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Anno 115 DOMENICA 8 GENNAIO 2012 e Poste italiane s.p.a. Sped. in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma, 2, DCB Filiale di Pistoia Direzione, Redazione e Amministrazione: PISTOIA Via Puccini, 38 Tel. 0573/308372 Fax 0573/28616 e_mail: [email protected] www.settimanalelavita.it Abb. annuo e 45,00 (Sostenitore e 65,00) c/cp n. 11044518 Pistoia 1 V ita La G I O R N A L E C A T T O L I C O T O S C A N O e 1,10 dal 1897 CRISI ECONOMICA Molta la paura, ma ancor più la speranza. Intanto si attende la “fase due” promessa dal governo PAGINA 2-13 CRISTIANI IN NIGERIA Vittime innocenti di un odio che ferisce gravemente anche l’Islam PAGINA 4 UNA DONNA GRANDE: MARIA ELETTA MARTINI Una vita intera vissuta per la libertà, la politica, il volontariato e gli ultimi PAGINA 6 L’OMELIA DEL PRIMO GENNAIO DEL VESCOVO DI PISTOIA Una drammatica crisi di cultura, di valori, di umanità, che soltanto la vittoria sull’egoismo potrà vincere PAGINA 7 SUDAN, IL MISTERO DEL MALE La trestimonianza di una missionaria comboninana PAGINA 15 o scorso 31 dicem- bre, celebrato come sempre da festosi botti e da bottiglie di allegro spumante, non è terminato sem- plicemente un anno, ma un’intera epoca. Gli auguri che dobbiamo scambiarci in queste ore non sono dunque quelli consueti (del resto smontatici per sempre dal no- stro Giacomo Leopardi nel suo cele- bre Almanacchi, almanacchi nuovi, questa volta più con senso realistico che pessimistico), ma dovrebbero contenere qualcosa di speciale e di straordinario. Sta morendo un mondo decrepito e iniquo, minato di egoismo fino nelle sue più remote profondità e guai a non prenderne atto in tempo e con pieno senso di responsabilità. I grandi spiriti ci hanno insegnato a in- terpretare la storia non soltanto sulla base dei suoi movimenti di superficie, ma leggendo nelle profondità delle sue correnti invisibili e nascoste, là dove si prepara il futuro, che solo chi è dotato di autentico spirito profeti- co riesce a percepire. La tentazione di ritornare al passato con qualche semplice aggiustamento marginale è ancora fortemente presente. Basta ascoltare i nostri politici, come sem- pre più attenti ai loro successi eletto- rali che alle vere sorti della società, di cui pure pensano di essere al servizio. Come sempre però, in momenti come questi, c’è qualcuno che ri- esce a sollevarsi al di sopra della consueta mediocrità e a richiamare l’attenzione di tutti su quanto sta realmente avvenendo. Edotta da una lunga storia di cambiamenti rivolu- zionari e radicali, la chiesa non solo non può mancare all’appuntamento, ma ha il dovere di farsi interprete delle esigenze comuni e indilaziona- bili. Il filosofo della scienza Thomas Kuhn parlerebbe di un cambiamento di “paradigma”, cioè di una svolta radicale che apre una pagina nuova dell’avventura umana nel tempo. Le epoche nuove, come i mattini del mondo, richiamano subito alla mente quel particolare entusiasmo descritto alla grande da Bertolt Brecht nella sua opera Vita di Galileo. La comu- nità cristiana ha già ascoltato questo grido nella voce del concilio Vaticano II, il ’68 cristiano che ha preceduto di alcuni anni la rivoluzione culturale dei paesi occidentali. Circola da tempo un libro che, da un punto di vista semplicemente lai- co, ci riporta a queste convinzioni. E’ di un grande educatore americano, Tony Judt, e porta un titolo signifi- cativo: Guasto è il mondo. Anche se si tratta di un’opera sostanzialmente economica e con scarsa considerazio- ne concessa alla dimensione religio- L La Vita è on line clicca su www.settimanalelavita.it sa, ci sentiamo lo stesso di indicarlo come testo di lettura e di riflessione in questo momento di transizione e di progettazione. L’inizio è sufficiente a farci ca- pire le intenzioni dell’autore: “C’è qualcosa di profondamente sbagliato nel nostro modo di vivere, oggi. Per trent’anni abbiamo trasformato in virtù il perseguimento dell’interes- se materiale personale: anzi, ormai questo è l’unico scopo collettivo che ancora ci rimane. Sappiamo quanto costano le cose, ma non quanto val- gono… Il materialismo e l’egoismo della vita contemporanea non sono aspetti intrinseci della condizione umana. Gran parte di ciò che oggi appare ‘naturale’ risale agli anni Ot- tanta: l’ossessione per la creazione di ricchezza, il culto della privatizzazio- ne e del settore privato, le disparità crescenti fra ricchi e poveri. E soprat- tutto la retorica che accompagna tut- to questo: l’ammirazione acritica per mercati liberi da lacci e laccioli, il di- sprezzo per il settore pubblico, l’illu- sione di una crescita senza fine. Non possiamo continuare a vivere così”. Sono i teoremi del neo-liberismo, che conosciamo molto bene e che ci hanno condotto a una crisi che sem- bra senza soluzione: una crisi che “ci ha ricordato che il capitalismo senza regole è il peggior nemico di se stesso: presto o tardi cade preda dei propri eccessi e chiede soccorso allo Stato”, di cui voleva fare del tutto a meno. E per il futuro? Risponde l’autore: “Se ci limiteremo a raccogliere i cocci e ad andare avanti come prima, possia- mo aspettarci comportamenti ancora più grande negli a venire”. Ci siamo. Occorre cambiare e cambiare radicalmente e tempesti- vamente. Ma i cristiani non avevano già avuto sufficienti richiami dalla loro comunità di appartenenza? Ab- biamo appena ricordato il concilio, dobbiamo aggiungere almeno gli in- segnamenti degli ultimi papi. Bisogna cambiare completamente le coordina- te sociali, tornare a quei valori calpe- stati e dilaniati in questi ultimi tempi dall’egoismo e dal materialismo dei singoli, delle classi e delle nazioni. Le stesse ideologie (di sinistra e di destra) sono cadute, vittime dei loro erronei presupposti. Rimane il Vangelo. Giordano Frosini Una svolta epocale

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Anno 115

DOMENICA8 GENNAIO 2012

e 1,10

Poste italiane s.p.a. Sped. in a.p.D.L. 353/2003 (conv. inL. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma, 2, DCB Filiale di PistoiaDirezione, Redazionee Amministrazione:PISTOIA Via Puccini, 38Tel. 0573/308372 Fax 0573/28616e_mail: [email protected]. annuo e 45,00(Sostenitore e 65,00)c/cp n. 11044518 Pistoia

1VitaLaG I O R N A L E C A T T O L I C O T O S C A N O e 1,10

dal 1897

CRISI ECONOMICAMolta la paura, ma ancor più la speranza. Intanto si attende la “fase due” promessa dal governo

PAGINA 2-13

CRISTIANI IN NIGERIAVittime innocentidi un odio che ferisce gravemente anche l’Islam

PAGINA 4UNA DONNA GRANDE: MARIA ELETTAMARTINIUna vita intera vissuta per la libertà, lapolitica, il volontariato e gli ultimi PAGINA 6

L’OMELIA DEL PRIMO GENNAIO DEL VESCOVODI PISTOIAUna drammatica crisi di cultura, di valori, diumanità, che soltanto la vittoriasull’egoismo potrà vincere

PAGINA 7

SUDAN, IL MISTERO DEL MALELa trestimonianza di una missionaria comboninana

PAGINA 15

o scorso 31 dicem-bre, celebrato come sempre da festosi botti e da bottiglie di allegro spumante, non è terminato sem-plicemente un anno,

ma un’intera epoca. Gli auguri che dobbiamo scambiarci in queste ore non sono dunque quelli consueti (del resto smontatici per sempre dal no-stro Giacomo Leopardi nel suo cele-bre Almanacchi, almanacchi nuovi, questa volta più con senso realistico che pessimistico), ma dovrebbero contenere qualcosa di speciale e di straordinario. Sta morendo un mondo decrepito e iniquo, minato di egoismo fino nelle sue più remote profondità e guai a non prenderne atto in tempo e con pieno senso di responsabilità. I grandi spiriti ci hanno insegnato a in-terpretare la storia non soltanto sulla base dei suoi movimenti di superficie, ma leggendo nelle profondità delle sue correnti invisibili e nascoste, là dove si prepara il futuro, che solo chi è dotato di autentico spirito profeti-co riesce a percepire. La tentazione di ritornare al passato con qualche semplice aggiustamento marginale è ancora fortemente presente. Basta ascoltare i nostri politici, come sem-pre più attenti ai loro successi eletto-rali che alle vere sorti della società, di cui pure pensano di essere al servizio.

Come sempre però, in momenti come questi, c’è qualcuno che ri-esce a sollevarsi al di sopra della consueta mediocrità e a richiamare l’attenzione di tutti su quanto sta realmente avvenendo. Edotta da una lunga storia di cambiamenti rivolu-zionari e radicali, la chiesa non solo non può mancare all’appuntamento, ma ha il dovere di farsi interprete delle esigenze comuni e indilaziona-bili. Il filosofo della scienza Thomas Kuhn parlerebbe di un cambiamento di “paradigma”, cioè di una svolta radicale che apre una pagina nuova dell’avventura umana nel tempo. Le epoche nuove, come i mattini del mondo, richiamano subito alla mente quel particolare entusiasmo descritto alla grande da Bertolt Brecht nella sua opera Vita di Galileo. La comu-nità cristiana ha già ascoltato questo grido nella voce del concilio Vaticano II, il ’68 cristiano che ha preceduto di alcuni anni la rivoluzione culturale dei paesi occidentali.

Circola da tempo un libro che, da un punto di vista semplicemente lai-co, ci riporta a queste convinzioni. E’ di un grande educatore americano, Tony Judt, e porta un titolo signifi-cativo: Guasto è il mondo. Anche se si tratta di un’opera sostanzialmente economica e con scarsa considerazio-ne concessa alla dimensione religio-

L

La Vita è on lineclicca su

www.settimanalelavita.it

sa, ci sentiamo lo stesso di indicarlo come testo di lettura e di riflessione in questo momento di transizione e di progettazione.

L’inizio è sufficiente a farci ca-pire le intenzioni dell’autore: “C’è qualcosa di profondamente sbagliato nel nostro modo di vivere, oggi. Per trent’anni abbiamo trasformato in virtù il perseguimento dell’interes-se materiale personale: anzi, ormai questo è l’unico scopo collettivo che ancora ci rimane. Sappiamo quanto costano le cose, ma non quanto val-gono… Il materialismo e l’egoismo della vita contemporanea non sono aspetti intrinseci della condizione umana. Gran parte di ciò che oggi appare ‘naturale’ risale agli anni Ot-tanta: l’ossessione per la creazione di

ricchezza, il culto della privatizzazio-ne e del settore privato, le disparità crescenti fra ricchi e poveri. E soprat-tutto la retorica che accompagna tut-to questo: l’ammirazione acritica per mercati liberi da lacci e laccioli, il di-sprezzo per il settore pubblico, l’illu-sione di una crescita senza fine. Non possiamo continuare a vivere così”.

Sono i teoremi del neo-liberismo, che conosciamo molto bene e che ci hanno condotto a una crisi che sem-bra senza soluzione: una crisi che “ci ha ricordato che il capitalismo senza regole è il peggior nemico di se stesso: presto o tardi cade preda dei propri eccessi e chiede soccorso allo Stato”, di cui voleva fare del tutto a meno. E per il futuro? Risponde l’autore: “Se ci limiteremo a raccogliere i cocci e

ad andare avanti come prima, possia-mo aspettarci comportamenti ancora più grande negli a venire”.

Ci siamo. Occorre cambiare e cambiare radicalmente e tempesti-vamente. Ma i cristiani non avevano già avuto sufficienti richiami dalla loro comunità di appartenenza? Ab-biamo appena ricordato il concilio, dobbiamo aggiungere almeno gli in-segnamenti degli ultimi papi. Bisogna cambiare completamente le coordina-te sociali, tornare a quei valori calpe-stati e dilaniati in questi ultimi tempi dall’egoismo e dal materialismo dei singoli, delle classi e delle nazioni. Le stesse ideologie (di sinistra e di destra) sono cadute, vittime dei loro erronei presupposti. Rimane il Vangelo.

Giordano Frosini

Una svolta epocale

2 n. 1 8 GENNAIO 2012 LaVitaprimo piano

ra luglio, solo pochi mesi fa eppure sembra un tempo così lontano. Si discuteva di dove andare in vacanza,

magari in una Grecia attraente e conveniente, ma investita da una tempesta finanziaria che -leggevamo- la stava mettendo in ginocchio. E se poi il traghetto ci lasciava a piedi lì? Qualcuno faceva la cassandra: at-tenti, dopo tocca a noi. Figuriamoci. E quando le nuvole nere hanno lasciato la costa greca per attra-versare lo Ionio, ci siamo un po’ stupiti: ma noi non siamo la Grecia! No, siamo l’Italia, l’anello debole più grosso della catena dell’euro, una moneta - abbiamo scoperto poi - senza un vero padrone che le dica cosa fare. Da lì, una manovra sull’altra, una botta sull’altra, un governo che se ne va e un altro che arriva e dice: siamo sull’orlo del burrone. Tant’è che a guidarci ora sono dei “tecnici”, perché abbiamo come l’impressione che alle trop-pe parole della politica nostrana serva sostituire la competenza di chi possa tirarci fuori dai marosi. In questo mondo ormai fatto di numeri e quantità, ci stanno dicendo che è la peggiore crisi di sempre, che il il Pil ha la polmonite, che la flessione è proprio recessione. A settembre sembrava che lo Stato italiano dovesse pagare un po’ di più i propri debitori; a dicembre ci han-no dipinti come l’Argentina di dieci anni fa, come l’Italia dell’aprile 1945. No, no e no. La situazione è grave, come può essere grave la situazione di un Paese tra i più ricchi del mondo che, dopo aver fatto troppi debiti e poco lavoro, ora debba tirare un po’ la cinghia. Un tenore di vita più consono ai soldi che ha, piuttosto che ai soldi che s’è fatto prestare. Ma non siamo stati devastati da una guerra mondiale; non ci sono stati tsunami né rovinosi terremoti né epidemie. È un momento difficile, ma nulla è compromesso, il nostro destino è ancora nelle nostre mani. È proprio questo il punto: dobbiamo ricostruire la fiducia, la speranza. Perché se uno non vede futuro, non avrà futuro. Le feste natalizie sono state commercialmente sottotono? Si è venduto poco nei negozi e nei centri commerciali? La vera notizia sarebbe stata l’opposto di quanto è accaduto. C’è un bombardamento di pessimismo da ogni dove che difficilmente spinge a sorridere; l’ul-tima manovra è stata molto pesante; l’anno si è chiuso con i conti in rosso per tutti. Ma dobbiamo reagire, non passare il tempo a piangerci addosso. Se i tecnici che ci guidano ci daranno regole e incentivi per lavorare me-glio, per lavorare di più, ci rimbocche-remo le maniche e lo faremo come lo abbiamo sempre fatto nella nostra storia. Saremo più attenti nelle no-stre spese e sarà tutta salute, perché il terzo telefonino a testa avrebbe la stessa utilità del vapore acqueo. Cominceremo a guardare con più attenzione le nostre esigenze, il cartellino dei prezzi, l’etichetta degli oggetti per vedere se sono stati fatti da noi o in qualche Paese lontano da non beneficare eccessivamente. Ma avremo la possibilità di ristrutturare le nostre case contando su mutui a tassi bassi e su rinnovati sgravi fiscali; la benzina prima o poi finirà

E ora in maniera negativa. Il primo è la presa di coscienza tedesca che il “peggio per tutti” sarebbe pure un “peggio per la Germania”. Se veramente l’Italia affogherà, trasci-nerà con sé pure una bella fetta di economia tedesca: conviene? Non si sa cosa decideranno a Berlino. Ma qualunque cosa decideranno i padroni dell’Europa, lo faranno con piena coscienza delle conseguenze. La seconda notizia è buona in sé, ma bisognerà vedere come si svi-lupperà. La Bce ha letteralmente salvato le banche europee nei giorni scorsi con una colossale iniezione di liquidità quasi gratis. Banche che stavano andando in tilt per varie ragioni. Se esse useranno questa marea di euro per finan-ziare l’economia europea assetata di credito e di buona finanza, sarà l’inizio della fine della recessione. L’abbiamo capito? Lo capiremo? Non si sa. Però in queste feste i voli aerei per la nostra splendida Sicilia erano pieni, più che per mete esotiche co-stose e solitamente tanto gettonate. Vuoi vedere che questa crisi farà riscoprire l’Italia agli italiani?

CRISI ECONOMICA: MOLTA LA PAURA, MA ANCOR PIU’ LA SPERANZA

Noi siamo l’Italia

l “salva Italia” è legge. La manovra messa a punto dal governo Monti ha avuto il via libera del Senato con

257 voti a favore (41 i no); poi la firma del Presidente della Repub-blica, Giorgio Napolitano. “Così l’Italia è in condizione di affron-tare a testa alta la gravissima crisi europea”, ha detto in aula il pre-sidente del Consiglio Mario Mon-ti, invitando gli italiani ad “avere fiducia” e annunciando che la co-siddetta fase due “ora proseguirà a grande velocità”. All’indomani del voto, abbiamo chiesto chiesto all’economista Stefano Zamagni un commento sulla legge e quali sono ora le priorità da affrontare.

Prima di Natale il decre-to è stato trasformato in legge…“Effettivamente è stato mantenu-to l’impegno preso, e questo non è poco per chi conosce i tempi e le modalità di funzionamento del Parlamento. La legge era neces-saria e urgente, non era quindi il caso di metterla in discussione. Semmai si può aprire una rifles-sione sulle modalità per rendere operativo il provvedimento e le scadenze che nei prossimi mesi il governo dovrà fronteggiare per dare compimento alla legge e ‘aggiustare il tiro’ su determinati fronti”.

Ossia? “La discussione non deve riguar-dare ciò che la legge ha realiz-zato, bensì quanto è stato sotta-ciuto. Bisognava fare almeno un riferimento a quelle riforme che reputo urgenti e che, se fossero state annunciate sin dal principio, avrebbero eliminato polemiche talora devastanti, talaltra inutili”.

Di quali riforme, a suo av-viso, c’è bisogno? “Innanzitutto vi è il mondo del terzo settore, che qui non è menzionato se non di sfuggi-

ta. Eppure attende tre riforme urgenti: il libro primo, titolo se-condo del Codice civile, ovvero quella parte del Codice che lo riguarda; le leggi su volontariato e cooperazione sociale, che risal-gono al 1991 e, dopo vent’anni, necessitano di una manutenzione indilazionabile; il 5 per mille. A tal riguardo bastava annunciare che il governo si sarebbe impegnato nel giro di pochi mesi a tramutare in legge ordinaria il provvedimento nato alcuni anni fa per iniziativa dell’allora ministro Tremonti sul 5 per mille per rassicurare il terzo settore circa le possibilità del proprio mantenimento. Ripeto, si tratta di provvedimenti della mas-sima urgenza se vogliamo tenere in vita questo mondo oggi ancor più necessario”.

Vi è poi necessità di dare impulso allo sviluppo…“Esattamente. Sviluppare – ri-cordiamolo – significa in senso etimologico togliere lacci e lac-ciuoli. Non capisco perché non lo si tenga a mente, e invece s’interpreti erroneamente lo svi-luppo con provvedimenti di tipo assistenzialistico e distribuzione a pioggia di risorse. Non è così, ma piuttosto è ora di togliere quei lacci che impediscono all’impresa for profit come a quella sociale di decollare”.

Quali sono oggi questi “lac-ci”? “In primo luogo il costo della burocrazia, che continua a deter-minare perdite di competitività. Bisogna arrivare ad una decur-tazione degli oneri impropri per

I

chi fa impresa. Secondo, l’attività finanziaria: siamo di fronte ad una ristrettezza nella concessione del credito alle imprese, ma senza credito queste muoiono. Nei giorni scorsi la Bce ha concesso della liquidità alle banche italiane: bisogna ora che il governo vigili affinché questa liquidità venga uti-lizzata per concedere credito alle imprese, e non per alimentare la speculazione. Infine, per liberare le energie che ci sono bisogna puntare sul capitale sociale, ri-costituendo quelle reti di fiducia che in Italia si sono rotte. Evi-tiamo il perpetuarsi di politiche assistenzialistiche, che danno un beneficio immediato ma tagliano le reti, e senza fiducia non può esserci sviluppo. Fino agli anni ‘60 l’Italia aveva un Pil che sfiorava l’8% annuo, e questo era possibile proprio perché vi era fiducia”.

