discussione ed elaborazione dati ipps-48 su atleti di karate.€¦ · significato: kara aperto,...
TRANSCRIPT
1
Master in Psicologia dello Sport 2011
Discussione ed elaborazione
dati IPPS-48 su atleti di karate.
2
1 ) Introduzione Psicologia dello Sport e
Mental training.
2 ) Introduzione storica del Karate e Psicologia arti marziali.
3) Somministrazione e scoring del test IPPS-48 su atleti di Karate.
- Analisi dei dati
- Colloquio individuale
4) Conclusione.
3
Introduzione
Le arti marziali hanno avuto sempre un posto di rilievo nella mia vita.
Fin da bambino ero affascinato dalla cinematografia marziale facendomi
coinvolgere, come molti dei miei coetanei dal mito di Bruce Lee.
Spesso giocavamo ad identificarci nei personaggi emulando le loro tecniche
acrobatiche e funamboliche..
Le disponibilità e la rarità dei corsi di Karate mi impedivano di sviluppare la mia
grande passione ma la voglia di provare era grande e con l’indipendenza
economica, contestualmente al periodo d’oro di sviluppo del Karate e delle arti
marziali in Italia a cavallo degli anni ’90, iniziai la pratica sotto la guida di un
Istruttore qualificato.
La mia passione per il Karate si sviluppava parallelamente alla passione per gli studi
universitari di Psicologia che concludevo nel 2007. Recentemente ho cercato di far
coincidere le due attività, sia con l’insegnamento presso una palestra di Villa Raspa
di Spoltore e sia frequentando un Master post-universitario in Psicologia dello
Sport.
Da subito interessato alla preparazione mentale degli atleti e in particolare al
Mental training, ho cercato di implementare l’elaborato finale del Master in
Psicologia dello sport con la somministrazione e la discussione dati in atleti di karate
del test psicometrico IPPS-48, un valido aiuto per la raccolta ed elaborazione dati
delle abilità mentali ;il test si presta particolarmente alla programmazione mentale
di eventi e stagioni agonistiche di notevole rilevanza..
Ringrazio cordialmente gli atleti dello Sport Academy Danza in A.S.D di Pescara
Colli e la Dott.sa Iris Puca per la preziosa collaborazione.
Lattanzio Andrea Istruttore federale F.E.S.I.K
4
1. Introduzione psicologia dello sport e Mental Training
La Psicologia dello Sport è un argomento multidisciplinare dove confluiscono
diverse dottrine ( psicologia, medicina, psichiatria, sociologia, educazione fisica….)
ed è aperta al contributo che le diverse esperienze possono apportare.
Studia atleti professionisti e dilettanti di sport individuali e di squadra con l’intento
di portare alla luce i loro meccanismi mentali e migliorarne la prestazione sportiva.
In Italia la nascita della Psicologia dello Sport risale al 1965 quando per iniziativa di
Ferruccio Antonelli , si tenne a Roma il “1 congresso internazionale di Psicologia
dello Sport”.
Attualmente viviamo nel periodo del consolidamento attraverso il riconoscimento
accademico nelle università della Psicologia dello sport (M-PSI/06) con un interesse
specifico ricorrente per la psicologia applicata.
Negli anni si sono costituite le prime associazioni internazionali, tra cui la
INTERNATIONAL SOCIETY of SPORT PSYCHOLOGY (ISSP) a livello
internazionale e a livello nazionale nel 1974 Antonelli fondò la A.I.P.S
l’Associazione italiana di Psicologia dello Sport. La psicologia dello Sport può
orientare le proprie attività in tre direzioni: Indirizzo sperimentale ovvero lo studio
della psicomotricità, dell’apprendimento motorio e delle abilità, e delle motivazioni
e della personalità dell’atleta.
Indirizzo Applicativo: fase di valutazione psicodiagnostica. Studio di profili
psicofisiologici con strumenti di Bio-Feedback, allenamento ideomotorio e mentale
( Mental Training). Indirizzo didattico: informazione, formazione e conoscenza
della Psicologia Sportiva attraverso corsi e Master universitari di specializzazione.
La Psicologia dello Sport sperimenta la sua attuazione concreta nel Mental training,
un ottimo allenamento mentale per il potenziamento delle capacità gestionali dello
stress , della concentrazione e della performance agonistica.
Negli ultimi anni il Mental training sta assumendo in Italia sempre più legittimità
scientifica, grazie ad una diffusa opera di ricerca e formazione da parte di esperti del
5
settore.
