d a˚˜˝o diaconale f 1847 - a i n. 163 - e 0,50 venerdì 9 ... · di silvio berlusconi che il...

8
La prova del nove di questa ina- deguatezza, che non nasce da una qualche minorazione antropologica ma solo da totale assenza... Direttore aRTURO DiaCOnaLE Venerdì 9 Settembre 2016 Fondato nel 1847 - anno XXi n. 163 - Euro 0,50 DL353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art.1 comma 1 DCB - Roma / Tariffa ROC poste italiane Spa Spedizione in abb. postale QUOTIDIANO LIbERALE PER LE gARANzIE, LE RIfORmE ED I DIRITTI UmANI delle Libertà PRIMO PIANO MELLINI A PAGINA 3 Referendum d’autunno: ma che cosa aspetta Matteo Renzi? POLITICA ROSSI-MOSCA A PAGINA 2 Campidoglio in tilt: caro Beppe Grillo, così non basta! CULTURA RAPONI A PAGINA 7 Libri fuori dal mercato, sotto il segno di Bianciardi ESTERI La diga di Mosul minacciata dall’Isis: l’Italia in prima linea SOLA a pagina 5 La Merkel si muove troppo, Renzi troppo poco N on per rubare spazio ai più competenti, ma, vivaddio, uno sfogo, diciamo così politico, ogni tanto ci vuole. Prendiamo, ma solo per l’attua- lità, l’ottimismo del pur bravo Mario Draghi sull’economia europea “che è solida”. Sarà pur solida, questa eco- nomia, ma non mi pare che 140 mi- lioni di cittadini a rischio di povertà ne siano proprio convinti. Certo, i tassi, i cambi, l’Euro e tutto l’amba- radan finanziario messo su dalle bu- rocrazie di Bruxelles hanno i loro segnali, decifrano numeri e algoritmi, possiedono sensori più di noi. Ma se di PAOLO PILLITTERI di ARTURO DIACONALE L’ accanimento dei grandi media nazionali contro il Movimento Cinque Stelle è una realtà inequivo- cabile. In tutto simile all’accani- mento degli stessi media nazionali che scattò nel 1994 quando la novità politica dell’epoca, Forza Italia, vinse a sorpresa le elezioni politiche che avrebbero dovuto sancire il trionfo della sinistra post-comunista di Achille Occhetto. Le caste consoli- date si difendono sempre dai feno- meni politici nuovi. E, quindi, non stupisce che oggi il Movimento di Beppe Grillo subisca lo stesso tratta- mento riservato a suo tempo al par- tito di Silvio Berlusconi. Ma se non si può non riconoscere ai grillini il diritto di denunciare l’as- Continua a pagina 2 Continua a pagina 2 la Germania di Angela Merkel - per dirne una che conta anche se la Can- celliera è stata bocciata proprio nel suo collegio - ha messo in cassa... Intanto salta il mini-direttorio sedio ai loro danni messo in atto dalla grande informazione nazionale che difende gli interessi dei propri editori decisi a conservare i propri privilegi di casta, va con altrettanta franchezza sostenuto che per i Cin- que Stelle la storia dell’assedio è uno strumento fin troppo scontato per nascondere ai tanti italiani da cui hanno ottenuto fiducia e consenso di essere totalmente inadeguati al com- pito piovuto loro addosso. Beppe Grillo può denunciare tutti i complotti che vuole, ma il cla- more suscitato dalle sue parole non può in alcun caso coprire e nascon- dere che il Movimento Cinque Stelle non è in grado di governare nep- pure un condominio e può al mas- simo continuare a svolgere il ruolo di opposizione di sistema. Il comportamento offensivo di Di Maio Caos a Cinque Stelle: dopo il ridimensionamento di Luigi Di Maio tocca a Taverna, Castaldo e Perilli uscire di scena dal palcoscenico romano del M5S. E Virginia Raggi su Facebook scarica l’assessore al Bilancio, De Dominicis

Upload: trandan

Post on 22-Feb-2019

219 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

La prova del nove di questa ina-deguatezza, che non nasce da unaqualche minorazione antropologicama solo da totale assenza...

Direttore aRTURO DiaCOnaLE Venerdì 9 Settembre 2016Fondato nel 1847 - anno XXi n. 163 - Euro 0,50

DL353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art.1 comma 1

DCB - Roma / Tariffa ROC poste italiane Spa Spedizione in abb. postale QUOTIDIANO LIbERALE PER LE gARANzIE, LE RIfORmE ED I DIRITTI UmANI

delle Libertà

PRIMO PIANO

MELLINI A PAGINA 3

Referendum d’autunno:

ma che cosa aspetta

Matteo Renzi?

POLITICA

ROSSI-MOSCA A PAGINA 2

Campidoglio in tilt:

caro Beppe Grillo,

così non basta!

CULTURA

RAPONI A PAGINA 7

Libri fuori dal mercato,

sotto il segno di Bianciardi

ESTERI

La diga di Mosul

minacciata dall’Isis:

l’Italia in prima linea

SOLA

a pagina 5

La Merkel si muove troppo,Renzi troppo poco

Non per rubare spazio ai piùcompetenti, ma, vivaddio, uno

sfogo, diciamo così politico, ognitanto ci vuole.

