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Università degli Studi “Mediterranea” di Reggio Calabria Università degli Studi “Mediterranea” di Reggio Calabria Facoltà di Architettura Facoltà di Architettura Corso di laurea in Costruzione e Gestione dell’Architettura Corso di laurea in Costruzione e Gestione dell’Architettura Corso di Corso di ANALISI DEL TERRITORIO ANALISI DEL TERRITORIO arch. Maria Giuffrida arch. Maria Giuffrida A.A. 2008/2009 A.A. 2008/2009 Lezione 1 INTORNO AL CONCETTO DI URBANISTICA

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Università degli Studi “Mediterranea” di Reggio CalabriaUniversità degli Studi “Mediterranea” di Reggio CalabriaFacoltà di ArchitetturaFacoltà di Architettura

Corso di laurea in Costruzione e Gestione dell’ArchitetturaCorso di laurea in Costruzione e Gestione dell’Architettura

Corso di Corso di ANALISI DEL TERRITORIOANALISI DEL TERRITORIO

arch. Maria Giuffridaarch. Maria Giuffrida

A.A. 2008/2009A.A. 2008/2009

Lezione 1INTORNO AL CONCETTO DI URBANISTICA

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COS’E’ L’URBANISTICA

L’urbanistica è la scienza che studia i fenomeni urbani in tutti i loro aspetti avendo come proprio fine la pianificazione del lorosviluppo storico,

sia attraverso l’interpretazione, il riordinamento, il risanamento, l’adattamento di aggregati urbani già esistenti e la disciplina della loro crescita,

sia attraverso l’eventuale progettazione di nuovi aggregati, infine attraverso la riforma e l’organizzazione ex-novo dei sistemi di raccordo degli aggregati con l’ambiente naturale.

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Come attività specificatamente intenzionata alla progettazione degli sviluppi urbani, l’urbanistica è interessata alle componenti geografiche, storiche, ideologiche, culturali, economiche, etc. del fatto urbano, nonché a tutte le esigenze tecnologiche, igieniche, educative, assistenziali ad esso connesse.

“Urbanistica”, Giovanni Astengo, in Enciclopedia dell’Arte, vol XIV, venezia, Sansoni, 1966

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COS’E’ IL PIANO

Il piano può essere considerato un costrutto dinamico di azioni, opere, interventi, finalizzati a regolare le modalità di insediamento tenendo conto dell’esistenza di interessi conflittuali, rispetto ai quali esso pone ed esprime la “sovraordinazione” dell’interesse pubblico.

Ha senso parlare di “Piano” solo in presenza di indicazioni che considerano come dato di base la progressività di eventi ed azioni connessi in qualche modo ai fenomeni insediativi.

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Il Piano tende ad assumere un connotato politico, relativo cioè alle modalità di organizzazione e conduzione dei rapporti sociali, con particolare riferimento alle questioni legate al territorio e all’ambiente in cui la società stessa (la collettività insediata) si riconosce.

Al Piano si associa sempre un atto di volontà che si esprime attraverso la formulazione di obiettivi e di un “percorso” da seguire per raggiungerli.

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GLI ALBORI DELLA DISCIPLINA IN ITALIA: I PRIMI DEL NOVECENTOIn questo periodo, caratterizzato da contributi prevalentemente divulgativi e spesso eclettici, non si può individuare un quadro disciplinare unitario, quanto piuttosto una varietà di tematiche settoriali:- L’igiene edilizia e urbana- L’edilizia abitativa (in particolare quella sociale)- I problemi delle infrastrutture e della mobilità- L’estetica urbana

LE ANALISI

Principi igienisti

-Statistiche demografiche e sanitarie

-Rappresentazione e misura delle condizioni fisico-ambientalidell’insediamento (topografia, clima, caratteri di suolo, aria e acqua)

-Tipologia delle attività produttive distinte per grado di nocività ambientale

-Principi tecnico-regolativi

-Descrizione dei principali elementi costituivi della città:

-Abitazioni ed edifici

-Isolati, strade, incroci e piazze

-Impianti e acqua

-Verde

-Illuminazione

-TrasportiPiano di Rieti, 1904, Indice di mortalità urbana

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L’URBANISTICA FUNZIONALISTICA TRA LE DUE GUERRESecondo il principio funzionalistico l’azione urbanistica deve tendere ad una corretta organizzazione funzionale (tra edilizia e trasporti, tra igiene e servizi, ecc.), dove ogni cosa ha il “suo” posto e ogni funzione ha l’organo più appropriato, per il miglior rendimento ed il maggior benessere possibile.

