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Giovedì 14 agosto 2014 – Anno 6 – n° 223 e 1,30 – Arretrati: e 2,00 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 y(7HC0D7*KSTKKQ( +&!z!:!=!& Il ministro dell’Esterno di Marco Travaglio P oco più di 25 anni fa –29 giugno 1989- mo- riva Mario Melloni, alias Fortebraccio, fe- rocissimo corsivista dell’Unità. E non ci è mai mancato come in questi ultimi giorni di crona- che estive così vuote di contenuti da lasciare spa- zio persino ad Angelino Alfano. Gli sarebbe pia- ciuto, Angelino Jolie. Per trovare un simile con- centrato di niente, un tale cervello sottovuoto- spinto, Fortebraccio era costretto ad assemblare le cervici di decine di politici democristiani e so- cialdemocratici: oggi Alfano gli semplifichereb- be il lavoro. Da solo, fa contemporaneamente le veci di tutti i principali bersagli della sua satira. Tanassi, “uomo dalla fronte inutilmente spazio- sa”. Ma non solo: “Una grossa auto blu si fermò davanti a palazzo Chigi. L’autista corse a spa- lancare la porta posteriore destra. Non ne scese nessuno. Era Nicolazzi”. E pure Cariglia: “Si van- ta, giustamente, di essere ‘venuto su dal nulla’ e quando parla lo fa per dimostrare che c’è rima- sto”. Ecco, sostituite il suo nome a quelli di quei politici ancien regime, tutti peraltro infinita- mente meno inutili di lui, e avrete il ritratto dell’attuale – pare impossibile, ma è così – mi- nistro dell’Interno. Lo scorso anno, per giusti- ficare il sequestro e la deportazione della Sha- labayeva e della figlioletta, ordinati dal Viminale cioè dal suo ufficio, non trovò di meglio che dire di non averne saputo nulla. Un po’ come l’im- putato colpevole che, per evitare la sicura con- danna, estrae il certificato di totale incapacità di intendere e volere. Solo che poi non fu avviato al trattamento sanitario obbligatorio, ma restò mi- nistro dell’Interno. Il governo era quello di Enri- co Letta, infatti Renzi infierì: “Se Alfano sapeva, ha mentito e questo è un piccolo problema. Se non sapeva davvero, è molto peggio”. Sante pa- role, se non fosse che poi Renzi diventò premier e chi nominò, anzi rinominò ministro dell’Inter- no? Angelino Jolie, naturalmente. Quello che non c'era mai e, se c’era, dormiva (tipo la sera della finale di Coppa Italia, con le forze dell'or- dine in ginocchio ai piedi del vero ministro: Gen- ny ‘a Carogna). Quello che - direbbe oggi For- tebraccio - se scompare nessuno se ne accorge. E, se va al cinema, tutti si siedono dove già c'è lui e, per non esserne schiacciato, è costretto a tenere in mano per tutto il film un grosso cartello con su scritto “Poltrona occupata da Alfano”. Il dramma è che la sua inconsistenza, ai limiti dell’inesistenza, danneggia invariabilmente chiunque lo circondi. Dopo una breve parentesi nella Dc, non a caso di lì a poco estinta, nel 1994 s’iscrisse giovanissimo a Forza Italia, ove militò all’insaputa dei più come segretario di B.: rispon- deva alle lettere e leccava i francobolli. Nel 2005 divenne segretario siciliano del partito, che non a caso nell’isola del 61 a zero colò subito a picco. Un po’ come il trapianto di capelli, abortito per il fermo rifiuto opposto da questi ultimi di ricre- scere sul suo capino. Nel 2008 fu promosso mi- nistro della Giustizia, la quale non se n’è più ria- vuta. Nel 2013, neosegretario nazionale, trascinò il partito al minimo storico di tutti i tempi. Poi, dopo un’estate passata a strillare contro la con- danna di B. e a chiedere la grazia a Napolitano (con l’esito a tutti noto), dovendo scegliere fra B. e Letta optò per il secondo, che infatti di lì a poco spirò, mentre B. si sentì subito meglio. Ora, pro- fittando delle ferie degli altri ministri, cerca di strappare qualche titolo di giornale con due bat- taglie epocali, e soprattutto nuove: contro l’ar- ticolo 18 dello Statuto dei Lavoratori e contro i “vu’ cumprà” (nel 2014 lui li chiama ancora così). A suo avviso, in un paese senza domanda dunque senza lavoro, le aziende assumeranno milioni di giovani se potranno licenziarli e se i venditori di collanine saranno cacciati dalle spiagge per de- dicarsi finalmente a furti e rapine. Ciò che lascia sempre ammirati è la faccia pensosa con cui l’acuto ministro dell’Esterno espettora le sue idee geniali. Torna in soccorso Fortebraccio, che però parlava di Forlani: “Se qualcuno non avesse avu- to l’ardire di offrirglielo fritto al ristorante, non avrebbe mai saputo dell’esistenza del cervello”. Lo d o Tave cc h i o : per accettare la panchina degli azzurri Antonio Conte chiede soldi e pieni poteri su tutte le Nazionali. Agghiaggiande! C’È POSTA PER RENZI LA UE: “L’EXPO COSÌ NON VA” INVASIONI Ostriche e Pupo, comanda l’oligarca A Capri si grida: “Mamma li russi!” Dopo l’ex compagno di classe, muore anche il prete amico di Berlusconi. Adesso si teme per D’Alema » www.spinoza.it LA CATTIVERIA » APPARIZIONI Metti uno squalo a Ostia: dialoghi mordaci in spiaggia Ambrosi » pag. 18 ORGOGLIO E DECLINO Mentre il presidente del Consiglio scommette tutto sull’Esposizione 2015 (“l’apertura sarà un No Gufi Day”) e deride la Commissione (“Bruxelles chi?”), ecco un nuovo richiamo: “Lavori in ritardo, padiglione europeo a rischio” Gli arabi riducono gli investimenti, la Germania si porta l’energia elettrica da sola MANOVRA IN VISTA Premier da Draghi e Napolitano: cerca soccorso sui conti che non tornano Tecce » pag. 2 » IL REPORTER UCCISO A GAZA » Simone Camilli aveva 35 anni “Vado dove succedono le cose, non mi basta vederle scritte sui libri” Banche, giornali e calcio: chi spegne la Lanterna di Genova Stava filmando il disinnesco di una granata lanciata da un tank israeliano, poi l’improvvisa esplosione lo ha ucciso insieme ad altri 5 palestinesi Lavorava per l’agenzia Ap Il padre: “Aveva scelto di essere lì” Borri, Schiesari e Zunini » pag. 10 - 11 Simone Camilli a Gaza LaPresse Truzzi » pag. 9 Di Foggia e Palombi » pag. 2 - 3 LA GUERRA E I MEDIA Cnn e Al Jazeera: il doppio sguardo delle tv sull’inferno del Medio Oriente Lillo » pag. 12 Il “Secolo XIX” acquisito da “La Stampa” dei torinesi cambia il direttore. Dopo il Genoa, anche la Samp a uno “straniero”; mentre tutto crolla, dal credito all’industria Sansa » pag. 7 DROGHE E POTERE Da don Gelmini a S. Patrignano: c’era una volta la comunità Matteo Renzi in visita al cantiere di Expo Milano 2015 LaPresse Liuzzi » pag. 13 Dlm

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  • Giovedì 14 agosto 2 01 4 – Anno 6 – n° 223 e 1,30 – Arretrati: e 2 ,0 0Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

    y(7HC0D7*KSTKKQ( +&!z!:!=!&

    Il ministro dell’E ste r n odi Marco Travaglio

    Poco più di 25 anni fa –29 giugno 1989- mo-riva Mario Melloni, alias Fortebraccio, fe-rocissimo corsivista dell’Unità. E non ci è maimancato come in questi ultimi giorni di crona-che estive così vuote di contenuti da lasciare spa-zio persino ad Angelino Alfano. Gli sarebbe pia-ciuto, Angelino Jolie. Per trovare un simile con-centrato di niente, un tale cervello sottovuoto-spinto, Fortebraccio era costretto ad assemblarele cervici di decine di politici democristiani e so-cialdemocratici: oggi Alfano gli semplifichereb-be il lavoro. Da solo, fa contemporaneamente leveci di tutti i principali bersagli della sua satira.Tanassi, “uomo dalla fronte inutilmente spazio-sa”. Ma non solo: “Una grossa auto blu si fermòdavanti a palazzo Chigi. L’autista corse a spa-lancare la porta posteriore destra. Non ne scesenessuno. Era Nicolazzi”. E pure Cariglia: “Si van-ta, giustamente, di essere ‘venuto su dal nulla’ equando parla lo fa per dimostrare che c’è rima-sto”. Ecco, sostituite il suo nome a quelli di queipolitici ancien regime, tutti peraltro infinita-mente meno inutili di lui, e avrete il ritrattodell’attuale – pare impossibile, ma è così – mi -nistro dell’Interno. Lo scorso anno, per giusti-ficare il sequestro e la deportazione della Sha-labayeva e della figlioletta, ordinati dal Viminalecioè dal suo ufficio, non trovò di meglio che diredi non averne saputo nulla. Un po’ come l’im -putato colpevole che, per evitare la sicura con-danna, estrae il certificato di totale incapacità diintendere e volere. Solo che poi non fu avviato altrattamento sanitario obbligatorio, ma restò mi-nistro dell’Interno. Il governo era quello di Enri-co Letta, infatti Renzi infierì: “Se Alfano sapeva,ha mentito e questo è un piccolo problema. Senon sapeva davvero, è molto peggio”. Sante pa-role, se non fosse che poi Renzi diventò premier echi nominò, anzi rinominò ministro dell’Inter -no? Angelino Jolie, naturalmente. Quello chenon c'era mai e, se c’era, dormiva (tipo la seradella finale di Coppa Italia, con le forze dell'or-dine in ginocchio ai piedi del vero ministro: Gen-ny ‘a Carogna). Quello che - direbbe oggi For-tebraccio - se scompare nessuno se ne accorge. E,se va al cinema, tutti si siedono dove già c'è lui e,per non esserne schiacciato, è costretto a tenerein mano per tutto il film un grosso cartello con suscritto “Poltrona occupata da Alfano”.Il dramma è che la sua inconsistenza, ai limitidell’inesistenza, danneggia invariabilmentechiunque lo circondi. Dopo una breve parentesinella Dc, non a caso di lì a poco estinta, nel 1994s’iscrisse giovanissimo a Forza Italia, ove militòall’insaputa dei più come segretario di B.: rispon-deva alle lettere e leccava i francobolli. Nel 2005divenne segretario siciliano del partito, che non acaso nell’isola del 61 a zero colò subito a picco.Un po’ come il trapianto di capelli, abortito per ilfermo rifiuto opposto da questi ultimi di ricre-scere sul suo capino. Nel 2008 fu promosso mi-nistro della Giustizia, la quale non se n’è più ria-vuta. Nel 2013, neosegretario nazionale, trascinòil partito al minimo storico di tutti i tempi. Poi,dopo un’estate passata a strillare contro la con-danna di B. e a chiedere la grazia a Napolitano(con l’esito a tutti noto), dovendo scegliere fra B.e Letta optò per il secondo, che infatti di lì a pocospirò, mentre B. si sentì subito meglio. Ora, pro-fittando delle ferie degli altri ministri, cerca distrappare qualche titolo di giornale con due bat-taglie epocali, e soprattutto nuove: contro l’ar -ticolo 18 dello Statuto dei Lavoratori e contro i“vu’ cumprà” (nel 2014 lui li chiama ancora così).A suo avviso, in un paese senza domanda dunquesenza lavoro, le aziende assumeranno milioni digiovani se potranno licenziarli e se i venditori dicollanine saranno cacciati dalle spiagge per de-dicarsi finalmente a furti e rapine. Ciò che lasciasempre ammirati è la faccia pensosa con cuil’acuto ministro dell’Esterno espettora le sue ideegeniali. Torna in soccorso Fortebraccio, che peròparlava di Forlani: “Se qualcuno non avesse avu-to l’ardire di offrirglielo fritto al ristorante, nonavrebbe mai saputo dell’esistenza del cervello”.

    Lo d o Tave cc h i o : per accettare la panchina degli azzurri Antonio Contechiede soldi e pieni poteri su tutte le Nazionali. Agghiaggiande!

    C’È POSTA PER RENZILA UE: “L’EXPO COSÌ NON VA”

    I N VA S I O N I

    Ostriche e Pupo,comanda l’o l i ga r c aA Capri si grida:“Mamma li russi!”

