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1 REPUBBLICA ITALIANA la CORTE DEI CONTI in Sezione di controllo della Regione Friuli-Venezia Giulia Nella camera di consiglio dell’11 novembre 2003 ***** Visto il testo unico delle leggi sulla Corte dei conti, approvato con regio decreto 12 luglio 1934, n. 1214; vista la legge 21 marzo 1953, n. 161 contenente modificazioni del predetto testo unico; visto il decreto del Presidente della Repubblica 25 novembre 1975, n. 902, riguardante l’adeguamento e l’integrazione delle norme d’attuazione dello Statuto speciale della Regione Friuli Venezia Giulia; vista la legge 14 gennaio 1994, n. 20 e in particolare l’art. 3, commi 4 e 5, in base al quale la Corte dei conti svolge il controllo sulle gestioni delle Amministrazioni pubbliche, verificandone la legittimità e la regolarità, il funzionamento degli organi di controllo interni, nonché la rispondenza dei risultati dell’attività amministrativa agli obiettivi stabiliti dalla legge, valutando comparativamente costi, modi e tempi dello svolgimento dell’azione amministrativa; vista la legge 20 dicembre 1996, n. 639; vista la deliberazione della Sezione del controllo per la Regione Friuli-Venezia Giulia n. 3/2002 con la quale è stata approvata l’integrazione al programma di controllo per l’anno Del. n. 1/2004

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1

REPUBBLICA ITALIANA

la

CORTE DEI CONTI

in

Sezione di controllo

della Regione Friuli-Venezia Giulia

Nella camera di consiglio dell’11 novembre 2003

*****

Visto il testo unico delle leggi sulla Corte dei conti, approvato con regio decreto 12 luglio

1934, n. 1214;

vista la legge 21 marzo 1953, n. 161 contenente modificazioni del predetto testo unico;

visto il decreto del Presidente della Repubblica 25 novembre 1975, n. 902, riguardante

l’adeguamento e l’integrazione delle norme d’attuazione dello Statuto speciale della Regione

Friuli Venezia Giulia;

vista la legge 14 gennaio 1994, n. 20 e in particolare l’art. 3, commi 4 e 5, in base al

quale la Corte dei conti svolge il controllo sulle gestioni delle Amministrazioni pubbliche,

verificandone la legittimità e la regolarità, il funzionamento degli organi di controllo interni,

nonché la rispondenza dei risultati dell’attività amministrativa agli obiettivi stabiliti dalla

legge, valutando comparativamente costi, modi e tempi dello svolgimento dell’azione

amministrativa;

vista la legge 20 dicembre 1996, n. 639;

vista la deliberazione della Sezione del controllo per la Regione Friuli-Venezia Giulia n.

3/2002 con la quale è stata approvata l’integrazione al programma di controllo per l’anno

Del. n. 1/2004

2

2002;

vista la relazione conclusiva deferita alla Sezione dal Magistrato istruttore, con nota

prot. n. del 5 marzo 2003;

vista l’ordinanza presidenziale n. 7/2003 del 18 settembre 2003, con la quale è stata

convocata l’adunanza del 14 ottobre 2003 per la discussione della menzionata relazione;

vista la nota prot. n.4035 del 25 settembre 2003, con la quale è stata data

comunicazione di detta ordinanza alle amministrazioni e agli enti controllati;

udito all’adunanza del 14 ottobre 2003 il relatore Referendario dott. Andrea Baldanza e i

rappresentanti dell’Amministrazione comunale dott.ssa Lucia Vendrame, geom. Roberto

Fonda, dott.ssa Rossana Zagara;

visti i documenti prodotti dall’amministrazione in data 20 ottobre 2003, con prot. n.

14/1-8/10-02;

visto l’art. 34 del d.p.r. 25 novembre 1975, n. 902, nel testo vigente dopo le modifiche

apportate dal decreto legislativo 15 maggio 2003, n.125;

vista l’ordinanza presidenziale n. 3/2003 del 25 giugno 2003 di costituzione del I

Collegio della Sezione di controllo della Regione Friuli-Venezia Giulia, ravvisata la continuità

della composizione del I Collegio rispetto a quella del Collegio della Sezione costituito in sede

deliberante nell’adunanza del 14 ottobre 2003, nonché la competenza del I Collegio ai fini

della presente deliberazione;

vista l’ordinanza presidenziale n. 8/2003 del 15 ottobre 2003, con la quale è stata

convocata l’adunanza del I Collegio della Sezione per il giorno 11 novembre 2003 per lo

svolgimento della Camera di consiglio dopo l’integrazione della relazione contenente una

sintesi delle osservazioni e dei documenti prodotti dall’Amministrazione successivamente

all’apertura dell’adunanza del 14 ottobre 2003;

tenuto conto delle osservazioni formulate in sede di discussione in Camera di consiglio;

3

DELIBERA

di approvare la relazione nel testo che viene allegato alla presente deliberazione e che ne

forma parte integrante e sostanziale,

ORDINA

che, a cura della Segreteria, copia della presente deliberazione e dell’unita relazione siano

trasmesse, ai sensi e per gli effetti di cui all’art. 3, comma 6, della legge 14 gennaio 1994, n.

20, al Sindaco del Comune di Trieste, nonché, per quanto di competenza, al Presidente del

Consiglio comunale.

*****

IL RELATORE IL PRESIDENTE

f.to Andrea Baldanza f.to Bartolomeo Manna

Depositata in Segreteria il 12 gennaio 2004

IL DIRIGENTE

f.to dott. Bacchisio Crispo

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CORTE DEI CONTI

Sezione di controllo per la Regione Friuli Venezia Giulia

TRIESTE

RELAZIONE SULL'INIZIATIVA COMUNITARIA URBAN – PIC ITALIA

SOTTOPROGRAMMA 15 - TRIESTE

INDICE

1.- Premessa. pag. 2

2.- Il programma di iniziativa Comunitaria (PIC) Urban. pag. 2

3.- Brevi cenni sui Fondi strutturali europei. pag. 3

4.- Caratteristiche ed obiettivi dei Fondi strutturali europei. pag. 4

5.- I principi di azione dei Fondi strutturali. pag. 6

6.- Partecipazione dei Fondi comunitari. pag. 8

7.- I programmi finanziati. pag. 8

8.- Obiettivo dell'indagine. pag. 10

9.- Scopi e finalità del "Progetto Tergeste". pag. 11

10.- Linee di azione del "Progetto Tergeste" e relativi costi. pag. 14

• Misura 1 – Avvio di nuove attività economiche. pag. 16

• Misura 2 – Promozione dell'occupazione locale. pag. 19

• Misura 3 – Servizi sociali, Sanità, ordine pubblico. pag. 21

• Misura 4 – Infrastrutture ed ambiente. pag. 24

• Misura 5 – Attuazione e diffusione dei risultati. pag. 26

11.- Risultati e conclusioni del "Progetto Tergeste". Sintesi delle osservazioni avanzate

dall’amministrazione comunale. pag. 27

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1.- Premessa.

Con Deliberazione n.1/2002 della Sezione del controllo per il Friuli Venezia Giulia è stato

approvato il programma di controllo per l’anno 2002, nel quale è stata inserita l’attività di

monitoraggio e di valutazione sugli effetti degli interventi realizzati, nell’ambito del Piano

d’Iniziativa Comunitaria “Urban 1”, dal Comune di Trieste.

Il Comune di Trieste era già stato sottoposto all’indagine da parte della Sezione Autonomie

che, con Deliberazione nr. 8/2002, ha approvato la prosecuzione dell’indagine sugli interventi

finanziati nell’ambito dell’iniziativa comunitaria “Piano URBAN 1” (1994-1999).

2.- Il Programma di Iniziativa Comunitaria (PIC) URBAN.

Ai sensi dell'art. 20, lett. b) del regolamento del Consiglio CE nr. 1260 dd. 21.06.1999

l'iniziativa "Urban" ha inteso perseguire la “rivitalizzazione economica e sociale delle città e

delle zone adiacenti in crisi, per promuovere uno sviluppo urbano sostenibile”. L'iniziativa è

stata finanziata mediante Fondi strutturali, nell'ambito delle attività collegate al

perseguimento dei seguenti obiettivi prioritari (ex art 1 del Reg. CE n. 1260/1999):

1) promuovere lo sviluppo e l’adeguamento strutturale delle Regioni che presentano

ritardi nello sviluppo (obiettivo nr. 1);

2) favorire la riconversione economica e sociale delle zone con difficoltà strutturali

(obiettivo nr. 2);

3) favorire l’adeguamento e l’ammodernamento delle politiche e dei sistemi di istruzione,

formazione e occupazione (obiettivo nr. 3).

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3.- Brevi cenni sui Fondi strutturali europei.

