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Diocesi di Trento e Bolzano-Bressanone QUARESIMA DI FRATERNITÀ 2016 Un pane per amor di Dio Sussidio per la preghiera in famiglia DALLA PARTE DEI POVERI con il Vangelo della Misericordia p. Giulio Tapparelli - Atotonilco el alto - Jalisco - Messico

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Diocesi di Trento e Bolzano-Bressanone

QUARESIMA DI FRATERNITà 2016Un pane per amor di Dio

Sussidio per la preghiera in famiglia

DAllA pARTE DEI povERIcon il vangelo della Misericordia

p. Giulio Tapparelli - Atotonilco el alto - Jalisco - Messico

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DAllA pARTE DEI povERIcon il vangelo della Misericordia

+ Luigi BressanArcivescovo di Trento

+ Ivo MuserVescovo di Bolzano-Bressanone

Carissimi fedeli delle diocesi di Trento e Bolzano-Bressanone, la Quaresima in un Anno Santo offre opportunità eccezionali, per-ché la comunione ecclesiale si fa più stretta nel sostegno reciproco, met-tendo al centro della nostra spiritualità la Passione e la Risurrezione di Gesù Cristo, testimonianza suprema del suo amore per noi. Dall’incontro con tale realtà, nasce una crescita di fede, di speranza e di amore, che no-bilitano la nostra esistenza. Contemplando in Gesù il volto misericordioso di Dio, staremo dalla parte dei poveri, degli ultimi e della gente che ci circonda con attenzione per loro, con uno sguardo d’amicizia che va oltre i giudizi superficiali; sentiremo la gioia del dono gratuito. Il Giubileo ci pone in ascolto della Parola di Dio, ci invita ad accostarci realmente a Lui: prendiamo tempo per la preghiera in casa, personalmente, in comunità, nei Sacramenti! Non lasciamoci sfuggire questa occasione unica! Allora saremo capaci di porci in ascolto dei racconti di vita anche di chi è ferito e smarrito, lasciandoci coinvolgere dalle sue sofferenze, ma offrendo loro una speranza e un conforto. Impareremo così a stimare quanto riceviamo e a condividere con altri, nelle opere di misericordia, ciò che possedia-mo sia materialmente che spiritualmente. Così realizziamo pienamente la nostra esistenza.Questo Calendario Quaresimale contribuirà a farvi vivere con profitto un tempo favorevole per essere Chiesa in uscita, incontro a fratelli e sorelle e così costruire, insieme con loro, il corpo vivo di Cristo Signore. Egli benedica con le Sue grazie ogni vostro passo!

Vi accompagniamo con la preghiera, I vostri Vescovi

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Il sussidio Dalla parte dei Poveri con il vangelo della Misericordia vuole aiutarci a percorrere il cammino verso la Pasqua in compagnia di coloro che reputiamo poveri ma che hanno ricchezze diverse da condividere con noi. Saranno loro i nostri maestri, saranno loro che ci aiuteranno a risco-prire la Misericordia di Dio e a vivere la misericordia reciprocamente.

Il percorso è cadenzato da alcuni verbi affidati a diverse realtà pastorali della Diocesi che li hanno letti, attualizzati e offerti come provocazione. Sono sette verbi per avvicinarci ai poveri e a Dio.Al Centro Missionario e alla Pastorale Migrantes è stata affidato il verbo Conoscere ...al Centro Famiglia: il Relazionarsi ...alla Caritas Diocesana: l’Ascoltare ...all’Ufficio Catechistico Diocesano: il Conivolgersi ...alla Pastorale della Salute: il Trasformarsi ...alla Pastorale Sociale e Lavoro: il Condividere ...alla Pastorale Giovanile: il Perdonare-amare ...

Nei giorni feriali sono proposte• un’invocazione iniziale• uno stralcio dalla Parola di Dio della liturgia• una riflessione per cogliere l’invito del Signore a camminare o per

scoprire e continuare il percorso già intrapreso da altri• una breve domanda-provocazione per concretizzare la Parola• un Padre Nostro per sentirci in cammino assieme a molti altri.

La domenica invece l’attenzione è focalizzata sul Vangelo e su una rifles-sione a cui segue un impegno proposto per tutta la settimana successiva.

Buon cammino e grazie a tutti gli amici che hanno collaborato.

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Invocazione

Riflessione

Padre nostro

Dobbiamo chiederci: “Ma i migranti sono veramente nostri fratelli?” Papa Francesco scrive in Laudato sii: “è tragico l’aumento dei migranti che fuggono la miseria prodotta e aggravata anche dal degrado ambientale. Purtroppo questi non sono riconosciuti come “rifugiati” dalle convenzioni internazionali, sono senza tutela normativa, portandosi il peso della loro vita”, sono respinti, ricacciati indietro, “e c’è grande indifferenza di fronte a questa tragedia”. Ma sono nostri fratelli.

Riconciliamoci con loro, in nome di Dio!

Conoscenza ... per riconciliare mercoledì delle Ceneri 10 febbraio

“Fratelli, noi fungiamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro.

Vi supplichiamo, in nome di Cristo, lasciatevi riconci-liare con Dio”. 2Cor 5,20

Signore, che il nostro cuore si apra per conoscere i poveri come li conosci tu!

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Invocazione

Riflessione

Padre nostro

L’essere cristiano implica la scelta decisa: essere di Cristo a qualsiasi costo. Lo san-no bene i cristiani perseguitati e tanti nostri missionari. Leggiamo le provocazioni del missionario padre Sergio Ianeselli che in Cameroun deve fare i conti con Boko Haram, che colpisce tutto e tutti.“Qualche tempo fa l’ambasciata italiana ha invitato tutti i missionari italiani a la-sciare il Cameroun, per la propria incolumità. Ma le ragioni di sicurezza perso-nale dei singoli non devono prevalere sulle ragioni della fede. Un pastore non può abbandonare il suo gregge. Il popolo cristiano non può fuggire: potrò fuggire io? Non cerco il martirio, ma neppure voglio del tutto escluderlo. Restare qui è sce-gliere la vita nella comunità, è essere fedele alla missione alla quale il Signore mi ha chiamato”. Altri cristiani in Nigeria dicono: “Se dobbiamo morire per Cristo, tanto fa che mo-riamo in chiesa per un attentato”.

Quanto costa a noi la Quaresima?

Conoscenza ... per donarsigiovedì 11 febbraio

Io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione:

Signore, che il nostro cuore si apra per conoscere i poveri come li conosci tu!

scegli dunque la vita, perchè viva tu e la tua discendenza.Dt 30,19

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Invocazione

Riflessione

Padre nostro

Si sente dire: “Si devono aiutare i profughi, i migranti nel loro paese!”. Non è forse questo che la Chiesa ha sempre fatto con i suoi missionari? Hanno co-struito ospedali, scuole, promosso progetti di sviluppo, ecc. Ma da sempre la gente migra e ancora di più oggi per la facilità delle comunicazioni e per le ingiustizie del mondo. Dio ha fatto il mondo senza confini: accogliere è vita, costruire muri materiali e di idee razziste è morte.

Vogliamo la vita solo per noi, o per tutti?

Conoscenza ... per accoglierevenerdì 12 febbraio

“Questo è il digiu-no che io voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo... dividere il pane

Signore, che il nostro cuore si apra per conoscere i poveri come li conosci tu!

con l’affamato, introdurre in casa i miseri, senza tetto, vestire chi è nudo... Is 58,6-7

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Invocazione

Riflessione

Padre nostro

Inserita in un contesto di massima instabilità politica e immersa nell’intricato con-flitto arabo-israeliano, la nostra comunità di Betania (Gerusalemme) vive all’om-bra del Muro di Separazione che segna la vita degli abitanti del quartiere e divide in due la comunità e il villaggio. La piccola comunità cristiana soffre doppiamente le conseguenze di questa situazione. Nella nostra quotidianità cerchiamo di spez-zare il pane della fratellanza e dell’amicizia verso tutti, senza discriminazione et-nica o religiosa, affinchè con noi e tra di noi ognuno possa trovare quell’oasi di misericordia e di comprensione. Cerchiamo di essere ponte di riconciliazione fra questi due popoli, che fanno fatica a trovare un’intesa pacifica per tutti e due, per creare vicinanza.

Lettera di suor Agnese Corrà - missionaria comboniana

Siamo capaci di creare ponti di misericordia e comprensione?

Conoscenza ... per costruire pontisabato 13 febbraio

“Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, se offrirai il pane all’affamato, se sazierai chi è

Signore, che il nostro cuore si apra per conoscere i poveri come li conosci tu!

digiuno, allora brillerà fra le tenebre la tua luce”.

Is 58,9-10

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Sulla porta d’ingresso della vita della famiglia sono scritte tre parole e queste parole sono: “permesso?”, “grazie”, “scusa”. La prima parola è permesso?. Quando ci preoccupiamo di chiedere gentilmente anche quello che magari pensiamo di poter pretendere, noi poniamo un vero presidio per lo spirito della convivenza. La seconda parola è grazie. La gentilezza e la capacità di ringraziare vengono viste nella nostra società come un segno di debolezza. Que-sta tendenza va contrastata nel grembo stesso della famiglia. La terza parola è scusa. Nella casa dove non ci si chiede scusa inco-mincia a mancare l’aria, le acque diventano stagnanti. Tante ferite degli affetti, tante lacerazioni incominciano con la perdita di questa parola preziosa: “Scusami”. Queste tre parole-chiave sono parole semplici, e forse in un primo momento ci fanno sorridere. Il Signore ci aiuti a rimetterle al giusto posto, nel nostro cuore, nella nostra casa, e anche nella nostra con-vivenza civile.

