi ll a) per il fondo chiuso rit e- nuti invece vasi da fiori per offe rt e alla divinità, cfr. MARINATOS, lo e. ci t. , p. 285 s. ; per le co pp e svasate, cfr. ibid., p. 285, fig. 7 b. 40) Boll. d' ArI e, '955, p. '54, fig. 27 · 41) D ell'importantissimo materiale plastico di questo santuario è stata data finora so lo una sommaria pubblicazione da N. PLATON, in II paK'TtKa, '952, p. 631 ss .; cfr. anche ZERVOS, p. 278 sS., fig. 396 ss. 42) ZERVOS, p. 356, fig. 521. 43) ZERVOS, p. 280, fig. 398. 44) PLATON, loc. cit., p. 632, fig . 13. Anche in questo santuario troviamo rappresentazioni di donne incinte come la nostra dal va nO VI , Inv. G. 1125, cfr. ibid., p. 632. 45) V. MVRES , in Br. S eh. Ath ., IX, '902-3, p. 356 ss., specialmente tav. X. La rozzezza di alcune figurine rispetto a quelle più raffinate ha già fatto sospettare al Bosanquet c he le prime appartenessero a Un a data più avanzata, cfr. ibid., p. 36r. 46) ZERVOS, p. 310, fig. 452; p. 342, fig. 498. 47) PM, IV, p. 881. 48) V. Arehaeology oJ Crece, p. 189, pi anta I I. 49) PM, IV, p. 298; cfr. Br. Seh . Ath ., VI , 1899-1900, p. 25. Bisogna notare però che dalle prime relazioni app arirebbe come H parallelamente n, cioè assieme, ai frammen ti di stile architettonico (o Us tile del palazzo,,) sono sta ti rinvenuti altri in stile Il naturalistico ," che ris ulta poi stilizzato in mo- tivi simili ai nostri di Gortin a: cfr. EVANS, Br . Sch. Ath ., VII, 1900-01, p. 51; MAC KENZIE, Jour. Hell. St ., XXIII , 1903, p. 194, figg. II - I2. 50) PM, IV, p. 359 ss. 51 ) Ibid., p. 639; cfr. p. 280, fi g. 215 e p. 360, fig. 301. 52) Ibid., p. 291. 53) I bid., p. 353. 54) Ibid., p. 358. Aggiun ge qui l'A. che poco dopo invece, nel TM III a, Cnosso di nuovo imporrebbe la sua arte (quando oramai il grande palazzo non esisteva più) a tutta l'arte micenea circostante (ibid., p. 369 ss.). 55) Ibid. , p. 639· 56) Ibid., p. 298 s., nota I, cfr. p. 282, fi g. 216. Anche gli altri vasi de- corati col bel moti vo delle ampie spirali di fogliette o lobi, e con quello dei papiri stilizzati (come l'oi nochoe, Palaikascr o, p. 46, fig. 35), hanno subito la medesima sorte dell'anfora di Micene. Ma il motivo ritorna anche su un'olia con becco a pont e, attribuita invece all'ultimo momento di vita del palazzetto di H. Triada, v. Fes t òs, II, p. 533, fig. 293 b. 57) Come in Fest òs, II, p. 546 ss. 58) V. soppr a ttutto le ceramiche dal pozzo di Gypsàdes, PM, II , p. 549. fi g. 349; III , p. 278 S., fig. 186 s. Cfr. anche ZERVOS, p. 387, fig. 566; p. 386, fi gg. 564-5, questi due ultimi con decorazioni a rami si a nell'interno che sull'esterno dei vasi. 59) PM, IV, p. 342 s., figg. 285-6. 60) Per Nirou Hani lo scavatore stesso, Xanthoudides, ha suggerito ch e - malgrado la classificazione s ino da allora corrente delle ceramiche (sulla quale riserva i suoi dubbi) - buona parte dei rinvenimenti della villa scen da fino al TM II: v. 'ApX . 'E</>. , 1922, p. I SS. , per ques to gi Udizio p. 24. Per Gourni à, bench è si affacci l'ovvia obbiezione (Gournià, p. 43) che in una piccola città provinciale non v'è da aspettarsi di rinvenire suppellet- tili della qualit à di quelle d'una capitale, si conclude tuttavia ch e la città è stata distrutta nel TM I solo perchè i suoi rinvenimenti non hanno rag- giunto il carattere fastoso di quelJi cnossi. 61) La pi anta del megaron miceneo di Tylissos, secondo in spl endore solamente a quello di H. Triada, è stata tracciata durante gli ultimi lavori di res tauro nella località da parte dell'Eforo Platon. 62) Cfr. Gournià, ta vv. I-II, VII-IX e G-K. 63) Cfr. per es. il boccale, Gournià, tav. IX, IO, COn le anfore cnossie, PM, IV, p. 320 s., fi gg. 260-62; e il bacino troncoconico Gournià, tav. IX, 3', con le anfore della tomba di I so pata e del Piccolo Palazzo, PM, IV, p. 326 s., fi gg. 266-70. 64) Cfr. Gournià, tav. VIII , 22 e PM, IV, p. 354, fig. 297 d. 65) Cfr. per es. la brocca e l'urna cilindrica, Gournià, tavv. IX, 29 e VIII , 21, Con la coppa a piedestallo, PM, IV, p. 362, fig. 302. Più simile a quella cnossia è la stilizzazione delle rosette, associate a fiori di loto, non- chè a una banda di spiralette sciolte, sull'urna cilindrica da Mochlos, v. ZER- VOS, p. 389, fig. 573. 