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DALLE ESPERIENZE AL MODELLO: L’ ACCOGLIENZA IN FAMIGLIA COME PERCORSO DI INTEGRAZIONE

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DALLE ESPERIENZE AL MODELLO:L’ ACCOGLIENZA IN FAMIGLIA COME PERCORSO DI INTEGRAZIONE

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COMUNICARE L’ACCOGLIENZA

IN FAMIGLIA:LINEE GUIDA

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4 Comunicare l’accoglienza in famiglia: linee guida

INDICE

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5Comunicare l’accoglienza in famiglia: linee guida

BACKGROUNDOBIETTIVITARGETI PROFILI SOCIO DEMOGRAFICII TEMIIL FRAME NARRATIVOTONE OF VOICEATTIVITÀ

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BackgroundL’accoglienza in famiglia è un modello che prevede il coinvolgimento diretto dei cittadini nel supportare i rifugiati e titolari di altra forma di protezione nel loro percorso verso l’autonomia. Oltre a rafforzare i processi di inclusione e la coesione sociale, l’accoglienza in famiglia ha una valenza culturale. Creando reali spazi di condivisione e incontro fra comunità locali e rifugiati, può contribuire a combattere pregiudizi e a promuovere una diversa narrazione dei fenomeni migratori.

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ObiettiviObiettivo generale

Obiettivo specifico

Visibilità e sensibilizzazioneGarantire visibilità al progetto nei territori partner, al fine di incrementare la consapevolezza dell’opinione pubblica circa il modello di accoglienza in famiglia proposto.

MobilitazioneIncoraggiare i cittadini ad attivarsi in prima persona, offrendo disponibilità ad ospitare a casa propria un rifugiato o titolare di altra forma di protezione.

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A chi parlare?Il progetto si rivolge a tutti i cittadini che hanno una stanza libera a casa e potrebbero utilizzarla per offrire ospitalità per un minimo di sei mesi. Parliamo di “famiglie” in senso allargato: coppie con o senza figli, single, coinquilini, studenti, pensionati. Le famiglie svolgono un ruolo di mentore naturale: accolgono nella propria casa il rifugiato offrendo vitto e alloggio, lo incoraggiano a riattivare le proprie risorse e potenzialità, lo sostengono emotivamente nel percorso di inserimento nel nostro Paese, lo aiutano a rafforzare la propria rete di relazioni.

Le famiglie “tipo” sono: la coppia sulla cinquantina con figli grandi fuori casa o senza figli; la coppia quarantenne con figli piccoli o adolescenti in casa; singole persone ( prevalentemente pensionati), solitamente caratterizzati da un livello di istruzione medio-alto, una spiccata sensibilità verso le tematiche sociali e, a volte, con pregresse esperienze nel volontariato o nell’attivismo civico.

Target

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I cosmopoliti Giovani, persone di mezza

età, pensionati, a favore di una società aperta, livello di istruzione medio e medio-alto.

Credono che l’immigrazione sia un bene per l’economia e la vita culturale italiana.

Tendono a vedere i migranti come “simili a loro”.

Hanno fatto qualcosa per aiutare i rifugiati: dalla condivisione di storie online al volontariato, dalle donazioni alla partecipazione alle manifestazioni.

Sono molto legati alle organizzazioni non governative,

come anche ai movimenti a favore dei diritti umani.

Sostengono i minori stranieri non accompagnati ( idealmente o anche come tutori o famiglie affidatarie).

I cattolici umanitari Cattolici per lo più praticanti,

ottimisti, accoglienti, compassionevoli, sostenitori di Papa Francesco, tendenzialmente di mezza età, alto livello di istruzione.

Accolgono di buon grado i migranti. È la fede a plasmare questo atteggiamento.

Credono che l’Italia, in quanto paese cattolico, abbia il dovere

I profili socio demografici

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di occuparsi dei migranti che entrano in Europa.

Sono convinti che la compassione verso chi è in difficoltà sia la virtù più elevata per una persona e rivendicano la tradizione di solidarietà dell’Italia.

Sono quelli che più di tutti hanno contribuito economicamente a supportare i rifugiati e i migranti, e chiedono di sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema dei minori non accompagnati.

Il progetto Fami “Dall’accoglienza al modello” non prevede remunerazione per chi decide di ospitare: la famiglia viene

coinvolta a titolo solidaristico, salvo dei piccoli rimborsi per alcune spese specifiche in circostanze straordinarie. Inoltre, esso comporta, per chi apre le porte, la disponibilità della propria casa e coinvolge, quindi, in modo molto spiccato leve di fiducia e di mobilitazione.