L’invito alla fiducia viene pure dal presidente Monti, eppure sembra che vi sia

una recessione alle porte…“La recessione non è dovuta ad una minore produzione: non è così, si continua a produrre e ad esportare. Piuttosto, è legata alla diminuzione dei consumi: le famiglie, se possono, risparmiano perché prevedono nell’immediato futuro di dover ulteriormente tirare la cinghia”.

Proprio la famiglia, come esce da questa manovra? “Qualcosa è stato fatto, ma è ancora troppo poco, e si tratta di misure assistenzialistiche. Penso all’Imu, che per la prima casa rico-nosce un piccolo sconto in base al numero di figli. Così non basta, bi-sogna riconoscere la famiglia nella sua soggettività, anche economica. Certo, i sussidi possono essere utili, ma soprattutto servono po-litiche che armonizzino famiglia e lavoro, che portino a modificare i processi lavorativi affinché il la-voro non vada a detrimento della struttura familiare”.

Pensando all’annoche si è appena conclusoe a quello che si è apertodi Nicola Salvagnin

di costare più dello Chardonnay, e la legge dei numeri toccherà pure le Borse e i Btp, oggi a prezzi di saldo. Non è ottimismo di maniera, ma si basa su due fatti che sono ancora da delineare con precisione, ma che appunto non si sono delineati già

MANOVRA ECONOMICA

Subito la fase due

Stefano Zamagni (economista): fiducia al governoe richiesta di rapido decollo dello sviluppo

38 GENNAIO 2012 n. 1VitaLa cultura

scita numero sedici per la collana Le Streghe, presen-ze poetiche pistoiesi, cura-ta da Fabrizio Zollo per le

Edizioni Via del Vento. Dopo i precedenti volumetti dedi-cati a scrittori, scultori, architetti, poeti, pittori e giornalisti pisto-iesi, è ora la volta dello scrittore Marcello Venturi (Seravezza (LU), 21 aprile 1925 – Molare (AL), 21 aprile 2008).Dell’autore dell’Ultimo veliero e di Bandiera bianca a Cefalonia, fedele esponente della stagione del ne-orealismo, vengono proposti due racconti memoriali (Mio nonno e Mussolini e Incontro con la Hitlerju-gend), tratti da “Gli anni e gli ingan-ni”, ambientati nella Pistoia della sua giovinezza e scritti nei primi anni Sessanta del secolo scorso. Con nostalgia e ironia, Venturi vi ripercorre alcuni momenti vissuti durante il ventennio fascista, tra parate, manifestazioni ufficiali e in-tima ribellione ai riti del regime. Duemila gli esemplari numerati, stampati su carta avorio dalla Stamperia Elle Emme di Pieve a Nievole (Pistoia).Giovanni Capecchi, che ha curato le note ai testi, rileva come “Pistoia sia costantemente ricordata nei testi narrativi di Venturi: con la sua stazione ferroviaria e con i capan-noni e le sirene delle officine San Giorgio; con le montagne azzurre

Edizioni Viadelvento - Le Streghe

“Mio nonno Mussolini”di Marcello Venturi

L’autore di “Ultimo veliero” e “Bandiera bianca a Cefalonia”di Franco Benesperi

L’anno 2012(L’anno della speranza)

E le stelle stanno a guardare

l’anno 2011 che scompare.Ricami di luce,polvere d’oroi colori del nuovo anno,fra giochi di azzurro.

E la luna viene a salutare

l’anno 2012 appena nato.

Parla il ventocanta la sabbia,profumo di speranza.Per un cielo che ridealla famiglia, alla casa,al lavoro,senza violenze, senza ingiustizie.

E il cuore dell’uomo si ferma ad ascoltare:

è la voce del Signore.

E cresceranno fiori sulla lunaLalla Calderoni

Poeti Contemporanei

esso da parte ( m o m e n t a -neamente ? ) l ’ a v v o c a t o

Guarnieri, protagonista degli apprezzati ‘gialli’, Gianrico Ca-rofiglio, con Il silenzio dell’onda (Rizzoli) ci dà un romanzo di piena maturità stilistica, non meno suggestivo e seducente. Protagonista è Roberto Ma-rìas (nonni messicani, madre italiana, padre americano), nato e cresciuto tra Los Angeles e San Diego, vicino all’Oceano. Roberto parla lo spagnolo, e ama il surf; ancora ragazzo era capace di fare il tube: “infilarsi nel tunnel creato dall’onda che si sta richiudendo”. Roberto ha un passato travagliato, segnato da violenze, fallimenti, rimor-si, e ora è in terapia da uno psichiatra per rimarginare le ferite che la vita gli ha procu-rato, i graffi dell’anima.

Il padre di Roberto era un detective corrotto, morto suicida. Tornati in Italia con la madre, Roberto frequenta il corso Sottufficiali. Dall’ozio di un paesino di provincia passa a Milano, squadra narcotici, i Ros, dove si fa apprezzare per le sue indubbie capacità. Entra nel giro dei trafficanti, da infiltrato. In un club a luci rosse conosce un triste ceffo

U

del ramo, Mario Jaguar si fa chiamare: traffico internazio-nale di cocaina. Roberto ci sa fare, si guadagna la fiducia dei trafficanti, partecipa alle operazioni di approvvigiona-mento all’estero, Colombia, Venezuela, Spagna, Messico, il suo scopo è quello di sgo-minare la brava compagnia. Mangusta è il suo nome in codice. Ma, conquistato un ruolo di tutto rispetto, il gioco a Roberto comincia

a piacergli, e, come il padre corrotto, si lascia sedurre dalla sirena del danaro sporco. E ad altre cose sporche deve assistere e partecipare. Gli occhi sbarrati di una delle tre bambine di dodici, tredici anni brutalmente stuprate durante un’orgia macabra e oscena, il Labrador lacerato, da lui finito con un colpo di pistola alla testa, sono ricordi che gli bruciano. Poteva evitarlo, nessuno lo costringeva a farlo.

nella trappola della storiella romantico-sentimentale. E ci dà la parte più sofferta e felice del libro. Roberto e Emma si frequentano, al bar, vanno per le strade di Roma, dai loro colloqui emergono gli sbandamenti, le frustrazio-ni, i rimorsi insanabili: i loro colloqui sono più efficaci di quelli con lo specialista. Emma ha un figlio, Giacomo che fa tanti sogni. Anche Roberto sogna: Estela, il padre suicida. Ci sono tanti sogni nel libro. Brutti e belli. Belli sono i sogni di Giacomo che ha un amico fedele, un cane, Scott, un cane che parla e lo chiama capo. Il motivo surreale, suggestivo, che fa volare il libro di Ca-rofiglio. Giacomo e Ginevra, una sua enigmatica compagna di scuola, sono schizzati con mano sicura. È un’intuizione salvifica, il deus ex machina, che porta Roberto e Emma a prendere coscienza di sé, del mondo che li circonda. Carofiglio sfodera qui, in pagine da antologia, tutta la sua esperienza di magistrato inquirente, l’arte di scrittore di gialli, conducendoci dentro un mondo sporco di un’infan-zia corrotta. Roberto, l’uomo di merda, riesce a ripulirlo, quel mondo, a ricostituire un ordine. L’impegno come ritorno alla vita.

Ora c’è il mare, per lui, che lo attende.

Il silenzio dell’onda che aveva dimenticato.

aprire un negozio, un piccolo albergo e vivere tranquilli. Ma Roberto deve portare a ter-mine l’operazione più grossa della sua vita: una nave carica di cocaina, la rete è parata, la cattura dei trafficanti, sgomi-nare tutta l’organizzazione. Estela gli confessa d’essere incinta. Roberto è preso tra due fuochi. Lasciare tutto e fuggire con lei, o portare a termine la pericolosa impresa. Deve rientrare in Italia, dice, e promette a Estela che ritor-nerà da lei, staranno insieme per sempre. L’operazione va a buon fine, ma Estela resta sola, senza il figlio strappatole dal ventre in una clinica di Bogotà. È il racconto, a scaglie, della sua vita, che Roberto fa al suo dottore. Pagine che il lettore sfoglia con emozione, sedotto dalla sapiente tessitura della trama e da una scrittura controllata, pulita, di grande tensione narrativa. Un uomo da nulla, un vigliacco, l’assassi-no di suo figlio. Roberto cade in depressione; una sera un collega lo sorprende in ufficio con la pistola in bocca. Viene collocato in convalescenza. Il ricorso allo specialista.

In parallelo il libro si arric-chisce di un’altra storia, non meno inquietante: l’incontro tra Roberto e Emma, una bella donna anch’essa in cura dal suo dottore e anche lei piena di problemi, col peso d’un senso di colpa angosciante: la morte del marito in un incidente con la moto, pochi giorni dopo essere andato via di casa, a seguito di due tradimenti di lei. Il suo nome le piace, lo scopre nel com-puter: Emma. Emma ha fatto l’attrice, pubblicità, ora fa la commessa. Due solitudini, due fallimenti. Carofiglio è scritto-re bravo e navigato per cadere

GIANRICO CAROFIGLIO

Il silenzio dell’onda“Ha sparato per non farlo sof-frire” tenta un giustificazione il dottore. “Sono un vigliacco e una carogna. Un uomo di merda… Sono come loro”. In Colombia è stato il periodo più bello della sua vita. Bogotà, dove abitava, la città vecchia, la Candelaia, il clima mite e le notti serene.

Roberto lavora in colla-borazione con altri infiltrati, spagnoli, americani, colleghi pronti a proteggerlo. Come un fiore candido, da lui ma-nomesso e sporcato, affiora lancinante il ricordo d’una ragazza, figlia d’uno su cui sta-vano lavorando, in Colombia, a Bogotà, un capo d’indiscusso potere, politici e poliziotti am-messi al suo libro paga. Estela è il nome della ragazza, di vent’anni più piccola, studen-tessa, “intelligente, profonda, piena di passione. E simpati-ca.” Una storia d’amore breve e intensa. Bruciata. Roberto l’ha amata come nessun’altra aveva amato. La ragazza vuole andare via da quell’ambiente, venire in Italia insieme a lui,

MUn romanzo inquietante e attuale

di Giuseppe Cantavenere

letterario.Un’attività letteraria intensa, quella di Venturi, tanto che nel periodo che va dal 1946 al 1952 scrive un centinaio di racconti (“venivano giù come l’acqua”, scrive Venturi) che appaiono su giornali e riviste. Fra i testi che hanno fatto co-noscere lo scrittore pistoiese al grande pubblico giova ricordare Il treno degli Appennini (1956) e Ban-diera bianca a Cefalonia (edito nel 1963 e ora disponibile negli Oscar Mondadori), entrambi recensiti da Salvatore Quasimodo.Proficua anche la sua conoscenza con Gianni Rodari, l’autore di opere destinate ai bambini, e con Giangiacomo Feltrinelli, con cui nel 1958 inizia a collaborare, andando a dirigere la collana “Universale economica”, della quale si era occupato, prima di lui, Luciano Bianciardi. Negli anni Sessanta lo troviamo anche a collaborare assiduamente con vari quotidiani, come “La Gaz-zetta del popolo” e “Il Telegrafo”, dove pubblica racconti, recensioni e articoli di costume.La collana quadrimestrale Le Streghe è distribuita nelle migliori librerie e si può ricevere anche in abbonamento annuale, mentre per curiosità e maggiori informazioni è consultabile il sito della casa edi-trice pistoiese all’indirizzo www.viadelvento.it.

che la circondano sulle quali si arrampica la strada ferrata “Porret-tana”; con il Teatro Politeama dove è possibile assistere all’esibizione di tenori di provincia e con il caffè Globo, luogo di ritrovo per giovani che parlano di politica, di arte e di letteratura; con la Piazza del Duo-mo nei giorni di mercato o in oc-casione della festa patronale di San Jacopo e con Piazza d’Armi, che si affaccia sulla campagna di Sant’Ago-stino, scelta per le esercitazioni della centuria ciclisti”.A Pistoia Marcello Venturi frequen-ta l’Istituto Magistrale, conseguen-do il diploma nel 1943 e a Pistoia inizia anche a scrivere e a leggere quegli autori che lo avrebbero accompagnato per tutta la vita: da Hemingway a Steinbeck, fino a Elio Vittorini che individuerà come punto di riferimento politico e

Marcello Venturi in una foto degli anni Cinquanta

4 n. 1 8 GENNAIO 2012 LaVita

ualche giorno fa mi si è riproposta alla me-moria la figura della principessa Ileana di Romania, ricca di

titoli nobiliari, di bellezza e con una splendida corona in capo. Bisogna ammettere che, quanto è bello è bello, senza mezzi termini e senza infingimenti. Come pure è bello il lauro che cinge il capo di un giovane laureato o laureata. Non ci si può sottrarre alla malia dei segni. Tuttavia, il mio pensiero è corso più in là: la corona di Stefano ai nostri occhi è invisibile, forse an-che impensabile, ma brilla di una luce eterna e il suo valore è im-perituro: non decade quando si rovescia un trono, non appassisce quando un Master specializzato viene inventato...Che il giovane lapidato, il nostro Protomartire, si sia chiamato proprio Stefano, l’incoronato, e quindi la sua vicenda sia tipica di un nomen omen, di un nome-de-stino, oppure proprio per la sua sanguinosa fine i primi cristiani l’abbiano denominato Incoronato, non cambia molto nella realtà e nell’appello che egli lancia a tutta la storia dei cristiani e della Chiesa. Benedetto XVI, con la Chiesa orientale nell’Angelus di oggi canta: «Le pietre sono diventate per te gradini e scale per la ce-leste ascesa … e ti sei accostato gioioso alla festosa adunanza degli angeli». Nella Gerusalemme celeste la corona temporale è diventata segno imperituro, eter-no per tutti noi. La Chiesa ha tante colpe e ha commesso tanti sbagli (e spe-riamo che diminuiscano grazie

l nostro quotidiano presenta zone d’ombra e chiaroscuri che possono incutere timore. Stiamo aprendo un nuovo

anno e, al di là, di ogni retorica mondana, è sempre un inizio. La tentazione è l’autoreferenzialità, l’autocentratura nel progettare e concretare... che se mancano della radice dove mai approderanno?

La parola del Papa nella prima domenica 2012 impone una vira-ta totale: indica come collocarsi nella storia, in ogni storia, in ogni momento. L’antica benedizione sacerdotale, risuonata nella Litur-gia, è insieme propulsione e stasi, spinta nell’agire ma, innanzitutto, luogo dove dimorare: “Ti benedica il Signore e ti custodisca”. Parole che trapassano il tempo, investono i cuori, non proposizioni statiche, semplicemente augurali, ma gran-de proiezione, “cono di luce” che non è immobile in un punto ma si muove su tutto il globo terrestre pervadendolo. Se è luce che ema-na questo cono, non sarà ovvio seguirla e coglierne la direzione? Dove punta? Al “Volto di Dio”. Al-lora lo spazio non è più solo la no-stra crosta terrestre ma la nostra dimora che il “suo sguardo” illu-mina, donando grazie e pace. Non siamo noi gli artefici della pace, siamo solo coloro che l’accolgono e la fanno fruttificare.

Respirare, attuare, concretare, programmare, tutto è compito nostro ma non siamo stelle di luce propria, siamo sempre richiamati dalla Luce dello sguardo del Padre.

Non siamo soli in quest’im-presa che travalica le forze umane e, forse, le consuma, il Padre ci ha donato una Donna che, nel “cono di luce>, ha trovato se stessa e la forza per rispondere al progetto di Dio su Lei: Maria, la Madre di Dio, “la prima benedetta e Colei che porta la benedizione; è la donna che ha accolto Gesù in sé e lo ha dato alla luce per tutta la famiglia umana”.

Da lei impariamo a scorgere il “cono di luce”, ad abitarlo con sicurezza, a guardare il Volto di Dio, perché il nostro essere “terrosi”, impastati di ‘Adam, che uscì dalle dita del Creatore conscio della sua terra, la lasci trasformare in «“terra buona” in cui Egli può continuare a compiere il suo mistero di sal-vezza”. Il mistero della maternità di Maria si distende in tutti i secoli, raggiunge ogni persona, colpisce con la sua luce la terra, la riscalda, solo così la Chiesa, con il dono del Battesimo, diventa Madre perché ognuno di noi, guardando il Volto, possa aprirsi allo Spirito che grida “Abbà Padre!”.

“Come Maria, la Chiesa è me-diatrice della benedizione di Dio per il mondo: la riceve accogliendo Gesù e la trasmette portando Gesù. È Lui la misericordia e la pace che il mondo da sé non può darsi e di cui ha bisogno sempre, come e più del pane”.

Gesù stesso è la sintesi di ogni

attualità ecclesiale

BENEDETTO XVINELLA PRIMA DOMENICA 2012

Il cono di luce

CRISTIANI IN NIGERIA

La corona dei martiri

Vittime innocenti di un odio che ferisce gravemente anche l’Islam

L’ombra incombe, ma in noi c’è

la certezza di non essere soli

di Cristiana Dobner

all’appello accorato del Papa), ma il suo cammino nella storia viene tracciato di corona in corona, le corone dei martiri, dai più antichi a quelli di tempi recenti o odierni, sono quelle pietre trasfigurate. Possiamo poggiare i piedi sulle corone altrui e, magari, invocare il dono del martirio se lo Spirito ce lo suggerisce. Christian de Clergé, il priore dei trappisti di Tibhirine, nel suo testamento è stato lucidissimo, comprendendo che la sua vita non era stata tutta innocente, tutta trasparente all’amore di Dio, ha avvertito “la complicità del male” e con il male. Eppure, guardando al Signore Crocifisso, e ai fratelli e alle sorel-le che hanno testimoniato con la loro vita il Vangelo, i “martiri” in senso etimologico, ha accettato di porre i suoi piedi sulle corone altrui e di affrontare con coraggio e il canto del cuore una sorte crudele che, senza biasimo altrui, avrebbe potuto evitare. Corone che sono pietre milia-ri e farne memoria e elogiarle “rinfranca il faticoso cammino dei fedeli e incoraggia chi è in cerca della verità a convertirsi al Signore”, afferma Papa Benedetto. Il martirio del quotidiano è la co-rona che viene offerta a tutti noi credenti, perché possiamo dire a noi stessi che non cerchiamo una vana-gloria ma il nostro sguardo

Q

I

benedizione e questa sintesi porta il nome di pace “perché “Egli è la nostra pace” e al tempo stesso è la “via” attraverso la quale gli uomini e i popoli possono raggiungere questa meta, a cui tutti aspiriamo”.

Ritorna costante nel magiste-ro di Papa Benedetto il richiamo alla speranza, ma in concreto che cosa significa? Quali opzioni, quali posture dobbiamo apprendere per poter asserire che cerchiamo la speranza e la vogliamo vivere? In questo primo giorno dell’anno, Egli osa lanciare una grande e determi-nante “sfida”: l’educazione dei gio-vani. L’impegno è quello educativo e non solo istruttivo, mentre la mentalità tecnologica odierna por-terebbe a ben altre mete; ragione prima che caratterizza la “sfida”. In un respiro epocale di cultura relativistica urge “una questione radicale: ha ancora senso educare? E poi educare a che cosa?”, ragione seconda ed ineliminabile. L’ombra incombe e potrebbe pietrificare il desiderio del cuore dell’educatore, posto che voglia esserlo, la “sfida” però non demorde: “Assumersi la responsabilità di educare i giovani alla conoscenza della verità, ai valori fondamentali dell’esistenza, alle virtù intellettuali, teologali e morali, significa guardare al futuro con speranza”. Non siamo soli, nel cono di luce, è con noi Maria e ci insegna a guardare il “Volto del Pa-dre”, la “sfida” allora diventa passo gioioso.