66) Gournià, tavv. VIII , 26, IX, 12 e 28, B, G, I ; Fest òs, II, p. 274, fi g. 171; PM, IV, p. 364, fig. 304 c. 67) Gournià, tav. VII, 35 ; tav. VIII , 19-20 e I b. 68) XANTHOUDIDES, loe. cit., p. 17 sS., fig. 14 ss. 69) Cfr . ibid., p. 19, fig. 16, e PM, IV, p. 303, fig. 238. Ancora più sti- lizzato è il motivo della tazzina di H. Triada, Fest òs, II, p. 555, fig. 302. 70) XANTHOUDIDES, loe. cit., p. 14, fig. II C; Gournià, tav. V, 26. 71) Cfr. HAZZIDAKIS, Tylissos à l'époque minoenne, p. 21 SS. , figg. 7-II; p. 32, fi g. 14; ID., L es Villas minoennes de Ty/i ssos, tav. XXIV ; PM, IV, p. 286, fig. 220; Festòs, II, p. 554, fig. 301. 72) Cfr . per es. PM, IV, p. 309, fig. 244 e p. 355, fig. 298. 73) Vasi purtroppo quasi tutti anCOra inediti : cfr. ALEXIOU in KPTJTLXpOVL KU, VI, 1952, p. 9ss . Cfr. gli uccelli del tutto stilizzati sull'alabastron schiacciato dalla tomba del Portatore di mazza " , PM, IV, p. 357, fig. 300, associati a fio ri di croco e a croci di malta. 74) Gournià, t av. J. 75) Inv. C. 6768-69. 76) V. Fes c òs, II, p. 549 s., fig. 300; R. B. SEAGER, Exeav. at Pseira, Univo oJ Pennsylvania Anchrop. PubI. , III, I, '9'0, UV. VII. Cfr. a Ps eira anche il bel bocca le con la medesima ghirlanda di elementi cuoriformi, ibid., l avo Il b, e l'urna cilindrica con tali elementi staccati, p. 30, fig. I l. 77) V. MARINATOS, in 'ApX . ' E</>., 1939-41, tavv. 1-2. 78) V. Palaikastro, Br. Sch. Ath., Suppl. I, p. 29, fig. 18, tav. XVI e; brocchetta con gigli, ibid., tav. XV d, cfr. con la tazza cnossia già citata, PM, IV, p. 354, fig. 297 d; per la brocca dei papiri, ibid., ta v. XVIII b, ZERVOS, p. 391, fig. 577; cfr. con l' anfo ra di Micene, PM, IV, p. 321, fig. 262 a, e coi vasi cnossi, ibid ., p. 326 55., fig. 268 ss. 79) ZERVOS, p. 380, fig. 558. 80) Fescòs , II, p. 535, fig. 296. 81) La difficoltà di tracciar e una netta linea divisoria tra TM II b e TM III a è ammessa pure dall' Evans, PM, IV, p. 356. Materiali differentemente attribuibili ai due periodi sono stati rinvenuti recentemente nelle tombe sca- vate dall'Eforo Platon a Mersina presso a Sitia nella Creta orientale, come anche nella tomba da noi testè scavata in territorio festio presso a Kamilari. 82) Cfr. HUTCHINSON, in Br. Sch. Ath ., LI, 1956, p. 70. 83) A. FURUMARK, Mye. Pottery, p. 610, forma 164, cfr. p. 37, fi g. 9. Ma nello sviluppo dell'anfora a staffa secondo questa classificazione vi sarebbe una lacuna tra la forma globulare-schiacciata, ri salente al TM Il a, e la nostra forma ovoidale: cfr. ID., Chron . of che Mye. Pottery, p. 24, forma 46, n. 169. 84) WACF, in Br. Seh. Ath ., XLVIII, 1953, p. '3, tav. 7, c-d, tav. 9 d. 85) Fest òs, II, p. 396 s., figg. 259 b, 260; Gournià, ta v. VII , 24; ZERVOS, p. 299, fig. 426. Un esemplare, assai simile a qu ello della nos tra fig. 37 b, pr o- veniente dalla Casa Sud di Cnosso, è attribuito dell'Evans al TM I, v. PM, II , p. 381, fig. 21 3 b. 86) D al vano {}. Inv. C. 10677. 87) FURUMARK, Mye. Pottery, p. 373, fig. 65, tipo 53, 14. 88) PM, IV, p. 735, fig. 720 a-b. A festoni è decorata un'anfora a st affa da Zafer Papoura, datata fra il TM II e il TM III a, ibid., p. 642, fig. 630. 89) Ibid., IV, p. 340, fig. 282; p. 1009, fig. 960 e. 90) Ibid., II, p. 360 ss.; IV, p. 872 s.; I, p. 577, fig. 421. COPERTURA DI PROTEZIONE DELLA VILLA MINOICA DI GORTINA L A SCUOLA ARCHEOLOGICA ITALIANA di Atene, nella campagna di scavo del 1958, mise in luce i resti di una villa di età tardo-minoica avanzata in località Kannia, nel territorio di Gortina a Creta. I muri ci sono pervenuti scarsamente conservati in altezza poichè l'aratro ha sconvolto i ruderi coperti da un sottile strato di terra di riporto asportando a poco a poco le pietre di piccole dimensioni e rigando i grossi massi che opponevano resistenza con la loro mole (fig. 2). FIG. l - MODELLO DELLA COPERTURA DI KANNIA ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

