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Avvento 2011 Avvento 2011 Avvento 2011 Avvento 2011 Scuola Primaria Sant’Angela Merici Scuola Primaria Sant’Angela Merici Scuola Primaria Sant’Angela Merici Scuola Primaria Sant’Angela Merici Costruiamo Costruiamo Costruiamo Costruiamo, , , , nella nostra scuola e nella nostra nella nostra scuola e nella nostra nella nostra scuola e nella nostra nella nostra scuola e nella nostra FAMIGLIA FAMIGLIA FAMIGLIA FAMIGLIA, una una una una “CULLA CULLA CULLA CULLA” per Gesù… per Gesù… per Gesù… per Gesù… … con il con il con il con il cuore cuore cuore cuore … con il dono … con il dono … con il dono … con il dono … con … con … con … con la generosità la generosità la generosità la generosità … con la pace … con la pace … con la pace … con la pace … con l’altruismo … con l’altruismo … con l’altruismo … con l’altruismo … con la MESSA … con la MESSA … con la MESSA … con la MESSA TAPPE DEL CAMMINO: I SETTIMANA: Primo incontro nel salone della scuola per iniziare tutti insieme, alunni e docenti, il cammino d’Avvento. Ogni Lunedì d’Avvento, insieme all’insegnante della prima ora, i bambini, nelle loro classi, ascolteranno le storie che ci guideranno al Natale e due classi a settimana prepareranno una poesia-filastrocca sulla storia letta, così da riempire i nostri pannelli d’Avvento! I SETTIMANA, 14 novembre 2011: poesia affidata alle classi I A-B II SETTIMANA 21 novembre 2011: poesia affidata alle classi II A-B III SETTIMANA, 28 novembre 2011: poesia affidata alle classi III A-B IV SETTIMANA 5 dicembre 2011: poesia affidata alle classi IV A-B V SETTIMANA, 12 dicembre 2011: poesia affidata alle classi V A-B VI SETTIMANA: Celebrazione eucaristica tutti insieme, alunni e docenti. Durante l’offertorio presenteremo anche le nostre poesie d’Avvento!

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Avvento 2011Avvento 2011Avvento 2011Avvento 2011 Scuola Primaria Sant’Angela MericiScuola Primaria Sant’Angela MericiScuola Primaria Sant’Angela MericiScuola Primaria Sant’Angela Merici

CostruiamoCostruiamoCostruiamoCostruiamo, , , , nella nostra scuola e nella nostra nella nostra scuola e nella nostra nella nostra scuola e nella nostra nella nostra scuola e nella nostra FAMIGLIAFAMIGLIAFAMIGLIAFAMIGLIA,,,, unaunaunauna ““““CULLACULLACULLACULLA”””” per Gesù…per Gesù…per Gesù…per Gesù…

… … … … con il con il con il con il cuorecuorecuorecuore

… con il dono… con il dono… con il dono… con il dono

… con … con … con … con la generositàla generositàla generositàla generosità … con la pace… con la pace… con la pace… con la pace

… con l’altruismo… con l’altruismo… con l’altruismo… con l’altruismo

… con la MESSA… con la MESSA… con la MESSA… con la MESSA

TAPPE DEL CAMMINO: � I SETTIMANA: Primo incontro nel salone della scuola per iniziare tutti insieme, alunni e

docenti, il cammino d’Avvento.

� Ogni Lunedì d’Avvento, insieme all’insegnante della prima ora, i bambini, nelle loro

classi, ascolteranno le storie che ci guideranno al Natale e due classi a settimana

prepareranno una poesia-filastrocca sulla storia letta, così da riempire i nostri pannelli

d’Avvento!

I SETTIMANA, 14 novembre 2011: poesia affidata alle classi I A-B II SETTIMANA 21 novembre 2011: poesia affidata alle classi II A-B III SETTIMANA, 28 novembre 2011: poesia affidata alle classi III A-B IV SETTIMANA 5 dicembre 2011: poesia affidata alle classi IV A-B V SETTIMANA, 12 dicembre 2011: poesia affidata alle classi V A-B

� VI SETTIMANA: Celebrazione eucaristica tutti insieme, alunni e docenti. Durante

l’offertorio presenteremo anche le nostre poesie d’Avvento!