è fisso su Colui che è nato pove-ro, che si è umiliato lasciandosi circoscrivere in un corpo umano, che ha saputo accettare la morte. Questa nascita dovrebbe far sca-turire “la preghiera a Dio affinché si fermino le mani dei violenti, che seminano morte e nel mondo possano regnare la giustizia e la pace. Ma la nostra terra continua ad essere intrisa di sangue inno-cente”, così l’appello papale dopo il massacro in Nigeria. Non so che cosa possano aver pensato i massacratori, neppure da chi siano stati mossi e chi ab-bia architettato un simile atto vio-lento, so però che in tutti tenta di insinuarsi quella sottile violenza che pervade il tempo e contamina anche il respiro. So che noi, come lo dimostrano i nostri fratelli cristiani in Siria

nel monastero di Deir Mar Musa, siamo legati al popolo islamico e entrambi rifiutiamo la violenza e rispettiamo lo Spirito che soffia in ogni persona umana. Christian, il martire trappista, at-tendeva chi li avrebbe sottratto la vita, lo chiamava “l’amico dell’ul-timo minuto” che “non avrebbe saputo quanto faceva”. E gli offriva il “grazie”, “Amen ! Inch’ Allah”. Se coltivassimo, nel nostro mi-crocosmo di ogni giorno, questo sentire potremmo all’unisono con Papa Benedetto proclamare: “A Maria Santissima, Regina dei Mar-tiri, rivolgiamo la nostra supplica per custodire integra la volontà di bene, soprattutto verso coloro che ci avversano”. Sarebbe la nostra corona di “te-stimoni viventi”.

C.D.

58 GENNAIO 2012 n. 1VitaLa

a festa del Battesimo del Signore fa parte delle “feste epifaniche”, cioè delle feste che celebrano la manifestazione del Signore. Dopo la

manifestazione di Gesù quale Signore alle genti nell’Epifania, questa festa celebra la manifesta-zione del Signore a Israele. Tutti i vangeli descrivono la missione di Cristo a partire dal battesimo nel Giordano e svelano il profondo significato teologico di questo bat-tesimo con il quale Gesù inaugura la sua vita pubblica.Anche dal punto di vista liturgico la festa del Battesimo del Signore segna il passaggio dal Tempo di Natale al Tempo Ordinario, caratte-rizzato dall’impegno nella sequela del Signore.Le tre letture proposte dalla liturgia per questa festa sono attraversate dalla simbologia dell’ac-qua e presentano il tema della rinascita (prima lettura) e dell’esperienza di Dio come Padre (seconda lettura e vangelo). “O voi tutti assetati, venite all’acqua…compra-te senza denaro e mangiate”: è l’accorato invito che Dio rivolge al popolo esule a Babilonia perché il ritorno dalla cattività sia autenticato da un movimento di conversione e di ritorno al Signore che largamente perdona. L’immagine del banchetto, delineata nei primi due versetti del brano di Isaia, è subito spiegata con il verbo “ascoltare”: mangiare e bere sono esigenze dell’anima prima che del corpo. L’invito al ban-

chetto della vita, ossia all’ascolto di Dio, è invito ad accogliere il dono gratuito del Figlio nel qua-le il Padre si compiace. E così i pensieri di Dio sono rivelati e le sue vie diventano praticabili per ogni uomo che accoglie Gesù, la Via che ci fa ritornare fra le braccia del Padre.La seconda lettura richiama la strada che Gesù stesso ha percorso nel suo ministero terreno attraverso i due poli dell’acqua e del sangue, cioè del battesimo e della croce, e pone la fede in Gesù, Cristo e Figlio di Dio, come radice dell’esperienza cristiana della paternità di Dio.Il brano del vangelo, come una preziosa minia-tura, racconta alcune delle verità più alte. Rac-conta i simboli della Trinità: una voce di padre, un figlio, una colomba. Racconta Gesù che la voce del Battista, quasi un’eco rimbalzata dalle domeniche di Avvento, indica presente alle acque del Giordano per inaugurare il battesimo nello Spirito. Marco non parla della nascita e dell’infanzia di Gesù. Co-mincia a parlare della sua nascita alla missione

che gli è stata assegnata dal Padre. Si direbbe che l’evangelista abbia fretta di descrivere lo svolgimento dell’annuncio gioioso. Infatti in questo brano ci imbattiamo nel primo “subito” (v. 10) della lunga serie che scandirà questo vangelo, e che qui sottolinea l’urgenza della missione di Cristo. E la missione di Gesù inizia con il battesimo di Giovanni: il Figlio si fa Fratel-lo, s’immerge solidale non tanto nel Giordano quanto nel fiume dell’umanità, che sempre scorre a rischio sul confine tra deserto e terra promessa. Fin dall’inizio del suo ministero Gesù, il “senza peccato” (cfr 2Cor 5,21; 1Gv 3,5), è accanto ai peccatori, tra di loro, in una piena solidarietà. Eppure egli non vive questo come protagonismo di amore o di solidarietà con gli “ultimi”, ma come occasione per conoscere l’amore del Padre su di sé: “Tu sei il mio Figlio, l’amato, in te mi sono compiaciuto”. Racconta dei cieli aperti, anzi lacerati, addirit-tura squarciati. Il sogno dei profeti si realizza, l’invocazione che la Chiesa ha innalzato per

tutto l’Avvento con le parole di Isaia: “Se tu squarciassi i cieli e scendessi!” (Is 63, 19), è finalmente accolta e realizzata.Racconta dello Spirito che è il sigillo della co-munione tra il Padre e il Figlio, è l’amore dall’al-to che ormai è nel Figlio e che dal Figlio può essere comunicato agli uomini. Racconta di una voce di Padre che squarcia l’insopportabile silenzio di Dio e resta in attesa che si innalzi da sotto la croce il grido di fede del centurione romano: “Veramente quest’uomo era Figlio di Dio!” (Mc 15, 39).E racconta di noi, figli di un cielo lacerato per amore, nati dallo squarcio del costato di Cri-sto, introdotti nella casa paterna attraverso lo strappo del velo del Tempio.Racconta del nostro battesimo e della nostra vocazione: aprire spazi di cielo sereno sulla ter-ra che abitiamo. Aprire spazi di cielo sereno si-gnifica aprire speranza come si apre una porta chiusa; significa, come i profeti, farci sovrastare dalle vie di Dio e dai suoi pensieri; significa for-zare il cielo con la preghiera perché si affacci dall’alto la giustizia, e con l’impegno forzare la terra perché giustizia e pace si abbraccino. Da questo cielo squarciato viene, come tubare di colomba, la vita stessa di Dio, il suo respiro av-volgente, l’alito di vita nuova per fare anche noi le cose che solo Dio può fare: aprire ai fratelli spazi di cielo sereno.

Don Luca Carlesi

La Parola e le paroleDomenica Del Battesimo Del signoreIs 55, 1-11 - Cantico da Is 12, 2-61Gv 5, 1-9 - Mc 1, 7-11

attualità ecclesiale

n anno di crisi, di spe-culazione finanziaria, di manovre economiche “la-crime e sangue”, ma pure

di una svolta politica che sembra segnare la fine della cosiddetta “se-conda repubblica”. Il 2011 passerà alla storia per questo e molto altro ancora, mentre sul fronte cattolico c’è da registrare, a fronte di continui richiami a un nuovo impegno socio-politico, il sorgere di iniziative locali, soprattutto animate dai giovani, con il comune intento di riportare la politica a quel ruolo di servizio, nell’orizzonte del bene comune, che è la sua originaria funzione. Negli ultimi giorni dell’anno abbiamo tracciato un bilancio con Edoardo Patriarca, segretario del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali dei cattolici italiani.

L’anno che si chiude ha segnato una certa “effer-vescenza” circa l’impegno sociopolitico dei cattolici, a partire dai richiami fatti più volte – in verità anche prima del 2011 – da Benedetto XVI e dal card. Bagnasco per una nuova stagione d’impegno. Quali attese per il 2012?

“Vedo un diffuso desiderio di riscoprire la politica per ciò che è veramente – e non come negli ultimi anni è stata intesa – ovvero servizio al bene comune, competente, meno in prima pagina e più impegnata a la-vorare nella concretezza dei progetti. Rispetto a ciò, l’associazionismo cattolico è in grado di accompagna-re un progetto di riconquista della buona politica. Siamo in un periodo ‘anticasta’ e ‘antiprivilegi’, ma ciò di cui c’è davvero bisogno è un nuovo glossario della politica. Ci attende un compito educativo: dobbiamo avere la capacità, come cattolici, di stare nello spazio pubblico per sostenere una nuova cultura della

LAICATO CATTOLICO

Voglia di buona politicasua interezza, così da non usarla a pezzetti. Non vi può essere, ad esem-pio, contrapposizione tra cattolici ‘della vita’ e cattolici ‘della pace’. Chi cade in questa trappola non si è for-mato in modo maturo e cosciente”.

Non solo teoria: quindi, a quali criteri devono rispon-dere le scuole di formazione?

“È ora di aprire modalità nuove di formazione, laboratoriali, nelle quali a partire da un problema si sperimenta l’importanza della Dot-trina sociale nell’indicare criteri e direzioni. È urgente che chi vuole impegnarsi in politica abbia non solo fedeltà e dedizione al servizio, ma anche quegli strumenti indispensabili per operare per il bene comune. I laboratori devono essere luoghi in cui ci si educa al dialogo, all’ascolto, si capisce il valore della competenza, si sperimenta un sano pluralismo, gareggiando per il bene comune mettendo in campo soluzioni diver-se poiché, nell’affrontare i problemi concreti, non c’è una ‘soluzione cat-tolica’ quanto piuttosto una visione del bene comune e della società”.

Siamo a metà strada tra la Settimana Sociale di Reggio Calabria (2010) e la prossima (2013). Quali frutti dell’even-to reggino sono maturati nell’anno che si sta chiudendo e quale contributo possono dare all’elaborazione del prossimo appuntamento?

“Nel 2011 un numero ragguar-devole di diocesi ha ripreso i temi dell’agenda, facendone oggetto di riflessione e approfondimento. In fondo siamo partiti dal territorio e là siamo tornati. Nel 2012 avremo il compito di gestire la transizione tra l’agenda di speranza di Reggio Cala-bria e un’agenda per la famiglia, tema che il Consiglio permanente della Cei ci ha affidato per la prossima Settima-na Sociale. Lo faremo attraverso tre seminari, e soprattutto guardando con particolare interesse all’incontro mondiale delle famiglie, che si terrà a Milano nel prossimo giugno”.

L

U politica e poter parlare non solo rispetto ai valori non negoziabili, ma pure in tema di economia, di una dimensione internazionale, su quale concezione abbiamo di giustizia e di welfare. Non è retorica, ma capacità di produrre un pensiero nuovo”.

Proprio a proposito della capacità di parola dei catto-lici, l’appuntamento di Todi è stato interpretato dai media come un punto di svolta nel loro impegno pubblico. È sta-to una tappa di un cammino, l’inizio di un percorso o un punto d’approdo?

“Direi che è stato un passaggio in un percorso che aveva già visto tappe importanti nei due anni che hanno preparato la Settimana So-

Dal 2011 al 2012: dall’effervescenza alla maturazione e alla presenza

ciale di Reggio Calabria (2010) e nella celebrazione della Settimana medesima. Forse l’incontro di Todi è stato eccessivamente enfatizzato dalla stampa laica: in realtà i cattolici anche nel recente passato di sono trovati spesso a discutere di politica. Pensiamo, ad esempio, a luoghi come Retinopera o Scienza e Vita… Sem-mai un merito dell’incontro avvenuto a Todi è quello di aver dato un’ac-celerazione positiva a processi già presenti sottotraccia. Il frutto, però, sarà maturo quando le esperienze di dialogo costruttivo e concreto saranno diffuse a livello locale, magari

con l’apporto delle diramazioni terri-toriali di quelle realtà dell’associazio-nismo e dei movimenti cattolici che hanno promosso l’evento umbro”.

Sul territorio sono ancora utili le scuole di formazione sociopolitica?

“Sono più di 90 le scuole censite, raddoppiate rispetto a pochi anni fa, segno che le Chiese locali hanno riscoperto l’urgenza dell’impegno nel sociale e nel politico. Ma bisogna fare un passo avanti senza fermarsi alla teoria della Dottrina sociale della Chiesa, che pure va posseduta nella

6 n. 1 8 GENNAIO 2012 LaVita

inquant’anni fa, il 25 dicembre 1961, Natale del Signore, Giovanni XXIII, dopo aver stu-

pito il mondo con l’annuncio del Concilio la sera del 25 gennaio 1959 nella sacrestia della Basili-ca di San Paolo fuori le mura, a conclusione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, e dopo aver messo in moto il lavoro preparatorio della Curia romana e dei suoi teologi, firma la Costituzione apostolica “Hu-manae Salutis” d’indizione del Vaticano II.Il Papa ha fretta, la sua età avan-zata lo induce a pensare di poter concludere in tempi rapidi il grande evento. Grande, ma entro confini temporali e di lavoro so-stenibili per una Chiesa cattolica ben organizzata, che si mostri al mondo come un consolante segno di universale salvezza: Nei periodi più gravi dell’umanità – si legge nel documento pontifi-cio – si avverte la necessità che “la Sposa di Cristo si mostri in tutto il suo splendore di maestra di verità e ministra di salvezza”. Così la Chiesa può riannunciare al mondo con efficacia la parola di Gesù: “Abbiate fiducia, io ho vinto il mondo”, che apre il varco al più famoso grido di Giovanni Paolo II: “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!”.Nella mente di Giovanni XXIII il mondo attende un segno forte ed eccezionale per essere rin-francato nella fiducia che Dio non lo ha abbandonato. Al con-trario di coloro che vedono solo pericoli e calamità e che chiame-rà, nel discorso di apertura del Concilio, “profeti di sventura”, ora indica come “anime sfidu-ciate che vedono solo le ombre gravare sulla faccia della terra”. Ad esse propone la speranza: “Noi, invece, amiamo riaffermare tutta la nostra fiducia nel Salva-

i è spenta giovedì 29 di-cembre, nella sua casa di Lucca Maria Eletta Martini, 89 anni, la “madre” del

volontariato italiano. Le esequie si sono tenute a Lucca, nella chiesa di San Marco.

Al servizio dellA cArità

“Bisogna avere fede, lasciar perdere la paura, i dubbi, fidarci del Signore Gesù perché Lui ci conduce nel Regno del Padre. Senza dubbio sono certo che questo richiamo non sia risuonato invano nella storia e nella vicenda umana e spirituale della nostra sorella Maria Eletta che oggi presentiamo alla misericordia e all’amicizia del Signore”. Lo ha detto, oggi pomeriggio, alle esequie mons. Italo Benvenuto Castellani, arcivescovo di Lucca, che ha sotto-lineato come quella di Maria Eletta Martini sia stata “una vicenda ricca di esperienze e di grandi valori, fatta di grandi responsabilità e di piccoli e silenziosi gesti”, “una vita dedicata, consacrata, al servizio più alto della carità, la politica, e al tempo stesso vissuta nella semplicità e al ritmo di quella fiducia nel Signore di cui ci parla la Scrittura”. Maria Eletta, per il presule, ora vive il dono della beatitudine, riservato agli amici di Gesù, “in cui ha creduto e sperato”, beatitudine “nella quale ha trovato senso e motivo la sua vita consa-crata a Dio e donata senza riserve ai fratelli”. “Era una donna di grande valore, molto impegnata sul piano della responsabilità sociale e per il sostegno di principi e valori in maniera molto concreta”. Così si è espresso mons. Giovanni Nervo, pre-sidente onorario della Fondazione Zancan di Padova. “Era molto attiva nella vita politica – ha aggiunto - e aveva sempre molta attenzione e sensibilità verso i problemi sociali e verso il volontariato in particolare”.

PAssione civilee PoliticA

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, di Maria Eletta Martini ha ricordato “la indomita passione civile e politica che, sin dalla giovinezza, nel solco dei grandi valori del cattolicesimo democratico, ha ispirato il suo impegno, prima nelle file della Resistenza antifascista e, poi, nelle aule parlamentari. Sempre tenacemente schierata in difesa della libertà e dei diritti umani e civili, è stata convinta assertrice del dovere irrinunciabile, per le istituzioni tutte, di perseguire il bene comune e as-sicurare una piena ed efficace tutela alle fasce più deboli ed emarginate della popolazione. Con Maria Eletta Martini il mondo della politica e il volontariato, per il quale tanto si è prodigata, perdono una figura esem-plare per il rigore, l’intransigenza e la forte sensibilità che sempre ne hanno guidato l’impegno sociale e parlamentare”. “Con Maria Eletta Martini se ne va una parte pezzo della nostra storia. Al volontariato si è sempre dedicata con grande impe-gno. Ed è grazie alla sua attenzione che si deve la nascita non solo del

attualità ecclesialeMARIA ELETTA MARTINI

Una donna grande

50° INDIZIONE CONCILIO

Nei periodi più graviFiducia e speranza nella Costituzione apostolica

di Giovanni XXIII del 25 dicembre 1961di Elio Bromuri

La sua vita per la libertà, la politica,

il volontariato,gli ultimi

tore nostro, che non si è dipartito dal mondo da lui redento”. Molti non cessano di domandarsi se tale ottimismo era frutto di illusione o di sola bontà d’animo, senza riscontro nella realtà dei fatti. Si può rispondere che Roncalli era certamente un uomo di indole buona, tanto da essere chiamato il “Papa buono”, ma non privo di discernimento, tanto che descrive con realismo la situazione della Chiesa e del mondo contempo-raneo, prendendo ad esempio negativo “il fatto del tutto nuovo e sconcertante: l’esistenza di un ateismo militante, operante su piano mondiale”, avendo prima notato contraddizioni e degrado morale, perdita dei valori dello spirito e additando alla Chiesa “compiti di una gravità e ampiezza immensa”.La fiducia di Giovanni XXIII, come sappiamo anche dal suo “Giornale dell’anima”, non poggia sullo sfor-zo e sulle capacità umane, ma sulla convinzione profonda della pre-senza di Dio nella storia. Vi sono tracce riconoscibili di tale presen-za percepibili da chi sa distinguere i “segni dei tempi” e sa guardare con l’occhio che scruta l’azione di Dio, nella vita delle anime.Un aspetto positivo notato nel documento è la diffusa consape-volezza del limite del progresso umano e dei pericoli insiti nello sviluppo scientifico-tecnico che comporta la possibilità di costru-ire ordigni distruttivi catastrofici. Anche aspetti negativi, pertanto, possono provocare risultati posi-tivi ponendo in risalto la necessità

di ricercare valori spirituali e di ascol-tare l’insegnamento della Chiesa. Questa, nonostante difficoltà e persecuzioni, è “vibrante di vitalità” e pronta per una grande impresa. Come per un’intima ispirazione – affer-ma il Papa – “acco-gliendo come venu-ta dall’alto una voce intima del nostro spirito… sentimmo subito urgente il do-vere di chiamare a raccolta i nostri figli, per dare alla Chiesa la possibilità di contribuire più efficacemente alla soluzione dei problemi dell’età moderna”.Questo è il senso del Concilio ufficialmente costituito in essere con questo documento natalizio. Non è una Chiesa che si ripiega su se stessa ma che si rinnova e si attiva per un servizio di “humanae salutis”, di salvezza del mondo. Ciò implica, nella sensibilità di Roncalli, che ha sperimentato di persona situazioni di divisione delle Chiese cristiane e di contra-sti tra le religioni, che il servizio al mondo non può avvenire se non con la riconciliazione e la pace dei cristiani tra loro e degli uomini religiosi in una prospettiva ecumenica di dialogo e di ritorno all’unità fraterna. Il documento, oltre alle indicazioni programmatiche e organizzative, contiene un forte appello alla preghiera rivolto a tutti perché

Dio “rinnovi nella nostra epoca i prodigi come di una novella Pen-tecoste”. Sono invitati a pregare anche i “cristiani delle Chiese se-parate da Roma”, quelli che hanno accolto con letizia l’annuncio del Concilio e hanno promesso pre-ghiere e collaborazione, inviando loro rappresentanti.Rileggerlo in questo Natale, alla vi-gilia di un anno che sarà dedicato alla rivisitazione dei testi conciliari nel 50° anniversario dell’inizio e nella prospettiva dell’Anno della fede, può costituire una buona preparazione e farà riscoprire un documento del tutto attuale, ricco di sorprendenti aperture teologi-che ed ecclesiali.È documento d’inizio, non della maturità. Questa si avrà al termine del tragitto – che si rivelerà più lento e faticoso di quanto Gio-vanni XXIII immaginava – e rap-presenta il seme nel suo crescere mentre prende forza dallo Spirito che lo anima.