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  • 37) Ibid ., p. 567 ss. 38) PARIBENI, in M on. AnI., XIV, ' 905, col. 739 sS., fi gg. 37-40; BANTI,

    in Annuario, XIX- XXI (N. S. III- V) , '94'-43, p. 19 sS., figg . 6-8 ; ZERVOS, p. 319, fig. 461; cfr. ALEXIOU, loc. cit., p. 199, nota 57, tav. IX, 2; Festòs, II, p. II 4, fig. 62 a; ZERVOS, p. 318, fig. 468.

    39) Sulla tanto discussa datazione e sull'uso dei tubi sacrificati, talora (com'è il caso per gli esemplari della nostra villa) per il fondo ch iuso rite-nuti invece vasi da fiori per offerte alla divinità, cfr. MARINATOS, loe. ci t. , p. 285 s. ; per le coppe svasate, cfr. ibid., p. 285, fig. 7 b.

    40) Boll. d'ArIe, '955, p . '54, fig. 27· 41) D ell'importantissimo materiale plastico di questo santuario è stata

    data finora solo una so mmaria pubblicazione da N . PLATON, in IIpaK'TtKa, '952, p . 631 ss .; cfr. anche ZERVOS, p . 278 sS., fig . 396 ss.

    42) ZERVOS, p. 356, fig. 521. 43) ZERVOS, p. 280, fig. 398. 44) PLATON, loc. cit., p. 632, fig . 13. Anch e in questo santuario troviamo

    rappresentazioni di donne inci nte come la nostra dal vanO VI, Inv. G . 1125, cfr. ibid., p. 632.