    Dopo l’ex compagno di classe,muore anche il prete amico diBerlusconi. Adesso si teme perD’Alema

    » w w w. s p i n oza . i t

    LA CATTIVERIA

    » A P PA R I Z I O N I

    Metti uno squaloa Ostia: dialoghimordaci in spiaggia

    Ambrosi » pag. 18

    ORGOGLIO E DECLINO

    Mentre il presidente del Consiglio scommettetutto sull’Esposizione 2015 (“l’apertura saràun No Gufi Day”) e deride la Commissione(“Bruxelles chi?”), ecco un nuovo richiamo:“Lavori in ritardo, padiglione europeo a rischio”Gli arabi riducono gli investimenti, la Germaniasi porta l’energia elettrica da sola

    MANOVRA IN VISTA

    Premier da Draghie Napolitano: cercasoccorso sui contiche non tornano

    Tecce » pag. 2

    » IL REPORTER UCCISO A GAZA » Simone Camilli aveva 35 anni

    “Vado dove succedonole cose, non mi bastavederle scritte sui libri”

    Banche, giornalie calcio: chi spegnela Lanterna di Genova

    Stava filmando il disinnescodi una granata lanciatada un tank israeliano, poil’improvvisa esplosionelo ha ucciso insiemead altri 5 palestinesiLavorava per l’agenzia ApIl padre: “Aveva sceltodi essere lì” Borri, Schiesari

    e Zunini » pag. 10 - 11Simone Camilli a Gaza La Pre ss e

    Truzzi » pag. 9

    Di Foggia e Palombi » pag. 2 - 3

    LA GUERRA E I MEDIA

    Cnn e Al Jazeera:il doppio sguardodelle tv sull’i n fe r n odel Medio Oriente

    Lillo » pag. 12

    Il “Secolo XIX” a cq u i s i toda “La Stampa”dei torinesi cambiail direttore. Dopoil Genoa, anche la Sampa uno “s t ra n i e ro”; mentretutto crolla, dal creditoall’industria Sansa » pag. 7

    DROGHE E POTERE

    Da don Gelminia S. Patrignano:c’era una voltala comunità

    Matteo Renzi in visita al cantiere di Expo Milano 2015 La Pre ss e

    Liuzzi » pag. 13

    Dlm

  • 2 GIOVEDÌ 14 AGOSTO 2014 il Fatto Quotidiano

    immissione di denaro. Indiret-tamente, questa impostazionedel colloquio è confermata an-che da fonti della Bce: si è par-lato solo di temi europei, ancheperché il governatore non inge-risce sulle politiche dei singolipaesi, fatto confermato anchedalla famosa conferenza stam-pa sulla “cessione di sovranità”,che era appunto riferita a tuttigli stati europei.

    IL MINUETTO, però, non deveaver rassicurato del tutto Mat-teo Renzi visto l’umor nero mo-strato nella successiva intervi-sta pomeridiana a Millennium

    (Raitre): nessun impegno pre-ciso, ma l’invito a rispettare ilprogramma - anche temporale- indicato dallo stesso governosu riforma del mercato del la-voro e consolidamento fiscale.Tradotto: Jobs act e manovra.Sugli stessi temi, più uno, il ner-voso premier ha dovuto rela-zionare pure Giorgio Napolita-no a cena. Partiamo da quellonuovo: il capo dello Stato ha giàfatto sapere che è felice per l’ap -provazione delle riforme costi-tuzionali in Senato, ma si aspet-ta qualche modifica nel passag-gio alla Camera. In particolare,

    di Carlo Di Foggia

    Te l’avevo detto. È questa la frase che l’ono -revole Fulvio Bonavitacola (Pd) avrebbe vo-luto dire ieri al sottosegretario all presidenza Gra-ziano Delrio. Poco più di un mese fa, questi avevarassicurato lui - e gli altri preoccupati membri dimaggioranza della commissione Bilancio dellaCamera - che sull’Accordo di partenariato nonc’erano problemi con Bruxelles: “Tranquilli, lapartita la seguo in prima persona, non ci sonocomplicazioni”. Come è andata lo sappiamo dallalettera che la Commissione europea ha recapitatoun mese fa al governo Renzi, rivelata ieri da Re -p u b b l i ca : piano e strategia poco chiari e inefficaci.In pratica, “se non è una bocciatura poco ci man-ca”, ha scritto il quotidiano dilargo Fochetti. Un giudiziosmentito ieri su tutta la linea dauna nota della stessa commis-sione, che ha parlato di “accor -do alle battute finali”.Il problema però rimane. L’Ac -cordo di partenariato è il qua-

    dro strategico che ogni membro dell’Ue deve re-digere per ottenere i fondi europei. Per il periodo2014-2020, tra quelli strutturali (Fesr, Fse e Fon-do di coesione), d’investimento (i cosiddetti Sie),quello europeo per l’agricoltura e il Fondo eu-ropeo per la pesca, la partita vale oltre 40 miliardi,che con il co-finanziamento (fatto 100, 50 ce limette l’Italia, 50 l’Ue) si arriva al doppio. Cosìcome resta forte il malumore che ieri filtrava daPalazzo Chigi per la leggerezza con cui il sotto-segretario ha gestito una partita delicata: il pre-mier un giorno si e l’altro no descrive i fondi eu-ropei come la panacea di tutti i mali (“un tesoroda 160 miliardi di euro”). Ieri il capo del governoha minimizzato: “Tutti i Paesi inviano i docu-menti e ricevono risposte critiche - ha spiegato

    durante la visita ai cantieri Expo - dopo i Paesifanno le loro valutazioni”. Che il testo predispo-sto dal governo non fosse affatto esaustivo e con-tenesse molte lacune di fondo lo aveva già detto loscorso 16 aprile (un mese prima della lettera eu-ropea) la stessa commissione Bilancio, a cui, apartire da quest’anno, spetta un parere consultivosulle bozze degli accordi: un dettagliato parere -fortemente negativo - redatto proprio da Bona-vitacola, che sembra preludere alla bocciatura diBruxelles. Tanto più che quest’ultima aveva giàbacchettato il governo con una prima lettera in-viata a Palazzo Chigi il 10 marzo scorso. Bastavaascoltare il parere della maggioranza in commis-sione per evitare di far storcere il naso ai tecnici diBruxelles. Difficile, però, che Delrio potesse mo-dificare così profondamente il testo come, di fat-to, gli ha chiesto Bonavitacola nella sua relazio-ne.

    MOLTI DEI PUNTI sollevati ormai oltre tre mesi facombaciavano infatti con quelli messi per iscrittodalla Commissione: farraginosità burocraticheche bloccano i fondi; sovrapposizione continua

    tra i programmi operativi nazionali e regionali;dubbi sull’effettiva cantierabilità delle opere am-messe al finanziamento; e, soprattutto, “l’assenza,nonostante decenni di programmazione e uso deifondi europei, di efficaci e riconosciuti modelli dicalcolo dell'impatto” dei soldi spesi. Nella lettererivelata ieri, i tecnici di Bruxelles evidenziano“l’assenza di un progetto strategico e di cenni allelezioni apprese dal periodo di programmazione2007-2013”. Una lacuna che campeggia in testaalla relazione depositata nella Bilancio: “Sarebbestato opportuno - si legge nel documento - far pre-cedere l’analisi della bozza da una accurata rico-gnizione delle criticità che hanno accompagnatole precedenti esperienze di programmazione. Ba-sti considerare che in riferimento al ciclo in corso(2007-2013) ad un anno e mezzo dalla data ultimadi rendicontazione (31 dicembre 2015) la spesaeffettiva media delle regioni incluse nell'obiettivoconvergenza si attesta al di sotto del 50 per cento”.Un lacuna così grave (peggio di noi fanno soloCroazia e Romania) da far temere a tutti una nuo-va bocciatura (“servirebbe più tempo, e un’inda -gine conoscitiva”). Tranne al sottosegretario.

    Napoli, occupanoCittà della Scienzacontro il premier

    È STATO occupato ieri il cantiere diCorporea a Città della Scienza: ungruppo di manifestanti del Comitato“Una spiaggia per tutti” ha protestatocontro la firma dell’accordo per la ri-costruzione di Città della Scienza e labonifica di Bagnoli, prevista per questamattina in occasione della visita a Na-

    poli del premier Matteo Renzi. Sulleimpalcature sono stati affissi deglistriscioni con le scritte: “Renzi and Co'Stateve a Casa” e “Stop Speculazionie privatizzazioni a Bagnoli”.Mentre un gruppo di manifestanti si èarrampicato sulle impalcature, altrepersone hanno effettuato un volanti-

    naggio per spiegare le ragioni dellaprotesta. “Non si può ricostruiresull’area destinata a spiaggia pubblica- dicono Massimo Di Dato dell’A ss i s eper Bagnoli e Domenico di Bancarotta,centro sociale poco distante dal can-tiere Corporea - Città della Scienza vatrasferita come prescrivono le leggi, i

    piani urbanistici e la delibera firmatada 13mila napoletani e approvata dueanni fa dal consiglio comunale”. Tra imotivi della protesta anche le moda-lità della firma, che avviene alla vigiliaFerragosto cosa che, a loro avviso, av-viene “senza una discussione in Con-siglio, che la Giunta ci ha rifiutato”.

    Il nervosismo di MatteoRenzi si spiega facil-mente: è partito per fareil battitore libero e si ri-trova ingabbiato. Funziona co-sì quando si guida un paese de-bitore, a maggior ragionequando lo si fa non essendoneanche troppo ben visto daquei circoli internazionali chehanno fatto la fortuna dei suoipredecessori (del Paese un po’meno). La situazione s’è plasti-camente disegnata agli occhidel pubblico in questi ultimidue giorni: martedì il viaggio inelicottero a Città della Pieve perfare una chiacchierata con Ma-rio Draghi (sia ringraziato ilCorriere dell’Umbria per averlobeccato), ieri sera il lungo col-loquio a cena con Giorgio Na-politano. Il menù è sempre lostesso: la situazione economicae le intenzioni del governo sulleriforme. In sostanza il premierha dovuto ribadire ai suoi in-terlocutori che entro la prossi-ma sessione di bilancio - cioèentro dicembre - i desiderataeuropei (dalla riforma del lavo-ro ai tagli di spesa pubblica)verranno portati a casa.

    L’INCONTRO con Draghi, inparticolare, ha colpito la fanta-sia della stampa: per com’è av-venuto e perché è seguito alpubblico scambio polemicosulla “cessione di sovranità”(che entrambi, peraltro, nega-no). Atterraggio nella città um-bra in cui il governatore ha unacasa alle 9 del mattino e in gransegreto, un paio d’ore di faccia afaccia e poi il ritorno a Roma,con decollo alle 11.30. “Ho vistoDraghi: è una cosa normale, lofaccio spesso. Vi assicuro chel’Italia non è un osservato spe-ciale e che l’agenda di riforme di

    Draghi è anche la mia dalla Aalla Z”, ha minimizzato Renziuna volta che la notizia è dive-nuta di pubblico dominio. Nonsi sa se spesso, ma effettivamen-te tra i due - anche se il rapportonon è idilliaco e dalle parti diFrancoforte ci sia una certa sfi-ducia nelle capacità dell’ex sin-daco - c’è un certo livello di in-terazione. Basti dire che Renzichiese anche a Draghi un con-siglio su chi nominare ministrodell’Economia (“meglio un po-litico”, la risposta).Come che sia, l’incontro dimartedì è stato chiesto con in-sistenza dallo stesso Renzi dopo

    le frecciate dei giorni scorsi:l’idea era capire se la Banca cen-trale europea è accanto all’Italiain questa fase così difficile op-pure farà da spalla ai rigoristi(Germania, Commissione Ue)come spesso è capitato in pas-sato. C’è in ballo anche la partitasui nuovi soldi che la Bce do-vrebbe cominciare a erogare inautunno alle banche (il cosid-detto “Quantitative easing” eu -ropeo) con meccanismi che pe-rò ne vincolino l’uso ai prestitiall’economia reale: Renzi puntamolto - forse troppo - sull’effet -to sugli investimenti (e quindisulla crescita del Pil) di questa

    il Colle ritiene veramente trop-po debole la riforma del TitoloV venuta fuori da palazzo Ma-dama rispetto all’impianto ori-ginario della riforma: i poteridello Stato centrale devono es-sere esplicitamente ampliati emeglio specificati per evitarel’enorme contenzioso con le re-gioni che è stato la croce dellariforma voluta dal centrosini-stra nel 2001.Per il resto non ci sono parti-colari novità, se non la crescen-te preoccupazione del principa-le tutore internazionale del pre-sidente del Consiglio (anche lui

    non esattamente simpatizzantecol suo protetto). Renzi, perparte sua, continua a garantireche nella legge di Stabilità ci sa-ranno 16 miliardi di tagli (dettispending review) e che entrol’anno arriveranno pure la ri-forma della giustizia civile equella del lavoro, oltre all’attua -zione della delega fiscale.

    È CHIARO però che il timoreprincipale di palazzo Chigi èper la reputazione del governosui mercati internazionali. Lo sinota dall’ossessiva frequenzacon cui Renzi dichiara al Finan -cial Times. Dopo l’intervista spa-valda di lunedì, ieri ha fatto sa-pere ai lettori del quotidianobritannico che il suo esecutivo“spalanca le porte agli investi-tori esteri”: “Io sono più felicequando vedo arrivare qui ungrande investitore straniero chenon un normale investitore ita-liano. E non perché io non siapatriottico, ma perché per meconta il progetto industriale,non il passaporto”.

