daniele franco - l'economia e la politica economica in italia
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L'intervento di Daniele Franco, capo del Servizio Studi di struttura economica e finanziaria della Banca d'Italia, in occasione della presentazione del Rapporto "L'economia del Veneto nel 2009" presso Fondazione CUOA, venerdì 18 giugno 2010TRANSCRIPT
CUOA
Vicenza - 18 giugno 2010
Daniele Franco
L’economia e la politica economica in Italia
Una recessione violenta, una ripresa lenta
Il commercio mondiale è crollato tra 2008 e 2009, èin ripresa da un anno (soprattutto in Asia)
Commercio internazionale di beni (variazioni percentuali; in quantità)
2008 2009 2008 2009-40
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-30
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20
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UE Nord America Asia (paesi avanzati) Asia (paesi emergenti)
Esportazioni Importazioni
La produzione industriale in Europa: in lenta ripresa dopo il crollo
Produzione industriale nei maggiori paesi dell’area dell’euro(medie mobili dei 3 mesi terminanti nel mese di riferimento)
201020082007200620052004200320022001 200980
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Italia Germania Francia
Spagna Area dell'euro (2)
Aumento del debito pubblico e crisi degli stati sovrani
I disavanzi di bilancio sono aumentati molto
Indebitamento netto dell'amministrazione pubblica(dati in percentuale del PIL)
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2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Stati Uniti Regno Unito Canada
Area dell'euro Giappone
Il debito pubblico aumenta ovunque
Debito lordo dell'amministrazione pubblica (dati in percentuale del PIL)
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2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011150
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Stati Uniti Regno UnitoCanada Area dell'euroGiappone (scala dx)
Un mondo difficile per chi non è (o non sembra) molto “solido”(differenziali di rendimento a dieci anni rispetto alla Germania - punti base)
2008 2009 2010-40
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520
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Germania Francia Grecia Italia Irlanda Spagna Portogallo
* Valori aggiornati al 31/05/2010
Francia
Spagna
Italia
Germania
Irlanda
Grecia
Portogallo
Tensioni sui titoli di Stato di alcuni paesi europei: l’appartenenza all’euro offre tempo, ma non evita le crisi
L’imponente creazione di debito pubblico ha improvvisamente accresciuto il premio di rischio di alcuni stati: al sollievo per la catastrofe evitata è subentrata nei mercati finanziari l’ansia improvvisa per la sostenibilità di debiti pubblici crescenti
La Grecia è il caso limite: deficit e debito elevati, conti pubblici non trasparenti, alto disavanzo della bilancia dei pagamenti, debole struttura industriale, dinamiche salariali insostenibili crisi fiscale che le autorità greche tardavano a percepire
Le tensioni coinvolgono anche paesi che non avevano grandi squilibri nei conti pubblici (Irlanda e Spagna). Rilevano gli squilibri macroeconomici (espansione del settore immobiliare) e la perdita di competitività (Portogallo)
nell’Unione monetaria stagnazione, disoccupazione e, alla lunga, tensioni nel bilanciopubblico sono l’inevitabile conseguenza della perdita di competitività
La reazione europea: di grandi proporzioni, soluzioni nuove e inattese
Timore che la crisi dello Stato greco si traducesse in un collasso del suo sistema bancario. Timori per le banche di altri paesi più esposte verso controparti greche. Il rischio diveniva sistemico: la liquidità interbancaria si inaridiva
La BCE riteneva che la stabilità del sistema finanziario fosse a rischio: accettava collaterale con rating basso; riattivava l’offerta illimitata di liquidità nelle operazioni di rifinanziamento; acquistava titoli per ripristinare mercati divenuti illiquidi
L’UE stanziava 110 miliardi per finanziamenti alla Grecia; predisponeva uno schema di assistenza ai debitori sovrani dell’area in caso di crisi di liquidità, fino a 750 miliardi (con il FMI). I paesi beneficiari dovranno predisporre programmi di risanamento sottoposti a verifiche periodiche
L’Italia
Un’economia in recessione