Il Mental training è una tecnica attraverso il quale un professionista del settore
( psicologo, medico ,coach dello sport e delle attività motorie) istruisce l’atleta a
percepire gli stati d’animo e i cambiamenti durante la performance per utilizzarli a
proprio vantaggio. Gli obiettivi del Mental training sono: la gestione dell’ansia, la
consapevolezza delle proprie emozioni, la visualizzazione mentale , fattori molto
importanti nei processi di autostima e di motivazione ed interessanti per il
monitoraggio dello stress competitivo a volte invalidante per la performance. Le basi
fondamentali per organizzare una seduta di Mental training fanno riferimento alle
abilità mentali di base ( Martens,1988): Controllo Arousal, Self-talk, Goal-setting,
Abilità attentive, Imagery e gestione Emozioni.
Nonostante le potenzialità, il Mental training viene spesso trascurato o
ridimensionato per differenti motivi tra cui : la mancanza di comprensione, la
scarsa conoscenza sul cosa sia il Mental training, la mancanza di tempo e da non
sottovalutare infine la mancanza di fondi economici adeguati , anche se numerosi
atleti olimpionici hanno giudicato che un requisito fondamentale dei propri successi
sportivi è proprio la tenacia mentale ( o mental toughness ), molto determinante ai
fini del risultato.
6
2) Introduzione Storica del Karate e psicologia arti marziali.
Il Karate è un arte marziale sviluppata nelle Isole Ryukyu ( oggi Okinawa ), in
Giappone. Attualmente viene praticata in versione sportiva e privata dalla sua
componente marziale finalizzandola al risultato tipico dell’agonismo occidentale.
Il Karate si sviluppò nel regno delle Ryukyu prima della sua annessione al Giappone
nel XIX secolo. Nel 1922 il ministero dell’Educazione Giapponese invitò il Prof.
Gichin Funakoshi ( fondatore del Karate moderno) a Tokyo per una dimostrazione
di Karate e nel 1932 tutte le maggiori università Giapponesi costituirono i primi
club di Karate. Negli anni 1960 e 1970 la popolarità del Karate crebbe grazie alla
filmografia e si diffuse nel mondo facendo conoscere l’arte della mano vuota a tutti
indistintamente.
Nata come arte marziale e autodifesa con il tempo il Karate si è trasformato in
filosofia di vita , in impegno costante di ricerca del proprio equilibrio psicologico e
della autostima individuale.
Karate o “ arte della mano vuota” nel senso etimologico della parola ha il seguente
significato: Kara aperto, spazio vuoto, immagine del vuoto e Te è la
rappresentazione di una mano ed è anche il fonema di attività , di tecnica di ricerca.
La parola giapponese Kara-te si compone di vuoto e di pugno non il vuoto in sé ma
in relazione ad un lavoro, ad una attività , il mettersi all’opera per fare il vuoto.
Tali concetti indicano che il praticante di Karate dovrebbe allenare la propria mente
ad essere libera, vuota di pensieri negativi, di paura, del desiderio di sopraffazione; il
karateka in maniera ascetica tende alla privazione di tutte le sue preoccupazioni,
sublima ed eleva la sua coscienza con lo scopo di realizzare immagini interne solo
positive realizzando con la sua arte una dottrina fortificante per la mente e per il
corpo . Nel Karate l’arma più potente è sicuramente la mente ed è al centro di tutto,
controlla i pensieri e le azioni sia durante l’allenamento che durante lo scontro.
Attualmente nelle competizioni di Kumitè sportivo (o combattimento libero) i due
avversari sono vincolati a non nuocersi attraverso l’inibizione cinetica delle
7
tecniche, trasferendo l’azione-attacco dal piano reale al piano simbolico utilizzando
il codice motorio (tecniche di gamba, braccia, proiezioni) specifico del Karate. Di
fatto si tratta di un combattimento rituale dove i due avversari si fronteggiano per
ottenere la vittoria nell’ambito di regole rigide e sulla base di capacità e abilità
psicofisiche.
Durante le varie competizioni si verificano spesso su alcuni combattenti, momenti
di alta tensione, di ansia, di deconcentrazione sopratutto in relazione ai diversi
contesti ambientali , alle aspettative individuali , ai rumori circostanti distraenti ,
invece altri atleti mostrano un comportamento opposto: si presentano rilassati,
concentrati e composti, pieni di fiducia dei propri mezzi , preparati per affrontare la
sfida.