Prendiamo, ma solo per l’attua-lità, l’ottimismo del pur bravo MarioDraghi sull’economia europea “che èsolida”. Sarà pur solida, questa eco-nomia, ma non mi pare che 140 mi-lioni di cittadini a rischio di povertàne siano proprio convinti. Certo, itassi, i cambi, l’Euro e tutto l’amba-radan finanziario messo su dalle bu-rocrazie di Bruxelles hanno i lorosegnali, decifrano numeri e algoritmi,possiedono sensori più di noi. Ma se

di PAOLO PILLITTERI

di ARTURO DIACONALE

L’accanimento dei grandi medianazionali contro il Movimento

Cinque Stelle è una realtà inequivo-cabile. In tutto simile all’accani-mento degli stessi media nazionaliche scattò nel 1994 quando la novitàpolitica dell’epoca, Forza Italia, vinsea sorpresa le elezioni politiche cheavrebbero dovuto sancire il trionfodella sinistra post-comunista diAchille Occhetto. Le caste consoli-date si difendono sempre dai feno-meni politici nuovi. E, quindi, nonstupisce che oggi il Movimento diBeppe Grillo subisca lo stesso tratta-mento riservato a suo tempo al par-tito di Silvio Berlusconi.

Ma se non si può non riconoscereai grillini il diritto di denunciare l’as- Continua a pagina 2Continua a pagina 2

la Germania di Angela Merkel - perdirne una che conta anche se la Can-celliera è stata bocciata proprio nelsuo collegio - ha messo in cassa...

Intanto salta il mini-direttorio

sedio ai loro danni messo in attodalla grande informazione nazionaleche difende gli interessi dei proprieditori decisi a conservare i propriprivilegi di casta, va con altrettantafranchezza sostenuto che per i Cin-que Stelle la storia dell’assedio è unostrumento fin troppo scontato pernascondere ai tanti italiani da cuihanno ottenuto fiducia e consenso diessere totalmente inadeguati al com-pito piovuto loro addosso.

Beppe Grillo può denunciaretutti i complotti che vuole, ma il cla-more suscitato dalle sue parole nonpuò in alcun caso coprire e nascon-dere che il Movimento Cinque Stellenon è in grado di governare nep-pure un condominio e può al mas-simo continuare a svolgere il ruolodi opposizione di sistema.

Il comportamento offensivo di Di Maio

Caos a Cinque Stelle: dopo il ridimensionamento di Luigi Di Maio tocca a Taverna, Castaldo e Perilli uscire di scena

dal palcoscenico romano del M5S. E Virginia Raggi su Facebook scarica l’assessore al Bilancio, De Dominicis

Caro Grillo, appassionata, apprezza-bile, ma poco convincente la sua di-

fesa sul “Caso Roma”. Ormai un po’ diteatro non basta più.

Lei da esperto uomo del palcoscenicol’altro ieri a Nettuno ha cercato di dare ilmeglio di sé, ha usato tutta la tecnicadella gestualità, della mimica, della posadella voce e dell’utilizzo delle parole forti,ma non basta. Non basta perché perquanto lei sia bravo nella plasticità tea-trale e nella profusione del pathos sugge-stivo, stavolta la frittata romana è bruttae grave davvero.

Gridare al complotto non convince,nomine e scelte le avete fatte voi, stipendie compensi pure, dunque la bufera sulleconseguenze chi l’avrebbe ordita? Qualenemico occulto? Certo l’appello all’unità,anche di fronte agli sbagli più evidenti, ètecnica antica di comunista memoria;tutti sanno del vizio al soccorso rosso chei comunisti applicavano per proteggere enegare anche gli errori peggiori dei com-pagni. Certo che gli abbracci e la paratasul palco suggestionano e fanno effetto,ma qui si tratta di comportamenti opa-

chi e obliqui che meritano ben altre spie-gazioni e ammissioni verso il popolo so-vrano.

Lei, Grillo, insieme ai più autorevoliesponenti del Movimento 5 Stelle, ha in-sistito sul fatto che da voi non si fannosconti a nessuno, ma sa bene che non èvero. Di sconti, e pure grossi, in questocaso ne avete fatti eccome; la menzogna,la reticenza, l’omissione, sono cose gravicaro Grillo e da quel che si è visto suRoma ne è stato fatto un uso piuttostovasto. Omettere, negare, nascondere,caro Beppe, sono quei vizi della politicapeggiore verso la quale lei per primo si èscagliato da sempre con ogni veemenzaper raccogliere successi. Lei ha fatto dellabandiera della trasparenza, della lealtà edella sincerità il vessillo fondante del Mo-vimento, per questo passarci sopraquando capita ai suoi non è un buonmodo per rendersi credibili.

Questi sconti su atteggiamenti gravinon solo non depongono bene, ma la-

sciano la porta aperta al cosiddetto pre-cedente, che da sempre è un lasciapassareper giustificare tutto in politica. Le di-missioni improvvise di personaggi dipunta della Giunta Raggi vanno spiegatecon dovizia di particolari, altrimenti re-stano opache e le bugie e le omissioni suiprocedimenti in corso lo sono ancora dipiù.