Nel biennio 2008-09 il PIL è sceso di 6 punti e mezzo (quasi metà della crescita dei 10 anni precedenti). Il reddito reale delle famiglie è sceso del 3,4%, i consumi del 2,5%. Le esportazioni sono cadute del 22%, gli investimenti del 16%
I fallimenti d’impresa sono stati 9.400 nel 2009, un quarto in più rispetto all’anno precedente. Stanno soffrendo soprattutto le imprese più piccole, spesso dipendenti da rapporti di subfornitura
Le aziende che avevano avviato processi di ristrutturazione prima della crisi hanno retto meglio l’urto; oggi presentano le prospettive migliori; anche le imprese che hanno investito in ricerca e sviluppo sopportano meglio la crisi
Una politica economica cauta, una ripresa graduale
La politica economica ha limitato il danno per circa due punti di PIL: un punto la politica monetaria, un punto la politica di bilancio. L’estensione degli ammortizzatori sociali ha attenuato i costi della crisi
La crescita del disavanzo pubblico è risultata inferiore a quella delle altre principali economie avanzate. La solidità del nostro sistema bancario, che non ha richiesto interventi pubblici significativi, ha aiutato
All’inizio di quest’anno si stimava che l’economia italiana sarebbe tornata a crescere. Nel 1° trimestre il PIL aumentava dello 0,5% sul trim precedente; miglioravano le aspettative delle imprese (soprattutto le esportatrici); la fase di decumulo delle scorte sembrava essersi esaurita
Si anticipa la manovra per ridurre il disavanzo
L’esplodere della crisi greca potrebbe cambiare il quadro di riferimento. Vari governi europei hanno preso misure dirette al rientro del disavanzo.
Il Governo italiano ha anticipato la definizione delle misure correttive per il biennio 2011-12: mirano a ridurre il disavanzo di 24,9 miliardi nel 2012; riguardano le principali voci di spesa e la lotta all’evasione fiscale
La manovra riduce la crescita, ma è necessaria. Rischi: i tagli alla finanza decentrata, il recupero di evasione, le ipotesi macroeconomiche
La manovra mira a portare la crescita della spesa primaria corrente al di sotto dell’1% annuo nel biennio 2011-12. Negli ultimi 10 anni è cresciuta in media del 4,6% l’anno. È necessario un attento scrutinio degli effetti della manovra per garantire il conseguimento degli obiettivi.
Ma siamo lontani dalle condizioni della Grecia
2009 (% del PIL)
Italia Grecia
Indebitamento netto 5,3% 13,6%
Disavanzo primario 0,6% 8,5%
Aumento spesa age-related 2010-60 1,6% 10,8%
La ricchezza accumulata dalle famiglie è pari, al netto dei debiti, a quasi 2 volte il PIL nella sola componente finanziaria, a circa 5 volte e mezzo includendo le proprietà immobiliari, livelli fra i più alti nell’area dell’euro.
I debiti delle famiglie sono fra i più bassi dell’area, quelli delle imprese sono inferiori alla media
L’Italia: il mercato del lavoro
L’occupazione scende, soprattutto nel Mezzogiorno(Numeri indice; 2004=100)
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2004 2005 2006 2007 2008 2009Nord Ovest Nord Est Centro Sud e Isole
Occupazione e disoccupazione: i giovani soffrono di più
Tasso di disoccupazione
0
5
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2007 2008 2009
Tasso di occupazione
5859606162636465 20-34
35-64
L’Italia: la finanza pubblica
Il rapporto debito/PIL torna ai livelli dei primi anni ‘90
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'90 '91 '92 '93 '94 '95 '96 '97 '98 '99 '00 '01 '02 '03 '04 '05 '06 '07 '08 '09 '10 '11 '1295
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Debito Amministrazioni pubbliche Previsione RUEF (05/2010)
Ma la differenza tra le aliquote è ancora maggiore: il cuneo fiscale sul lavoro è di circa 5 punti superiore alla media degli altri paesi dell’area dell’euro, il prelievo sui redditi da lavoro più bassi e quello sulle imprese, includendo l’Irap, sono più elevati di 6 punti. Influisce la diffusione dell’evasione
La pressione fiscale italiana supera di oltre 2 punti la media dell’area e quella della Germania
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'99 '00 '01 '02 '03 '04 '05 '06 '07 '08 '09 '1030
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Italy France Germany Spain Euro area excluding Itlay
La spesa primaria corrente è sui massimi storici: come ridurla?