    Marco Palombi e Carlo Tecce

    T R A BA L L A N D O

    Il presidente della Bce

    non lo ha rassicurato,

    quello della Repubblica

    gli ha chiesto certezze

    sui conti e modifiche

    sul Titolo V della Carta

    IN GINOCCHIO DA VOI IL TOURDELLA SPERANZA DI MATTEOVEDE DRAGHI E NAPOLITANO: GLI SERVE SOSTEGNO PER LA MANOVRA D’AU T U N N O

    I Fondi europei e la sgridata di Bruxelles a DelrioMA L’ACCORDO È VICINO

    TIRATE D’OR E C C H I E

    BASTAVA ASCOLTARLII dubbi espressi dell’Ue sullo schema

    di accordo per ottenere i soldi dall’Europa

    erano già stati sollevati nel dibattito alla Camera

    DOPO la gelata dell’indice di fiducia tedesco Zew martedì, ieriun’ipoteca sulla crescita del periodo aprile-giugno è arrivatadalla produzione industriale dell’Eurozona: -0,3% congiuntu-rale a giugno dopo il -1,1% di maggio, uno schiaffo in faccia alleattese per un +0,4%. Che rischia di mettere una seria ipoteca,secondo diversi economisti come Peter Vanden Houte di Ing,sul Pil dell’Eurozona nel secondo trimestre.La prova del nove però arriva oggi: si parte con il Pil francese,attese in crescita di un esiguo 0,1% ma con il rischio di unacrescita del tutto stagnante. Poi arriva quello tedesco, conprevisione di un -0,1% da parte dei principali economisti. Undato che di per sé non sarebbe troppo preoccupante se lettoalla luce del balzo (+0,8%) del primo trimestre per fattoristagionali. Ma si tratterebbe pur sempre della prima contra-zione del Pil tedesco dal 2009.Ma mentre il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, inuna intervista al quotidiano Le Monde, afferma che non “siamoin uno scenario di deflazione”, la Spagna e l’Italia riaccendonol’allarme: mentre i prezzi restano positivi in Francia e Ger-mania e stagnano in Italia, in Spagna sono scesi a luglio dello0,3% su anno.Un quadro questo che rimette al centro dell’economia europeala Bce. Che potrebbe aprire il dossier del ‘quantitative easing’,l’acquisto massiccio di titoli di Stato per creare inflazione.

    Crolla la produzioneindustriale dell’Un ione

  • 3il Fatto Quotidiano GIOVEDÌ 14 AGOSTO 2 01 4

    Bono Vox (U2):“Presidente, micongratulo con te ”

    SOLTANTO poche righe per congratularmi con teche stai rinsaldando la grande creatività degli ita-liani e una visione del futuro che include tutti.Siamo orgogliosi di vedere che il nostro Paesepreferito ha la leadership che si merita”.Questo il messaggio che, carta e penna alla ma-no, il leader della rock-band gli U2, l’irlandesePaul David Hewson, nome d’arte Bono Vox, ha

    inviato al presidente del Consiglio, Matteo Renzi.Bono indirizza il suo messaggio al “prime ministerRenzi, Mateo”.Il cantante, dal 1999 è stato via via sempre piùcoinvolto nella campagna per l’azzeramento deldebito dei paesi del terzo mondo e per la difficilesituazione dell’Africa. Ora, forse, ha preso a cuoreanche quello dell’Italia.

    ne europea a Expo 2015, conevidenti e molteplici ripercus-sioni, v’invito a intervenire ur-gentemente”. Firmato: DavidWilkinson, gufo. Così stavolta ilpresidente del Consiglio nondovrà chiedersi “Bruxelles chi?”come ha fatto ieri a propositodelle critiche sui fondi comuni-tari.

    L’I N G EG N E R E britannico non ècomunque l’unico a lamentarsidei ritardi: ieri Renzi ha giusta-mente festeggiato perché la Tur-chia sembra aver cambiato ideae deciso di partecipare a Expo2015, ma molti altri Paesi sistanno mettendo le mani nei ca-pelli per averlo fatto. Dei ripen-samenti della Svizzera GianniBarbacetto ha scritto sul Fa t togià a maggio, quando le crona-che erano piene di notizie sulla“cupola degli appalti” di Expo,ma la situazione non pare siamigliorata: lamentele sono arri-vate dalla Francia; altre nazioni -come gli Emirati Arabi - stannoridimensionando il livello dellaloro presenza perché i ritardirendono impossibile realizzare iprogetti originari; i tedeschi, chestanno già lavorando al loro pa-diglione, di fronte al continuorinvio sulla fornitura di serviziessenziali come l’elettricità han-no deciso di fare da soli e vannoavanti coi generatori (e una ri-levante incazzatura).In tutto questo la voce del go-verno - che dovrebbe proveniredal ministro delegato MaurizioMartina - è invece solo quella diRenzi, che non è chiaro quantosappia della situazione nei par-ticolari: ieri, in ogni caso, ha giu-stamente elogiato i 1.300 operaiche lavorano dalle 6 di mattinaalle 2 di notte per riuscire a far-cela in tempo (“e ce la faremo”,ribadiva ossessivamente il pre-mier). I dati di fatto, però, sonoche non è finita nemmeno la bo-nifica dei terreni (è al 91%) e ilavori della piastra - cioè la basefisica e tecnologica - sono fermial 70%. I lavori nei singoli pa-diglioni, pare, inizieranno a set-tembre. Se va bene (e andrà be-ne, siamo sicuri, mica vogliamofinire tra i gufi come Mr Wilkin-son).

    ri non sono nemmeno comin-ciati, né mi è stata comunicatacon precisione la data di inizio. Iservizi tecnici del PadiglioneItalia mi hanno inoltre informa-to che il crono-programma delCardo prevede la consegna delmanufatto rustico del padiglio-ne dell’Ue solo il 28 febbraio2015”. Ma come? Si chiede Wil-

    kinson: il 20 giugno ne avevamoparlato e avevate detto che almassimo il 15 novembre ce loavreste consegnato. Risultato:“A queste condizioni non saràtecnicamente possibile per lenostre imprese completare leopere di finitura, decoro, mon-taggio, messa in servizio, collau-do e certificazione delle attrez-zature secondo i progetti”.La conclusione è di quelle vaga-mente minacciose: “Trattando -si di una situazione di emergen-za che mette a rischio la qualitàdella partecipazione dell’Unio -

    consigliere diplomatico di pa-lazzo Chigi, Armando Varric-chio. Più formali di così non sipuò: figuraccia continentale.“Vi scrivo per esprimere la miagrande preoccupazione riguar-do ai ritardi di costruzione delpadiglione dell’Unione europeanell’area del Cardo”, attacca su-bito Wilkinson, che poi fa un

    gustoso racconto sul modello“Viaggio in Italia” tanto caro aisuoi connazionali di secoli ad-dietro: il 7 luglio sono venuto davoi e con la dottoressa Braccoabbiamo illustrato il nostro me-raviglioso programma ai gior-nalisti; a Roma addirittura - inoccasione dell’inaugurazionedel semestre italiano di presi-denza Ue - il mio vice (l’italianoGiancarlo Caratti) lo ha illustra-to alla stampa straniera. E inve-ce? Disastro: “Mi sono recato avisitare il sito il 29 luglio e hopurtroppo constatato che i lavo-

    di Marco Palombi

    Mi dispiace, mr Wil-kinson, ma lei è ungufo: an owl nellasua lingua d’origi -ne”. Matteo Renzi, si sa, nonguarda in faccia a nessuno e oragli tocca aggiornare il suo ca h i e rde doléances ornitologico: DavidWilnkinson, ingegnere di for-mazione e dirigente della Com-missione Europea per lavoro, èstato nominato a BruxellesCommissario generale proprioper Expo 2015, nel quale laCommissione dovrebbe avereun padiglione, e il 1 agosto hascritto una letteraccia piena dicritiche alla gestione dell’espo -sizione universale di Milano erelativi ritardi nei lavori.All’ombra del Duomo ha fattoun certo rumore, ma finora nonè stata resa pubblica.

    ORA, SICCOME ieri il premierha indetto il “No gufo day” per ilprimo maggio dell'anno prossi-mo – data prevista per l'inaugu-razione - proprio contro quelliche insistono sui ritardi di Expo,Wilkinson va aggiunto senz’al -tro alla lista. A parte le ossessio-ne scaramantiche del premier,la lettera è un duro atto d’accusa:destinatari sono il commissarioDiana Bracco e l’amministrato -re delegato Roberto Sala oltreall’ambasciatore italiana pressol’Ue Stefano Sannino, notoria-mente in ottimi rapporti col

    CIAO INVESTIMENTI

    Gli Emirati Arabi

    e molti altri paesi stanno

    diminuendo il loro

    impegno, la Germania

    s’è dovuta organizzare

    da sola per l’elettricità

    LA UE SCRIVE A RENZI:“EXPO, TUTTO A POSTO?NO, ENORMI RITARDI”IL PREMIER: “RISPETTEREMO I TEMPI, FAREMO IL NO GUFY DAY”MA ARRIVA UNA LETTERA SUL PADIGLIONE EUROPEO:”A GIUGNO DICEVATE DI ESSERE IN TEMPO, ORA SONO GUAI”

    TIRATE D’OR E C C H I E

    “Il debito pubblicoin 6 mesi è cresciutodi 100 miliardi”Un record al mese. Continua a crescere il debito pubblicoitaliano che a giugno, dopo il balzo di 20 miliardi di mag-gio, è lievitato al nuovo massimo storico di 2.168 miliardi (2miliardi in più), peggiorando il precedente record negativo efacendo segnare nei primi sei mesi dell’anno un salto di 100miliardi. Questo, però, è il dato lordo. Se si tiene conto del forteaumento delle disponibilità liquide del Tesoro, salite a 105,2miliardi contro i 92,2 di fine maggio e i 57,8 di gennaio, si scopreche in realtà il debito netto ha iniziato a scendere: 2.063 miliardirispetto ai 2.074 del mese precedente. È il risultato di una precisastrategia del Tesoro, che negli ultimi mesi ha approfittato deibassi tassi di interesse per emettere più titoli di Stato di quantosarebbe stato necessario per coprire il fabbisogno. Da via XXSettembre fanno sa-pere che si tratta an-che di un modo perevitare di trovarsi al-le strette nella secon-da metà dell’anno,quando una quotaimportante del debi-to pubblico andrà ascadenza propriomentre è atteso unaumento dei tassi.I dati diffusi dalla Banca d’Italia indicano anche un calo delleentrate fiscali dello 0,7% nei primi sei mesi dell’anno, e di un-7,7% (3,5 miliardi) rispetto allo stesso mese del 2013 - dovute,si spiega, in larga parte agli anticipi degli acconti.Con questi numeri, e con la crescita che latita, anche il rapportodebito/Pil, fissato nel Def di aprile al 134,9% (sostegni europeicompresi) rischia di dover essere rivisto. Il governo puntava aun piano di privatizzazioni da 0,7 punti di Pil già dal 2014 perridurlo. Ma al momento si può contare solo sui 2 miliardi inarrivo con la cessione del 35% di Cdp reti ai cinesi, mentresembrano ormai sfumate le possibilità che si possano quotareentro l’anno Poste ed Enav, le due società in pole position ainizio anno.

    REPORT BANKITALIA

    2 .1 6 8 mldDEBITO, NUOVO

    RECORD La Commissione Europea La Pre ss e

    C’È POSTA PER TE La lettera è partita dallaCommissione europea, in particolare dal commissa-rio addetto all’Expo 2015. I destinatari sono: il com-

    missario Diana Bracco e l’amministratore delegatoRoberto Sala, oltre all’ambasciatore italiana

    a Bruxelles, Stefano Sannino

  • 4 GIOVEDÌ 14 AGOSTO 2014 il Fatto Quotidiano

    di Carlo Tecce

    Quando la telecame-ra di Millenium(Rai3) ha stretto suMatteo Renzi, il ca-pofila del giglio magico, di-spensatore nazionale di entu-siasmo, è apparso aggressivo,concitato, turbato. Qualcheora prima - era martedì - eraandato a far visita a Mario Dra-ghi, in Umbria. E non era lì perun brindisi conviviale. È anda-to a far visita a una fonte di ner-vosismo. Stavolta, non va bia-simato.Silvio Berlusconi, compagnodi riforme e firmatario di patti,aveva il sole in tasca. Poi

    un’eclissi l’ha spento, il sole.Matteo Renzi è sbarcato a Ro-ma con il giglio fiorentino,“bottonato di rosso”, araldica eleggende: pare che Giuseppeavesse in mano un giglio, e nonun mazzo di rose, all’appunta-mento con la sposa Maria.A Roma vennero i pesciolini, icarrelli per la spesa, le venditedi auto blu: il Renzi radioso, inperenne televendita, che fa sfi-gurare il rodato Mastrota.In queste settimane tra raman-zine di Draghi e Prodotto in-terno lordo col segno meno,

    manovre correttive e previsio-ni incorreggibili, Renzi ha di-smesso se stesso, i sorrisi e pureil giglio s’è sfatto, moscio.A Mia Ceran, durante l’inter-vista a Millenium, che chiedevadi lavoro, articolo 18, occupa-zione giovanile, Renzi ha repli-cato diventando d’un trattocorrucciato, impaziente: ilRenzi nervoso. E come spessoaccade, l’ex sindaco ha ripetutoil mantra: “Mi piacerebbe par-lare di cose vere”. Che poi sonocose belle, a parole, appunto:speranza, coraggio, ottimismo,futuro. Ai boy scout, arsi al sole(quello vero, non quello di B.),Renzi ha offerto il solito pro-gramma di governo.