Caro Grillo, qui non si tratta di gio-care sul filo della parola, si tratta di unavera e propria bufera che si è abbattutaintorno alla Giunta di Roma nel più clas-sico stile della vecchia politica. Ecco per-ché un po’ di palcoscenico, seppureappassionato, esemplare e per certi versimeritevole, non può bastare. Lei Grilloha fatto delle cose straordinarie, in pochianni ha messo in piedi un Movimentoche ha saputo cogliere la rabbia e il di-sgusto dei cittadini contro lo schifo dellapolitica, per questo deve essere più chiaroe rigido con i suoi. Noi più volte abbiamoapprezzato la capacità e la coerenza di al-

cuni parlamentari di punta del Movi-mento Cinque Stelle e proprio per questooggi pretendiamo da loro altrettanta coe-renza, piuttosto che sconti sugli sbaglicommessi.

Nella storia del Paese, lei Grillo sabene che altri si ritenevano, e in parte siritengono ancora, migliori, superiori, in-tangibili, eppure sappiamo bene come èandata a finire, dunque stia in guardia enon faccia sconti. Il patrimonio che lei haaccumulato, elettorale, morale e di con-

senso sociale, con le battaglie giuste cheha portato avanti, merita una custodiaspeciale e quello che è successo a Romava esattamente dall’altra parte.

Insomma, veda lei caro Grillo, scal-trezza e acume non le mancano davvero,noi possiamo consigliarle di fare di più edi meglio di ciò che si è visto per rime-diare al guaio. Creda, francamente oggialcuni show, come quello di Nettuno,non bastano proprio più per archiviaretutto.

2 L’OPINIONE delle Libertà venerdì 9 settembre 2016Politica

Caro Grillo, non basta!di ELIDE ROSSI eALfREDO MOSCA

Molti non riescono a spiegarsi il mo-tivo che spinge Matteo Renzi,

avendo a disposizione un’occasione for-midabile per rilanciare l’economia delnostro Paese, qual è la continuità territo-riale della Sicilia, a ignorare il Ponte sulloStretto giocando con le popolazioni del-l’estremo Sud nel tentativo di illuderle. Èvero che Renzi non ha mai detto che su-bito dopo l’inaugurazione della moncaautostrada meridionale affronterà il pro-blema dell’attraversamento stabile delloStretto di Messina, ma ha lasciato credereche ciò sarebbe avvenuto dopo il 22 di-cembre prossimo.

Il Premier è stato abbastanza chiarodicendo “prima… sistemiamo l’acqua diMessina, i depuratori e le bonifiche. In-vestiamo due miliardi nei prossimi cin-que anni in Sicilia per le strade e leferrovie. E poi faremo anche il ponte”.

C’è chi ha voluto credere che queste di-chiarazioni fossero dirette ai “No Ponte”per tenerli buoni, ma la verità, purtroppo,non è questa. Se lo fosse stata si sarebbeavviato, già da qualche mese, con le Re-gioni, gli Enti locali, le Università delposto e i sindacati il problema della for-mazione della manodopera necessariaalla costruzione della grande opera, e in-vece tutto è fermo.

Ma se Renzi ha lasciato correre l’equi-voco dell’imminente avvio dei lavori delPonte, lo ha fatto perché ha pensato fosseutile usare la “captatio benevolentiae”verso altri destinatari, come siciliani e ca-labresi che si battono per la realizzazionedel Ponte, e che lui spera di averli schie-rati sul “Sì” al referendum costituzionaledel prossimo autunno. Ma, certamente,non intende andare oltre l’equivoco per-ché, memore delle manovre di palazzoordite dalla Cancelliera Angela Merkelcon la compiacenza di alte cariche dello

Stato italiano, non vuol fare la stessa finedi Silvio Berlusconi che il Ponte lo volevaveramente tanto che, quando fu rag-giunto da Renato Brunetta (come lostesso ricorda nel suo libro “Berlusconideve cadere. Cronaca di un complotto”)con la famosa lettera dell’Europa (che ac-celerava la pressione sull’Italia per otte-nere le dimissioni del Cavaliere), stavavisionando, nella “saletta verde” di Pa-lazzo Chigi, il filmato del Ponte che i tec-nici della cordata di Imprese che si eraaggiudicato l’appalto gli avevano corte-semente preparato.

Va però riconosciuto che il no alPonte, da parte della Merkel, non è statoun capriccio ma una errata valutazionedei danni che il Ponte, con la comple-mentare e necessaria Alta Velocità e Ca-pacità, poteva creare al sistema portualedel Nord-Europa a partire da Rotterdam,Amburgo e Anversa. Il Ponte e l’adegua-mento ferroviario italiano, infatti, veni-

vano letti come “pericolo” per quel si-stema che vive esclusivamente con il mo-vimento dei container. La Merkel,complici gli imbelli dirigenti italiani,aveva vinto la propria battaglia a dannodegli interessi italiani che per l’aumentodelle merci che si ipotizzava non avrebbericevuto il danno che paventava.

Infatti, con l’allargamento e il mag-giore pescaggio del Canale di Suez si èaperta la strada all’aumento considere-vole del traffico delle portacontainer; i ci-nesi che si erano offerti di finanziare ilPonte e la stessa Alta Velocità tra Salernoe Reggio Calabria, visti gli orientamentidel grande “luminare” Mario Monti,hanno abbandonato l’Italia e si sonocomprati (sì, comprati) il porto del Pireoin Grecia per gestirlo come porta d’in-gresso in Europa dei propri prodotti;Spagna e Francia sono a realizzare il Fer-rMed; il Marocco e un po’ tutti i Paesi ri-vieraschi dell’Africa (almeno quelli liberi

da guerre) stanno attrezzando la propriaportualità. C’è, quindi, un Mediterraneoin gran fermento per l’aumento del traf-fico merci che non creerà alcun problemaai porti nel Nord-Europa.