I Fondi strutturali europei perseguono la coesione economica e sociale dell’Unione

europea, riducendo il divario tra le regioni degli Stati aderenti all’Unione e promuovendo le

pari opportunità professionali dei vari gruppi sociali.

La politica di coesione sociale ed economica quale obiettivo dell'Unione Europea, trova

traccia già nel Trattato di Roma del 1957 atteso che, in uno dei suoi preamboli, veniva

enunciato il compito di assicurare “lo sviluppo armonioso riducendo le disparità fra le differenti

regioni e il ritardo di quelle meno favorite”.

Originariamente l’Unione europea non aveva predisposto una programmazione, o

interventi specifici in questo settore, stante il convincimento che la politica di concorrenza

(attuata attraverso l’eliminazione degli ostacoli alla libera circolazione delle persone, delle

merci, dei servizi e dei capitali) avrebbe avuto, come effetto automatico, l’integrazione

economica e quindi il riassorbimento anche delle disparità regionali. L’integrazione economica

ha invece determinato un aggravamento del divario tra le regioni, in quanto la competitività

tra gli Stati aderenti ha penalizzato le aree arretrate.

Nel 1975 è stato appositamente istituito il fondo di sviluppo regionale, quale strumento di

politica regionale. Con l’Atto unico europeo (1986) è stato introdotto nel Trattato CEE il titolo

dedicato alla coesione economica e sociale: l’art. 158 stabilisce che “per promuovere uno

sviluppo armonioso dell’insieme della Comunità, questa sviluppa e prosegue la propria azione

intesa a realizzare il rafforzamento della coesione economica e sociale”, individuando altresì

tra gli obiettivi della Comunità, la riduzione del “divario tra le diverse regioni e del ritardo

delle regioni meno favorite o insulari”, comprese le zone rurali.

Attraverso i Fondi strutturali si è quindi inteso riequilibrare la condizione delle diverse

regioni.

La politica regionale ha poi assunto un ruolo più incisivo con l'approvazione del Trattato di

Maastricht del 1992, attraverso la previsione del fondo di coesione (art. 161 CE) e l’istituzione

del Comitato delle regioni (art. 263 CE). Ulteriore modifica della disciplina sulla coesione

economica e sociale si è avuta con il Trattato di Amsterdam del 1999 con cui:

a) la procedura di codecisione ha preso il posto della procedura della cooperazione;

b) anche le regioni insulari sono state inserite negli obiettivi della politica regionale.

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4.- Caratteristiche ed obiettivi dei Fondi strutturali europei.

I Fondi strutturali sono 4:

Ø Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR): è stato istituito nel 1975 e

contribuisce al finanziamento di investimenti produttivi per la creazione di posti di

lavoro, di infrastrutture, di investimenti nei settori dell’istruzione e della sanità, di

iniziative per lo sviluppo endogeno, lo sviluppo locale ed il sostegno alle piccole e

medie imprese, delle azioni di ricerca, di investimenti collegati all’ambiente;

Ø Fondo sociale europeo (FSE): previsto già dal Trattato di Roma, è diventato però

operativo solo nel 1962. Lo stesso intende promuovere l’occupazione e la mobilità

geografica e professionale dei lavoratori; facilitare l’adeguamento alle

trasformazioni industriali, attraverso la formazione e la riconversione

professionale. Contribuisce al finanziamento di:

a) inserimento professionale dei disoccupati di lunga durata e giovani in

cerca di prima occupazione;

b) integrazione delle persone minacciate di esclusione dal mercato del

lavoro;

c) promozione delle pari opportunità sul mercato del lavoro;

d) adattamento dei lavoratori ai mutamenti industriali;

e) stabilità e crescita dell’occupazione;

f) rafforzamento del potenziale umano in materia di ricerca;

g) iniziative di formazione.

Ø Fondo europeo agricolo di orientamento e garanzia (FEAOG): istituito nel 1962

per promuovere lo sviluppo e la diversificazione delle zone rurali e il

cofinanziamento dei regimi di aiuti nazionali all’agricoltura;

Ø Strumento finanziario di orientamento della pesca (SFOP): istituito nel 1993,

quale strumento finanziario di orientamento della pesca.

Secondo il Regolamento CEE n.1260/1999 gli obiettivi alla cui realizzazione devono

contribuire i Fondi strutturali, sono stati ridotti da un numero di sette ad un numero di tre:

a) Obiettivo 1: comprende le regioni con PIL pro capite inferiore al 75% della media

comunitaria, le regioni ultraperiferiche e le regioni scarsamente popolate (< 8 abitanti

per Kmq) (art. 3 Reg. 1260/1999). A quest’obiettivo contribuiscono FESR, FSE,

FEAOG, SFOP;

b) Obiettivo 2: comprende le regioni con problemi strutturali delle quali deve essere

favorita la riconversione economica e sociale (zone in fase di mutazione

socioeconomica nei settori dell’industria e dei servizi, le zone rurali in declino, le zone

8

urbane in difficoltà e le zone dipendenti dalla pesca in situazione di crisi). A

quest’obiettivo contribuiscono FESR ed FSE;

c) Obiettivo 3: sostiene le regioni alle quali non si applica l’Obiettivo 1; nelle quali è

necessario intervenire con politiche e sistemi di istruzione, formazione e occupazione

più moderni. A quest’obiettivo contribuisce il FSE.

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5.- I principi di azione dei Fondi strutturali.

Le linee di azione alla base dei Fondi strutturali sono 4:

1) La concentrazione delle misure sugli obiettivi prioritari di sviluppo (art. 7 Regolamento

CE 1260/1999);

2) La programmazione (artt. 13 e seguenti Regolamento CE 1260/1999), cioè la

predisposizione di programmi di sviluppo pluriennali, attraverso un processo decisionale,

condotto in partenariato con autorità nazionali o regionali, per la decisone delle linee di

sviluppo economico delle regioni destinatarie degli interventi finanziari. Il processo

decisionale prevede, ai sensi del Regolamento CE 1260/1999, diverse tappe:

a) la Commissione (anteriormente alla presentazione dei documenti di

programmazione da parte degli Stati membri) definisce alcuni orientamenti

sulle priorità comunitarie per ciascun obiettivo. Tali orientamenti hanno la

finalità di aiutare le autorità nazionali e regionali competenti nell'elaborazione

dei piani, nell'eventuale revisione degli stessi e sono pubblicati nella Gazzetta

Ufficiale delle Comunità Europee (art. 10, comma 3, Regolamento CE

1260/1999);

b) gli Stati membri presentano alla Commissione i piani di sviluppo e/o di

riconversione regionale, fornendo un’analisi della situazione con riguardo

all’obiettivo di riferimento; l’indicazione degli obiettivi specifici e degli

interventi prioritari; la valutazione di impatto ambientale e una scheda

finanziaria globale (art. 15, comma 1, Regolamento CE 1260/1999);

c) la Commissione approva il quadro comunitario di sostegno, previsto dall'art.

9, lett. d), Regolamento CE 1260/1999, che è il documento attraverso il

quale la Commissione partecipa attivamente al processo di programmazione

degli Stati membri. Contiene la strategia e le priorità di azione dei fondi e

dello Stato membro (art. 14, comma 4, Regolamento CE 1260/1999);

d) gli Stati membri presentano le domande di finanziamento alla Commissione

che adotta le decisioni di sua competenza entro 6 mesi. Le misure adottate

sono poi amministrate dalle autorità di gestione (art. 14, comma 4 e

seguenti, Regolamento CE 1260/1999);

3) Il partenariato (art. 8 Regolamento CE 1260/1999) comporta una cooperazione tra la

Commissione e le Autorità nazionali, regionali o locali interessate di ciascuno Stato

membro coinvolgendo tali apparati dalla fase di elaborazione fino all’attuazione delle

misure. Ai sensi dell’art. 8, comma 1 del Regolamento CE nr. 1260/1999, “le azioni

comunitarie sono concepite come complementari alle corrispondenti azioni nazionali o

come contributi alle stesse e si svolgono nel pieno rispetto delle rispettive competenze

istituzionali giuridiche e finanziarie di ciascuna delle parti”. Il Regolamento CE, all'art.

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8, comma 2, inoltre dispone che “il partenariato riguarda la preparazione, il

finanziamento, la sorveglianza e la valutazione degli interventi”;

4) l’addizionalità (art. 11 Regolamento CE 1260/1999), intesa come l’aiuto comunitario

che integra gli sforzi finanziari dello Stato membro, senza però determinarne una

riduzione.