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I SETTIMANA: I SETTIMANA: I SETTIMANA: I SETTIMANA: Arriverà l’Amore vero Arriverà l’Amore vero Arriverà l’Amore vero Arriverà l’Amore vero

nel mondo…nel mondo…nel mondo…nel mondo…

PREDISPONIAMO IL CUORE BUONO E SINCERO

PERCHPERCHPERCHPERCHÉÉÉÉ SUONARONO LE CAMPANESUONARONO LE CAMPANESUONARONO LE CAMPANESUONARONO LE CAMPANE C'era una volta, in una grande città, una chiesa davvero splendida. Dall'ingresso principale si riusciva a malapena a scorgere l'altare di pietra che si trovava all'altro capo. Di fianco alla chiesa si levava un campanile, simile a una torre, così alto nel cielo che la punta si distingueva soltanto quando il tempo era molto limpido. Lassù nella torre vi erano delle campane che si diceva fossero le più belle e le più sonore del mondo, ma nessun essere vivente le aveva mai sentite! Erano le campane speciali di Natale: potevano far udire i loro rintocchi solo la notte di Natale e, per di più, soltanto quando fosse stato deposto sull'altare il più grande e il più bel dono al Bambino Gesù. Purtroppo, da molti anni non si era avuta un'offerta così splendida da meritare il suono delle grandi campane. Tuttavia, ogni vigilia di Natale, la gente si affollava davanti all'altare portando doni, cercando di superarsi gli uni con gli altri, gareggiando nell'escogitare offerte sempre più straordinarie. Nonostante la chiesa fosse affollata e la funzione splendida, lassù nella torre di pietra si udiva soltanto fischiare il vento. Pedro e il suo fratellino In un villaggio abbastanza lontano dalla città viveva un ragazzo di nome Pedro, insieme al suo fratellino. Essi avevano sentito parlare delle famose offerte della vigilia di Natale, e per tutto l'anno avevano fatto progetti per assistere alla grande e sfarzosa cerimonia, e per la Messa di mezzanotte. Il mattino precedente il giorno di Natale, all'alba, mentre cadevano i primi fiocchi di neve, Pedro e il fratellino si misero in cammino. Al calar delta notte, avevano già quasi raggiunto la porta della città quando, per terra davanti a loro, scorsero una povera donna che era caduta nella neve, troppo stanca e malata per cercare rifugio da qualche parte. Pedro si inginocchiò cercando di alzarla, ma non vi riuscì. "Non ce la faccio, fratellino" disse Pedro. "È troppo pesante. Devi proseguire da solo". "Io? Da solo?" esclamò il fratellino. "Ma allora tu non ci sarai alla funzione di Natale?". "Non posso fare altrimenti" disse Pedro. "Guarda questa povera donna. Il suo viso è simile a quello della Madonna nella finestra della cappella. Morirà di freddo se l'abbandoniamo. Sono andati tutti in chiesa, ma io starò qui e mi prenderò cura di lei fino alla fine della Messa. Allora tu potrai condurre qui qualcuno che l'aiuti. Ah, fratellino, prendi questa monetina d'argento e deponila sull'altare: è la mia offerta per il Bambino Gesù. Su, ora, corri!". E mentre il bambino si avviava verso la chiesa, Pedro sbatté gli occhi per trattenere le lacrime di delusione che gli rigavano le guance. Poi passò un braccio dietro al capo della povera donna che si lamentava debolmente e cercò di sorriderle. "Coraggio, signora", le disse, "tra poco arriverà qualcuno". Nella grande chiesa, la funzione di quella vigilia di Natale fu più splendida che mai! L'organo suonò e i fedeli cantarono e, alla fine della funzione, poveri e ricchi avanzarono orgogliosamente verso l'altare per offrire i loro doni. A poco a poco, sull'altare, si accumularono oggetti splendidi d'oro, d'argento e d'avorio intarsiato; dolci elaborati nei modi più impensati; stoffe dipinte e broccati. Ultimo, in un gran fruscio di seta e tintinnar di spade, il re del paese percorse la navata. Portava in mano la corona regale, tempestata di pietre preziose che mandavano barbagli di luce tutt'intorno. Un fremito di eccitazione scosse la folla. "Senza dubbio questa volta si sentiranno suonare le campane a festa!" mormoravano tutti. Il re depose sull'altare la splendida corona. La chiesa piombò in un silenzio profondo. Tutti trattennero il respiro, con le orecchie tese per ascoltare il suono delle campane. Ma soltanto il solito freddo vento sibilò sul campanile. I fedeli scossero la testa increduli. Qualcuno cominciò a dubitare che quelle strane campane avessero mai suonato. "Forse si sono bloccate per sempre!" sosteneva qualche altro. L'organista smise di suonare La processione era terminata e il coro stava per iniziare l'inno di chiusura, quando all'improvviso l'organista smise di suonare paralizzato. Perché d'un tratto dalla cima della torre si era levato il dolce suono delle campane. Un suono ora alto ora basso, che fluttuava nell'aria riempiendola di festosa sonorità. Era il suono più angelico e piacevole che mai si fosse udito. La folla restò un attimo eccitata e silenziosa. Poi, tutti insieme, si alzarono volgendo gli occhi all'altare per vedere quale meraviglioso dono aveva finalmente risvegliato le campane dal loro lungo silenzio. Ma non videro altro che la figura di Fratellino che silenziosamente era scivolato lungo la navata per deporre sull'altare la monetina d'argento di Pedro.

