corso di laurea in scienze dell‟educazione · verbo latino → prima persona singolare del ......
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Corso di laurea in Scienze dell‟Educazione
A. A. 2011 / 2012
Istituzioni di Linguistica (M-Z)
Dr. Giorgio Francesco Arcodia
1. Flessione
stanz-e, corr-ono, alt-o, debit-o, simpatic-a... → morfemi flessionali (o flessivi)
→ non modificano il significato (lessicale) della radice / parola (≠ derivazione);
esprimono valori di categorie grammaticali obbligatorie della lingua
→ categorie flessionali (genere, numero, caso, tempo, persona...)
→ categorie e valori delle categorie: numero > singolare, plurale; tempo > presente,
passato, futuro; genere > maschile, femminile, neutro...
→ le categorie flessionali non corrispondono necessariamente alle categorie
dell‟esperienza: ted. das Mädchen „la ragazza‟ (genere neutro), it. giraffa, ippopotamo
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Es.: flessione aggettivale in italiano
→ a quattro uscite: Numero
singolare plurale
genere maschile
femminile
Numero, genere: categorie
Maschile, femminile, singolare, plurale: valori
→ a due uscite: Numero
singolare plurale
alt-o alt-i
alt-a alt-e
felic-e felic-i
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Forma di citazione: esponente generale di una parola, forma elencata nei dizionari
Ess.: aggettivo italiano → maschile singolare (bello)
nome russo → nominativo singolare (voda 'acqua')
verbo italiano → infinito presente (correre)
verbo latino → prima persona singolare del presente attivo (currō)
→ morfemi flessionali come marche (realizzazioni concrete) di valori di una (o più)
categorie grammaticali:
intelligent-e → marca di singolare
carin-i → marca di maschile, plurale
scriv-o → marca di prima persona, singolare, presente, indicativo
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2. Categorie grammaticali
Categorie grammaticali = “espressione linguistica di alcune dimensioni cognitive
fondamentali dell‟esperienza umana, quali la nozione di numerosità o quella di tempo” (Basile, G. et al., 2010, Linguistica Generale, Roma, Carocci)
Es.: genere e numero (bello, belle), tempo e modo (correva, mangerei)
Ogni categoria ha più valori:
Genere Numero Tempo Diatesi
Maschile Singolare Presente Attivo
Femminile Plurale Passato Passivo
Neutro ... Futuro ...
... ...
→ espressione morfologica vs. espressione lessicale
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→ l‟inglese e il vietnamita non marcano il genere e il numero negli aggettivi; la differenza
tra le lingue non sta in ciò che possono esprimere, ma in ciò che deve essere espresso
Es.: russo ja napisal prijatelju
→ le marche verbali indicano che l‟azione è conclusa, e che si tratta di un
amico; la distinzione tra indefinito (it. un) e definito (il) non è espressa
ingl. I wrote letters to a friend
→ l‟azione non è necessariamente conclusa; l‟indefinitezza è segnalata dalla
presenza di a, ma il genere del friend non è espresso.
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2.1 Principali categorie grammaticali
Categorie grammaticali marcate sui nominali (nomi, aggettivi, pronomi):
(1) Numero → distinzione fondamentale singolare vs. plurale
it. sedia vs. sedie, sp. amigo vs. amigos
→ duale, triale, paucale
Yimas (lingua della Papua Nuova Guinea):
paŋkt ŋkul-cpul
noi-PAUC voi-DU-colpire
'noi (pochi) colpiamo voi (due)'
(Foley, W., 1991, The Yimas Language of New Guinea. Stanford: Stanford University Press)
→ si confrontino: la polizia è efficiente vs. the police are efficient
N.B.: anche le lingue prive dellla categoria morfologica di numero conoscono la
categoria nozionale → cin. yī běn shū 'un libro' vs. sān běn shū „tre libri‟
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(2) Caso → codifica della funzione sintattica che un referente ricopre in una frase
es.: rus. ja vypil vodu „bevvi l‟acqua‟ vs. voda xolodnaja „l‟acqua è fredda‟
→ nominativo: caso del soggetto, accusativo: caso dell'oggetto, dativo:
marca del 'complemento di termine', genitivo: marca del 'complemento di
specificazione', etc.
→ italiano: tu (nominativo) vs. te (accusativo), lo (accusativo) vs. gli (dativo)
→ lingue caucasiche quali il tabasarano o il lak contano, rispettivamente,
52 e 48 valori diversi per la categoria del caso
→ anche le funzioni associate ad un caso sono in parte idiolinguistiche
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(3) Genere → maschile vs. femminile vs. neutro, animato vs. inanimato (es.
Ojibwa, lingua algonchina del Canada)
→ l‟informazione di genere è inerente nel nome: sole è maschile,
luna è femminile, etc.