Le relazioni tra la Commissione e gli Stati membri sono ispirate al principio di sussidiarietà

in virtù del quale, l’intervento comunitario sopraggiunge solo nei casi in cui il raggiungimento

degli obiettivi comunitari non possa essere adeguatamente garantito attraverso l’azione dei

singoli Stati (c.d. sussidiarietà verticale).1

La normativa dei Fondi strutturali, approvata dal Consiglio il 21 luglio 1999, per il periodo

di programmazione 2000-2006, concentra le azioni su tre obiettivi prioritari:

- Obiettivo 1: sviluppo e adeguamento strutturale delle regioni in ritardo di sviluppo;

- Obiettivo 2: riconversione socioeconomica delle zone con difficoltà strutturali;

- Obiettivo 3: l’adeguamento e l’ammodernamento delle politiche e dei sistemi nazionali di

istruzione, formazione ed occupazione senza alcun vincolo regionale. Tale obiettivo si

inserisce nell'ambito della politica per l’occupazione e funge da quadro di riferimento per le

azioni a favore delle risorse umane.

6.- Partecipazione dei Fondi comunitari. 1 Il principio di sussidiarietà è stato enunciato compiutamente dal Trattato CE all’art5, par.2: “nei settori che non sono di sua esclusiva competenza, la comunità interviene, secondo il principio di sussidiarietà, soltanto e nella misura in cui gli obiettivi dell’azione prevista non possono essere sufficientemente realizzati dagli Stati membri e possono dunque, a motivo delle dimensioni o degli effetti dell’azione in questione, essere realizzati e meglio conseguiti a livello comunitario”. L’applicazione del principio di sussidiarietà comporta il rispetto di 3 condizioni affinché la Comunità possa agire: 1) l’azione della Comunità deve avere una dimensione europea o transeuropea o le azioni svolte dai soli Stati membri o la mancanza di un’azione della Comunità sarebbero in contrasto con le prescrizioni del Trattato o pregiudicherebbero gli interessi degli Stati membri; 2) l’azione della Comunità deve risultare più efficace dell’azione svolta dallo Stato membro; 3) l’azione della Comunità deve risultare necessaria. Se lo stesso obiettivo può essere raggiunto in modo sufficiente dagli Stati membri, dovranno essere questi ultimi ad agire. Dal principio comunitario di sussidiarietà deriva che spetta alle Autorità di gestione nazionali (nominate da ciascun Stato membro) selezionare i progetti da finanziare e gestirne l’attuazione. Il computo della partecipazione viene eseguito rispetto ai costi totali ammissibili o rispetto all’insieme delle spese (pubbliche o assimilabili), ammissibili (nazionali, regionali o locali e comunitarie) relative ad ogni intervento.

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Il finanziamento delle iniziative è approvato da parte della Commissione indicando altresì

l'importo massimo di partecipazione, ai sensi dell’art 9, lett. h), del Regolamento CE

1260/1999, per “ciascuna delle priorità strategiche inserite in un quadro comunitario di

sostegno o in un intervento, cui si accompagnano una partecipazione dei fondi e degli altri

strumenti finanziari e le corrispondenti risorse finanziarie dello Stato membro, nonché una

serie di obiettivi specifici”.

La partecipazione dei fondi assume la forma di:

a) aiuto non rimborsabile (aiuto diretto);

b) aiuto rimborsabile, abbuono d’interessi;

c) garanzia;

d) assunzioni di partecipazioni;

e) partecipazioni al capitale di rischio o altro tipo di finanziamento.

La partecipazione è differenziata in relazione ai problemi cui si vuole porre rimedio

(soprattutto regionali o sociali), alla capacità finanziaria dello Stato membro interessato,

considerando gli eventuali aumenti di spesa nel bilancio e l'importanza dell’intervento a livello

comunitario, a livello nazionale e regionale.

7.- I programmi finanziati.

Le iniziative comunitarie finanziabili dai fondi strutturali riguardano i seguenti settori:

• cooperazione transfrontaliera, transnazionale interregionale volta ad incentivare uno

sviluppo armonioso, equilibrato e duraturo dell'insieme dello spazio comunitario

(INTERREG);

• rivitalizzazione economica e sociale delle città e delle zone adiacenti in crisi, per

promuovere uno sviluppo urbano sostenibile (URBAN);

• sviluppo rurale (LEADER);

• cooperazione transnazionale per promuovere nuove pratiche di lotta alle

discriminazioni e alle disuguaglianze di ogni tipo in relazione al mercato del lavoro

(EQUAL).

I programmi cofinanaziati dai Fondi strutturali implicano una collaborazione tra le Autorità

nazionali, regionali e locali, i partner economici e sociali e gli altri organismi competenti.

I programmi possono dividersi in:

a) programmi di sviluppo regionale: realizzati sulla base di un piano di sviluppo o ad

un documento unico di programmazione (DOCUP).

b) programmi d’iniziativa comunitaria: sono proposti dallo Stato membro entro 6

mesi dall’adozione degli orientamenti sulle iniziative comunitarie da parte della

Commissione, che dispone a sua volta di 5 mesi per l’adozione dei programmi

stessi.

12

Entrambi gli interventi (di sviluppo regionale e di iniziativa comunitaria) vengono attuati

dall’Autorità di gestione nominata dallo Stato membro ed in quanto cofinanziati da fondi

strutturali, sono sottoposti alla responsabilità delle Autorità competenti degli Stati membri.

All’approvazione e adozione della Commissione segue l’attuazione da parte delle autorità di

gestione designate per ciascun programma dagli Stati membri. Il finanziamento concesso ai

programmi permette di attuare i progetti sul campo, lasciando all’Autorità di gestione la

definizione delle azioni che possono essere finanziate in un complemento di programmazione

e selezionare i progetti.

L’attuazione delle misure e dei progetti è soggetta al controllo dei Comitati di

sorveglianza2 (previsti dall'art.35 del Regolamento CE nr. 1260/1999) istituiti dallo Stato

membro, in armonia con l’autorità di gestione e previa consultazione delle parti. I comitati di

sorveglianza controllano periodicamente lo stato d’avanzamento dei programmi e sono

legittimati a modificarne l’orientamento. Le Autorità di gestione (o gestori), successivamente

all'approvazione dei programmi, rendono noto il finanziamento comunitario attraverso bandi

di gara, o altre forme di informazione.

Le autorità locali, le associazioni, le imprese e gli altri soggetti in possesso dei requisiti

prescritti, possono proporre progetti ed ottenere una sovvenzione dei Fondi strutturali,

rivolgendosi alle Autorità di gestione competenti per ciascun programma.

I progetti che hanno ottenuto un contributo finanziario dell’Unione europea devono

tuttavia essere cofinanziati da un’altra fonte (pubblica o privata).

2 I Comitati di Sorveglianza sono istituiti dallo Stato membro, d'accordo con l'autorità di gestione previa consultazione delle parti. Esso è di competenza delle Stato membro anche dal punto di vista giurisdizionale. Il Comitato di Sorveglianza è presieduto da un rappresentante delle Stato membro e si assicura dell'efficienza e della qualità dell'esecuzione dell'intervento. A tal fine: 1) conferma o adatta il completamento del programma. La sua approvazione è richiesta prima di qualsiasi ulteriore adattamento; 2) esamina ed approva i criteri di selezione delle operazioni finanziate; 3) valuta periodicamente i progressi compiuti nel raggiungimento degli obiettivi; 4) esamina i risultati dell'esecuzione, nonché la valutazione intermedia; 5) esamina ed approva i rapporti annuali e finali di esecuzione prima che siano trasmessi alla Commissione Europea; 6) esamina ed approva qualsiasi proposta di modifica inerente alla partecipazione ai Fondi; 7) può proporre comunque all'autorità di gestione qualsiasi adattamento o revisione dell'intervento, che renda possibile il conseguimento degli obiettivi.

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8.- Obiettivo dell’indagine.

Al fine di precisare il contesto normativo del progetto sottoposto ad indagine è opportuno

ricordare che tutti gli interventi che beneficiano di un contributo del FESR, sono tenuti ad

allinearsi alle disposizioni relative all'ammissibilità delle spese e devono essere conformi alle

altre politiche comunitarie, comprese quelle in termini di concorrenza. In particolare la

riurbanizzazione plurifunzionale ed ecocompatibile degli spazi urbani, si articola nei seguenti

interventi:

– Risanamento di siti urbani degradati e di terreni contaminati.

– Recupero di spazi pubblici, compreso il verde pubblico.

– Ristrutturazione sostenibile ed ecocompatibile di edifici per insediarvi attività

socioeconomiche.

– Conservazione e valorizzazione del patrimonio storico e culturale.

– Rafforzamento delle misure di sicurezza e prevenzione della criminalità,

coinvolgimento della popolazione ai fini della sorveglianza dei quartieri; migliore

illuminazione stradale; sorveglianza con telecamere a circuito chiuso. Non possono

beneficiare di contributo le aree private.

