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1 Daniele Cantoni

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Daniele Cantoni è un artista italiano. Daniele Cantoni is an italian artist.

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Daniele Cantoni

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Questo libro è pubblicato in occasione dei trent’anni dell’attività artistica

di Daniele Cantoni

Redazione e progettazione

Laura Floriani

Testi

Antonella Imolesi Pozzi

Antonello Rubini

Fotografie

Marco Isola

Francesco Minarini

Luigi Nelli

Vincenzo Zaccaria

Traduzioni

Elena Floriani

Stampa

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Il catalogo è stato realizzato con il contributo di:

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DANIELE CANTONI

Testi di

Antonella Imolesi Pozzi

Antonello Rubini

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Il percorso di un artista davvero autentico

di Antonello Rubini

Nel suo recente volume su Gino Marotta, Maurizio Calvesi afferma nella

Premessa, motivando l’impostazione del suo saggio: «Il mio venerato

maestro Lionello Venturi ci raccomandava, ovviamente a proposito degli studi

che commissionava sul Cinque e Seicento, di sempre corredare le proprie

considerazioni con un preciso resoconto di quanto precedentemente scritto

da altri». Mi pare, oltre che una metodologia più che valida, un criterio

adottabile anche nei riguardi di un artista che non possiede una vasta

antologia critico-giornalistica come Daniele Cantoni. E l’adotto cercando di

pari passo, anche attraverso cenni biografici e/o lucide dichiarazioni dell’

artista stesso al sottoscritto, e di ricostruire, ove mi è possibile, le fasi del suo

operato.

«Ho sempre amato i colori, sin da quando ero un bambino, quando con

disappunto degli adulti mi divertivo a colorare tutto ciò che mi capitava, mi

bastava avere un pastello fra le dita...era affascinante vedere come tante

forme potessero prendere vita in una giostra di colori». Così Cantoni inizia ad

esporre per iscritto la sua storia di artista. Un’attitudine, la sua, che

successivamente trova il giusto sbocco alla frequentazione dell’Istituto d’

Arte per la Ceramica di Faenza, città nota in tutto il mondo per le sue

maioliche. Qui entra in contatto, in qualità di allievo del Corso Speciale di

Formatura, con un maestro della scultura non soltanto in ceramica: Angelo

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Attrazione

Amore Informatico

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autentico “bagno di luce” di colori primari. La sua conoscenza fu per me

stimolo di approfondimento del mondo dell’arte”. “I Decalage”, per chi

non lo sapesse, è la denominazione di un gruppo fondato nei primi anni

Cinquanta, di cui fanno parte i torinesi Attilio Aloisi, Nando Girardi e appunto

Felix dè Cavero. Questi artisti, sulle tracce dell’Arts and Crafts, lavorano, per

dirla con Raffaele De Grada, ad “opere” il più possibile distaccate dai loro

problemi soggettivi, riprendendo i problemi dell’artigianato artistico

medioevale, il senso della “bottega”. A Cantoni, come si può evincere dalla

sua dichiarazione in merito, più che l’aspetto dell’arte applicata (che è

comunque importante per la sua formazione, anche perché, come vedremo,

la sua ricerca di lì a poco comincia a non disdegnare affondi nella, seppur

alta, decorazione, oserei dire a volte con intenzioni alquanto arredative),

interessa il linguaggio di matrice divisionista utilizzato da tale gruppo.

Grazie a questa esperienza inizia a maturare la sua identità di artista, tuttavia

prima di approdare con piena consapevolezza e decisione alla “prepotente”

icastica figurazione con accenti visionari ora più ora meno forti che lo

caratterizza lungo gli anni Ottanta e i Novanta, egli sperimenta anche su altri

versanti, come dimostra Ritratto del 1979, che ha a che fare col secondo

futurismo, sperimentando anche dal punto di vista tecnico; scrive: «Nei primi

anni Ottanta mi interessai alla materia (malta, intonaco, affresco); queste

tecniche antiche sono tuttora parte integrante del mio lavoro ma con

proiezioni moderne, forse affascinato dalle opere ad effetto intonaco di Franco

Gentilini». Anche su altri versanti, dicevo, intendendo compreso l’ambito

dell’astrazione, come rivela il comune amico artista Alberto Mingotti: «Di

Cantoni ho già scritto una volta nel 1981 in occasione di una sua esposizione

in una galleria di Imola. Allora Daniele si trovava, come spesso succede a molti

artisti, ad un bivio: una parte del suo lavoro si esprimeva nell’astrazione, l’

altra nella figurazione. Da allora questa ambivalenza si è risolta a favore della

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Studente

Il cerchio

La famiglia Paesaggio

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allegorica. Gli elementi della composizione, i personaggi, sono già infatti

entità che assumono in sé un significato di testimonianza di una condizione

o di una problematica. In questo senso la rappresentazione, mantenendo

elementi reali o metafisici insieme a specchio della commistione di esplicito ed

enigmatico della realtà, vede ancor più rafforzato il suo contenuto di lucida

verità». Da questa sintetica ma attenta lettura si evince come già allora il

lavoro del Nostro sia profondamente impegnato, lavoro che trova pochi anni

dopo un solido terreno ove, felicemente, assestarsi, come l’artista stesso

conferma: «Nel 1983 ha inizio per me il percorso propriamente figurativo e

paesaggistico, motivato dalla ricerca e conoscenza tecnica (anatomia, luci,

ombre e sfumature); era un’esperienza che mi sarebbe servita per passare

alle fasi contemporanee di interpretazioni (sintesi dei colori attuali)».

E siamo alla fase più ricca di documentazione dal punto di vista critico-

giornalistico. Cantoni va realizzando quindi opere in cui confluiscono il reale e

l’onirico, lo storico e il mitico, la sfera sociale e quella individuale. Lo fa

condividendo certi caratteri soprattutto estetici del postmoderno, attraverso

una fluttuante pittura che via via giunge a far compenetrare non di rado la

figurazione e l’astrazione, che indubbiamente per vari motivi attinge al

passato ma, si badi bene, non per questo non s’innerva nella

contemporaneità, anzi in alcuni dipinti più recenti è proprio lampante

contenutisticamente il riferimento al presente (penso ad esempio ad Amore informatico del 2000, dove attraverso il ricorso a singole lettere, a codici

geometrici sparsi e al turbinio di fondo si evince il rimando alla nostra era

tecnologica). D’altronde Ivo Gigli parla di «Un simbolismo diffuso che trae i

suoi soggetti umani da un lascito ricco di passato e tradizione classica, ma

insieme intelaiato in una modernità che traspare insopprimibile». Mario

Domenico Storari in merito dichiara che «La tematica di Daniele Cantoni scava

nel vivere della nostra vita attuale ed è incentrata sulla condizione dell’

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Giacché, dice Gigli, il suo è sì «un interesse per la contemporaneità, per i

problemi esistenziali della nostra storia, ma anche per ciò che di speranza v’

è in essa, come i motivi ritmici di corporeità e della natura che balenano,

lasciano intuire, rinsanguato esteticamente da un gusto classico e dal

talento».