C

SCnv, ma anche di grandi progetti. A Maria Eletta va inoltre il merito di aver saputo cogliere le sfide della contemporaneità. Ci mancherà”, ha commentato Giuseppe Zamberletti, presidente del Cnv.

ricordo vivo“Con Maria Eletta Martini abbia-

mo perso una parte importante della storia del volontariato e dei Centri di Servizio”. Queste le parole di cordoglio di Stefano Tabò, presidente di CSVnet, per rendere omaggio a Maria Eletta Martini che, attraverso un’intensa attività politica, permeata da una forte passione civile e sociale, ha saputo tradurre l’attenzione ai temi del volontariato in esperienze concrete e significative, come il lungo processo di approvazione della legge quadro sul volontariato del 1991 di cui è stata promotrice e artefice insieme a Luciano Tavazza. “È un onore essere stati testimoni del vissuto di una donna così importan-te, il cui percorso di vita ci dimostra

quanto siano ancora attuali il suo pensiero e la sua visione e come la strada tracciata in quegli anni abbia ancora molto da dire al volontariato italiano di oggi”, ha sostenuto Tabò. Per Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, “la sua persona e il suo impegno civile e politico nella società italiana, ani-

mati da una profonda vita cristiana, meritano tutta la nostra gratitudine. Il ricordo vivo e la testimonianza limpida della vita di Maria Eletta, ne siamo certi, orienteranno l’impegno di molti uomini e donne di buona volontà per migliorare lo spessore etico della società italiana”..

R.

Maria Eletta Martini era nata il 24 luglio 1922. Nel 1984 ha fondato, con Giuseppe Bicocchi, il Cnv di cui è stata presidente fino al 2008, assumendo dal 2009 la ca-rica di presidente onorario. Oltre ad aver contribuito alla genesi della legge 266 del 1991, fu anche “staffetta partigiana” nella secon-da Guerra mondiale. Dal 1978 al 1983 fu anche vicepresidente della Camera dei deputati sotto le presidenze di Pietro Ingrao e di Nilde Iotti. Membro e dirigen-te delle organizzazioni giovanili cattoliche, dal 1951 al 1963 prima e dal 1990 al 1993 poi, è stata consigliere comunale a Lucca. Nel corso della sua lunga carriera ha lavorato per le commissioni lavo-ro, giustizia, antimafia e sanità (di cui è stata presidente). Vicepre-sidente nazionale del Centro ita-liano femminile, si era interessata alla tutela dei diritti umani e alla promozione delle fasce di emargi-nazione sociale.

PistoiaSetteN. 1 8 GENNAIO 2012

orelle e fratelli miei,il primo giorno dell’anno passa da qui, dal nostro rac-coglierci nell’abbraccio di

pietra di questa Cattedrale che ci fa toccare con mano il lento fluire del tempo e ci conduce a ricono-scerci effimeri e labili come l’ultima onda del mare che si spegne sulla sabbia.

Eppure in questo inizio di 2012 è forte, dentro di noi, il desiderio di viverlo pienamente questo tem-po che ci è dato, di assumerlo con forza, di giocarlo con responsabili-tà, senza fatalismi o rassegnazioni, tanto da poter dire: io ho vissuto!

Dobbiamo prenderlo in mano il tempo, non possiamo lasciare che ci scorra addosso, e mentre scendiamo la corrente degli anni e delle stagioni nella vita, dobbiamo con la forza dei nostri progetti e delle nostre scelte, toccare quelle sponde e quei porti che danno si-gnificato, umana dignità ed intensità al nostro vivere.

E’ proprio per questo, per co-struire e condividere un progetto di vita che abbia dignità e valore, che iniziamo il nuovo anno cele-brando la giornata mondiale della pace: è la 45°. Questo significa 45 passi sulla via della pace; significa la crescita di una cultura e di una co-scienza di pace dentro la società e dentro le persone; significa progetti di vita in cui la pace è cercata, è custodita, è promessa.

Ed io mi chiedo, stasera, dinanzi a voi, cosa significhi in questo inizio di 2012 costruire la pace a Pistoia, vivere la pace su questo nostro territorio ed in questa nostra città. Me lo chiedo soprattutto metten-domi dinanzi ai giovani che hanno diritto alla speranza e che sono, necessariamente, i soggetti primi di ogni progetto di vita che voglia assumere il presente per costruire il futuro.

Poche altre volte è capitato di iniziare il nuovo anno sotto la cappa pesante della preoccupazio-ne e della frustrazione, come sta avvenendo quest’anno. Abbiamo assistito in questi ultimi anni ad una concatenazione maligna, da cui tutti siamo assillati ed alcuni già soffoca-ti: una crisi finanziaria è diventata crisi economica, investendo il siste-ma produttivo e lavorativo dell’Oc-cidente; la crisi economica sta ora diventando crisi sociale : mette in questione i rapporti di solidarietà tra generazioni, tra categorie socia-li, tra aree geografiche diverse del nostro paese. E la crisi sociale ha pesanti ricadute nella convivenza delle famiglie, mettendone a prova la serenità e la solidità, come pure sulle singole persone destabiliz-zando le certezze e gli orizzonti di progetto e di speranza.

Ma alla fine di tutto, ciò che si

S

evidenzia e che questo “sisma” por-ta allo scoperto, è una drammatica crisi di cultura, di valori, di umanità che ciascuno di noi e l’intero Occi-dente si porta dentro.

La radice della crisi è etica ed evidenzia che avevamo costruito un progetto di civiltà a partire dalle cose, dai consumi, dal possedere e dall’usare come indici supremi di valore e come obiettivi totalizzanti, su cui impostare il gioco della vita. Un sistema di questo genere è crol-lato, ha divorato se stesso, ed ha evidenziato il vuoto d’anima, il nulla di umanità di cui era pieno.

Ed è ancora per questo vuoto d’anima, per questa crisi etica, nella sua radice, che noi oggi dobbiamo fare i conti con una specie di canni-balismo sociale, con difese estreme e spudorate di privilegi di casta, con individualismi e corporativismi che nuocciono al bene comune, con un’Europa che non riesce a trovare in sé una sufficiente spinta per superare ragionevolmente inte-

ressi nazionalistici o di alleanze ed attuare una vera politica economica di solidarietà. Ora ci accorgiamo quanto fosse attuale e pertinente il monito di Giovanni Paolo II° che denunciava la creazione di un’Eu-ropa delle Banche, degli interessi e dei commerci, ma anche un’Europa senza radici e senza anima, povera di valori e di patrimonio spirituale condiviso.

Come punto di sintesi di una storia millenaria, come orizzonte di convergenza tra popoli e cultu-re diverse, come superamento di spaventose tragedie umane e nazio-nali, come progetto di futuro e di speranza non può esserci l’euro, la BCE, o le agenzie di rating: occorre che ci sia qualcosa di più, qualcosa di meglio, qualcosa che vale l’uomo, che vale la vita, per cui merita fati-care, impegnarsi ed anche penare.

Un’economia ed una politica non potranno mai essere umane, non potranno mai diventare civiltà, se non hanno un’anima, fatta di va-

lori, di spiritualità e d’interiorità. E’ questa radice di umanità che porta a riconoscere l’altissima dignità di ogni persona e di ogni popolo, ad averne un profondo rispetto.

E’ questa “anima” che impone argini e paletti ad ogni economia e ad ogni calcolo politico e non per-mette di sacrificare la persona per raggiungere un bene particolare, sia esso economico o sociale, indivi-duale o collettivo.

E questa radice di umanità, questa sorgente insopprimibile di dignità, questa “anima” che fonda il valore di ogni persona e la pro-tegge dall’invadenza di calcoli od interessi utilitaristici, sorge dalla relazione con Dio e si rende piena-mente comprensibile nel rapporto con Lui.

Al di fuori di questo o nella negazione di questo, rimane solo l’assolutismo dell’ “io”, individuale e collettivo, con le sue ambizioni, le sue voglie, i suoi insindacabili diritti, qualunque ne sia il prezzo umano o sociale pagato.

Cari amici di Pistoia diciamo-cela ancora una volta questa verità, elementare eppur tanto difficile oggi per noi: riusciremo mai ad essere città se non partiremo dall’interiorità, se non riconosce-remo come persone e popolo, di avere un’anima fatta di valori, di accoglienza, di rispetto dell’altra dignità, di solidarietà alla fragilità ed alla debolezza. Non bastano i diritti ed i doveri, non bastano le struttu-re, non bastano i dinamismi sociali

a fare una città: essa, ripeto, ha bi-sogno dell’anima, e l’anima solo le relazioni di gratuità, di misericordia e di amore.

Paradossalmente, ma non trop-po, il precipitare di una crisi da finanziaria ad economica, a sociale, a culturale ed etica, rischia di farci il dono più grande, di insegnarci, di insegnare soprattutto a voi giovani, che non solo le ideologie, le eco-nomie, i mercati, gli individualismi appagati o le voglie soddisfatte che rispondono alle arsioni dell’anima o che salvano il mondo.

Ciò che può salvarci è sempli-cemente l’amore ! Assunto, tradot-to, vissuto in una stagione comples-sa e severa come quella che stiamo vivendo.

Ecco ripartiamo da qui, per questo nuovo anno, ripartiamo da qui nell’affrontare le ansie, le paure, le preoccupazioni drammatiche di questa nostra città di Pistoia; ripar-tiamo da quell’evento di amore che è l’Eucarestia che stiamo celebran-do, la Memoria di Maria, la Madre di Gesù, che stiamo vivendo; ripar-tiamo da questo essere insieme stasera, gli uni accanto agli altri, nel segno di un popolo solidale e fra-terno e torniamo sulle strade della città, sulle strade della vita e del tempo, cercando di spezzare nelle opere e nelle parole, nelle relazioni e nei giorni, quel pane di verità che stasera ci è stato donato: ciò che ci salverà è solo l’Amore.

+ Mansueto BianchiVescovo di Pistoia

1 GENNAIO: OMELIA DEL VESCOVO BIANCHI IN CATTEDRALE

“Solo l’amorepuò salvarci”

8 n. 1 8 GENNAIO 2012 LaVitacomunità ecclesiale

Accademia d’Organo “Giuseppe Gherarde-schi è un’ associazio-ne che dal 1975 ha

promosso in diocesi la conoscenza della musica italiana per organo e ha valorizzato gli organi storici italiani in special modo di scuola pistoiese. Nel 2012 l’Accademia celebra 15°anno dei Vespri d’organo. Essi sono la sua attività più importante e vengono tenuti soprattutto in Cattedrale, ma interessano tante altre chiese del territorio della diocesi. Il calendario è già pronto ed è stato pubblicato. I Vespri in programma saranno quest’anno 29, numero mai raggiunto in passato.Quest’accademia d’organo è un’as-sociazione fondata il 17 aprile

ACCADEMIA D’ORGANO GIUSEPPE GHERARDESCHI

XV Edizione dei Vespri d’organo

L’servatorio di Pesaro, con la scuola diocesana di musica di Lucca e specialmente con l’Accademia di Musica Italiana per Organo di Mino Shirakawa, Giappone, dove il maestro Pineschi tiene un corso di interpretazione ogni anno a partire dal 1985. Un’altra pregevole attività dell’ac-cademia è una biblioteca di com-posizioni per organo, spesso di difficile reperimento, e di articoli di carattere organistico, pubblicati nel proprio sito www.accademia-gherardeschi.it e scaricabili dagli organisti di tutto il mondo.

D.R.

Undefibrillatore in CattedraleIn Cattedrale arriva un defibril-latore semiautomatico grazie alla onlus “Cuoriamoci” e i 12 sacerdoti che sovrintendono le celebrazioni religiose nel duomo di Pistoia cominciano un percor-so “scolastico” per imparare da medici e infermiere le tecniche per usare l’attrezzatura e salvare la vita a chi è colpito da arresto cardiaco. Il Pad (questo il nome dei punti dove sono installati i defibrillatori) è stato inaugurato il primo gennaio, al termine della messa d’inizio anno presieduta dal vescovo Mansueto Bianchi. Il corso formativo per i canonici si terrà nelle prime settimane dell’anno in modo da rendere operativa l’intera operazione voluta sia dal Capitolo della Cattedrale sia dall’associazione “Cuoriamoci”, una onlus pistoiese che a cinque anni dalla sua nascita ha donato oltre 100 defibrillatori nell’intero territorio provinciale. Dopo aver distribuito, gratis, i Dae (defibrillatori semiautoma-tici) in molti spazi dove si tengo-no manifestazioni ed eventi sia sportivi che sociali, è sembrato significativo puntare su un am-biente come la prima chiesa cit-tadina nel contesto di una piazza (piazza Duomo) a elevato tasso di affollamento. Nella cattedrale di San Zeno il DAE è collocato all’ingresso, nell’angolo fra le due bacheche con gli avvisi sacri.

DOMENICA 15 GENNAIO

La giornata dei migranti“Un momento di riflessione e di con-vivialità delle differenze”

Giornata dei Migranti con l’asso-ciazione San Martino de’ Porres.L’appuntamento è per domenica 15 gennaio 2012 (ore 15.30) nell’Aula magna del seminario, Via Puccini, 36 dove si svolgerà una riflessione alcune tematiche parti-colarmente importanti nell’attua-le situazione.Un rappresentante dell’equipe che cura, per Caritas nazionale, il “dossier immigrazione” aiu-terà a leggere le problematiche nazionali; il direttore di Caritas Lampedusa (Agrigento) parlerà delle esperienze di relazione e condivisione nate a Lampedusa con gli immigrati dal Nord Africa; il senegalese Ibrahim, da anni pre-sente a Pistoia e attivo animatore culturale sulla realtà del Senegal e dell’Africa in generale (anche grazie al suo Centro Djam Rek di Via della Madonna a Pistoia) parlerà della arricchente presenza del suo popolo in Toscana.

1975, con il nome Accademia di Musica Italiana per organo, da don Umberto Pineschi, organista della cattedrale di Pistoia che ne è il presidente. Essa ha lo scopo di diffondere la conoscenza e la stima della musica italiana per organo e per di valorizzare gli organi storici italiani, con particolare riguardo a quelli di scuola pistoiese”.Il 27 dicembre 2001 l’associazione cambiò nome e divenne Accademia d’organo “Giuseppe Gherardeschi”. Essa ha attualmente sede nella casa parrocchiale dello Spirito Santo at-tigua proprio alla Chiesa di S. Igna-zio dove sitrova l’organo Hermans.Lo stesso anno della sua fonda-zione, l’Accademia programmò il suo primo corso e lo realizzò dal 21 al 28 settembre ed ebbe, come

suo simbolo, l’organo Hermans costruito nel 1664 per la chiesa di Sant’Ignazio di Loyola di Pistoia, allora non ancora restaurato. Dal 2012 lo stesso strumento, restaura-to e divenuto il centro ideale delle attività dell’associazione, ne diventa di nuovo il simbolo.Il calendario della 25ma edizione ha, come primo appuntamento, il Vespro di domenica 8 gennaio in Cattedrale alle ore 17. L’organista bolognese Matteo Bonfiglioli suo-nerà l’organo Tronci del 1793.L’Accademia Gherradeschi, oltre ai Vespri d’Organo, ha programmato per il 2012 anche altre attività, spe-cialmente corsi di interpretazione, sia in proprio, sia in collaborazione con altre altri istituzioni musicali, in particolare nel 2012 con il Con-

e comunità ecclesiali di Vicofaro e di Bonelle-Ramini, insieme al Centro di Documentazione e di

Progetto Don Lorenzo Milani, nel loro percorso di ricerca di un’autenticità del vivere in coerenza col Vangelo e con il servizio verso gli ultimi, hanno scelto di dare voce ai Rom nella ricorrenza del Natale. Dopo che alcuni membri della comunità hanno visitato il Campo Nomadi di Pontelungo, si è deciso di dare spazio, già nella Novena di preparazione, all’attenzione verso questi fratelli, spesso emarginati dal pregiudizio e dalla mancanza di reali politiche a sostegno di condizioni umane di vita.

Così nella notte di Natale, duran-te la Messa a Vicofaro, il parroco ha riaffermato che la comunità cristiana deve camminare con unità tra fede e storia, tra sacramenti e testimo-nianza, che è il legame profondo tra l’amore a Dio e al prossimo. Poi una ragazza, che ha lavorato per anni come volontaria nel Campo, ha letto la toccante poesia La dignità di Man-sueto Levacovich esponente storico dei Rom di Pistoia, che da sempre si batte per la loro integrazione nello studio, nel lavoro, nella cittadinanza. Nella Messa del giorno si è data la

La voce dei Romnel Natale di Vicofaro

L LA DIGNITA’E Dio mi ha dato la dignità

Il politico me l’ha toltaMi ha fatto Zingaro, mendicante, analfabeta, ladro

Via, via ZingaroFratelli Rom non c’è pace su questa terra violenta e spietata

Prima da neri infilati ai pali, torturati a morteOggi di pelle chiara

Cittadini da generazioniSpesso assalti, devastazioni, al rogo miseri ripari, ghetti.

In fuga i RomBambini e mamme alla disperazione

I pochi averi alle fiammeDispersi cani e altri animaletti

Di recente spesso bombe nei campi di varie città italianeNapoli, prima tre campi, di recente altro

FermateviIn passato bambini morti bruciati, morti morsi dai topi, morti di freddo

Cittadini dal ‘40, al 15-18 morti in guerra, in seguito fatto militareOggi votare

Ma via via ZingaroRom senza pace

O politico continueranno bombe molotov sul popolo Rom ancora?Oh popolo Rom il nostro avvenire e dei nostri figli è la sofferenza

Levacovich Mansueto

Matteo Bonfiglioli, protagonista del ve-spro d’organo in Cattedrale domenica 8 gennaio alle 17

parola a Mansueto stesso, che ha ringraziato commosso i presenti, ricordando l’opera meritoria del vescovo Scatizzi, che si è prodigato generosamente per sollevare le condizioni degli zingari pistoiesi. Ha però, anche lamentato che da anni dominano l’indifferenza e il pregiu-

dizio verso il suo popolo, fino a veri e propri atti di discriminazione e di persecuzione. Non ci può essere Natale, se tutti non accogliamo il comune Dio incarnato nell’umanità degli emarginati. Un prolungato ap-plauso di tutta l’assemblea ha accolto le sue parole.

Suor Tina eletta delegatadiocesanadelle suore pistoiesiSuor Tina Ventimiglia (Suore Fran-cescane dei poveri) è la delegata diocesana dell’Unione superiore maggiori italiane. E’ stata eletta dalle comunità delle religiose pistoiesi che, contemporaneamente, hanno eletto anche il Consiglio che coadiuva la delegata. Oltre a suor Tina, il consi-glio è formato da quattro religiose: suor Delfina Pocchiola (Domenicane Unione san Tommaso, Pistoia), suor Sandra Matulli (Francescane minime del Sacro cuore, Pistoia), suor Anna Rita Vanzan (Figlie di Sant’Anna, Pi-stoia), suor Annalisa Frosini (Piccole Sorelle dell’Incarnazione, di Poggio a Caiano).

Con Policoroper progettareimpreseUn incontro in seminario il 12 gennaio2012 Giovani, Vangelo e lavoro sono i tre ingredienti base del progetto “Policoro”, l’iniziativa di educazione al lavoro giovanile cui la diocesi di Pistoia –unica per il momento in Toscana- ha aderito e che sta con-cretamente muovendo i primi passi. Il primo incontro pubblico sul progetto si svolgerà giovedì 12 gennaio alle 21, nell’aula magna del seminario, in via Puccini. All’incontro sono invitati esponenti sia ecclesiali che istituzio-nali, sia professionali che sindacali interessati a dare un contributo per la concreta operatività del progetto. “Policoro” parte a Pistoia su specifica iniziativa di tre uffici pastorali della diocesi (Caritas, Giovani, Sociale e Lavoro) ma coinvolge l’intero tessu-to ecclesiale. Il primo passo è stata la nomina dell’animatore (il venti-cinquenne Alessio Genito) scelto dalla diocesi attraverso un bando di concorso.

Una foto ricordo: monsignor Scatizzi visita il campo Rom

98 GENNAIO 2012 n. 1VitaLa comunità ecclesiale29 GENNAIO IN CATTEDRALE

Giornata dei ministeriimportante sottolineare il significato di questa celebra-

zione?Ogni celebrazione presieduta

dal Vescovo nella chiesa Cattedrale ha sempre un altissimo significato. Realizza e concretizza l’idea di Chiesa riunita con il Vescovo attor-no al Signore Gesù per ascoltare la sua Parola e rendere grazie al Padre. La celebrazione del 29 gen-naio avrà un significato più marcato perché radunerà la molteplicità e varietà dei Ministeri presenti nella Chiesa pistoiese. Lo stesso fonda-mento della ministerialità ecclesiale è di natura cristologica. E’ Cristo infatti il criterio, la norma, il mo-dello che determina la pluralità dei ministeri nella Chiesa.