Quale è la ragione di tale differenza tra i diversi atteggiamenti?
Dalla letteratura scientifica specifica si è evidenziato che nella misura in cui la
tecnica, la tattica e il motorio hanno bisogno di training adeguati, così analogamente
attraverso un addestramento opportuno dobbiamo formare la mente a veicolare
facilmente il successo in gara ed in allenamento. Inizialmente l’atleta deve
riconoscere e stabilire gli obiettivi dell’allenamento mentale per favorire il suo
essere “ più sicuro” e “più rilassato e concentrato” al compito.
Indubbiamente una buona programmazione mentale si rivolge al contenimento
della “ansia pre-agonistica” un problema comune che coinvolge anche i buoni
combattenti.
Spesso diversi atleti mostrano in allenamento una performance migliore rispetto alla
gara ,tale differenza è da ricercare soprattutto nei sentimenti di inferiorità, nella
paura di perdere,nella bassa autostima che può compromettere l’esito delle
competizioni; diventa fondamentale una preparazione adeguata che funge da
contenitore lenitivo di tale effetto e diventare così un agonista vincente .
Un tema fondamentale per la preparazione mentale del combattente è come
affrontare la ”paura”.
8
La paura di perdere la propria vita, il rispetto di sè stesso e degli altri, l’integrità
fisica che può essere dominata dalla pratica mentale, così da restituire quella
serenità necessaria per poter affrontare la sfida incombente.
La “ paura” è un’emozione ideata dalla nostra mente di fronte ad un male
imminente, e il “coraggio “ è quella qualità mentale che permette all’uomo di
affrontare il pericolo reale o immaginato con la fiducia e il totale autocontrollo della
situazione.
Un esercizio fondamentale per rendere l’atleta più fiducioso dei propri mezzi è la
sua concentrazione mentale : purificare la mente da immagini e idee negative
parlando e pensando in maniera positiva e vincente ed in seconda istanza, ad un
livello prettamente psicosomatico, la gestione e il controllo della respirazione con
diversi esercizi che ci aiutano a modificare la respirazione e ci infondono distensione
in ambienti carichi emotivamente, andando a regolare e controllare principalmente il
livello di attivazione o arousal superiore alla norma che danneggerebbe la
performance.
Una programmazione adeguata di Mental imagery permette alle immagini vincenti
di facilitare e predisporre alla vittoria con la consapevolezza dei propri punti di forza
e delle aree di debolezza modificabili, permettendo di affrontare la preparazione
necessaria per la successiva competizione; tutto ciò rientra in un quadro di
preparazione mentale denominata: Mental Training.
L’importante è possedere la consapevolezza che l’allenamento mentale non può
sostituire da solo il condizionamento fisico; se la preparazione mentale rinforza i lati
più deboli della nostra mente , parallelamente il training motorio deve rinforzare la
preparazione fisica soprattutto nei punti deboli creando le basi di una preparazione
atletica completa sotto tutto i punti di vista.
Il Mental trainer si colloca come una figura altamente qualificata sostenendo gli
atleti in fase di definizione dei propri obiettivi, permette il raggiungimento di
performance migliori attraverso l’allenamento mentale attraverso un lavoro
complementare dello staff tecnico atletico o della squadra , ed è una figura
9
fondamentale perché porta l’agonista a lavorare principalmente sulle sue
motivazioni intrinseche.
Così come viene richiesta una competenza e una preparazione culturale specifica
da parte del tecnico attraverso corsi di formazione, così diventa basilare una
preparazione simile anche per il Mental trainer attraverso corsi specifici o Master
universitari post-Laurea. Spesso a tali corsi possono accedere solo coloro che hanno
conseguito una Laurea magistrale in Psicologia ed attualmente in Italia esiste una
società professionale di operatori in Psicologia dello Sport ed attività motorie
riconosciuta a livello europeo che certifica la preparazione di tali operatori : La
Spopsam , con un albo nazionale e regionale riconosciuta.
La Spopsam è una società professionale secondo le nuove normative europee ed è il
braccio operativo della A.I.P.S che si pone come obiettivo il progresso in campo
scientifico, culturale, psicologico, sociale per le discipline sportive con
l’organizzazione di numerosi convegni e attività formative da cui trarre numerose
pubblicazioni a livello internazionale.
3) Somministrazione e scoring del test IPPS-48 su atleti di Karate.
