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17/09/2018 Pag. 21 diffusione:9569 tiratura:18999 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato

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17/09/2018Pag. 21

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GIANFRANCOCAPITTASolomeo (Pg)

II Una inaugurazione di sta-gione di grande lustro e intelli-genza (e naturalmente corag-gio) quella del teatro regionaleumbro, grazie anche a Brunel-lo Cucinelli, che dell’ente è pre-sidente, e che in occasione deifesteggiamenti per i 40 annidella sua azienda, ha volutoconcorrere anche «privatamen-te» alla produzione de IlMaestroe Margherita (dopo il debuttoumbro, in una fitta tournée danovembre a febbraio). Impresache a primo avviso può suona-re disperata, essendo questa latrasposizione in palcoscenicodi un capolavoro letterario giàdi per sé molto complesso, poi-ché mescola e incrocia narrati-vamente tre vicende lontanetra loro, nel tempo e nella spa-zio, per esprimere con poesiala critica radicale al modello so-vietico. Il romanzo di MichailBulgakov come si sa fu pubbli-cato postumo in occidente dal1966, mentre era stato scrittonegli anni dal 1928 al 1940. Glistessi in cui anche in altri cam-pi, dalla musica al cinema al te-atro, erano emersi artisti dienorme statura, da Schostaco-vic a Eisenstein a Mejerch’old.Ma anche gli anni quelli chemeglio si prestano all’ironia fe-roce di Bulgakov, in un sistemadove la rivoluzione si era ormaigià burocratizzata, e sotto il ter-rore che aleggiava.DUNQUE un romanzo molto po-co lineare con le sue vicendenarrative incrociate: quella delmaestro scrittore e della suaMargherita destinati a un amo-re comunque infelice; quella diPilato e della sua scelta politicarispetto al condannato ebreo dicui non si sente convinto, in un

dissidio interiore su cui lo scrit-tore da molto tempo lavora; epoi quella, centrale e onnivoradi Woland, il diavolo goethianoparente stretto di Mefistofele,venuto a celebrare uno storicosabba col suo «circo»mostruo-so proprio in quella Mosca.PERFORTUNA a curare la traspo-sizione scenica del libro c’è lamanosapiente quanto ferrea diLetiziaRusso, ingradodi non ri-sparmiarci la complessità e ledipendenze delle tre storie nel-la prima parte, ma raccoglien-dole poi in una sontuosa e coe-rente narrazione unitaria nellaseconda parte.E questo dà mo-do ad Andrea Barracco di co-struire una regia, e una narra-zione degli avvenimenti, sem-

pre forte da risultare spessoquasi ipnotica, ma nello stessomomento«aperta» aquantodal-le altre vicende proviene. Unbel racconto, inquietante quan-to amaro e insieme divertente,dentro la scena (materiali pove-ri, ma da gran teatro) di MartaCrisolini Malatesta che firmaanche i costumi.MAILMERITO è soprattutto dellabella compagnia d’attori, or-chestrata da uno scatenato edavvero diabolico MicheleRiondino, che rinuncia al suc-cesso dell’iconografia tv, e consangue d’attore e piglio espres-sionista determina e guida tan-te tragedie sovrapposte, ma for-se neanche poi tanto tragiche.Davanti a lui, vittime ma con

qualche ombra sulla propriapurezza, Francesco Bonomo (ilMaestro scrittore nonché Pila-to protagonista del romanzo dilui, e quindi sua diretta proie-zione) e la straordinaria Federi-ca Rosellini (Margherita dallemolte vite) che in un anno hagià collezionato almeno quat-tro o cinque ruoli mirabili. Poic’è tutta la compagnia (una sor-ta di «stabile» del teatro umbro)dove ognuno intreccia più ruo-li, e che bisognerebbe nomina-re tutti, ma almeno per la lro ri-conoscibilità Carolina Baluca-ni, Michele Nani e FrancescoBolo Rossini. Anche se si avviaad essere incancellabile il ghi-gno davvero «diabolico» di Mi-chele Riondino.