    Un’oratoria accurata, efficaceper una platea di giovani lupet-ti, chissà se così coinvolgenteper Draghi, che da un po’ digiorni il premier ascolta al te-lefono e martedì ha incontratoin trasferta, a Città della Pieve,per sedare il nervosismo (che ilnumero uno della Banca cen-trale europea, di certo, non puòalleviare). Ora Renzi perlustre-rà i luoghi del dolore (la defi-nizione è sua): la Sicilia, Gela eTermini Imerese; la Campa-nia, Napoli e Bagnoli; la Cala-bria, Reggio. E ieri è tornato a

    Milano, per l’Expo. È successoancora: ha citato i gufi, li ha sfi-dati. Esatto, ha lanciato ilguanto, ha fissato il faccia a fac-cia, un po’ lontano nel tempo,però l’ha fatto. Ha indetto il“No Gufi Day” per il primomaggio 2015, per l’inaugura-zione dell’esposizione univer-sale.

    IL DUBBIO: il gufo è un tor-mento che Renzi si trascina da-gli anni da lupetto o un gufoinquieta il sonno presidenzia-le? Non è frequente che s’affac -ci nei sogni, il gufo, simbolo diintuizione, chiaroveggenza eveglia spirituale. All’inizio, igufi erano una minoranza, gu-

    favano in silenzio, erano diffi-cili da notare, vedere e semmaifacili da combattere. Adesso igufi si sono organizzati, lo stes-so Renzi ne ha elencate alcunespecie: il gufo brontolone, il gu-fo professore, il gufo indovino.Senza dimenticare il gufo ro s i -co n e , forse il più temuto. In al-ternativa, il catalogo renzianonon è mai parco di epiteti, cisono gli avversari sciacalli, me-no simpatici dei gufi, pensate algufo professore con gli occhia-li. Quando l’interlocutore, edunque non un adulatore, rie-

    sce a riportarlo in una dimen-sione reale (non animale o oni-rica), il Renzi nervoso s’arren -de: “So che dovrei essere pru-dente, ma se dovessi essere pes-simista farei un altro mestie-re...”. Adesso non gli piaccionopiù neanche quelli che chiama“giornali internazionali” e nonseguono l’evoluzione ornitolo-gica, ma lo interrogano sul bi-lancio di Stato. Il Renzi nervosoè una versione inedita di questoagosto, che se non ricalca le ter-ribili ferie 2011 di Berlusconicon la lettera Bce, un po’ le rie-voca. Come l’alleato del Naza-reno – chi si somiglia si piglia –Renzi non sopporta i rimpro-veri. Che sia Stefano Fassina a

    muovere una critica o la Com-missione europea sui fondi nonutilizzati, il Renzi nervoso noncambia verso, utilizza un’iden -tica tattica: “Bruxelles, chi?”,domanda, e si agita. Finge dinon comprendere, vuole frain-tendere: “Ho detto ‘Fassina,chi?’ e si è dimesso, non vorreiche si dimettesse anche Bruxel-les”. Forse Renzi è convinto checi sia un raduno di gufi nei din-torni di palazzo Chigi. Forse hacapito che, seppur piccoli, an-che i gufi s’incazzano. E dannonoia.

    L’UOMO SOLO AL COMANDO

    Grillo: “I poteriforti hanno mollatoil premier”

    IL PREMIER Matteo Renzi non sarebbe più al si-curo nella fortezza del 40 per cento dei voti ot-tenuti dal Pd alle ultime elezioni europee, parola diBeppe Grillo. In un post pubblicato ieri sul suoblog, dal titolo # Re n z i n o n m a n g i a i l Pa n e t to n e , il co-mico genovese parla di chiari segni di cedimento diquell’importante sostegno di cui avrebbe godutol’ex sindaco di Firenze nella sua ascesa verso Pa-

    Teso e permalosoMatteo al poterenon sta più serenoAPPANNATO LO STILE DA GUASCONE, SOTTO LA PRESSIONEDELLE CRITICHE INTERNAZIONALI, SBOTTA: “BRUXELLES CHI?”

    Un Renzi baldanzoso un mese fa, a destra, e quello stanco e nervoso visto a “Millenium” su Rai3 Ansa

    di Gianluca Roselli

    Matteo Renzi rischia l’effetto-Prodi. Oraha ancora una fiducia molto alta. Ma, senon dovesse raggiungere i risultati, la sua ca-duta sarà molto veloce. Come è accaduto conil Professore”. Il sociologo Alessandro Ama-dori non si sorprende del nervosismo del pre-mier di questi giorni. “Normale che lo sia, vistii dati economici, soprattutto la deflazione, cheè devastante”.Però la fiducia nei suoi confronti rimane alta.Sì, tra il 50 e il 60 per cento. Fiducia però nonsignifica innamoramento, ma solo che gli ita-liani lo considerano l’unico in grado di por-tare a casa alcuni risultati. La luna di miele neisuoi confronti non è ancora finita. Anche permancanza di concorrenti. Ma, come quella di

    un amministratore delegato, la fiducia è stret-tamente legata al raggiungimento degli ob-biettivi. Altrimenti sarà ritirata velocemente.Parliamo di obbiettivi economici?Sì, in particolar modo l’economia domestica,ovvero il potere di acquisto percepito dagliitaliani. Se i nostri concittadini si sentirannopiù ricchi, allora il suo successo continuerà.Altrimenti la caduta sarà repentina.In questi giorni è apparso un po’ n e r vo s o.Sì, ma ricordiamoci che, a differenza di Ber-lusconi, che ha sempre desiderato piacere atutti, Renzi vive sul conflitto. È come un pi-stolero che ha bisogno di avere un nemico acui sparare. Gli serve sempre un avversario darottamare, un interlocutore da attaccare. Oraparla di gufi e rosiconi come prima parlava divecchia guardia da mandare a casa.

    Da qui il suo bullismo?Mentre Berlusconi ha un approccio femmi-nile alla politica che ha scatenato negli italianiun innamoramento irrazionale durato 20 an-ni, Renzi è più realista, con un atteggiamentomachista e muscolare. Ha bisogno della scaz-zottata verbale, condita da battute per nontrascendere. Il rischio, per lui, è il logoramen-to.Che, secondo lei, non è ancora cominciato.No, ma inizierà se non raggiunge gli obbiettividi cui parlavamo prima. Le strade davanti a luisono due: o riesce a rinegoziare i parametrieuropei per l’Italia (la madre di tutti i temi)conquistando così lo scettro da statista, op-pure partirà la fase discendente. Ma a quelpunto, per non farsi logorare, farà saltare tuttoe si andrà al voto.

    Però nelle ultime uscite è apparso più nervoso.Sente il momento di difficoltà e attacca, mettele mani avanti. Come ha sempre fatto.Lei ha scritto un libro su Berlusconi, Mi con-s e n ta , e uno su Prodi, Avanti miei Prodi. Comesi intitolerà quello su Renzi?Lo sto scrivendo proprio in queste settimane.Il titolo provvisorio è Padre Matteo. PerchéRenzi è il prodotto esemplare dell’Italia deglioratori.

    Il professorA l e s s an d r oAmadori,s o c i o l ogoAnsa

    lazzo Chigi. “Da giugno – si legge nel post – si sonoinfittiti i segni di una crescente insofferenza deipoteri forti e semi-forti verso Renzi: le bordate delgruppo Espresso-Repubblica, la sparata di DellaValle, i mugugni confindustriali, le denunce diConfcommercio, i rilievi di Cottarelli, la freddezzadel Co r r i e re e del Sole 24 ore”. Sempre secondoGrillo, il colpo di grazia a Matteo Renzi potrebbe

    infliggerlo il vertice della Bce, Mario Draghi, chenon facendosi incantare dalla riforma del Senato,ha ricordato a Renzi che le riforme necessarie sonoaltre, altrimenti è meglio lasciare. Insomma, per ilM5S Renzi è “un povero illuso” che non realizza diavere troppi avversari per fare la voce grossa con laBce: gli americani, la Merkel e la finanza, mentre luisi preoccupa di salvare la pelle a Berlusconi.

    P ier Luigi Bersani torna a farsi sentire. Inter-vistato dall’ex capo ufficio stampa del Pd, Ro-berto Seghetti, sul sito Il campo delle idee, con la scusadi dare consigli a Matteo Renzi sull’economia, l’exsegretario del Pd esprime una dura critica alla po-litica economica del governo. Che boccia anche sulfronte delle riforme istituzionali. Bersani iniziadando ragione a Mario Draghi sull’aumento dellasovranità europea sugli Stati, ma dice anche che,così com’è, la politica europea non funziona. “Sipotrebbe adottare un’iniziativa di riduzione del de-bito pubblico per cui ciascunoStato paga la sua parte, manell’ambito di un progetto comu-ne”, spiega Bersani. Che poi cri-tica la velocità con cui l’esecutivovuole procedere. “Ma noi dobbia-mo fare una gara da centometristioppure la partenza veloce di unagara di mezzo fondo?”, si chiede.Bocciata anche l’ipotesi di unamanovra correttiva “perché nellecondizioni attuali non la soppor-teremmo”. Bersani prosegue poi suggerendo alpremier di mettere in campo misure di politica in-dustriale “senza la quale ci prepariamo a consegna-re l’Italia agli stranieri”. E gli 80 euro? “Sono statimangiati dai consumi obbligatori”. Dalle sue pa-role si evince che pure le riforme non gli sono pia-ciute granché. “Ora la questione è l’equilibrio delsistema democratico, a cominciare dai meccanismidi nomina delle alte cariche per finire con l’Itali -cum”. E sul Senato? “Cosa fatta capo ha. Adessoresta da decidere se per i nuovi senatori sarà ancoraobbligatoria la cravatta”. Il sunto, però, sta tuttonel commento con cui il suo ex portavoce StefanoDi Traglia posta l’intervista su Facebook: “Ma cosaaspetta Renzi a chiedere una mano a Bersani?”.

    A VOLTE RITORNANO

    Consigli non richiestidalla “Ditta”

    A P P E NAELETTOIl presidentedegli StatiUniti BarackObama nelfebbraio 2009A pochi mesidalla vittoriaelettorale sor-ridente e rilas-sato La Pre ss e

    5 ANNIDOPOIl potere logo-ra eccome,Barack Oba-ma, capelli or-mai bianchie tormento sulvolto per le de-cisioni difficilidegli ultimitempi La Pre ss e

    Alessandro Amadori Il sociologo

    “Ma lui cerca sempre il conflitto”

  • 5il Fatto Quotidiano GIOVEDÌ 14 AGOSTO 2 01 4A L L’I TA L I A NA

    Cassa integrazionegiù, ma non quellast ra o rd i n a r i a

    A LUGLIO, il numero di ore di cassa integra-zione complessivamente autorizzate è stato di79,5 milioni, con una diminuzione del 25,0%rispetto allo stesso mese del 2013 (106,1 mi-lioni di ore). Lo comunica l’Inps.In calo anche le domande di disoccupazione, agiugno 2014 -3,3% in meno rispetto a giugno2 01 3 .

    Mentre il numero di ore di cassa integrazionestraordinaria (CIGS) autorizzate a luglio 2014è stato pari a 50,4 milioni, con un incrementodel +18,0% rispetto al luglio 2013, nel corso delquale sono state autorizzate 42,7 milioni diore. Rispetto a giugno 2014, invece, si registrauna variazione congiunturale, calcolata sui datidestagionalizzati, pari a +9,6%.

    di Carlo Di Foggia

    I nodi dell’intricata sagaBrebemi arrivano al pet-tine con il grande ingan-no chiamato project fi-nancing. La direttissima Bre-scia-Bergamo-Milano è la pri-ma autostrada terminata con ilmiracoloso sistema che appa-rentemente fa finanziare legrandi opere dai privati perchéle casse pubbliche sono vuote.Solo che alla fine paga comun-que lo Stato.