    45) V. MVRES, in Br. S eh. Ath., IX, '902-3, p. 356 ss., specialmente tav. X . La rozzezza di alcune figurine rispetto a quelle più raffinate ha già fatto sospettare al Bosanquet c he le prime appartenessero a Una data più avanzata, cfr. ibid ., p. 36r.

    46) ZERVOS, p . 310, fig. 452; p . 342, fig. 498. 47) PM, IV, p. 881. 48) V. Arehaeology oJ Crece, p. 189, pianta I I. 49) PM, IV, p. 298; cfr. Br. Seh . Ath., VI, 1899-1900, p. 25. Bisogna

    notare però che dalle prime relazioni apparirebbe come H parallelamente n, cioè assieme, ai frammen ti di stile architettonico (o Ustile del palazzo,,) sono stati rinvenuti altri in stile Il naturalistico ," che ris ulta poi stilizzato in mo-tivi s imili ai nostri di Gortina: cfr. EVANS, Br. Sch. Ath., VII, 1900-01, p. 51; MACKENZIE, J our. Hell. St., XXIII, 1903, p. 194, figg. II - I2.

    50) PM, IV, p . 359 ss. 51 ) Ibid ., p. 639; cfr. p. 280, fi g. 215 e p. 360, fig. 301. 52) Ibid., p. 291 . 53) Ibid., p. 353. 54) Ibid., p. 358. Aggiunge qui l'A. che poco dopo invece, nel TM III a,

    Cnosso di nuovo imporrebbe la sua arte (quando oramai il grande palazzo non esisteva più) a tutta l'arte micenea circostante (ibid., p. 369 ss .).

    55) Ibid. , p. 639· 56) Ibid., p. 298 s., nota I, cfr. p. 282, fi g. 216. Anche gli altri vasi de-

    corati col bel motivo delle ampie spirali di fogliette o lobi, e con quello dei papiri stilizzati (come l'oinochoe, Palaikascro, p. 46, fig. 35), hanno subito la medesima sorte dell'anfora di Micene. Ma il motivo ritorna anche su un'olia con becco a ponte, attribuita invece all'ultimo momento di vita del palazzetto di H. Triada, v. Festòs, II, p . 533, fig. 293 b.

    57) Come in Festòs, II, p. 546 ss. 58) V. sopprattutto le ceramiche dal pozzo di Gypsàdes, PM, II, p . 549.

    fig. 349; III, p . 278 S., fig . 186 s. Cfr. anche ZERVOS, p . 387, fig. 566; p. 386, fi gg. 564-5, questi due ultimi con decorazioni a rami sia nell'interno che sull'esterno dei vasi.

    59) PM, IV, p . 342 s., figg. 285-6. 60) Per Nirou Hani lo scavatore stesso, Xanthoudides, ha suggerito

    ch e - malgrado la classificazione sino da allora corrente delle ceramiche (sulla quale ri serva i suo i dubbi) - buona parte dei rinvenimenti della villa scenda fino al TM II: v. 'ApX . 'E. , 1922, p. I SS. , per questo giUdizio p. 24. Per Gournià, benchè si affacci l'ovvia obbiezione (Gournià, p. 43) che in una piccola città provinciale non v'è da aspettarsi di rinvenire suppellet-tili della qualità di quelle d'una capitale, s i conclude tuttavia che la città è stata distrutta nel TM I solo perchè i suoi rinvenimenti non hanno rag-giunto il carattere fastoso di quelJi cnossi.

    61) La pianta del megaron miceneo di Tylissos, secondo in splendore solamente a quello di H. Triada, è stata tracciata durante gli ultimi lavori di res tauro nella località da parte dell'Eforo Platon.

    62) Cfr. Gournià, tavv. I-II, VII-IX e G-K. 63) Cfr. per es. il boccale, Gournià, tav. IX, IO, COn le anfore cnossie,

    PM, IV, p. 320 s ., figg. 260-62; e il bacino troncoconico G ournià, tav. IX, 3', con le anfore della tomba di Isopata e del Piccolo Palazzo, PM, IV, p. 326 s., fi gg. 266-70.