– Formazione del personale.

– Il FESR, istituzionalmente non può partecipare al finanziamento di edilizia abitativa,

tuttavia, qualora non si possa prescindere dal miglioramento delle condizioni abitative,

i programmi devono comprovare l'assegnazione a tal fine di pertinenti stanziamenti a

carico delle autorità locali e/o nazionali aggiuntivi rispetto all'importo complessivo

sovvenzionabile a titolo di URBAN. I programmi devono inoltre indicare la coerenza

degli interventi nel settore abitativo rispetto alle azioni cofinanziate dal FESR.

Scopo dell’attività di monitoraggio curata dalla Corte dei Conti è quello di accertare gli

effetti dei finanziamenti comunitari, nazionali, regionali, locali, comunali e privati, impegnati

dal Comune di Trieste con il Progetto Tergeste per risanare il quartiere denominato

“Cittavecchia” promuovendone lo sviluppo economico e sociale, attraverso la ristrutturazione

di edifici pubblici e privati e la realizzazione di opere di urbanizzazione primaria.

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9.- Scopi e finalità del “Progetto Tergeste”.

Il Comune di Trieste, a partire dalla fine del 1997, ha partecipato all’iniziativa comunitaria

relativa al Programma Urban Italia attraverso il sottoprogramma denominato “Progetto

Tergeste”, approvato dalla Commissione Europea in data 8 dicembre 1997, utilizzando

finanziamenti sia pubblici (comunitari, nazionali, regionali, comunali) che privati. Con il

“Progetto Tergeste” si è inteso alimentare la rivitalizzazione economica e sociale di

Cittavecchia, quartiere degradato del centro storico di Trieste. Tale zona del centro storico

della città, estesa dal colle di San Giusto al porto doganale, già dagli anni ’50 iniziò un

processo di spopolamento e di declino che ha condotto, all’inizio degli anni ’90, alla chiusura

della parte centrale del borgo.

L’Amministrazione Comunale già antecedentemente all’approvazione del Progetto Tergeste

aveva intrapreso un’azione di rivitalizzazione di Cittavecchia: l’intera area-bersaglio del

Progetto Tergeste coincide, infatti, con la perimetrazione del Piano di Recupero di Via dei

Capitelli, adottato con deliberazione del consiglio comunale dell’11 maggio 1998 n.40. detto

Piano di recupero prevedeva una serie di interventi diretti a:

Ø Mantenere il rispetto dei tracciati storici;

Ø Recuperare i contenitori esistenti;

Ø Completare la parte non edificata dell’area;

Ø Pedonalizzare l’area;

Ø Tutelare le zone archeologiche e l’edificato soggetto al vincolo monumentale;

Ø Promuovere il riuso residenziale degli immobili.

Il progetto di interventi approvato nel 1997 ha articolato l’azione di rivitalizzazione

dell'area proponendo una serie di obiettivi, che confluiti nel programma “Progetto Tergeste”,

quali:

q Il radicale risanamento ambientale dell’area, mediante la ristrutturazione degli edifici di

proprietà pubblica e opere di urbanizzazione e arredo di piazze e strade;

q Il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione, che verrà raggiunto dotando

il quartiere di servizi sociali, ricreativi e culturali. Sono state previste le seguenti

iniziative sociali da allocare presso gli edifici pubblici esistenti nell’area in questione:

a) Case dello studente;

b) Centro sociale polivalente;

c) Centro antiviolenza;

d) Casa della musica;

q Lo sviluppo economico coerente con le caratteristiche del centro storico della città,

incentivando quindi attività commercialie artigianali e di servizio;

q La salvaguardia del patrimonio storico-archeologico esistente.

L’Unione Europea con l’iniziativa Comunitaria Urban, ha inteso promuovere interventi integrati

per lo sviluppo delle aree urbane degradate di grandi città europee. Gli interventi inseriti nel

Progetto Tergeste si sono articolati in varie misure finalizzate a realizzare un completo

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recupero urbano dell’area, attraverso la ristrutturazione degli edifici di proprietà pubblica e

privata e la realizzazione di opere di urbanizzazione.

Il Comune di Trieste ha adottato una forma di collaborazione con la Soprintendenza per i

Beni Archeologici, Architettonici del Friuli Venezia-Giulia, al fine di assicurare l’esecuzione

delle opere, atteso che l'area bersaglio del progetto Tergeste insiste, in larga misura, sul

sedime su cui si è sviluppata la città di Trieste a partire dalle sue origini. Ciò ha comportato,

sin dalla fase di progettazione, di considerare le problematiche connesse alla rilevanza

archeologica dell'area, determinando una serie di difficoltà e ritardi nell'attuazione del

programma, stante l’esigenza di intervenire nel pieno rispetto delle antiche tracce della

Trieste romana e medievale.

Per l’attuazione degli interventi è stato costituito dal Comune (mediante ordinanza del

Sindaco nr. 97/9/14/95 dd. 12.12.1997) un apposito "Ufficio Urban" con funzioni operative, di

coordinamento e di verifica sulla corretta attuazione delle azioni finanziate. Tale struttura,

composta da personale di ruolo e a tempo determinato alle dirette dipendenze della Direzione

Generale del Comune di Trieste, ha assicurato una gestione unitaria delle diverse azioni ed un

monitoraggio costante e diretto sulle stesse, gestendo l'intera fase di liquidazione delle spese,

fino alla richiesta di emissione del mandato ai competenti uffici finanziari.

La direzione del progetto è stata curata da quattro diversi dirigenti avvicendatisi durante il

periodo di attuazione, mentre la progettazione del programma è ascrivibile alla struttura

burocratica del Comune di Trieste. La parte del progetto riguardante opere pubbliche è stata

gestita per una prima fase (dall'avvio fino a gennaio 2001) direttamente ed interamente dai

tecnici assegnati all'ufficio speciale; successivamente i compiti di responsabile del

procedimento per l’attuazione dei lavori è stata attribuita al direttore dell'area territorio e

patrimonio del Comune di Trieste.

Il termine originariamente previsto per la conclusione del progetto era stato fissato al 31

dicembre del 2001; il Comune di Trieste ha, però, richiesto una proroga di 9 mesi, avendo

potuto operare concretamente solo dal 1998, atteso che il sottoprogramma “Progetto

Tergeste” è stato inserito nel Programma Urban Italia solo alla fine del 1997.

16

17

10.- Linee di azione del “Progetto Tergeste” e relativi costi.

Le linee di azione del Progetto Tergeste si articolano in “Misure”.

Per quanto concerne la scelta dei soggetti beneficiari dei finanziamenti, il Comune di

Trieste, per la realizzazione delle opere pubbliche, ha applicato la disciplina contenuta nella

legge quadro sui lavori pubblici (legge 109/94 e provvedimenti attuativi), mentre per la

selezione dei gestori delle iniziative sociali e delle agenzie formative ha adottato le ordinarie

procedure ad evidenza pubblica seguite dall’amministrazione municipale.

Per quanto riguarda la copertura economica, la Commissione Europea, fin dal bando

dell'Iniziativa Comunitaria, ha previsto che il programma fosse cofinanziato, oltre che

dall'Unione Europea con i fondi FERS e FSE e della Stato in misure prestabilite, anche da

soggetti locali pubblici quali Comune, Provincia, Regione e da soggetti privati fino alla

copertura del costo complessivo del progetto stesso.

La parte della spesa pubblica è stata cofinanziata secondo le regole stabilite dall'Iniziativa

Comunitaria con le seguenti modalità:

- per il 35% dal FERS;

- per il 65% da fondi nazionali di cui:

a) per il 70% da fondi dello Stato;

b) per il 30% da fondi degli Enti Locali (Comune di Trieste).

Il Piano finanziario ha subito, nel corso del tempo, varie rimodulazioni in ragione di

situazioni contingenti. In particolare, il Consiglio Comunale con delibera del 23 dicembre 1996

n.111, ha ritenuto di modificare rispetto alle prime ipotesi progettuali e alla ripartizione sul

triennio 1997-1999, riducendo la ripartizione finanziaria ad un solo biennio, essendo oramai

trascorso l'anno 1997 ed essendo rimasti utili per l'effettuazione degli impegni di spesa i soli

anni 1998 e 1999. Il programma è stato nuovamente rimodulato in occasione dell'entrata in

vigore dell'Euro assumendo la consistenza del Piano Finanziario definitivo, sulla base del quale

è stata fondata tutta le gestione finanziaria del programma. Sono poi intervenute due

riprogrammazioni, approvate dal Comitato di Sorveglianza rispettivamente in data 19 maggio

1999 ed in data 13 dicembre 1999.