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II SETTIMANA: II SETTIMANA: II SETTIMANA: II SETTIMANA: Preparerò una culla Preparerò una culla Preparerò una culla Preparerò una culla per accoglierloper accoglierloper accoglierloper accoglierlo…………

L’IMPORTANZA DEL DONARE

''''LLLL AGRIFOGLIOAGRIFOGLIOAGRIFOGLIOAGRIFOGLIO

di Gina Marzetti Noventa

Il pastorello si sveglia all'improvviso. In cielo v'è una luce nuova: una luce mai vista a quell'ora. Il giovane pastore si spaventa, lascia l'ovile, attraversa il bosco: è nel campo aperto, sotto una bellissima volta celeste. Dall'alto giunge il canto soave degli Angeli. - Tanta pace non può venire che di lassù - pensa il pastorello, e sorride tranquillizzato. Le pecorine, a sua insaputa, l'hanno seguito e lo guardano stupite. Ecco sopraggiungere molta gente e tutti, a passi affrettati, si dirigono verso una grotta. - Dove andate? - chiede il pastorello. - Non lo sai? - risponde, per tutti, una giovane donna. - È nato il figlio di Dio: è sceso quaggiù per aprirci le porte del Paradiso. Il pastorello si unisce alla comitiva: anch'egli vuole vedere il Figlio di Dio. A un tratto, si sente turbato: tutti recano un dono, soltanto lui non ha nulla da portare a Gesù. Triste e sconvolto, ritorna alle sue pecore. Non ha nulla; nemmeno un fiore; che cosa si può donare quando si è così poveri? Il ragazzo non sa che il dono più gradito a Gesù è il suo piccolo cuore buono. Ahi! Tanti spini gli pungono i piedi nudi. Allora il pastorello si ferma, guarda in terra ed esclama meravigliato: - Oh, un arbusto ancor verde! È una pianta di agrifoglio, dalle foglie lucide e spinose. Il coro di Angeli sembra avvicinarsi alla terra; c'è tanta festa attorno. Come si può resistere al desiderio di correre dal Santo Bambino anche se non si ha nulla da offrire? Ebbene, il pastorello andrà alla divina capanna; un ramo d'agrifoglio sarà il suo omaggio. Eccolo alla grotta. Si avvicina felice e confuso al bambino sorridente che sembra aspettarlo. Ma che cosa avviene? Le gocce di sangue delle sue mani, ferite dalle spine, si trasformano in rosse palline, che si posano sui verdi rami dell'arbusto che egli ha colto per Gesù. Al ritorno, un'altra sorpresa attende il pastorello: nel bosco, tra le lucenti foglie dell'agrifoglio, è tutto un rosseggiare di bacche vermiglie. Da quella notte di mistero, l'agrifoglio viene offerto, in segno di augurio, alle persone care.