Melania Medri sostiene che «Attraverso un segno indagatore la figura umana

viene scrutata, messa a nudo fino a rivelare il tormento dell’anima, scossa da

un’angoscia esistenziale che non lascia un attimo di tregua». Licinio Boarini

aggiunge e precisa su Arteoggi, parlando dei nuovi dipinti: «La vissuta, sentita

e meditata sintonia di Daniele Cantoni con la figura si va vieppiù affinando,

colma com’è di un intimismo sentimentale, intensamente inseguito pur in

un’ambienza estesa che dilata così l’inserimento del pittore tra i palpiti

ontologici e nello sconfinato ambito di quell’alveo dove convergono le ansie

e le passioni, i desideri e le sofferenze, e ad ogni tornata con quella

convergenza tiepida e attenta che allarga così a dismisura le risultanze

comportamentali che affiorano ad ogni tornata con singolare ed immediata

disponibilità». Ed Elio Succi afferma: «Con Daniele Cantoni la figura è

pienamente rivalutata, diviene protagonista che esprime con efficacia

inusitata i suoi moti interiori, la sua visione-valutazione dell’esistere, la sua

struggente voglia di luce».

Egli opera alternando un fare propriamente pittorico, conscio della migliore

tradizione, ad un fare invece in parte più grafico. Muovendosi comunque

entro un’operatività basata sostanzialmente sulla valorizzazione del

binomio luce-colore, di tanto in tanto sfociando localmente, come in Mio padre del 1996 e in La famiglia del 1997, nella nobile decorazione. Sul colore e

sulla luce Succi dichiara: «Il linguaggio cromatico, pur essendo del tutto

nuovo, sa subito e completamente coinvolgere. I colori spaziano in uno

spartito dai significati alti, le membra umane si affermano nella pienezza della

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verso zone più colte, convogliando echi diversi di tipo più moderno per

tentare il momento poetico attraverso una certa disciplina dove le sensazioni

si amplificano con tutti i mezzi della pittura». La Medri aggiunge: «Soggetto

privilegiato della pittura di Daniele Cantoni è la condizione umana, indagata

con un impeto che diventa furore attraverso l’esasperazione di un

cromatismo surreale dovuto all’accostamento di colori puri, con una tecnica

che si ispira al puntinismo: questa esplosione di colore esalta la figura umana,

unica protagonista e valore assoluto della realtà, al punto da annullare ogni

altra dimensione». Lido Valdrè, parlando di alcuni dipinti, dice che «il pittore

riveste i corpi di stoffa arlecchinata e immerge questa energia originaria

dentro una massa di punti e di apostrofi che s’impossessano del quadro fino

ad invaderne i margini e la stessa cornice». Sulla stessa linea Boarini: «La

disponibilità delle mistioni, impegnate con il cesello di raffinate, delicate e

sensuali diluizioni estensive, con l’assiemarsi quasi divisionistico di cellule

fluorescenti, con una meteorica pioggia di scintille corpose e radenti, giunte

da infiniti lontani, coopera, in questo turbinare vitale, a far emergere le voci

che sottendono gli arcani messaggi e i dialoghi avvolti sovente da un mistero

e da inconsce ed enigmatiche risposte e ogni volta con il preciso e trattenuto

espandersi di un misurato e vissuto racconto». Dopo questa corposa carrellata

di brani sul suo lavoro di quel periodo, continuiamo il nostro “racconto”

pervenendo al discorso degli anni Duemila, su cui è incentrata la presente

pubblicazione. Cantoni ad un certo punto abbandona la figura umana e si

dedica, mediante un graduale affondo astrattivo, ad una pittura esplicante

anzitutto le atmosfere della natura, di porzioni di paesaggio, con piglio

sempre esuberante, se si vuole a metà strada tra impressionismo ed

espressionismo (esemplare in tal senso è Notte estiva del 2002), giungendo

poco dopo alla totale aniconicità. Ma il suo astrattismo maturo è più vicino

a quello di un Klee che a quello di un Kandinskij, in quanto spesso e volentieri

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comunque evoca, seppure in maniera sottile, la realtà, condividendo l’affermazione del maestro svizzero

«io sono astratto con qualche ricordo», e la maggior parte dei titoli che dà ai quadri ne sono la riprova:

Africa, Savana, Autunno, Aratura, ecc. Con questa nuova esperienza in fondo egli è passato ad una forma

di manifestazione più immediata, tesa ad escludere il filtro dell’oggetto. Del resto l’astrattismo, per

dirla con Argan, è in genere «una comunicazione intersoggettiva, che va direttamente dall’uomo all’

uomo». Così l’artista spiega il senso di tali lavori: «vogliono essere una sintesi cromatica di ciò che

rimane dei miei ricordi di luoghi, del susseguirsi di stagioni, dei mutamenti umani. Suoni, emotività,

sensazioni… tutto in colore». Sono opere perlopiù composite,

Dedicato Steccato

Pioppi

Mio padre

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articolate per porzioni volumetriche a parete della stessa misura, di solito

distanziate regolarmente in senso verticale o orizzontale. Osservandole,

questa è la prima cosa che balza agli occhi, almeno ai miei. Mi sembra

evidente che ciò sia il frutto di un forte desiderio di operare in termini

tridimensionali; non a caso Mingotti mi scrive: «Negli ultimi tempi recupera

anche le originarie conoscenze scultoree che aggiunge alla sua esperienza di

pittore». Scelta adottata con fini anche ludici, come enunciatomi da Cantoni

stesso: «modifico le mie composizioni, come pezzi di puzzle che metti e togli

come in un gioco (il gioco della vita). Ed ecco che nascono le mie

“scomposizioni”, con profondità distanziate, creando illusioni ritmiche

quasi obbligando l’occhio a non percepire il particolare ma a vagare nel

tutto». Sì, a vagare nel tutto, facendosi prendere e trascinare da quei moti

vitali che sembrano continuare oltre i margini, come se tutto fosse esibito solo

in piccola parte, solo attraverso pochi frammenti dialoganti. Abbandonarsi a

quei sinuosi e sovrapposti itinerari di linee e colori, di forme morbidissime,

ridotte quasi allo stato embrionale, a volte vagamente “arlecchinate”, che

agiscono nell’animo del fruitore con estremo lirismo; ma la sua è quella

poesia che non necessita di essere spiegata, per essere gustata basta

semplicemente ascoltarla e aprire il cuore ai piacevoli profumi che emana.

Dunque un approdo più che felice, questo di Cantoni, un terreno che si rivela

assai fertile per la sua autentica immaginazione, per la sua folta, bella,

sapiente pittura, mai superficiale, mai approssimativa, ma sempre acuta,

penetrante, intensa. D’altronde questi quadri astratti se non fossero

permeati di vera energia lo si avvertirebbe subito, e quindi non avrebbero

proprio senso di esistere, giacché non potrebbero cercare di camuffare la loro

inconsistenza nemmeno dietro ad una figura ben dipinta (in arte, sia essa

figurativa sia essa astratta, non si può barare, ma sono convinto che con l’

astrazione si possa barare ancora meno in quanto dimensione più scoperta).