    64) Cfr. Gournià, tav. VIII, 22 e PM, IV, p . 354, fig. 297 d. 65) Cfr. per es. la brocca e l'urna cilindrica, Gournià, tavv. IX, 29 e

    VIII, 21, Con la coppa a piedestallo, PM, IV, p . 362, fig. 302. Più simile a quella cnossia è la stilizzazione delle rosette, associate a fiori di loto, non-chè a una banda di spiralette sciolte, sull'urna cilindrica da Mochlos, v. ZER-VOS, p. 389, fig. 573.

    66) Gournià, tavv. VIII, 26, IX, 12 e 28, B, G , I ; Festòs, II, p . 274, fi g. 171; PM, IV, p . 364, fig. 304 c.

    67) Gournià, tav. VII, 35 ; tav. VIII, 19-20 e I b. 68) XANTHOUDIDES, loe. cit., p. 17 sS., fig. 14 ss. 69) Cfr. ibid., p. 19, fig. 16, e PM, IV, p . 303, fig. 238. Ancora più sti-

    lizzato è il motivo della tazzina di H. Triada, Festòs, II, p. 555, fig. 302. 70) XANTHOUDIDES, loe. cit., p. 14, fig. II C; Gournià, tav. V, 26. 71) Cfr. HAZZIDAKIS, Tylissos à l'époque minoenne, p. 21 SS., figg. 7-II;

    p. 32, fi g. 14; ID., L es Villas minoennes de Ty/issos, tav. XXIV ; PM, IV, p. 286, fig. 220; Festòs, II, p. 554, fig. 301.

    72) Cfr. per es. PM, IV, p . 309, fig. 244 e p. 355, fig. 298.

    73) Vasi purtroppo quasi tutti anCOra inediti : cfr. ALEXIOU in KPTJTLKà XpOVLKU, VI, 1952, p. 9ss. Cfr. gli uccelli del tutto s tilizzati sull'alabastron schiacciato dalla tomba del ~ ~ Portatore di mazza " , PM, IV, p. 357, fig. 300, associati a fiori di croco e a croci di malta.

    74) Gournià, tav. J. 75) Inv. C. 6768-69. 76) V. Fescòs, II, p. 549 s., fig. 300; R. B. SEAGER, Exeav. at Pseira, Univo

    oJ Pennsylvania Anchrop. PubI. , III, I, '9'0, UV. VII. Cfr. a Pseira anche il bel boccale con la medesima ghirlanda di elementi cuoriformi, ibid., lavo Il b, e l'urna ci lindrica con tali elementi s taccati, p. 30, fig. I l.

    77) V. MARINATOS, in 'ApX. ' E., 1939-41, tavv. 1-2. 78) V. Palaikastro, Br. Sch. Ath., Suppl. I, p. 29, fig. 18, tav. XVI e;

    brocchetta con gigli, ibid., tav. XV d, cfr. con la tazza cnoss ia già citata, PM, IV, p. 354, fig. 297 d; per la brocca dei papiri, ibid., tav. XVIII b, ZERVOS, p. 391, fig. 577; cfr. con l'anfora di Micene, PM, IV, p. 321, fig. 262 a, e coi vasi cnossi, ibid., p. 326 55., fig. 268 ss.

    79) ZERVOS, p. 380, fig. 558. 80) Fescòs, II, p . 535, fig. 296. 81) La difficoltà di tracciare una netta linea divisoria tra TM II b e TM

    III a è ammessa pure dall'Evans, PM, IV, p. 356. Materiali differentemente attribuibili ai due periodi sono stati rinvenuti recentemente nelle tombe sca-vate dall'Eforo Platon a Mersina presso a Sitia nella Creta orientale, come anche nella tomba da noi testè scavata in territorio festio presso a Kamilari.

    82) Cfr. HUTCHINSON, in Br. Sch. Ath., LI, 1956, p . 70. 83) A. FURUMARK, Mye. Pottery, p. 610, forma 164, cfr. p. 37, fig. 9. Ma

    nello sviluppo dell'anfora a staffa secondo questa classificazione vi sarebbe una lacuna tra la forma globulare-schiacciata, risalente al TM Il a, e la nostra forma ovoidale: cfr. ID., Chron. of che Mye. Pottery, p. 24, forma 46, n . 169.