TrailmaestroeMargheritaqueldiavoloastutodiRiondinoL’attorepuglieseèWoland,venutoacelebrareunsabbamostruosoaMosca

GIANNIMANZELLARoma

II Parafrasando Cechov, sesu una scena compare una va-sca con due pesci rossi, primao poi qualcosa dovrà finircidentro. La vasca sta, da un la-to, sulla scena vuota di Over-load, l’ultima creazione di Sot-terraneo presentata a conclu-sione di Short theatre, il bel fe-stival romano diretto da Fabri-zioArcuri. Al centro stanno in-vece un microfono e un atto-re, Claudio Cirri, che discettasul livello di attenzione dei pe-sci rossi in confronto a quelloumano, messo alla prova dalbombardamento di informa-zioni che ossessiona la moder-nità. Il «sovraccarico» del tito-lo. Sono uno scrittore america-no, sono morto nel 2008, dice.

Cioè, per dir meglio, un attoreche interpreta la parte di Da-vid Foster Wallace. In effettianche se manca la somiglian-za, l’iconografia è rispettata.Indossa una bandana e la ma-glietta col nome dell’universi-tà californiana di Pomona do-ve tiene un corso, e in tasca tie-ne una pallina da tennis, losport preferito.LO SPETTACOLO ne raccontauna giornata di settembre co-me tante, che alla fine poi talenon lo è. Gli antidepressivi cuifa ricorso, la moglieKaren, il li-bro che sta scrivendo e l’iper-trofico Infinite jest, mille pagi-ne più altre svariate centinaiadi note, che molti considera-no il suo capolavoro. E perònel racconto si innestano con-tinue divagazioni e amnesie,girando intorno al tema più

che mai d’attualità della possi-bilità di una vita reale. Senon-ché l’ascolto è continuamenteframmentato, la scrittura diDaniele Villa prevede che glispettatori possano richiamaredei «contenuti nascosti» quan-do compare l’apposito segna-le. Sulla scena si proiettano al-lora una miriade di figure chein qualche maniera si rifannoal mondo di Forster Wallacema tradotto nel gusto pop delcollettivo toscanoche qui sem-bra moltiplicarsi (sono SaraBonaventura, Lorenza Guerri-ni, Daniele Pennati, GiulioSantolini). Ecco un giocatoredi football che si lancia in unplaccaggio sullo scrittore, unincontro di tennis femminilecon furiosi gemiti che alla finesi tramutano in un orgasmo,un nuotatore che si tuffa lette-

ralmente fra gli spettatori eun pilota di formula uno, uncombattimentodi galli…Men-tre risuonano più volte le notediBlue velvet e Smells like teen spi-rit dei Nirvana richiama lascrittura grunge di FosterWallace.C’È SOPRATTUTTO il richiamoripetuto a un mondo liquidoche forsenon è soloquello pre-conizzato dal filosofo Bau-man. Fino all’apparire di unuomo pesce che può sopravvi-vere solo immergendo la testanell’acqua dove nuotano i pe-sci rossi (sono finti, ci manche-rebbe) ma preferisce estin-guersi pur di provare la gioiatutta umana diun ballo.Un ru-more di pioggia, lunghe cera-te per proteggersi daltemporale… Sarebbe un fina-le perfetto.