Il Piano, dunque, acquista un ruolo ben preciso: diviene uno strumento di guida e di controllo complessivo dello sviluppo urbano affidato in modo determinante alla mano pubblica.

- non deve più sancire solo la separazione spaziale fra le sfere d’azione pubblica e privata (secondo la logica dell’ingegneria del territorio)

- non può limitarsi a perseguire solo i pur necessari requisiti di igiene urbana ed edilizia (secondo il programma degli ingegneri sanitari)

- non può curare soltanto la tutela e la valorizzazione dei beni culturali

LE ANALISI

Analisi socio-economica

Rilevazione aggregata di alcune variabili urbane - popolazione presente e residente a date determinate- dinamiche demografiche per natalità e migrazioni- numero di addetti ad attività produttive urbane distinte per grandi rami)

Analisi del traffico urbano e delle vie di comunicazione- misura dei flussi- definizione dei caratteri tecnici- classificazione tipologica della viabilità

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Amsterdam – Veduta del Plan Zuild di Berlage

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LUIGI PICCINATO E L’URBANISTICA ORGANICA-La metafora della città come organismo diventa specifica rappresentazione urbana e base per il “metodo”.-L’organismo urbano ha:- un cuore • il centro storico- un cervello • il centro amministrativo-direzionale- una rete di connessioni nervose • i flussi di informazione-comunicazione- dei polmoni • il verde urbano- delle arterie • i tracciati viari- tessuti ed organi • le zone omogenee funzionali

La struttura urbana è costituita, secondo Piccinato, dall’articolazione complessiva degli elementi componenti che devono essere analizzati e valutati nell’insieme, perché ogni parte-organo svolge una funzione nell’organismo complessivo e in un contesto evolutivo che ne fa mutare continuamente la forma.

Il piano, secondo una concezione profondamente “normativa”, era strumento di ordine legittimato dal sapere disciplinare e sovrimposto alla società civile.

LE ANALISI

L’Urbanistica è intesa da Piccinato come quella disciplina che studia nei loro molteplici aspetti “le condizioni, manifestazioni e necessità di vita e sviluppo della città”, cioè come campo di “studi urbani” prima ancora che di progettazione urbana.

Pianificare significa intervenire dirigendo le vere forze vitali della società senza reprimerlesecondo una visione verticistica nella quale l’urbanista ha ruolo di “medico e giudice”

Lo studio di fenomeni urbani ha dunque una parte fondamentale in questa visione e comprende una grande varietà di rilevazioni statistiche, indagini sociali e, più avanti negli anni ’60, anche temi di analisi e programmazione economica.

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LA “FONDAZIONE DISCIPLINARE” DELLA PIANIFICAZIONE URBANISTICA SECONDO GIOVANNI ASTENGO

LE FASI DELL’EVOLUZIONE CULTURALE/DISCIPLINARE

- L’immediato dopoguerra e le tesi organiciste (tesi vicine a Piccinato)l’interesse per il complesso di valori che tale corrente porta con sé (autonomia, libero consenso, cooperazione) che segnano il clima di euforia per la ritrovata libertà dopo la repressione fascista;

- Gli anni ’50 e l’avvicinamento alle tesi razionalisteLa delusione per il fallimento delle tesi sulla formazione di una coscienza collettiva capace di orientare processi sociali e territoriali virtuosi lo portano ad avvicinarsi ad una concezione “autoritaria” secondo la quale il tecnico deve esercitare una funzione di guida e di controllo sul corso dei processi;

- Gli anni ’60 e la concezione tecnocraticaLa difficoltà nell’attuazione dei piani porta ad una esasperazione del concetto di autorità ed il tecnico si arroga la funzione di “domatore” delle dinamiche evolutive urbane; tale orientamento si rivelerà del tutto inefficace, ma l’esperienza costituirà la base per le sperimentazioni successive (dall’urbanistica contrattata di Campos Venuti fino alla pianificazione da basso più moderna).

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L’URBANISTICA TEORICAL’URBANISTICA STORICAL’URBANISTICA ANALITICAL’URBANISTICA PRATICA

Rispetto alla tradizione precedente lo schema di Astengo presenta come carattere peculiare il particolare rilievo dedicato ai temi dell’analisi con una dimensione empirico/quantitativa dell’indagine territoriale nel tentativo di dare basi scientifiche alle pratiche urbanistiche.