    84) WACF, in Br. Seh . Ath ., XLVIII, 1953, p . '3, tav. 7, c-d, tav. 9 d. 85) Festòs, II, p . 396 s., figg. 259 b, 260; Gournià, tav. VII, 24; ZERVOS,

    p. 299, fig. 426. Un esemplare, assai simile a quello della nostra fig. 37 b, pro-veniente dalla Casa Sud di Cnosso, è attribuito dell'Evans al TM I, v. PM, II, p . 381, fig. 21 3 b.

    86) Dal vano {}. Inv. C. 10677. 87) FURUMARK, Mye. Pottery, p. 373, fig. 65, tipo 53, 14. 88) PM, IV, p. 735, fig. 720 a-b. A festoni è decorata un'anfora a staffa

    da Zafer Papoura, datata fra il TM II e il TM III a, ibid., p. 642, fig. 630. 89) Ibid., IV, p. 340, fig. 282; p. 1009, fig. 960 e. 90) Ibid., II, p . 360 ss.; IV, p. 872 s.; I, p . 577, fig. 421.

    COPERTURA DI PROTEZIONE DELLA VILLA MINOICA DI GORTINA

    L A SCUOLA ARCHEOLOGICA ITALIANA di Atene, nella campagna di scavo del 1958, mise in luce i resti di una villa di età tardo-minoica avanzata in località Kannia, nel territorio di Gortina a Creta.

    I muri ci sono pervenuti scarsamente conservati in altezza poichè l'aratro ha sconvolto i ruderi coperti da un sottile strato di terra di riporto asportando a poco a poco le pietre di piccole dimensioni e rigando i grossi massi che opponevano resistenza con la loro mole (fig. 2).

    FIG. l - MODELLO DELLA COPERTURA DI KANNIA

    ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

  • FIG. 2 - KANNIA - VEDUTA DELLE ROVINE DOPO GLI SCAVI

    FIG. 3 - KANNIA - VEDUTA DELLE ROVINE DOPO LA COSTRUZIONE DELLA COPERTURA E IL RESTAURO DEI PITHOI

    FIG. 4 - KANNIA - DETTAGLIO DELLA COPERTURA

    Verso est la pianta dell'edificio è quasi illeggibile poichè i muri sono ridotti ad un solo filare di pietre.

    La villa rispecchia le caratteristiche costruttive del-l'epoca in cui è sorta : la tecnica è pOCO accurata ed i muri sono costruiti con materiali di recupero appartenenti ad un edificio preesistente sul luogo stesso o nei pressi. Le scarse rovine, poco notevoli dal punto di vista archi-tettonico, offrono un maggiore interesse per la distribu-zione planimetrica dei vani e soprattutto per le suppellettili in essi contenute.

    Il rinvenimento del singolare complesso di pithoi esi-stenti nei magazzini dell' edificio ha suggerito l'idea della loro conservazione in posto. La particolarità della scoperta è data appunto dal numero più che dalla originalità di ogni singolo esemplare. I pithoi, molto simili tra di loro, sono di tipo comune ; non hanno decorazione dipinta, ma fasce in rilievo semplici od ondulate. Fuori dello scavo, ridotti ad un ammasso di cocci, sarebbero finiti nei magazzini di un museo a disposizione di pochi spe-cialisti. Sul posto invece (fig. 3), ci illustrano un aspetto della vita minoica e ci danno la possibilità di muoverci nello spazio antico come nessun museo potrebbe mai offrirci. Nello stesso tempo i ruderi, simili ad una pianta

    ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

  • in rilievo, sono valorizzati: i muri, pur avendo perduto la loro funzione iniziale di dividere gli ambienti e crearne lo spazio, incorniciano i gruppi di pithoi e guidano il visitatore attraverso i vani.