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Inerzia

Fauni

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Le strutture di luce di Daniele Cantoni

di Antonella Imolesi Pozzi

Sono trascorsi molti anni da quel lontano 1978 in cui un gruppo di ragazzi, con

fervore innamorato, si ritrovava per confrontarsi sui temi della pittura e per

“fare” arte negli stanzoni dell’ultimo piano di Palazzo Ginnasi a Castel

Bolognese.

Fra quei giovani c’era Daniele Cantoni che, per la determinazione con cui

inseguiva la sua vocazione artistica, divenne il più attivo animatore, fino al

1984, di quella conventicola di artisti, per la maggior parte autodidatti.

Allora come oggi c’era in Daniele un trasporto e una tensione entusiasta che

lo spingevano a percorrere i sentieri della pittura e che, come scrive l’amico

scultore Alberto Mingotti, erano “l’espressione di quell’onnipotenza dei

desideri che è presente negli ambiti dell’arte” e che hanno accompagnato

e sostenuto in questi anni la sua appassionata ricerca e la realizzazione delle

sue opere.

Accanto al talento e alla passione dell’artista è immediatamente percepibile

nel suo lavoro la sapienza artigianale acquisita negli anni della formazione

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Notte estiva

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di ricerca, secondo un’idea di ciclicità più che di progressione. Così, dopo

un avvio all’insegna dell’astrazione, una parte del suo lavoro negli anni

Novanta si è risolta in favore della figurazione e la pittura fortemente emotiva

di quel periodo ci appare come “una esplicita dichiarazione di stati d’

animo”, ottenuta con colori e forme espressive ed essenziali che irrompono

con violenza sulla superficie del quadro, raggiungendo esiti di una ricchezza

cromatica davvero sorprendente.

E questa forza cromatica ha caratterizzato le opere dell’artista anche

quando, in tempi più recenti, ha abbandonato la figurazione emancipandosi

nel contempo dalle influenze di tanta pittura astratta.

Oggi il suo segno grafico, frenetico e coinvolgente, che si è a lungo espresso

in sciabolate di colore, convoglia l’energia creativa in tessere colorate simili a

frammenti di caleidoscopio, che perdono le linee nette dei contorni per

espandersi sull’intera superficie del quadro oppure si organizzano nella

ripetizione modulare delle bande di legno dipinto, in un ordine rigoroso

imposto dall’artista al suo mondo poetico ed espressivo.

I suoi lavori scandagliano le possibilità non solo del segno, ma anche delle

infinite tonalità date dalla sovrapposizione dello stesso colore o da colori

diversi in una fitta texture che possiede una materialità visiva fatta di

addensamenti e rarefazioni.

La sua pittura si realizza attraverso la perizia artigianale nell’uso di materiali

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diversi come i cubetti di legno assemblati e dipinti, la carta di giornale, e

ancora il legno su cui interviene con la tecnica dell’intonaco creando

affascinanti strati di trama percettiva.

“Pittura concreta e non astratta, perché non c’è nulla di più concreto, di

più reale di una linea, di un colore, di un piano. Lo spirito ha raggiunto l’età

della maturità. Ha bisogno di mezzi chiari, intellettuali, per manifestarsi in

forma concreta” affermava Theo van Doesburg nel 1930, introducendo per la

prima volta il termine “concreto” a proposito dell’astrattismo. Questo

termine, poi ripreso nel 1936 da Max Bill, divenne, nel clima infuocato del

dopoguerra, convulso di schieramenti e dichiarazioni programmatiche, il

vessillo di quanti leggevano ancora nella parola “astratto” un qualche

compromesso con il dato naturale.

Di fronte ai lavori di Daniele tornano alla mente queste formulazioni teoriche e

si percepisce l’originalità di un operare artistico vicino alle esperienze dei

pittori riuniti da Lionello Venturi nel “Gruppo degli otto” alla XXVI Biennale

di Venezia del 1952 e la rivendicazione della continuità artistica di una

tradizione moderna in cui si intrecciano il percorso delle avanguardie

costruttiviste, Cézanne e il postcubismo, l’espressionismo, le ricerche post-

futuriste e quelle degli artisti firmatari del manifesto “Forma 1” del 1947,

fino a quelle di Piero Dorazio e di Franco Gentilini, a cui l’artista si rifà per la

scelta dei materiali nei suoi “intonaci”.

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Negli ultimi lavori di Cantoni, realizzati con l’assemblaggio di bande

orizzontali o verticali, dipinte con colori succosi e brillanti, si assiste all’

accumulo lento e progressivo della sostanza fisica della pittura, della materia

magmatica che esplode, si frantuma, si dissolve, si trasforma e si ricompone,

allontanandosi dalla realtà delle cose, per restituirci il ricordo di esse in puro

colore, traghettandoci al di là delle apparenze per mezzo della forza creatrice

che ci introduce nello spazio quieto dell’ordito modulare della sua arte che si

situa al di là della soglia della rappresentazione, nella libertà del suo spazio

articolato secondo una grammatica fatta di modulazioni cromatiche e viaggi

segnici, di pure metafore fenomeniche lontane da qualsiasi riferimento reale,

frutto di remote fantasie infantili, inseguite e recuperate nel corso di una

lunga ricerca artistica e da questa trasformate in esperienze cromatiche e

formali che si sostanziano nella sequenza spontanea delle tessere e dei

frammenti di un “romance sans paroles”, per dirla con Proust.

L’arte si fa teknè, immergendosi nella scala policroma e operando una

profonda erosione della pittura, utilizzando materie e tecniche diverse e

inusuali (il legno, l’intonaco).

Cantoni sottrae immagini all’esperienza oggettiva e ad ogni analogia

naturalistica fino a giungere ad un’impressione sintetica e fuggevole della

realtà ridotta all’essenzialità dei suoi elementi strutturali, la linea e il

colore, dissolti e confusi in pure vibrazioni ritmiche e luminose.

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Paure

Percorsi

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Si assiste allora all’addensarsi della materia in forme evocative piuttosto che

in simulacri della realtà, per giungere a creare un universo poetico scritto con

il colore. In un’operazione di sintesi e di riduzione estrema delle forme nello

spazio della coscienza, l’artista giunge alla pura illuminazione, all’

eliminazione di ogni orpello visivo, alla decantazione dell’emozione e arriva

al cuore delle cose, all’origine unica del visibile e dell’invisibile. L’arte

diviene pura esperienza spirituale che abbandonando l’esperienza visiva,

oltrepassando l’apparenza delle cose, rifiutando la rappresentazione,

conduce alla visione e a forme rivelatrici della verità ultima ed essenziale.

Resta il ricordo, l’eco lontana, i riferimenti alla realtà fenomenica ormai

sconvolta dal potere metamorfico del colore e della luce che divengono

elementi linguistici dotati di referenzialità propria e autonoma rispetto ai

valori esterni del reale.