PaPa Francesco

Relazione ... permesso, grazie, scusaPrima domenica di Quaresima 14 febbraio

Il Vangelo di oggi è Luca 4,1-13

Proviamo a usare le tre parole su cui ci ha fatto riflet-tere papa Francesco, dicendo per favore quando chie-diamo qualcosa, ringraziando sempre le persone che ci stanno accanto e chiedendo scusa ogni volta che ci accorgiamo di aver sbagliato.

Impegno per la settimana

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Invocazione

Riflessione

Padre nostro

Signore apri i nostri cuori, perché diventiamo capaci di relazioni piene!

Silenzio. Tutti dormono. Parole, canzoni, urla, risate e pianti hanno riempito anche oggi le nostre orecchie. Quanta pazienza, calma, mediazione, fantasia, fermezza e coerenza servono nelle nostre vite. Come è difficile comporre i pezzi, le esigenze e i caratteri di ciascuno con le faccende domestiche e il lavoro, i problemi con la stanchezza. Pertanto, quante fragilità se pensiamo a ciascun individuo, mentre robusta è la famiglia unita. Allora, quale palestra migliore per crescere tutti, dove l’AMORE, il LEGAME e l’INTESA sono e rimangono il nostro paracadute? Invitiamo i nostri figli a condividere, “...ti presto il mio gioco e per la stessa regola ne ricevo altri”, così dividere è un po’ come moltiplicare. “Ricordati per piacere, grazie e scusa”, insieme ai nostri figli alleniamo anche il nostro cuore e la nostra coscienza nell’attenzione per l’altro. Per i nostri piccoli che ancora non parlano, chiedere scusa è un abbraccio, dire grazie è un bacio. Ecco che cambia il modo di esprimer-si, ma non il concetto. Stupirsi a guardare l’ultima nata, il suo sorriso nel nostro e viceversa, diventa per noi una lode “...davanti a te i pensieri del mio cuore, Signore, mia roccia e mio redentore”.

Cosa c’è dentro il nostro cuore?

Relazione ... per amare concretamentelunedì 15 febbraio

“Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fra-tello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non

ti caricherai di un peccato per lui. Ma amerai il tuo pros-simo come te stesso. Io sono il Signore. Lv 19,17-18

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Invocazione

Riflessione

Padre nostro

Il salmo che si legge oggi nella santa Messa dice che non bisogna avere paura delle difficoltà che la vita ci presenta.Non dobbiamo mai smettere di sperare nel Signore, soprattutto quando subentrano l’angoscia e la preoccupazione, sapendo che il Signore è buono e non lascia deluse le nostre attese più vere e profonde.Con la nascita di nostro figlio Emanuele, concepito in un’età non giovane, abbiamo potuto sperimentare davvero la grazia e la misericordia di Dio. Guardando al Signore non abbiamo mai perso la fiducia ed egli ci ha esauditi.

Siamo persone che seminano speranza?

Relazione ... per continuare a speraremartedì 16 febbraio

Magnificate con me il Signore, esaltiamo insieme il suo nome. Ho cercato il Signo-re: mi ha risposto e da ogni mia paura

Signore apri i nostri cuori, perché diventiamo capaci di relazioni piene!

mi ha liberato. Gridano e il Si-gnore li ascolta, li libera da tutte le loro angosce. Sal 33(34),4-5.18

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Invocazione

Riflessione

Padre nostro

La famiglia può essere come una Ninive dei nostri giorni? Il Signore si sta rivolgen-do anche a noi? Davvero la nostra famiglia porterebbe in sé una “malvagità” che la porterà alla sua distruzione?Subito penseremmo di no, non ci sentiamo certo malvagi. Pensiamo che si rife-risca ad altri, o meglio al sistema. Ma riflettendo, non potrebbe questa malvagità tradursi nell’egoismo che a volte ci guida? Il non comunicare più, la mancanza di attenzione tra di noi? Certo, abbiamo poco tempo: lavoro e impegni di ogni genere ci assorbono e non li possiamo evitare. E quindi che fare?Per nostra fortuna Gesù ha deciso di percorrere le strade della nostra famiglia. A noi sta accorgerci della sua presenza e cogliere i segnali di tensione e chiusura presenti a volte tra di noi. Vorremmo ignorarli per quieto vivere, ma come i cit-tadini di Ninive dobbiamo invece fermarci, spogliarci un momento d’impegni e pensieri. Quindi provare a comunicare di nuovo, ricordandoci del valore della famiglia che rischieremmo di distruggere. Proprio allora sentiremo nuovamente la forza di Dio rinvigorire il legame che ci unisce, ogni giorno di più.

Ci impegnamo a comunicare con le persone della nostra famiglia?

Relazione ... per convertirsimercoledì 17 febbraio

Uomini e animali si coprano di sac-co, e Dio sia invo-cato con tutte le forze; [...] Dio vide le loro opere, e si

Signore apri i nostri cuori, perché diventiamo capaci di relazioni piene!

ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece. Gn 3,8.10

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Invocazione

Riflessione

Padre nostro

Chiedere, cercare, bussare sono comportamenti che presuppongono un’apertura verso l’altro, verso il prossimo. Il prossimo più vicino a noi è chi condivide con noi la nostra quotidianità, la nostra casa.Quante volte in famiglia anziché chiedere aiuto lo pretendiamo; quante volte con il nostro partner non troviamo una parola di conforto o di sostegno perché non lo cerchiamo con il dialogo e il confronto? Quante volte l’amore di coppia e per i nostri figli si raffredda e si indebolisce perché non troviamo il coraggio di bussare alla porta dei loro cuori? Solo se ogni componente della famiglia con fiducia e tenerezza è pronto, di volta in volta, ad essere colui che chiede e che dà, colui che cerca e che aiuta a trovare, colui che bussa o che apre, si realizza la vera famiglia perché molti saranno i doni scambiati. Allo stesso modo la famiglia deve guardare al suo rapporto con Dio: con speranza e amorevolezza deve ricercare il progetto pensato per lei e con fiducia abbandonarsi all’Amore infinito del Padre.

Quanto ci costa chiedere aiuto a chi ci sta accanto?

Relazione ... per chiederegiovedì 18 febbraio

Signore apri i nostri cuori, perché diventiamo capaci di relazioni piene!

Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque

chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Mt 7,7-8

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Invocazione

Riflessione

Padre nostro

Leggendo questo Vangelo e provando a dire cosa suscita per la nostra vita di tutti i giorni, ci vengono in mente i bambini: quante volte in una giornata litigano e poi fanno pace quasi un istante dopo? Non sono capaci di rimanere a lungo arrabbiati, perché i loro giochi, i loro pensieri, sono nel “qui ed ora”.Sarebbe bello che anche noi “grandi” sentissimo, dopo un litigio, l’urgenza (si po-trebbe dire quasi “l’emergenza”) di chiedere “scusa”. Si ha l’impressione, oggi più che mai, che tante divisioni e incomprensioni (tra marito e moglie, tra genitori e figli, tra fratelli) siano nate da piccole questioni che, trascurate, ignorate e non risolte subito, sono diventate, nel tempo, montagne insuperabili.Sappiamo tutti quanto sia difficile pronunciare quella “parolina magica”, che è saper recedere da sé per andare incontro all’altro, tendendogli la mano.Però pensiamo a come potrebbe diventare ricca e più viva la nostra partecipazione alla Messa domenicale se “all’altare” potessimo portare tutti gli “scusa” e le ricon-ciliazioni della settimana, offrendo a Gesù anche la fatica fatta per arrivarci.

C’è qualcuno a cui dovremo chiedere scusa e invece facciamo finta di non accor-gercene?

Relazione ... scusa!venerdì 19 febbraio

…va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello …Mettiti presto d’accordo con il

Signore apri i nostri cuori, perché diventiamo capaci di relazioni piene!

tuo avversario mentre sei in cammino con lui...

Mt 5,24-25

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Invocazione

Riflessione

Padre nostro

Per essere beati Gesù ci invita ad amare.La famiglia dovrebbe essere il primo laboratorio dove comprendere l’amore. Dove i genitori amano i figli anche quando sbagliano, anche quando in cambio ricevono indifferenza. Dove i figli dovrebbero imparare come donarsi alla comunità, o sem-plicemente a chi fuori ha bisogno, anche se per noi è un estraneo.Possiamo educare un figlio a non limitare gli amici solo ai simpatici o quelli che non gli fanno mai dispetti. Ma serve a poco se come adulti diamo messaggi opposti proprio nella vita della famiglia.Quante volte infatti osserviamo che proprio la famiglia è il luogo dove s’impara il rancore. Dove non ci si parla più per torti, invidie e competizioni. Com’è triste ve-dere una famiglia logorarsi per cause futili e litigi. Come sarebbe più bello seguire quello che Gesù ci dice, amare il prossimo senza sprecare energie per capire se lo merita, anche come famiglia. E ritrovarsi a sperimentare ogni giorno la beatitudine della sua presenza viva.

Le nostre parole sono coerenti con i nostri gesti?