G.MAN.Roma

II È beneevitare innanzitut-to di cadere nella caricatura,scriveva Gogol nell’avverten-za per coloro che desideranorecitare come si deve Il reviso-re. Robert Sturua si ferma unpasso prima, sulla soglia delgrottesco che impronta lospettacolo presentato al tea-tro Argentina. Del resto, que-sta sua è dichiaratamente«una versione» e lo spettato-re ne ha subito la misuraall’apparire delle figuretteche vengono quasi proietta-te da una forza esterna all’in-terno della grande corte me-tafisica dalle luci cangiantiche rende astratta l’ambien-tazione della commedia, do-minata visivamente da unenorme lampadario chescende e risale. Vestono abitiformali, redingote e mantel-li neri, però resi bizzarri davistosi ricami e sembranopiuttosto marionette.DEL VECCHIO regista georgia-no e della sua compagniaRustaveli pochi forse ricorda-no ancora un divertentissi-mo Cerchio di gesso del Caucasodi tanti anni fa che aveva co-me protagonista, nei pannidel giudice Azdak, un memo-rabile Ramaz Chkhikvadze.Oggi Sturua dirige la compa-gnia che fa capo ad Aleksan-dr Kaljagin, «artista del popo-lo» della Federazione russache ha attraversato tutte lestagioni del teatro sovietico epost senza tralasciare ancheparecchie frequentazioni ci-nematografiche, il Mi-chalkov di Partitura incompiu-ta per pianola meccanica adesempio. Certo l’affidare ilruolo di Chlestakov, lo spae-sato giovanotto ventenneprotagonista della comme-dia di Gogol, a un attoreultra-settantenne, portato in girosul palcoscenico su una sediaa rotelle, qualcosa inevitabil-mente produce nella sua per-cezione. Metti soltanto la po-co convinta seduzione delledonne della famiglia del sin-daco a cui è spinto. La madrecerca di buttargli fra le brac-cia la figlia, ma quando luiper togliersi dall’impiccio lefa intendere una diversa pre-ferenzalei nonhaunmomen-to di esitazione e comincia aspogliarsi.LA VERSIONE di Sturua fa delRevisore un vaudeville, affida-to ai lazzi piuttosto che allemusiche che comunque ac-compagnano eclettiche tuttolo spettacolo, da Schubert eAstor Piazzolla fino al Va pen-sieroverdiano che nel precipi-toso finale introduce la festadi un fidanzamento che nonavrà luogo. Lui, Chlestakov,si è dato. Tutti aspettano ilsuo arrivoma al suo posto tor-na indietro la sola sedia a ro-telle con la borsa riempitadelle mazzette di cui si eranotassati per corromperlo. Equando appare è per convo-carli a una resa dei conti me-no agra di quella immaginatada Gogol.

L’ULTIMACREAZIONEDISOTTERRANEO

«Overload»,ossessioniedivagazionisullavitareale

Michele Riondino in «Il maestroe Margherita» fotodiGuidoMencari

DANZAPervociecorpiilnuovoditticodiAterballetto

Il romanzodiBulgakov inuna trasposizionescenica curata conmano sapienteda LetiziaRusso

La regiadi Barraco sottolinea l’ironiadell’autoresulla burocratizzazionedel sistema sovietico

ATEATRO

«ILREVISORE»Gogol secondoSturua sulle sogliedelgrottesco

FRANCESCAPEDRONIMilano

II A ridosso del debutto a Tori-nodanza, è approdato all’ElfoPuccini di Milano il nuovo ditti-co di Aterballetto Bach Project,proposto da MilanOltre ad ante-prima del festival che aprirà il27. Si parte con il cult di JíriKylián, Sarabande, sulla Partita n. 2in re minore di Bach preceduta dauna partitura sonora che ampli-fica le voci dei danzatori e i ru-mori sui corpi. Ardillo, Artale,Budlla, Kratz, Pighini e Tedescosono magnetici e l’effetto è in-candescente nonostante il pez-zo sia del 1990.SEGUE Domus Aurea, novità delgiovanecoreografo Diego Tortel-li sulle Suites francesi di Bach tra-scritte da Giorgio Colombo Tac-cani e eseguite dal vivo dall’En-sembleSentieri Selvaggi. Partitu-ra evocativa per clarinetto, flau-to, violino, violoncello, vibrafo-noe percussioni per la qualeTor-telli, con lo scenografo MassimoUberti, immagina una casastiliz-zatacon i neon, luogo intimo del-la danza. Ma la coreografia, sepur piena di guizzi di linguaggio,chiede più asciuttezza e leggibili-tà nelle suggestioni proposte, sevuole farsi visione condivisa.