L’oggetto si dissolve totalmente nello spazio e l’elemento cromatico si

frantuma nelle tessere di una vetrata. Cantoni adegua progressivamente i

propri mezzi espressivi all’ampliarsi della visione e ci introduce alla verità

ritrovata, al di là delle concrete manifestazioni dei fenomeni, nella fusione di

luce-colore-spazio-tempo, per mezzo di una mutazione linguistica che

rinuncia ai termini narrativi e alla logica interna al linguaggio figurativo.

La rappresentazione dello spazio è resa mediante la vibrazione della luce e

del colore di un inedito cromatismo ad alta temperatura emozionale. L’

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Autoritratto

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artista opera una sorprendente trasfigurazione immergendosi nell’abisso materico per giungere all’

astrazione lirica, passando attraverso la distruzione e rigenerazione del reale.

La peculiarità delle opere più recenti di Cantoni sta proprio in questa capacità di trasformare il

“colore” in “struttura”, nell’esaltare gli elementi percettivi e l’esperienza ottica come fonte di

sensazione e di conoscenza, affidando al colore il compito di costruire le forme con l’ausilio di materiali

“impropri” come il legno e l’intonaco, sui quali la luce esterna, direzionata sulle bande orizzontali e

verticali in rilievo, esalta la fisicità dell’opera, creando mutevoli e inedite articolazioni spaziali.

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1-A. Mingotti, Pittura e primitivismo in Daniele Cantoni, in: Cantoni, catalogo con testi di A. Mingotti e

L. Valdré, Faenza, Stampa Offset Ragazzini & C., 1996.

2-A. Mingotti, Pittura e primitivismo in Daniele Cantoni, op. cit.

3-T. van Doesburg, Scritti di arte e di architettura, Roma, Officina Edizioni, 1979.

4-L. Venturi, Otto pittori italiani, Roma, De Luca Editore, 1952.

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Daniele Cantoni

Opere dal 2003 al 2008

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Brezza

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Trilogia

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Incognito

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Profumi

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Evanescenze

(sopra particolare)

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Residui

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Caraibi

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Visoni

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Progresso

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Catarinfrangenti

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Africa

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Savana

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La Cattedrale

(sopra particolare)

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Nebbie

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Graffiti

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Equinozio

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Riflesso

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Aquiloni

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Vetrata

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Ricordo Azteco

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Turbolenze

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Autunno

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Primavera

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Colline

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Colline 2

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Vascello

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Aratura

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Agglomerato

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Chiocciole

(sopra particolare)

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Sagra

(sopra particolare

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Mercato

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Caleidoscopio

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Percorsi

(sopra particolare)

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Evaporazione

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Composizione n. 2

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Rilievi

(sopra particolare)

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Ciò che rimane

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Composizione n. 1

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Apparati

-Biografia

-Presentazioni in Lingua Inglese

di Antonella Imolesi Pozzi

e Antonello Rubini

-Stralci dell’itinerario critico

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Biografia

Daniele Cantoni nasce a Castel Bolognese (Ravenna) nel 1959.

Il suo interesse per la pittura emerge da bambino, fin dai primi anni di scuola.

Nel 1973 si iscrive all’Istituto d’Arte per la Ceramica di Faenza, dove

frequenta il Corso Speciale di Formatura per oltre un anno. In questo contesto

conosce lo scultore Angelo Biancini per il quale, all’interno dell’Istituto,

realizza degli stampi.

Nel medesimo periodo lavora presso la bottega “Gemi d’Arte” dove si

occupa della preparazione degli oggetti in argilla. Interrotta la collaborazione

con la bottega faentina si dedica per circa due anni alla scultura impiegando il

gesso.

Nel 1978, con alcuni amici fonda il Circolo Artistico Castellano del quale

diventa presidente. Il gruppo ottiene ospitalità nei grandi solai di Palazzo

Ginnasi. Tra gli ospiti che visitano lo studio c’è anche lo scultore Alberto

Mingotti con il quale stringe un’amicizia che tuttora perdura. Il Circolo

Artistico debutta nel medesimo anno nell’Auditorium comunale di Castel

Bolognese con una ampia collettiva; è questa un’epoca di particolare

fermento che durerà fino al 1984.

Nel 1978 conosce Alberto Gollini, giovane gallerista imolese, che accoglie nel

suo spazio, in maniera permanente, le opere di Cantoni. Sempre nel medesimo

anno a Sirmione conosce il pittore Felix dè Cavero che lo presenta al gallerista

Gianfranco Majorana il quale successivamente lo invita ad esporre alla galleria

San Michele di Brescia.

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lavoro in una personale a Castel Bolognese. Per alcuni anni si concentra sull’

attività in studio e riprende ad esporre a partire dal 1987. Dopo la mostra di

Castel Bolognese del 1987 interrompe l’attività espositiva per dedicarsi,

all’interno del proprio studio, alla ricerca pittorica. In questo periodo realizza

opere su tela e su tavola nelle quali continua ad affrontare i temi già

incontrati negli anni precedenti sviluppandone i presupposti. Negli ultimi

tempi recupera anche le originarie conoscenze scultoree che aggiunge alla sua

esperienza di pittore; su di una struttura volumetrica in legno,

preventivamente progettata, dipinge con intonaci e colori ad olio. Queste

opere sono per la prima volta messe in mostra nel 2006 nella Galleria

Comunale di Castel Bolognese.

Esposizioni

1978 Bottega d’Arte Gollini – Imola – (Personale)

1978 Galleria San Michele – Brescia – (Collettiva)

1979 Galleria d’Arte Alba – Ferrara – (Collettiva)

1980 Palazzo delle Manifestazioni a Salsomaggiore Terme – (Collettiva)

1980 Galleria d’Arte Alba – Ferrara – (Collettiva)

1987 Centro Culturale Polivalente – Castel Bolognese - Personale

1988 Galleria “Cidac” – Cervia – (Collettiva)

1988 Padiglione delle Terme di Riolo Terme (Ra) - (Personale)

1989 Galleria Centro Storico – Firenze – (Collettiva)

1989 Centro Culturale Polivalente – Castel Bolognese – ( Personale )

1989 Centro Culturale Polivalente – Castel Bolognese – (Collettiva)

1990 Galleria “Cidac” – Cervia – (Collettiva)

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Biography

Daniele Cantoni was born in Castel Bolognese (Ravenna) in 1959.He has been

interested in painting since childhood and his first school years. In 1973 he

joined the Ceramics Art Institute in Faenza, where he followed the Special

Course in Moulding for over a year. Here he met the sculptor Angelo Biancini,

for whom he worked out some moulds in the Institute.

During the same period Cantoni worked for the “Gemi d’Arte” Workshop

where he was responsible for the clay objects. After his collaboration with the

Workshop in Faenza he devoted himself to sculpture with plaster.