    Il proposito di far rivivere i pithoi, do-po la ricomposizione ed il restauro, tra i muri in cui vennero ritrovati, suscitò il problema della loro protezione. Il clima di Creta, e particolarmente quello della Messarà, permette l'attuazione di questo singolare museo immerso nella natura. Le piogge sono molto scarse (380 mm. all'anno) e stagionali; la temperatura è mite con media annuale di 19°. FIG. 5 - KANNIA - VEDUTA DELLA COPERTURA DI PROTEZIONE DA NORD

    Si trattava quindi di proteggere dalle intemperie le suppellettili dei vani piuttosto che i pavi-menti, i muri od altri elementi architettonici. A questo scopo è stata studiata una copertura leggera e trasparente, limitata esclusivamente all'area occupata dai pithoi. La for-ma, in pianta, è stata suggerita dalla disposizione dei vani che dovevano essere protetti; nello spazio, dalla natura circostante. È stato inserito nel paesaggio un sottile ele-mento orizzontale che si accorda con la pianura coltivata a frumento e vigne, e cosparsa di ulivi (fig. 5). Osservati in lontananza i due spioventi creano infatti un segmento orizzontale (fig. 8). La forma irregolare e discontinua (figg. 1,4), suggerita dalla posizione dei pithoi, ha la carat-teristica pratica, per la spezzata superficie orizzontale, di resistere meglio ai mulinelli. Nella zona, molto venti-lata durante tutto l'anno e particolarmente d'inverno, sono infatti frequenti gli incroci di correnti d'aria. L'inclina-zione delle due falde (con pendenza verso Nord e verso Sud) è lieve, oltre che per motivi di carattere estetico, per evitare la forte pressione del vento.

    Nel realizzare la protezione si è seguito un concetto di contrasto tra i ruderi e la copertura, sia nella linea che nel materiale: l'elemento protettivo non si fonde con le

    FIG. 6 - FESTÒS - COPERTURA DEL MAGAZZINO LVIII DEL PRIMO PALAZZO

    antichità nè per colore nè per forma; denuncia immedia-tamente la sua funzione e, con la sua scarna semplicità, evita che l'attenzione del visitatore sia turbata e distolta dalle antichità. Poichè nel nostro caso il clima lo consente, non si è fatto uso di protezioni laterali che avrebbero creato diaframmi tra ruderi e natura. La superficie co-prente è sufficientemente ampia per evitare i piovaschi.

    Il fattore economico è stato tenuto costantemente pre-sente ed ha giovato alla costruzione rendendola sobria e strettamente funzionale.

    È stato scelto, come materiale portante, il ferro (tubi di diversa dimensione a seconda del loro impiego) per la pos-sibilità di avere sezioni minime e, come manto coprente, materiale plastico Edilux con leggera tonalità verdognola.

    Con la luminosa trasparenza si è voluto evitare la pre-senza di un soffitto opaco che poteva dare l'impressione di un ambiente chiuso e suggerire proporzioni e dimen-sioni dell'originario spazio interno a noi ignoto.

    La luce risultante è fredda, uniformemente diffusa e quin-di l'intelaiatura non proietta ombre sui muri e sui pithoi.

    Per evitare le capriate si sono mantenuti gli interassi dei tubi verticali ad una media di m. 3,70. Ciò permette

    FIG. 7 - FESTÒS - COPERTURA IN CEMENTO ARMATO ESEGUITA NEL 1950 SU! VANI 50 E 81 DEL SECONDO PALAZZO

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  • esposizione alle intemperie. È allo stu-dio una adeguata protezione di tutte le parti deperibili del palazzo di Festòs e si trarrà vantaggio dall' esperienza conseguita dopo le prime applicazioni.

    FIG. 8 - KANNIA - VEDUTA DELLA COPERTURA DA SUD-OVEST

    Nel realizzare le protezioni di Kannia e di Festòs è stato scartato il cemento armato - adottato a Cnosso, a Festòs nel 1950 (fig. 7) (Boli. d'arte, 1952, p. 321 , fig. 3 e nota 8) e a Lerna nel 1957 (fig. 9) - per evitare il violento inseri-mento nel paesaggio di un volume estra-neo, per non suggerire l'impressione di una ipotetica ricostruzione dell ' edificio antico e per evitare l' incombere di una

    la massima leggerezza nella struttura senza che gli esili elementi verticali rendano frammentaria la visione generale delle rovine. I pilastri sono stati inseriti di fianco ai muri o in punti tali da non disturbare la circolazione dei visitatori, e soprattutto senza recar danno ai ruderi. La frequenza dei pilastri, frazionando il carico, permette plinti di fonda-zione esili con un minimo disturbo degli strati archeologici.