L’unico Paese fermo è l’Italia per lacecità di Renzi, non dissimile da quelladi Monti, di Letta e dell’intera sinistra.In particolare, Renzi non si muove ne-anche dinanzi agli zero certificati dal-l’Istat. Non pensa all’economia incontinuo disarmo, ai giovani senza la-voro che continuano ad aumentare. A luiinteressa solo “comprarsi” il consensocon le mancette, conquistare il poterepiegando la nostra Carta ai suoi voleri,distruggere ogni resistenza affollando laCamera di “yes men”. Ma è un sognodestinato a infrangersi sull’enorme “No”che si stava coagulando nel Paese e chereggerà ad ogni vergognosa manovra or-dita dall’incantatore di Rignano sul-l’Arno.

L’uso del Ponte per catturare dei sì al referendumdi GIOVANNI ALVARO

a tutti gli altri, e vabbè, ma è un surplus non re-golare, che va contro le normative e che supera iltetto consentito dalle stesse. Di sanzioni, mancoparlarne, figuriamoci: così fan tutti, canterebbeMozart. Aggiungendo: è tutta colpa dell’Euro.Usciamone, e siamo a cavallo.

Le cose sono un po’ più complesse ma non ine-stricabili, perché sono sempre faccende politiche.Ma se la politica s’intimidisce, latita e si accon-tenta di normative, allora siamo nei guai, comeora. Già, guardiamoci un po’ dentro a queste mi-tiche normative, tenendo presente che la loro le-gittimità deriva dagli storici parametri diMaastricht e, in più, dal Trattato di Lisbona.

Intanto non dovremmo dimenticare una delleultime osservazioni di Bettino Craxi, già malatoma sempre lucido, che su Maastricht avevaespresso non un liquidatorio parere polemico, ma,più saggiamente, si era limitato a definire quelladecisione non un tabù, non una pietra sacra:“Maastricht non è la Bibbia” disse in sostanza, èun trattato contenente parametri che possono va-lere in un contesto economico, ma che necessitanodi una rivisitazione periodica e di una modifica-zione quando e se questo contesto dovesse cam-biare. Ora, non vi è alcun dubbio che siamo inun’epoca quasi rovesciata rispetto a quella molto,troppo speranzosa dell’avvento della monetaunica nella sua salvifica accezione, che ha provo-cato un autentico rischio di fallimento della stessaUnione.

Non si tratta infatti della moneta unica in sé eper sé (uscirne è praticamente interdetto dall’av-vento certo di una svalutazione fra il 40 e il 50per cento), ma dai vincoli di quei parametri su de-bito e deficit, il famoso tre per cento di debitopubblico e il 60 per cento massimo per il Pil, lacui applicazione sta producendo disastri per l’at-tuazione di una politica di austerity improntata alsacrale rigore, che ci ha condotto al limite della

segue dalla prima

...di classe dirigente adeguata, è venuta da Luigi DiMaio. Il giovanotto che studia da Premier e che giral’Italia e l’Europa per preannunciare la sua candida-tura a capo del Governo alle prossime elezioni, nonha ammesso di aver commesso quella che Grillo hadefinito una “cazzata”. Ha spiegato, come se fossel’evento più naturale del mondo, di non aver capitoil significato del messaggio con cui la sindaca diRoma Virginia Raggi lo ha informato all’inizio del-l’estate che l’assessora Paola Muraro era oggetto diuna indagine della magistratura romana.

Nessuno dubita che Di Maio non ci “sia” ma “cifaccia”. È impossibile credere che chi vuole diventarePresidente del Consiglio non sappia leggere un mes-saggio su un argomento che tocca uno dei punti sucui il Movimento Cinque Stelle è da sempre partico-larmente attento e sensibile. Di Maio, dunque, “cifa”. E non è una giustificazione, ma una aggravante.Perché presuppone la convinzione che “ad esserci”,cioè a fare la parte degli imbecilli, siano gli italiani ingenerale ed il popolo grillino in particolare.

Ma se da aspirante Premier Di Maio tratta i cit-tadini e la sua gente in maniera così offensiva e sprez-zante, che potrebbe arrivare a fare una voltacollocato al vertice del Governo del Paese? Megliolasciarlo dove si trova e non correre un rischio delgenere!

ARTURO DIACONALE

...un surplus commerciale di gran lunga superiore

bancarotta. Austerity che ha favorito la Merkel,si capisce, e il Nord-Europa ma ha punito selvag-giamente l’economia così diversa del nostro Paeserendendoci più poveri. Vogliamo una lotta diclasse sui generis, fra Paesi ricchi e Paesi poveri?Accomodiamoci. Adeguiamoci alla leggenda delrigore inflessibile, che tanto leggenda non è, se èvero come è vero che, rebus sic stantibus, la de-flazione ci farà compagnia chissà per quanto,bloccando la crescita.

