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LA DIVINA COMMEDIA Dante Alighieri

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LA DIVINA COMMEDIADante Alighieri

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DANTE ALIGHIERI

Dante Alighieri è un famoso poeta medioevale. Ha scritto la Divina Commedia e anche altre opere come "La vita nova" e "De vulgari eloquentia". Dante nasce a

Firenze nel 1265 e muore 1321.

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DIVINA COMMEDIA

La Divina Commedia è scritta in volgare fiorentino. È divisa in tre cantiche (Inferno, Purgatorio, Paradiso), ognuna divisa in trentatré canti, per un totale di cento canti, contando anche quello introduttivo. La Divina Commedia è scritta in versi, detti endecasillabi cioè di undici sillabe.

La Divina Commedia e scritta in strofe da tre versi ciascuna.

Dante scrisse la Divina Commedia mentre era in esilio, ci mise molto tempo tra il 1307 al 1321. In questo stesso anno morì a Ravenna.

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La Divina Commedia è ambientata nel 1300, nella settimana santa, lo stesso anno in cui fu bandito il primo giubileo.

Dante usa molto il numeri 3 e 10 che sono numeri molto importanti per il medioevo. Rappresentavano la trinità e i dieci comandamenti.

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PERCHÉ IN ESILIO?

Firenze era divisa in due partiti: guelfi neri e guelfi bianchi. Dante faceva parte dei guelfi bianchi che erano contro il Papa Bonifacio VIII e volevano limitare il suo potere. Però il Papa appoggiò i guelfi neri e li aiutò a scacciare i guelfi bianchi da Firenze. Dante fu costretto a lasciare la sua città, anche se un giorno sperava che sarebbe tornato, ma si sbagliava.

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POEMA ALLEGORICO

Dante nel suo poema usa molto una figura retorica: l'allegoria. Questo è un poema allegorico perché rappresenta il viaggio che ogni peccatore deve compiere per purificarsi, infatti nel primo canto Dante si trova nella selva oscura che rappresenta il peccato commesso.

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ALLEGORIA

Figura retorica, per la quale si affida a una scrittura un senso riposto e allusivo, diverso da quello che è il contenuto logico delle parole.

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Inferno Paradiso

Purgatorio

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LA VISIONE DEL MONDO NEL MEDIOEVO

Gli uomini del Medioevo credevano che la terra fosse il centro dell'universo (teoria geocentrica) e che fosse divisa in emisferi: l'emisfero boreale, abitato dall'uomo, l'emisfero australe tutto coperto dalle acque. Essi credevano che Gerusalemme fosse il centro del mondo.

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STIAMO PER ENTRARE NELL'INFERNO

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INFERNO

L'inferno è a forma di cono rovesciato, che si formò con la caduta di Lucifero, l'angelo ribelle. La terra si ritirò e formò il Purgatorio.

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LA LEGGE DEL CONTRAPPASSO

La legge del contrappasso regola la pena che è commisurata alla colpa e può essere il contrario della colpa stessa o analoga alla colpa stessa.

Un esempio famoso di pena analoga al peccato commesso è quello di Paolo e Francesca: come loro in vita furono travolti dalla passioni così nell'inferno un vento e una tempesta continua li travolgono.

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LE TRE BELVE

Dante si trova al confine della selva oscura e all'inizio del colle, subito incontra una lince e si spaventa, ma poi vede sorgere il sole e non si arrende. Appaiono un leone e una lupa e Dante perde tutte le speranze. All'improvviso compare un'anima. Al sentire le parole "Fui mantovano" Dante lo riconosce subito: è Virgilio il suo maestro.

INFERNO, CANTO I

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LE TRE BELVE Inferno, canto I

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CARONTE, TRAGHETTATORE DI ANIME

Arrivato alla porta dell'inferno Dante si spaventa perché legge una iscrizione sulla porta. Virgilio come sempre lo tranquillizza. Verso di loro sta venendo il traghettatore di anime: Caronte, un vecchio barbuto che aveva il compito di far attraversare le anime dei peccatori da una sponda all'altra del fiume Acheronte. Caronte si accorge che Dante è vivo e chiede cosa ci fa lì e Virgilio risponde una frase molto importante "Volsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare". Le anime verso Caronte hanno un atteggiamento di paura e timore. Caronte verso di loro ha un comportamento molto aggressivo: le anime che non volevano salire sulla zattera vengono picchiate con i remi.