In 1978 with some friends he founded the “Circolo Artistico Castellano”, of

which he became the President. The group displayed in the large rooms of

Palazzo Ginnasi. Among the visitors who came to the studio there was also the

sculptor Alberto Mingotti, who is still Cantoni’s friend. In the same year the

“Circolo Artistico” gave their first group exhibition in the Town Auditorium

of Castel Bolognese. This was a period of intense commitment which was to

last until 1984. In 1978 Cantoni met Alberto Gollini, a young art gallery

manager in Imola, who displayed his exhibits permanently. In the same year in

Sirmione he met the painter Felix dè Cavero who introduced him to the art

gallery manager Gianfranco Majorana, who in turn invited him to exhibit his

works in the San Michele Gallery in Brescia.In 1979 he took part in a group

exhibition in the Alba Modern Art Gallery in Ferrara, where he received the

prize “Originality and Validity 1979”. In 1980 he took part in an important

exhibition in Salsomaggiore Terme (Parma) called “Contemporary European

Artists”. In the same year he joined another group exhibition for the

“Serenissima Accademia della Signoria” in Firenze where he was awarded

the “Golden Lion”.

Page 107: Daniele Cantoni

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Exhibition

1978 Bottega d’Arte Gollini – Imola – ( Solo Exhibition )

1978 Galleria San Michele – Brescia – ( Group Exhibition )

1979 Galleria d’Arte Alba – Ferrara – ( Group Exhibition )

1980 Palazzo delle Manifestazioni a Salsomaggiore Terme ( Group Exhibition )

1980 Galleria d’Arte Alba – Ferrara – ( Group Exhibition )

1987 Centro Culturale Polivalente – Castel Bolognese - ( Solo Exhibition )

1988 Galleria “Cidac” – Cervia – ( Group Exhibition )

1988 Padiglione delle Terme di Riolo Terme (Ra) - ( Solo Exhibition )

1989 Galleria Centro Storico – Firenze – ( Group Exhibition )

1989 Centro Culturale Polivalente – Castel Bolognese – ( Solo Exhibition )

1989 Centro Culturale Polivalente – Castel Bolognese – ( Group Exhibition )

1990 Galleria “Cidac” – Cervia – ( Group Exhibition )

1990 Galleria Comunale di Castel Bolognese (Ra) - ( Solo Exhibition )

1992 Galleria “Cidac” – Cervia – ( Group Exhibition )

1992 Artexpo Convention Center – Los Angeles

1993 Artexpo Jacob Javits Convention Center – New York

1995 Galleria Malatestiana – Rimini - ( Solo Exhibition )

1995 Galleria Malatestiana – Rimini – ( Group Exhibition )

1995 Chiesa San Giovanni di Riolo Terme (Ra) - ( Solo Exhibition )

1996 Galleria Risorgimento – Imola - ( Solo Exhibition )

1996 Galleria Comunale di Castel Bolognese (Ra) - ( Solo Exhibition )

2006 Galleria Comunale di Castel Bolognese (Ra) - ( Solo Exhibition )

Page 108: Daniele Cantoni

108

The progress of a really authentic artist

Antonello Rubini

In his recent book on Gino Marotta, Maurizio Calvesi states in the Forward, giving reasons for the lines of his essay: “My teacher Lionello Venturi urged

us, obviously about the studies he commissioned on the 16th and the 17th

centuries, to provide detailed references to other people’s writings when

expressing our opinions on any subject”. I think this is an appropriate

method we can adopt also for an artist like Daniele Cantoni, who does not

have a long list of critical reviews. And I will adopt it, trying to work out the

phases of his career, through biographical references and the artist’s words.

“I have always loved colours, since I was a child, when I enjoyed painting

anything in my hands, sometimes with the adults’ disapproval. A pastel was

enough for me….it was enchanting to see how many shapes could come alive

in a whirl of colours”. This is how Cantoni begins the story of his life as an

artist. Later, his gift found the right way into the Ceramics Art Institute in

Faenza, a town which is well-known all over the world for its majolica. Here he

met a master of sculpture, Angelo Biancini, for whom he made some moulds.

This experience led hom to carry out some plaster sculptures, and after a few

years he devoted himself to “an experimental technique in painting with

natural colours, earths and impastos prepared by myself”.

Page 109: Daniele Cantoni

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At the age of

1 9

Page 110: Daniele Cantoni

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something special occurred in his artistic life. “During a visit to the small

town of Sirmione, the painting exhibition “I Decalage” caught my curiosity

and here I had the opportunity to meet Felix dé Cavero, an artist whose

paintings have a tension and emotional suggestions which lead to an

authentic “light bath” of primary colours. Getting to know him drove me to

deepen my artistic experience”. “I Decalage”, for those who do not know,

is the name of a group founded in the early 50s, among whose members are

Attilio Aloisi, Nando Girardi and Felix dé Cavero. These artists, following the

“Arts and Crafts”, produced works that, to say that like Raffaele De Grada

did, are detatched from their subjective problems, resuming the experience

of the

medieval artistic craftsmanship. the purpose of the “workshop”.” Cantoni

was interested not only in applied arts but especially in the pointillist

language of the group.

Thanks to this experience he started to develop his identity as an artist,

reaching a second Futurism, as his painting Ritratto (1979) witnesses: “ In the

early 80s I was interested in the materials (mortar, plaster, fresco); these old

techniques are still part of my work, but with modern applications, as I was

deeply influenced by the works with plaster effects of Franco Gentilini”.

“In 1983 I took up figurative and landscape painting (anatomy, lights,

shadows and shades); it was an experience which would be useful for my

interpretative synthesis of colours.”

This phase is rich in criticism. In Cantoni’s works one can find the real and the

dream, history and myth, the social world and the individual, past and present.

such as in Amore Informatico, 2000, with its technology made up of letters

and geometrical codes.

Moreover, Cantoni gives life to the complex anxiety of our times through his

existential imagery, without any accusations or gloomy pessimism, but in a

purely formal chromatic vision.

He alternates pictorial to photographic works, pointing out the importance of

light and colour, every now and then reaching decoration, like in Mio Padre, 1996 and La Famiglia, 1997.

At a certain point Cantoni left the human figure and started painting the

atmospheres of nature, portions of landscapes, midway between

impressionism and espressionism, such as Notte Estiva, 2002. Yet, his mature

abstractionism is more reminiscent of Klee than Kandinskij, because it subtly

Page 111: Daniele Cantoni

111

And here are my “decompositions”, which create rhythmic illusions,

making the viewer’s eyes wander about the whole without perceiving the

details”. Yes, wandering about the whole, letting oneself go through

meandering itineraries of lines, colours and soft shades, which move the soul

lirically. But his poetry does not need explaining. In order to enjoy it one

simply has to listen to it and open their souls to the pleasant fragrance it

exhales.

His authentic imagination fulfils itself in this fine, skillful kind of painting,

which is never imprecise or superficial, but always intense, perceptive and

incisive. Fine, I said, because his works are aesthetically refined, pleasant and

at the same time there is a drive which is a quality that all works of art should

have. These days when the non-aesthetic, even the vulgar is fashionable,

Cantoni’s works look unusual and, I would say, bold. But he knows.