II Fino al 29 settembre, pres-so l’isola pedonale di LargoSpartaco nel quartiere romanodel Quadraro, si svolge la 18°edizione del festival crossdisci-plinare Attraversamenti Multi-pli, ideato e organizzato dallacompagnia teatrale MargineOperativo, con la direzione ar-tistica di Alessandra Ferraro ePako Graziani. Una manifesta-zione che indaga la relazionetra le arti performative con-temporanee e il presente attra-verso la presentazione di spet-tacoli e performance site speci-fic in luoghi urbani e non con-venzionali.QUESTAEDIZIONE si inserisce all’interno di una progettualitàtriennale che prosegue il per-corso artistico che da semprecontraddistingue il festival: l’at-tenzione per la scena artisticacontemporanea, le location in-consuete, la crossdisciplinarie-tà. Nel programma odierno(ore 19) il danzatore e artista vi-sivo Alessandro Carboni presen-ta il site specificUnleashing Ghostsfrom Urban Darkness con i perfor-mere i danzatoripartecipantialworkshop (che si è svolto neigiorni scorsi). A seguire una per-formance (21) il coreografo Da-niele Ninarello. Info e program-ma sul sito:www.attraversamentimultipli.it

MILANOLTRETRENTADUEESIMA EDIZIONE,FINO AL 14 OTTOBRE

ATTRAVERSAMENTI MULTIPLI,DAL 15 AL 29 SETTEMBREA ROMA, CALCATA, FALERIA

FESTIVALQuei fantasminascostinelbuiocapitolino

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sabato 22 settembre 2018visioni

Il diavolo di Bulgakov: inquietudine e amore nello spettacolo nato a

SolomeoLINK: https://www.ilmessaggero.it/umbria/il_diavolo_di_bulgakov_inquietudine_amore_nello_spettacolo_nato_solomeo-3971601.html

Il diavolo di Bulgakov: inquietudine e amore nello spettacolo nato a Solomeo di MicheleBellucci SOLOMEO - Sarà in scena fino a domenica al Cucinelli di Solomeo la nuovaproduzione del Teatro Stabile dell'Umbria, una potente e suggestiva versione del capolavoronovecentesco Il Maestro e Margherita, uno dei testi fondamentali della letteratura russa afirma di Michail Bulgakov. Dall'anteprima nazionale di domenica in poi ogni replica haregistrato il tutto esaurito e sarà così fino all'ultima messa in scena, in programma per questadomenica. Un successo composto da svariati fattori, a partire dall'impegno congiunto delloStabile con un'autrice come Letizia Russo, responsabile dell'audace riadattamento, e il registaAndrea Baracco. Poi c'è la compagnia, 11 attori di cui 5 cresciuti nella "palestra" del TSU, conMichele Riondino al centro della vicenda, nel ruolo del mefistofelico Woland. E' lui che anzichéilluminare la scena la riempie di cupezza, volteggiando tra macabri sorrisi, spaventosi gestistizziti, risatine di nera ironia e rari sprazzi di pura umanità. "I manoscritti non bruciano"sostiene Woland-Satana, dando il via ad una pièce che regala anche suggestivi effetti speciali,come quando Margherita (la protagonista femminile, un'ipnotica Federica Rosellini) fatica aspegnere un vero fuoco che divampa tra le pagine del manoscritto rigettato dal suo amatoMaestro (interpretato da Francesco Bonomo). Poi c'è la scenografia, nera, costellata di scrittee disegni, alcuni creati davanti al pubblico. Su tutti i lati si aprono porte, che permettono ilcontinuo migrare dei molti personaggi: Giordano Agrusta, Carolina Balucani, CaterinaFiocchetti, Michele Nani, Alessandro Pezzali, Francesco Bolo Rossini, Diego Sepe e OskarWiniarski sono gli interpreti, ai quali va il merito di essersi perfettamente calati nelleatmosfere tetre tanto da rendere per il pubblico difficile staccarsi da una piacevoleinquietudine. Lo spettacolo è ben calibrato e nonostante la lunghezza, che raggiunge le treore, Il Maestro e Margherita proposto a Solomeo promette di riscuotere successo in tournée,rapendo gli spettatori grazie a una storia che parla di ogni essere umano e dei suoi dubbi piùremoti. Nella Mosca di Stalin, un sedicente professore di magia nera, in realtà il diavolo inpersona, incrocia le vicende di Ponzio Pilato nel celebre istante nel quale si interroga se punireGesù sia giusto o meno. Michail Bulgakov ha certamente reso complicato distillare dalla suaopera un riadattamento teatrale, ma nel caso in questione il tentativo si è dimostrato unsuccesso. L'allestimento senza indugio rompe la barriera tra realtà e finzione, costringendoci amisurarci con le nostre porte verso ciò che non conosciamo. Durante lo spettacolo divienefacile immaginare e credere in cose che non esistono: può volare in aria una testa mozzata,una strega dondolare vestita solo di una crema magica, oppure semplicemente uno specchioflessibile riuscire a creare effetti onirici. Un plauso a Woland-Riondino che non pretende diessere il diavolo, ma anela a diventarlo: «Sono curioso di vedere come si evolverà il miopersonaggio - rivela l'attore pugliese - e lo spettacolo sarà un percorso per trovare tutte le