Relazione ... laboratorio d’amoresabato 20 febbraio

Beato chi è inte-gro nella sua viae cammina nella legge del Signo-re. Beato chi custodisce i suoi

Signore apri i nostri cuori, perché diventiamo capaci di relazioni piene!

insegnamenti e lo cerca con tutto il cuore. Sal 118 (119),1-2

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Ascolto ... per dareSeconda domenica di Quaresima 21 febbraio

Il Vangelo di oggi è Luca 9,28b-36

Un giorno ho incontrato una persona in difficoltà: a me sembrava di aver trovato il modo di aiutarla ad uscire da una situazione avvi-lente e di forte degrado, ma che non l’aveva minata ancora nella sua dignità. In questo ascolto ho capito che il dare dipende da ciò che la persona chiede e non solo da ciò che si desidera dare. Da quell’espe-rienza ho imparato a pormi sempre e prima di tutto questa doman-da: “Fino a che punto io posso entrare l’Io dell’altro, nella sua storia? Quando devo fermarmi per rispettare la sua libertà”.Guai a usare la relazione come occasione di pretesto, di invasione della vita altrui, anche a fin di bene!

Francesco, 64 anni, dal volume Mani in ascolto azzolini – MenaPace, 2013

Nessuno è così povero da non poter ascoltare qualcu-no. Essere prossimi significa anche porsi in questo at-teggiamento di attenzione, per cui ci è chiesto solo di stare con, non di fare né di rispondere. È il primo passo verso la relazione e l’amicizia.

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Invocazione

Riflessione

Padre nostro

Liberaci Signore dal nostro egoismo e rendici aperti ai nostri fratelli.

Non è sempre facile riconoscere Dio nei volti di chi incontriamo. Anche se ci occu-piamo di qualcuno - e magari qualcuno in difficoltà – troppo spesso vediamo i suoi problemi dimenticando la sua umanità e il fatto che questa umanità è espressione anch’essa del Signore che ci ha creato.Ed è pure un’occasione che Dio ci mette a disposizione per verificare e testare la nostra fede, il nostro vivere la carità, l’attenzione agli altri e agli ultimi.L’incontro con l’altro è quindi dono prezioso che non possiamo sprecare limi-tandoci a servire qualcuno senza metterci “un cuore che vede”, senza attivare un ascolto e una compassione che ci aiutino ad entrare in sintonia con chi abbiamo di fronte.Le occasioni sono innumerevoli: dal vicino di casa malato, al parente anziano, da qualche giovane in difficoltà, ai poveri di varia estrazione e natura, fino ai rifugia-ti, nuovo volto del Figlio del Dio vivente.

Quanto siamo disponibili a incontrare gli altri?

Ascolto ... per incontrarelunedì 22 febbraio

Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: Tu sei il Cristo,

il Figlio del Dio vivente». Mt 16,15-16

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Invocazione

Riflessione

Padre nostro

Ascolto ... per ridare speranzamartedì 23 febbraio

Il progetto “Ridare speranza”, promosso da Caritas diocesana e Fondazione Comu-nità Solidale a partire dal 2013 ha dato l’opportunità a tante persone di trovare un’occupazione temporanea e un percorso che ha permesso loro di non perdere la speranza, di ritrovare un po’ se stessi e sentirsi ancora adeguati per il mondo del lavoro. Un modo per mantenere accesa una luce e aiutare queste persone che da un giorno all’altro si trovano povere materialmente ma anche umanamente, visto che il lavoro è parte integrante della dignità di ogni uomo. Un modo, in sintonia coi tempi ed i bisogni, per cercare la giustizia e soccorrere gli oppressi da un mercato senza cuore. “Il progetto per me è stato fondamentale, devo solamente ringraziare per tutto quello che è stato fatto per me. Ho potuto imparare cose nuove, inoltre mi sono trovato benissimo con le volontarie e con la responsabile del Negozio Altr’U-so, tutte hanno avuto sempre grande fiducia in me. Inoltre con i soldi guadagnati al lavoro ho potuto rifare la patente di guida e tornare a vivere in autonomia e ora ho anche trovato un lavoro fino a maggio del prossimo anno.”

lavoratore del progetto Ridare Speranza

Un gesto, una parola, possono “ridare speranza”. Chi ci ha aiutato in questo modo?

Liberaci Signore dal nostro egoismo e rendici aperti ai nostri fratelli. Cessate di fare il male, impa-rate a fare il bene, cercate la giustizia, soccor-rete l’oppresso,

rendete giustizia all’orfano, di-fendete la causa della vedova. Is 1,16b-17

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Invocazione

Riflessione

Padre nostro

L’importante è trovare un punto di contatto per sviluppare quella voglia di metter-si a disposizione, di servire. Poi le cose vanno per loro conto e ognuno può divenire compagno di strada di altri che fanno più fatica o che semplicemente hanno biso-gno di qualcuno che li ascolti.“Ho iniziato con il servizio di pulizie al dormitorio ed è stato come catapultarmi in un mondo nuovo e sconosciuto (…). Era la mia prima esperienza di volontariato, ma ho lasciato da parte le paure e ho deciso di proseguire su quella strada. L’inver-no successivo ho scelto di fare un passo in più e prestare servizio alla mensa per i senza dimora, anche se l’idea dell’incontro diretto con gli ospiti mi spaventava un po’. Invece mi son superata e ho aggiunto anche un servizio presso una coopera-tiva. Con queste esperienze ho potuto scoprire lati della mia personalità che non conoscevo (…). Oggi si fa un gran parlare del volontariato per distinguere chi è portato per farlo e chi no: io posso dire che non esiste questa “comoda” distinzione. Per me esiste solo il coraggio di chi vuole mettersi in gioco e chi no.

Eleonora, 25 anni, dal volume Mani in ascolto, azzolini – MenaPace, 2013

Davvero si è più felici nel dare che nel ricevere?

Ascolto ... per mettersi in giocomercoledì 24 febbraio

“Chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il

Liberaci Signore dal nostro egoismo e rendici aperti ai nostri fratelli.

Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”. Mt 20,26-28

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Invocazione

Riflessione

Padre nostro

L’appello di Papa Francesco ad accogliere dei rifugiati in ogni parrocchia ha tro-vato spazio nella diocesi di Trento tramite un progetto in accordo con il Cinformi e la Provincia. Va sottolineato come siano state davvero molte le parrocchie che hanno messo a disposizione canoniche o appartamenti inutilizzati, tanto da poter permettere complessivamente l’accoglienza di oltre 100 rifugiati. Particolarmente significativa la disponibilità da parte di un parroco del perginese che, donando la sua casa paterna alla parrocchia, ha accettato l’idea che essa possa diventare un luogo di accoglienza. Un’abitazione acquistata e costruita coi soldi di un emigra-to, col duro lavoro nelle miniere in America, lontano dalla famiglia, con la quale ha potuto portare benessere e serenità ai suoi cari. Ciò che succede esattamente a molti di quanti oggi premono alle nostre frontiere, attraversano il mare, scappano dalla miseria e dalla guerra. E in una storia che evidentemente si ripete, in modi e luoghi diversi, ecco che questa accoglienza in particolare può divenire davvero un segno esemplare per la comunità cristiana: la casa di un migrante del '900 diventa luogo di accoglienza per i migranti degli anni 2000.

Facciamo qualche volta memoria della nostra emigrazione?

Ascolto ... per aprirsi alla disponibilitàgiovedì 25 febbraio

Beato l’uomo che non entra nel consi-glio dei malvagi, non resta nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli

Liberaci Signore dal nostro egoismo e rendici aperti ai nostri fratelli.

arroganti, ma nella legge del Signore trova la sua gioia, la sua legge medita giorno e notte. Sal 1, 1-2

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Invocazione

Riflessione

Padre nostro

Ascolto ... per valorizzare l’altrovenerdì 26 febbraio

Gesù introduce un elemento destabilizzante per il modo comune di pensare: ciò che a volte riteniamo frettolosamente inutile se non dannoso, può essere valutato diversamente e diventare fondamentale per la nostra vita.Persone e situazioni che giudichiamo perdenti, non fruttuose, da non considera-re, diventano improvvisamente importanti e interessanti ai nostri occhi e al no-stro cuore. Pensiamo solamente all’esperienza del dolore, del lutto o della malattia: quante volte ci chiediamo perché si debba soffrire ma quante volte dopo questa esperienza ci si ritrova più forti, più accoglienti, più attenti alle cose importanti della vita. Per non parlare di quello che abbiamo scoperto in quelle persone che superficialmente abbiamo giudicato insignificanti, noiose, banali se non proprio fastidiose. E pensiamo anche ai profughi che ormai sono alle nostre porte, nelle no-stre città. Sono forse anche loro una pietra “scartata”? E come possiamo valorizzare la loro presenza e la loro umanità?Se saremo mossi dalla fede e dalla carità non sarà così difficile dare nuovo valore e significato alle persone che incontriamo.

Sappiamo trovare il buono in chi sta intorno a noi?

La pietra che i costruttori hanno scartato è diven-tata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal

Liberaci Signore dal nostro egoismo e rendici aperti ai nostri fratelli.

Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi. Mt 21, 42

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Invocazione

Riflessione

Padre nostro

Forse era un ragazzo inquieto, questo figliolo, come inquieti sono tanti nostri figli, spesso pieni di cose materiali ma un po’ vuoti dentro, insoddisfatti. Vivono spinte e fenomeni che vanno al di là del normale e complicato momento dovuto all’età, con modelli di riferimento non certo esemplari, per quanto a volte di successo. In questo senso forse dovremmo domandarci cosa proponiamo noi adulti, in termi-ni di esperienze, di messaggi e comportamenti. Soprattutto, al di là delle situazioni, chiediamoci se hanno sperimentato l’amore, quello con la A maiuscola. L’amore dei genitori, dei familiari, degli amici, immagine dell’amore di Dio che non dimentica nemmeno chi se n’è andato sbattendo la porta. Il protagonista della parabola ritorna da suo padre, con uno sforzo e un’umiltà certo non comuni. Ma può tornare perché lo aspetta un padre che non l’ha maledetto né diseredato e di cui ha probabilmente sperimentato l’amore. Facciamoci trovare pronti, quando i nostri ragazzi torneranno a chiedere scusa, consapevoli che se lo faranno sarà comunque un successo, perché abbiamo dato loro un riferimento e una casa a cui tornare.