L’URBANISTICA ANALITICA è intesa come indagine empirica sulle situazioni concrete che ha lo scopo di offrire una base conoscitiva rigorosa sulla quale possano operare le scienze urbanistiche teoriche e pratiche.L’OGGETTO • il complesso sociale insediato nel territorio in esameLO SCOPO • la conoscenza e la valutazione di quegli

aspetti della vita associata pertinenti e rilevanti per l’organizzazione urbanistica di tale complesso

IL METODO • induttivo, derivato dalla statistica

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IL PROCESSO DI ANALISIdecomposizione dell’unita’ organica

•classificazione dei suoi elementi secondo le

caratteristiche qualitative e quantitative dei loro caratteri

•Rilievo e descrizione dei caratteri

•Studio della distribuzione temporale e spaziale e

delle eventuali interrelazioni

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IL METODO DELL’INDAGINE

CONOSCENZA attività di accertamento empirico, enumerazione, classificazione, misura, comparazione ….

SPIEGAZIONE elaborazione statistica (analisi di correlazione, regressione, ecc.) che ha lo scopo di individuare le regolarità empiriche, le interrelazioni, le eventuali “leggi” di mutua dipendenza statisticamente significative per il contesto; in tale fase hanno importanza anche l’indagine storica e l’interpretazione sociologico-geografica delle forme insediative e della loro evoluzione.

GIUDIZIO conclusione della fase diagnostica dell’indagine: non deduzione meccanica ma interpretazione contingente, applicazione al contesto di principi disciplinari adeguati ai risultati delle fasi conoscitive-esplicative.

INTERVENTO fine essenziale delle indagini: può essere conseguenza meccanica del lavoro svolto ma deve esprimere sempre e comunque un atto creativo, punto di arrivo problematico di una riflessione interpretativa.

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LE RIFLESSIONI DEGLI ANNI ’60/’70: LA PIANIFICAZIONE CONTINUA

DAL PIANO DELL’URBANISTICA TECNICA

• concepito come prodotto valido a tempo indeterminato (o talmente lungo da risultare indeterminato

• agiva mediante vincoli e prescrizionisulle attività economiche

• statico ed astratto in quanto indipendente dai processi in atto e da qualunque traguardo temporale

• non conteneva alcun riferimento procedurale o processuale sui “modi” nei quali si sarebbero dovute realizzare le indicazioni contenute nel “quadro finale”

ALLA PIANIFICAZIONE CREATIVA CONTINUA

• basata sull’organizzazione del processo di piano nel tempo

• doveva agire su una serie di prescrizioni operative inquadrate in un disegno di riferimento generale (sulla scorta dell’esperienza dei Master Plan inglesi)

• capace di produrre scelte urbanistiche fortemente basate su un rigoroso accertamento delle dinamiche e dei processi in atto

• doveva contenere in sé orizzonti temporali certi al raggiungimento dei quali si doveva procedere alla revisione delle scelte ed alla verifica delle condizioni di contesto

IN QUESTA VISIONE, IL PROCESSO CONTINUO DI ANALISI, SCELTE E VERIFICHE DOVEVA COSTITUIRE LA VERA ESSENZA DELLA PIANIFICAZIONE

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IL SUPERAMENTO DELLE TESI POSITIVISTE E FUNZIONALISTE

L’ORIENTAMENTO POSITIVISTA- NATURALISTICO E TECNOCRATICO

Le procedure analitiche si riducono ad una analisi statistica “pura descrizione senza principio ne fine, senza causa e

senza effetto” che consiste essenzialmente nell’enumerazione e codifica di “dati-astrazioni”, che non

riescono a restituire il senso dei fenomeni perché sono avulsi da tutte le cause che li determinano e dalle relative

conseguenze.

Si rimane ancora lontani da un’adeguata comprensione dei “fatti urbani” intesi come sistemi complessi di interrelazioni

tra fattori fisici, architettonici, urbanistici, ma anche economici, sociali, culturali, politici …

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Si tenta di tradurre immediatamente bisogni e comportamenti nella definizione e misura di parametri,

vincoli, prescrizioni ai quali spesso si attribuisce una validità generale, assumendoli come criteri e regole “modello” da

applicare nella generalità dei casi, senza concedere un’attenzione sempre adeguata i problemi del contesto.