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14/09/2018Sito Web Il Messaggero.it (Ed. Umbria)

sfaccettature. Qui la quarta parete si viola spesso, quindi il pubblico avrà un ruolo importante,sebbene sarà un percorso del tutto personale». La sua doppia storia, alternata con ritmo, lopone al centro della passione amorosa tra il Maestro e Margherita, nonché partecipe dellavicenda di Ponzio Pilato, che si mostra ben più crudele del diavolo a causa della sua incapacitàdi essere uomo. Riondino sale sul palco da uomo, per interpretare qualcosa che è soloimmaginario; il risultato è seducente, perché talmente soggettivo da svelare sempre il voltodell'attore al di là delle infinite maschere che il diavolo gli permette di vestire. L'umanità è alcentro di questo spettacolo e quella del Teatro Stabile, guidato dalle scelte del direttore NinoMarino, sembra suggerire che la strada sia quella giusta. Produzioni come questa, sostenuteanche dalla Fondazione Cucinelli, rendono sempre più Solomeo e l'Umbria un piacevole portodove i grandi nomi del teatro si concedono il lusso di preparare nuovi progetti coccolati dalquiete borgo. "Se Dio non esiste, allora, mi domando, cosa dirige la vita umana e in generaletutto l'ordine della terra?" scrive Bulgakov; ora una suggestiva risposta si può trovare anche ateatro. Venerdì 14 Settembre 2018 - Ultimo aggiornamento: 00:21 © RIPRODUZIONERISERVATA

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14/09/2018Sito Web Il Messaggero.it (Ed. Umbria)

09/09/2018Pag. 67ROBINSON

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25/09/2018Pag. 31

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"Il maestro e Margherita", uno spettacolo così non si vedeva datempo... la nuova produzione dello Stabile soddisfa tutti i palati

