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Studi Costieri 2018 -28: 3 - 15
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Diga marittima per l’energia dal moto ondoso:
impianto pilota presso il porto di Napoli
Enrico Di Lauro1,2, Pasquale Contestabile1,2, Vincenzo Ferrante1, Diego Vicinanza1,2,3
1Dipartimento di Ingegneria, Università della Campania “Luigi Vanvitelli”, Via Roma, 9 - 81031 Aversa.
2CONISMA-COnsorzio Nazionale Interuniversitario per le Scienze del Mare, Piazzale Flaminio 9,
00196 Roma 3Stazione Zoologica Anton Dohrn, Villa Comunale, 80121 Napoli
Riassunto
L’integrazione di dispositivi per la conversione di energia da moto ondoso in strutture di difesa costiera
potrebbe costituire una valida alternativa per ridurre gli elevati costi di tali tecnologie (Vicinanza et al.,
2014). Il presente contributo è incentrato sulla descrizione di un innovativo prototipo di convertitore di
energia ondosa totalmente integrato nella diga foranea principale del Porto di Napoli, presso l’antico
molo San Vincenzo. Il dispositivo, denominato DIMEMO (Diga Marittima per l’Energia dal Moto
Ondoso), rappresenta il primo impianto pilota al mondo in scala reale di tecnologia “a tracimazione
ondosa” totalmente integrato in una diga marittima esistente. Partendo da una breve sintesi dei risultati
di campagne di test in laboratorio su modelli in scala ridotta, l’articolo presenta le fasi di sviluppo e
progettazione dell’impianto pilota, descrivendo, poi, le diverse fasi di costruzione ed installazione degli
apparati strumentali per il monitoraggio sperimentale.
Parole chiave: DIMEMO, impianto pilota, diga marittima innovativa, energia ondosa, strumentazione.
Abstract
The integration of wave energy conversion into coastal defense structures could be a sustainable solution for reducing the
high costs of such innovative technologies (Vicinanza et al., 2014). This paper focuses on the description of an innovative
device installed at San Vincenzo breakwater (Naples’s harbor). The device, called OBREC (Overtopping BReakwater
for Energy Conversion), is the first pilot plant in the world in real-scale totally integrated into an existing breakwater,
that exploits the overtopping process to produce electricity by means low head turbines. This article aims to present the
stages of development and design of the structure, starting with a brief summary of the results of test campaigns on scale
models up to the description of the different prototype construction stages and the installed field instrumentation for the full-
scale prototype monitoring.
Key-words: full-scale prototype, OBREC, innovative breakwater, wave energy converter, field instrumentation.
Di Lauro et Al. Diga marittima per l’energia da moto ondoso: impianto pilota presso il porto di Napoli
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Introduzione
Il settore dell’energia da moto ondoso (wave energy), seppure sia in crescente espansione negli ultimi anni,
è ancora poco competitivo sul mercato mondiale se confrontato con altri settori che si occupano di
produzione di energia da fonti rinnovabili. Alcuni dei problemi che maggiormente ostacolano la
commercializzazione dei dispositivi finalizzati alla produzione di energia dal moto delle onde marine
(Wave Energy Converters, WECs) possono essere attribuiti soprattutto agli elevati costi di realizzazione,
installazione e manutenzione (Falcão, 2010). Inoltre, recenti casi di gravi danni subiti da impianti pilota
in larga scala hanno posto l’accento sul problema della bassa affidabilità ad operare in condizioni
meteomarine estreme (Falcão, 2014), tra l’altro determinando una crescita esponenziale dei premi
assicurativi.
Una soluzione proposta negli ultimi anni per ridurre significativamente i costi, e rendere quindi
competitivi i sistemi WECs, è quella di sviluppare dispositivi ibridi in grado di assolvere appieno la
funzione di difesa costiera. In tale direzione, l’integrazione con infrastrutture portuali o di difesa della
costa consentirebbe di operare una condivisione dei costi (cost sharing) sostenuti per la costruzione
dell’opera di difesa costiera. Attualmente, esistono pochi impianti pilota in scala reale di WECs integrati
in dighe marittime.