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III SETTIII SETTIII SETTIII SETTIMANAIMANAIMANAIMANA: : : : Preparerò un materasso Preparerò un materasso Preparerò un materasso Preparerò un materasso per custodirlo con tenerezzaper custodirlo con tenerezzaper custodirlo con tenerezzaper custodirlo con tenerezza…………

L’IMPORTANZA DELLA GENEROSITA’

IL PETTIROSSOIL PETTIROSSOIL PETTIROSSOIL PETTIROSSO

Nella stalla dove stavano dormendo Giuseppe, Maria e il piccolo Gesù, il fuoco si stava spegnendo. Presto ci furono soltanto alcune braci e alcuni tizzoni ormai spenti. Maria e Giuseppe sentivano freddo, ma erano così stanchi che si limitavano ad agitarsi inquieti nel sonno. Nella stalla c'era un altro ospite: un uccellino marrone; era entrato nella stalla quando la fiamma era ancora viva; aveva visto il piccolo Gesù e i suoi genitori, ed era rimasto tanto contento che non si sarebbe allontanato da lì neppure per tutto l'oro del mondo. Quando anche le ultime braci stavano per spegnersi, pensò al freddo che avrebbe patito il bambino messo a dormire sulla paglia della mangiatoia. Spiccò il volo e si posò su un coccio accanto all'ultima brace. Cominciò a battere le ali facendo aria sui tizzoni perché riprendessero ad ardere. Il piccolo petto bruno dell'uccellino diventò rosso per il calore che proveniva dal fuoco, ma il pettirosso non abbandonò il suo posto. Scintille roventi volarono via dalla brace e gli bruciarono le piume del petto ma egli continuò a battere le ali finché alla fine tutti i tizzoni arsero in una bella fiammata. Il piccolo cuore del pettirosso si gonfiò di orgoglio e di felicità quando il bambino Gesù sorrise sentendosi avvolto dal calore. Da allora il petto del pettirosso è rimasto rosso, come segno della sua devozione al bambino di Betlemme.

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IV SETTIV SETTIV SETTIV SETTIMANAIMANAIMANAIMANA: : : : Preparerò un lenzuolo Preparerò un lenzuolo Preparerò un lenzuolo Preparerò un lenzuolo per avvolgerloper avvolgerloper avvolgerloper avvolgerlo…………

L’IMPORTANZA DELLA PACE

La cannaLa cannaLa cannaLa canna La notte in cui nacque Gesù, gli angeli scesero dal cielo, e cantarono, danzando girotondi a grappoli intorno alla grotta di Betlemme. La melodia del canto era la più pura e toccante che mai si fosse sentita sulla terra, ma non molti la notarono. Gli abitanti dei dintorni percepirono solo un leggero brusio, si voltarono dall'altra parte e continuarono a dormire. Bisogna avere un cuore speciale per sentire il canto degli angeli. Ma in fondo ad un canalone, sulle rive di uno stagno, una giovane canna l'ascoltò. Cominciò a vibrare al ritmo della melodia, ondeggiando flessuosa con tutte le sue fibre. "Piantala!" brontolò una vecchia canna, "Mi fai venire il mal di testa!". "Lasciaci dormire", fecero eco le altre canne. Anche fra le canne, non tutte riescono a sentire le musiche degli angeli. Ma la giovane canna continuò ad assorbire quell'armonia dolcissima che scendeva dal cielo e ripeteva, danzando leggera nell'aria: "Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama". Il flauto