Quanto frequentiamo il perdono, la misericordia, la comprensione?

Ascolto ... per far sperimentare amoresabato 27 febbraio

“Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più de-gno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito

Liberaci Signore dal nostro egoismo e rendici aperti ai nostri fratelli.

più bello e fateglielo indossare, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. Lc 15, 21-24)

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Dio si manifesta come il Dio appassionato dell’uomo, coinvolto fino in fondo nella sua esistenza: “Ho osservato la miseria del mio popo-lo, ho udito il suo grido, conosco le sue sofferenze, sono sceso per liberarlo”, fino a scendere tra noi in Gesù, venuto per confermarci non l’ira di Dio, ma la sua bontà, pazienza e misericordia: “Lascialo ancora quest’anno”.“Dio non è il padrone esigente, che pretende giustamente dei frut-ti, ma il contadino paziente e fiducioso: «voglio lavorare ancora un anno attorno a questo fico e forse porterà frutto». Dio, come un con-tadino, si prende cura come nessuno di questa vite, di questo campo seminato, di questo piccolo orto che io sono, mi lavora, mi pota, sento le sue mani ogni giorno. «Forse, l’anno prossimo porterà frutto». In questo forse c’è il miracolo della pietà divina: una piccola probabi-lità, uno stoppino fumigante sono sufficienti a Dio per attendere e sperare… Per lui il bene possibile domani conta più della sterilità di ieri. Convertirsi è credere a questo Dio contadino, simbolo di spe-ranza e serietà, affaticato attorno alla zolla di terra del mio cuore”.

Padre erMes ronchi

Coinvolgersi non è solo partecipare a qualche iniziati-va a favore di…; è entrare nell’esperienza dell’altro, la-sciarsi “prendere” dalla sua situazione. Staremo attenti alle persone che incontrerermo per vedere, ascoltare la loro vita, andare loro incontro e camminare insieme.

Coinvolti ... per dare fiduciaTerza domenica di Quaresima 28 febbraio

Il Vangelo di oggi è Luca 13,1-9

Impegno per la settimana

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Invocazione

Riflessione

Padre nostro

Ricòrdati, Signore, del tuo amore, della tua fedeltà che è da sempre (Sal 24,6)

Gesù ha presentato il suo programma per un mondo senza più disperati, poveri, oppressi; gli abitanti di Nazaret si meravigliano, capiscono di aver ascoltato parole nuove; ma l’entusiasmo si spegne presto: i compaesani hanno già catalogato Gesù. “Non è costui il figlio di Giuseppe?”. Quanti stereotipi ci fanno chiudere gli occhi e gli orecchi! “Sappiamo bene da dove viene”: è il figlio del “tale”, è il falegname, è il figlio di… L’altro, dico di conoscerlo, ma cosa so del mistero di quella persona? Delle sue sofferenze, dei suoi problemi, delle sue attese? Stereotipi che mi impe-discono, soprattutto, di andare oltre a ciò che io penso di sapere già e di vedere, o almeno pensare, che in ogni persona c’è quella parola “nuova”, quella “profezia”, “un pezzetto di Dio” che mi fa capire appunto, che Dio sta dovunque. Perché, no-nostante abbiamo più volte tentato di “spingerlo fuori” dalla nostra vita, dai nostri villaggi, Egli è sempre in cammino e la sua voce risuona in chi, per il mondo, non ha voce. Sono loro, i poveri, i disperati, gli oppressi, che Dio ha scelto per stare nel mondo e per denunciare le storture del mondo, nella nostra vita, per richiamare il suo progetto di amore e di salvezza, per richiamarci alla verità della vita.Riusciamo a far sì che l’entusiasmo di conoscere realmente una persona non si spenga?

Coinvolti ... per ascoltarci reciprocamentelunedì 29 febbraio

Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo con-dussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita

la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.Lc 4, 28-30

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Invocazione

Riflessione

Padre nostro

Coinvolti ... nell’abbraccio del perdonomartedì 1° marzo

Siamo davanti a qualcosa che è come una bellissima trappola: Dio, nella sua infi-nita misericordia, perdona, anzi perdonerà sempre ogni mia mancanza. Non solo mi perdona ma mi spinge, mi ordina, di fare lo stesso con i miei fratelli. Sembra di stare con le spalle al muro, senza vie di fuga: ci sembra che perdonare sia come perdere, mentre noi vorremmo vincere, cioè fare l'esatto contrario del perdonare. Siamo invitati a prendere esempio concretamente da Gesù in croce e perdonare come il padrone, descritto in questo Vangelo, che usa misericordia verso il suo servo; non ci sono alibi, scuse o scappatoie!Non ci resta quindi altro che fidarci e rallegrarci; il perdono è il mezzo per vivere concretamente l’amore tra fratelli.Ecco che allora, guardando con gli occhi e con il cuore di Dio, scopriamo che nel perdono c’è la gioia più vera, quella che viene dall’amore.

Come ci siamo sentiti l’ultima volta che siamo stati perdonati o che abbiamo perdo-nato?

Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: “Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò

Ricòrdati, Signore, del tuo amore, della tua fedeltà che è da sempre (Sal 24,6)

perdonargli? E Gesù gli rispose: “Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette”. Mt 18, 21-22

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Invocazione

Riflessione

Padre nostro

Coinvolti ... nel fare memoria di Diomercoledì 2 marzo

“La fede contiene la memoria della storia di Dio con noi, la memoria dell’incon-tro con Dio che si muove per primo, che crea e salva, che ci trasforma; la fede è memoria della sua Parola che scalda il cuore, delle sue azioni di salvezza con cui ci dona vita, ci purifica, ci cura, ci nutre. Se manca la memoria di Dio, tutto si ap-piattisce, tutto va sull’io, sul mio benessere. La vita, il mondo, gli altri, perdono la consistenza, non contano più nulla, tutto si riduce a una sola dimensione: l’avere. Se perdiamo la memoria di Dio, anche noi stessi perdiamo consistenza, anche noi ci svuotiamo, perdiamo il nostro volto”. Chi ha fatto esperienza dell’incontro con Dio è chiamato a custodire e alimentare la memoria di Dio; custodirla in se stesso e risvegliarla negli altri. Siamo chiamati a mettere questa memoria “al servizio dell’annuncio; non per farsi vedere, non per parlare di sé, ma per parlare di Dio, del suo amore, della sua fedeltà. Parlare e trasmettere tutto quello che Dio ha rive-lato, cioè la dottrina nella sua totalità, senza tagliare né aggiungere”.

PaPa Francesco, Discorso ai catechisti, 29 settembre 2013

Dio ci parla sempre. Lo ascoltiamo?

Ma bada a te e guardati bene dal dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno visto, non ti sfuggano

Ricòrdati, Signore, del tuo amore, della tua fedeltà che è da sempre (Sal 24,6)

dal cuore per tutto il tempo della tua vita: le insegnerai anche ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli.Dt 4,9

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Invocazione

Riflessione

Padre nostro

L’annuncio del Regno di Dio che Gesù ha portato, è rivolto prima di tutto ai poveri. “A quelli che erano gravati dal dolore, oppressi dalla povertà, assicurò che Dio li portava al centro del suo cuore (EG 197). Se lo stile di Dio è quello di un amore so-lidale, che accetta di impoverirsi per dare dignità alla creatura amata, non diverso dovrebbe essere quello della Chiesa, chiamata ad essere in mezzo ai popoli testi-mone fedele di questo curvarsi di Dio su ogni persona, che subisce l’oppressione e la riduzione in schiavitù o a semplice scarto umano. La Chiesa è chiamata ad essere “povera per i poveri”: “Essi hanno molto da insegnarci. È necessario che tutti ci la-sciamo evangelizzare da loro. Siamo chiamati a scoprire Cristo in loro, a prestare ad essi la nostra voce nelle loro cause, ma anche ad essere loro amici, ad ascoltarli, a comprenderli e ad accogliere la misteriosa sapienza che Dio vuole comunicarci attraverso di loro. Questo implica apprezzare il povero nella sua bontà propria, col suo modo di essere, con la sua cultura, con il suo modo di vivere la fede. L’amore autentico è sempre contemplativo, ci permette di servire l’altro non per necessità o vanità, ma perché è bello, al di là delle apparenze” (EG 197-198).

I poveri sono al centro del cuore di Dio. Li mettiamoli al centro anche del nostro?

Coinvolti ... nell’accogliere il Regno di Diogiovedì 3 marzo

Gesù stava scac-ciando un demo-nio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare.