Il primo esempio di diga marittima integrata con un dispositivo WEC è stato installato nel porto di
Sakata in Giappone nel 1989 (Takahashi et al., 1992). Il sistema è composto da un cassone con una
configurazione innovativa atta a ospitare una tecnologia a colonna d’aria oscillante, OWC (Oscillating
water column) ed un locale macchine con turbine accoppiate ad un generatore con una potenza totale di
60 KW. Altro esempio è l’impianto pilota installato nel 1991 di fronte alla diga di Vizhinjam in India
(Ruy and Neelamani, 1992). Tale impianto fu inizialmente equipaggiato con turbine tipo Wells con una
potenza totale di 150 kW, successivamente sostituite da differenti tipologie di turbine, incluse le turbine
ad azione (o ad impulso). In Europa un primo impianto WEC integrato in una diga a cassoni verticali
fu stato installato nel 2008 nel porto di Mutriku, nel nord della Spagna (Torre-Enciso et al., 2009).
L’impianto consta di sedici cassoni cellulari, ciascuno connesso ad un turbo-generatore, per una
capacità totale di 296 kW. Un prototipo in scala reale di cassone verticale contenente un dispositivo a
colonna d’aria oscillante, denominato Resonant Wave Energy Converter 3 (REWEC3), è stato costruito
alla fine del 2012 nel porto di Civitavecchia. REWEC3 rappresenta il primo dispositivo nel suo genere
installato nel mar Mediterraneo ed uno dei più grandi al mondo (Arena et al., 2013). Primi risultati del
monitoraggio di una mareggiata registrata a Novembre 2015, hanno mostrato un elevato coefficiente di
assorbimento dell’impianto, definito come il rapporto tra l’energia media assorbita e l’energia media
incidente (Arena et al., 2016). Infine, si ricordano gli impianti pilota europei denominati Pico e Limpet
che, sebbene siano dispositivi OWC isolati ed installati sulla costa, per la loro configurazione
geometrica sono potenzialmente integrabili in dighe marittime. Il Limpet, installato nell’isola di Islay
(Scozia), opera con una potenza nominale di 500 kW (Boake et al., 2002), mentre Pico, installato
nell’omonima isola nell’arcipelago delle Azzorre (Portogallo), è equipaggiato con turbine Wells ad asse
orizzontale avente potenza totale di 400 kW (Neumann et al., 2011).
Seguendo questo innovativo approccio sulla progettazione di dighe marittime, e partendo dai
precedenti lavori di sistemi WECs come Wave Dragon (Kofoed et al., 2006) e soprattutto del dispositivo
SSG, Sea-wave Slot-cone Generator (Vicinanza and Frigaard, 2008; Vicinanza et al., 2012; Buccino et al.,
2012; Buccino et al., 2015a; Buccino et al., 2015b), è in fase di sviluppo un innovativo dispositivo
denominato DIMEMO, acronimo di Diga Marittima per l’Energia dal Moto Ondoso, che sfrutta la
tracimazione delle onde per produrre energia elettrica (Vicinanza et al, 2013a; 2014).
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Il dispositivo consiste in una diga a scogliera provvista di un serbatoio che, collocato in posizione
soprelevata rispetto al livello del mare, raccoglie l’acqua tracimante da una rampa frontale al fine di
convertirla in energia potenziale. La differenza di carico idraulico tra il serbatoio e il livello medio del
mare genera un flusso che attiva delle turbine a basso carico, collocate a tergo del serbatoio ed
accoppiate a un generatore, trasformando l’energia del flusso d’acqua in energia elettrica. In Figura 1 è
mostrato lo schema di confronto tra una tradizionale diga a scogliera con massi ciclopici artificiali
(tetrapodi) e muro di coronamento, ed il dispositivo DIMEMO.
Questo lavoro intende fornire una completa descrizione dell’impianto pilota in scala reale del
dispositivo costruito ed installato nel porto di Napoli nel 2015. Esso rappresenta il primo prototipo al
mondo di WEC che sfrutta il fenomeno della tracimazione delle onde ed è totalmente integrato in una
struttura di difesa portuale.
Figura 1. Schema del dispositivo DIMEMO confrontato con una diga a scogliera tradizionale.
Analisi preliminare: campagna di test in scala ridotta
In una fase propedeutica alla realizzazione del prototipo in scala reale al porto di Napoli, sono state
effettuate nel 2012 e 2014 presso il dipartimento di Ingegneria Civile della Università di Aalborg (AAU)
in Danimarca due campagne di test in laboratorio su modelli in scala ridotta.