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"Il maestro e Margherita", uno spettacolo così non si vedeva da tempo... la nuova produzionedello Stabile soddisfa tutti i palati La stagione di prosa non poteva cominciare in maniera piùbrillante. Una produzione coraggiosa, di grande appeal, che porterà lustro alla gestione delnuovo direttore Nino Marino Sandro Francesco Allegrini 10 settembre 2018 09:06 I più letti dioggi 1 Avanti Tutta Days a Pian di Massiano, si comincia alla grande: sport, divertimento esalute 2 "Il maestro e Margherita", uno spettacolo così non si vedeva da tempo... la nuovaproduzione dello Stabile soddisfa tutti i palati 3 Il Festival delle Corrispondenze incorona duefigure di spicco nel panorama della letteratura nazionale 4 " I nonni raccontano": unemozionante tuffo nel passato tra storie, lavoro e testimonianze Approfondimenti 3 settembre2018 30 maggio 2018 29 maggio 2018 "Il maestro e Margherita": uno spettacolo così non sivedeva da tempo. Una produzione coraggiosa, di grande appeal, che porterà lustro allagestione del nuovo direttore Nino Marino. Il quale dice: "Era un progetto lungamenteaccarezzato, che ha richiesto tempi di elaborazione e studio minuzioso per venire alla luce".La stagione di prosa non poteva cominciare in maniera più brillante. Lo spettacolo è statogiustamente chiamato "corale" e la definizione risulta perfetta. Perché la trasposizioneteatrale di Letizia Russo è meditata ed efficace: si direbbe fatta su misura per gli interpreti.Che si tengono tutti nel ruolo. Senza far torto a nessuno, mi ha fortemente impressionato laversatilità di Francesco Rossini, capace di trasformazioni e interpretazioni di lusso. "Bolo" -come, del resto, Carolina Balucani, Caterina Fiocchetti, Michele Nani, Diego Sepe, OskarWiniarski, Francesco Bonomo - passano da un personaggio all'altro senza spiazzare lospettatore (anche quello meno smaliziato) che è spesso portato a legare "quella" faccia a"quel" personaggio. Qui, invece, ci si trova di fronte a figure sempre nuove e credibili che cifanno rimuovere l'immagine precedente e favoriscono l'incontro col nuovo personaggio. Tuttogira incredibilmente. Lo dice chi ha voluto vedere la performance della primissima serata,quasi un test col pubblico. Mi aspettavo qualche sbavatura, invece niente. Tutto quel via vai diaperture e chiusure di sportelli (metaforiche entrate e uscite di scena dal palcoscenico dellavita), quei telefoni protesi, quel dinamismo ininterrotto avrebbero ampiamente giustificatoun'incertezza, un'esitazione, un rallentamento nel cambio abito... Invece tutto fila in perfettosincronismo e la scenografia è semplicemente strepitosa, come pure i costumi, unici ericercati. Le soluzioni sono tutte originali e funzionali alla narrazione. Anche quegli aspetti cheordinariamente vengono tenuti sotto traccia, come il commento musicale e le sonorizzazioni,urlano prestigio e identità. Rimossa, soprattutto, la preoccupazione circa la complessità e lasovrapposizione dei piani narrativi. Il racconto si dipana con sviluppo lineare, senza strappi oincertezze. Le tre storie, insomma, "girano". Ma, siccome un neo occorre pur trovarlo, diremoche lo spettacolo è un po' lungo. Intendiamoci: non tanto da ingenerare tedio o stanchezza,

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10/09/2018 09:06Sito Web

perché tiene desti con imprevedibili snodi e fluidi passaggi. Una parola sui "protagonisti",ammesso che ci siano. Il diavolo di Riondino è come doveva essere: di una mefistofelica, maordinaria quotidianità. Né più né meno dei tanti "diavoli" che scorgiamo intorno a noi o che ciportiano dentro. La Margherita della Rosellini è perfetta e straniante: la scena dell'altalena,con quella palla da discoteca che rifà il verso alle falsità dell'esistenza, è da oscar. Unospettacolo che, come tutti i grandi libri, andrebbe riletto più volte e a distanza di tempo.