A QUESTE TESI GIUSEPPE SAMONA’ CONTRAPPONE UNA CONCEZIONE DIVERSA SIA DELL’OGGETTO E DELLO SCOPO

DELLA DISCIPLINA, SIA DELLE MODALITA’ DI INDAGINE

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“IMPARARE A VEDERE LA CITTA’ DAL DI DENTRO”

Giuseppe Samona’, pur condividendo la concezione diffusa della città come organismo complesso in evoluzione, ne

approfondisce l’interpretazione della struttura e della dinamica, andando oltre le tesi di Piccinato e, per certi versi

di Astengo.

“NON BASTA DESCRIVERE, CLASSIFICARE OGGETTI MATERIALI, CHE RESTANO FORME VUOTE SE NON SI AFFERRANO LE FORZE CHE LI HANNO CREATI E NE GUIDANO, DIALETTICAMENTE, IL

CAMBIAMENTO”

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• analisi storico-critica della morfologia, cioè delle relazioni tra luoghi, posizioni, forme e funzioni• ricerca tipologica, con finalità non solo classificatorie, ma anche elaborazione tecnico-normativa con possibili contributi progettuali• ricerca sulle possibili evoluzioni delle forme

SECONDO GIUSEPPE SAMONA’L’ANALISI VIENE INTESA COME

L’attenzione per la città fisica non è mai disgiunta dall’analisi sociale urbana che, per superare i limiti delle rappresentazioni statistiche di Astengo, tende a ricostruire la genesi dei dati e tutte le interrelazioni più significative.

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IL PROCESSO DI PIANO

IL PIANO, SECONDO L’INTERPRETAZIONE SOCIO-POLITICA DEL PROCESSO

Non può, dunque, essere concepito come uno schema d’ordine definitivo e dettagliato, sovraimposto d’autorità a qualsiasi volontà individuale

• deve mirare ad un inserimento organico nello sviluppo spontaneo di territorio e società

• deve essere concepito come “azione tra azioni”

• deve sapere riconoscere tradizioni e tendenze

• deve indicare, se necessario, le modificazioni e e le correzioni opportune alle dinamiche in atto

QUESTA SPERIMENTAZIONE PORTERÀ, NEGLI ANNI ’70, ALLA SPERIMENTAZIONE DELLA “PIANIFICAZIONE DAL BASSO” FONDATA SULL’IDEALE DI UNA SOCIETÀ CAPACE DI

AUTOREGOLARSI E DI ASSUMERE RESPONSABILITÀ URBANISTICHE COLLETTIVE.

E’ QUESTA LA BASE DELLE RIFLESSIONI DEGLI ANNI ’80 SUI “PIANI DELLA TERZA GENERAZIONE” E SULLE NUOVE FORME DI PIANO DEGLI ULTIMI VENTI ANNI.

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L’ORIENTAMENTO SOCIOLOGICO DI LUDOVICO QUARONI NEGLI ANNI ‘50

“OCCORRE PARTIRE DALLA REALTA’ QUALE E’, STUDIANDOLA E VIVENDOLA FINO A SENTIRSI PARTE

DI ESSA: LA CONOSCENZA DELLA SITUAZIONE PRESENTE E’ GIA’, IN SOSTANZA, PIANIFICAZIONE …”

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L’ANALISI E’ intesa come analisi sociale delle forme insediative e analisi sociale territoriale molto più approfondita e qualitativa di quella proposta da Astengo

IL PROCESSO DI PIANO Si fonda su una concezione pluralistica e partecipativa della formazione delle scelte territoriali.E’ esito di un processo democratico nel quale si confrontano le forze economiche e sociali senza presupposti, prescrizioni o vincoli troppo prescrittivi.Alla pubblica autorità non si richiede una rigida funzione di direzione e controllo dei processi di trasformazione (come nella pianificazione continua) ma una capacità costante di guida, di coordinamento, di composizione di movimenti e di intenzioni emergenti dal sociale.

IL METODO La lettura dei fenomeni territoriali avviene attraverso l’ascolto, il dialogo, la partecipazione, l’apprendimento reciproco.Il tecnico assume una funzione quasi pedagogica di assistenza alle pratiche endogene di autoorganizzazione locale.