E’ l’essere membra dell’“unico Corpo di Cristo” che fa dei laici dei ministri, dei servi, così come era servo Cristo stesso. Pertanto la ministerialità laicale si fonda sull’in-serimento dei fedeli nel mistero di Cristo attuato nel sacramento del battesimo e della confermazione dai quali deriva la partecipazione di ogni battezzato al ministero profe-tico, sacerdotale e regale di Cristo. Uno quindi è il ministero ed è di Cristo. Diverse sono le partecipa-zioni e le collaborazioni a questo unico ministero e una di queste è costituita dalla ministerialità laicale.

Quanto è significativo il ruolo dei diversi ministeri nella chiesa?

Il Concilio Vaticano II ha ri-versato sulla Chiesa una nuova e abbondante luce, così da porne in risalto bellezze e ricchezze che da tempo erano rimaste in ombra, inosservate, trascurate. La ministe-rialità laicale è da inserire tra que-ste stupende realtà ecclesiali che, grazie al Concilio, hanno riacqui-stato il proprio significato e ruolo ecclesiale. Terminato il Concilio, l’intera Chiesa ha intrapreso un serio cammino di coscientizzazione attraverso il quale ha cercato di in-carnare le linee teologico-pastorali che la stessa assise conciliare aveva tracciate. La nuova immagine di Chiesa contenuta nella Lumen gentium, le nuove istanze teologico-liturgiche della Sacrosanctum Con-cilium, l’apertura verso le attese e i problemi del mondo contem-poraneo della Gaudium et spes, la rivalutazione del ruolo dei laici della Apostolicam actuositatem, aprono i cristiani verso nuovi oriz-zonti di impegno nella Chiesa, per la Chiesa. Il concetto di ministe-rialità viene svincolato dall’ambito esclusivamente clericale per essere applicato anche ad ogni battezzato e quindi ai laici.

La chiesa ha riscoperto quindi i ministeri laicali che sono tantissi-mi. I ministeri laicali non derivano dall’Ordine Sacro né come origine né come esercizio, ma dal Battesi-mo. In forza di questo sacramento i laici sono abilitati ad esercitare nella chiesa la loro ministerialità. Vi sono dei ministeri istituiti e dei mi-nisteri di fatto che hanno arricchi-

to la chiesa e ridato ai laici il loro posto nella sua edificazione. Ecco quindi un “ruolo” che possiamo cogliere nella ministerialità laicale: ricordare al Popolo di Dio che la Chiesa non è una “società perfet-ta” ma un “mistero di comunione di vita divina”. All’interno di una Chiesa concepita come mistero di comunione i doni di ciascun fedele devono circolare per l’edificazione dell’intera comunità. Pertanto il laico, a pieno titolo, a motivo dei sacramenti del battesimo e della confermazione che ha ricevuti, deve essere cooperatore della comunio-ne e partecipe della missione della Chiesa. I Ministeri sono essi stessi segno di comunione Non c’è Mini-stero senza comunione.

Nella Chiesa “non tutti devono fare tutto, ma tutti hanno qual-cosa da fare” In questa coralità armonizzata di ministeri, la Chiesa offre l’immagine di una comunità che, in tutte le sue esperienze, si costruisce con l’apporto di tutti. (Eucaristia, Comunione e Comunità n.31). Un’altra “funzione” dobbiamo cogliere nell’esistenza dei Ministeri: la Chiesa è animata, oggi come nel corso dei secoli, dallo Spirito Santo. La vitalità dei singoli cristiani e della Chiesa è assicurata dalla costante presenza dello Spirito che distribu-isce doni e carismi e suscita dispo-nibilità all’annuncio, alla missione e al servizio.

La stessa ministerialità è posta in essere dall’azione dello Spirito. Quando si parla di ministeri si deve sempre tener conto del fatto che ci si trova di fronte a “carismi”, ovve-ro ad autentici doni di Dio. Dunque non si tratta di semplici capacità umane, né di scelte umane. L’istitu-zione di un Ministero diventa quindi il momento ecclesiale di riconosci-mento di tale carisma. Ciò significa che dietro il servizio ministeriale c’è Dio che chiama e la Chiesa che, nel nome di Dio e da lui guidata

attraverso lo Spirito, riconosce tale vocazione e abilita all’espletamento di tale Ministero.

Ogni carisma, pertanto, va posto a servizio poiché è donato per la crescita e l’utilità di tutti i fratelli. Lo Spirito non consegna i suoi doni perché li si custodiscano egoisticamente, ma perché genero-samente vengano posti a servizio della comunità ecclesiale. Chi riceve un Ministero ecclesiale è quindi un “vocato” da Dio per mezzo della Chiesa, non un “battitore libero” ma un servo di Cristo e del suo Corpo Mistico.

E’ necessario un impegno formativo teso a rendere i laici più consapevoli della loro identità per far com-prendere come nella pro-pria parrocchia, nella chiesa potrebbero svolgere un servizio secondo i propri carismi?

L’impegno in questo senso è duplice. Da un lato occorre forma-re i laici affinché non ignorino i se-gni che, oltre le attitudini e le com-petenze, permettono di riconosce-re la chiamata che il Signore rivolge loro affinché mettano vita e carismi a servizio della comunità. Occorre che nelle Comunità cristiane si diano opportunità per far crescere nei laici quei semi di Carità e di Fede, di compartecipazione e col-laborazione all’edificazione della Chiesa, che sono requisiti essenziali perché si manifesti e si giustifichi la domanda di un Ministero. Dall’altro occorre stimolare i Parroci e le Comunità perché facciano opera di discernimento e propongano ai laici l’istituzione ministeriale come testimonianza di una Chiesa aperta all’opera dello Spirito Santo, che si serve di tutti per la realizzazione del Regno di Dio già in questo mondo. Anche il discernimento è azione dello Spirito Santo che agi-

E’sce tramite la Chiesa e coloro che ne sono costituiti guide. Si tratta del compito del pastore che cono-sce, guida e separa le sue pecore. Il discernimento ministeriale è es-senzialmente ascolto dello Spirito e lettura attenta dei segni dei tempi, non è assegnazione di ruoli o di insignificanti titoli onorifici.

Molti non sanno cosa significa Lettore, Accolito, ministro straordinario: cia-scuno di noi può esserlo e dare un aiuto nel servizio alla chiesa?

Il culmine della conversione teologica sui ministeri attuata dal Concilio Vaticano II, per cui il con-cetto di ministerialità viene svin-colato dall’ambito esclusivamente clericale per essere applicato anche ad ogni battezzato, è la pubblicazio-ne di due motu proprio: Ministeria quaedam (1972), sui ministeri nella Chiesa latina e Ad pascendum, sul diaconato. Specialmente il primo dei due documenti apre definitiva-mente la strada alla ministerialità laicale e sancisce il mantenimento di due ministeri istiuiti: il Lettora-to e l’Accolitato. Il Ministero del Lettorato è quel particolare ufficio che ha come riferimento il libro della Parola; è quindi destinato al servizio della proclamazione. Infatti il compito del Lettore è quello di proclamare la parola di Dio nell’assemblea liturgica, di cu-rare la preparazione dei fedeli alla comprensione della Parola di Dio e di educare nella fede i fanciulli e gli adulti. Ministero perciò di an-nunciatore, di educatore alla vita sacramentale, di evangelizzatore a chi non conosce o misconosce il Vangelo. Compito del Lettore è anche quello di curare la prepa-razione degli altri Fedeli, i quali per incarico temporaneo, sono chiamati a leggere la Sacra Scrittura nelle azioni liturgiche. Quella del Lettore non è quindi una funzione meramente rituale che si esaurisce nella proclamazione della parola durante la liturgia, suo compito permanente nella pastorale par-rocchiale è l’animazione della cate-chesi e l’organizzazione dell’attività di evangelizzazione. Il Ministero dell’Accolitato ha come punto di riferimento l’altare e quindi l’aiuto nell’amministrazione del Sacra-mento del Corpo e del Sangue di Cristo e di conseguenza della cari-tà. L’ufficio liturgico dell’Accolito è di aiutare il presbitero e il diacono nelle azioni liturgiche; di distribuire o di esporre, come ministro straor-dinario, l’eucaristia. Di conseguenza deve curare con impegno il servi-zio all’altare e farsi educatore di chiunque nella comunità presta il suo servizio nelle azioni liturgiche. Anche nel caso dell’Accolito è importante la relazione tra dimen-sione celebrativa e vita, perciò in questo caso il suo compito non po-trà esaurirsi nel momento liturgico, ma egli sarà chiamato a preparare questo momento attraverso una continua attività pastorale, soprat-tutto di animazione e formazione ad un senso più pieno e vero della

Il vescovo incontrerà i Lettori istituiti,gli Accoliti e i Ministri straordinari dellacomunione della diocesi. Con il diacono Federico Coppini parliamo di questo

importante evento ecclesialedi Daniela Raspollini

liturgia e ad una testimonianza sempre più autentica della carità. Possono essere istituiti Lettori o Accoliti soltanto uomini di età non inferiore ai 25 anni. C’è poi il Mi-nistero Straordinario della Comu-nione, che è un incarico “straordi-nario”, non permanente, concesso in relazione a particolari e vere necessità di situazioni, di tempi e di persone. Ministro Straordinario della Comunione può essere tanto uomo quanto donna (laico/a o religioso/a). Riceve la facoltà di “co-municarsi direttamente, distribuire la Comunione ai fedeli, portarla ai malati e agli anziani, recarla come Viatico ai moribondi”. Portare la Comunione ad un malato è molto più che “un bel gesto”, è molto più che l’espressione dell’opera di misericordia corporale “visitare gli infermi”. Portare Gesù ad un malato significa mettere Cristo al centro della vita, significa ricono-scere il primato dell’Eucarestia su ogni attività sia spirituale che mate-riale. Portare Gesù significa prima di tutto adorarlo e nutrirsi di lui come Egli stesso ci ha insegnato. Il Ministro Straordinario è quindi uno strumento nelle mani del Si-gnore, che, attraverso il Vescovo che lo manda, accetta umilmente e consapevolmente di partecipare al mistero dell’Eucarestia.

Il malato, che pure è il desti-natario del servizio del Ministro Straordinario della Comunione, di-venta quasi coprotagonista, perché il protagonista non può essere che il Signore, che ama tutti, che vuole raggiungere tutti e che ha trasmes-so anche in noi lo stesso desiderio, la stessa ansia di portarlo a chi più ha bisogno di Lui, di permettergli di visitare le nostre case, i nostri Ospedali i luoghi dove e presente la sofferenza come faceva quando era uomo tra noi. Per il legame che li congiunge al mondo della malat-tia e della sofferenza questi Ministri sono invitati a vivere ogni anno con particolare riguardo la Gior-nata del Malato che quest’anno in Diocesi si celebrerà domenica 12 febbraio.

I ministeri del Lettorato, dell’Accolitato e della Comunione non esauriscono la ricchezza mi-nisteriale della Chiesa ma ne sono una espressione particolare. Accan-to a questi ministeri si collocano i ministeri di fatto, ministeri che non hanno una forma ufficiale di riconoscimento ecclesiale, ma che costituiscono, nella prassi pastora-le, consistenti e costanti servizi alla Chiesa. Tanti sono, quindi, i mini-steri di fatto quanti i servizi che si svolgono all’interno della comunità. E’ la varietà dei doni dello Spirito che suscita questa grande ricchezza di ministeri ma che tanto ancora attende di essere valutata, privile-giata e posta a favore della crescita della comunità ecclesiale.

E per finire la situazione della Chiesa di Pistoia…

Dagli elenchi in possesso della Commissione per il Diaconato Permanente ed i Ministeri aggior-nati all’anno 2010 risulta che nella nostra Diocesi sono presenti 26 Accoliti. In diocesi risultano istituiti 14 Lettori. I Ministri Straordinari della Comunione ai quali l’anno scorso e stato confermato il man-dato fino al 2013 sono circa 370.

10 n. 1 8 GENNAIO 2012 LaVitacomunità e territorioNUOVO PIANO DEI RIFIUTI

Firmata l’intesafra Firenze,

Prato e Pistoia

Consentirà alle tre province diraggiungere

l’autosufficienza nello smaltimento.

Coinvolge 73comuni e oltre 1,5 milioni di persone di Patrizio Ceccarelli

(esportare rifiuti aumenta i costi di smaltimento che ricadono su fami-glie e imprese). Dal 2015 grazie a questo piano si prevede che l’Ato Toscana Centro non abbia più la necessità di rivolgersi ad altri terri-tori – a differenza di quanto accade oggi - per smaltire i propri rifiuti. Il piano si pone obiettivi ambiziosi: una tendenziale stabilizzazione della produzione (circa 1 milione e 57 mila tonnellate nel 2021, che è di poco superiore a quella di oggi) e il raggiungimento del 65% di raccolta differenziata nel 2015 (a fronte del 43,99% certificato al 2010), passando cioè da circa 600.000 tonnellate di rifiuti indifferenziati, e quindi da smaltire in impianti, del 2010, a circa 400.000 nel 2015. Per quanto riguarda gli impianti, il principio di fondo sta nel rispetto delle norma-tive europee, con la minimizzazione del ricorso alle discariche. Per la provincia di Pistoia in particolare è previsto l’ampliamento del termova-lorizzatore di Montale; il ripristino ambientale e recupero della discarica del Fossetto a Monsummano, l’elimi-nazione del previsto impianto per la produzione Cdr di Badia a Pacciana e la definitiva chiusura dell’impianto Dano. Prevista anche un’azione di monitoraggio permanente della at-tuazione del piano stesso, con la pu-bblicazione di relazioni periodiche che dovranno contenere anche una valutazione delle cause che possono avere determinato uno scostamento rispetto alle previsioni di produzione rifiuti e differenziata e le indicazioni per un eventuale riorientamento delle azioni.

irmata dai tre presidenti di Provincia dell’area metro-politana - Andrea Barducci (Firenze), Lamberto Gestri

(Prato) e Federica Fratoni (Pistoia) - l’intesa preliminare del nuovo Piano interprovinciale di gestione dei rifiuti. È lo strumento con cui le tre Pro-vince definiscono insieme le scelte che riguardano l’Ambito territoriale ottimale (Ato) Toscana Centro. Tra gli obiettivi l’incremento della raccolta differenziata e la riduzione dei rifiuti. Il piano, che coinvolge 73 comuni e oltre 1,5 milioni di abitanti, consentirà di rispettare un principio fondamentale dettato dalle normative comunitarie, nazionali e regionali: l’autosufficienza dei terri-tori nello smaltimento dei rifiuti. Si tratta di una scelta importante sotto il profilo ambientale (più i rifiuti girano più aumenta il loro impatto

F

ambio al vertice della Cas-sa di risparmio di Pistoia e Pescia: Stefano Visone è il nuovo direttore generale,

in sostituzione di Enrico Ascari, che ha guidato l’istituto di via Roma per un biennio. «La nomina - si legge in una nota di Intesa Sanpaolo - è av-venuta nel quadro del rafforzamento della presenza del Gruppo sul terri-torio, come previsto dal programma di riordino dei marchi della Banca dei Territori approvato lo scorso 6 dicembre dal Consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo e il 13 dicembre dal consiglio di amministrazione di Banca CR Firenze. La Direzione regionale Toscana e Umbria amplierà come noto la propria azione al Lazio e alla Sardegna».

Un rafforzamento che impegnerà intensamente la direzione - divenuta il polo di riferimento del Gruppo per tutto il centro Italia della dor-sale tirrenica - con sede a Firenze e guidata da Luciano Nebbia, che lascia la direzione generale ed entra nel consiglio di amministrazione di Banca CR Firenze.

Grazie al programma di riordino dei marchi, Banca CR Firenze sarà l’unica banca di riferimento delle province della Toscana, con le provin-ce di Pistoia, Lucca e Massa presidiate dalla controllata Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia.

«L’obiettivo - fa sapere ancora Intesa Sanpaolo - è quello di tendere ad una univocità di marchio a livello territoriale e alla semplificazione dei presidi operativi, per offrire un supporto sempre più incisivo e loca-lizzato alle esigenze della clientela».

CREDITO

Cambio al vertice di CaripitStefano Visone è il nuovo direttore generale

di Patrizio Ceccarelli

C Alla luce di questa nuova organiz-zazione, i consigli di amministrazione di Banca CR Firenze e di Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia hanno nominato i nuovi direttori generali, entrati in carica dal 1 gennaio. Luca Severini, che fino a due anni fa aveva guidato la Cassa di risparmio di Pistoia e Pescia, ha assunto il ruolo di direttore generale di Banca CR

Firenze, mentre Stefano Visone è il nuovo direttore generale di Caript.

Visone fa il suo ingresso nel Gruppo nel 2000. Direttore ge-nerale di Agriventure nel biennio 2009–2010, passa al ruolo di di-rettore dell’area Toscana e Umbria nella seconda metà del 2010, fino al ruolo di direttore dell’Area Toscana di Banca CR Firenze.

SANITà

Nascitein aumentoin provincia

di PistoiaUn bambino su quattro

è figlio di stranieriascite in aumento a Pistoia e provincia nel 2011. I bambini nati l’anno scorso negli ospedali provinciali sono stati complessi-vamente 2.372 di cui: 1140 nati nell’Ospedale di Pescia e 1232 nati in quello di Pistoia. L’anno scorso erano stati complessiva-

mente 2358. “Mediamente – commenta Rino Agostiniani, responsabile dell’area mater-no infantile dell’Asl 3 - nei nostri punti nascita nascono circa 6 bambini al giorno”. Agostiniani sottolinea che il dato premia l’impegno costante e la professionalità dei tanti operatori del percorso nascita: ostetriche, pedia-tri, infermieri, ginecologi. Per quanto riguarda la cittadinanza le madri sono in maggioranza italiane, il 26% sono straniere e tra queste le più rappresentate provengono da: Albania (10%), Romania (5%), Marocco (3%), tutte le altre nazionalità sono inferiori all’1%. In sostanza, tra i nati a Pistoia, un bambino su quat-tro è figlio di stranieri. Nel 2012, con l’introduzione del nuovo Piano sociosanitario regionale, è prevista una forte attenzione nei confronti delle tematiche di promozio-ne della salute rivolte a bambini e adolescenti, ed in particolare alla tutela dei diritti bambini in ospedale. “Sarà adottata una carta unica per il rispetto dei diritti del bambini uti-lizzabile in tutte le pediatre toscane – spiega Agostiniani - e introdotto un sistema di verifica e monitoraggio della sua effettiva applicazione e ciò richiederà un ulteriore impegno per gli operatori per garantire ai nostri piccoli ricoverati le cure migliori, l’informazione, ambienti a loro misura e protocolli di terapia del dolore appropriati”. “Un ulteriore impegno – prosegue il responsabile dell’area materno-infantile - è rappresentato dal nuovo ospedale di Pistoia: gli operatori stanno già lavorando per il trasferimento nella nuova struttura sanitaria”.

N

sull’ambiente), politico (è giusto che ciascuna comunità si faccia carico dei rifiuti che produce) ed economico

Andrea Barducci, presidente della provincia di Firenze, Lamberto Gestri, presidente della provincia di Prato e Federica Fratoni, presidente della provincia di Pistoia

118 GENNAIO 2012 n. 1VitaLa comunità e territorio

PRESIDENZA E DIREZIONE GENERALE Largo Treviso, 3 - Pistoia - Tel. 0573.3633

- [email protected] - [email protected] PISTOIA

Corso S. Fedi, 25 - Tel 0573 974011 - [email protected] FILIALI

CHIAZZANO Via Pratese, 471 (PT) - Tel 0573 93591 - [email protected]

PISTOIA Via F. D. Guerrazzi, 9 - Tel 0573 3633 - [email protected]

MONTALE Piazza Giovanni XXIII, 1 - (PT) - Tel 0573 557313 - [email protected]

MONTEMURLO Via Montales, 511 (PO) - Tel 0574 680830 - [email protected]

SPAZZAVENTO Via Provinciale Lucchese, 404 (PT) - Tel 0573 570053 - [email protected]

LA COLONNA Via Amendola, 21 - Pieve a Nievole (PT) - Tel 0572 954610 - [email protected]

PRATO Via Mozza sul Gorone 1/3 - Tel 0574 461798 - [email protected]

S. AGOSTINO Via G. Galvani 9/C-D- (PT) - Tel. 0573 935295 - [email protected]

CAMPI BISENZIO Via Petrarca, 48 - Tel. 055 890196 - [email protected]

BOTTEGONEVia Magellano, 9 (PT) - Tel. 0573 947126 - [email protected]

arà una scultura di Agenore Fabbri, intitolata «La condi-zione umana» e collocata in mezzo alla rotonda da cui si

accede a Porta Nuova, a dare il ben-venuto a chi arriva a Pistoia da sud. Si tratta di un omaggio alla città da par-te della Cassa di risparmio di Pistoia e Pescia in occasione del 180esimo anniversario dalla fondazione. La banca cederà in comodato d’uso gratuito al Comune l’imponente scultura realizzata negli anni Ottanta. L’opera, commissionata dalla Cassa per essere posizionata davanti al Centro servizi di Sant’Agostino, è stata rimossa in seguito alla vendita dell’edificio e, grazie all’accordo con il Comune verrà posta nella rotonda di fronte a Porta Nuova, un’area in fase di sviluppo che diventerà il principale ingresso a Pistoia per chi arriva da sud.