Con la prima riprogrammazione è stato eliminato l'intervento di aiuti all'occupazione

finanziato dal FSE per 1,2 miliardi di lire, riversando tali somme nelle Misure 3, 4 e 5. Con

l'occasione il Piano ha recepito la reale ripartizione delle spese tra gli Enti Locali, Regione e

Comune di Trieste. Con la seconda riprogrammazione il Piano Finanziario ha recepito la

diversa ripartizione della spesa d'investimento tra le Misure 3 e 4 ed un leggero aumento della

spesa per la Misura 2.

Il Piano finanziario finale ha previsto per “il Progetto Tergeste” una spesa complessiva di

41,7 miliardi di lire di cui 37,3 miliardi di lire finanziati da soggetti pubblici e 4,4 miliardi di lire

finanziati da soggetti privati che hanno partecipato al programma.

18

I 37,3 miliardi di lire di spesa pubblica sono ripartiti tra i soggetti pubblici finanziatori

come segue:

1) l’Unione Europea (partecipa al programma con12,9 miliardi di lire);

2) lo Stato (partecipa al programma con 17 miliardi di lire);

3) la Regione Friuli – Venezia Giulia (partecipa al programma con 3,3 miliardi di

lire);

4) il Comune di Trieste (partecipa al programma con 4 miliardi).

Di seguito si riporta una tabella esplicativa con riferimento agli stanziamenti iniziali e a

quelli definitivi previsti per la realizzazione del Progetto Tergeste, nonché la distribuzione di

quelli definitivi per misura.

Stanziamenti

iniziali

Stanziamenti

definitivi MISURE

MECU % MLire % Misura 1 - Avvio di nuove attività

economiche

17,165 55,17% 14.665 35,16%

Misura 2 -.Formazione – Promoz. occup.

locale (FSE)

2,671 8,58% 4.012 9,62%

Misura 3 – Servizi sociali, sanità, ordine

pubblico

6,144 19,75% 14.245 34,15%

Misura 4 - Infrastrutture ed ambiente 4,657 14,97% 7.571 18,15%

Misura 5 - Attuazione e diffusione risultati 0,476 1,53% 1.220 2,92%

Totale 31,113 100% 41.713 100%

19

• Misura 1 – Avvio di nuove attività economiche.

La prima Misura ha inteso promuovere ed incentivare il processo di rivitalizzazione

economica dell’area, attraverso la creazione di imprese nel settore artigianale, turistico e di

servizio oltre anche alla nascita di nuove attività (no-profit) nel campo dei servizi culturali e

socio-assistenziali.

Nel corso del 1999 sono state bandite 4 azioni per la concessione di contributi a fondo

perduto per l'acquisto e ristrutturazione di immobili e per l'acquisizione di attrezzature e

servizi reali; sono state valutate 606 proposte di impresa, selezionando complessivamente

335 progetti ammissibili e formulando 4 graduatorie finali di aspiranti beneficiari. I beneficiari

di contributo hanno goduto dell'assistenza tecnica nella realizzazione del proprio progetto di

impresa da parte delle associazioni locali di categoria del settore artigiano, in virtù di

un’apposita convenzione (Deliberazione di giunta del 24 dicembre 1998, n.1767). I servizi

offerti in virtù della convenzione hanno riguardato:

q servizio di sportello informativo;

q servizio di supporto nella fase di redazione delle domande di contributo;

q servizio di supporto, per i soggetti beneficiari, durante tutto l'iter amministrativo

necessario all'avvio dell'impresa;

q assistenza individuale ai beneficiari di contributo nella fase di rendicontazione finale

delle spese sostenute.

Al fine di effettuare un adeguato controllo e monitoraggio del programma, il Comune di

Trieste ha adottato, per questa misura, i seguenti provvedimenti:

• definizione preventiva nei bandi di selezione dei progetti da finanziare di un sistema di

regole per il recupero delle somme indebitamente percepite e di un sistema di garanzie

(fideiussioni) per gli anticipi eventualmente richiesti;

• applicazione di un sistema puntuale di controlli riguardanti la rendicontazione delle

spese da parte dei beneficiari dei contributi.

Per quanto concerne l'aspetto normativo in tema di concessione di contributi alle imprese,

il Comune di Trieste ha richiamato il quadro operativo definito dalla legge regionale nr.

46/1993 inerente la "Disciplina del potere di sospensione delle erogazioni, dei controlli e di

altre fattispecie in materia di contabilità regionale", avvalendosi altresì delle procedure ivi

previste per il recupero di somme eventualmente dovute.

Oltre alle risorse pubbliche disponibili (10 miliardi e 200 milioni di lire), sono stati concessi

dal Comune contributi, a fondo perduto, da utilizzare per l’acquisto e la ristrutturazione dei

locali per l’insediamento dell’impresa, per l’acquisto di materiali o servizi reali.

Sono risultati beneficiari dei contributi sia imprese già presenti nell’area che imprese

che si sono insediate per la prima volta (tra cui anche quelle non artigiane e quelle no-profit

nel campo dei servizi culturali, socio-assistenziali e di servizio). La scelta dei beneficiari è

avvenuta attraverso i criteri di valutazione delle proposte fissati dai bandi pubblici, dando

20

precedenza alle attività economiche affini allo sviluppo immaginato e ai progetti avanzati da

soggetti appartenenti a categorie specifiche, quali giovani e donne.

Si riporta, di seguito, una tabella esplicativa circa la situazione dei contributi versati e

rendicontati.

Imprese già insediate 10 beneficiarie 669.659.667

Terzo settore 7 associazioni beneficiarie 1.168.275.210

Imprese di nuovo insediamento 11 beneficiarie 1.701.010.000

Imprese non artigiane di nuovo insediamento 6 beneficiarie 1.057.434.000

Assegnatari finali 6 imprese beneficiarie 1.003.800.000

Per questa Misura, al 2002, risultano impegnate L. 14.623.205.000 e pagate L.

8.917.558.392.3

Per tale misura è stata prevista una spesa pubblica complessiva di 10,2 miliardi per

sostenere la creazione di imprese nel settore artigianale, turistico e di servizio, nonché per la

nascita di nuove attività, soprattutto no-profit (il cosiddetto Terzo Settore: cooperative di

servizi, cooperative sociali, fondazioni e associazioni senza fini di lucro), aventi un ruolo

fondamentale per la rivitalizzazione dell’area bersaglio in quanto operanti nel campo della

produzione di servizi sociali, socio assistenziali e culturali.

Sono stati impegnati anche finanziamenti privati per una somma di 4,4 miliardi di lire,

stimati in base alla regola comunitaria del de minimis (contributo massimo di 190 milioni) e

dei limiti di contribuzione previsti per ciascun tipo di spesa ammissibile a contributo.

I contributi sono stati utilizzati per:

Ø l’acquisto e la ristrutturazione dei locali dove si insedia l’impresa;

Ø per l’acquisto dei macchinari e delle attrezzature necessari per lo svolgimento

delle attività;

Ø per sostenere nei primi tre anni le spese di gestione dell’attività.

Per la rivitalizzazione socio-economica dell’area bersaglio era, tuttavia, necessario che le

imprese beneficiarie dei contributi svolgessero attività compatibili con le caratteristiche

urbanistiche dell’area stessa. Tra gli obiettivi del Progetto Tergeste, vi era sicuramente quello

di dare impulso alla sopravvivenza di quei mestieri artigiani, a rischio di scomparsa dallo

sviluppo di attività turistiche e di servizio tipiche dei centri storici.

I beneficiari hanno presentato la documentazione contabile conseguente alla realizzazione

di una spesa di investimento complessiva pari a lire 9.220.766.346; di tale somma totale è

stata riconosciuta l'ammissibilità di una spesa pari a complessive lire 8.712.558.392,

corrispondente al 95% della spesa documentata. L'alta percentuale di spese considerate

ammissibili sul totale delle spese rendicontate può ritenersi un indicatore dell'efficacia delle

3 Dati ultimi forniti dal Comune di Trieste Ufficio speciale "Urban"

21

azioni svolte in favore dei beneficiari mediante lo sportello informativo e i servizi di tutoraggio

offerti mediante la convenzione con le associazioni artigiane.

La spesa privata realizzata dai beneficiari, a fronte del contributo ricevuto, può essere

individuata nella somma di lire 3.717.120.107, considerando le spese ammissibili e in lire

4.225.328.061, considerando il totale della spesa documentata. Inoltre, per quanto riguarda

l'impatto occupazionale, in base ad un monitoraggio svolto dall'Ufficio Urban del Comune di

Trieste mediante la somministrazione di un questionario ai soggetti beneficiari, risulta che le

imprese beneficiarie hanno attratto in Cittavecchia la presenza di nr. 57 fra soci ed

imprenditori, nr. 13 dipendenti e nr. 16 collaboratori; le associazioni hanno ulteriormente

contribuito con nr. 2 dipendenti e nr. 8 collaboratori.