    LA BREBEMI è un caso esempla-re. La società controllata da In-tesa Sanpaolo e Gavio ha chiestoun generoso contributo al Cipe(il comitato che coordina gli in-vestimenti statali): 450 milionidi euro di sconto sulle tasse o, inalternativa, un contributo diret-to di 90 milioni e l’allungamentoda 20 a 30 anni della concessio-ne. Senza un aiuto, lamenta lasocietà, il piano finanziario nonregge e si rischia di portare i libriin tribunale.La singolare opera (62 Km pa-

    ralleli alla vecchia A4 e senzaaree di servizio) è stata finanzia-ta “senza soldi statali”, ha spie-gato orgoglioso il presidenteFranco Bettoni durante l’inau -gurazione, il 23 luglio scorso allapresenza di un raggiante MatteoRenzi. La frase del presidenteandrebbe però tradotta: degli1,5 miliardi di costi propri, 830milioni sono prestiti della Cassadepositi e prestiti (che è pubbli-ca) e 700 della Bei (Banca euro-pea degli investimenti, pubblicaanch’essa). Che succede se Bre-bemi non ce la fa a restituirli?Paga Pantalone. La Cdp è con-trollata dal Tesoro e per la Bei c’èla garanzia della Sace, la societàche assicura i contratti delleaziende che lavorano con l’este -ro. Di chi è Sace? Al 100% dellaCdp. In pratica, l’autostrada“totalmente a carico dei privati”è fatta con debiti garantiti dalloStato, e ora - preso atto che nonce la farebbe a restituirli perchéle stime di traffico sono stategonfiate - chiede allo Stato l’aiu -tino. Così il contribuente non hascelta: o paga subito, o pagherà,

    sbandierato orgogliosamenteda Bettoni in un’intervista alCorriere di Brescia: “Nessuno ci hafatto un favore”.Intanto si sono espropriati mi-gliaia di terreni agricoli, per lagioia degli agricoltori lombardi,di cui Bettoni è, guarda caso, ilpresidente. I costi inizialidell’autostrada - stimati in 800milioni di euro - sono triplicatinel tempo e il 21 per centodell’incremento è attribuitoproprio al costo imprevisto de-gli espropri. Di questi, 212 ettarisolo nella provincia del brescia-no Bettoni, che si è vantato diaver fatto tutto senza litigi: “Il 98per cento - ha spiegato - ha tro-vato accordi bonari con la socie-tà”. E ci mancherebbe.La richiesta d’aiuto della Brebe-mi era scritta nei numeri: degli80mila veicoli al giorno di traf-fico previsto (poi rettificati a60mila) oggi siamo a 40mila. Idati del progetto erano gonfiati.Per tentare un recupero, la so-cietà è stata costretta ad appli-care tariffe doppie rispetto allaconcorrente A4, e del 44 per

    di più, quando la Bei farà scat-tare la garanzia statale.L’aiuto invocato serve a ripagaregran parte degli 800 milioni dioneri finanziari, cioè gli interes-si sui debiti. I finanziamenti diBei e Cdp, infatti, non sono an-dati direttamente alla società,ma al consorzio di banche dietro

    il progetto (Intesa Sanpaolo,Unicredit, Mps , Centrobanca eCredito Bergamasco) che a suavolta li ha girati a un tasso piùelevato per remunerare il ri-schio: un pesante 7,8 per cento,

    cento superiori alla media na-zionale. “Eppure - spiega DarioBalotta, presidente dell’Osser -vatorio nazionale trasporti - nel2003 la concorrenza degli ame-ricani di Bechtel è stata battutagrazie alla promessa di applicaretariffe molto più basse. Se Bre-bemi ottenesse l’aiuto richiesto,potrebbero ricorrere per viola-zione del bando di gara”. Tantopiù che le linee guida del Cipeprevedono che il beneficio fisca-le possa essere concesso solo sele infrastrutture non sono anco-ra entrate in servizio.Sono già sette i grandi project fi-nancing che hanno richiesto aiu-ti pubblici, attraverso la defisca-lizzazione, con stanziamenti a

    fondo perduto o con l’allunga -mento della concessione. Dopola Tem Milano (la nuova tan-genziale dove confluirà la Bre-bemi, oggi strozzata in due sta-tali mono-corsia che entrano aMilano) e la Pedemontana Ve-neta, salvate dal governo Letta(rispettivamente con 330 e 370milioni di euro), la Pedemonta-na Lombarda (350 milioni) e lal’Autostrada Tirrenica (com-pletamento della Livorno-Civi-tavecchia). Per quest’ultima, ilregalo (270 milioni) arriveràcon lo Sblocca Italia, come pro-messo al presidente della con-cessionaria Sat, Antonio Bargo-ne, dal ministro delle Infrastrut-ture Maurizio Lupi.

    BRUTTE SORPRESE

    Il debito per l’o p e ra

    in “project financing”

    è garantito dallo Stato

    Il presidente agricoltore

    si è svenato per gli

    espropri ai colleghi

    AUTOSTRADE, L’ULTIMO ASSALTODEI FURBETTI DEL CANTIERINOLA PRIVATA BREBEMI, INAUGURATA A LUGLIO, GIÀ CHIEDE L’AIUTO PUBBLICOHANNO SBAGLIATO LE PREVISIONI SU TRAFFICO E COSTI. E PAGA IL CONTRIBUENTE

    L’inaugurazione della Brescia-Bergamo-Milano, il 23 luglio Ansa

    di Giorgio Meletti

    Che cos’è il genio? Fantasia,intuizione, decisione e velo-cità di esecuzione”. La prescri-zione degli stagionati burlonifiorentini di Amici miei trova neldecreto Sblocca Italia del governo Renzi un’ese -cuzione a dir poco magistrale. Il decreto legge concui il 29 agosto il Consiglio dei ministri garantiràper settembre (agli italiani nel frattempo allegra-mente in ferie) “una ripartenza col botto” (ipsedixit) promette di rinnovare alla grande i fasti del-la supercazzola del Conte Mascetti.

    LA RICETTA È SEMPLICE. Si prende il “decreto delfare” varato nel giugno 2013 dal governo Letta. Siscrive: “All’elenco degli interventi di cui all’arti -colo 18 comma 2 del Decreto Legge 69/2013 (...) siaggiungono le seguenti opere...”. Alla lista di Letta,una decina di grandi opere da sbloccare con unaspruzzata di finanziamenti pubblici aggiuntivi, siaggiungono altre 27-opere-27 da sbloccare, ed ec-co il grande annuncio: da settembre partirannocon il turbo decine di cantieri per un investimentototale (in prevalenza privato) di 43 miliardi.Mentre Matteo Renzi decisa le fatiche agostane al-la limatura del decreto, Il Sole 24 Ore, che dispone dianalisti molto più informati dei fatti rispetto alpremier e al ministro delle Infrastrutture Mauri-zio Lupi, ha rinvenuto nelle prime bozze circolateconsistenti tracce di “aria fritta” (testuale), rile-vando che “sparando cifre come i 43 miliardi delpiano Renzi-Lupi si rischia di scadere nella farsa”.Secondo il quotidiano confindustriale solo 6 delle27 opere elencate sono “sbloccabili a breve”. Altre7 non soffrono di nessun blocco, mentre per tuttele altre non è ipotizzabile di far partire i lavori a

    breve. Per esempio, il Tav Torino-Lione, se tuttova bene, vedrà l’approvazione del progetto defi-nitivo in autunno, poi ci vorrà un nuovo trattatocon la Francia e la gara d’appalto, cose difficilmen-te accelerabili con un decreto legge, anche il piùfantasioso.Del decreto Sblocca Italia si conoscono solo bozzeche circolano informalmente. La consultazionepubblica lanciata da Renzi consiste nella solleci-tazione al popolo di commentare all’indirizzomail [email protected] un documento pro-grammatico che, sulle grandi opere, possiamo ri-portare integralmente: “Grandi opere ferme e giàfinanziate sbloccabili con sem-plificazioni, attiva risorse per 30mld di euro (57% da risorse pri-vate pari a 17 miliardi). 95 milanuovi posti di lavoro per un to-tale di 348 mila posti di lavoro”.C’è poi sul sito del governo unacartina con le 27 opere molto so-migliante alla famosa lavagna diBerlusconi a Porta a Porta.Nelle bozze informali c’è scrittoche le opere per 30 miliardi, giàfinanziate, verranno sbloccatecon interventi di semplificazio-ne. Esempio: per la nuova auto-strada Orte-Mestre, investi-mento privato da 10 miliardi va-rato dal Cipe lo scorso novem-bre, il decreto dovrebbe elimina-re il fastidio di una valutazionedella Corte dei Conti. Commen-ta Il Sole 24 Ore: “Ma il progettodeve andare in gara, deve trovarebanche e finanziatori, deve di-ventare progetto definitivo epassare il lungo iter approvati-

    vo”. Altro esempio: l’alta velocità da Napoli a Bari,che risulta già finanziata per 4,5 miliardi, Lupipunta ad anticipare la posa della prima pietra anovembre 2015 (anziché nel 2018) decretando perl’amministratore delegato delle Fs, Michele Elia,poteri speciali che gli consentano uno slalom ful-mineo tra i paletti delle procedure attuative (im-patto ambientale, Cipe etc.). Un modello già spe-rimentato nel 2002 dalla celebre Legge Obiettivodel governo Berlusconi, che ha disseminato il Pae-se di commissari per aprire i cantieri senza intralcilocalistici. I risultati sono stati modesti.Poi ci sono le opere già finanziate per 13 miliardi

    che non soffrono di difficoltàburocratiche ma hanno bisognodi un aiutino finanziario. Esem-pio tipico è la nuova autostradatirrenica Livorno-Civitavec-chia, del costo previsto di 2 mi-liardi, impostata con il project fi-

    nancing (investimento privato che si ripaga con ipedaggi). Adesso i proponenti, capitanati dall’exsottosegretario ai Lavori pubblici Antonio Bargo-ne, in attesa di trovare banche disposte a prestare i2 miliardi, chiedono allo Stato un contributo di270 milioni (13,5 % del totale) dopo aver scopertoche le loro previsioni erano ottimistiche.

    LASCIAMO DA PARTE le obiezioni più note allamistica delle grandi infrastrutture: costose, spessoinutili, con scarsi effetti occupazionali e con unimpatto sul ciclo economico troppo lento. E te-niamoci il grande interrogativo degli ultimi quin-dici anni (almeno): perché governi di ogni colore eguida - Berlusconi, Prodi, D’Alema, Amato, Mon-ti Letta e adesso Renzi - ricadono sistematicamen-te nella tentazione di grandi annunci su grandiopere sapendo che l’unico effetto concreto a brevetermine sull’economia sarà un boom della corru-zione e dello sperpero di denaro pubblico?Chiediamoci invece, dovendo provocare a settem-bre “una ripartenza col botto”, quante risorse Ren-zi vuole destinare allo Sblocca Cantieri. Le bozzedel decreto forniscono una risposta desolante. Perquello che resta del 2014 vengono messi in campo200 milioni di euro in aggiunta ai 405 già messi dalgoverno Letta; per il 2015 erano già stanziati 652milioni “sbloccanti”, Renzi ne aggiunge 650; per il2016 sono già decisi da Letta 535 milioni, Renzi nemette altri 700. Tanto rumore per nulla?

    Twitter@giorgiomeletti

    Da B. a Renzi: il libro dei sogniora si chiama Sblocca Italia

    LOTTO CONTINUO

    LO SHOW, LA REALTÀIl piano del governo assomiglia a quello di Berlusconi

    del 2001: un elenco di grandi opere, senza certezze su chi,

    quando e con quali finanziamenti le realizzerà

    IL PIANO del governo e lepromesse di Berlusconi da Vespa

    nel 2001 Ansa

  • 6 GIOVEDÌ 14 AGOSTO 2014 il Fatto QuotidianoL’APPELLO

    I dieci puntiin cui si articolala svolta autoritaria

    LA LISTA. 1) Camera: l’Italicum conferma le listebloccate del Porcellum, solo un po’ più corte 2) Se -nato: sarà formato da 100 senatori non eletti. Sin-daci e consiglieri scadranno con le rispettive giunte:Palazzo Madama ridotto ad albergo a ore 3) Op -posizione: i dissensi interni potranno essere spenticon il metodo Mineo: chi non garantisce il Sì in com-missione potrà essere espulso e sostituito. L’oppo -

    sizione sarà decimata dalle soglie dell’Italicum. La“ghigliottina” è istituzionalizzata 4) Capo dello Sta-to: potrà sceglierselo il premier (anche se ha presosoltanto il 20% dei voti) dopo il terzo scrutinio,quando la maggioranza scende al 51%. 5) Corte Co-stituzionale: chi va al governo (anche col 20%) con-trolla 10 giudici costituzionali su 15. 6) Csm: la pen-sione dei magistrati dagli attuali 75 anni a 70 de-

    capita gli uffici giudiziari 7) Pm: per normalizzare leprocure basta la lettera di Napolitano 8) Immunità:l’art. 68 sempre più strumento del governo per met-tere i propri uomini al riparo dalla giustizia 9) In -formazione: la Rai rimane dei partiti. Nessun inter-vento sul conflitto d’interessi 10) Cittadini: le firmeper referendum e leggi d’iniziativa popolare passa-no da 500 a 800mila e da 50 a 250mila firme.

    Anche Mannoia, Elioe Montanari firmanocontro Renzusconi

    LA PETIZIONE SUL FATTOQUOTIDIANO.IT

    Ecco il testo dell’appellodel Fatto Quotidiano:

    “Le controriformedell’Italicum e del Senato,concordate dal governo con ilpregiudicato Berlusconi e ilplurimputato Verdini,consentono a un pugno dicapi-partito di continuare anominarsi i deputati,aboliscono l'elezione deisenatori ed espropriano icittadini della democraziadiretta: i referendum (non più500mila, ma 800mila firme)e le leggi di iniziativapopolare (non più 50mila, ma250mila firme). Chiediamo aipresidenti Napolitano,Grasso, Boldrini e Renzi disostenere solo riforme cherispettino lo spirito deiCostituenti, per una verademocrazia partecipata”.