Ricòrdati, Signore, del tuo amore, della tua fedeltà che è da sempre (Sal 24,6)

Se io caccio i demoni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il Regno di Dio. Lc 11,14.20

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Invocazione

Riflessione

Padre nostro

Coinvolti ... nel progetto di amorevenerdì 4 marzo

Amerai, dice Gesù: un verbo al futuro, non all’imperativo, perché si tratta di una azione mai conclusa. Non un obbligo, ma una necessità per vivere, come respirare.Cosa devo fare domani per essere vivo? Tu amerai.Cosa farò l’anno che verrà, e poi dopo? Tu amerai.E l’umanità, il suo destino, la sua storia? Solo questo: l’uomo amerà.Un verbo al futuro, perché racconta la nostra storia infinita.Gli avevano domandato il comandamento grande e lui invece di uno ne elenca due, e il secondo è una sorpresa ancora più grande. La novità di Gesù sta nel fatto che le due parole fanno insieme una sola parola, l’unico comandamento. E dice: il secondo è simile al primo. Amerai l’uomo è simile ad amerai Dio. Il prossimo è si-mile a Dio, è la rivoluzione di Gesù: il prossimo ha volto e voce e cuore simili a Dio, è terra sacra davanti alla quale togliersi i calzari, come Mosè al roveto ardente. Per Gesù non ci può essere un amore verso Dio che non si traduca in amore concreto verso il prossimo. Padre erMes ronchi

Come si può vivere per sempre? Solo amando.

“Qual è il primo di tutti i coman-damenti?”. Gesù rispose: “Il primo è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio

Ricòrdati, Signore, del tuo amore, della tua fedeltà che è da sempre (Sal 24,6)

è l’unico Signore; [...] Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Mc 12, 29-31

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Invocazione

Riflessione

Padre nostro

Coinvolti ... nel rendere graziesabato 5 marzo

Quante volte sono entrato in chiesa come parte della routine domenicale?Oppure ho pregato il Signore solo per invocare un suo aiuto, per scordarlo poi appena passata la difficoltà? Questo modo di fare è così diverso dai sacrifici fatti agli idoli?Gesù ci insegna che il Signore è il "Padre", che non chiede ma dà, non impone ma insegna, non allontana ma accoglie e comprende. È il nostro rifugio sicuro quando non sappiamo più dove rivolgerci, quando i nostri errori ci sembrano imperdo-nabili, quando non abbiamo più giustificazioni. Il suo amore non svanisce “come la rugiada all'alba”, ma è il sole che ci guida tutto il giorno. E se ci allontaniamo, è sempre pronto a splendere per noi ancora più forte. Se l’amore che riceviamo lo doniamo agli altri ogni momento, continuerà a crescere e il mondo sarà inondato da questo amore.

Riusciamo a dire grazie?

Il fariseo, stando in piedi, pregava tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini…”

Ricòrdati, Signore, del tuo amore, della tua fedeltà che è da sempre (Sal 24,6)

Il pubblicano in-vece, si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pie-tà di me pecca-tore”. Lc 18,11.13

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La parabola del padre e dei due figli costituisce il cuore di tutto il Vangelo, perché narra la storia dell’umanità che si è allontanata da Dio e trova la sua vera libertà e dignità nel ritorno all’amore del Padre. È la bella notizia che Gesù porta al mondo: Dio ha un cuore grande, sempre aperto e colmo di gioia quando può riabbracciare i suoi figli che ritornano a lui, anche dopo la più squallida esperienza del male e del peccato.È questo amore che ha saputo trasfigurare la vita. Nella vicenda del figlio più giovane c’è un lungo cammino di trasformazione, generato dalla sua situazione di sofferenza e di miseria e portato a compimen-to nell’incontro con il padre. Quando ci si incontra con il Signore, tutto si rinnova e nasce così la Pasqua di risurrezione. La sofferenza, la solitudine, il disagio, il dramma di tanti poveri, vissuti con amore e in unione a Cristo, approdano alla luce della Pasqua. Nello stesso tempo il cristiano deve scoprire la grande missione nel mondo: esse-re accanto alle persone che soffrono, camminare con loro, rendere presente con la propria umanità l’amore di Dio Padre, lavorare a tutti i livelli perché anche l’umanità sia illuminata dalla luce del Ri-sorto e possa avviarsi verso un tempo di pace e di liberazione da tutti i mali che la fanno soffrire.

Durante questa settimana vogliamo incontrare i nostri fratelli, in particolare chi soffre, chi è in cerca di di-gnità, chi ha bisogno di aiuto, con gli stessi sentimenti di Cristo, portando dentro la loro vita la luce dell’amo-re e della tenerezza del Padre.

Trasformati ... per una vita nuovaQuarta domenica di Quaresima 6 marzo

Il Vangelo di oggi è Luca 15,1-3.11-32

Impegno per la settimana

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Invocazione

Riflessione

Padre nostro

Ascolta, o Dio, la mia preghiera, porgi l’orecchio alle parole della mia bocca.

Trasformati ... per commuoversilunedì 7 marzo

Io ero davvero commosso, soprattutto quando nel discorso finale di circostanza un carcerato diceva che per tanti di loro adesso il carcere non è un luogo di reclusio-ne, ma di liberazione del cuore dal peccato. Questo io lo sperimento davvero tante volte, conoscendo tante persone in carcere. Eric: un ragazzo altissimo di 28 anni, condannato a morte per un delitto commesso quattro o cinque anni fa, un giorno mi ha scritto che ora capisce il motivo per cui è in carcere, e cioè perché Dio vuole la sua conversione, e quindi ringrazia Dio di essere lì in isolamento. Questi miei fratelli si sono impossessati del mio cuore. Voglio loro bene, sono dei figli carissimi di Dio. Forse Gesù ha messo apposta in fondo al brano di Matteo la frase: “Ero in carcere” Perché in carcere c’è chi è nudo, affamato, straniero, solo e malato; ci sono proprio tutti.

l. accatoli - Cerco fatti di Vangelo

Riusciamo a commuoverci gli uni per gli altri?

“Ecco, io creo nuovi cieli e nuo-va terra; [...] Io esulterò di Geru-salemme, godrò del mio popolo.

Non si udranno più in essa voci di pianto e grida di angoscia”.Is 65,17.19

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Invocazione

Riflessione

Padre nostro

Trasformati ... per affrontare le tempestemartedì 8 marzo

«Quando ho preso piena coscienza di ciò che mi stava capitando e di ciò che avrei dovuto affrontare, mi sono sentita come se in piena notte avessi dovuto attraver-sare un bosco nel mezzo di una tempesta di neve... Però mi toccava attraversarlo, perché oltre il bosco mi aspettavano il cielo sereno e il mare limpido. Così ho ini-ziato a camminare e mentre infuriava la tempesta Qualcuno mi teneva stretta tra le sue braccia, mi lasciava riposare sul suo cuore, asciugava il mio viso quando il vento gelido sferzava forte. Ancora una volta il Signore amato della mia vita ha attraversato con me la tormenta: non mi ha tolto nulla di ciò che sapevo mi sarebbe toccato vivere, nulla, nessun dolore, nessun fastidio... non ha curato nessuna ferita della mia bocca... Però ha attraversato tutto con me, lo ha condiviso con me».

Da: Malato, mi hai visitato

Siamo disposti a farci vicino agli altri e a condividere con loro la sofferenza?

“Ogni essere viven-te che si muove dovunque arriva il torrente, vivrà: il pesce vi sarà abbondantissimo,

Ascolta, o Dio, la mia preghiera, porgi l’orecchio alle parole della mia bocca.

perché dove giun-gono quelle acque, risanano, e là dove giungerà il torrente tutto rivivrà”. Ez 47, 9

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Invocazione

Riflessione

Padre nostro

Trasformati ... per essere autenticimercoledì 9 marzo

Crediamo in Gesù che venne a portare la vita nella sua pienezza e crediamo in un Dio vivente, che dà vita agli uomini e vuole che gli uomini vivano veramente. Queste verità radicali della fede si fanno realmente verità e verità radicali quan-do la Chiesa si inserisce nella vita e nella morte del suo popolo. Sappiamo molto bene che la pienezza della vita si realizza solo nel regno definitivo del Padre, ma vediamo con uguale chiarezza che in nome di Gesù sarebbe una pura illusione, un’ironia e in fondo una grande empietà dimenticare e ignorare i bisogni primari della vita, la vita che comincia con il pane, il tetto, il lavoro… Per questo, quando la Chiesa si inserisce nel mondo sociale e politico per cooperare affinché da esso sgorghi la vita per i poveri non sta allontanandosi dalla sua missione, né facendo qualcosa di sussidiario e complementare, ma sta dando riflessione della sua fede in Dio, divenendo strumento dello Spirito, Signore e datore di vita. Questa fede nel Dio della vita spiega quanto c’è di più profondo nel mistero cristiano. Per dare la vita ai poveri bisogna dare un po’ della propria vita e anche la vita stessa.

oscar roMero

Siamo autentici nei confronti dei poveri?

Ascolta, o Dio, la mia preghiera, porgi l’orecchio alle parole della mia bocca.

"Non avranno né fame né sete e non li colpirà né l'arsura né il sole, perché colui che ha

misericordia di loro li guiderà, li con-durrà alle sorgenti d'acqua”. Is 49,10

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Invocazione

Riflessione

Padre nostro

Trasformati ... per rinasceregiovedì 10 marzo

Anche Giuseppe e Maria hanno vissuto il terrore della migrazione. I motivi sono sempre gli stessi: i potenti si sentono nel diritto di far soffrire i poveri.Sappiamo le cause della migrazione: guerre, fame, ingiustizie e desiderio di poter vivere in pace con la propria famiglia in un’altra terra. L’Egitto oggi è ancora tea-tro di violenza su profughi che cercano una strada dall’Eritrea, dal Sudan, dalla Somalia verso Israele. Come l’angelo ha guidato Maria e Giuseppe nel loro cammi-no migratorio, oggi Dio continua a camminare con i migranti, per far trovare loro una vita possibile, senza violenze e paure.Non sappiamo cosa la Sacra Famiglia abbia trovato in Egitto, ma vediamo come i migranti sono trattati fra di noi. A noi il compito di essere gli angeli dell’acco-glienza e di esigere leggi che permettano una convivenza fraterna, superando le differenze di culture.