La Psicologia dello Sport analizza i processi mentali e gli effetti della pratica sportiva
direttamente sulla persona ed il suo fine è il conseguimento del benessere e
l’incremento della prestazione sportiva partendo, ovviamente, dalla sua psiche.
Solitamente lo Psicologo dello Sport è chiamato in causa dall’allenatore, dalla
dirigenza o dal singolo atleta.
Opportunamente, nel primo incontro informativo bisogna esaminare le motivazioni
della richiesta di intervento e presentare, dopo un opportuna valutazione, un progetto
preliminare di massima.
Le motivazioni principali di richieste di prestazioni professionali da parte dello
Psicologo dello Sport sono dovute a difficoltà di prestazione, concentrazione, sintomi
10
riconducibili ad ansia e stress soprattutto alla vigilia di appuntamenti importanti o dal
desiderio di completare la preparazione fisica con quella mentale.
Il compito del Mental trainer, attraverso il suo bagaglio di conoscenza è quello di
sostenere ed affrontare le diverse problematiche inerenti lo svolgimento ottimale
dell’attività agonistica.
L’applicazione del Mental training nello sport si esplica attraverso diverse fasi :
Diagnosi e valutazione: attraverso il colloquio si evidenziano i tratti salienti
della personalità, del talento, delle abilità cognitive, affettive, sensomotorie e
contestualmente si effettuano diagnosi differenziali su profili di ansia e stress
con la somministrazione di test dedicati.
Programmazione di obiettivi: il Goal/Setting individuale e di squadra ovvero
la pianificazione di obbiettivi concreti a breve, medio e lungo periodo.
Intervento e preparazione attraverso il Mental Training: la preparazione
mentale in ambito sportivo segue parallelamente l’allenamento e l’acquisizione
della massima efficienza fisica.
Per gestire correttamente efficacemente la preparazione mentale dopo una corretta
valutazione ci si potrà avvalere di:
- Tecniche di rilassamento: favoriscono il controllo dell’ansia, la gestione dello stress
e migliorano la concentrazione (ad esempio: Training autogeno, rilassamento di
Jacobson e altre tecniche specifiche )
- Tecniche di preparazione specifica per la concentrazione: Mental training,
allenamento ideomotorio.
- Tecniche di Mental training per il controllo del dolore cronico nell’atleta.
- Tecniche di Mental training, per la riabilitazione e la preparazione dell’atleta
disabile.
Seguendo le linee guida operative di approccio al cliente lo Psicologo in campo deve
necessariamente :
1. eseguire un colloquio preliminare (anamnesi comportamentale e medica con
somministrazione di inventario della prestazione sportiva IPPS-48 ).
11
2. La definizione di obiettivi : Goal –setting e approfondimento con l’atleta dei
risultati rilevati.
3. Comunicazione terapeuta-paziente ed eventuale approccio terapeutico
psicosomatico.
4. Rilassamento distensivo ed Imagery (importante per determinare la
concentrazione).
5. Motivazione ed autostima (Ristrutturazione comportamentale e tecniche di
concentrazione).
6) Gestione dell’energia ( arousal). Iper e ipo-attivazione.
7) Abilità attentive ( focus interno ed esterno).
8) Gestione dell’ansia e dello stress.
9) Tecniche di concentrazione per la performance.
Lo scopo finale è istruire l’atleta alla consapevolezza corporea, alla sua gratificazione
ed alla gestione ottimale energetica attraverso le sue potenzialità mentali. Con delle
semplici tecniche di rilassamento, di visualizzazione e di concentrazione è possibile
rendere l’uomo-atleta più consapevole di sé e più tollerante ed efficace nel controllo
dello stress quotidiano e soprattutto delle difficoltà prestative in ambito sportivo.
Per la valutazione delle abilità mentali di base degli atleti lo Psicologo dello Sport
può utilizzare diversi strumenti applicativi tra cui il colloquio, i test ideografici, i test
nomotetici e si può avvalere anche in maniera continua, attraverso tecniche di bio-
feedback del profilo psicofisiologico individuale connesso agli aspetti mentali.
I test psicologici da soli sono difficilmente applicabili per una valutazione
complessiva della realtà che intercorre tra prestazioni ed aspetti mentali, in quanto le
informazioni derivano dai dati “nomotetici”, basate sull’elaborazione di informazioni
medie di campioni.