La campagna di test condotta nel 2012 ha consentito di comprendere le sostanziali differenze tra una
diga a gettata tradizionale e il dispositivo DIMEMO in termini di riflessione, di volumi tracimati nel
serbatoio e a tergo della struttura e di pressioni indotte dall’interazione delle onde con la struttura
(Vicinanza et al., 2014). Le analisi dei risultati hanno mostrato che l’integrazione del DIMEMO in una
diga tradizionale tende in generale a migliorare le prestazioni idrauliche globali della struttura. In
particolare, i risultati hanno evidenziato che la tracimazione a tergo della struttura è ridotta per la
presenza di un parapetto triangolare posto nella parte sommitale del muro paraonde, mentre i
coefficienti di riflessione sono simili, o in alcuni casi minori, di quelli misurati per dighe marittime
tradizionali, principalmente a causa dell’assorbimento dell’energia nella vasca frontale. Nell’ambito di
tale campagna di test è stato inoltre possibile sviluppare delle formule di previsione di portata media
tracimante a tergo della struttura e nel serbatoio e di azioni agenti sulla struttura.
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Nel 2014 è stata condotta una seconda campagna di test finalizzata alla comprensione delle prestazioni
del dispositivo per diverse configurazioni geometriche della rampa frontale e della retrostante vasca di
raccolta di acqua. Un’analisi completa delle prestazioni idrauliche e strutturali del DIMEMO è in corso
di pubblicazione, mentre per risultati preliminari su tale campagna di test in laboratorio si rimanda ai
seguenti lavori (Contestabile et al., 2015; Di Lauro et al., 2015; Iuppa et al., 2015). Tali studi hanno
permesso di ottenere sia un’ottimizzazione della geometria del sistema che formule di design utilizzate
per la progettazione del primo prototipo in scala reale di tale innovativa tecnologia.
Impianto pilota DIMEMO al porto di Napoli
Il dispositivo in scala reale del DIMEMO è stato installato nel 2015 in un tratto centrale della diga S.
Vincenzo del porto Napoli (Fig. 2), su un fronte mare di 6 metri di lunghezza. La profondità del
fondale ai piedi della struttura è di circa 25 m. Il paraggio presenta un clima meteomarino con una
potenza media annuale di circa 2.5 kW/m. Le analisi sulla potenzialità ondose del sito sono state
effettuate a partire dalla analisi di dati ECMWF (European Centre for Medium-Range Weather Forecasts)
trasposti nel punto in cui è ubicato il prototipo mediante l’ausilio di modelli numerici. Il valore di
potenza media annuale, dunque, è alquanto modesto se confrontato, ad esempio, agli 11 kW/m del
Nord-ovest della Sardegna (Vicinanza et al., 2011; 2013b) e ai 60-70 kW/m delle coste atlantiche
europee (Mørk et al., 2010). Il golfo di Napoli ed in generale il Mar Tirreno, presenta prolungati periodi
di calma (Hm0<0.50 m) durante il periodo estivo. Questo consente di intervenire in sicurezza per le
attività di manutenzione o installazione di nuove strumentazioni utili al monitoraggio. D’altra parte,
essendo l’impianto imbasato sulla batimetrica -25 m, non avvengono fenomeni di frangimento delle
onde estreme. Infatti, l’altezza con periodo di ritorno cinquantennale è circa 8 m, ed almeno un paio di
volte l’anno si registra per il molo S. Vincenzo un’altezza d’onda superiore ai 4 m. Dunque in definitiva,
l’impianto pilota è realizzato in un sito:
- non ottimale dal punto di vista energetico;
- non ottimale dal punto di vista dei carichi ondosi sulla struttura.
Questi aspetti aumentano sensibilmente il livello di credibilità nell’ambito della Comunità Scientifica: la
produzione elettrica e l’affidabilità strutturale del DIMEMO al Porto di Napoli è una garanzia di
validità del sistema praticamente dovunque.
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Figura 2. Posizione del DIMEMO nella diga S. Vincenzo del porto di Napoli.
L’installazione del dispositivo ha interessato un’area di circa 75 m2 della mantellata della diga S.
Vincenzo, costituita da massi artificiali cubici di tipo Antifers, aventi lato di 2 m e peso di circa 12
tonnellate. La scelta della specifica posizione dell’impianto pilota è dovuta principalmente alla sua
vicinanza ad un edificio situato a tergo della diga, c.d “ex palazzina meteo”, i cui locali sono ora
impiegati come hub sperimentale durante le fasi di monitoraggio dell’impianto.