    Antonio Padellaro, MarcoTravaglio, Peter Gomez, la

    redazione del Fatto Quotidiano,Mario Almerighi, Alessandro

    Bergonzoni, Sandra Bonsanti,Stefano Bonaga, Aldo Busi,

    Lorenza Carlassare, Gian CarloCaselli, Luisella Costamagna,

    Roberto Faenza, Fedez, SabrinaFerilli, Gianni Ferrara, Dario Fo,

    Carlo Freccero, BrunoGambarotta, Carlo Federico

    Grosso, Alessandro Gassman,Veronica Gentili, Luca

    Guadagnino, Roberto Herlitzka,Enzo Iacchetti, Antonio Ingroia,

    F. Sylos Labini, ValentinaLodovini, Daniele Luttazzi,

    Maurizio Maggiani, G.Maggiani Chelli, Tomaso

    Montanari, Roberta DeMonticelli, Antonio Morabito,

    Milly Moratti, PiergiorgioOdifreddi, Andrea Piccioli,

    FIORELLA MANNOIAHo firmato l’appello del Fatto perchéquello che è urgente è una leggeanticorruzione. La nostraCostituzione va bene così.

    di Paolo Maddalena*

    La recente approvazione, inprima lettura, della modi-fica del Senato ha inferto unprimo duro colpo non soloall’equilibrio dei poteri, effica-cemente segnalato da MicheleAinis sul Corriere della sera del 9agosto, ma anche ai diritti po-litici dei cittadini, che non sa-ranno più elettori di quell’Or-gano costituzionale. Sono statiannunciati altri provvedimentiche vanno nello stesso senso,come l’aumento delle firme perproporre i referendum e le leg-gi di iniziativa popolare o l’eli-minazione delle preferenzenelle elezioni politiche. Insom-ma, si è andati nella direzionesbagliata dell’accentramentodei poteri politici nelle mani dipochi, come vuole il dominan-te pensiero borghese e neolibe-rista, che sembra stia oscuran-do la mente di molti.

    SI AVVERTONO ANCHE altrisintomi di questo pensiero nelcampo dei diritti economici esociali. Anche qui la parolad’ordine è l’accentramento del-la ricchezza nelle mani di pochi,il predominio degli interessiprivati e della proprietà privata

    su quella collettiva, le privatiz-zazioni, la riduzione delle pre-stazioni concernenti i diritti ci-vili e sociali, il convincimentoche l’ordine sociale viene assi-curato dalle libere scelte di mer-cato, nel presupposto, falso chel’aumento del benessere di po-chi giova a tutti. Sono attese, inparticolare, le riforme sul lavo-ro che prevedono la riduzionedel debito pubblico. A tal pro-posito occorre chiarire che ildebito pubblico, come avverto-no gli economisti non conta-giati da teorie neoliberiste, nonsi diminuisce sottraendo risor-se economiche alla circolazionemonetaria e svendendo i beniche appartengono a tutti perdarli a pochi, ma con lo svilup-po economico, che, a sua volta,può realizzarsi a condizioneche i pubblici poteri si attenga-no a determinate condizioni. Ènecessario impedire che sianoadottati alcuni provvedimenti,come la riduzione del costo dellavoro, che toglie potere d’ac -quisto alle famiglie e riduce iconsumi, o l’indiscriminato ta-glio della spesa pubblica, il cuieffetto immediato è quello ditogliere liquidità al mercato. Bi-sogna anche evitare svendite eprivatizzazioni dei demani (co-

    me invece prevede il decreto le-gislativo n. 85 del 2010), impre-se, terreni e immobili pubblici.Queste alienazioni possonofornire danaro per pareggiaretemporaneamente i bilanci, maa medio e lungo termine sonodannosissime, poiché privanogli italiani di ricchezze produt-tive che non potranno più darei loro frutti. La privatizzazionedei servizi pubblici essenziali,come ha dimostrato una rela-zione della Corte di conti del2010, ha il sicuro effetto di pro-durre un servizio meno effi-ciente e di aumentare le tariffe.È indispensabile che i pubblicipoteri si rendano conto che ilpiù grave ostacolo allo sviluppodel Paese è costituito dai com-

    portamenti della finanza, laquale non investe più in attivitàproduttive, ma in “prodotti fi-nanziari”, che non produconobeni reali, ma raschiano quelliesistenti. Al riguardo sono illu-minanti le parole che PapaFrancesco pronunciò il 16maggio scorso durante la pre-sentazione delle lettere creden-ziali di alcuni ambasciatori, ri-cordando che, nella crisi finan-ziaria che stiamo attraversan-do, mentre il reddito di una mi-noranza cresce in manieraesponenziale, quello della mag-gioranza si indebolisce. Ciò di-pende da ideologie che pro-muovono l’autonomia assolutadei mercati e della speculazionefinanziaria, negando il diritto

    di controllo che spetta agli Stati.Per perseguire la crescita, inve-ce bisogna limitare lo strapote-re della finanza speculativa.Occorre, cioè, fare il contrariodi quello che prescrivono laTroika e il Fiscal compact (cheobbliga l’Italia ad accantonarecontabilmente circa 50 miliardil’anno per 20 anni) con misureche portano alla “recessione”,alla misera e a una sorta di “ma -celleria sociale”, violando così idiritti fondamentali dell’uo -mo.

    PRESCRIZIONI DEL GENEREsono sicuramente illegittime,poiché sono in netto contrastocon il Patto internazionale suidiritti economici, sociali e cul-turali, sottoscritto a New Yorknel 1966, e divenuto esecutivonel 1976; a livello comunitario,con i Trattati sulla Comunità esull’Unione Europea, che con-siderano i diritti umani “prin -cipi fondamentali dell’ordina -mento comunitario”; e, a livellodel diritto interno, con la nostraCostituzione, che pone i dirittiumani tra i diritti inviolabili.Va aggiunto che la Corte costi-tuzionale e la dottrina maggio-ritaria hanno sempre affermatola cosiddetta “teoria dei contro

    limiti”, secondo la quale i prin-cipi fondamentali dell’ordina -mento costituzionale e dei di-ritti inviolabili garantiti dallaCostituzione italiana devonoritenersi inviolabili. Dunque, cisono tutti gli elementi per op-porsi alla politica di a u s te r i tyvoluta dall’Europa e per risol-vere la cosiddetta crisi finanzia-ria tutelando i fondamentali di-ritti economici e sociali dei cit-tadini. In sostanza, piuttostoche accantonare contabilmenterisorse economiche, come ciimpongono il Patto di stabilitàe il Fiscal compact, si dovrebbe,da un lato far capire all’Europache il debito pubblico si riducesolo con lo sviluppo, e dall’altrolato, per rimettere in motol’economia, si dovrebbe realiz-zare subito, come ha insegnatoil Keynes, una grande operapubblica che non danneggil’ambiente e non produca mer-ci da collocare sul mercato. Sa-rebbe utile un’opera diretta alristabilimento dell’equilibrioidrogeologico d’Italia, come fe-ce Roosevelt, impiegando nellapiantumazione degli alberi va-lenti e numerosissimi boysscout.

    *vicepresidente emeritodella Corte Costituzionale

    “La crescita del Paese non si fa coi tagli”

    RICORDATE come è iniziatotutto? Ricordate la commis-sione dei Saggi voluta da Na-politano l’anno scorso?Beh, esiste un bel precedentestorico. Risale al 1925:“Grande risalto fu dato neiprimi anni del regime allapreparazione del-la cosiddetta ri-forma costituzio-nale, lo studio del-la quale fu solen-nemente affidatoad una commis-sione tecnica didiciotto insignispecialisti, chepopolarmente fu-rono chiamati i “soloni” (e,dai più maligni, i “fessolo-ni”)”. Sono parole scritte nel1944 (e pubblicate solo orada Laterza in “Il fascismo co-me regime della menzogna”)da un Piero Calamandrei chesi interroga su come il regimeprese le mosse “dalla ribel-lione morale, viva anche tra

    gli uomini di pensiero, con-tro le degenerazioni del par-lamentarismo, che portavaanche i liberali ad auspicareun rafforzamento del potereesecutivo”.Sappiamo come è finita. E isegnali preoccupanti oggi

    non mancano:l’unanimismo del-la stampa, la reto-rica dell’uomo del-la provvidenza, ildogma della man-canza di alternati-ve, l’uso sistemati-co della menzognada parte di Renzi, ilsuo odio verso il

    sapere critico. Ecco perchéaderisco all’appello del Fa t to .Perché, come scrive ancoraCalamandrei: “Bisogna faredi tutto perché quella intos-sicazione vischiosa non ciriafferri: bisogna tenerlad’occhio, imparare a ricono-scerla in tutti i suoi travesti-menti”.

    LO STORICO DELL’A RT E

    Tomaso Montanari: “All’inizioil Duce volle un esecutivo forte”

    Ottavia Piccolo, Stefano Rodotà,C. Sabelli Fioretti, Adriano

    Sansa, Salvatore Settis, BarbaraSpinelli, Benedetta Tobagi,

    Gianni Vattimo, DarioVergassola, Massimo Villone,

    Maurizio Viroli, Marco Vitale eTana de Zulueta

    ELIOAder iscoall'appello delFatto. Senzacommenti.

    Priorità a lavoroe falso in bilancio

    Aderisco alla vostra iniziativacontro improbabili riformatoriche vogliono stravolgere la no-stra democrazia in chiave P2.In un Paese in crisi come il no-stro, tutta la classe politica do-

    vrebbe essere impegnata per losviluppo dell’economia e deiservizi sociali. Attraverso leggiin materia di fisco, mercato dellavoro, reddito di cittadinanza.E poi dando priorità legislativaa norme su falso in bilancio,corruzione, evasione fiscale,

    criminalità, finanza,che sono lazavorra che sta portando a fon-do l’Italia. Nulla si sta facendosu questi temi. Tutti invece so-no impegnati con una certaspocchia a stravolgere il Sena-to.

    Giacomo Bucci

    Ridateci il voto di preferenzae il sistema proporzionale

    Ben venga la fine del bicamera-lismo perfetto per l’approva -zione di leggi ordinarie, ma nonbisogna mai sottrarre al cittadi-

    no il diritto di elezione dei par-lamentari: il voto di preferenzae il sistema elettorale propor-zionale, con bassa soglia disbarramento, garantiscono larappresentanza democratica. Ilministro Maria Elena Boschipiù che dall'aretino AmintoreFanfani, ha ispirato le sue pro-poste di riforma da un altro to-scano, Licio Gelli. Ringraziodunque Il Fatto quotidiano peraver lanciato la petizione con-tro la svolta autoritaria.

    Giacomo Daina

    Paolo Maddalena La Pre ss e

    IL GIURISTA

    GRAVI ERRORI

    La privatizzazione

    dei servizi pubblici

    ha l’effetto di produrre

    un servizio

    meno efficiente

    e di aumentare le tariffe

  • 7il Fatto Quotidiano GIOVEDÌ 14 AGOSTO 2 01 4

    di Ferruccio SansaGenova

    Genova fu chiamata laSuperba e degna delpassato ancor si ser-ba”. L’hanno studia-to tutti a scuola, in Liguria. Ma-gari non un capolavoro lettera-rio, ma un po’ ti gonfiava il pet-to. Pochi, però, hanno fattodavvero attenzione alle parole:si parla solo del passato. Ma ilfuturo e il presente? Genovanon c’è più. E nessuno ha dettonulla. Adesso se n’è andato an-che Il Secolo XIX, il “Monono”,come lo chiamano i genovesi.Un pezzo della città, come piaz-za De Ferrari, come via Prè.Quel foglio che vedevi nelle ma-ni degli operai dei cantieri e inquelle della borghesia. È diven-tato di fatto torinese dopo 128anni, comprato dall’arcirivaledi un tempo, La Stampa. Senzache nessuno a Genova aprissebocca. E dopo appena una set-timana il direttore Umberto LaRocca è saltato. Si cambia.

    Gli “i nva s o r i ”sabaudi

    Ora chi comanda è a Torino(città vicina, rivale): certo, tec-nicamente si deve parlare di fu-sione. Ma in Piemonte hanno il77 per cento. All’ex proprietarioresterà il 23. Parliamo di CarloPerrone, ultimo discendentedella famiglia dei signoridell’acciaio, oggi editore “pu -ro”. Senza interessi in altri cam-pi. Perrone ha sempre rispetta-to l’autonomia dei giornalisti.Un caso raro. Chissà se cambie-rà qualcosa: il rapido congedodi La Rocca suscita qualche ti-more tra i giornalisti.E adesso? Il quotidiano dovreb-be passare per tre mesi nelle ma-ni di Alessandro Cassinis, oggicondirettore, stimato per le suequalità umane e professionali.Ma poi? Si parla dell’arrivo diLuca Ubaldeschi, vice direttoredella S ta m p a . Chissà come i ge-novesi prenderebbero questosbarco in forze. Una cosa è cer-ta: fino a trent’anni fa Genovaaveva tre quotidiani. Il SecoloXIX, che arrivava a vendere150mila copie. Il glorioso Lavo -ro , diretto nel Dopoguerra daSandro Pertini. Infine il Co r r i e reM e rca n t i l e . E oggi? Il Lavo ro èl’inserto locale di Re p u b b l i ca ,mentre il M e rca n t i l e era giànell’orbita della S ta m p a e adessorischia grosso. Ma il punto nonè Il Secolo XIX, anche se è un pez-zo dell’anima della città. E nonsono nemmeno i quotidiani,pure se la scomparsa di giornaliè un segno di crisi. Oltre a esseremotivo di inquietudine vederel’informazione in mano a per-sone senza radicamento locale.Il punto è che Genova sta scom-parendo. Senza che nessuno ciabbia fatto caso, le leve del po-

    tere locale paiono ormai in ma-ni esterne: per le elezioni regio-nali del 2015 in lizza ci sono fi-nora Raffaella Paita (delfino diBurlando, spezzina) e FedericoBerruti (sindaco di Savona). Ilpresidente del porto di Genovaè uno spezzino (impensabile fi-no a pochi anni fa), quel LuigiMerlo marito della stessa Paita.Ancora: a guidare la Fiera di Ge-nova c’è Sara Armella, savone-se. E moglie del segretario re-gionale Pd (pure lui savonese).