Aiutiamo le persone a rinascere?

Mosè allora supplicò il Signore, suo Dio, e disse: “Perché, Signo-re, si accenderà la tua ira contro il tuo popolo?

Ascolta, o Dio, la mia preghiera, porgi l’orecchio alle parole della mia bocca.

Desisti dall’ardore della tua ira e ab-bandona il proposito di fare del male al tuo popolo.Es 32, 11-12b

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Invocazione

Riflessione

Padre nostro

Trasformati ... per essere fortivenerdì 11 marzo

Mi sono detto: «Se il Signore viene benedetto e lodato tramite tutte le creature, in modo ancor più chiaro e intenso questo può avvenire nelle creature umane pro-vate, soprattutto quando esse diventano strumenti coscienti di benedizione e di lode». Povertà con letizia, è una povertà dura ed esigente, una povertà che impone di espropriarsi non solo di tante cose esteriori e materiali, ma anche della propria volontà e del proprio orgoglio; impone di espropriarsi anche di ogni diritto a di-fendere le proprie idee, i propri beni, la propria stessa vita; impone di espropriarsi persino di ogni bene per restituirlo all’unico proprietario che è Dio. Si può trovare nuovamente Dio se si condivide una speranza con gli altri. Sperare con e per gli altri può far giungere fino al sacrificio. Malattia e sofferenza sovente rendono più cattivi, più egoisti. Ho provato sulla mia pelle che pensare solo a se stessi rende più piccoli, più incapaci di amore, ma anche di riceverlo. L’opposizione non è tra vita e morte, ma tra amore e morte. È questa la speranza del cristiano e di ogni uomo, perché la scintilla dell’amore abita in tutti i cuori.

Da: Malato, mi hai visitato

I poveri e i sofferenti sono spesso nostri maestri. Li riconosciamo come tali?

Ascolta, o Dio, la mia preghiera, porgi l’orecchio alle parole della mia bocca. Dicono gli empi fra loro: «Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’inco-modo e si oppone alle nostre azioni.

Non conoscono i misteriosi segreti di Dio, non sperano ricompensa per la rettitudine”.Sap 2, 1a.12.22

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Invocazione

Riflessione

Padre nostro

Trasformati ... per vederesabato 12 marzo

Era un Cristo sfigurato, mutilato! Gli chiesi: “Chi ti rovinò così? Non tremavano le sue mani quando ti profanò? Che faccia aveva?”. “Taci! Voi uomini siete sempre pronti a condannare i peccati altrui. Credi che io abbia un cuore meschino come il vostro? Gli è già stato perdonato tutto! Tu ti preoccupi di chi mutilò la mia immagine di legno e dimentichi tanti che mutilano e feriscono gli uomini. Che cosa è peggio? Mutilare un’immagine di legno o la carne viva?“. Quelle parole mi gelavano. Dissi: “Gesù, ti mando a restaurare. Non voglio vederti così distrutto!”. “Tu parli troppo! Non mi restaurerai. Non voglio!”. “Perché non vuoi che ti restauri? Non capisci che per me è un dolore vederti così mutilato?”. “Ciò che voglio è che, guardando me ti ricordi di tanti che ti sono intorno e sono schiacciati; di tanti che sono senza braccia perché non hanno lavoro; di tanti che sono senza piedi perché è stata loro impedita la realizzazione; di tanti che sono senza volto perché gli è stato tolto l’amore. Molti cristiani accendono candele e offrono fiori e baci ad un Cristo di legno e si dimenti-cano degli uomini che soffrono, del Cristo vivo, schiacciato ed umiliato. Questo non lo posso accettare: commuoversi del mio dolore non ha senso, se non ti lasci toccare dal dolore dei tuoi simili”. a. Pangrazzi – Cicatrizzare le ferite della vita

Con che occhi guardiamo gli altri?

... come un agnel-lo mansueto che viene portato al macello, non sape-vo che tramavano contro di me, e

Ascolta, o Dio, la mia preghiera, porgi l’orecchio alle parole della mia bocca.

dicevano: “Abbat-tiamo l’albero nel suo pieno vigore, strappiamolo dalla terra dei viventi”. Ger 11,19

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Abbiamo pregato infinite volte con le Parole di Gesù: Padre Nostro.Quando “Nostro” ci è entrato nel cuore abbiamo realmente scoperto la fratellanza fra tutti gli uomini, figli dello stesso Padre.La restituzione dei nostri beni, delle nostre capacità, del nostro tem-po e di ogni nostra risorsa all’umanità che geme, ne è stata la logica conseguenza. Da sempre abbiamo nel cuore le ingiustizie, la miseria, il sottosviluppo. Abbiamo capito che per affrontare questi proble-mi dilaganti occorre che i beni dell’uomo siano investiti in lavoro, educazione, assistenza, sviluppo anziché armi, pornografia, poteri televisivi, sfruttamento...Questa riconversione a tutti i livelli parte da noi, dal nostro restituire noi stessi e i nostri beni, dal diffondere questa mentalità tra quanti possiamo raggiungere.

SERMIG – Torino, La Gioia di Rispondere di sì

Ci impegnamo a offrire qualcosa: un’opera e un servi-zio ai più poveri come frutto di restituzione e di coin-volgere qualcun altro nella consapevolezza che tutto ciò che abbiamo e siamo anche professionalmente, ci è stato donato per-donare, per restituirlo a chi ne ha bisogno.

Condividere ... per restituireQuinta domenica di Quaresima 13 marzo

Il Vangelo di oggi è Giovanni 8,1-11

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Invocazione

Riflessione

Padre nostro

Neanch’io ti condanno.

Da trent’anni vivo con uomini e donne molto deboli, uomini e donne che hanno degli handicap a volte molto profondi, e ogni giorno scopro una verità: abbiamo bisogno gli uni degli altri. Capirete facilmente che il debole ha bisogno del forte. Nella nostra comunità c’è Marie Joe che non può mangiare da sola, non può cam-minare, non può lavarsi, non può vestirsi ha bisogno di Jean. Forse quello che fare-te più fatica a comprendere è che anche il forte ha bisogno del debole. E proprio di questo vorrei parlarvi, del fatto che noi abbiamo bisogno di chi è piccolo, abbiamo bisogno di colui che è vulnerabile. Forse abbiamo bisogno del povero per scoprire la nostra povertà. Abbiamo bisogno di lui per poter riuscire a vivere non come un élite, come gente che si crede migliore. Vivendo con persone ferite scopriamo le nostre ferite. E forse accogliendo la ferita degli altri impariamo ad accogliere la nostra ferita. La comunione è molto diversa dalla generosità; la generosità è fare delle cose buone, essere generosi, fare delle cose per le persone, ma senza avere mai il tempo per ricevere dagli altri. La comunione è un vai e vieni dell’amore at-traverso lo sguardo, il gesto, la parola.

Jean Vanier - Riflessione

Cosa condividiamo?

Condividere ... per non essere indifferentilunedì 14 marzo

Di nuovo Gesù parlò ai farisei e disse: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non

camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». Gv 8,12

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Invocazione

Riflessione

Padre nostro

Condividere ... per essere pellegrinimartedì 15 marzo

Per secoli ebrei, musulmani, induisti e cristiani avevano apprezzato in ugual mi-sura il senso del pellegrinaggio. Fin dall’inizio, il fondatore dell’Arca, Jean Vanier, aveva capito l’importanza dei viaggi e delle celebrazioni in esistenze che altrimenti potevano sembrare monotone e prive di speranza, l’importanza di tenere alto il morale e aprire i cuori e le menti ad altre realtà. L’esperienza del viaggiare insieme in un luogo santo, un luogo di preghiera, è importante per tutti, ma forse ancor di più per la persona povera e per la persona disabile. Lasciare alcune abitudini familiari, incontrare gente nuova, affrontare sfide inconsuete e avere bisogno gli uni degli altri durante il viaggio sanava divisioni, consolidava vecchi legami e ne creava di nuovi. Il pellegrinaggio insieme, diveniva un simbolo potente di ciò che si cercava di vivere all’Arca. C’erano momenti di rilassamento, gioia, speranza rin-novata e per alcuni l’inizio di una vita nuova e più pacifica, una vita più aperta al mondo, alla società e alle altre persone.

Kathryn sPinK - Una vita di comunione: Jean Vanier e l’Arca

Durante questo anno giubilare abbiamo mille occasioni per fare un pellegrinaggio. Viviamolo come opportunità di vita nuova.

Gli Israeliti si mosse-ro dal monte Or per la via del Mar Rosso, per aggirare il territorio di Edom.

Neanch’io ti condanno.

Ma il popolo non sopportò il viaggio. Nm 21,4

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Invocazione

Riflessione

Padre nostro

Condividere ... per essere comunitàmercoledì 16 marzo

Le logiche individualiste vedono nella comunità e nei suoi elementi organizzativi solo l’aspetto negativo del vincolo. Ad esempio Bauman, uno dei più noti sociologi del mondo, afferma che il privilegio di vivere in una comunità richiede un prezzo da pagare: «La valuta con cui si paga tale prezzo è la libertà, intesa come diritto di essere se stessi». Come se libertà e comunità fossero inconciliabili. La nostra esperienza sembra andare nella direzione opposta: la libertà è possibile, sostenibile e vera perché scoperta, vissuta, sperimentata e provata vivendo in comunità con altri. A partire dalla vita di coppia e famiglia, che possono essere esperienze di «co-munità liberante», noi abbiamo imparato quanto l’accettare il condizionamento che l’altro ti pone e alcune regole del gioco sia indispensabile, non solo per convi-vere, ma anche proprio per il cammino di maturazione e realizzazione del singolo.