Passò del tempo. La giovane canna divenne robusta e nodosa, ma ogni volta che il vento soffiava, vibrava ripetendo la lontana melodia degli angeli. Un giorno un giovane pastore portò le sue pecore ad abbeverarsi allo stagno. Mentre le pecore si accalcavano per raggiungere l'acqua, il pastore si guardava intorno. Il suo sguardo fu attirato dalla canna. Da tempo voleva fabbricarsi un nuovo flauto, perché quello vecchio era scheggiato e il canto non era più sonoro e nitido. Impugnò il coltello e tagliò la canna, la studiò un momento e cominciò ad intagliarla. Quando lo appoggiò alle labbra e cominciò a soffiare, il suono che uscì dal flauto sorprese il pastore. Era un suono limpido e leggero, sembrava andare diritto al cuore di chi l'ascoltava. Quella sera accanto al fuoco, il pastore trasse il flauto dalla bisaccia e cominciò a suonare. Di colpo tutti tacquero e sembrò per un attimo che anche il fuoco cessasse di crepitare, per ascoltare quel suono, quella purissima melodia. Anche il pastore era sbalordito, gli pareva, a tratti, di non essere lui a suonare. Era come se il flauto andasse per conto suo e che quella melodia angelica fosse dentro le sue fibre di legno. Un vecchio pastore chiuse gli occhi e mormorò: "Mi pare di averla già sentita, una notte, tanto tempo fa, dalle parti di Betlemme...".Ma il flauto serbava un segreto ancora più sorprendente. Un giorno tra due gruppi di pastori scoppiò una lite furibonda per ragioni di precedenza in alcuni pascoli. Volarono le prime bastonate e qualche mano corse al coltello. Colpito da una improvvisa ispirazione il giovane pastore portò alle labbra il flauto e cominciò a suonare. Il suono era apparentemente debole, ma i litiganti si fermarono, le mani strette a pugno si aprirono e ai pastori venne una gran voglia di fare la pace e darsi una mano perché la vita è già abbastanza difficile. Da quel giorno, ogni volta che scoppiava un litigio, i presenti chiamavano il pastore e gli dicevano:" Suona il flauto" e al suono del flauto le tensioni si placavano, le voci irose si addolcivano e le collere si spegnevano. I cuori di ghiaccio si scioglievano e i sorrisi rifiorivano. Ma quale fu il destino dello splendido strumento che racchiudeva il canto degli angeli? L'eredità Quando si sentì vecchio, il pastore affidò il flauto al figlio. Questi divenne celebre con il nome di "pacificatore". Quando pacificatore morì, il flauto passò al figlio, che a sua volta lo lasciò al figlio e così via per secoli, finché un crociato lo comprò come ricordo di Terrasanta e lo portò in Europa. Ma nessuno si ricordava più dello straordinario potere del flauto. Passò di baule in baule, di eredità in eredità, finché... "Nonno, di chi è questo vecchio flauto?" domandò Albi, nove anni mentre rovistava negli scatoloni della soffitta. "L'aveva comprato il bisnonno ad un asta di cimeli, probabilmente è molto antico", rispose il nonno. "Lo posso tenere?". "Certo". "Magari è magico...", concluse Albi e cominciò a lucidarlo con il fazzoletto. Lo portò alle labbra, il suono era dolce e limpido. Il mattino dopo, Albi portò il suo nuovo flauto a scuola. Non faceva bella figura, era nero e opaco. La maestra era in ritardo e la classe in subbuglio. Riccardo e Mario si erano messi a litigare furiosamente e si stavano picchiando, rovesciando libri e banchi. Albi si rifugiò in un angolo e provò il flauto. Un'armonia soave e leggera avvolse i bambini. Riccardo e Mario si fermarono come per incanto. "Scusami", disse Riccardo, "Facciamo la pace", rispose Mario. Tutti guardarono Albi, "Come suoni bene!", esclamò Mirella, "Io veramente ci ho solo soffiato dentro..." mormorò Albi, arrossendo. "Lo sapevo che era magico", pensò, felice della scoperta. Ma più felice era il cuore della giovane canna che aveva conservato per secoli il canto degli angeli, senza perderne neppure una nota.