    Dopo l’irpino dei giocattoliarriva Viperetta da Roma

    Pezzo dopo pezzo Genova si èsgretolata, come le torte di Pa-narello, lo storico pasticcerecittadino. Sono genovesi solo dinome le due squadre di calcio: ilGenoa da anni in mano a Enri-co Preziosi, signore irpino deigiocattoli. E adesso addio anchealla Sampdoria: sì, una delle ul-time squadre formato-famigliache con Paolo Mantovani avevaconquistato lo scudetto 1992.Poi era passata ai Garrone chel’hanno ceduta al romano Mas-simo Ferrero, soprannominatoVi p e re t ta . Un uomo distante an-ni luce dai suoi predecessori edalla sensibilità genovese. Ma ilcalcio, in fondo, è vetrina. Lavera diaspora genovese è quella

    dell’industria, dell’economia.Della cultura. Così si ritorna aparlare del trasferimento dellaFacoltà di ingegneria navale diGenova, in passato una dellepiù prestigiose del mondo. Quisi sono formati i tecnici chehanno recuperato la CostaConcordia, quelli che hannoprogettato Oracle (catamaranovincitore della Coppa Ameri-ca), senza contare i docenti delMit di Boston che studiano lenavi invisibili per la MarinaAmericana. Oggi a bassa voce siparla di trasferirla a La Spezia.Senza che la città insorga.Poi ci sono le industrie: nonpassa giorno che una non sfug-ga. L’ultima pare la Piaggio Ae-ronautica, un secolo di tradi-zione e progetti geniali come ilbimotore a eliche p-180 Avanti(oggi sta sviluppando un dro-ne). Lo stabilimento di Genovasembra destinato a essere chiu-so, poco importa che sia in unaposizione preziosa, quasi uni-

    ca: attaccato all’aeroporto. Mail rosario è lungo: Ansaldo In-dustria è da anni in mani stra-niere, il settore energia passeràalla Cina. Per i Trasporti si stastudiando. “La nostra industriava bene, abbiamo avuto ottimirisultati”, racconta ClaudioGemme, ad di Ansaldo Indu-stria. Aggiunge: “Lo Stato nonha creduto in noi. Altri all’e s t e-ro lo hanno fatto”. E ora la so-cietà si chiama Nidec Asi, ègiapponese. Gemme, che è an-che presidente di Anie (Federa-zione Nazionale delle ImpreseElettrotecniche ed elettroni-che) usa toni nostalgici, ma nonnasconde l’amarezza: “Io appe-na posso torno a Genova, è unacittà con grandi potenzialità.

    Ma ha seguito un percorso di-sastroso, pochi hanno investi-to. Da fuori, ma anche dalla cit-tà. Ho sentito molti più mugu-gni che proposte”. Lo stesso to-no – in cui si colgono l’a t t a c c a-mento e il rammarico –usato daMarco Bisagno, vicepresidentedegli Industriali: “Genova hauna qualità di vita altissima. Uncosto del lavoro basso. Ma seapro gli occhi mi pare di vederela stessa città di venticinque an-ni fa”. Le soluzioni? “Bisognacambiare atteggiamento, esserepiù propositivi. Ma è anche unaquestione di infrastrutture, col-legamenti”. Come dice il sena-tore Maurizio Rossi (LiguriaCivica): “Siamo nel cuoredell’Italia. Ma per arrivare a Ro-

    ma ci vogliono cinque ore ditreno e per Milano servono dueore per 150 chilometri. Lo stes-so tempo necessario per andareda Roma a Milano. Così nonpossiamo competere”.

    Travolte le industriee anche le banche

    Intanto la potente famiglia Ma-lacalza ha spostato parte delleattività verso La Spezia. La Ergdei Garrone ha ormai ceduto leraffinerie per concentrarsi sulleenergie alternative. E ancora: iMessina, altra storica dinastiaportuale, secondo il giornaleThe Meditelegraph (del S e co l oXIX) vorrebbero cedere l’a t t i v i-tà terminalistica nel porto. Cosìcome potrebbe fare un altro

    protagonista della vita portualegenovese, Aldo Spinelli. Checosa resta a Genova? Gli scan-dali, di sicuro. Come quello cheha travolto la banca cittadina, laCarige, con i suoi passati verticiin galera o indagati. Come lastessa Regione, dove due ex vi-cepresidente sono stati arresta-ti e quasi metà dei consiglierisono indagati per affari di rim-borsi. Ecco cosa resta: tutti ag-grappati alle poltrone. Per di-fendere un potere che non c’èpiù. Genova che non è più Su-perba. Almeno si ricordasse diquell’altra poesia, la Litania diGiorgio Caproni: “Genova che siriscatta/Tettoia. Azzurro. Latta/.Genova sempre umana/, presente,par tigiana”.

    Aeroporto ColomboDisagi: maledizionedel mercoledì

    DESERTO LIGURE

    Claudio Gemme,

    ad di Ansaldo Industria:

    “Seguito un percorso

    disastroso. Nessuno

    ha investito da fuori

    ma neppure i genovesi...”

    Mps, previsioni nere a Siena:“Possibile altro maxi aumento”

    Pa l a z z oS an s e d o n i

    a Siena,la storica

    sededella

    Fo n d a z i o n eMps

    La Pre ss e

    di Camilla Conti

    Non ho paura di nulla”. Sono statequeste le prime parole del nuovopresidente della Fondazione Mps,Marcello Clarich, nominato l’11 ago-sto. Cosa dovrebbe temere il profes-sore della Luiss che ha preso il posto diAntonella Mansi al timone di PalazzoSansedoni? E quali sfide lo attendononel Monte dei Paschi di cui l’ente pos-siede ancora il 2,5%?

    IL RIAFFACCIARSI di antichi appetitidi potere locali e gli scontri sulla sceltadel nuovo vertice della Fondazione du-rati oltre due mesi hanno rallentato, senon compromesso, la rottura defini-tiva con il passato che ha portatosull’orlo del fallimento la Fondazione,poi salvata dall’intervento di investi-tori stranieri come Fintech e Btg Pac-tual alleati dell’ente nel patto di sin-dacato che oggi controlla il 9% di Mps.Quanto alla banca, nonostante le pe-santi pulizie di bilancio per cancellare“l’effetto Mussari” dai conti, i risultatistentano ancora a decollare e il gruppoguidato da Alessandro Profumo e Fa-brizio Viola ha chiuso l’ultimo seme-stre in rosso per 352 milioni. Scon-giurata la nazionalizzazione anche gra-zie all’ultimo aumento di capitale da 5miliardi, oggi il futuro di Rocca Sa-limbeni è in mano al mercato. Ed èsulla tenuta patrimoniale, nonché

    sull’andamento del titolo in Borsa, chesi deciderà anche il ruolo degli attualiazionisti. Soprattutto di quei fondi stra-nieri che hanno scommesso sul Monte.Gli analisti sono perplessi: quelli diBanca Imi stimano un aumento dellaperdita netta nel 2014 da 445 a 621 mi-lioni e hanno ridotto il prezzo obiettivosul titolo Mps da 1,5 a 1,15 euro alla lucedi conti trimestrali “molto deboli” e del-le sorprese negati-ve sul fronte degliaccantonamenti.All’orizzonte,dunque, si adden-sano nuove nubi efonti finanziarienon escludonol’ipotesi di un ul-teriore aumentodi capitale da 1 a 2miliardi che po-trebbe rendersinecessario fraqualche mese. An-che per questomotivo Btg e Fintech non avrebberogradito il rallentamento nella nominadei due rappresentanti del patto nelconsiglio di amministrazione del Mon-te che ancora non è stata fatta. L’av -vicendamento prima della finedell’estate diventa inoltre essenziale pergli azionisti stranieri, già preoccupatidel cambio di presidenza in Fondazio-ne, in vista del rinnovo dell’intero cda

    fissato per aprile 2015. Ancheperché tra i soci del Montepotrebbe spuntare una nuo-vo polo di azionisti, alterna-tivo al patto, che si aggire-rebbe intorno all’11-12% delcapitale.

    NONOSTANTE questo sce-nario, qualche deputato dellaFondazione il giorno stessodelle nomine ha dichiaratoche ora è il tempo di tornare aparlare di erogazioni. Chissà

    cosa ne pensa Clarich che dovrà anchemettere mano alla ristrutturazione dialcune partecipate dell’ente a comincia-re dalla Sansedoni, la spa immobiliareche chiuderà in rosso anche il 2013. In-fine: se il Monte dovesse davvero chie-dere altri soldi ai soci con l’ennesimoaumento di capitale miliardario, doveprenderà le risorse il nuovo presidente“senza paura” della Fondazione?

    NOBILI DECADUTE

    ANCORA un mercoledì nero ieri po-meriggio per l’aeroporto CristoforoColombo di Genova dopo i disagi cau-sati la settimana scorsa dal guasto aun velivolo della compagnia Volotea.Ieri sono state tre le compagnie i cuivoli hanno subito ritardi di diverse ore,con conseguente caos per tutto lo

    scalo. Il primo problema si è verificatocon la compagnia di bandiera Alitaliache, per un guasto tecnico, ha cancel-lato un volo proveniente da Roma cheavrebbe dovuto arrivare a Genova alle15.30 e ripartire 50 minuti dopo. Lacompagnia, dopo le proteste di decinedi passeggeri rimasti a terra ha deciso

    di approntare per il volo successivo unvelivolo di maggiori dimensioni. Lapartenza per Roma è stata fissata in-torno alle 19.20 con l’imbarco di tutti ipasseggeri in attesa. Contempora-neamente un problema tecnico ha in-teressato un volo della British Airwa-ys con destinazione Londra Gatwick,

    che doveva partire alle 13 ed è decol-lato con tre ore di ritardo. Problemi an-che per Ryanair, l’aereo per Trapani haavuto un guasto. Per evitare disagisulla tratta più carica di vacanzieri èstato dirottato su Trapani il velivologià pronto in pista che alle 13 sarebbedovuto andare a Londra Stansted.

    FUTURO PROSSIMO

    Gli analisti stimano

    altre perdite nonostante

    l’iniezione di capitali

    da 5 miliardi. Potrebbero

    servirne ancora altri due

    Ipotesi di nuovi azionisti

    John Elkann con Carlo Perrone. A destra, il presidente della Sampdoria Massimo Ferrero, detto “Vi p e re t t a ” Ansa

    Samp e “Secolo” p e rd u t iGenova non c’è piùUNA SETTIMANA DOPO LA “FUSIONE” DEL QUOTIDIANO CON “LA STAMPA”JOHN ELKANN SILURA IL DIRETTORE LA ROCCA E LA CITTÀ SI SGRETOLA ANCORA

  • 8 GIOVEDÌ 14 AGOSTO 2014 il Fatto Quotidiano

    Bolzano, il sindaco:“Roma si pappa tuttala spesa pubblica”

    LA BUROCRAZIA centrale si pappail 70 per cento della spesa pubblica.Roma ci deve dire come fa ad ab-battere questo costo e non tagliarele spese dei Comuni che sono quelledei servizi ai cittadini”. Lo ha detto ilsindaco di Bolzano, Luigi Spagnolli,commentando le ipotesi di accorpa-

    porto degli organismi auto-nomi”.

    CI SAREBBE da sorridere sequesta specie di todos cabal-l e ro s sulle rive del Tevere noncostasse un bel po’ di soldi (inmedia 170mila euro l’annoognuno, 155mila come sti-pendio base più 15mila perdifficilmente verificabili“compensi di risultato”). E sequegli incarichi non fosserooggetto di scambi e di mano-vre che con la buona politicahanno da spartire poco o nul-la. Il “Servizio di coordina-mento”, per esempio, è statoescogitato tenendo soprattut-to presenti le aspettative diCinzia Felci, signora che al difuori dei cancelli della Pisana,sede della regione, è decisa-mente poco nota, ma dentroquel recinto è un nome da ri-verire. La Felci è in forzaall’ente dal 2004: la volle con

    puntiglio l’allora presidente,Francesco Storace, prelevan-dola dal comune di Velletri espingendola al vertice, nono-stante già allora nell’organicoci fossero 400 “sovrannume -rari”, dirigenti di troppo. Conil presidente Piero Marrazzo,la Felci restò in auge diven-tando dirigente dell’ufficio diBruxelles. Cambiata di nuovola maggioranza, la Polverini lavolle al suo fianco a Roma co-me responsabile della pro-grammazione economica. Enel rispetto della tradizioneora Zingaretti l’avrebbe volu-ta capa della struttura a cuicon molta fantasia e poca lo-gica è stato affidato il compitodi coordinare organi di garan-zia come il Difensore civico oil Garante dei detenuti, ufficiautonomi per definizione equindi estranei a qualsiasi for-ma di coordinamento. Pro-prio a un passo dall’attribu -

    zione dell’incarico il mecca-nismo si è però inceppato,probabilmente a causa di bat-tibecchi di vertice: tutto rin-viato a settembre. Anche conla nuova Agenzia per la Pro-tezione civile l’iter di nominaè andato a sbattere. In quelcaso si sono incavolati i di-rigenti interni che sentendosiscavalcati dalle scelte dellamaggioranza si sono rivolti alTar.