Le parole di Draghi vanno sempre accolte conrispetto, ma il punto dolente e drammatico sta inciò che Draghi non può fare e forse neppure dire,perché è un compito, anzi un dovere della poli-tica. Quello di dire pane al pane e vino al vino, acominciare da Matteo Renzi che ha pur accom-pagnato cortesemente la Merkel a visitare la Fer-rari di Sergio Marchionne, ma non abbiamosentito alcun’eco di quella saggia massima che,pure, la Cancelliera dovrebbe aspettarsi, e nonsolo da Renzi. Il quale è certamente alle prese colsì e col no al “suo”referendum, non foss’altro per-ché sa perfettamente che se perde il sì dovrà an-darsene a casa. Ma per vincerlo occorronodecisioni un tantinello diverse da quelle assuntecon gli ottanta euro per le Europee, grazie allequali ha vinto, ma, qualche anno dopo, si è vistoche non erano e non sono (solo) quegli ottantaeuro a far riprendere i consumi. Ci vuole benaltro. Ci vuole, cioè, un’irrimandabile presa di po-sizione su quei parametri, su quelle normative, suquella falsa Bibbia di Maastricht che non solo hastoppato la crescita ma ha alimentato nelle buro-crazie di Bruxelles un delirio di onnipotenza che siallunga su tutto o quasi lo scibile economico, acominciare dalle banche, alcune in crisi.

Ha ragione da vendere Cirino Pomicinoquando su “Il Foglio” non soltanto ha definito ilbail-in come una corda costruitaci per impiccarci,ma ha lanciato un grido di allarme, a cominciare

Direttore Responsabile: ARTURO [email protected]

Condirettore: GIANPAOLO PILLITTERI

Presidente del Comitato dei Garanti:GIOVANNI MAURO

AMICI DE L’OPINIONE soc. coop.Impresa beneficiaria per questa testata dei contributi

di cui alla legge n. 250/1990

e successive modifiche e integrazioni.

IMPRESA ISCRITTA AL ROC N. 8094

Sede di RomaVia Augusto Riboty, 22 00195 - Roma

Tel: 06.83658666 [email protected]

Amministrazione - AbbonamentiTEL 06.83658666 / [email protected]

Stampa: Centro Stampa RomanoVia Alfana, 39 00191 Roma

Quotidiano liberale per le garanzie,le riforme ed i diritti civili

Registrazione al Tribunale di Roma n. 8/96 del 17/01/’96

CHIUSO IN REDAZIONE ALLE ORE 19,00

Il comportamentooffensivo di Di Maio

La Merkel si muove troppo,Renzi troppo poco

dal salvataggio a suo tempo mancato - quandoperò si poteva e l’hanno fatto tanti Paesi, di ban-che moribonde - e ora riguardante le quattro ban-che in gravi difficoltà alle quali sono stati posti daiburocrati di lassù nuovi diktat, ulteriori limiti ditempo, impossibili scadenze, obblighi che produr-ranno prezzi irrisori per gli insaziabili appetiti dichissà quale fondo speculativo. In questo caso laMerkel non c’entra. Ma Renzi sì, se non si affrettaa difendere i contenitori dei soldi dei risparmi edel lavoro dei nostri cittadini. Soldi, quelli sì, sacri.

PAOLO PILLITTERI

3L’OPINIONE delle Libertàvenerdì 9 seTTembre 2016 Primo Piano

Si diceva (prima delle elezioni am-ministrative) “il Referendum di

ottobre”. Ora si parla di fine novem-bre, forse dicembre. La sensazione èche Matteo Renzi aspetti qualcheevento provvidenziale che lo traggad’impaccio e allontani lo spettro diuna sconfitta che, oramai, non è piùuna semplice e (per lui) deprecabileipotesi. Qualche suo compare ha per-sino ipotizzato di poter considerareausilio della Provvidenza il terre-moto del 24 agosto scorso: farne unmotivo di rinvio del voto referenda-rio, è stato mormorato e nemmenotanto a bassa voce.

Renzi, la Boschi, fanno osservareche “si è ancora nei termini”. Biso-gna dire, perché è passato quasi inos-servato, che la Corte di Cassazioneha dato una mano per questo gio-chetto, aspettando la scadenza deltermine (decorrente dalla fine delpercorso parlamentare della cosid-detta riforma) di tre mesi per dareatto della intervenuta richiesta di re-

ferendum. Ora, poiché la richiestadel prescritto numero di parlamen-tari era intervenuta già ad aprile, eradi quella richiesta e non di altro chela Corte avrebbe dovuto dare atto. Eda tale momento avrebbe dovuto de-correre il termine per il Governo difissare la data del voto.

Aspettare che fosse scaduto il ter-mine per altre richieste, dopo che laprima, della cui validità la verificapoteva esser fatta in un giorno (es-sendo quella del quinto dei parla-mentari) era indiscutibilmente validae, tale da comportare comunque ilreferendum e non essendo, quella,ovviamente, revocabile. Attendereche scadesse il termine per altre even-tuali (di cinquecentomila cittadini o

di cinque Consigli regionali) era as-solutamente inutile (e grottesco) per-ché quali e quante fossero state leulteriori richieste, non è che si do-vessero indire altrettanti referendum.Quindi la prima richiesta era quellanecessaria e sufficiente e dalla veri-fica della validità di essa doveva de-correre il tempo per il Governo difissare la data del voto.