L’impianto pilota si configura con una successione sistemica in senso trasversale al molo del tipo
rampa-vasca-muro paraonde-locale tecnico-muro posteriore, descritto altresì in figura 3. Nello
specifico, si sono adottate due diverse geometrie di complessi rampa-vasca, denominate
DIMEMO_RS-Lab (Real Scale laboratory) e DIMEMO_NW-Lab (Natural Waves Laboratory)
sostanzialmente differenziati da una diversa quota di cresta della rampa, ovvero 165 cm e 100 cm,
addossati allo stesso locale tecnico (definito spazialmente dal muro di coronamento, dalle pareti
posteriori e laterali). Tale differenziazione deriva dalle esigenze di testare il prototipo non solo nelle sue
condizioni ottimali nell’ambito del paraggio ospitante (per la cui rampa, appunto, deve raggiungere
almeno quota 1.65 m) ma anche per le opportunità di impiegare l’impianto pilota come un laboratorio
naturale in scala, dove poter raccogliere dati sperimentali esportabili in contesti più energetici. Per tale
motivo, la vasca alta 1 m risulta una scalatura di quella adottabile in paraggi molto più energetici.
Molo S. Vincenzo
Impianto pilota
DIMEMO
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Figura 3. Impianto pilota DIMEMO integrato nel molo S. Vincenzo di Napoli
L’intera struttura in cemento armato è stata gettata in opera, con la sola eccezione della rampa frontale
costituita da tre strutture in cemento armato prefabbricato. La sezione della rampa frontale è costituita
da una parte sommersa avente un’inclinazione di 78° rispetto all’orizzontale e una lunghezza di 80 cm, e
da una parte emersa avente un angolo di inclinazione di 22°. L’inclinazione media della struttura è di
circa 27°, comparabile con quella della mantellata lato mare della diga S. Vincenzo (pendenza 1:2).
Tre muri perimetrali in cemento armato di larghezza di 40 cm, inclinati della stessa pendenza della
rampa frontale, delimitano le vasche di raccolta delle due diverse configurazioni dell’impianto pilota. A
tergo di tali vasche è stato installato un locale macchine di cemento armato avente un’area interna di
11.4 m2 e finalizzato ad accogliere la strumentazione dell’impianto pilota. Maggiori dettagli geometrici
delle vasche di raccolta e locale macchine possono essere consultati nel lavoro di Contestabile et al.
(2016).
Nella parte sommitale del muro verticale del locale macchine è stato realizzato un parapetto di
configurazione triangolare inclinato di 45° rispetto alla direzione verticale, avente la funzione di ridurre
la portata di acqua tracimante a tergo della struttura. L’acqua raccolta nelle vasche a seguito della
tracimazione delle onde dalla rampa frontale, defluisce nel locale macchine passando attraverso quattro
fori circolari ϕ250 (due per ciascuna configurazione) e un foro aggiuntivo ϕ170 per la configurazione di
serbatoio basso, situati alla base del muro verticale del locale macchine.
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Figura 4. Sezione trasversale delle due configurazioni del DIMEMO
Costruzione dell’impianto pilota
Il processo di costruzione dell’impianto pilota DIMEMO al porto di Napoli è durato circa tre mesi, da
giugno a settembre 2015.
La prima fase lavori è consistita nello spostamento di due strati di massi artificiali di tipo antifer della
mantellata per una estensione trasversale circa 8 metri, pari a quattro file di massi, fino al
raggiungimento di una quota pari circa al livello medio mare (Fig. 5). La movimentazione degli antifers
della mantellata, per un totale di 30 unità di massi artificiali spostati, è avvenuta mediante una gru
mobile posizionata sul risvolto sub orizzontale della mantellata nella parte sommitale della diga S.
Vincenzo, avente una larghezza di 11 m. Gli antifer movimentati sono stati in parte ricollocati al piede
della scarpata, a rinforzo della stessa, e in parte posizionati ai due lati dell’impianto pilota. Durante le
prime fasi dei lavori, una fila di massi artificiale è stata sistemata nella parte anteriore dell’area di sedime
al fine di proteggere quest’ultima dall’azione delle onde incidenti durante le fasi di costruzione
dell’opera marittima. In seguito è stata installata la fondazione dell’impianto pilota, consistente in una
struttura mista platea e micropali. In particolare 12 micropali di lunghezza di 10 m e 300 mm di
diametro, aventi una armatura tubolare interna di acciaio di 250 mm, sono stati installati nell’area di
sedime mediante macchina perforatrice per micropali. Essi sono stati dotati di una geomaglia elastica
allo scopo di consentire l’espansione del calcestruzzo iniettato all’interno delle porosità realizzate in
seno alla scogliera e, al contempo, di evitare la fuoriuscita della stessa boiacca verso il mare.