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10/09/2018 09:06Sito Web

Il Diavolo è arrivato a Solomeo, "Il Maestro e Margherita" è trionfale

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Il Diavolo è arrivato a Solomeo, "Il Maestro e Margherita" è trionfale Debutto per lo spettacolodell'anno, un capolavoro Luca Biribanti - 10 settembre 2018 - 0 Commenti share 0sharesShare Tweet Pin "Realtà o verità?" - lo chiede il Diavolo in persona, o meglio: lo chiedeWoland, il Diavolo interpretato da Michele Riondino nel debutto di ieri sera de "Il Maestro eMargherita" di Andrea Baracco al Solomeo Cucinelli. Lo spettacolo è superbo, così come èstato superbo il lavoro svolto sul testo originale da Letizia Russo: "Il Maestro e Margherita" èuno dei romanzi più 'difficili' della letteratura del '900, ma, soprattutto è un romanzo russo del'900 ed è un romanzo di Michail Bulgakov. Riuscire a trovare la via per un riadattamentoteatrale è già stato un successo, ma l'allestimento complessivo, un capolavoro.Sceneggiatura, scenografia, musiche, costumi, caratterizzazione dei personaggi, tempi, tuttoè un fluire armonioso di grande impatto emotivo che pone il pubblico di fronte ad alcuni deigrandi interrogativi dell'umanità? "Dio esiste? Satana esiste? Se Dio esiste perché esiste ilmale? Se Satana esiste perché Dio non lo argina? L'uomo è libero di scegliere nella costantelotta tra il bene e il male?". Bulgakov è una specie di Kafka 'capovolto'; è il 'male' che salva 'ibuoni' (abbandonando qualsiasi visione manichea tra queste due forze che, invece, sicompenetrano) e la punizione, il castigo, non si abbattano sugli 'inetti', ma sui burocrati e isegmenti della società che Bulgakov considerava ingranaggi dell'ordine opprimente. Ilriadattamento del testo, escludendo parte del graffio di Bulgakov sulla feroce critica contro ladittatura, mantiene il garbato modello di Flaubert nell'umanità e la dolcezza di Gesù,nell'eterea Margherita, ma è molto più incisivo l'altro modello del "Faust" di Goethe. "Io sonouna parte di quella potenza che vuole costantemente il male e opera costantemente il bene"(Faust) - è questa la missione di Woland-Riondino, mefistofelico, ironico, potente, macabro,che si muove su due piani temporali (quello legato alla storia del Maestro e Margherita equello legato alla vicenda di Ponzio Pilato) con sbalorditiva efficacia, senza creare 'traumi' allasequenzialità della fabula. Behemot, Azazello, Hella, Korov'ev, nessuno poteva immaginare inmodo più vivido e verosimile questi personaggi del 'sottosuolo'. Il Maestro è forsevolutamente il personaggio più 'anonimo', è l'inetto, incapace di agire, ancorato al suofallimento di scrittore (non a caso Francesco Bonomo è anche Ponzio Pilato tormentato dalmal di testa per l'incapacità di comprendere la bellezza e il messaggio salvifico di Cristo ),che, per contrasto, fa emergere la monumentalità di Margherita (Federica Rosellini).Margherita è la Margherita di Bulgakov; docile amante segreta e poi strega 'crudele'. Ladolcezza e poi la vendetta, la quiete e poi la tempesta, il bene e poi il male. Margherita èl'eroina dello spettacolo, è il personaggio dinamico che determina, insieme a Woland, loscorrere degli eventi; è una moderna Medea dai capelli diafani. Una crema magica latrasforma in 'regina' del Sabba al gran ballo di Woland, e Margherita può volare (eccezionalela scena dell'altalena), è diventata una strega e 'moglie' di Satana. Una scelta fatta per amore

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10/09/2018 13:57Sito Web tuttoggi.info

del Maestro, ma anche come emancipazione dalla sua condizione di piccola borghese. Ecco iltema del male e del 'cannocchiale rovesciato' (dal piccolo bene al sommo male e dal sommomale al piccolo bene, e viceversa) che tornano: è lei a scegliere Woland per il suo bene,mentre il maestro vorrebbe solo dimenticare. Il finale cambiato è il colpo di genio. "Tutto saràgiusto, è su questo che è costruito il mondo" - dice Woland nel finale del romanzo, eMargherita accetta di uccidersi pur di liberarsi dall'ingranaggio perverso della società dallaquale si sente estranea ed estraniata. La scelta conferisce invece a Margherita una ulteriorelicenza di eroina. Si uccide e uccide il Maestro, agisce, non subisce. L'ordine costituito è rotto,per sempre, e il passaggio attraverso le porte dell'Inferno dei due amanti è l'atto simbolicodell'avvenuta rivoluzione, tutta femminile. share 0shares Share Tweet Pin Commenti Stampa

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