Page 112: Daniele Cantoni

112

evokes reality, and most of his titles prove that: Africa, Savana, Autunno, Aratura, etc. The artist explains the meaning of such works: “They are a

chromatic synthesis of what is left of my memories of places, seasons and

human changes, sounds, emotions, feelings...everything colourful”. These

works are often split up into vertical and horizontal volumetric portions,

equally spaced out. His purpose is to work tridimensionally. Mingotti wrote:

“Recently he has taken back his experience in sculpture and used it in

painting”. His choice is sometimes playful, as he said: “I change my works

like puzzle pieces, which you can put in or take out as in a game, the game of

life.

Daniele Cantoni’s structures of light

Antonella Imolesi

Pozzi

It is a long time since 1978, when a group of youngsters, mostly self-taught,

met on the top floor of Palazzo Ginnasi in Castel Bolognese, to discuss about

painting and “making” art in a different way.

Daniele Cantoni was among them and for his determination and artistic

vocation he became the most active member until 1984.

Daniele was driven onto the paths of painting by an urge and passion which

“are the expression of powerful artistic wishes”1, as his friend sculptor

Alberto Mingotti said. This vocation has supported his enthusiastic research

and the realization of his works.

Besides this artist’s talent and dedication, in his works you can immediately

notice the craft acquired during his studies at the Ceramics Art Institute in

Faenza, and the importance of meeting the artists who he recognizes as

teachers and who inspired him most: Angelo Biancini, Felix dè Cavero and

Germano Sartelli.Since the 70s Cantoni’s development can be seen in terms

of cycles rather than linear progression, because his works clearly suggest

future developments and further stages of research.

After starting from abstractionism, part of his works in the 90s tended toward

Page 113: Daniele Cantoni

113

figurative painting. The deeply emotional paintings of that period look like

“an artistic declaration of states of mind”2, obtained with colors and

essential expressive forms, which violently break into the surface of the

painting, reaching surprising chromatic effects.Even when he left figurative

and abstract painting, his works were characterized by a special chromatic

strength.

Today his graphic sign conveys his creative energy in colorful pieces similar to

kaleidoscopic fragments deprived of their precise contours and expanding on

the whole surface of the painting, or arranging themselves in the repetition

of

painted wooden bars, which strictly order the artist’s poetic expressive

world.

His works explore the opportunities of endless shades overlapping in a

material texture made up of visual densities and rarefactions.

His painting comes out of a skillful use of different materials such as

assembled wooden cubes, newspaper sheets and plaster.

“Concrete” and not abstract painting, because there is nothing more

concrete than a line, a color, a surface. The spirit has reached the age of

maturity. It needs clear intellectual means to manifest itself concretely”,

claimed Theo van Doesburg in 19303, introducing the term “concrete” for

the first time in relation to abstractism.

In the turbulent after-war years, this term, later used again by Max Bill in 1936,

became the landmark for those who considered the word “abstract” as a

compromise with the natural world. This concept comes back to your mind

when you look at Daniele’s works and perceive the originality of the

materials he uses in his “plasters”.

In his latest works, made by assembling brightly colored bars horizontally and

vertically, the reality of experience is dissolved and transformed until its

memory can be brought back by the sheer color and physical substance of

painting itself.

His language of colors and signs is far from reality, the legacy of childhood

fantasies slowly recreated through artistic research into a peaceful sequence

Page 114: Daniele Cantoni

114

of fragments, into a “romance sans paroles”, to put it in Proust’s terms.

Art becomes tekné by exploiting all hues of color and unusual materials and

techniques (wood, plaster). It gives back a concise fleeting impression of

reality reduced to its essential structural elements, namely lines and colors,

melted and merged into bright colorful rhythms.

His evocative poetic world is a condensation of emotions free from all

unnecessary visual details and reveals a spiritual experience which gets into

the

truths of things. The experience is contemplated and purified and finally

broken into the colorful pieces of a stained glass window.

Cantoni’s painting gives up the logical rules of figurative language in favor

of an unconstrained representation of distilled light, color, space and time.

The originality of Cantoni’s latest works lies in his ability to transform

“colors” into “structures”, in heightening perceptive elements into a

source of knowledge. His use of colors and new materials such as wood and

plaster, as well as horizontal and vertical bars in relief, poetically recreate the

concreteness of his original past experience, and re-arrange it into new

imaginative artistic shapes.

Page 115: Daniele Cantoni

115

Page 116: Daniele Cantoni

116

Stralci dell’itinerario critico

Gianfranco Majorana (Dizionario degli Artisti Europei Contemporanei,1980)

Pittore e scultore. Carica di elementi simbolici e metaforici, la sua pittura si

offre sempre come discorso teso alla comunicazione di significati inerenti i

problemi esistenziali dell’uomo e le giustificazioni delle sue scelte di vita. La

metafora o il simbolo non sfiorano mai però i confini dell’esplicita allegoria.

Gli elementi della composizione, i personaggi, sono già infatti entità che

assumono in sé un significato di testimonianza di una condizione o di una

problematica. In questo senso la rappresentazione, mantenendo elementi

reali e metafisici insieme a specchio della commistione di esplicito ed

enigmatico della realtà, vede ancor più rafforzato il suo contenuto di lucida

verità.

Alberto Mingotti, Daniele Cantoni originalità e passione (in La Torre, novembre

1987)

[ … ]La Romagna è un territorio in qui sussistono culture in forte

contraddizione tra loro: civiltà contadina e quella industriale, sapere popolare

ed esperienze legate ad esigenze di ordine diverso.

Cantoni, con la sua pittura, mi sembra che rifletta un colloquio con i linguaggi

che abitano questa realtà, di conseguenza nella sua opera sono avvertibili

quelle contraddizioni primarie che esistono tra le lingue. Per questo nella sua

pittura qualcosa parla per interferenze. In una sorta di ambivalenza stilistica

Page 117: Daniele Cantoni

117

nei dipinti di Cantoni sono riconoscibili primitivismo e decorativismo

intrecciati ed aggrovigliati in molteplici segni. In lui disegno e pittura si

incontrano per fondersi in una unica forma espressiva. E il quadro diviene il

luogo dove si svolge l’azione e in cui, in modo indisciplinato, viene messa a

fuoco un’immagine fatta di tratti e sbavature dai vivaci timbri cromatici.

Con un’arte intrisa nel colore e nel gesto Cantoni si propone con immagini

bizzarre il cui dato che maggiormente mi colpisce è la disinvoltura e la

velocità con cui sono costruite.

velocità con cui sono costruite.

Mario Domenico Storari (Arte Oggi, Cidac Editore – Cervia, 1988)

La tematica di Daniele Cantoni scava nel vivere della nostra vita attuale ed è

incentrata sulla condizione dell’uomo moderno con un contenuto

sostanzialmente realistico situato in una posizione dialettica che gli permette

di adottare le opposte esigenze in una visione unitaria, ricca di tensione.