«Questa scultura -afferma il sin-daco Berti- credo contribuirà a dare il senso di una città che certamente ha una memoria del passato preziosa, ma che vuole anche guardare all’oggi e quindi cerca di sensibilizzare i

ARREDO URBANO

Una scultura di Fabbridarà il benvenuto a chi arriva in città

Donata da Caript, sarà collocata al centro della rotonda di Porta Nuovadi Patrizio Ceccarelli

S

accordo interregionale favorisce l’ospedale di Porretta Terme. Lo afferma il sindaco di Sambuca, Marcello Melani, che da tempo sta impegnandosi, in favore dell’ospedale Pacini di San Marcello. Melani

è venuto a conoscenza di un importante accordo che è stato siglato a Roma da Daniela Scaramuccia e Carlo Casentini, titolari della delega regionale alla Salute rispettivamente di Toscana ed Emilia Romagna. Quell’accordo, dichiaratamente finalizzato ad attivare una collaborazione tra le due Regioni “per garantire ai cittadini che abitano nelle ‘zone di confine tra le Regioni’ libera scelta di dove sottoporsi a cure senza doversi spostare lontano dai luoghi di residenza”, favorisce esplicitamente, per quanto concerne il territorio del confine tosco-emiliano, l’ospedale di Porretta Terme, in cui sono state peraltro attivate ben sette sale operatorie. “Inoltre -commenta il sindaco di Sambuca- quanti risiedono nell’alta valle del Reno sono più tranquilli, in quanto possono usufruire dell’ospedale di Porretta senza dover andare a Pistoia. Il nuovo ospedale della cittadina termale emiliana è peraltro collegato diretta-mente, con ben sei corse quotidiane delle autolinee Copit, con l’area in questione in sostituzione dei treni soppressi sulla linea ferroviaria Porrettana. Questo potrebbe portare a preferire l’ospedale di Porretta anche la popolazione di Le Piastre”. Il primo cittadino di Sambuca conclude invitando tutti a una riflessione: “Sembra –afferma- una ulteriore spallata all’ospedale Pacini di San Marcello”. Proprio così. Il nosoco-mio montano infatti sembra sempre più stare, come direbbe Ungaretti, “come d’autunno sugli alberi le foglie”, almeno per quanto concerne i servizi di chirurgia e, conseguentemente, di ortopedia.

Proprio sul Pacini ha condotto recentemente una assai interessante analisi storica la scrittrice e ricercatrice Angela Micaelli Battani.

Angela Micaelli, collaboratrice del Gabinetto Viesseux di Firenze, nell’ambito della propria ricerca è entrata in possesso delle documentazione storica sul presidio ospedaliero monta-no fino dal lascito testamentario del filantropo di Mammiano Lorenzo Pacini, redatto nel 1807.

MONTAGNA-SANITà

L’accordo Toscana-Emiliafavorisce l’ospedale di Porretta

di Alessandro Tonarelli

L

no splendido presepe realizzato nel giardino di casa. E’ questa la significativa iniziativa portata avanti ormai da alcuni anni dalla famiglia Polidori di Spedalino Agliana che, anche per le festività

2011-2012, ha costruito un presepe estremamente curato e tutto da gustare fino a fine gennaio.

“Chiunque – spiegano Sabrina e Stefano Polidori – può venire a trovarci per visitare la nostra realizzazione, ci fa davvero piacere, anche gli scorsi anni sono venute davvero molte persone. Abbiamo costruito il presepe prevalentemente con polistirolo, stucco e das, utilizzan-do anche colori a tempera da muro e alcuni estratti di ramoscelli di olivo. La lavorazione del tutto è iniziata nei mesi scorsi con varie ricerche, anche su internet, per individuare il modo migliore di costruire le strutture. In seguito abbiamo predisposto il progetto definitivo e

iniziato i lavori per concluderli in questi giorni”.L’abitazione dei Polidori si trova al civico 34/A di via

Provinciale, nella parte ovest della frazione aglianese di Spedalino. Il presepe, oltre alle suggestive fasi del giorno e della notte, vede la cura di tutti i particolari del caso, dalle mura e le case di Betlemme ai mestieranti dell’epoca, passando per l’arrivo dei Re Magi il tutto con le colline del Medio Oriente sullo sfondo. Con particolare atten-zione è stata realizzata la grotta di Gesù che si trova sulla sinistra del presepe.

In passato la famiglia Polidori ha costruito dei presepi che hanno conquistato importanti premi per la loro bellezza ed accuratezza. A giudicare dalla realizzazione di quest’anno chissà che non siano in arrivo nuovi rico-noscimenti.

Marco Benesperi

AGLIANA

Un presepe “privato” U

enerdì 16 dicembre, presso il palazzo dei Ve-scovi, è stato presentato il catalogo della terza

edizione di Confidenze dell’arte, iniziativa realizzata dal Centro di Documentazione Arte Moderna e Contemporanea Pistoiese, con l’apporto di Provincia di Pistoia, Co-mune di Pistoia, Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia. Il catalogo – dal titolo “Studi d’artista e rispondenze” - vuole essere il resoconto di una serie d’incontri, svoltisi fra aprile e maggio negli studi di vari artisti pistoiesi. “Il volumetto testimonia l’importanza del percorso realizza-to – ha spiegato Chiara Innocenti, assessore provinciale alla cultura - un percorso di confronto fra artisti, che ci mette in contatto con le nume-rose esperienze creative presenti sul territorio. In questo momento difficile, ripartiamo dai nostri artisti e da quanti s’impegnano per fare della cultura un elemento centrale, non

una prescindibile aggiunta”. Maurizio Tuci e Siliano Simoncini, membri del comitato scientifico del Centro di Documentazione, hanno sottolineato l’importanza di un’iniziativa che per-mette ai cittadini pistoiesi di risco-prire – o, in certi casi, di entrare per la prima volta in contatto – con gli artisti della propria terra, entrando in quei laboratori precedentemente aperti soltanto ad amici, conoscenti, collezionisti. Al catalogo è allegato un DVD, rea-lizzato da Elisa Sensi, che documenta i dieci appuntamenti con gli artisti; Lorenzo Maffucci ha curato la mu-sica di accompagnamento. Gli artisti coinvolti nell’iniziativa sono: Paolo Albani, Dario Longo, Aladino Sforzi, Giunio Gacci, Gianfranco Chiavacci, Franco Cappelli, Lando Landini, Mario Caracciolo, Valerio Gelli, Leonardo Begliomini. Il catalogo è dedicato a Gianfranco Chiavacci, recentemente scomparso.

Jacopo Golisano

PRESENTATO IL CATALOGO

Confidenzedell’arte

V

cittadini e anche chi viene da fuori a questo tipo di atteggiamento».

L’iniziativa unisce due significa-tive occasioni, l’anniversario della Cassa di risparmio e il centenario della nascita dell’artista pistoiese Agenore Fabbri, nel cui ricordo l’am-ministrazione comunale ha promosso importanti eventi nel corso dell’anno.

Il titolo, «La condizione umana», è contestualizzato alla collocazione che avrebbe assunto, accanto ad un centro servizi ad elevata tecnologia:

senza il controllo vigile dell’uomo, la tecnica si avvilisce fino all’empietà.

«Questa committenza - dice il presidente di Caript Gabriele Zollo -, contestuale all’acquisto dell’opera di Marino Marini “Pomona” che fu collocata nell’atrio dell’antico Palaz-zo dei Vescovi, testimonia come, nel tempo, la Cassa abbia operato co-stantemente per la valorizzazione dei maggiori artisti pistoiesi, assicurando alla città la permanenza di importanti capolavori dell’arte contemporanea».

Agenore Fabbri

12 n. 1 8 GENNAIO 2012 LaVita

Calcio - Basket

Tempi Supplementaridi Enzo Cabella

l periodo delle feste è stato carat-terizzato da due fatti che hanno scosso il mondo del basket e del caklcio di casa nostra. Nella Tesi

Group Basket, che pure ha chiuso il 2011 con la squadra al primo posto della clas-sifica e quindi senza alcun motivo per recriminare, è stato lanciato un grido di dolore da parte del presidente Roberto Maltinti e del direttore sportivo Giulio Iozzelli. Tutti e due hanno detto chiara-mente che una società di provincia, com’è appunto la Tesi Group, ha un futuro a rischio. I due dirigenti hanno chiaramente detto che se la Lega 2 non sarà ristrut-turata secondo i tempi attuali e se la te-levisione non darà un contributo ben più sostanzioso di quello ‘misero’ che elargi-sce adesso, molte società non potranno più continuare a fare basket ad alto li-vello. Il presidente Maltinti ha addirittura detto che “sarebbe meglio se tornassimo ad essere dilettanti”. Restando in casa nostra, sommando incassi, proventi degli sponsor e contributi dei componenti del consiglio direttivo, la società, nonostante il ridimensionamento del budget, non riesce a far quadrare i conti. E’ sempre sul filo del trapezio. C’è, dunque, bisogno urgente di rivedere la gestione, poiché se la permanenza in Lega 2 per il momento non è a rischio, non ci sono nemmeno

certezze sul futuro. E il ds Iozzelli ha avuto parole dure nei riguardi della Lega. “La grave situazione che si è creata non è solo figlia della crisi economica del Paese ma del malgoverno della Lega. Le società pagano e basta, non ci sono sostanziosi aiuti da parte di nessuno. La pallacanestro è uno sport al collasso. I mezzi per far bene esistono, basta avere la volontà e la professionalità per applicarli”.Anche la Pistoiese non è esente da pro-blemi economici, anche perché il presi-dente Orazio Ferrari è rimasto pratica-mente solo a mandare avanti la società. Eppure, non si è tirato indietro quando il direttore generale Giovannini gli ha chie-sto di rinnovare l’organico tecnico. Nel mese di dicembre ha operato una vera e propria rivoluzione: sei sono stati gli arrivi e cinque le partenze. La Pistoiese, dunque, ha cambiato volto, nella speranza che il rendimento sia nettamente miglio-re di quello offerto nel girone d’andata. La squadra si trova al terzultimo posto della classifica, quindi non c’è più tempo da perdere: è necessario cominciare a vincere e dare continuità alle vittorie, in modo da risalire posizioni, allontanarsi dalla zona playout e guardare addirittura ai playoff, traguardo difficilissimo da rag-giungere, che però Ferrari continua tena-cemente (e segretamente) ad inseguire.

on un’Alice Nesti così, si può anche sogna-re. E allora ecco che la Nuotatori Pistoiesi e la sua portacolori più famosa, Alice Nesti, azzurra tesserata per la Nuotatori Pistoiesi

e il Centro Sportivo Esercito (“Ringrazio i due club che mi permettono di allenarmi e gareggiare al meglio delle mie pos-sibilità”, dice), classe 1989, proiettano le proprie speranze sulle Olimpiadi di Londra 2012. Intanto Alice, 180 centime-tri di tenacia e grande rendimento, è grande nelle vittorie e nelle sconfitte e pure a riconoscere i meriti di avversari e compagni. “Il primo titolo tricolore di un pistoiese a Niccolò Bonacchi e non a me? Nessun problema d’invidia o gelosia: Bonacchi ha velocità di base naturale e sulle corte distanze è tra i migliori in Italia. Nonostante abbia accusato un mese di stop a inizio preparazione, è stato davvero bravo. Complimenti sinceri”. Per lei una sfilza di medaglie agli Assoluti (12: 3 argenti e 9 bronzi). “Noi abbiamo davanti una certa Federica Pelle-grini: il nostro oro è giungere seconde, ne siamo consapevoli”. “Il mio 2011? Un anno positivo: ho fat-to registrare un ulteriore salto di qualità con i Mondiali di Shangai. Le emozioni più forti? I Mondiali di Dubai e Shangai appunto”. Il 2011 dei pistoiesi? “Sento tante lamentele tra i giovani, che hanno poco dalla città, e per la mancanza di una piscina olimpica, con vasca da 50 metri”. “Il mio 2012? Il sogno è noto, le Olimpiadi di Londra, ma c’è ancora tanto da lavorare per arrivarci. L’augurio alla città è quello di ringiovanirsi a tutti i livelli, a partire dal futuro prossimo primo cittadino e avere una vera piscina, ma la vedo dura”. Alice ha concluso il 2011 trascinando la Nuotatori Pistoiesi nel-la fase regionale toscana del Campionato Italiano a squadre Coppa Brema, tenutasi in vasca corta a Livorno. La nostra squadra, allenata dal tandem Massimiliano Lombardi - Alice Ieri, si è classificata quarta in Toscana dietro alle corazzate Nuoto Livorno, Fiorentina Nuoto e Rari Nantes Florentia (quarte le femmine, quinti i maschi). “Prestazioni positive da parte di tutta la formazione, ma risultati ottimi di Alice Nesti e Niccolò Bonacchi, che hanno fatto segnare i propri migliori tempi in quasi tutte le gare”, la chiosa dei due tecnici. Nello specifico Nesti si è imposta nei 100 in (55”85 davanti a Masini Luccetti e Florio), 200 (in 1’57”74 precedendo Carli e De Memme) e 400 stile libero assoluti (in 4’06”86 mettendo in riga Masini Luccetti e De Mem-me), finendo seconda in 26”28 nei 50 stile libero assoluti alle spalle di Florio.

Gianluca Barni

Nuoto

Nesti e Nuotatori,sogno Olimpiadi

sport pistoiese

C I

l e t t e r a i n r e d az ioneIl popolo cristiano e le prossime elezioni

La politica, le istituzioni sono provate da questa crisi economica, le banche sembra che stiano det-tando le regole di una società vista sui numeri dimenticando la parte umana.

Proprio per questo desidero citare un prezioso libro di Frosini “In politica da cristiani”dove si pre-senta il termine di sussidiarietà in-teso come: “Termine latore di una dottrina fondamentale che pone la centralità della persona portata alle sue conseguenze.” E ancora: “Tutto parte dalla persona realizzandosi dalla famiglia e terminando allo sta-to.” Uno stato che non rappresenta più un’entità monolitica fredda, ma una realtà sussidiaria un tutt’uno che prende vita dalla stessa perso-na. Perché inizio da questa rifles-sione? Perché viviamo tempi in cui la politica nazionale ha dovuto fare un passo indietro, trincerata nei suoi litigi di parte; abbiamo assistito a chiusure di casta, al prevalere del-la prepotenza; la politica è divenuta più strumento di potere che stru-mento per servire il bene comune. L’attuale crisi economica sta divo-

rando pezzi di società civile indifesi, perché si vanno a minare dei diritti che parevano acquisiti. La vecchia nenia dei forti che rimangono tali e quindi intoccabili, sembra una macabra realtà; si può serenamente parlare di “tritacarne sociale”.

A primavera Pistoia dovrà rieleggere il suo governo ed il suo sindaco: è un appuntamento importante perché il governo dei comuni dovrà fare scelte dettate dalle ripercussioni della crisi e di conseguenza dal ritorno che avran-no le leggi economiche promosse dal governo Monti (gia la protesta sta montando sul patto di stabilità da parte di alcuni sindaci).

Quindi sarà importante capire bene le proposte dei programmi. Il mondo cattolico pistoiese in questa occasione ha il dovere e il compito di portare il proprio contributo. E’ infatti apprezzabile il documento presentato dalla Caritas a tutti i candidati, ma non basta! C’è biso-gno di una forte presa in carico, c’è bisogno di analizzare seriamente i candidati e i programmi. Purtrop-po ancora oggi ho il timore che si chiami il mondo cattolico all’adu-nata elettorale considerandolo una sorta di “etnia” obbediente, pronta a far finta di nulla di fronte alle ingiustizie, ma prontissimi a sostenere le campagne elettorali. Non è questo il nostro compito!

Noi dobbiamo essere assetati di giustizia, abbiamo il dovere di avere il coraggio di perseguire il bene comune. Mai come oggi la politica è stata orfana di questo coraggio, mai come oggi il mondo cattolico pare incapace di mettersi in gioco. I cattolici in politica sono visti come uno sponsor, una cornice che fa moderazione; credo che sia venuto il tempo che il mondo cattolico si faccia portatore d’imbarazzo e che stia a difesa dei più deboli. Quale Pubblico immaginiamo? Quale co-mune immaginiamo? Quale Città vogliamo? Riteniamo tutti i punti del documento Caritas fondamen-tali? Se sì, tramite la partecipazione e il voto abbiamo il dovere di far sentire il nostro peso. Che non significa saper occupare le stanze del potere ma liberare la politica al suo divenire naturale, il servizio e la ricerca del bene comune. Fini-sco citando un pezzo meraviglioso del libro “In politica da cristiani” (libro che personalmente occupa un prezioso spazio nel mio vissuto politico) una frase di La Pira “Fino a quando voi mi lasciate a questo po-sto mi opporrò con energia massi-ma a tutti i soprusi dei ricchi e dei potenti. Non lascerò senza difesa la parte più debole della città…. Tutta la vera politica sta qui: difendere il pane e la casa della più gran parte del popolo italiano… Il pane (e

Note congiunturalidel 3° trimestre 2012Una diminuzione del 50% delle ore di cassa integrazione ed un significativo + 11% del movimento turistico rispetto allo stesso periodo del 2010.Sono queste due delle voci più significative per quanto riguarda le note congiunturali recentemente pubblicate dall’ufficio statistica della Provincia di Pistoia. Per quanto riguarda invece l’andamento dei prezzi si è attestato ad un + 2,9% mentre le esportazioni sono incrementate di un 1,2%.Venendo ai dettagli notiamo che per la cassa integrazione guadagni risultano in decremento sia la cassa in deroga con un -61,4% che rappresenta il 54,7% del totale sia la straordinaria con un -24,1% pari al 31,1% e l’ordinaria con -29,9%. Gli unici aumenti significativi si sono registrati per le industrie del legno con un +11,2%, in quelle meccaniche, dell’abbigliamento (+41,5%) e delle calzature con +43%.Il settore turistico è maggiormente incrementato in Valdinievole sia negli arrivi che nelle presenze facendo registrare una permanenza media di 3,5 giorni. Tuttavia nell’area Pistoiese gli incrementi si sono attestati ad un +9,2% di arrivi e un +7,9% di presenze di cui +7,6% e +8,8% dall’estero e +10,1% e +7,3% dall’Italia ma con una permanenza media di 4 giorni.Sul fronte prezzi invece un +7% ha riguardato il settore trasporti mentre seppur in misura minore sono aumentati i costi di beni e servizi, di abitazioni, di tabacchi e bevande alcoliche, di servizi ricettivi e di ristorazione mentre in decremento sono risultati ancora solamente i prezzi della divisione delle comunicazioni con un -2,3%.Per l’import export infine segnaliamo che i prodotti sportati con valori più alti sono risultati le calzature con un aumento del 27% e gli articoli di abbigliamento con +25% mentre i valori maggiori delle importazioni riguar-dano i mezzi di trasporto seguiti dai prodotti alimentari e da quelli agricoli.

Edoardo Baroncelli

quindi il lavoro) è sacro; la casa è sacra; non si tocca impunemente né l’uno né l’altra! Questo non è marxismo: è Vangelo!”

E’ difficile che ci sia reso un Sindaco così una seconda volta, ma non scordiamo che quel grande Sindaco, maestoso cristiano, fu eletto da un elettorato attento. Cerchiamo di essere dunque vigili e critici scomodi perché ispirati dal Vangelo, perché aggrappati ad esso. E troviamo la forza di adoperarci per il bene comune.