→ in italiano, vari criteri (tendenziali) nell‟assegnazione del genere:
semantici, mofologici, (mor)fonologici: genere naturale (il cantante,
la gatta); campo semantico („mesi‟ M, „città‟ F, etc.); appartenenza
alla classe flessiva (la recluta; cf. kimono, sauna); suffissi
derivazionali (-zione F, -tore M)
→ in inglese, il genere viene determinato solo su criteri semantici
(nomi umani maschili vs. femminili vs. nomi inanimati e di animali;
ma cf. ship „nave‟ → she); in tedesco, Mädchen „ragazza‟ è neutro (cf.
nederlandese blondje „(ragazza) bionda‟, neutro), Löffel „forchetta‟ è
maschile
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(4) Gradi dello → comparativo (più vecchio), superlativo (vecchissimo)
aggettivo
→ espressione analitica (non morfologica) del superlativo in italiano;
cfr. inglese old, old-er, old-est; ted. alt, alt-er, alt-est
(5) Definitezza → entità specifiche / identificabili (definite) vs. entità non specifiche /
non identificabili (indefinite)
questa casa vs. molte case; mi prendi un bicchiere vs. mi prendi il
bicchiere? → tipicamente, gli articoli marcano la definitezza
→ cfr. arabo st. al-baytu 'la casa' vs. baytu-n 'una casa'
→ svedese ett brev 'una lettera' vs. brev-et 'la lettera' vs. brev-en 'le
lettere'
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(6) Persona → codifica dei partecipanti all‟atto comunicativo: emittente (prima
persona), ricevente (seconda persona), altri referenti (terza persona)
→ categoria inerente nei nomi e nei pronomi, contestualmente
deteminata per i verbi
→ categoria che si combina con quella del numero (noi, voi, loro)
→ prima persona plurale inclusiva vs. esclusiva (cin. wǒmen „noi‟ vs.
zánmen „noi (compreso l‟interlocutore)‟
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Categorie grammaticali marcate sul verbo:
(7) Tempo → passato vs. presente vs. futuro
→ opposizione passato vs. non passato (es. giapponese; cf.
italiano domani vado)
→ tempo cronologico e tempo grammaticale non necessariamente
coincidono: saranno le sei, domani vado al mare
(8) Aspetto → distinzione fondamentale perfettivo (azione conclusa) vs.
imperfettivo (azione non conclusa) ≠ passato vs. presente
Es.: Giovanni andava a scuola, ma non vi giunse mai
*Giovanni andò a scuola, ma non vi giunse mai
(Bertinetto, P. M., 1986, Tempo, aspetto e azione verbale nel verbo italiano:
il sistema dell’indicativo. Firenze: Accademia della Crusca)
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(9) Modo → “espressione dell‟atteggiamento del parlante rispetto
all‟evento descritto dal verbo”
(Graffi, G. & Scalise,S., 2002, Le lingue e il linguaggio. Bologna, Il Mulino)
→ eventi reali (indicativo), eventi possibili o impossibili
(condizionale), ordini e esortazioni (imperativo)...
→ i „tempi verbali‟ italiani non codificano solo il tempo, bensì
combinazioni di tempo, aspetto e modo (TAM): andò (passato
remoto = passato perfettivo indicativo), andrei (condizionale
presente = passato perfettivo condizionale), etc.
(10) Diatesi (o voce) → codifica del ruolo semantico degli argomenti del verbo
(soggetto, oggetto, etc.); distinzione fondamentale attivo vs.
passivo
Es.: Marco ha mangiato un panino (attivo)
AGENTE PAZIENTE
Il panino è stato mangiato (da Marco)
PAZIENTE AGENTE
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2.2 Flessione inerente vs. flessione contestuale
Una parola / forma flessa hanno un valore di una categoria inerentemente (senza
condizionamenti esterni al lessema / forma)
Es.: it. forchetta → inerentemente femminile; coltello → inerentemente maschile
→ cf. ted. der Löffel „forchetta‟ (maschile), das Messer „coltello‟ (neutro)
→ cugino vs. cugina → parole diverse, non forme flesse di cugino
→ cf. padre / madre, sindaco / sindaca, ministro / ministra
→ il dito vs. le dita
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La categoria del numero nel nome italiano:
forme
forchetta forchetta
forchette
→ ogni forma flessa è inerentemente singolare o plurale; la scelta dipende dal parlante e
dal referente (e non da elementi sintattici contestuali)
genere (nel nome italiano) → stabilito per ciascuna parola
numero (nel nome italiano) → inerente per le singole forme flesse
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1.2 Flessione contestuale
Valori non inerenti per una parola / forma, dipende dai rapporti sintagmatici che si
instaurano con le altre parole della frase → aggettivi e articoli
Es.: il, forchetta, piccolo
le forchette piccole
femminile plurale femminile plurale femminile plurale
inerente al lessema inerente alla forma flessa
genere e numero non inerenti, bensì dipendenti dal valore di dette categorie nel nome
che modificano → flessione contestuale
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3. Accordo e reggenza
Accordo → due parole hanno gli stessi valori di una o più categorie grammaticali
Controllore: elemento che possiede i tratti inerenti
Target: elementi che ricevono i tratti contestuali (in dipendenza dal controllore)
Dominio: costituente entro il quale si ha accordo per determinate categorie grammaticali
le forchette piccole
target controllore target
femminile femminile femminile
singolare singolare singolare
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Accordo e domini in lingue diverse:
It. uomo alto donna alta
vs.