In poche e chiare parole: la Cortedi Cassazione ha dato una mano aRenzi per “allungare il brodo”.Anche a costo di perdere un’occa-sione per dire di averci azzeccato,non vogliamo pensar male, magariipotizzando un collegamento traquesti obiettivi “favori” ed il decretolegge che proroga il pensionamento

dei più alti magistrati.Ma a parte questo

aspetto della questione, chenon mancheranno di indurreanche qualche nostro amicoa definirla “un cavillo avvo-catesco”, come spesso i mieicolleghi comunisti commen-tavano i miei interventi allaCamera, è certo che Renziha tutta l’aria del voler man-dare le cose per le lunghe.Vuole che si spenga l’ecodella solenne batosta che si èbeccato alle amministrative.Vuole fare promesse strabi-lianti (e impossibili) con lalegge di stabilità. O, magari,spera di poter dimostrareche gli elettori hanno sba-gliato, a bastonarlo, profit-tando di qualche topicadella Raggi (quelle dei sin-daci e presidenti di Regioni,ladroni e incapaci del PartitoDemocratico sono tenute

nell’ombra, quindi “non esistono”).Dobbiamo però prendere atto che

quelli del “No” non sembrano volerprofittare dell’allungamento deitempi per organizzare una campagnaper il referendum che batta l’uso el’abuso di televisioni e “giornaloni”da parte dei renziani. Né sembra chene profittino (salvo MassimoD’Alema) quelli del Pd attestati sullaposizione del “Ni” e tuttora immersinelle loro meditazioni. Ma, anzichédegli altri, pensiamo a noi. Anche noinon abbiamo tempo da perdere. Tor-niamo a die a tutti i nostri amici didarci una mano, di segnalarci gruppi,comitati, circoli cui indirizzare il no-stro materiale. Al lavoro! Al lavoroper il No!

Referendum: Renzi che aspetta?di MAURO MELLINI

Responsabilizzazione e autonomiadiffusa, lavoro collaborativo,

patti di fiducia reciproca, far emer-gere le capacità ignorate, governareil tempo...

Sono alcuni temi del libro di ma-nagement e di donne - “Esplorare iconfini. Pratiche di donne che cam-biano le aziende” (Guerini e Asso-ciati, 2016) - scritto da LuisaPogliana e in uscita il prossimo 20settembre, che parte da un assunto:aziende e lavoro sono drasticamentecambiati, occorre un altro manage-ment. Serve per questo guardare adalcune esperienze di donne, che ap-paiono anticipatrici di questo modonuovo. È la proposta dell’autrice, cheinquadra in un pensiero organizzatopolitiche di donne manager chehanno portato coraggiose novità,con effetti positivi per le persone eper l’organizzazione ma che spessonon vengono valorizzate proprioperché non trovano corrispondenzanei modelli consolidati di manage-ment.

Ma perché queste innovazionivengono oggi più da donne che dauomini? Il libro non ne fa una que-stione di maschile-femminile. Suc-cede piuttosto che le donne, entratenel management in tempi recenti,hanno portato una visione diversa,perché vivono una vita diversa eguardano le cose da un altro puntodi vista. Hanno un’idea del poterecome possibilità, del managementcome responsabilità verso l’aziendae tutti i soggetti che la compongono.E nel loro complessivo sguardo sulmondo collocano il lavoro dentro lavita, non come un mondo separato.È questo che allarga gli orizzonti ma-nageriali.

L’autrice - tenendo insieme leesperienze e le riflessioni che susci-tano - propone un preciso percorso:

dalla pratica emergono criteri che in-dicano una via, oltre le pratiche con-suete, là dove sono inadeguate ocontroproducenti. Ragionando supolitiche effettivamente realizzate, nemette a fuoco orientamenti e metodifrutto di ciò che si è fatto, che puòessere capitalizzato, trasmesso eusato altrove. Non definisce unnuovo modello di management etanto meno di management “femmi-nile”, ma una proposta che vienedalle donne con vantaggio per tutti.Delle donne, per diventare più con-sapevoli della portata di quello chefanno e per farlo valorizzare. Degliuomini, che non accettano più di mi-surarsi con modelli manageriali im-positivi. Delle aziende, che inpratiche di discontinuità scoprono il

terreno per risultatiimprevisti.

Seguendo questedonne si respira unafelice aria di libertà:chi e manager ha unospazio di autonomiache può usare perfare cose che abbianoun senso. Emerge cosìun management orien-tato a non credere chesia impossibile cam-biare, disposto a spo-stare i confini delnoto. Non per cer-care risposte imme-diate, ma piuttostoper esplorare cosapuò succedere.