Tali strumenti trascurano le differenze intraindividuali nelle reazioni di tipo
emozionale ed, in alternativa, è preferibile avere un approccio integrativo orientato
inizialmente su una fase valutativa prevalentemente di tipo nomotetica e poi
chiarificando il quadro totale con colloqui di tipo individuale; in aggiunta aiutandosi
12
con profili emozionali di performance e di “Performance profiling” per ottenere le
informazioni utili programmatiche pianificando un lavoro efficace di Mental training
mirato solo ai bisogni reali dell’atleta.
Nella valutazione di base delle abilità mentali di base è stato standardizzato un test
psicometrico denominato Inventario Psicologico della Prestazione Sportiva IPPS-48.
Il test è formato da 48 Items diviso in 8 scale di 6 item e raggruppabili in due fattori
maggiori: La categoria aspetti cognitivi che ingloba le scale 1) Preparazione gara, 2)
Goal-setting, 3) Pratica Mentale e 4) Self-talk e una seconda categoria di aspetti
emozionali comprendente le scale 5) Fiducia, 6) controllo dell’arausal emozionale 7)
preoccupazione e 8) disturbi della concentrazione.
Nella taratura del test è stato preso in considerazione un campione di 1700 atleti di
discipline sportive diverse sia di squadra che individuali e con un livello di esperienza
alta, media e bassa in maniera da selezionare e discriminare gli atleti di livello
superiore da quelli di livello inferiore.
La scelta dei costrutti mentali è partita dalla considerazione che per ottenere buoni
risultati di prestazione sportiva sono importanti tutti i processi mentali attinenti al test
IPPS-48, esaminati grazie alle diverse indagini rilevate sul campo con atleti
olimpionici.
Gli atleti di alto livello utilizzano nelle loro performance maggiore concentrazione,
maggiore motivazione e visualizzazione di immagini, utilizzando un efficace self-talk
e riformulando i propri obiettivi in maniera più frequente e con un economia
superiore alla media.
Negli atleti evoluti i fattori relativi al test assumono una valenza molto positiva per
ciò che riguardano le scale di: fiducia, goal-setting, self-talk, pratica mentale,
controllo arousal e preparazione gara e una valenza molto inferiore per ciò che
riguardano le scale di preoccupazione e disturbi alla concentrazione.
La fiducia è la consapevolezza che l’atleta ha dei propri mezzi nel conseguire un
obiettivo, il goal-setting si fonda sulla progettualità dell’atleta nel breve e nel lungo
periodo di conseguire le proprie mete , il self-talk o dialogo interiore viene utilizzato
13
per evitare distrazioni ricorrenti semplificando le esecuzioni motorie ancora da
automatizzare e inoltre a livello pratico viene utilizzato in maniera vantaggiosa in
fase di consolidamento delle abilità motorie, senza trascurare l’alto valore di rinforzo
positivo per l’autostima dell’atleta.
La pratica mentale mantiene alta la concentrazione, facilita il gesto atletico
economizzando e migliorando il gesto sportivo e la simulazione della realtà attraverso
l’imagery ci permette di preparare e anticipare ciò che potrà accadere in gara
coinvolgendo in maniera predominante anche gli organi sensitivi quali la vista,
l’udito, il tatto e il cinestetico affinché si possano realizzare immagini vivide e chiare
cercando di fissare e predisporre maggiormente le sensazioni emotive.
Il controllo arousal emozionale gestisce le
emozioni e mantiene sotto controllo lo stress
competitivo e l’ansia pre-gara; anche se
attualmente la psicologia applicata scientifica
ha dimostrato che spesso l’ansia pre-
competitiva è un fattore importante ai fini del
risultato per diversi atleti contrariamente ad
altri in cui risulta essere un forte limite
agonistico; converrebbe attraverso un orientamento ideografico verificare
inizialmente le differenze intraindividuali attraverso una analisi opportuna della
zona di funzionamento ottimale (fig.1) dell’atleta ed in base al risultato capire fino a
che punto nella prestazione atletica attuale l’attivazione è invalidante o stimolante
per una performance ottimale. Seguendo il modello di Hanin (1980,1986,1989,1993
Individual Zones of Optimal Functioning: IZOF) “Modello individuale di
funzionamento ottimale” non è l’ansia in assoluto importante ma il fatto che l’atleta si
trovi vicino o all’interno della sua zona di intensità ottimale.