La figura di Caronte non è un invenzione di Dante ma risale alla mitologia greca.

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CARONTE, TRAGHETTATORE DI ANIME

Inferno, canto i

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PAOLO E FRANCESCA

Paolo e Francesca sono degli amanti che si sono fatti trasportare della loro passione l'amore. La loro pena è di stare in mezzo a una tormenta. Dante nota, tra tutte le anime, in particolare due anime unite; allora chiede a Virgilio e lui risponde di provare a parlare lui stesso alle due anime. All'improvviso la tormenta si ferma e Dante può parlare con i dannati: si chiamano Paolo Malatesta e Francesca Da Rimini. Solo Francesca racconta la sua storia, mentre Paolo piange.

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PAOLO E FRANCESCAInferno, canto V

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PIER DELLE VIGNE

Dante si trova nella selva dei suicidi, chiede spiegazioni a Virgilio e lui gli dice di strappare un ramo di un albero. Dante lo fa e dal ramo esce del sangue nero ; si sente una voce: è quella di Pier delle Vigne. Lui era il segretario di Federico II di Svevia, era stato accusato di tradimento e rinchiuso. Poi lo avevano accecato e lui, non sopportando il dolore e la vergogna, si era suicidato. Siamo nel II girone del VII cerchio, trai violenti contro se stessi.

Dante usa una figura retorica: l'antitesi. Si accostano parole con significato opposto collegate tra loro da avverbi o congiunzioni. Esempio: "Non fronda verde, ma di colore fosco".

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PIER DELLE VIGNEInferno, canto xiii

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ULISSE E DIOMEDE

Dante e Virgilio stanno attraversando un dirupo, sotto di loro vedono delle luci che Dante paragona a lucciole, invece sono delle fiammelle. Tra tutte ne scorge una diversa dalle altre perché biforcuta: c'erano due peccatori e il loro peccato era comune. Siamo nel XXVI canto tra i consiglieri della frode. Dante non racconta la storia del cavallo di Troia, ma un'altra.

Ulisse sta per sbarcare a Itaca perchè era stato molto tempo in mare. Ulisse vuole andare oltre le colonne d'Ercole. Allora il suo equipaggio oltrepassa lo stretto di Gibilterra e naviga finché non vede la montagna del Purgatorio. Questo fu un grande atto di superbia e Dio li punì mandando una tempesta che li fece annegare.

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ULISSE E DIOMEDE Inferno, canto xxvi

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CONTE UGOLINO

Il conte Ugolino è stato un traditore della patria siamo nel XXXIII canto. Ugolino faceva parte dei guelfi, ma poi si schierò dalla parte dei ghibellini, per questo Dante lo considera un traditore della patria. Viene allora condannato per tradimento dall'arcivescovo Ruggieri, che lo rinchiude in una torre della Muda con la sua famiglia senza cibo né acqua. Un notte Ugolino sogna l'arcivescovo partecipare ad una partita di caccia, capisce quindi che non sarebbe tornato a portargli il cibo. La mattina dopo i suoi figli gli chiedono il pane, ma lui non poteva fare niente per loro. Dante incontra Ugolino che, mentre è immerso in un fiume ghiacciato, morde la testa ad un altro peccatore, l'arcivescovo Ruggeri. Dante gli chiede perché gli mangia la testa e lui gli racconta la sua triste storia.

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CONTE UGOLINOinferno, canto xxxiii

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GUSTAVE DORÈPaul Gustave Doré è stato un pittore e

incisore francese. Illustratore di straordinario valore, disegnatore e litografo, è noto soprattutto per le

sue illustrazioni della Divina Commedia di Dante.

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FINISCO COSÌ LA MIA PRESENTAZIONE. GRAZIE PER L'ATTENZIONE.

Loredana agaj