Bruno VolPi, dalla rivista Mondo Comunità Famiglie

Ci siamo mai chiesti a quante comunità apparteniamo? Come vivamo la nostra presenza in esse?

In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che gli avevano credu-to: «Se rimanete nella mia parola,

Neanch’io ti condanno.

siete davvero miei discepoli; cono-scerete la verità e la verità vi farà liberi».Gv 8,31-32

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Invocazione

Riflessione

Padre nostro

Ricordo con commozione il mio primo incontro con Maria, il cui grido di dolore e richiesta di aiuto in una piovosa serata di novembre del 1993, ha cambiato la mia vita missionaria e il mio stesso concetto di missione. Da allora quante storie di dolore ho ascoltato, quanta fatica per capire il fenomeno di questa terribile forma di schiavitù del XXI secolo. Questa realtà stava distruggendo la vita di tante gio-vani donne straniere piene di speranza, ma intaccava pure i valori di una società opulenta ed edonistica dove tutto si poteva comperare, anche il corpo, i sogni e le speranze per un futuro migliore di tante donne comprese le minorenni. Di fronte allo squallore di questo fenomeno, le religiose sono state tra le prime ad accogliere queste giovani che fuggivano dalla strada e dagli sfruttatori e chiedevano aiuto. Abbiamo iniziato a creare contatti con varie congregazioni religiose femminili, presenti in tutto il mondo. Sono stati creati i primi ponti di comunicazione tra i Paesi di origine, transito e destinazione in modo da creare una fitta rete e offrire risposte adeguate a chi era in difficoltà.

suor eugenia Bonetti, slavesnomore

Condividiamo le esperienze dolorose di vita degli altri?

Condividere ... per cambiaregiovedì 17 marzo

Abram si prostrò con il viso a terra e Dio parlò con lui: ecco la mia alleanza è con te: diventerai padre

Neanch’io ti condanno.

di una moltitudine di nazioni. E ti ren-derò molto, molto fecondo; [...] da te usciranno dei re. Gen 17,3-4.6

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Invocazione

Riflessione

Padre nostro

La preghiera attiva è amore, e l’amore attivo è servizio. Cerca in ogni momen-to di dare incondizionatamente qualsiasi cosa di cui una persona abbia bisogno. L’importante è fare qualche cosa (per quanto piccola) e dimostrare con le proprie azioni, donando il proprio tempo, che si vuol bene. A volte vorrà dire impegnarsi in un lavoro fisico (come facciamo nelle nostre Case per i malati, i moribondi), altre volte offrire sostegno spirituale a chi se ne sta sempre chiuso in casa. Se un malato vuole medicine, dagli medicine, se ha bisogno di conforto, confortalo. Siamo tutti figli di Dio, perciò è importante condividere i Suoi doni. Non preoccuparti di sa-pere il perché dei problemi del mondo – limitati a rispondere alle esigenze della gente. Ogni volta che dividerai il tuo amore con gli altri, ti accorgerai della pace che giunge a te e a loro. Dove c’è pace c’è Dio; è così che Dio tocca le nostre vite e mostra il Suo amore per noi, riversando pace e gioia nei nostri cuori. È soltanto Dio che ha il potere di donare e di togliere: condividi dunque tutto ciò che ti è stato dato, compreso te stesso. Perciò sorridi, sii allegro, contento che Dio ti ami.

Madre teresa, Il cammino semplice

Quante volte condividiamo il nostro tempo e le nostre capacità con gli altri?

Condividere ... per gioirevenerdì 18 marzo

Ma il Signore è al mio fianco come un prode valo-roso, per questo i miei persecutori

Neanch’io ti condanno.

vacilleranno e non potranno prevalere. Ger 20,11

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Invocazione

Riflessione

Padre nostro

Sono partito dalle tenebre, calate d’improvviso, quando ho dovuto chiudere l’espe-rienza di un’attività avviata con grande passione, ritrovandomi con l’amarezza di un fallimento da elaborare e con l’ansia di un futuro da scrivere. In quel frangente di attese logoranti e profondo avvilimento ho capito che la speranza non è una scelta, bensì un dono da accogliere e coltivare. A me arrivò grazie ad un incontro. La competenza e la generosità del gruppo della Pastorale sociale e lavoro dio-cesana, mi hanno consentito di prendere coscienza della necessità di aprirsi con umiltà, esprimendo il sentire più profondo e cercando un senso che mai cessa di essere, malgrado il nostro sguardo sia talvolta offuscato; in secondo luogo di met-tere a frutto i talenti ricevuti e finalmente di risalire la china. Dalla stesura di un curriculum siamo passati ai primi contatti, poi ad un piccolo incarico; da lì, passo dopo passo, si sono aperte nuove prospettive in due settori, che erano e rimangono il riferimento delle mie aspirazioni. Questo percorso, fatto di impegno e speranza, costituisce un’esperienza di agire concreto che mi piace conservare e condividere.

Matteo a.

La misericordia è solo un sentimento, oppure diventa un condividere reale la di-sperazione altrui?

Condividere ... per trovare sensosabato 19 marzo

Quando si destò dal sonno, Giu-seppe fece come gli aveva ordina-

Neanch’io ti condanno.

to l’angelo del Si-gnore e prese con se la sua sposa. Mt 1,24

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«Il problema della vita coincide con quello della felicità!», amava dire il filosofo Nietzsche. Ed è vero. Perché la ricerca della felicità sta nel cuore di tutti. Tutti la cerchiamo, tutti la desideriamo. Ma è difficile trovarla. Perché spesso la si cerca dove non c’è. La felicità, ci dice il Vangelo sta nel donare, nell’aprire la mano, nella generosità. È la sintesi della vita di Gesù. Conversione è poter dire un giorno a chi mi è posto accanto: Tu sei più importante di me. Prima vieni tu. Le cose mie vengono dopo! La gioia vera dipende, sempre più, da quanta giustizia sai creare attorno a te, da quanto sorriso sai semina-re, da quante lacrime riesci ad asciugare. Non conta la professione, ma la quantità di amore che testimoni. Perché dare è voce del verbo amare! La pace allora custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri.

Mons. giancarlo Bregantini

Impegno per la settimana

Questa settimana ci prepariamo a ricevere l’abbraccio misericordioso del Padre nel Sacramento della Riconci-liazione per gustare la gioia del perdono. Ringraziamo Dio per i suoi doni, riconosciamo con umiltà i nostri er-rori, e accostiamoci con fiducia alla sua misericordia.

Perdonare-amare ... per essere feliciDomenica delle Palme 20 marzo

Il Vangelo di oggi è Luca 22,14-23,56

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Invocazione

Riflessione

Padre nostro

Perdonare-amare ... per essere giustilunedì santo 21 marzo

Padre, in nome dell’amore, accarezza le mie ferite.

«Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato perché tu apra gli occhi

La Chiesa cattolica thai è una realtà piccola, i fedeli sono lo 0,5% su un totale di oltre 67 milioni di abitanti, ma sotto certi aspetti vale più del 50% perché ha saputo creare una coscienza critica, ponendo al centro dell’attenzione problemi a lungo nascosti. Racconta p. Pelosin, sacerdote del Pime, da 36 anni in Thailandia: «In tutte le parrocchie vi sono gruppi di donne cattoliche che denunciano il problema della schiavitù sessuale, coinvolgendo i soggetti più a rischio, donne e bambini. Un’o-pera importante che ha portato ad una maggiore presa di coscienza, almeno fra le donne thai, della loro dignità e del loro valore. Gli sfruttatori, invece, sono sempre gli stessi: europei e occidentali senza scrupoli. Giapponesi, cinesi e ora moltissimi russi, proprietari di locali, karaoke, centri massaggi. L’Occidente spesso è incapace di vedere e riconoscere la dignità delle persone, di tutte; ma soprattutto delle don-ne. E non esporta solo diritti, ma anche sfruttamento».

Riflessione di p. Adriano Pelosin, sacerdote del Pontificio Istituto Missioni Estere

Abbiamo il coraggio di andare controcorrente? Di lasciare la cultura del provviso-rio, dello scarto, della superficialità?

ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre». Is 42,6-7

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Invocazione

Riflessione

Padre nostro

Perdonare-amare ... per non giudicaremartedì santo 22 marzo

I titoli dei giornali ci abituano a chiamarli mostri, assassini e ci fanno pensare che siano il peggio della società, ma non è così: il male ci appartiene, è parte di noi. L’esperienza vissuta quest’estate al carcere della Giudecca è stata davvero unica. Incontrando le detenute mi sono resa conto di avere di fronte delle persone da conoscere, non dei “reati che camminano”. Vincere i pregiudizi non è stato facile: umanamente non sarei mai stata capace di “guardare oltre”: mi è servita la pre-ghiera (tanta) e l’aiuto di Qualcuno. Durante la cena suor Gabriella ci ha “silen-ziato”, dicendoci che noi eravamo davvero fortunate ad avere dei genitori che ci guidano e ci proteggono da alcuni errori. Per molte ragazze detenute non è stato così. Ma allora perché io sì e loro no?Quanta gente incontro e giudico… quante persone elimino dalla mia vita perché fanno o dicono cose cattive. La tenerezza non dovrebbe partire da lì? Il mio sguar-do amorevole non dovrebbe avere inizio da chi mi sta più vicino?