La rilevazione di tale zona avviene attraverso indagini di tipo ideografico ed in
maniera analoga il modello è stato scelto anche per analizzare la gamma emozionale
facilitante o inibente della prestazione attraverso descrittori di attitudini Psico-Bio-
14
Sociali con possibilità di ricavarne un grafico di performance altamente predittivo e
necessario per l’autoconsapevolezza dell’atleta e dei suoi stati d’animo vincenti.
Prima di iniziare la sequenza di esercitazione mentale finalizzata, a supporto delle
tradizionali tecniche di allenamento , abbiamo stimato da prima le predisposizioni
mentali negli atleti di Karate con variate esperienze agonistiche tramite la
somministrazione dell’IPPS-48 rilevando oggettivamente le singole prestazioni
mentali utili alla valutazione e alla correzione delle singole aree psicologiche carenti
nell’atleta.
I partecipanti allo studio sono stati 5 atleti di karate della palestra Sport Academy di
Pescara Colli con circa 10-13 anni di esperienza agonistica alle spalle e con fascia di
età compresa di 17-19 anni : 2 erano di sesso maschile e 3 di sesso femminile e tutti
con il grado di cintura nera.
15
In fase di pre-test sono state illustrate le modalità di risposta alle affermazioni in
maniera che gli atleti non riflettessero molto, ma si fidassero solamente delle proprie
impressioni.
ETA' SPORT PRATICATO
ANNI DI PRATICA
SPORTIVA LIVELLO
1) m 19 Karate (Kumitè) Y.C 13 Medio-alto
16
2) m 19 Karate (Kumitè) A.B 13 Medio-alto
3) f 17 Karate (Kata) C.D 7 Medio
4) f 19 Karate (Kata) G.B 10 Medio-alto
5) f 19 Karate (Kumitè) A.C 13 Medio-alto
N Fiducia
Goal-
setting
Self-
talk
Pratica
mentale
Controllo
arousal
emozionale
Preparazione
gara Preoccupazione
Disturbi
concentrazione
1) 3,83 3,00 2,50 2,67 4,00 2,00 * 2,50 1,83
2) 3,00 * 1,67 *
1,50 * 3,50 3,33 2,17 * 3,00 1,33
3) 3,17 * (5,33)
1,83 * 2,17 * 3,00 3,00 4,50 * 2,83 *
4) 4,00 4,50 3,00 (5,17) 4,17 3,33 3,17 (1,00)
5) 4,33 (4,83) 2,33 2,17 * 2,83 2,83 2,33 2,00
* Valori sopra/sotto al limite ( ) Valori eccellenti
FIG 1 IPPS-48 Y.C n1
0
1
2
3
4
5
6
Fiducia
Goal-settin
g
Self-talk
Pratica m
entale
Controllo
arousal emozionale
Preparazione gara
Preoccupazione
Disturbi c
oncentrazione
Pun
tegg
io
17
FIG 2 IPPS-48 A.B n 2
0
1
2
3
4
5
6
Fiducia
Goal-settin
g
Self-talk
Pratic
a menta
le
Controllo
arousal e
mozionale
Prepara
zione gara
Preoccupazione
Disturbi c
oncentrazione
Pu
nte
gg
io
Fig 3 IPPS-48 Atleta C.D n 3
0
1
2
3
4
5
6
Fiducia
Goal-settin
g
Self-talk
Pratica m
entale
Controllo
arousal emozionale
Preparazione gara
Preoccupazione
Disturbi c
oncentrazione
Pun
tegg
io
18
FIG 4 IPPS-48 Atleta G.B n 4
0
1
2
3
4
5
6
Fiducia
Goal-settin
g
Self-talk
Pratic
a menta
le
Controllo
arousal e
mozionale
Prepara
zione gara
Preoccupazione
Disturbi c
oncentrazione
Pu
nte
gg
io
Fig 5 IPPS-48 A.C n5
0
1
2
3
4
5
6
Fiducia
Goal-settin
g
Self-talk
Pratic
a menta
le
Controllo
arousal e
mozionale
Prepara
zione gara
Preoccupazione
Disturbi c
oncentrazione
Pu
nte
gg
io
19
La somministrazione del test in data 24/10/2011 è durata circa 40 minuti e si è creato
da subito un clima estremamente collaborativo e positivo.
Dopo la somministrazione è stato effettuato lo scoring e l’elaborazione ed in un
secondo momento si è intervenuti attraverso un colloquio individuale informativo e
chiarificatore con gli atleti in esame.