Daniele Cantoni, pittore che prosegue con coerenza stilistica le sue idee,

interviene nei suoi elaborati con la fantasia per creare delle compenetrazioni

iridescenti, per dare spazio ad un’ombra, per variare una composizione

portando il rapporto spazio-luce alle più sottili e nascoste vibrazioni in

rapporti cromatici e superfici tese che proiettano una conclusione lirico-

simbolica.

Licinio Boarini, Daniele Cantoni (Arte Oggi, Cidac Editore – Cervia, 1990)

La vicenda pittorica di Daniele Cantoni, dopo essere passata attraverso vivide

ricerche tra gli slarghi di un colore trafitto da incandescenti luminescenze e

sempre sul filo di una appassionata indagine tra le problematiche esistenziali,

e tuttora impegnata in simile indirizzo estensivo con l’aggiunta tuttavia di

una tensione quasi spasmodica provocata dall’assidua e perenne analisi

nello spazio dei sentimenti, delle ansie e delle attese.

La nota di fondo si è tuttavia affinata ancor più in virtù di una cesellata e

preziosa linea anatomica, accurata nei particolari, plastica nei dettagli e nei

riverberi formali, elegante nelle espressioni di movimento, vibratile nei

Page 118: Daniele Cantoni

118

rimandi chiaroscurali, partecipata e presente nei ruoli espressivi, sempre con

quella trepida ed appassionata misura nell’esplodere del turbinio delle ansie

e delle proposte.

Indubbiamente simile impostazione si estrinseca sempre in uno specifico

evidenziarsi dei ruoli e in un prorompere di un’evidenza etica di notevole

spinta allusiva sia che le proposte del Cantoni si inseriscono nella dialettica

degli affetti e delle passioni, sia che si proiettino tra le spire del fabulistico e

del mito, sia infine che recepiscono le loro scaturigini compositive tra le

lacerazioni di un trasmigrare vitale e la rigida fissità di una conclusione

fatale.

Ed è appunto a tale indirizzo che la linea tematica si esprime con una fluidità

descrittiva e con una doviziosa e cesellata estensione gergale che raggiunge la

possanza di un’inchiesta vissuta, condivisa, sentita, e mirata nell’

ininterrotto affollarsi del magma vitale con le sue più svariate vicissitudini ed

esplode in virtù dell’impegno tonale stirato fino alle più estreme tensioni

del colore, trafitte nei suoi ruoli più segreti e lucenti.

La disponibilità delle mistioni impegnate con il cesello di raffinate, delicate

sensuali diluizioni estensive, con l’assiemarsi quasi divisionistico di cellule

fosforescenti, con una meteorica pioggia di scintilli corposi e radenti, giunti da

infiniti lontani, coopera, in questo turbinale vitale, a fare emergere le voci che

sottendono gli arcani messaggi che si infiltrano tra le immagini ognora

accurate e quasi indomate tra i segni e le posture di un continuo avvicendarsi

di fremiti , di palpiti, di brame e di confronti e pure di dialoghi avvolti sovente

da un mistero e da inconsce ed enigmatiche risposte e ogni volta con il preciso

e trattenuto espandersi di un misurato e vissuto racconto.

La simbiosi così diligente ed accurata tra forma e colore in costante e sinuosa

armonia, conduce quelle intenzioni di lettura che gravitano tra le figurazioni

del pittore e facilitano con scorrevole dinamica quella comprensione delle voci

che risuonano tra le svariate posizioni compositive offrendo agevolmente una

risposta comprensibile, precisa, esaltante, coinvolgente ad ogni spinta

dialogica, ad ogni riflesso comportamentale a tutte le considerazioni in causa.

Ivo Gigli, Daniele Cantoni (Praxis, 1997.)

Un simbolismo diffuso che trae i suoi soggetti umani da un lascito ricco di

Page 119: Daniele Cantoni

119

passato e tradizione classica, ma insieme intelaiato in una modernità che

traspare insopprimibile, il lavoro estetico di Daniele Cantoni, artista

romagnolo che ora ne fa un consuntivo nel corso del corrente 1996.

La conoscenza del corpo umano, che si evince dalle sue opere, ci dice quanto

Cantoni abbia fatto tesoro dei suoi studi e delle sue ricerche personali e le

membrature dei personaggi emblematici in quadri di grandi dimensioni

testimoniano dell’ accurato lavoro mimetico che è stato alla base delle

suc

successive creazioni fantastiche o etiche: in folti gruppi di umanità dolente

( come l’impegnativo L’indifferenza ) vi si legge in trasparenza la

conoscenza che l’autore ha ( ed ha amato ) dei grandi rinascimentali, un

michelangiolismo contemporaneo calato nelle nervature delle figure e nelle

sintassi drammatiche dei gruppi, icone sofferenti del nostro tempo.

Dunque, un interesse per la contemporaneità, per i problemi esistenziali della

nostra storia, ma anche per ciò che di speranza v’è in essa, come i motivi

ritmici di corporeità e della natura che balenano lasciano intuire, rinsanguato

esteticamente de un gusto classico e dal talento.

Ma la lettura di Cantoni ci dice pure quanto sia stato impressionato da

drammatici maestri della modernità, come il Kokoschka de La sposa del vento

o dal Dalì nelle figure ignude e simmetricamente volanti come anime

appassionate ( L’attrazione) o da un de Chavannes nel gotico longilineo dei

suoi personaggi evocatori di parabole o di miti.

In lui notiamo il gusto per il ritmo tout-court, un ritmo decorativo molto

gradevole che sa allineare sagome leggiadre, una accanto all’altra, in

contesti floreali naturalistici; il ritmo delle carte da gioco fortemente

ingrandite, divenute quadri; il ritmo dei covoni del grano nei campi assolati

apparentemente causali, ma con una loro ragnatela descrittiva armonica. [… ]

Elio Succi

Con Daniele Cantoni la figura è pienamente rivalutata, diviene protagonista

che esprime con efficacia inusitata i suoi moti interiori, la sua visione –

Page 120: Daniele Cantoni

120

non costituisse nessun limite alla visione. E l’aria non può esistere negli

orizzonti dell’anima, dove vivono e sono concretamente presenti fantasmi

quasi scultorei. La pittura ha il vigore infinito del silenzio. In esso la sofferenza

ha le sillabe dell’assoluto. Oppure la luce è bellezza, anche speranza, anche

mistero. Ora la bilancia pende verso il baleno di una crocefissione

potentemente intesa, che galleggia sul nero della notte e culmina in uno

squarcio di azzurro, in un fremito di bianco, ora pende verso la carnalità

beffarda e demoniaca, che ci conquista e danna.

Il colore sempre così filtrato nella concentrazione, il segno sempre così

incisivo, costituiscono un linguaggio in arte che non si può confondere, che si

riconosce con estrema felicità anche se la produzione è varia. In essa la

figura umana prevale, ma ricorrono altresì le nature morte, gli interni, i

paesaggi alberati.