Luisa Pogliana, permolti anni responsabiledella direzione ricerche dimercato in un grandegruppo editoriale italiano,poi consulente di ricerchesui mercati internazionali,ha coperto ruoli in enti in-ternazionali e nella Euro-pean Commission. Suitemi relativi al manage-ment femminile ha scrittoper Guerini “Donne senzaguscio” (2009) e “Ledonne il management ladifferenza” (2012). Hafondato - con Isabella Co-vili, Anna Deambrosis,Patrizia Di Pietro, PinaGrimaldi - l’associazione“Donnesenzagusc io”(www.donnesenzagu-scio.it), luogo di incontrotra donne-manager per

ragionare sul proprio ruolo e valo-rizzare pensieri e pratiche di cambia-mento delle donne nelle aziende.Questo libro è frutto di un progettocomune.

assicuratricecOmPAgNIA DI AssIcuRAZIONIcOmPAgNIA DI AssIcuRAZIONI

Milanese s.p.a.

www.assicuratr icemilanese.it Telefono (centralino): r.a. 059 7479111 Fax: 059 7479112

4 L’OPINIONE delle Libertà Economia - Lavoro

di REDAZIONE Per un management in rosavenerdì 9 settembre 2016

5l’oPiNioNE delle libertàvenerdì 9 settembre 2016 Esteri

Houston, abbiamo un problema.Esiste un piano segreto d’attacco

dell’Is contro la diga di Mosul in Iraq:parola di Wikilao, il sito web che sioccupa di sicurezza e di intelligence.La notizia riguarda l’Italia da vicino.Da qualche mese nell’area della digasul fiume Tigri sono all’opera gliesperti e i tecnici della ditta Trevi diCesena, che ha vinto l’appalto per ilavori di messa in sicurezza dell’im-

pianto. Ad assicurare protezione alpersonale civile impegnato verrà gra-dualmente dispiegato un contingentedi 450 militari italiani.

Il lavoro che si accingono a fare itecnici e le maestranze della dittaTrevi servirà a salvare migliaia di viteumane dagli effetti devastanti di uncedimento strutturale della diga che,fin dalla sua costruzione avvenuta ametà degli anni Ottanta, è pericolosa-mente instabile. Durante il regime diSaddam Hussein l’impianto è statoregolarmente manutenuto perché,

oltre a rappresentare la principalefonte di approvvigionamento idricoed energetico per le popolazioni del-l’area a maggioranza curda, è assurto,per la sua imponenza, a simbolo iden-titario dell’intero Iraq. La diga diMosul, infatti, è la terza per gran-dezza in tutto il Medio Oriente. Hauna capacità di carico di oltre 11 mi-lioni di metri cubi di acqua. Con l’in-stabilità politica seguita alla caduta diSaddam, la manutenzione ordinaria èstata colpevolmente trascurata. Nel-

l’agosto del 2014 l’impianto era ca-duto nelle mani delle forze delCaliffato di al-Baghdadi. Ma l’occu-pazione è durata poche settimane. Icurdi sono riusciti a ricacciare indie-tro il nemico. Il tempo trascorso,però, non ha giovato alla diga.

La ditta italiana ha dunque l’im-pegnativo compito di ripristinare unadeguato livello di sicurezza entro lafine dell’inverno. Con l’arrivo dellaprimavera il volume della massad’acqua trattenuta dalla diga cre-scerà per effetto dello scioglimento

dei ghiacci sulla catena montuosa delTauro armeno, da cui nasce il fiumeTigri. L’innalzamento del livello del-l’acqua provocherebbe sulle mal-conce strutture di contenimento unapressione tale da renderne possibileil cedimento. Gli italiani dovrannooperare in condizioni di estremo pe-ricolo perché il fronte di guerra distapoco più di dieci chilometri.

È dunque credibile che per al-Ba-ghdadi colpire la diga rappresenti ilsogno proibito. Un attacco in grande

stile coronato da successo, da unlato, impressionerebbe le popola-zioni sunnite dell’area che stentano aschierarsi dalla sua parte e, dall’al-tro, graverebbe negativamente sulmorale dalla coalizione che lo com-batte. Secondo le informazioni for-nite da Wikilao, il Califfo haincaricato delle operazioni sulcampo una truppa d’élite del suoesercito. Circa duecento uomini didiverse nazionalità che rappresen-tano la crème de la crème delle cana-glie arruolate sotto le bandiere dello

Stato Islamico. Costoro dispongonodi una notevole potenza di fuoco. Sitratta di pezzi di artiglieria da 122 e130mm in grado di colpire targetfino a venti chilometri di distanza edi missili a corto raggio.

Tocca, dunque, ai nostri uomini inarmi impedire ai combattenti delloStato Islamico di portare a compi-mento il loro progetto di morte. I no-stri militari saranno aiutati dallasorveglianza aerea assicurata daquattro elicotteri multiruolo NH-90e quattro AW-129D “Mangusta” da

attacco. Basterà? Ce lo auguriamo.Nel frattempo, se il signor MatteoRenzi la piantasse di raccontare frot-tole sullo stato dell’economia delPaese e si spendesse per rafforzare lasicurezza dei nostri a Mosul farebbeappena la metà del suo dovere dicapo del Governo. Con il dovuto ri-spetto per le camarille della politica,oggi gli occhi e il cuore di tutto ilPaese sono puntati su Mosul. Su quelpezzo d’Italia migliore che sta inprima linea, a rischiare la vita. Senon là, dove?

Il pericolo viene da Mosuldi Cristofaro sola

7L’opinione delle Libertàvenerdì 9 settembre 2016 Cultura

“Riaprire il fuoco editoriale”: que-sta la parola d’ordine del XV

Festival Internazionale della Lettera-tura Resistente, a Pitigliano (Grosseto)dal 9 all’11 settembre (www.strade-bianchelibri.com) nei tre piani della li-breria e associazione “Strade Bianche”.Ce lo presenta Marcello Baraghini,fondatore di “Stampa Alternativa”,uno degli storici animatori dell’inizia-tiva.