Il Comune di Trieste, oltre ai finanziamenti del programma Urban, ha messo a

disposizione della proprietà edilizia dell’area bersaglio, ulteriori risorse destinate al

risanamento delle parti comuni degli immobili nei quali si insediano i beneficiari dei

contributi Urban, ed ha anche esonerato le imprese edili, che intervengono nell’area, dal

pagamento del canone per l’occupazione di suolo pubblico. Tutto ciò nell’ottica di

contribuire alla riduzione dei costi di intervento, più gravosi per le peculiarità dell’area

rispetto ad altre zone della città.

Alla data del 30 settembre 2002 tutti i progetti concernenti la Misura 1 risultano

ultimati.

22

Misura 2 – Promozione dell’occupazione locale.

La Misura 2 coinvolge interventi di formazione quale finanziamento di attività di supporto e

di raccordo con le altre. I progetti formativi attuati sono stati otto, dei quali sette sono stati

affidati, a seguito di selezione, a tre agenzie formative operanti nel territorio regionale: IRES,

IAL, ENAIP, tutte associate in parternariato con diversi soggetti (quindici). Un altro intervento

è stato realizzato con un’agenzia formativa ed un istituto tecnico statale.

Gli interventi di formazione hanno utilizzato diverse tipologie di intervento:

a) Due ricerche socio economiche, riguardanti il contesto di sviluppo dell’artigianato,

un’altra l’ambito della multimedialità ;

b) Interventi di formazione e orientamento diretti al settore dell’artigianato artistico

(maggiori prospettive occupazionali) e al settore dei servizi multimediali (cambiamenti

che la multimedialità porterà nei diversi settori lavorativi);

c) Un intervento di formazione permanente per gruppi omogenei (musicisti) riguardante

la tecnica di registrazione in studio;

d) Un corso post-diploma per tecnico per il recupero architettonico e territoriale in

collaborazione con un istituto tecnico, di durata biennale;

e) Cinque corsi tradizionali per diventare:

• Operatore artigianato artistico

• Operatore servizi multimediali

• Guida didattica per musei, area archeologica

• Fonico-tecnico del suono.

Tutti gli interventi della Misura 2 dovevano configurarsi come progetti di intervento:

a) specifici;

b) sostenuti anche da partenariati locali rappresentativi della realtà economica, sociale

e culturale locale;

c) che utilizzassero in maniera integrata le risorse (prima di tutto le risorse

dell’iniziativa Urban e poi quelle comunitarie, nazionali e regionali).

I progetti presentati per la realizzazione degli interventi della Misura 2 sono stati

selezionati attraverso procedure ad evidenza pubblica ed è stato predisposto uno specifico

capitolato per ogni intervento in cui sono state indicate le finalità, i contenuti e l’articolazione

dello stesso. Di seguito si riportano delle schede riassuntive relative ai corsi di formazione

lavoro costituiti nel Progetto Tergeste:

23

PROGETTO FORMATIVO Ente formatore Aggiudicazione Importo in

Lire Guide didattiche area archeologica En.AIP FVG Trieste 01.04.1999 299.634.040 Addetti alla sorveglianza area En.AIP FVG Trieste 01.04.1999 297.305.262 Tecnico conserv. e recupero archit. e En.AIP FVG Trieste 26.02.1999 681.633.600 Incarico di consulenza ad esperto 04.12.1998 19.138.176 Mestieri della musica En.AIP FVG Trieste 01.04.1999 195.366.400 Mestieri della musica integrazione 01.04.1999 104.633.600 Mestieri della musica – fonico 02.12.1999 60.000.000 Comitato progetto casamusica 05.11.1999 32.000.000 Servizi multimediali IAL Pordenone 01.04.1999 798.710.000 Servizi assistenziali antiviolenza E.AIP FVG Trieste 30.12.1998 290.520.000 Aula aggiuntiva antiviolenza 22.10.1999 38.000.000 Formazione collegata al centro En.AIP FVG Trieste 18.10.1999 418.400.000 Artigianato-artistico IRES FVG Udine 01.04.1999 776.844.560 TOTALE 4.012.185.638

CORSI TRADIZIONALI Partecipanti Ore

Operatore di artigianato artistico 15 800 Operatore servizi multimediali 20 800 Fonico tecnico del suono 1^ edizione 14 635 Fonico tecnico del suono 2^ edizione 09 184 Sorvegliante musei 15 800 Guida didattica per musei 16 800 Totale 89 4.019 CORSO POST DIPLOMA Partecipanti al 1° Ore

Tecnici per il recupero architettonico e territoriale 10 1.800

Per questa Misura, alla fine del 2002, risultano impegnate lire 4.012.185.638 e pagate

lire 3.518.304.624.

Alla suddetta data tutti i progetti riguardanti la Misura 2 sono stati ultimati.

24

• Misura 3 – Servizi sociali, Sanità, ordine pubblico.

Attraverso siffatta Misura si è inteso inserire nell’area bersaglio servizi sociali e strutture

con finalità culturali e ricreative. Con l'attuazione di tali servizi sociali si è realizzato il

processo di riconversione sociale e ambientale dell’area, costituendo dei poli di aggregazione

per la popolazione. Azioni collegate hanno riguardato il ripristino delle condizioni minime di

abitabilità dell’area bersaglio, ovvero interventi per la costruzione delle opere di

urbanizzazione primaria e per la realizzazione dei presidi sociali di base, diretti a rendere la

zona appetibile all’investimento privato nel settore dell’edilizia residenziale anche attraverso la

realizzazione di adeguati servizi (parcheggi, strade, giardini).

Una seconda serie di azioni, finalizzate alla costruzione della casa dello studente, sono

state destinate a produrre un reinsediamento di popolazione nell’area: l’amministrazione ha

scelto a questo scopo la fascia della popolazione universitaria, in quanto in grado di animare il

quartiere in considerazione dell’elevato numero di studenti fuori sede.

L'originario progetto di creazione di residenze universitarie; servizi gestiti da organismi

privati come il centro sociale polivalente, centro antiviolenza per donne e minori, centro di

accoglienza per giovani a rischio, centro interculturale e multietnico, da attuare presso edifici

comunali da ristrutturare, si è dovuto adattare in conseguenza dell'emersione di reperti

archeologici.

L’amministrazione comunale ha perciò disposto lo stralcio di alcune iniziative

raggruppando il centro di accoglienza per giovani a rischio ed il centro interculturale (Delibera

consiliare del 29 novembre 2000, n.109 e Deliberazione giuntale del 4 dicembre 2000,

n.1229), in un’unica destinazione d’uso denominata centro antiviolenza (UMI 64 e 70).

I ritrovamenti archeologici hanno comportato la stipulazione di convenzioni tra il Comune

di Trieste e la Soprintendenza per la realizzazione di sondaggi archeologici, nei pressi degli

edifici oggetto di intervento di recupero, per verificare che gli interventi previsti non

compromettessero le eventuali strutture o i reperti archeologici.

Il Comune di Trieste, al fine di rispettare i termini previsti per la realizzazione del progetto

Urban, si è fatto carico dell’esecuzione degli scavi archeologici sotto il profilo finanziario e

progettuale; la Soprintendenza ha invece mantenuto la Direzione Scientifica dello scavo.

La realizzazione delle opere pubbliche previste ha comportato, in corso d'opera, la

necessità per il Comune di integrare i finanziamenti inizialmente previsti, anche in misura

consistente, essenzialmente a causa di due fattori che hanno determinato tale situazione: la

condizione di degrado fisico dell'area e degli immobili, preesistente agli interventi, e l'affiorare

dai cantieri dei beni archeologici presenti nella zona.

Risultano impegnate per questa Misura la somma di lire 17.031.359.008 (comprensiva

della somma di lire 2.788.156.888 messa a disposizione dal Comune di Trieste per i

maggiori oneri sostenuti durante i lavori), rispetto alla quale i pagamenti raggiungono

quota 85%.

25

Alla fine del 2002, comunque, non sono ancora ultimati i seguenti progetti:

• Centro antiviolenza: detto progetto, in fase di completamento, costituisce la

revisione di una prima definizione, resasi necessaria in quanto a seguito degli

scavi archeologici eseguiti entro il perimetro dell'area dei fabbricati sono stati

individuati reperti di tale importanza da rendere inattuabile il progetto

originario, che prevedeva una ulteriore destinazione d'uso del medesimo

complesso (centro di accoglienza per giovani a rischio). Il fallimento

dell'impresa incarica di svolgere i lavori di ristrutturazione alla data del 26 luglio

2002 ha provocato un ritardo nella consegna dell'immobile. Il completamento è

previsto nel 2003.