Nel colloquio è stata coinvolta anche l’istruttrice nella definizione dei dati in modo da
avere un quadro più esaustivo dei profili e necessario per far luce sulle dinamiche
interpersonali e di personalità dei singoli in relazione anche al contesto ambientale; è
stato importante verificare se le valutazioni interne degli atleti coincidessero con le
valutazioni esterne del coach.
Analisi dei dati.
20
L’atleta n. 1 Y.C di sesso maschile con un livello medio-alto (Fig 1) ha mostrato nel
suo profilo psicologico di prestazione un livello cognitivo ed emozionale abbastanza
soddisfacente ma ha presentato una sottostima nella scala preparazione gara con
valore al di sotto del limite inferiore, quindi si ritiene opportuno implementare un
lavoro soprattutto legato alla definizione in allenamento di stati di tensione e
difficoltà molto simili a quelli di gara utilizzando maggiormente le abilità di imagery
con la quale è possibile ricreare condizioni uguali alle competizioni .
La forte correlazione con la scala Goal-setting ci suggerisce un lavoro sinergico che
fissa obiettivi di breve e di lungo termine per raggiungere gli scopi prefissati in modo
adeguato.
L’atleta n. 2 A.B di sesso Maschile con un livello medio-alto (Fig 2) nel suo profilo
psicologico di prestazione è carente per ciò che riguarda la scala Fiducia sotto il
limite inferiore e ha una sottostima nella scala Goal-setting; mostra anche un scarso
ricorso alla abilità del dialogo interiore importante per l’attenzione e la
concentrazione con limitazione nella scala Preparazione gara.
Si ritiene opportuno lavorare maggiormente sia sulla sua determinazione che
sull’autostima e ad ampio raggio sugli aspetti cognitivi, attenendosi strettamente alle
problematiche reali che si dovessero presentare nella prestazione sportiva
supportando la preparazione con una concentrazione analoga a quella di gara, magari
con la visualizzazione mentale utile a ricreare le stesse condizioni emotive
agonistiche.
21
L’atleta C.D n 3 di sesso femminile con un livello medio (Fig 3), in relazione agli
altri atleti ha una esperienza agonistica minore e conseguentemente è carente
mediamente in tutti gli aspetti cognitivi ed emozionali; ma con un livello di Goal-
setting superiore alla media rispetto agli altri presenta un segnale concreto in
riferimento alle potenzialità di crescita e di sviluppo dell’atleta con possibilità di
evoluzione in tutte le abilità. Si consiglia sia una progressione negli aspetti cognitivi
con particolare riferimento alla pratica mentale immaginativa e il ricorso al dialogo
interno intervenendo sulla fiducia intrapersonale senza trascurare l’intervento su
aspetti emozionali sostenendosi con semplici tecniche di rilassamento e di
decondizionamento (training autogeno o tecnica di distenzione-contrazione ) per
contenere l’effetto ansiogeno.
L’atleta G.B n.4 di sesso femminile con un esperienza medio-alta (Fig 4), si presenta
con dei tratti medi nella norma in tutte le scale con punte di eccellenza per gli aspetti
della pratica mentale e presenta un efficace limitazione degli effetti di
deconcentrazione in modo molto incisivo, evidenziato nei valori della scala disturbi
di concentrazione sotto il limite inferiore. Opportunamente si può implementare un
lavoro mentale che abbracci indistintamente tutte le abilità per intensificare
maggiormente il quadro totale e sviluppare mediamente tutte le potenzialità
preliminari all’agonismo.
L’atleta A.C n.5 sesso femminile di livello medio-alto (Fig 5) presenta delle
limitatezze per ciò che riguarda la scala pratica mentale con delle superiorità evidenti
sugli aspetti della specificità e della programmazione obiettivi, il valore Goal-setting
22
è superiore al limite superiore. Con l’atleta bisognerebbe puntare maggiormente sugli
aspetti visivi attraverso la capacità di rivedersi mentalmente e di esercitarsi sulle
capacità immaginative.
Colloquio individuale e discussione dati.