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LA SVOLTA VERSO L’ANALISI DELLA FORMA DELLA STRUTTURA URBANA NEGLI ANNI ‘60

L’ANALISI Diviene analisi urbana come individuazione e articolazione delle emergenze, cioè di punti nodali per caratteri fisici o simbolici, e di tessuti, come parti omogenee per proprietà funzionali (ad esempio aree di edilizia residenziale omogenee per epoca di costruzione e tipologia)

IL PROCESSO DI PIANO Il piano urbanistico da strumento statico e coercitivo diviene strumento di controllo dell’evoluzione di struttura e forma della città nel tempo.Rinuncia alla velleità di un controllo uniforme sulla forma urbana, per distinguere parti di città con diversi caratteri strutturali e figurativi da sottoporre in parte ad iniziative progettuali pubbliche definite, ed in parte soltanto a regole che disciplinano le autonome iniziative dei privati.

IL METODO L’analisi della città fisica deve offrire le indicazioni determinanti al disegno progettuale, mentre l’analisi socio-economica può avere lo scopo di sottoporre a verifica da un punto di vista tecnico, economico, funzionale o sociologico, simbolico, comunicativo le ipotesi di forma e struttura che si sono concepite.

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L’URBANISTICA RIFORMISTA DI GIUSEPPE CAMPOS VENUTI

L’ANALISI Rispetto all’analisi socio-economica ed all’analisi della struttura urbana viene privilegiata l’analisi delle forme attraverso le quali la rendita si manifesta nel tempo e nello spazio. Divengono fondamentali l’apparato normativo e quello politico.

IL PROCESSO DI PIANO Il piano urbanistico acquisisce una forte valenza normativa e segue un approccio tecnico-quantitativo, fedele alla sequenza standard-dimensionamento-azzonamento, per cui il progetto urbanistico si traduce in un bilancio territoriale.

IL METODO Lo sguardo di Campos Venuti muove dall’esterno verso l’interno della disciplina, con la convinzione che un sapere sialegittimo se si dimostra efficace. La ricerca di un rapporto con il progetto politico riformista e del radicamento istituzionale diviene parte integrante del metodo con lo scopo della creazione di uno strumento di riforma dei meccanismi di produzione del territorio.

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LA RIPRESA DEL PERCORSO SULLA CITTA’ FISICA: BERNARDO SECCHIL’ANALISI Né la concezione propedeutica tradizionale: l’analisi come

premessa o fondazione del piano (l’urbanistica analitica di Astengo); né l’autonomia (dal piano e dal progetto) dell’analisi economica e sociale del territorio emersa negli anni ’70.Ripensare insieme analisi e progettazione: sono i progetti, come idee ed esperimenti di modificazione dell’esistente, che orientano l’analisi.

IL PROCESSO DI PIANO Il piano diventa prodotto sociale complesso, esito instabile di un processo continuo di conflitto-cooperazione tra gruppi sociali, l’identità dei quali è sempre in mutamento.Il piano non è più inteso come progetto destinato alla integrale realizzazione, ma come l’esito di un processo decisionale, destinato a falsificazioni, trasgressioni, slittamenti.

IL METODO Riconoscere parti di città formalmente compiute; interpretarle come esito di processi specifici, che coinvolgono attori sociali, secondo procedure ben definite; identificarne le parti sulla base dell’analisi di tracciati, suddivisioni, monumenti, regole e loro articolazione; valutarne il senso, sulla base delle relazioni tra articolazionedello spazio visibile e delle funzioni; riconoscere la funzione morfogenetica di parti o di elementi di territorio.

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L’EMERGERE DELLA DIMENSIONE “STRUTTURALE” DEL PIANO

Il processo di pianificazione si concentra sulla definizione delle tematiche più praticate, delle opzioni di fondo, delle finalità costitutive.Il Piano abbandona la pretesa di essere omnicomprensivo per concentrarsi sulla struttura portante, per ridefinirla, rafforzarla, darle un senso.Diviene strumento capace di far emergere più che di creare potenzialità ed equilibri, di correggere più che di eliminare criticità e rischi.Attraverso opzioni strategiche e indicazioni di carattere prestazionale più che attraverso normative e vincoli.

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VERSO NUOVE CONCEZIONI DI PIANO

Il piano come processo democratico

Dal piano omnicomprensivo e predittivo al piano tematico e processuale

L’ambiente come pre-requisito del piano

Per concludere: l’urbanista non è solo un esperto

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BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA

“Urbanistica”, G. ASTENGO, in Enciclopedia dell’Arte, vol XIV, Venezia, Sansoni, 1966

S. CALDARETTI (a cura di), Il territorio del piano, Jason Editore, Reggio Calabria , 1997.

“I termini della questione”, da pag. 19 a pag. 38“Verso nuove concezioni del Piano” da pag. 427 a pag. 440