    Ai tubi verticali, allineati ~econdo la direzione nord-sud sono stati saldati i tubi portanti orizzontali. In dire-zione perpendicolare a questa sono stati avvitati altri tubi di diametro inferiore alla distanza di cm. 60 l'uno dall'al-tro. L'insieme di questi correntini costituisce il piano di posa a cui è fissato il manto.

    Il materiale plastico forma una superficie senza solu-zione di continuità sia nel senso della larghezza che della lunghezza e non è forato da chiodi o viti, ma saldamente ancorato ai tubi nella parte inferiore per mezzo di morsetti.

    Con lo stesso sistema è stata attuata a Festòs la copertura del magazzino LVIII (fig. 6) che offriva un caso analogo a quello di Kannia poichè in esso si rinvennero 9 pithoi con decorazione policroma (Boli. d'Arte 1956, pp. 251-252, figg. 30-31). I! problema era però più complesso perchè si trattava qui di proteggere, oltre che i vasi re-staurati e ricollocati in posto, anche i muri, le malte e l'intonaco originali, particolarmente delicati e deperibili. I materiali e gli elementi costruttivi del primo palazzo di Festòs costituiscono un raro esempio della tecnica mi-noica e meritano le più attente cure poichè negli altri palazzi cretesi (Cnosso, Mallia, Haghia Triada) sono quasi completamente scomparsi a causa della prolungata

    FIG. 9 - LERNA - COPERTURA DI PROTEZIONE IN CEMENTO ARMATO DELLA " CASA DELLE TEGOLE" ESEGUITA NEL 1957

    (da Hesperia, 1958)

    massa opaca sulle antichità ormai ridot-te, dal tempo e dalle catastrofi, ad astratte composizioni più legate alla circostante natura che non vicine al complesso ar-chitettonico della originaria epoca minoica. E . FIANDRA

    LA CERTOSA DI PAVIA

    RESTAURO DEL CHIOSTRO GRANDE

    I L CHIOSTRO GRANDE della Certosa, vigilato dalle torrette dei camini delle ventiquattro celle, che alzano le loro cuspidi aguzze come lame di alabarde, dà l'impressione che il tempo si sia fermato, immobile, e le arcate che avvolgono il prato abbiano la fissità allucinante di occhiaie vuote.

    Durante la guerra si era ottenuto, dopo lunghe tratta-tive, che la Certosa di Pavia fosse risparmiata dai bom-bardieri delle due parti, ed il cardinale Schuster, con l'aiuto del nunzio di Berna, aveva raggiunto questo difficile accordo anche grazie alla posizione del monumento, isolato in piena campagna, ben visibile e ben controlla-bile. lo dovevo garantire che non si sarebbe ricorso a nessun trucco per favorire uno o l' altro dei combattenti. Fu per questo che quando il Dollmann mi clriese di poter ricoverare alcune da!TIe della Croce Rossa tedesca, mi opposi, ed il Dollmann docilmente non insistette. Ogni tanto qualche coppia di aeroplani volteggiava intorno al tiburio, o si calava improvvisamente sui chiostri come se volesse atterrare, poi filava via e dopo pochi metri nco-minciava a crepitare il fuoco delle mitragliatrici.

    M a alla Certosa non fu rotta neppure una tegola. Ecco perchè l'improvvisa notizia datami dall'assistente

    quella mattina di giugno del 1953 mi colpì come se si fosse trattato di un fatto inconcepibile. Durante la notte, nel lato di ponente si era staccata una delle statue soste-nute dalle mensole ed era caduta a terra, per fortuna sopra un terreno erboso che aveva attutito il colpo. Si trattava della statua di S. Ambrogio. Ciò mi indusse a compiere subito un accurato esame delle condizioni generali del chiostro, e purtroppo apparve in tutta la sua gravità quel male che la minuta decorazione in terracotta nascondeva anche ad una visita discretamente attenta.

    I! chiostro è composto di centoventitrè arcate distribuite così: trentaquattro a nord, trentatrè a sud e ventisette per parte negli altri due lati. Le arcate sono sostenute da

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