• Centro sociale: l'intervento mira al potenziamento dei servizi sociali tramite il

recupero di un edificio comunale e l'attivazione al suo interno di una struttura di

servizi destinati prioritariamente agli anziani che vivono da soli, agli adulti

invalidi con problemi di autonomia, ai nuclei familiari e agli stranieri in

condizioni di precarietà economica del quartiere di Cittavecchia. L'edificio da

recuperare ricade nell'ambito di tutela della legge 1497/39 (Protezione delle

bellezze naturali) ed è vincolato dall'art. 1 della legge 1089/1939 (Tutela delle

cose d'interesse artistico e storico). Allo scopo di poter contare sulla

partecipazione del gestore alla ristrutturazione dell'immobile, il Comune di

Trieste, al momento dell'avvio dei lavori, ha proceduto alla selezione (sulla base

della presentazione di progetti) del soggetto al quale affidare la concreta

realizzazione delle azioni. La realizzazione dell'opera ha comportato caratteri di

particolare complessità, che vanno individuati nei seguenti aspetti: (a)

necessità di sciogliere il rapporto con la prima impresa aggiudicataria dei lavori,

per gravi inadempienze; (b) presenza di vincoli sull'edificio e, ciononostante,

necessità di svolgere ulteriori indagini archeologiche; (c) fallimento della

seconda impresa aggiudicataria in data 26 luglio 2002, dopo un lungo periodo di

inerzia corrispondente alla crisi aziendale che ha preceduto il fallimento. In

conclusione, la ristrutturazione dell'immobile è giunta, alla data del 30

settembre 2002, ad un punto di realizzazione pari al 30% circa. Il Comune di

Trieste intende completare l'intervento entro la fine dell'anno 2003 (al momento

si sta procedendo al riappalto dei lavori).

• Casa dello studente (U.M.I. 17): il progetto complessivo di dotare l'area

bersaglio di residenze universitarie, individuate quale fattore di ripopolamento

della zona, si è concretizzato nella ristrutturazione di nove edifici di proprietà

comunale. La ristrutturazione di uno di questi, identificato con il numero 17

nell'ambito delle Unità Minime di Intervento, ha incontrato particolari difficoltà

che ne hanno ritardato il completamento. In particolare le molteplici e

complesse operazioni di scavo archeologico hanno fortemente condizionato

26

l'andamento dei lavori. Inoltre in fase di consolidamento fondazionale sono

emersi diversi ed importanti reperti d'epoca romana che hanno causato un

dilazionamento dei tempi necessari all'esecuzione dei micropali di

sottofondazione. Dette operazioni hanno comportato anche problemi di tipo

archeologico in quanto le perforazioni potevano compromettere l'integrità dei

reperti che sono stati preventivamente protetti e reinterrati. A consolidamento

strutturale avvenuto gli archeologi hanno provveduto alla riscoperta dei reperti

ed in particolare all'innalzamento sino alla quota del primo solaio, del grosso

basamento in pietra, costituente la base del torculo. Al momento (giugno 2003)

sono in corso lavori di finitura rilevati successivamente alla conclusione dei

lavori stessi.

27

• Misura 4 – Infrastrutture ed ambiente.

La quarta Misura ha coinvolto interventi di carattere infrastrutturale necessari a sostenere

le azioni relative ai servizi sociali e agli interventi di animazione socio-economica, ponendo

come proprio obiettivo il recupero dell’ambiente storico mediante un’adeguata riconversione

dell’es8istente da destinare a nuove funzioni. Sono stati quindi previsti investimenti finalizzati

a realizzare opere di urbanizzazione secondaria, tali da valorizzare le caratteristiche

architettoniche, storiche e archeologiche dell'area, qualificandola come itinerario turistico e

culturale.

Con il primo intervento si è inteso recuperare e valorizzare reperti archeologici; con il

secondo realizzare infrastrutture che ne consentano la valorizzazione culturale.

La Misura 4 prevede interventi sulle infrastrutture ed ambiente relativi alla zona bersaglio,

consistenti in:

• ripavimentazione, illuminazione pubblica ed arredo urbano di aree pedonali e

piazze;

• Progetto Crosada in partenariato con l’Università di Trieste (scavo archeologico,

recupero e/o salvaguardia di reperti, ricerca di topografia antica dell’area con

realizzazione di un archivio multimediale);

• Casa della Musica e centro servizi alla produzione musicale che prevede il

recupero di un edificio comunale di 600 mq;

• Centro sociale polivalente.

Per la realizzazione di questa misura era previsto, come risultato, l’occupazione media di

25 addetti per ogni anno di realizzazione delle opere, di 30 addetti permanenti per la gestione

della Casa della Musica, occupazione anche nel settore archeologico e turistico.

Per questa Misura risultano impegnate lire 12.804.882.005 e sono state pagate lire

11.488.576.565.

Le Misure 3 e 4 sono state attuate in maniera integrata, atteso che i servizi previsti dalla

Misura 3 (servizi sociali culturali e ricreativi) saranno stanziati negli edifici comunali della zona

bersaglio.

Tra il 1998 e il 2000 la Giunta Comunale ha approvato 42 deliberazioni dirette alla

risoluzione dei problemi relativi alla realizzazione degli interventi su edifici posti nella zona

bersaglio, in ragione del rinvenimento di reperti archeologici. Alla fine del 2002 non è

ancora stata ultimata la realizzazione del terzo sublotto riguardante il progetto per l'arredo

urbano. Il ritardo accumulato per la realizzazione di detto progetto si è verificato,

essenzialmente, in quanto sono stati rinvenuti importanti reperti archeologici (in particolare

nella piazza Riccardo), che hanno richiesto modifiche progettuali finalizzate alla

valorizzazione degli stessi.

28

Il Comune di Trieste intende completare le parti del progetto non ancora realizzate

entro il 1° novembre 2003. Al momento (giugno 2003) è stato iniziato il terzo sublotto ed è

stato realizzato per circa un terzo della sua entità. E’ in corso una perizia di variante onde

adeguare il progetto allo stato complessivo dell’edificazione pubblica e privata.

29

• Misura 5 – Attuazione e diffusione dei risultati.

Questa misura assume come obiettivo il coinvolgimento della comunità locale al fine di far

conoscere, soprattutto alle nuove generazioni, un luogo ormai dimenticato. A tal fine sono

stati selezionati due soggetti incaricati di proporre un progetto di comunicazione: una agenzia

di comunicazione e una casa editrice. Il progetto prevedeva la creazione di un CD rom, la

pubblicità al Progetto Tergeste mediante manifesti, spot televisivi e radiofonici, mostre,

pubblicazione di libri in cui si descrivono i propositi del Progetto Tergeste e lo stato dello

stesso durante la sua realizzazione.

L'iniziativa più significativa (oltre 12.000 visitatori) è stata l'allestimento presso la sala

Comunale d'Arte di piazza Unità di una sezione della mostra "Da Trieste a Trieste: dieci anni

di grandi opere e progetti per una città protagonista del nuovo Millennio" interamente

dedicata alla presentazione alla cittadinanza del Progetto Tergeste. In tale occasione è stato

redatto (10.000 copie) un opuscolo illustrativo dell'area interessata dal Progetto Comunitario.

Alla fine di giugno 2000 è stato diffuso il secondo opuscolo illustrativo con il quale si è

aggiornata la cittadinanza in merito alla stato di attuazione dei lavori. In dicembre dell'anno

2001 è stato, infine, compilato un volume che rappresenta il complesso dell'attività svolta

(160 pagine, 1000 copie).

Alla data del 30 settembre 2002 tutti i progetti riguardanti questa Misura sono stati

portati a termine; la somma impegnata è stata di Lire 1.221.237.459 e la somma pagata è

stata di Lire 1.145.439.984 (94% del totale impegnato).

30

11.- Risultati e conclusioni del “Progetto Tergeste”. Sintesi delle osservazioni

avanzate dall’amministrazione comunale.

Gli edifici beneficiati di contributi sono stati identificati con un numero di UMI (Unità

Minima d’Intervento) corrispondente al numero indicato nel Piano di recupero “Via dei

Capitelli” ed individuati in lotti come particelle catastali. La zona bersaglio ha interessato 76

lotti dei quali solo 13 (più 3 interventi urbani), hanno riguardato direttamente il Comune di

Trieste in quanto proprietario degli edifici oggetto dell’iniziativa comunitaria Urban. E’ stata

effettuata l’informatizzazione delle notizie relative alle 76 UMI, suddividendo le stese sulla

base della loro appartenenza alla proprietà pubblica o privata.

Le UMI di proprietà pubblica (proprietà del Comune di Trieste) sono in totale 13 e sono

tutte interessate dal Progetto Urban. Per quanto riguarda l’insediamento aziende, i

finanziamenti erogati dal Comune hanno riguardato complessivamente lire 5.008.723.285, a

beneficio di 39 aziende.