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V SETTV SETTV SETTV SETTIMANAIMANAIMANAIMANA: : : : Preparerò le fasce Preparerò le fasce Preparerò le fasce Preparerò le fasce per proteggerloper proteggerloper proteggerloper proteggerlo…………

L’IMPORTANZA DELL’ ALTRUISMO

ELIOGABALO E MATUSALEMMEELIOGABALO E MATUSALEMMEELIOGABALO E MATUSALEMMEELIOGABALO E MATUSALEMME

Il piccolo e zoppo Matusalemme ed Eliogabalo (detto Gabalo) erano due ragazzi poveri della città. Avevano sempre vissuto, dalla nascita, nel collegio dei ragazzi poveri. «Sai che domani è Natale?» chiese Gabalo, un giorno che tutti e due stavano spalando la neve dall'ingresso dell'istituto. «Ah, davvero?» rispose Matusalemme. «Spero proprio che la signora Pynchurn non se ne accorga. Diventa particolarmente antipatica nei giorni di festa!» L'antipatica signora Pynchum era la direttrice dell'istituto dei poveri, ed era temuta da tutti. Matusalemme proseguì: «Gabalo, tu credi che Babbo Natale ci sia davvero?». «Certo che c'è». «E allora perché non viene mai qui alla casa dei poveri?». «Beh», rispose Gabalo, «noi stiamo in una strada tutte curve, lo sai no? Forse Babbo Natale non riesce a trovarla». Gabalo cercava sempre di mostrare a Matusalemme il lato bello delle cose, anche quando non c'era! Proprio in quel momento un'automobile investì un povero cane che cadde riverso sulla neve. Gabalo corse subito in suo aiuto e vide che aveva una zampa rotta. Fece una stecca e fasciò strettamente la zampa del cane. Gabalo lesse sul collare che il cane apparteneva al dottor Carruthers, un medico famoso nella città. Lo prese in braccio e si avviò verso la casa dei dottore. «Io sono tutto quello che lui possiede»

Il dottore aveva una gran barba bianca lo accolse con un sorriso e gli chiese chi aveva immobilizzato e steccato così bene la zampa dei cane. «Perbacco, io, signore», rispose Gabalo e gli raccontò di tutti gli altri animali ammalati che aveva guarito. «Sei un ragazzo davvero in gamba!» gli disse alla fine il dottor Carruthers guardandolo negli occhi. «Ti piacerebbe venire a vivere da me e studiare per diventare dottore?». Gabalo rimase senza parole. Andare lontano dalla signora Pynchum e non essere più uno «della Casa dei Poveri», diventare un dottore! «Oh, oh s-s-sì, signore! Oh ... ». Improvvisamente la gioia svanì dai suoi occhi. Se Gabalo se ne andava, chi si sarebbe preso cura del piccolo e zoppo Matusalemme? «lo... io vi ringrazio, signore» disse. «Ma non posso venire, signore! E prima che il dottore scorgesse le sue lacrime corse fuori dalla casa». Quella sera, il dottor Carruthers si presentò all'istituto con le braccia cariche di pacchetti. Quando Matusalemme lo vide cominciò a gridare: «è arrivato Babbo Natale!». Il dottore scoppiò a ridere e, mentre consegnava al ragazzo un pacchetto dai vivaci colori, notò che zoppicava e gli fece alcune domande. Dopo un attimo, il dottor Carruthers disse: «Conosco un ospedale in città dove potrebbero guarirti. Hai parenti o amici?». «Oh, sì», rispose subito Matusalemme, «ho Gabalo!». Il dottore lanciò uno sguardo penetrante a Gabalo. «È per lui che non hai voluto venire a stare da me, figliuolo.» «Beh, io... io sono tutto quello che lui possiede», rispose Gabalo. Il dottore, profondamente commosso, disse: «E se prendessi anche Matusalemme con noi?». Questa volta a Gabalo non importò che tutti vedessero le sue lacrime, e Matusalemme si mise a battere le mani dalla gioia. Naturalmente non sapeva che sarebbe guarito e che un giorno Gabalo sarebbe diventato un chirurgo famoso. Tutto quello che sapeva era che Babbo Natale aveva trovato la strada per la casa dei poveri e che lo portava via con Gabalo.