DIMEMO_NW-Lab
DIMEMO_RS-Lab
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Figura 5. Fase di movimentazione massi di tipo antifers (sinistra) ed installazione dei micropali (destra)
L’installazione di una struttura a platea con sistema di ancoraggio a terra mediante micropali è
giustificata dalla esigenza di aumentare sensibilmente la stabilità dell’impianto pilota assicurando
coefficienti di sicurezza molto più elevati rispetto ad una tipica costruzione di difesa costiera. Il
processo di costruzione del DIMEMO è quindi proseguito con la costruzione della base delle due
vasche di raccolta acqua che consiste in una platea di diverso spessore, rispettivamente 75 cm per il
serbatoio basso e 125 cm per quello alto. In Figura 6 è mostrata la fase di disposizione della armatura
metallica della platea, preassemblata e collocata successivamente nell’area di sedime da una gru mobile
per facilitare il processo di costruzione. Al termine del getto della platea, tre elementi prefabbricati in
cemento armato sono stati collocati e resi solidali alla platea con un successivo getto di cemento
formando la rampa frontale del prototipo. I lavori di ingegneria civile sono terminati a fine Settembre
2015 con la costruzione del locale macchine e dei muri che delimitano le due vasche frontali. La Figura
8 mostra l’impianto pilota in condizioni di saturazione delle vasche di raccolta durante un evento di
mareggiata nel Gennaio 2016.
Figura 6. Costruzione della base delle due vasche di raccolta (sinistra) ed installazione della rampa frontale (destra)
Strumentazione di misura
L’impianto pilota è equipaggiato con una strumentazione finalizzata al monitoraggio delle prestazioni
idrauliche e strutturali del dispositivo. A tal proposito, 3 turbine semi-Kaplan a basso carico per una
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potenza totale di 2.5 kW sono state installate nel locale macchine a Novembre 2015. L’obiettivo per i
prossimi mesi è di installare un set di diverse turbine a basso carico per una potenza totale di 20 kW. Lo
scopo del monitoraggio è di testare differenti tipologie di turbine idrauliche a basso carico al fine di
individuare la migliore tecnologia per tale sistema da un’analisi costi-benefici.
Ad una distanza di circa 100 metri dal prototipo è stata installata una boa ondametrica innovativa (Fig.
7) che sfrutta la tecnologia del Global Positioning System (GPS) per la misura delle onde agenti ai piedi del
DIMEMO. Tali boe sono sviluppate dal Lagrangian Drifter Laboratory (LDL) dello Scripps Institution of
Oceanography (SIO). La tecnologia GPS applicata alla misura delle onde offre notevoli vantaggi rispetto
alle tradizionali boe ondametriche dotate di accelerometri, poiché essa permette di sviluppare boe
molto più economiche e di dimensioni ridotte. La boa installata al porto di Napoli ha, infatti, un
diametro di circa 39 cm e un peso che non supera i 12 Kg.
Figura 7 - Boa ondamentrica basata sulla tecnologia GPS per la misura delle onde incidenti
Tali ridotte dimensioni facilitano notevolmente il loro trasporto e l’installazione in sito è eseguita
agevolmente mediante una piccola imbarcazione. La boa acquisisce dati ad una frequenza di
campionamento di 2 Hz e, oltre alla misura delle onde, fornisce informazioni utili sulla temperatura,
pressione e umidità interna alla boa. I parametri del moto ondoso e gli spettri di energia relativi agli stati
di mare orari misurati dalla innovativa boa basata sul sistema GPS sono inoltre trasmessi mediante il
sistema di satelliti Iridium e sono accessibili in tempo reale attraverso un apposito sito web. Tali
parametri ondosi sono stati utilizzati inoltre per la calibrazione e validazione dei risultati di
modellazione numerica di trasformazione delle onde da largo fino al punto in cui è situato il DIMEMO,
al fine di eseguire una accurata analisi del clima meteomarino e del potenziale energetico del sito.