I finanziamenti sono stati affidati a:

a) le cooperative di servizi, le cooperative sociali, le associazioni senza fini di lucro, le

fondazioni e le associazioni di volontariato che intendano insediare un’attività di

produzione di servizi culturali, socio- assistenziali o sociali nell’area bersaglio (queste

aziende appartengono al settore no- profit);

b) piccole imprese che intendano insediare un’attività economica all’interno dell’area

bersaglio.

Per quanto riguarda la formazione lavoro, sono stati effettuati 9 corsi, perfezionati nel

rispetto degli obiettivi e delle finalità sottese al Progetto Tergeste ed in particolare alla Misura

2.

L’analisi delle Misure 3 e 4 risulta più complessa, in quanto il progetto Tergeste è stato

approvato dalla Commissione Europea solo nel dicembre 1997 e la sua realizzazione ha preso

avvio soltanto nel 1998. Nell’arco di 24 mesi sono state progettate e appaltate tutte le opere

pubbliche; consegnati tutti i cantieri e avviati i lavori. Sono stati selezionati soggetti del

privato sociale come gestori di due servizi concepiti per l’area; progettati, banditi e realizzati

gli interventi di formazione e, relativamente ai contributi previsti per l’insediamento delle

aziende, sono state formate le graduatorie e avviati i primi progetti di investimento privato.

La gestione del programma è risultata particolarmente articolata. Il Piano di recupero

elaborato per l’area, ha imposto, in molti casi, il mantenimento dell’identità originaria degli

edifici, rendendo gli stessi difficilmente adattabili ai fini economico-produttivi e determinando

un aggravio degli oneri di ristrutturazione. I vincoli posti alle destinazioni d’uso delle superfici,

per quanto funzionali all’obiettivo del ripopolamento di un’area disabitata, hanno così reso più

complessa l’operazione di recupero.

Il grave degrado del patrimonio immobiliare, contestualmente alla frammentazione e

all’incertezza della situazione proprietaria, hanno rappresentato elementi in grado di

31

scoraggiare l’investimento privato, stante il rischio del permanere di ampie zone, comunque

degradate, tali da screditare le aree recuperate.

Tra i fattori maggiormente condizionanti la realizzazione dei progetti va certamente

annoverato il ritrovamento di resti archeologici. Il problema era in parte noto e aveva spinto

come detto in precedenza, l’amministrazione a includere il tema nel piano di lavoro sin dalla

fase del concepimento del programma.

Da qui l’ipotesi dello scavo archeologico che diventerà poi il “Progetto Crosada”, nonché la

proposta della convenzione tra Comune e Soprintendenza, nella quale le parti si obbligano ad

adottare comportamenti, che, nel rispetto delle reciproche competenze, favoriscano la

realizzazione dei progetti finanziati dall’iniziativa comunitaria nei tempi stabiliti.

La situazione determinatasi in relazione alla scoperta della notevole rilevanza archeologica

dell’area, ha condotto alla revisione di alcuni progetti, anche se in gran parte risolti,

riguardanti tuttavia solo gli edifici di proprietà pubblica.

Il vero punto dolente del progetto è dato dalla prevalenza di edifici privati rispetto agli

immobili di proprietà pubblica dell’area bersaglio (63 contro 13). Gli edifici privati infatti, da

un alto, presentavano condizioni di degrado particolarmente accentuate, dall’altro, non

potevano [e non possono] essere coattivamente recuperati, in assenza del consenso dei

proprietari. La maggior parte degli immobili risulta così ancora fatiscente e pericolante,

rendendo quindi la zona di Cittavecchia ancora poco invitante e quindi sottoabitata rispetto

alle aspettative del Progetto Tergeste.

Da punto di vista fisico si ha la sensazione di assistere ad una rivitalizzazione solo parziale

dell’area bersaglio, in quanto risultano restaurati e terminati solo gli edifici di proprietà

pubblica e le strade a questi adiacenti.

In una prospettiva futura, l'esperienza realizzata mediante il progetto Urban può ritenersi

comunque positiva, in ragione dell’attivazione di processi di rivitalizzazione (anche se non

ancora del tutto visibile e riscontrabile) coinvolgenti il settore imprenditoriale. Molte nuove

imprese hanno intrapreso il percorso di realizzazione del proprio progetto acquisendo interi

edifici, con non poche difficoltà per quanto riguarda il reperimento dei proprietari degli

immobili, con l'intenzione di ristrutturarli per poi venderli. Risulta poi che un gruppo di

imprese beneficiarie si stia organizzando in forme associative per presentare un programma di

iniziative di animazione nell'ambito dell'area bersaglio.

Con le diverse azioni promosse dal progetto Urban ha preso avvio il processo di

risanamento fisico e sociale di una parte della città il cui degrado era giunto al punto estremo

della chiusura fisica. L'investimento pubblico ha coinvolto molti dei proprietari privati ad

intervenire con risanamenti nei propri immobili, e al momento si rileva la presenza di

numerosi cantieri privati già attivi (anche se ancora proporzionalmente insufficienti per

provvedere alla totale ristrutturazione dell'area; ma comunque ciò rappresenta un buon avvio

e lascia ben sperare per il futuro dell'intera area). L'abitabilità dell'area non potrà che essere

raggiunta attraverso un percorso graduale. La gradualità del processo di rivitalizzazione

32

dell'intera area di Cittavecchia verrà segnata dal progressivo completamento delle

ristrutturazioni di edifici privati, e avrà senza dubbio un'accelerazione nel momento in cui

(prossimo novembre 2003) verranno abitate dagli studenti le residenze già pronte, per le

quali è necessario provvedere da parte dell'Ente gestore degli arredi, in tempi coerenti con la

scansione dei periodi accademici.

Il Comune di Trieste al fine di incentivare i privati ad intraprendere iniziative per la

ristrutturazione dei numerosi immobili presenti nell'area (di cui abbiamo accennato in

precedenza), ha adottato due ulteriori provvedimenti, fuori dal quadro del sottoprogramma

ma che ne costituiscono il completamento. In particolare si tratta, rispettivamente, di una

concessione di contributi a fondo perduto agli interventi di risanamento delle parti comuni di

edifici compresi nel perimetro della zona bersaglio, concessi a condizione che gli stessi edifici

ospitassero beneficiari di contributi Urban (detta azione, fino a questo momento non ha avuto

un riscontro significativo), e dell'esclusione dal pagamento del canone di occupazione spazi e

aree pubbliche per le opere realizzate nel perimetro dell'area bersaglio sulla base di

autorizzazione o concessione edilizia (tale provvedimento, di cui alla deliberazione giuntale nr.

116 dd. 24.02.2000, è valido dal 1° gennaio 2000 fino all'11 maggio 2008, ed ha lo scopo di

agevolare l'attività edilizia nella zona).

Altro aspetto da mettere in evidenza e, scaturito dall'esperienza maturata con il progetto

Urban, riguarda la formazione lavoro prevista in particolare nella Misura 2. I risultati ottenuti

sono senz'altro positivi in quanto oltre ai "prodotti" fisici come le ricerche, i prodotti

multimediali, le pubblicazioni, vanno considerati anche i modelli e le prassi, come ad esempio

gli interventi di formazione e orientamento svolti nelle scuole e adottati, quindi, da queste

ultime.

11.1 Sintesi dell’intervento dell’amministrazione comunale nell’Adunanza del 14

ottobre 2003.

In occasione dell’Adunanza tenutasi in data 14 ottobre 2003, i rappresentanti

dell’amministrazione comunale, hanno illustrato le evoluzioni di competenze che hanno

condotto il Direttore dell’Area del Territorio e Patrimonio del Comune, ad assumere il controllo

su tutte le opere di pertinenza dell’amministrazione municipale.

I rappresentanti comunali hanno altresì mostrato di condividere le conclusioni avanzate

dalla Sezione Regionale della Corte dei conti, riguardo all’impatto connesso ai finanziamenti di

cui alla Misura I, riconoscendo che “il coinvolgimento dei soggetti privati è risultato di certo

inferiore alle iniziali aspettative”. In ogni caso il Progetto URBAN avrebbe avuto un impatto

complessivo positivo, seppur differito rispetto alla chiusura amministrativa del programma,

costituendo una sorta di “catalizzatore o, meglio ancora detonatore per l’avvio concreto del

recupero complessivo dell’area e della sua valorizzazione”.

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11.2 Conclusioni della Sezione

Viste le osservazioni avanzate dall’amministrazione comunale ed i documenti allegati,

la Sezione Regionale ritiene di confermare le proprie valutazioni.

IL MAGISTRATO RELATORE

f.to dott.Andrea Baldanza