Massimo Alby

138 GENNAIO 2012 n. 1VitaLa dall’ItaliaITALIA 2012

Avanticon fiduciaL’appello delPresidente della Repubblicaall’iniziodel nuovo anno

ndiscusso protagonista politico-istituzionale del 2011, il presidente Napo-litano ha ribadito nel suo

intenso messaggio di fine anno, i tratti salienti di un momento inedito e delicatissimo. È stato de-ciso e puntuale fin nei dettagli nel descrivere la situazione, facendo appello a tutti gli attori perché prendano una sempre più chiara consapevolezza che “il mondo è cambiato”. Questo comporta la necessità di un solido ancoraggio europeo, proprio, e lo ripete, “in un quadro mondiale radicalmente mutato”.Ne consegue, ribadisce, la neces-sità di “una fase di stabilità e di serenità politica”, che si augura porti il governo Monti, di cui sottoscrive l’agenda. Alle forze politiche già di maggioranza e già di opposizione, che lo sostengono, riserva il compito di lavorare alle riforme istituzionali, così da raf-forzare, ribadisce il presidente, la democrazia dell’alternanza. Sono decenni che si afferma che sono urgenti. Oggi appaiono veramente indifferibili, anche perché i cittadi-ni reclamano fatti e buoni esempi. Usa in questo parole impegnative il Capo dello Stato, tracciando l’obiettivo della “rigenerazione della politica e della fiducia nella politica”. Questo in fondo è il vero punto, da cui partire e cui arrivare. La crisi complessiva, di cui la crisi della politica è un ca-pitolo, si può superare proprio a partire dalla “fiducia in noi stessi”, che rappresenta “il solido fonda-mento su cui possiamo costruire”. L’anno delle celebrazioni dell’Uni-tà si conclude con uno scenario interno ed internazionale inedito, da affrontare con strumenti nuovi, di cui peraltro il paese è in pos-sesso. Di qui il tono impegnato e comunque fiducioso del messag-gio presidenziale. L’anno prossimo sarà un anno elettorale molto importante in Occidente, tra Francia, Germania e Stati Uniti. Per l’Italia le scaden-ze naturali della legislatura e del settennato sono invece alla pri-mavera 2013. Un periodo medio – lungo, nella storia accelerata di questi mesi, da utilizzare al meglio.

I

ccorre modifi-care pregiudizi sbag l ia t i che l ’Europa e i l

mondo hanno sull’Italia. Sappiamo che sono sbagliati ma dobbiamo con-vincere anche loro”. Forse in questo passaggio sta il senso profondo del ragionamento che il presidente del Consiglio ha svolto nella tradizionale conferenza stampa di fine anno. Il governo è investito di un compito preciso e intende svolgerlo con scrupolo, puntiglio e competenza. Monti lo ha onestamente ribadito con serena consapevolezza, citando le parole del “Washington Post”, che qualche giorno fa ha sottolineato come la stabilità dell’Italia rappre-senti un elemento cruciale per la salute dell’euro, che a sua volta è un elemento cruciale per la tenuta del quadro dell’economia globale. Di qui un preciso senso di responsabilità e gli impegni che ne conseguono. L’impressione, comunque, è che la situazione abbia raggiunto una certa

MANOVRA ECONOMICA

Una nuova stagione“O

stabilità nel decisivo capitolo della messa in sicurezza dei fondamentali e della conseguente rassicurazione dei mercati. Certo è un impegno che non si può considerare concluso e reclama un intervento costante: è dunque necessario continuare con vigilanza attiva e non è un caso che il presidente del Consiglio non abbia escluso interventi sullo stock del debito, da attuare in modo meditato, così da agire in senso strutturale. Da qui, come è emerso anche in con-

La conferenza stampa del presidentedel Consiglio dei ministri

LAVORO

Mai l’uno contro l’altroGarantiti e non: le attese per la ‘’fase due’’ della manovra

opo il “salva Italia”, il “cresci Italia”. Il termi-ne della “fase due” del governo Monti è stato

coniato dallo stesso presidente del Consiglio nella conferenza stampa di fine anno. Tra i pilastri, la riforma del mercato del lavoro e le liberalizzazioni, mentre l’an-no che si apre sembra essere di recessione. All’unisono, i sindacati richiamano il “rischio reale” di tensioni sociali. Un allarme al quale Mario Monti ha risposto nel primo giorno del 2012 contattan-do i quattro leader sindacali (Cgil, Cisl, Uil e Ugl), ai quali – riporta una nota di Palazzo Chigi – ha “espresso la volontà del governo di ricercare la massima intesa con le parti sociali sui temi del lavoro e dell’occupazione pur nell’esi-genza di operare con la sollecita-zione imposta dalla situazione”. A tal proposito “dobbiamo dare un messaggio complessivo di grande coerenza, e che non lasci le per-sone allo sbando, da sole”, dichia-ra Michele Colasanto, sociologo del lavoro e docente all’Università Cattolica di Milano, intervistato sui futuri scenari del mercato oc-cupazionale.

Il 2012 si annuncia come un anno di recessione eco-nomica. Quali saranno le ripercussioni sul mondo del lavoro? “Le previsioni sono di un’ulterio-re crescita della disoccupazione e, soprattutto, di un calo dell’oc-cupazione. Sono due parametri che non coincidono, e ciò che maggiormente preoccupa gli eco-nomisti è proprio la diminuzione dei posti di lavoro disponibili, ol-tre a un effetto ‘scoraggiamento’ che porta a un calo delle persone disponibili a cercare lavoro. In fase di recessione sono poi evi-denti le implicazioni sui redditi e sui consumi, soprattutto in un Paese come il nostro, fatto di

piccole imprese, nel quale gli am-mortizzatori sociali non coprono una buona parte dei lavoratori. Il circolo vizioso che s’instaura tra calo dei redditi e calo dei consumi non aiuta a immaginare quale tipo di ripresa sia possibile, e in che tempi. Di conseguenza occorre primariamente intervenire, nel nuovo anno, con un sostegno ai redditi”.

A non beneficiare degli ammortizzatori sociali sono i lavoratori autonomi, ma soprattutto i precari…“Sì, buona parte della crisi è stata pagata da alcuni gruppi sociali specifici: le donne, gli immigrati, i giovani. Sappiamo che in Italia il tasso di disoccupazione giovanile è particolarmente alto, e questo dipende anche dal tipo d’inseri-mento problematico e difficile nel mondo occupazionale, non aiutato dall’attuale legislazione sui con-tratti di lavoro atipici”.

Sempre tra i giovani, sono più di 2 milioni i “neet”, ossia coloro che non stu-diano, né cercano lavoro. L’attuale scenario rischia di farli aumentare, creando una generazione ai margi-ni? E chi è maggiormente a rischio? “Le fasce giovanili sono quelle che pagano di più: adesso perché il lavoro non c’è, in prospettiva per-ché periodi prolungati di disoccu-pazione, esperienze di lavoro de-qualificato o discontinuo incidono sulle competenze e sulla cultura. La questione riguarda il valore che questa società dà al lavoro, e il messaggio che stiamo dando

ai giovani non è positivo. I ‘neet’ sono una fascia critica, che spesso associamo a giovani con una bassa scolarizzazione. In realtà, però, co-mincia a riguardare anche giovani scolarizzati. Una laurea non garan-tisce di per sé un lavoro, e per di più corrispondente alle attese. È vero, trovare lavoro sta diventan-do problematico, e anche chi ha studiato a volte diviene preda del-lo scoraggiamento, tuttavia non si può dire che l’istruzione non ser-va: al contrario, serve ancora per affrontare le difficoltà del mondo occupazionale”.

Nella “fase due” del gover-no si è parlato di riforma del mercato del lavoro, contratto unico, articolo 18… Cosa bisogna fare per superare la crisi e giungere allo sviluppo?“Bisogna rendere il mercato del lavoro più efficiente, guardando la questione nel suo complesso ed evitando la tentazione d’interve-nire con provvedimenti specifici e singoli. Non bisogna mettere l’un contro l’altro garantiti e non garantiti. Il tema dell’articolo 18 rischia di generare solo un’em-passe. Probabilmente si arriverà a rendere meno tutelati i lavoratori a tempo indeterminato, posto che oggi anche questi rapporti sono messi in discussione – dal mo-mento che il lavoro non c’è – e la distinzione tra lavoratori garantiti e non riguarda quasi esclusiva-mente gli ammortizzatori sociali. Piuttosto, adesso porrei come prioritarie la questione dell’in-gresso dei giovani nel mercato oc-cupazionale e quella delle tutele, soprattutto quando il lavoro non

c’è o viene a mancare”.

Il governo ha recentemen-te allungato l’età pensio-nabile. Non rischia di es-sere un ulteriore fattore di rallentamento per l’ingres-so dei giovani nel mondo del lavoro? “A tal riguardo siamo stati schi-zofrenici: alcuni anni fa abbiamo favorito i prepensionamenti per favorire l’occupazione giovanile – ma i risultati non hanno corrispo-sto alle attese – mentre adesso abbiamo riconosciuto come non fosse sostenibile un sistema pen-sionistico con quelle caratteristi-che. Di per sé il fatto che persone avanti negli anni restino nel mer-cato del lavoro non è negativo; occorre però considerare anche gli effetti occupazionali. È dunque importante – ripeto – partire dal-la tutela di chi non ha o perde il lavoro per evitare tensioni sociali elevate”.

Una delle parole chiave che dovrebbero accompagnare, nel 2012, il governo è “li-beralizzazioni”… Personalmente sono favorevole. Non si può pensare che ci siano settori più protetti e altri meno. Per quanto riguarda le professioni, gli ordini sono importanti come fattore di regolazione che interes-sa l’intera società. Hanno molto da dire e devono essere custodi della deontologia. Il problema, quindi, non è la loro abolizione, quanto piuttosto ripensare le regole per l’accesso, a favore dei giovani. E la strada migliore per far ciò penso che passi dall’auto-regolamentazione”.

D

ferenza stampa, si dipartono due altri temi. Il primo è l’altra parte essenziale del programma di governo, il secondo ne esula, ma non è meno rilevante. Monti ha confermato che il governo aprirà la cosiddetta fase due, cioè i provvedimenti per la crescita. Si tratta ovviamente di un passaggio necessario, tanto più alla luce dei salassi già richiesti alla generalità dei cittadini e a quelli in prospet-tiva immediata che conseguiranno, con altri generalizzati rincari. Non è certo facile mettere in cantiere una manovra equa e propulsiva per smantellare privilegi e liberare ener-gie positive, assicurando la necessaria tutela, ma non è meno necessaria che la messa in sicurezza dei conti. L’altro grande capitolo di azione politica è quello delle riforme. Argu-tamente il professor Monti ha augu-

rato ai partiti di “lavorare bene nel prossimo anno e soprattutto di tro-vare delle vie d’uscita positive per il Paese per quanto riguarda le riforme istituzionali che darebbero grande re-spiro all’Italia”, aggiungendo che esse “sono complementari al lavoro più modesto che noi cerchiamo di fare”. Un po’ smarriti e un po’ salassati, ma anche disponibili ad avere rinnovata fiducia nel futuro, gli italiani stanno reagendo in questi giorni di festa riscoprendo una certa sobrietà e il senso profondo delle cose. E comin-ciano a percepire i contorni di una nuova stagione d’impegno. Compito delle istituzioni e della politica a tutti i livelli è creare le condizioni per svi-luppare e consolidare le prospettive nuove che dalla crisi cominciano a intravedersi, sia pure tra mille diffi-coltà e contraddizioni.

14 n. 1 8 GENNAIO 2012 LaVitadall’italia

MARCIA DELLA PACE

Una rinnovata promessaSulle strade di Brescia per

‘’Educare i giovani alla giustizia e alla pace’’di Michele Luppi

on chiudere gli occhi di fronte ai conflitti che lacerano la società, ma soprattutto non

distogliere lo sguardo dai tanti segni di pace che ogni giorno il-luminano la nostra quotidianità. È questo il messaggio che la città di Brescia e la sua Chiesa lanciano in questo inizio di 2012. Una rifles-sione che emerge tra le pieghe della 44a Marcia nazionale della Pace, dal titolo “Educare i giovani alla giustizia e alla pace”, che ha visto ieri la città lombarda come suo epicentro nell’ultimo giorno dell’anno.

UnA rinnovAtAPromessA di PAceUn invito raccolto fin dalla par-tenza dagli stabilimenti Iveco se-gno della gloriosa storia produtti-va di questo territorio, ma anche delle difficoltà della crisi odierna. “Ci troviamo questa sera – ha detto mons. Giancarlo Bregantini, presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace della Cei – per camminare insieme dentro situazioni concrete e com-plesse, convinti che non si educhi-no i giovani con le semplificazioni. In questo cammino desideriamo testimoniare al mondo che è il tempo per una rinnovata promes-sa di pace”. Un messaggio valido per il nostro Paese ma ancora di più per i popoli vittime di conflitti. “Queste marce servono a dare voce a chi non ce l’ha, a quelle popolazioni che vivono la guerra e non hanno nemmeno la forza di invocare la pace”, ha sottolineato Zeggai Nighisti, coordinatrice regionale dell’associazione Donne eritree.

lUoghi, volti e storieIl lungo corteo, guidato dalle fiac-cole, ha poi iniziato il suo pelle-grinaggio tra luoghi, volti e storie significativi per la città, come l’associazione CamperEmergenza che dal 1999, grazie al servizio di 150 volontari e di un camper, ogni notte offre sostegno ai senza dimora. O la parrocchia dei Santi

Faustino e Giovita impegnata, in una zona ad alta concentrazione di migranti, in un difficile cammi-no di accoglienza. Quegli stessi migranti che hanno partecipato all’organizzazione della marcia e che, a decine, hanno seguito dalle finestre il passaggio delle fiaccole. Parlando ai giovani mons. Giovanni Giudici, presidente di Pax Christi, ha invitato a “vincere lo scetticismo e la rassegnazione che sempre più frequentemente segnano le nuove generazioni”. E i giovani hanno risposto. Alcuni volontari della Caritas di Brescia hanno parlato della loro espe-rienza dell’Anno di Volontariato Sociale svolto nei campi della marginalità e dell’educazione.

oltre le sbArreIn silenzio il cammino è prose-guito verso piazza della Loggia, teatro della strage del 1974; una ferita ancora viva nel cuore di Brescia. Qui le parole hanno lasciato spazio al silenzio e alla deposizione dei fiori a formare una colomba ai piedi della stele che ricorda le 8 vittime. Pochi minuti dopo le fiaccole hanno illuminato il piccolo piazzale adiacente le mura del carcere di Canton Mombello, salutate dalle grida dei detenuti: “Pace”, “buon anno”, hanno gridato, fischiando e picchiando con le tazze sulle sbarre di ferro. Una struttura, quella di Canton Mombello, che come altre in Italia è sovraffollata: a fronte dei 205 posti ordinari previsti, le presenze sono 530, di cui il 70% stranieri. Prendendo la parola, dopo aver salutato i detenuti, il presidente di Caritas Italiana, mons. Giuseppe Merisi, ha ringraziato le tante realtà che ogni giorno sono impegnate nei penitenziari e ha invocato “una giustizia che sappia creare la

N

sare è un’esor-t a z i on e p e r tu t t i : per l a Chiesa perché

prosegua con zelo la sua missione di evangelizzazione e di educazione, insistendo sui temi della dottrina sociale (persona umana, famiglia, solidarietà, sussidiarietà, bene co-mune, pace). Osare è richiamo a non demordere, a non scoraggiarsi, a non ripiegarsi su se stessi, ma a prendere il largo per rinnovare e rinnovarci nel dialogo e nella partecipazione”. Così la diocesi di Lamezia Terme esprime oggi la sua “solidarietà” e “vicinanza” a don Giacomo Panizza e alla Comunità Progetto Sud per l’attentato della notte scorsa ai danni del centro “Luna Rossa” con sede in un edificio confiscato alla mafia ed utilizzato per l’accoglienza di minori stranieri non accompagnati. Il centro si trova nel quartiere Capizzaglie della città della Piana.

L’esplosione, giunta appena pochi minuti dopo il rientro a casa di un gruppo di giovani stranieri, è stata preceduta dalla deflagrazione di un altro ordigno posto sulla stessa strada davanti ad un negozio.

La struttura ospita giovanissimi scappati dalle guerre e dalle calamità di paesi come Ghana, Costa d’Avo-rio, Niger, Tunisia, Guinea.

Nello stesso stabile che accoglie il centro, inaugurato lo scorso 31 agosto, sono attivi anche altri servizi di solidarietà ed ha sede la delegazio-ne calabrese della Federazione per il superamento dell’handicap (Fish).

osAreNella nota della diocesi , a firma

del vicario generale mons. Pasquale Luzzo, si cita l’esortazione di papa Benedetto XVI proprio a Lamezia lo scorso 9 ottobre: “Non cedete mai alla tentazione del pessimismo e del ripiegamento su voi stessi”. Queste parole del Pontefice “sono quanto mai opportune per le circo-stanze attuali. Non cedere significa osare. E ad osare siamo stati tutti autorevolmente incoraggiati dal Santo Padre”, si legge nella nota. “Pensiamo all’ ‘osare’ delle forze dell’ordine, impeccabili nel loro lavoro seppur talvolta prive di stru-menti e mezzi idonei ad affrontare le illegalità; pensiamo all’ ‘osare’ delle scuole, impegnate a veicolare sin dall’infanzia la cultura della legalità, della solidarietà e della giustizia; pensiamo all’ ‘osare’ di Istituzioni e amministrazioni, che perseguono un agire etico e la ricerca del bene co-mune”. Per la diocesi lametina “osare è un impegno impellente per la società civile, perché si faccia corpo contro le forze della sopraffazione e del male”. E ad “osare” certamente continueranno le realtà come la Progetto Sud, che “si prodigano per tutelare i più deboli, prescindendo dal colore della pelle, dalla cultura o dalla condizioni economiche o di salute fisica”. Da qui l’esortazione “a proseguire con ancora maggiore convinzione nell’aiuto a chi soffre ed è in difficoltà”.

Si sente “confuso” ma è grato per la tante attestazioni di solidarietà don Panizza: “mi stanno chiamando da tutta Italia, mi sento avvolto dalla solidarietà”. “Se la gente sta rispon-dendo in questo modo – ha detto il sacerdote bresciano da tanti anni in Calabria a fianco dei piu’ debo-

Solidarietà a don Giacomo Panizza perl’attentato conto il centro “Luna Rossa”

di Raffaele Iaria

“O

pace”. Una giovane di Volontariato Carcere – associazione a cui sono state donate le offerte frutto del digiuno dei partecipanti – ha poi letto una preghiera scritta da alcuni detenuti: “Signore Gesù tu sai quanto sia difficile pregare per un carcerato. È difficile pregare e credere quando ci si sente ab-bandonati dall’umanità. Anche per te fu difficile pregare sulla Croce (…). Tu scusi, perdoni, dimentichi. Io, però, non voglio essere com-miserato da nessuno: voglio che si creda in me, nella mia rigene-razione. (…) Dammi la fede nella vera libertà che è dentro di me e nessuno può strapparmi”.

il Prezzo dA PAgAreQuella del carcere è stata forse la realtà che più di ogni altra ha mostrato con crudezza la coesi-stenza nella nostra storia di con-flittualità e pace, disperazione e speranza. Ma una luce è affiorata

in tanti piccoli segni simboleggiati dalle lampade portate ai piedi dell’altare della Basilica dei Santi Nazaro e Celso, nella messa che ha chiuso il lungo cammino dei circa mille partecipanti. “Sono tanti i semi di odio gettati nella nostra società – ha affermato mons. Luciano Monari, vescovo di Brescia – per questo sarà alto il prezzo da pagare per costruire una società riconciliata. Un prezzo che sarà pagato da quanti saranno capaci di non rendere il male con il male”. Un compito che tocca soprattutto a voi giovani, ha riba-dito il Vescovo, ricordando come “il primo passo per costruire un mondo di pace è costruire la pace in noi stessi”. La celebrazione si è conclusa con la lettura delle preghiere dei leader delle religioni all’incontro mondiale di Assisi. L’ultimo segno di questa lunga marcia per la pace che si chiude mentre, in sottofondo, i botti già segnano l’inizio del nuovo anno.