    IL TRIBUNALE amministrati -vo ha annullato anche i 12 in-carichi attribuiti dalla giuntalaziale per il progetto “Tor -nosubito”, borse di studio fi-nanziate con fondi europei. Acompimento è andata invecela nomina del responsabiledell’improbabile “Posizionedi studio”, generico servizioper la documentazione che siaggiunge agli uffici che do-vrebbero svolgere lo stesso

    compito. La “Posizione di stu-dio” è comunque servita a tro-vare una sistemazione ade-guata a Guido Magrini, l’exdirettore del Dipartimentoeconomico e del Bilanciotemporaneamente costretto agirarsi i pollici.La nuova maggioranza di cen-trosinistra aveva promesso diridurre gli incarichi portandoa 12 le direzioni generali permotivi organizzativi, ma an-che per risparmiare. È succes-so il contrario. Al punto che ilsindacato dei dirigenti regio-nali Direr-Dirl si è stufato, in-viando una nota durissima aZingaretti: “Nei fatti la Regio-ne Lazio continua ad adottare

    riorganizzazioni assoluta-mente sganciate da motiva-zioni e criteri di funzionalitàorganizzativa, che hannoquale principale concreto ri-sultato la moltiplicazione,frammentazione e dispersio-ne delle filiere delle respon-sabilità, la duplicazione e so-vrapposizione di competen-ze”.Sintetizza la segretaria, Ro-berta Bernardeschi: “Stannomoltiplicando i posti a fanta-sia”. La Direr-Dirl ha impu-gnato gli atti davanti al Tar e siè rivolta anche alla Corte deiConti ipotizzando un dannoerariale: più di un milione dieuro.

    di Daniele Martini

    Alla regione Lazioforse non sonorombi di tuononell’azione ammi-nistrativa e di governo, manon difettano certo di fanta-sia quando c’è da moltiplicaregli incarichi dei dirigenti. Inquelle occasioni ahimè sem-pre più frequenti, il presiden-te Nicola Zingaretti e i suoifanno sfoggio di un estro ba-rocco cesellando nomi altiso-nanti da appiccicare al vuo-to.Gli ultimi casi sono assai elo-quenti: con un arzigogoloverbale hanno creato, peresempio, l’evanescente “P o s i-zione di studio”, mentre conuno svolazzo hanno fattosbocciare dal nulla e per ilnulla un “Nuovo servizio dicoordinamento amministra-tivo per le strutture di sup-

    Il governatore del Lazio Zingaretti; a sinistra, Cinzia Felci La Pre ss e

    Brevi

    NETTUNO (ROMA)Bimba di 8 anni annega in mare

    Choc sul litorale romano, dove ieri una bambina di8 anni è morta annegata mentre faceva il bagno neipressi dello stabilimento La Quietè, a Nettuno. Ilfatto sarebbe avvenuto nel pomeriggio, intorno alle17. Dalle prime informazioni, si tratterebbe di unabambina di origine russa. Sul posto è intervenuta laGuardia Costiera.

    ARENA (VIBO VALENCIA)Riapre il bar dopo minacce dei boss

    L’amministrazione comunale di Arena, guidata dalsindaco Antonino Schinella, ha deciso di riaprire ilchiosco-bar chiuso dai gestori dopo due intimi-dazioni subite prima e dopo l’apertura del locale aopera della ‘ndrangheta. L’attività di ristoro verràcosì gestita da una Onlus formata da volontari.

    CORTINA D’AMPEZZO (BELLUNO)Indagati 5 stranieri per carte clonate

    La polizia ha denunciato per associazione per de-linquere finalizzata al riciclaggio di merce acqui-stata fraudolentemente, ricettazione in concorso,falsità in atto privato e utilizzo di carte di creditoclonate sei stranieri residenti nel bellunese, più altridue che abitano in Moldavia. Alcuni lavoravanocome camerieri in alberghi e ristoranti.

    G E NOVA“L i b e ra ” premia i Comuni trasparenti

    Un braccialetto bianco, simbolo dell’impegno con-tro la corruzione, è stato consegnato ieri dai rap-presentanti di Libera ai sindaci di Albenga, Calice,Castelnuovo Magra, Millesimo, Sant’Olcese e Soriche durante la scorsa campagna elettorale avevanosottoscritto il manifesto “Riparte il futuro”.

    B O L O G NAArriva il protocollo della legalità

    Intensificazione dei controlli, nuove forme di con-trasto dell’abusivismo, protocollo della legalità. Co-sì ieri un tavolo convocato dal prefetto Ennio MarioSodano ha trasformato in proposte operative la di-rettiva del ministro dell’Interno sul contrasto alcommercio abusivo.

    P R ATOSospese quattro ditte per lavoro nero

    Il personale della squadra interforze del comune diPrato (Questura, Gdf, Corpo Forestale dello Stato,Polizia Municipale, Asl Prevenzione e Sicurezza deiLuoghi di Lavoro e Inps) ha denunciato i titolari diquattro ditte, per numerose violazioni in merito allavoro nero, comminando multe per 9.000 euro esospendendo le attività.

    Regione Lazio, alla fieradelle nomine fantasiaLA PISANA MOLTIPLICA INCARICHI PER COMPETENZE FUMOSE. IL CASO FELCI, IN CORSAPER IL “SERVIZIO COORDINAMENTO STRUTTURE DI SUPPORTO”. E ARRIVANO I RICORSI

    di Chiara Ingrosso

    Il nome dei Man-gano torna nelleaule dei tribunali.Questa volta prota-gonista della vicen-da giudiziaria è Cin-zia, la figlia di Vitto-rio, lo stalliere diBerlusconi nella villa di Arcore,morto nel 2000 e di cui la don-na, secondo la Procura distret-tuale antimafia di Milano, sa-rebbe stata l’erede, in sensomalavitoso.La sentenza del Tribunale diMilano, giunta dopo un pro-cesso con rito abbreviato, haconfermato l’accusa di associa-zione per delinquere, ma senzal’aggravante dello stampo ma-fioso, e una pena di sei anni equattro mesi di reclusione.

    Con lei sono statecondannate anche al-tre cinque persone,con pene fino agli ot-to anni. Tutto ha ini-zio nel settembre2013, quando laMangano, insieme adaltri sette, è stata ar-restata perché, secon-

    do l’accusa, persona di spiccoin una rete di cooperative attivenella logistica, che riciclavanodenaro per destinarlo al soste-gno dei familiari di arrestati elatitanti. “Non abbiamo biso-gno di presentazioni”, afferma-va la figlia del boss nelle inter-cettazioni effettuate dalla poli-zia per sottolineare l’importan-za del suo cognome nella ge-stione degli affari. Un’altraparte di questo denaro, infatti,doveva essere investita in nuo-

    ve attività imprenditoriali, inparticolare nel settore della ri-storazione e del commercio,aumentando così il potere e leinfiltrazioni di Cosa nostra nelcapoluogo lombardo. Ma c’è dipiù. La Dda di Milano ha messoin luce pure i rapporti tra gli ar-restati e l’ex assessore alla Casadella giunta lombarda presie-duta da Formigoni, DomenicoZambetti, arrestato per pre-sunti legami con la ‘ndranghetae accusato di essersi meritato lapoltrona al Pirellone tramitevoto di scambio. Il punto dicongiunzione tra i personaggiera Giuseppe Porto, uno deiprincipali uomini di fiducia diVittorio Mangano, che oltre aessere garante degli interessimafiosi a Milano, si adoperòper “sostenere” il candidato delPdl in Regione Zambetti.

    Le cattive condizioniatmosferiche aveva-no lasciato poche spe-ranze ai soccorritori. Icorpi dei sei alpinistifrancesi scomparsi dalpomeriggio di martedìsul versante transalpinodel Monte Bianco sonostati ritrovati senza vitaieri, morti per essereprecipitati da un’altezzadi 250 metri. Il gruppoera composto da una guida esperta di42 anni e da cinque persone tra i 27 e i45 anni, che stavano seguendo uno sta-ge di perfezionamento di due settimaneorganizzato dall’Ucpa, l’Unione nazio-nale dei centri sportivi all’aria aperta.I sei alpinisti erano partiti alle 4 delmattino dal rifugio d’Argentière, a2.771 metri di quota, per raggiungere

    l’Aiguille, a 3.900 metri.In quel momento lecondizioni meteo erano“buone” e la visibilità“ottima”, ha riferito ilpresidente delle guide diChamonix, David Rava-nel. Se tutto fosse anda-to bene, sarebbero do-vuti rientrare tra le 14 ele 16. Ma intorno alle17, non vedendoli arri-vare, il gestore del rifu-gio ha contattato il Soc-corso alpino di Chamo-nix lanciando l’allarme.Stando ai primi elemen-ti, l’incidente potrebbe

    essere accaduto mentre i sei alpinisti erano“sulla via del ritorno”, al livello del Glacierdu Milieu.Il gruppo del Monte Bianco ha un lungaserie nera di tragedie di questo tipo. La piùgrave degli ultimi anni risale al luglio del2012, quando nove alpinisti di diverse na-zionalità furono travolti da una valangamentre scalavano il Mont Maudit.

    UN GIORNO IN ITALIA

    mento delle società partecipate neisettori di acqua, gas, energia e rifiutiavanzate nell’ambito delle misureper la spending review. “Nel 1903,Giolitti ha affidato agli enti locali ilcompito di gestire autonomamente iservizi. Se si dovesse tornare indie-tro per trovare i soldi per pagare la

    burocrazia romana, allora non va”,ha concluso Spagnolli. “I tempi sonocambiati – ha ribadito il sindaco –prima si prendeva Benedikter e lo simandava a New York, ora ci sono deipatti chiari con Roma e se ci sonodelle regole scritte, Roma le osserva,altrimenti non se ne fa niente”.

    MONTE BIANCO Muoionosei alpinisti francesi

    Un’altra Mangano: associazioneper delinquere (ma niente mafia)

  • 9il Fatto Quotidiano GIOVEDÌ 14 AGOSTO 2 01 4UN GIORNO IN ITALIA

    Campania: la truffadegli alberghi abusividilaga sul litorale

    P O RT I C I , Costiera amalfitana, penisola sorrentina:è boom di alberghi abusivi, con decine di camere,totalmente sconosciuti alle autorità. Sono statiscovati dall’Abbac, associazione dei B&b e affitta-camere della Campania aderente a Confesercenti,confrontando l’elenco delle strutture autorizzatedai Comuni con quelle proposte nei diversi siti in-ternet. La mappa dell’illegalità nel settore dell’ospi -

    talità turistica è estesa in Campania e ha picchimolto alti negli ultimi mesi. “Si tratta di un feno-meno che appare incontrollato e che va arginato atutela degli operatori onesti e qualificati e deglistessi consumatori – dichiara il presidente Abbac,Agostino Ingenito – non c’è posto per avventurierisenza regole, l’ospitalità è un tema delicato in cui siconcentrano i destini di centinaia di famiglie”.

    di Silvia Truzzi

    Capri è un bocconcinominuscolo, ma squisi-to” annota nel taccui-no isolano MaksimGor’kij , lo scrittore russo che daesule fondò sullo scoglio più bel-lo del mondo la sua scuola di par-tito. Si dirà: basta con questa sto-ria dell’esilio, della partita a scac-chi, della visita di Lenin. È roba dicent’anni fa. Invece no. Il lettoredeve sapere che dopo tre giornid’indagini serrate, spifferi e indi-screzioni sussurrate, finalmentesi è saputo chi è il misterioso ma-gnate che ha occupato l’isola coni suoi 150 ospiti. È Dmitry Ar-zhanov – ex deputato nell’As -semblea regionale, esperto ma-nager del business energetico, di-rettore generale di Tns EnergoGroup, dopo alcuni anni tra-scorsi alla guida di Transneftser-vis – che ha scelto di festeggiare ilsuo 42esimo compleanno qui. Edove è nato? A Nizhniy Novgo-rod, città a metà strada tra Moscae Kazan’, dove proprio Gor’kijnacque nel 1868. Dunque il sog-giorno è un omaggio all’illustreconcittadino: non a caso al CapriPalace, l’hotel di super lusso dovesoggiornano gli ospiti di Arzha-nov, è stata allestita una mostrain onore dello scrittore. Sia chia-ro, le raffinatezze finiscono qui: ilprimo giorno dopo lo sbarconon è stato esattamente all’inse -gna dell’eleganza.

    Cash e trashpiù che tres chic

    Diciamo che i russi Gor’kijl’hanno preso in parola e il boc-concino minuscolo se lo sonodivorato. Con bonifici – moltidei quali arrivano dal Sud Afri-ca – e un mare di soldi cash:molti, maledetti e subito. Sonoarrivati con un aereo privato daMosca, e perfino l’aliscafo chemartedì li ha portati da Napoli aCapri era riservato: ma c’è stataqualche difficoltà all’arrivo,tanto che è stata necessaria unalettera del Capri Palace alle au-torità portuali che non voleva-no accordare l’autorizzazioneall’attracco. Hanno prenotatoristoranti, spiagge, barche, ser-vizi di transfer privati con i vetr