Lido Valdrè

Il quadro di Cantoni è dominato dalla dimensione dei corpi. Corpi di adulti e

di bambini un po’ appiattiti verso la terra quasi a raccoglierne il vigore. E’

una dimensione forte, gridata, urlata, da cui sprigiona una sorta di turbamento

che precede ogni tentativo di giudizio critico – secondo quel che è giusto

accada nelle arti figurative: prima la visione, e poi la lettura. Quei tre

personaggi, per esempio, del suo quadro più bello, trasmettono una forza

che si risolve in pura emozione sensibile. E’ così che si realizza la categoria

della visione, il tentativo del pittore di mostrare la sua immagine di un pezzo

di mondo. A questo punto il promeneur ha a disposizione solo le prime due

Page 121: Daniele Cantoni

121

valutazione dell’esistere, la sua struggente voglia di luce. Il linguaggio

cromatico, pur essendo del tutto nuovo, sa subito e completamente

coinvolgere. I colori spaziano in uno spartito dai significati alti, le membra

umane si affermano nella pienezza della luce, la muscolatura è tesa, ha la

decisione della forza. Quella della bellezza e del pensiero. Ci sono brividi

cromatici nei suoi quadri, bagliori diffusi, energie magnetiche intorno ai corpi.

Rimbalzi e percorsi di luce nutrono la perfezione della purezza, come se l’

aria

forse paura della violenza di quei corpi che altrimenti emergerebbero dalla

tela solidi come rocce? Vuole smembrarli ricordandoci, in una specie di

metafisica delle particelle elementari, che l’autentica realtà della materia è

fatta di corpuscoli, che l’energia è nascosta dentro quei punti e che basta un

nulla per farla esplodere e distruggere tutto? Oppure vuole predisporre

davanti allo sguardo di chi guarda il quadro il materiale informe per

completare l’immagine, nella convinzione che non esista un quadro finito e

che spetti al fruitore assumerne la responsabilità, organizzando a proprio

piacere “proposte” di segni piuttosto che segni ordinati secondo in senso

comune?

Il quadro di Cantoni si muove lungo i due assi di visione e lettura, fra

ingenuità e finezze, aggressività e pentimenti, ritrosie e concessioni. Vi

appaiono un solido possesso delle abilità strumentali e la costante ricerca di

un equilibrio non banale.

Page 122: Daniele Cantoni

122

parole magiche della visione artistica: “bello”, oppure “brutto”, che escludono l’indifferenza. E

questo è già un successo.

Ma poi il pittore riveste i corpi di stoffa arlecchinata e immerge questa energia originaria dentro una massa

di punti e di apostrofi che si impossessano del quadro fino ad invaderne i margini e la stessa cornice – lui

stesso squadra la tela con un segno deciso prefissarne i limiti e poi violarli in modo frenetico, invaso da

quel turbinio di atomi e molecole. E la visione non basta più. Il visitatore è condotto alla lettura, vuol

capire “che cosa significa”. Il pittore ha

Page 123: Daniele Cantoni

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Indice delle opere

Page 124: Daniele Cantoni

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Attrazione Olio su tela Cm. 120 x 120 1995

Amore informatico Olio su tela Cm . 100 x 100 2000

Studente Olio su tela Cm. 100 x 100 1995

Il cerchio Olio su tela Cm. 150 x 100 1992

La famiglia Olio su tela Cm. 120 x 100 1997

Paesaggio Olio su legno Cm. 45 x 29 2002

Pioppi Olio su tela Cm. 60 x 70 2000

Mio padre Olio su legno Cm. 130 x 75 1996

Dedicato Olio su tela Cm. 50 x 50 2002

Steccato Olio su tela Cm. 70 x 70 2000

Fauni Olio su tela Cm. 100 x 100 2000

Inerzia Olio su tela Cm. 120 x 100 1996

Notte estiva Olio su tela Cm. 70 x 70 2002

Paure Olio su tela Cm. 120 x 70 1997

Percorsi Olio su tela Cm. 35 x 45 1997

Autoritratto Olio su tela Cm. 100 x 70 1990

Brezza Olio su legno Cm. 78 x 72 2006

Trilogia Olio su legno Cm. 61 x 96 2006

Incognito Olio- intonaco su legno Cm. 61 x 96 2006

Profumi Olio-intonaco su legno Cm. 52 x 106 2006

Evanescenze Oilo-intonaco su legno Cm. 87 x 70 2006

Residui Olio-intonaco su legno Cm. 55 x 40 2004

Caraibi Olio-intonaco su legno Cm. 102 x 51 2003

Visioni Olio-intonaco su legno Cm. 49 x 52 2004

Progresso Olio-intonaco su legno Cm. 56 x 44 2004

Catarinfrangenti Olio-intonaco su legno Cm. 93 x 44 2004

Africa Olio-intonaco su legno Cm. 87 x 100 2004

Page 125: Daniele Cantoni

125

Savana Olio-intonaco su legno Cm. 106 x 53 2004

La Cattedrale Olio-intonaco su legno Cm. 98 x 87 2007

Nebbie Olio-intonaco su legno Cm. 85 x 103 2007

Graffiti Olio-intonaco su legno Cm. 70 x 85 2005

Equinozio Olio-intonaco su legno Cm. 44 x 51 2006

Riflesso Olio-intonaco su legno Cm. 110 x 105 2005

Aquiloni Olio-intonaco su legno Cm. 70 x 54 2007

Vetrata Olio-intonaco su legno Cm. 64 x 61 2005

Ricordo Azteco Olio-intonaco su legno Cm. 61 x 52 2004

Turbolenze Olio-intonaco su legno Cm. 50 x 44 2006

Autunno Olio-intonaco su legno Cm. 107 x 81 2007

Primavera Olio-intonaco su legno Cm. 102 x 70 2006

Colline Olio-intonaco su legno Cm. 59 x 62 2007

Colline 2 Olio-intonaco su legno Cm. 87 x 87 2007

Vascello Olio-intonaco su legno Cm. 62 x 87 2005

Aratura Olio-intonaco su legno Cm. 106 x 59 2005

Agglomerato Olio-intonaco su legno Cm. 107 x 69 2004

Chiocciole Olio-intonaco su legno Cm. 89 x 52 2004

Sagra Olio-intonaco su legno Cm. 85 x 70 2008

Mercato Olio-intonaco su legno Cm. 61 x 103 2007

Caleidoscopio Olio-intonaco su legno Cm. 104 x 104 2008

Percorsi Olio-intonaco su legno Cm. 62 x 40 2006

Evaporazione Olio-intonaco su legno Cm. 52 x 88 2007

Composizione n. 2 Olio-intonaco su legno Cm. 56 x 32 2007

Rilievi Olio-intonaco su legno Cm. 50 x 40 2008

Ciò che rimane Olio-intonaco su legno Cm. 43 x 67 2006

Composizione n. 1 Olio-intonaco su legno Cm. 51 x 41 2007

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