Riflessione di una giovane volontaria nel carcere della Giudecca

Sappiamo cogliere il buono in ogni persona, andando oltre le apparenze?

“Uno di voi mi tradirà”. [...] “Signore, chi è?”. Rispose Gesù: “È colui per il quale intingerò il bocco-

Padre, in nome dell’amore, accarezza le mie ferite.

ne e glielo darò”. E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda. Gv 13,21.25-26

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Invocazione

Riflessione

Padre nostro

Perdonare-amare ... per imparare a piangeremercoledì santo 23 marzo

Cari ragazzi e ragazze, al mondo di oggi manca il pianto! Piangono gli emarginati, piangono quelli che sono messi da parte, piangono i disprezzati, ma quelli che fanno una vita più o meno senza necessità non sanno piangere. Certe realtà della vita si vedono soltanto con gli occhi puliti dalle lacrime. Invito ciascuno di voi a domandarsi: io ho imparato a piangere? Quando vedo un bambino affamato, un bambino drogato per la strada, un bambino senza casa, un bambino abbandonato, un bambino abusato, un bambino usato come schiavo per la società? Questa è la prima cosa che vorrei dirvi: impariamo a piangere. Gesù nel Vangelo ha pianto, ha pianto per l’amico morto. Ha pianto per quella famiglia che aveva perso la figlia. Ha pianto quando ha visto quella povera madre vedova che portava al cimitero suo figlio. Si è commosso e ha pianto quando ha visto la folla come pecore senza pastore. Se voi non imparate a piangere non siete buoni cristiani. E questa è una sfida. Perché succede questo o quest’altro nella vita? Che la nostra risposta sia il silenzio o la paro-la che nasce dalle lacrime. Siate coraggiosi, non abbiate paura di piangere!

PaPa Francesco, Incontro con i giovani, Manila, 18 gennaio 2015

Quali volti o situazioni toccano il nostro cuore?

Mi sento venir meno. Mi aspet-tavo compassione, ma invano, conso-latori, ma non ne ho trovati.

Padre, in nome dell’amore, accarezza le mie ferite.

Mi hanno messo veleno nel cibo e quando avevo sete mi hanno dato aceto. Sal 69,21-22

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Invocazione

Riflessione

Padre nostro

Perdonare-amare ... per convertircigiovedì santo 24 marzo

La conversione non si riduce a forme esteriori o a vaghi propositi, ma coinvolge e trasforma l’intera esistenza a partire dal centro della persona, dalla coscienza. Siamo invitati ad intraprendere un cammino nel quale ci sforziamo di aprire gli occhi e le orecchie, ma soprattutto il cuore, per andare oltre il nostro “orticello”. La Quaresima ci chiama a “riscuoterci”, a ricordarci che siamo creature. Quando guardo nel piccolo ambiente quotidiano alcune lotte di potere per occupare spazi, penso: questa gente gioca a Dio Creatore. Ancora non si sono accorti che non sono Dio. Solo quando le difficoltà e le sofferenze dei nostri fratelli ci interpellano, soltan-to allora possiamo iniziare il nostro cammino di conversione verso la Pasqua. È un itinerario che comprende la croce e la rinuncia. La Quaresima ci ricorda che è possi-bile realizzare qualcosa di nuovo in noi stessi e attorno a noi, semplicemente perché Dio è fedele, è sempre fedele, perché non può rinnegare se stesso, continua ad essere ricco di bontà e di misericordia, ed è sempre pronto a perdonare e ricominciare da capo. Con questa fiducia filiale, mettiamoci in cammino!

PaPa Francesco, Omelia Mercoledì delle Ceneri, 5 marzo 2014 Nella nostra vita abbiamo sperimentato la forza trasformante del perdono di Cristo?

Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: “Signore, tu lavi i piedi a me?”. Ri-spose Gesù: “Quel-

Padre, in nome dell’amore, accarezza le mie ferite.

lo che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo”. [...] “Se non ti laverò, non avrai parte con me”. Gv 13,6-8b

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Invocazione

Riflessione

Padre nostro

Perdonare-amare ... per affidarevenerdì santo 25 marzo

Laura Salafia, ha trentotto anni. Nel suo futuro c’è una laurea in Lingue e un diffi-cile percorso di riabilitazione. Sono passati cinque anni da quando è stata ferita da un proiettile vagante che l’ha resa tetraplegica. A quanti le chiedono cosa provi nei confronti dell’uomo che ha sparato dice: “In quei giorni avevo una pace grande, inspiegabile, e una serenità che lasciava tutti disarmati e impressionati. Non ho mai pensato con odio alla persona che ha commesso il reato, non ho nutrito spiri-to di vendetta nei suoi confronti, né lo giudico, perché non devo essere io a farlo. Perdonare non è facile, sulla terra ci sono i tribunali e in cielo c’è Dio a cui affido il perdono anche di colui che mi ha sparato. La mia vita è cambiata radicalmente, non posso fare tutto ciò che in passato mi era possibile. Tuttavia, nonostante le difficoltà, sono felice dell’opportunità che mi viene data, perché la vita è un dono prezioso e in qualsiasi condizione vale la pena viverla”.

Attraverso la realtà il Signore ci indica la strada da seguire. Viviamo le nostre gior-nate con occhi aperti per vederLo e cuore desto per seguirLo?

Poiché abbiamo un sommo sacer-dote grande, [...], accostiamoci con piena fiducia al trono della grazia

Padre, in nome dell’amore, accarezza le mie ferite.

per ricevere mise-ricordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento oppor-tuno. Eb 4,14.16

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Invocazione

Riflessione

Padre nostro

Perdonare-amare ... per venerare la vitasabato santo 26 marzo

Il male non è rivelatore mai: nessuno coincide con il proprio sbaglio o con la zizzania che ha in cuore. Tu non sei le tue debolezze, ma le tue maturazioni. Tu non sei creato a immagine del nemico e della sua notte, ma a immagine del Creatore e del suo giorno. Allora il nostro vero lavoro religioso è portare a maturazione i talenti, i germi divini che Dio immette in noi. Non preoccupia-moci prima di tutto delle debolezze, dei difetti; ma di coltivare una venerazione profonda per i semi di bontà, di generosità, di bellezza, di libertà che Dio ci consegna. Davanti a Lui il bene possibile domani conta più del peccato di ieri. Venera la vita che hai in te, proteggila, porta avanti il positivo, e il male avrà sempre meno terreno. Sii indulgente con tutte le creature e anche con te. E tut-to il tuo essere fiorirà nella luce.

Padre erMes ronchi

Siamo consapevoli del valore inestimabile che abbiamo agli occhi di Dio? Ci lasciamo accompagnare dal Suo sguardo?

Anche se i monti si spostassero e i colli vacillassero,non si allontane-rebbe da te il mio affetto, né vacil-

lerebbe la mia alleanza di pace, dice il Signore che ti usa misericordia. Is 54,10

Padre, in nome dell’amore, accarezza le mie ferite.

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Perdonare-amare ... per sentirsi amatiPasqua di Risurrezione - domenica 27 marzo

Il Vangelo di oggi è Giovanni 20,1-9

Buona Pasqua!

Chi dice Dio, dice risurrezione. Perché la morte mette in gioco la credibilità stessa di Dio: deruba Dio dei suoi figli, lo spoglia dei suoi tesori, riduce Dio in miseria, senza amori. Se questo è per sempre, allora Dio non è più Dio. È solo un Dio dei morti. Ma un filo rosso attraversa tutta la Bibbia: Dio è il Dio dei vivi e non dei morti. Gesù afferma: «Io sono la risurrezione e la vita». Prima la risurrezione, poi la vita. Non nell’ultimo giorno, bensì ora. Risurrezione è un’espe-rienza che interessa il nostro presente e non solo il futuro. A risorge-re sono chiamati i vivi prima che i morti. Gesù ci rivela che c’è morte e morte, come c’è vita e vita. C’è una vita morta, propria di chi, nella paura di perderla, si chiude nell’egoismo per trattenerla. E c’è una vita risorta: la vita stessa di Cristo. E come Lui, lasciarsi catturare dalla pietà, saper piangere il pianto dell’uomo, amare pace e giustizia, riempire la vita di quelle cose che durano oltre la morte, riempirla di Dio. Allora anche se non parli mai di risurrezione, mostrerai con tutto te stesso una vita risorta.

Padre erMes ronchi

Nella gioia di questo giorno raccogliamo i pensieri più belli e rendiamo grazie.

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Quaresima di Fraternità

La Quaresima di fraternità è segno di quanto crediamo vali-do un gesto di condivisione e di fraternità. Credere in Dio ci richiede di accogliere l’altro, chiunque e comunque sia, ci fa pregare con l’altro, condividendo la stessa fiducia in Dio, ci fa annunciare l’amore del Padre, ci rende forti per testimoniare alla società che crediamo nell’uomo che Dio ci fa incontrare, al punto di dare la vita per i fratelli, sull’esempio dei missionari martiri.

Le offerte portate all’altare il Giovedì Santo sono segno dell’im-pegno a diventare per tutti, attraverso i nostri missionari, un’e-spressione dello stesso amore di Cristo venuto perché tutti ab-biano la vita.

Rendiconto Quaresima di Fraternità 2015

entrateda parrocchie, comunitàed enti vari € 201.038,00 uscitea 236 missionari trentini (€ 1.500 ciascuno) € 354.000,00

La differenza inviata in eccesso, deriva da altre offerte destinate ai missionari trentini

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A cura del Centro Missionario Diocesano - Trento

Composizione: Centro Missionario Diocesano - TrentoStampa: Nuove Arti Grafiche - Trento