Da questo punto di vista, il coinvolgimento dei comuni è essenziale per conferire al progetto autorevolezza, rassicurare i cittadini circa l’affidabilità dell’iniziativa e per spingerli all’azione.

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Rispetto alle potenziali famiglie ospitanti, il progetto deve

sviluppare fiducia, rassicurare e mobilitare

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I temiLa comunicazione del progetto ruota attorno a questi tre temi principali: affidabilità, partecipazione, reciprocità.

Affidabilità Il progetto può contare sulla

professionalità dei gruppi territoriali di Refugees Welcome Italia, dei comuni partner e dei loro servizi competenti e su una metodologia di lavoro rigorosa. Tutto il processo, che si articola in più fasi, è accompagnato, monitorato e seguito dai facilitatori di RWI ed eventualmente dai comuni, prima e durante la convivenza. Ogni famiglia è seguita da

un facilitatore durante tutta la durata del progetto di accoglienza,

L’abbinamento tra le persone disposte ad ospitare ed i rifugiati viene studiato sulla base delle necessità e delle caratteristiche di entrambi.

Sono organizzati momenti di formazione precedenti all’avvio della convivenza.

Ogni convivenza è revocabile in caso di incomprensioni inconciliabili.

I rifugiati sono persone conosciute dai centri di accoglienza, dalle associazioni del territorio e dai comuni:

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hanno tutti ottenuto una forma di protezione ( status rifugiato, protezione sussidiaria o umanitaria) e hanno quindi regolare permesso di soggiorno. Sono persone giovani, di età compresa fra i 19 e i 30 anni, ma non hanno ancora la possibilità di andare a vivere da soli.

PartecipazioneL’accoglienza in famiglia è una chiamata ai cittadini affinché diventino protagonisti di un nuovo percorso di inclusione sociale per i rifugiati. È una nuova modalità di cittadinanza attiva, che permette a ciascuno di dare il proprio contributo, in questo particolare

momento storico, a creare reali spazi di scambio e condizione con migranti.

Reciprocità “Accogliere fa bene a tutti”, rifugiati e famiglie. L’accoglienza in famiglia costituisce una grande opportunità di arricchimento culturale ed emotivo anche per i cittadini che decidono di aprire le porte della propria casa. Chi ospita in casa un rifugiato ha l’opportunità di conoscere una nuova cultura, aiutare una persona a costruire un progetto di vita nel nostro Paese, diventare un cittadino più consapevole e attivo.

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L’accoglienza in famiglia può contribuire a cambiare la narrazione e la rappresentazione visuale sui migranti, entrambe caratterizzate, nel dibattito mainstream, da alcuni “frame” narrativi ricorrenti: quello dell’invasione, quello della dicotomia noi vs loro, quello dell’umanità sofferente.

La strategia comunicativa del progetto punta a destrutturare questa rappresentazione, con un racconto che restituisca la complessità, la ricchezza e l’umanità dell’incontro fra rifugiati

Il framenarrativo

e famiglie ospitanti, la dimensione individuale del rifugiato come soggetto proattivo, con risorse e talenti da riattivare, la possibilità per chi ospita di fare la differenza nella vita di qualcuno.

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Tone of voice

ChiaroPositivoConvincente

Deve:

Creare creare fiducia e rassicurare

Avvicinare alla realtà dei rifugiati

Evidenziare la fattibilità e gli aspetti positivi della convivenza

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L’attività di promozione a livello territoriale sarà fondamentale per la buona riuscita del progetto: la mobilitazione delle comunità locali non può prescindere da un coinvolgimento diretto dei comuni nelle attività di comunicazione dell’iniziativa, soprattutto in fase di lancio. La comunicazione di progetto sarà, inoltre, rimodulata sulla base del ruolo specifico esercitato da ogni comune partner

Lancio campagna reclutamento famiglie: comunicato, attività di ufficio stampa, eventuale conferenza stampa, promozione sui canali istituzionali ( sito, profili social, newsletter);

Attività Creazione spazio dedicato al

progetto su sito istituzionale;

Organizzazione di giornata di formazione per potenziali famiglie accoglienti;

Organizzazione eventi di sensibilizzazione aperti alla cittadinanza, con eventuale presenza di testimonial ( le prime famiglie ospitanti);

Racconto delle convivenze, attraverso attività di ufficio stampa, utilizzo dei canali social istituzionali;

Rilancio ciclico iniziativa in concomitanza con eventi a tema ( giornata mondiale del rifugiato, giornata migrante etc).

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