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'99 '00 '01 '02 '03 '04 '05 '06 '07 '08 '09 '1030
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Italy France Germany Spain Euro area excluding Itlay
Due obiettivi per la politica economica: riequilibrio dei conti e crescita
La competitività: abbiamo perso terreno rispetto a Germania e Francia
Indicatori di competitività e tasso di cambio effettivo reale dell’euro basati sui prezzi alla produzione dei manufatti (indici: 1999=100) Un aumento segnala una perdita di competitività.
1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 200985
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120ItaliaGermaniaFranciaSpagnatasso di cambio effettivo reale dell'euro
La dinamica della produttività rimane peggiore di quella dei principali paesi europei
Una politica economica per il dopo crisi
nei 10 anni precedenti la crisi, la produttività di un’ora lavorata è salita del 3% in Italia, del 14% nell’area dell’euro; l’economia italiana è cresciuta del 15%, contro il 25% dell’area. Il tasso di occupazione è basso: 57% nel 2009, 7% meno che nell’area; il divario è più ampio per i giovani e le donne (12%)
superata la crisi il nostro paese si ritroverà con più debito pubblico e con un capitale privato – fisico e umano – depauperato dal calo degli investimenti e dall’aumento della disoccupazione
se dovessimo tornare sul sentiero di bassa crescita degli ultimi 15 anni sarebbe arduo riassorbire il debito pubblico
due priorità: - assicurare il riequilibrio prospettico dei conti pubblici - attuare riforme che consentano al nostro sistema produttivo di essere parte
attiva della ripresa economica mondiale. Occorre riallocare le risorse verso settori e imprese con maggior potenziale di espansione
Il riequilibrio dei conti pubblici
la spesa pubblica complessiva nel 2010 superera il 50% del PIL; vi è il rischio che sull’economia gravi a lungo una pressione fiscale molto elevata
il piano di riduzione del deficit e del debito deve necessariamente fondarsi sul contenimento della spesa primaria corrente (nel 2009 superiore di 5 p.p. alla media degli anni ’90): lo sforzo sarà probabilmente molto pesante
il tasso di attività nella fascia 55-64 anni è al 36%, contro il 56% della Germania. Èindispensabile proseguire nel graduale incremento dell’età media di pensionamento. Si innalzeranno il reddito disponibile delle famiglie e il potenziale produttivo dell’economia. Le innovazioni introdotte nell’ultimo anno vanno in questa direzione
saranno cruciali le modalità di attuazione del federalismo fiscale; deve rendere piùefficiente l’utilizzo delle risorse pubbliche, creando uno stretto collegamento tra le decisioni di spesa e di prelievo. È importante accorpare gli enti pubblici
Le riforme strutturali necessarie sono note …
la riforma della pubblica amministrazione potrà dare un contributo rilevante. Per migliorare la qualità dei servizi forniti da ciascuna scuola, ospedale, tribunale, ente amministrativo, ecc. si può partire da indicatori già disponibili (istruzione, sanità) o sviluppabili senza grandi costi (giustizia civile)
progressi nel contrasto alle attività irregolari consentirebbero di ridurre le aliquote legali. L’economia irregolare è un sesto del PIL. L’evasione accresce l’onere imposto alle attività regolari, riduce la competitività di larga parte delle imprese, ecc.
il divario tra le nostre infrastrutture e quelle degli altri principali paesi UE èaumentato. I tempi e i costi di completamento sono elevati. Cause: attribuzione delle competenze, carenze nelle valutazioni ex-ante e nei rendiconti, cambiamenti di progetto
il processo di liberalizzazione deve proseguire. Nei paesi in cui i servizi sono meno liberalizzati lo sviluppo dei settori tecnologicamente più avanzati è minore. Occorre non solo introdurre maggiore concorrenza, ma regolare i mercati correttamente
Il rilancio del sistema produttivo è ostacolato dall’eccessiva regolamentazione di alcuni mercati e da carenze nelle
condizioni del fare impresa