quest’uomo è alto questa donna è alta
Ing. tall man tall woman
vs.
this man is tall this woman is tall
Ted. großer Mann große Frau
vs.
dieser Mann ist groß diese Frau ist groß
(Graffi, G. & Scalise, S., 2002, Le lingue e il linguaggio, Bologna, Il Mulino)
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Reggenza → una parola ha un valore di una determinata categoria flessionale assegnata da
un‟altra parola con categorie diverse
Es.: preposizioni russe kofe s sacharom vs. kofe bez sachara
caffè con zucchero caffè senza zucchero
(caso strumentale) (caso genitivo)
„s‟ regge lo strumentale „bez‟ regge il genitivo
→ le preposizioni s e bez „reggono‟ due casi diversi, ma non hanno nessun valore di
caso ≠ le forchette piccole
Es.: preposizione in in der Wüste vs. in die Wüste
in tedesco nel deserto nel deserto
(dativo) (accusativo)
moto a luogo stato in luogo
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Flessione inerente, accordo e reggenza:
Lat. cum fratre meo „con mio fratello‟
con fratello mio
maschile prima persona singolare valore inerente
singolare maschile
ablativo singolare
ablativo
valori valori contestuali
inerenti (accordo con fratre)
determinato ??
da cum
(reggenza)
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4. Allomorfia e suppletivismo
Allomorfi = morfi diversi che corrispondono ad uno stesso morfema
→ "l'allomorfo è la variante formale di un morfema, che realizza lo stesso significato di
un altro morfo equifunzionale con cui è in distribuzione complementare; o, in parole più
semplici, è ciascuna delle forme diverse in cui si può presentare uno stesso morfema, che
sia suscettibile di comparire sotto forme parzialmente diverse"
(Berruto, G. & Cerruti, M., 2011, La linguistica: un corso introduttivo, Torino: UTET)
Es.: inutile
illogico → in‒ „non X‟
impossibile
irrilevante
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Es./2: il morfema indicante in italiano l‟azione del leggere:
legg- (legg-o, legg-i, ecc.)
less- (less-i, less-e)
lett- (lett-o, lett-a, ecc.)
→ come per i fonemi, anche i morfemi vengono indicati con la forma (allomorfo) più
frequente e normale (es.: infinito del verbo)
Plurale nominale turco (armonia vocalica)
adam „uomo‟ → adam-lar {uomo}+{plurale}
otobüs „autobus‟ → otobüs-ler {autobus}+{plurale}
hava „aria‟ → hava-dan {aria}+{ablativo}
ev „casa‟ → ev-den {casa}+{ablativo}
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2.3 Suppletivismo
Suppletivismo: quando, in una serie morfologicamente omogenea, si trovano forme
diverse che intrattengono evidenti rapporti semantici senza evidenti rapporti formali →
caso „estremo‟ di allomorfia
Ess.: vado, vai, va, vanno vs. andiamo, andate
buono vs. migliore vs. ottimo (cf. buonissimo)
acqua vs. idrico
cavallo vs. equino
Bologna vs. felsineo (cf. bolognese)
→ fenomeno che frequentemente è spiegabile con la „coesistenza‟ di lessemi dall‟origine
diversa:
vado, vai, va, vanno vs. andiamo, andate → lat. vadere vs. ambulare (?)
→ cf. francese j’irai „andrò‟, nous irons „andremo‟ < lat. ire
acqua vs. idrico → lat. aqua(m) vs. gr. hýdōr
cavallo vs. equino → lat. caballu(m) „cavallo da lavoro‟ vs. equus „cavallo‟
Bologna vs. felsineo (cf. bolognese) → lat. Felsina „nome etrusco di Bologna‟
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Suppletivismo debole vs. suppletivismo forte:
Suppletivismo debole (o parziale): buy vs. bought, Arezzo vs. aretino,
→ cfr. lat. Hierosolyma > it. Gerusalemme, ma gerosolimitano; lat. āurum > it. oro, ma
āureu(m) > aureo
→ la relazione tra le forme è più „visibile‟ rispetto ai casi di suppletivismo forte
→ anche il rapporto tra esci e uscire può essere descritto come suppletivismo debole
→ cf. corretto vs. correzione, perfetto vs. perfezione, costrutto vs. costruzione:
allomorfia o suppletivismo debole?
→ l‟alternanza corretto / correzione è una regola fonologica attiva dell‟italiano
(marte vs. marziano, etc.); quella arezzo vs. aretino è attestata solo in alcuni nomi
come Piacenza vs. Piacentino, Vicenza vs. Vicentino; nel primo caso parliamo di
allomorfia, nel secondo di suppletivismo debole
Suppletivismo forte: alternanza dell‟intera radice (e non solo di alcuni fonemi):
→ Chieti vs. teatino → lat. teatīnu(m), da Teate „Chieti‟
→ ingl. go vs. went → go „andare‟, wend „procedere‟ (ora pass. wended)