Le pressioni agenti sul prototipo sono misurate da 8 trasduttori di pressione posizionati sulla rampa
frontale, alla base del dispositivo e sul muro verticale della locale macchine del DIMEMO. Lo scopo è
di acquisire ad analizzare i dati di pressione durante eventi marittimi estremi al fine di compararli con le
formule esistenti in letteratura e validare i dati di pressione misurati nelle campagne di test condotte nel
2012 (Vicinanza et al., 2014) e nel 2014 sui modelli in scala ridotta e le relative formule di design
proposte. Due videocamere ad alta risoluzione sincronizzate con il sistema di acquisizione centrale
catturano il profilo delle onde durante la risalita sulla rampa e l’impatto con il muro verticale della
camera di manovra. L’analisi accoppiata dei trasduttori di pressione e delle videocamere forniranno
dettagli sul comportamento idrodinamico e sulla interazione onda-struttura al fine di avere una migliore
comprensione sulla distribuzione delle pressioni agenti sul prototipo, nonchè sulla identificazione delle
principali forme che la superficie dell’onda può assumere dinanzi alla rampa inclinata e davanti alla
parete verticale del locale macchine.
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Due sonde di livello disposte all’interno di piccoli box di acciaio collocati nel locale macchine misurano
la variazione di livello idrico nelle due vasche di raccolta frontale. Da tale misura è stimata la variazione
di portata di acqua che nel tempo defluisce attraverso la turbina a basso carico, noto il carico idraulico
totale pari alla differenza tra il livello d’acqua nel serbatoio e il livello del mare.
Si prevede infine inoltre di eseguire delle misure di volume di acqua tracimante a tergo del dispositivo
usando tecniche simili a quelle adoperate con successo in passato (Herbert 1995; Troch et al., 2004;
Briganti, 2005; Pullen et al., 2009) per il monitoraggio delle prestazioni idrauliche di dighe marittime
tradizionali. A tal proposito sarà installato un serbatoio di raccolta dietro al locale macchine
dell’impianto pilota equipaggiato con sonde di livello per la misura della variazione del livello idrico
interno, dalla cui misura sarà calcolata il volume d’acqua totale in ingresso e quindi la portata media
tracimante a tergo della struttura.
Conclusioni
Il presente contributo descrive il primo prototipo di dispositivo overtopping WEC in scala reale integrato
in una diga marittima a scogliera esistente. Tale prototipo, denominato DIMEMO, è stato installato
presso il molo S. Vincenzo del porto di Napoli nel 2015. L’articolo descrive in dettaglio le due differenti
configurazioni geometriche del prototipo e le diverse fasi di costruzioni che hanno portato alla
realizzazione del dispositivo. Il contributo fornisce infine una panoramica dell'apparato strumentale
installato nel locale macchine per la misura le prestazioni idrauliche e strutturali del prototipo nonché le
prestazioni in termini di produzione di energia elettrica.
Il monitoraggio in scala reale di un modulo del dispositivo DIMEMO al porto di Napoli fornirà le
informazioni necessarie per la migliore comprensione del complesso fenomeno di interazione delle
onde con la struttura e sulla sua capacità di convertire l’energia del moto ondoso in energia elettrica.
Il prototipo, comprendente turbine, generatore e sistema di controllo, fornirà inoltre dati che
permetteranno di definire delle linee guida per la progettazione ottimale del dispositivo secondo i
parametri statistici del clima meteomarino e della potenza energetica del sito in cui esso sarà installato.
In tale direzione, importanti risultati sono attesi dai test di turbine idrauliche a basso carico per diverse
condizioni marittime, poiché per la prima volta le prestazioni di differenti tipologie di turbine applicate
agli overtopping WECs integrati in dighe marittime sono confrontate simultaneamente con misure in
campo. I tre anni di monitoraggio forniranno criteri specifici per la scelta e la costruzione di tali turbine
a basso carico per applicazioni marittime, con un elevato livello di efficienza e affidabilità.
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Figura 8 – Impianto pilota durante una mareggiata di Gennaio 2016.
Ringraziamenti
Il lavoro è stato finanziato dal Programma Operativo Nazionale “Ricerca & Competitività” 2007-2013
per le Regioni della Convergenza – Progetto PON04a3_00303 “DIMEMO-Diga Marittima per
l’Energia del Moto Ondoso”. Alcuni ricercatori coinvolti sono stati, inoltre, finanziati dal progetto
bandiera RITMARE. Gli Autori sentitamente ringraziano il Ministero dell’Istruzione, Università e
Ricerca per aver supportato questa innovativa attività di ricerca. Infine, gli Autori esprimono particolare
riconoscimento al Prof. Eugenio Pugliese Carratelli e all’Autorità Portuale di Napoli per il sostegno alle
attività di installazione dell’impianto pilota.
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