CHIESA CONTRO MAFIA

Osare per amore

li - vuol dire che approva il nostro operato. La Calabria va cambiata, non servono solo servizi sociali ma oc-corre un vero e proprio mutamento sociale”. Quando è stato assegnato a don Panizza e alla sua associazione

questo stabile il sacerdote ha subito avviato “un percorso di legalità dal basso che intendiamo portare avanti perché ci crediamo”, spiega: “ognuno di noi deve fare la sua parte. A tutti coloro che dicono di stare dalla no-

stra parte dico di unire le forze per incoraggiare la popolazione lametina e calabrese ad alzare la testa. Per difendere le tante persone oneste e laboriose che vivono nel quartiere di Capizzaglie, a Lamezia e in Calabria”.

“Toccare quella struttura è come toccare tutti noi”. Solidarietà a don Panizza e alla comunità Progetto Sud è arrivata anche da diversi rappre-sentanti delle istituzioni regionali e anche da don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele di Torino e dell’as-

sociazione contro le Mafie don Luigi Ciotti.

“Esprimiamo – si legge in una nota di Libera - profonda vicinanza, condivisione e corresponsabilità. Toccare quella realtà, quella comu-nità, quel bene confiscato, significa toccare tutti noi”.

“A nome delle oltre 1.600 asso-ciazioni della rete di Libera - afferma don Ciotti - esprimiamo la nostra vicinanza e richiamiamo alla corre-sponsabilità di tutti davanti all’intimi-dazione compiuta a Lamezia Terme”.

don Giacomo Panizza

158 GENNAIO 2012 n. 1VitaLa

Dal mondo

dall’esterol primo lu-nedì di Av-vento con la piccola co-munità che

frequenta la messa quotidia-na avevamo appena sentito le parole del profeta Isaia: ‘Forgeranno le loro spade in vomeri’, ovvero attrezzi agricoli, quando il rombo di un aereo da guerra ha iniziato a farsi sentire in lontananza. In effetti il velivolo Antonov, ben noto in Sud Sudan, è un modello russo generalmente destinato al trasporto di merci, ma da più di vent’anni viene usato dal governo di Khartoum per bombardare aree abitate da popolazione ribelle. Nel caso in questione l’aereo sorvolava il cielo di Malakal diretto all’ovest del Sudan, verso il Darfur, dove da anni è in corso una rivolta armata contro il governo centrale. Oppure l’aereo si dirigeva verso i Monti Nuba, dove lo scorso giugno è iniziato un conflitto armato fra il movimento Spla nord e l’esercito di Khartoum”.

È questa la testimonianza di suor Elena Balatti, missio-naria comboniana a Malakal, in Sud Sudan, raccolta da “Il Settimanale della diocesi di Como”. Proprio dai Monti Nuba, già al centro di una pesante repressione negli anni novanta, si è alzato nelle scorse settimane un nuovo appello per porre fine alle violenze, mentre migliaia di sfollati continuano a varcare il confine verso sud.

il rUmore dei bombArdieri

“Il contrasto fra la profe-zia di pace di Isaia e la realtà del rombo dell’Antonov era stridente”, riflette la mis-sionaria direttrice di radio “Voice of love”, emittente del Sudan Catholic Radio

SUDAN

Il mistero del male

Network. “In un momento di scoraggiamento –aggiun-ge- ci si può domandare: ma quando si avvereranno quelle parole? Fino al luglio 2011 il Sudan era il Paese più grande dell’Africa. Con l’indipendenza del Sud, dopo mezzo secolo di guerra, è stato fatto un grande passo avanti sulla via di una pace. Tuttavia non tutte le maggiori questioni sono risolte”. La missionaria ricorda come dopo la proclamazione di indipendenza del Sud sia crescita l’instabilità in altre re-gioni del Sudan, specialmente lungo il confine: “Il Sud gode ora di una relativa pace, ma altre aree della Repubblica del Sudan sono in fermento; per la maggior parte di esse si può parlare di uno stato di guerra aperta con il Governo centrale. Ecco allora i velivoli Antonov che attraversano ille-

galmente lo spazio aereo del Sud Sudan e possono essere visti e sentiti anche a Malakal”.

chi fermA lA gUerrA?

“La pace –continua suor Elena- rimane un sogno lonta-no per le popolazioni dei Mon-ti Nuba o del Darfur, e questa situazione di conflitto ai confi-ni toglie ai Sud Sudanesi parte della gioia dell’indipendenza. Comunque un dialogo con un’anziana signora della par-rocchia ha dato una risposta di fede alla mia domanda sulla profezia di Isaia. La questione dibattuta era la differenza fra la situazione attuale e gli anni scorsi. Alcuni giovani com-mentavano come durante la loro infanzia pensavano che la guerra non sarebbe mai finita. Anche al momento della firma dell’accordo di pace del 2005

erano rimasti guardinghi, ma avevano cominciato a credere nella pace quando avevano visto la rimozione dei posti di blocco alle porte della città e quindi le celebrazioni con can-ti e tamburi. L’anziana signora intervenne: ‘Sì, la guerra è stata fermata.’ Al che io domandai: ‘Chi può fermare la guerra?’, e lei rispose senza esitazione: ‘È Dio che ferma la guerra’”.

in PreghierA Per lA PAce

na pace invocata a lungo dalla popolazione durante gli oltre vent’anni di combatti-menti tra l’esercito e i ribelli sudisti del Sudan People Libe-ration Army. “È convinzione di molti in Sud Sudan che la loro lunga supplica a Dio abbia avuto un ruolo determinante nell’ottenere la tanto sospirata pace. Effettivamente non ri-

n’Europa “re-sponsabile”, “di-namica”, “verde” e “sicura”: nel

programma della presi-denza semestrale danese del Consiglio Ue (gennaio-giugno 2012) figurano queste quattro priorità. Lasciato alle spalle un 2011 carico di tensioni e di gravi problemi legati agli effetti della crisi economica e finanziaria, l’Ue riprende il passo proprio a partire dalle possibili risposte sul fronte del debito sovrano, del rigore di bilancio, della governance. Tutte azioni necessarie, urgenti, che presentano però un rischio: quello di relegare in secon-do piano altri elementi non accessori, anzi fondamen-tali, se s’intende costruire una vera “unione” europea: ovvero i valori che ispirano e dovrebbero guidare il processo di integrazione, la convinzione che nell’era

UNIONE EUROPEA

L’anno del rilancio?Dal 1° gennaio il semestre di presidenza danese

di Gianni Borsa

PAcifico inqUietoL’attivismo statunitense in Asia, a fronte delle dispute territoriali in atto nel mar Cinese meridionale fra Cina e paesi come Vietnam, Filip-pine, Malaysia e Myanniar, ha spinto Pechino a reagire con dimostrazioni di forza nell’oceano Pacifico ed ha incoraggiato il Giappone a tessere una trama di accordi con paesi vicini allo scopo di contrastate la temuta predo-minanza cinese. Tokyo ha si-glato un patto con l’India allo scopo di attuare esercitazioni navali congiunte nel 2012, ha poi firmato un memorandum d’intesa col Vietnam per in-crementare i rapporti militari fra i due stati, ha annunciato che con Manila (Filippine) già nel 2012 potrebbero avverar-si esercitazioni congiunte, ed ha formalizzato nel 2009 il suo primo memorandum di difesa nel sud-est asiatico con Singapore.

georges mAthieULa galleria Agnellini di Brescia ospita fino al 12 aprile del 2012 una mostra di venti-quattro dipinti di Georges Mathieu, pittore astratto francese del quale viene documentata la fase creativa del 1948-1969, un ventennio nel quale Mathieu sviluppò una pittura-scrittura espressa in vividi colori, spesso spre-mendo direttamente sulla tela il tubetto. “San Giorgio uccide il drago”, opera espo-sta pella rassegna lombarda, è lavoro compiuto nel 1961 a Byblos, nel Libano, alla presenza di un numeroso pubblico. In tal modo l’artista lavorava, volendo trasmettere negli spettatori “uno shock positivo in grado di scuotere le coscienze”, e desiderando legare l’inconscio alla realtà. Egli ha pure interpretato artisticamente anni e segni araldici, attinenti la storia medioevale.

sAgrAdA fAmiliADedicata all’“architetto di Dio” la mostra “Gaudí e la Sagrada Familia di Barcello-na: arte, scienza e spiritua-lità” è stata allestita presso il Braccio di Carlo Magno, in Vaticano, e sarà aperta fino al 15 gennaio 2012. La ras-segna è stata organizzata da due istituzioni dell’arcidiocesi di Barcellona e confortata dagli auspici del pontificio consiglio della cultura. Il cardinale arcivescovo della metropoli catalana, Sistach, ha ricordato che è in corso il processo di beatificazione di Gaudí ed ha espresso la speranza che la grande basi-lica (Sagrada Familia), la cui edificazione fu intrapresa nel 1882, possa essere ultimata nel 2026, anno centenario della scomparsa dell’artista delle forme”. Per il cardinale Ravasi, la Sagrada Familia è la testimonianza della fede del popolo catalano.

globalizzata occorre muo-versi insieme e di comu-ne accordo, la difesa del modello sociale europeo, la ricerca dell’“unità” nel rispetto delle “diversità” (storica, culturale, linguisti-ca, religiosa…), l’apertura dell’Europa al mondo sotto il profilo della costruzione della pace, della solidarietà, della democrazia, della coo-perazione economica. Le quattro priorità danesi saranno presentate alla Commissione Ue, con le relative proposte politiche, durante un incontro uffi-ciale a Copenaghen l’11 e 12 gennaio. Dal 16 al 19 gennaio, invece, il gover-

no danese, guidato dalla socialdemocratica Helle Thorning-Schmidt, sarà presente a Strasburgo per illustrare il programma agli eurodeputati riuniti in ses-sione plenaria (nella stessa seduta il Parlamento Ue provvederà a rinnovare le cariche interne, a partire dalla scelta del successore dell’attuale presidente, Jer-zy Buzek). Il 18 e 19 genna-io si svolgerà, nella capitale danese, la conferenza di apertura dell’Anno euro-peo per l’invecchiamento attivo e la solidarietà tra le generazioni. L’ultima settimana di gennaio sarà nuovamente dedicata ai

temi economici, con la riu-nione dell’Eurogruppo (23 gennaio), dell’Ecofin (24) e del Consiglio europeo stra-ordinario (30 gennaio). “Abbiamo più che mai bi-sogno di lavorare insieme” a livello Ue; “dobbiamo osare di assumere decisioni importanti”, “ricreando la fiducia, la sicurezza, l’otti-mismo”. Helle Thorning-Schmidt, premier danese, nel presentare il program-ma semestrale si sofferma proprio sui temi dell’eco-nomia e dell’azione con-giunta in sede comunitaria per oltrepassare le attuali difficoltà del continente e dell’integrazione comuni-

cordo una messa domenicale senza una preghiera per la pace”.

Allora i notiziari informa-vano dei vari negoziati, dei loro progressi e regressi. Fino al referendum di gennaio e alla successiva indipendenza. “Sicuramente – continua suor Balatti - alcuni compromessi di natura economica sono stati necessari per arrivare alla firma del cessate il fuoco, ma non credo che questo sia tutto. Ugualmente in questi mesi seguiti all’indipendenza i negoziati sono continuati ma non hanno prodotto risultati evidenti. L’assegnazione di al-cune aree contestate e la divi-sione dei proventi del petrolio rimangono questioni irrisolte. I toni si stanno riscaldando e la parola ‘guerra’ è stata qui e là menzionata”.

UnA ProsPettivA Più grAnde

“Riflettevo –conclude suor Balatti- all’inizio di que-sto tempo di Avvento come il Salvatore sia più che mai necessario alla nostra storia umana. Come hanno intuito molti sud sudanesi, la pace non è solo frutto di dialoghi politici, dove l’interesse pre-vale. Anche i dialoghi meglio intenzionati devono fare i conti con ‘il mistero del male’. All’interno dei negoziati ci deve essere qualcuno che a un certo punto lascia perde-re quello che è un interesse politico o economico limitato per lasciare spazio a una pro-spettiva più grande, rispettosa di almeno qualcuno dei valori umani. Solo la presenza dello Spirito di Dio può dare vera pace a questa vita”.

“I

Utaria. “Dobbiamo agire per creare un’Europa respon-sabile – afferma con un messaggio pubblicato sul sito della presidenza, www.eu2012.dk.Le regole del gioco eco-nomico devono essere rispettate in modo efficace così da ridare credibilità alle economie” dei paesi aderenti. In questa direzione sono dunque in prima pagina nell’agenda semestrale la questione della stabilità dell’euro e il rigore dei conti pubblici e, su un altro versante, la definizione del Quadro finanziario pluriennale Ue per il pe-riodo 2014-2020. Uno dei punti nodali è legato alla crescita e all’occupazione: “In tale contesto il mer-cato unico segna un ruolo chiave. Lavoreremo affinché le imprese abbiano delle posizioni forti sui mercati mondiali”.

La testimonianza di una missionaria comboniana

16 musica e spettacolo n. 1 8 GENNAIO 2012 LaVita

LaV itaSettimanale cattolico toscano

Direttore responsabile:Giordano Frosini

STAMPA: Tipografia Artigiana PistoiaIMPIANTI: Palmieri e Bruschi Pistoia

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CALCIOSCOMMESSE

Una voraginein campo

L’inchiesta continua mentre cresce l’amarezzaper il vuoto di valori in un mondo dorato

inchiesta sul cosiddetto calcioscom-messe non

finisce di stupire e, per molti versi, lascia sgomenti. Sembra che ogni giorno l’attività degli inquirenti faccia emergere fatti e nomi nuovi in una vicenda che coinvolge non soltanto i responsabili del malaf-fare, ma inevitabilmente i moltissimi appassionati di calcio, adulti e bambini, che tifano e sognano dietro a un pallone.Secondo le indagini ci sa-rebbe un sistema ben col-laudato ed estremamente vasto, ramificato a livello internazionale, in grado di “aggiustare” le partite per favorire guadagni derivanti dalle scommesse. E il giro di affari è grande, per mi-lioni di euro.Al di là del meccanismo del sistema, colpisce il coinvolgimento così “sem-plice” di diversi calciatori, protagonisti di un mondo che parrebbe dorato. Gio-vani che fanno un “mestie-re” ambito dai ragazzini, ampiamente esaltato dai media, dove non mancano soldi e successo personale. Giovani uomini dei quali si direbbe che hanno tutto e che in questo frangente mostrano una fragilità e aspetti sconcertanti. Il caso di Cristiano Doni, il capita-no atalantino osannato da un’intera tifoseria, simbolo di una squadra e di una cit-tà, che lo ha anche nomina-to cittadino onorario, ora coinvolto pesantemente

nell’inchiesta sulle scom-messe, è emblematico. Dal-le stelle alle stalle, direbbe il detto popolare.Non tocca a noi entrare nel merito di un’inchiesta che sta ancora svolgendo-si, né giudicare l’operato delle persone. Possiamo invece riflettere proprio su quell’elemento di fragi-lità appena ricordato e su come alcuni “incroci” così facili nella nostra società – soldi, potere, successo – siano in grado di disorien-tare. E come, di conseguen-za, si mostri sempre più necessaria un’attenzione educativa nel mondo del calcio, a partire dagli inizi, dai ragazzini, che sognano di arrivare in alto. Non di rado – basta frequentare i campetti di periferia per accorgersene – spinti da genitori agguerritissimi, con un forte carico di attese. In questo mondo capita di essere travolti, nel bene e nel male. Si può essere ben presto coinvolti in un mec-canismo che rende subito grandi, che fa guadagnare anche molto. Fa girare la testa. E magari perderla, travolti dalla sensazione del poter fare ogni cosa.

MASS MEDIA E DINTORNI

Cinepanettone con muffa?he sia la volta buo-na per mandare definitivamente in soffitta la deca-

dente tradizione del “cine-panettone”? I numeri sem-brerebbero indicare questa possibilità: al suo esordio “Vacanze di Natale a Cortina” incassa molto meno di “Sher-lock Holmes 2” e del “Gatto con gli stivali”. E sì che Chri-stian De Sica e Sabrina Ferilli nell’ultima settimana non si sono risparmiati, riuscendo a comparire in qualità di ospiti di quasi tutte le principali trasmissioni televisive Rai e Mediaset per lanciare il film che li vede protagonisti.

Evidentemente una buona parte del pubblico cinema-tografico italiano comincia a dare segni di stanchezza e di cedimento di fronte all’ennesima variazione sul tema della vacanza natalizia a base di tradimenti, doppi sensi, situazioni imbarazzanti e qualche volgarità di troppo che da anni costituisce il filo-ne principale della premiata ditta dei fratelli Vanzina e delle altre produzioni di genere.

Nonostante il consueto battage pubblicitario per il lancio di questa pellicola

di pubblico.Sulle cause di questa disaf-

fezione si potrebbe discutere, ma indubbiamente la crisi e la minore propensione alle spese delle persone giocano una parte importante. Si può anche ritenere, a ragione, che la bassa qualità dei cinepa-nettoni abbia ormai fatto il suo tempo. I fan del genere dicono che in realtà da quan-do si è rotta la collaudata coppia formata per anni da Massimo Boldi e Christian De Sica queste produzioni hanno cominciato a perdere consenso tra il pubblico, ma è altamente probabile che le motivazioni siano altre.

I diretti interessati ne sono ben consapevoli, come spiega lo stesso De Sica: “Drammaturgicamente i film di Natale spesso sono or-dinari, molte volte ripetitivi, orgogliosamente grossolani. Sono un po’ il discount del cinema. Ognuno di essi si può smontare, stroncare e rimontare con grande facilità.

sia stato molto forte, coin-volgendo perfino le testate informative che avrebbero ben altro di cui parlare, la risposta al botteghino è stata inferiore alle attese dei produttori. E, se il buon giorno si vede dal mattino, c’è da aspettarsi che la corsa agli incassi natalizi una volta tanto veda arrivare i cinepanettoni in posizioni di rincalzo. Finalmente.

La notizia della partenza

lenta di De Sica & Co. è rim-balzata anche sulle principali testate giornalistiche, eviden-temente abituate a registrare incassi consolidati e, non di rado, a fungere anch’esse da cassa di risonanza per le pro-duzioni natalizie di cassetta. In qualche modo, quindi, si registra uno scarto rispetto alla norma che vuole le serie dei film di Natale comunque vincenti in termini di successo

L’

CLa crisi non risparmia le produzioni

natalizie nazionalpopolaridi Marco Deriu

Sono film semplici, ma non disonesti”. Proprio disonesti forse no, ma senza dubbio sono pellicole per gente dal palato poco fine e – contra-riamente a quanto si pensa – non sono per niente adatte “anche” ai bambini. Parolacce e ammiccamenti volgari sono tra gli ingredienti immancabili e molte gag sono frutto di situazioni sconsigliate per un pubblico troppo giovane.

Per molte famiglie italiane potrebbe essere l’occasione propizia per rompere il rito della visione di questi prodotti, la cui fortuna negli incassi si è sempre costruita su una

comicità volgare e prevedibile, su situazioni artificiosamente imbarazzanti e sulla notorietà dei principali protagonisti. Per sceneggiatori e registi è fin troppo facile ripetere gli stessi cliché narrativi, agli spettatori non è richiesto nessuno sfor-zo interpretativo ma soltanto un po’ di spirito goliardico.

Se genitori e figli vogliono approfittare delle vacanze na-talizie per andare a vedere un film formato famiglia le alter-native non mancano, a partire proprio dal citato “Gatto con gli stivali” in versione 3D che mantiene il fascino del cartone animato d’azione.

L’attenzione educativa va anche oltre. Un sistema in-formativo, ad esempio, che esalta e idealizza il calcio sopra ogni cosa, come suc-cede spesso, deve interro-garsi sui flop che ne conse-guono. Chi glielo spiega ai milioni di appassionati, so-prattutto ai piccoli, che gli idoli della mattina alla sera diventano semidelinquenti? Cosa penseranno, ad esem-pio, i tantissimi bambini che a Bergamo indossano la maglietta di Doni?Sono tante le strade di riflessione. Un’altra – solo accennata – potrebbe esse-re quella legata all’operare di uno Stato che incita esso stesso alle scommesse, legali si intende e con il

consiglio immancabile di “giocare responsabilmen-te”. Ma che in ogni caso ci immerge quotidianamente in un mare di lotterie e di assalti alla fortuna.Ci sono dunque diverse responsabilità, personali e anche collettive chiamate in causa da vicende come quella che ha travolto il mondo del calcio. Potrebbe essere – c’è da augurarselo – l’occasione di fare pulizia, ma soprattutto, poiché il sistema si può immaginare sempre esposto ai virus, l’occasione di costruire una sensibilità più avvertita e inserire qualche anticorpo di consapevolezza e re-sponsabilità.

Cristiano Doni