Partiamo proprio dal titolo?È ripreso dall’opera Aprire il fuoco

di Luciano Bianciardi, esule e suicidatodal regime editoriale di allora. Noi ri-partiamo da lui, dalla sua sconfitta, perriscattarlo e riprendere quella battagliache aveva così fortemente intrapreso.Verrà presentata la collana I NuoviBianciardini: illustrati e approfonditi,soprattutto nell’eventualità di un’esplo-sione della serie (a costo simbolico, cioèun centesimo di euro), sono anche sca-ricabili gratuitamente in Rete. Bian-ciardi era molto prolifico, laddove gliconsentivano di dire quello che gli pa-reva - poi naturalmente ne ha pagato ilprezzo - e di portare a casa qualche liradi sopravvivenza; uno dei testi, uscitosu una delle riviste degli anni Sessantadove lui scriveva, è una risposta ad unlettore che prefigura questa nostra ri-voluzione editoriale permanente.

Qual è l’impulso che ha portato allanascita del festival?

Fu una delle risposte al regime edi-

toriale tuttora imperversante. A Man-tova, nello stesso periodo della nostraprima edizione, c’era un gran clamoreper i Premi Nobel per la letteratura,con cifre enormi di budget. Allora unpo’ per dispetto, un po’ per quella pro-vocazione che ci ha sempre contraddi-stinto, ci inventammo un festivaldedicato agli scrittori analfabeti, i qualihanno una vita degna, che è letteratura,

e per raccontarla noi facemmosolo da tramite, trascrivendolae pubblicando quattro libri chesono le storie di un tombarolo,una contadina, un conciaio e uncarbonaio. Nel corso degli annisiamo poi passati dalla scrittricepazza alla quale dedicammo ilfestival con il titolo Matti chiariamicizia lunga, alla letteraturaYiddish, fino all’omaggio adAlice di Lewis Carroll, nell’an-niversario di quella che è unadelle opere più importanti delNovecento.

Un paio di titoli in pro-gramma sono in Millelireper-sempre, altri due fanno parte di

Sconfinati. Che collane sono?Entrambe si trovano anche gratuite,

su Internet. Sconfinati è la collana dellanuova casa editrice “Le Strade Bianchedi Stampa Alternativa”, e rappresentauno snodo dopo decenni di scritturamirata all’irrealtà, che ha devastatoquella letteratura sociale che tantoaveva fatto nella prima parte della se-conda metà del Novecento. Ecco, dopol’affermazione della finzione, scrittamale in previsione di essere portata intelevisione o al cinema, si ricominciacon la letteratura-verità, con una col-lana che non solo si può leggere sulweb, liberamente (come tutti i dodicilibri del festival), ma poi è anche ac-quistabile su carta a prezzi di copertinasimili a quelli tipografici, quindi con unabbattimento del 70 per cento. Unadelle opere di Millelirepersempre è IlBeato maledetto – Jacopone da Todi ri-tradotta ai nostri giorni senza le braghedella censura, e uno dei libri di Sconfi-nati è Due guerre in quattro quaderni,memorie di una scrittrice analfabetache racconta il primo e il secondo con-flitto mondiale dalla parte degli umili,

dei vinti, ma con dignità e pratica diResistenza.

In questa rivoluzione editoriale, inquale ruolo collocate le piccole librerie?

Sono quelle che tante ne nasconoogni giorno, tante ne muoiono, quindisono le più a rischio nel panoramadella resistenza editoriale. Qualunquedi loro ne farà richiesta, nei limiti deiprezzi calmierati (da un centesimo a

cinque euro, questo è l’arco dei nostriprezzi delle edizioni cartacee), deveanche considerare che i nostri libri nonhanno il codice a barre (che noi chia-miamo a “sbarre”), segnale questo diuna fuoriuscita dal mercato. Nonavranno copyright e codice Isbn, sa-ranno preventivamente e gratuita-mente leggibili e scaricabili on-line,avranno un prezzo di copertina. Quellia cinque euro, il prezzo medio dei“pocket”, in libreria dovrebbero co-stare 12-13 euro, tanto è il minimo im-posto dal distributore unico; i lettoripotranno invece averli a casa a cinqueeuro, comprese le spese di spedizione,mentre i librai con uno sconto del 50per cento, maggiore di quello che glioffre l’attuale distribuzione.

Insieme ai libri, quali sono le altreproposte del festival?

È prevista la mostra Io mi raccontodi Ferrero Pizzinelli, maestro della Re-sistenza pitiglianese, deceduto da unanno, che racconta la sua lotta parti-giana, da una parte con un documen-tario e dall’altra con una mostra diquadri, perché era anche artista digrande qualità. Poi una performancemusicale di Andrea Rocchi, collegata allibro La Coop non sono io di Alessan-dro Angeli, giovane scrittore grosse-tano alle prese con un lavoro daprecario estremo e il suo quotidianocon moglie e due bimbi, per arrivare aduno psicologo mentalista che intro-durrà il tema del festival dell’annoprossimo, dedicato ai ciarlatani.

Libri fuori dal mercato, sotto il segno di Bianciardidi Federico raponi