L’atleta di Kumitè Y.C. n 1 si mostra rilassato e motivato al colloquio ed ansioso di
conoscere i risultati del profilo di prestazione. Condivide il profilo prestativo da gara
soprattutto per il controllo arousal gestendo in maniera ottimale le sue emozioni e il
grado di rilassamento importanti per la lucidità mentale. Mi riferisce che nonostante
stia gareggiando riesce a tarare la sua concentrazione indipendentemente da tutto ciò
che gli sta intorno e gli basta avere al suo fianco i suoi compagni di allenamento per
rendere maggiormente. Non si è mai posto il problema di rivedersi mentalmente in
gara o in allenamento, insieme decidiamo di iniziare un percorso di pratica mentale
informandolo sugli effetti positivi che ciò potrà produrre nelle sue prestazioni future.
L’atleta A.B n 2 atleta di kumitè (combattimento libero) mi confida da subito che ha
una scarsa fiducia in sè come agonista, confermando il suo profilo di prestazione in
cui il valore della scala fiducia si colloca sotto il limite inferiore. Il peso di questo
limite lo blocca emotivamente con sentimenti di inferiorità nei confronti dei suoi
avversari ma che supera nel momento in cui che riesce a vincere il primo incontro e
gli garantisce una tenuta mentale per tutta la competizione. Mi riferisce che spesso
nel contesto competitivo, rileva disturbi di concentrazione che invalidano la sua
23
preparazione ed un pensiero ricorrente è quello di recare una delusione non a sé
stesso, ai suoi compagni, familiari ma al proprio “coach” per la prestazione
deludente. Non pratica il dialogo interiore, in quanto a sviluppato una sorta di
pregiudizio avendo ottenuto una performance deludente quando la ha praticato negli
anni precedenti e non si pone degli obiettivi specifici a lungo termine , ragiona in
termini di obiettivi generali e contestuali alle competizioni più prossime. Nei vissuti
pre-gara si presenta fisicamente bene e come reazione fisiologica nelle ore
precedenti, avverte bruciore di stomaco e nervosismo che l’accompagnano fino ai
momenti antecedenti la gara. Seguendo il quadro generale del profilo e del colloquio
individuale decidiamo insieme di lavorare sopratutto nel consolidamento della sua
autostima e della fiducia personale coinvolgendo il “coach” con un programma
adeguato alle possibilità realistiche dell’atleta.
L’atleta C.D n.3 al colloquio individuale si è mostrata rilassata e attenta
condividendo a grandi linee il risultato del suo profilo di prestazione; a livello
logistico il colloquio si è svolto, come setting, all’interno della palestra dove
abitualmente l’atleta si allena. L’atleta mi confida di non praticare molto l’imagery
anche se in concomitanza di un evento, un esame di graduazione, una competizione
sviluppa una forte componente mnestica soprattutto per la difficile terminologia
giapponese delle diverse tecniche di karate; ricorda maggiormente solo parte di
sequenze soprattutto nelle parti più delicate e difficili del kata (combattimento
individuale codificato, secondo i parametri del Karate, immaginario contro più
avversari ). Mi riferisce di non sentirsi particolarmente in agio quando si trova sola al
24
centro dell’attenzione (sia in gara che in palestra) e di sentirsi in ansia nelle
competizioni sportive diversamente da quelle scolastiche in cui non sente il peso
delle proprie responsabilità. A livello motivazionale si sente particolarmente orientata
al compito da eseguire e non alla prestazione in sé stessa ; a livello fisiologico le sue
reazioni vanno dalla respirazione affannosa al battito cardiaco accelerato che limitano
la sua prestazione, quindi le propongo di praticare tecniche di rilassamento per
ovviare a tali lacune accogliendo l’idea con entusiasmo. L’atleta di Kata G.B n 4, mi
riferisce che il profilo rispecchia perfettamente le sue caratteristiche di prestazione;
negli anni di attività sportiva ha sempre praticato un lavoro di immaginazione anche
attraverso il consiglio della sua allenatrice per completare la sua preparazione in
quanto con tale abilità mentale si notava un aumento e un consolidamento notevole
delle prprie abilità agonistiche. Il Kata è una disciplina closed-skill dove l’attivazione
muscolare, l’automatizzazione sequenziale e un focus attentivo interno giocano un
ruolo di rilievo; l’ambiente è relativamente stabile e le variabili fondamentali sono
l’anticipo, la routine esecutiva attività che vengono consolidate notevolmente
dall’imagery. L’atleta mi riferisce di rivedersi abbastanza bene dopo una
competizione anche dopo giorni non quando la gara è appena finita; riesce anche a
valutare la tipologia di “errori” commessi a distanza di giorni. Per competere al
meglio ha bisogno solo della presenza fisica del “coach” in modo da contenere gli
effetti ansiogeni della competizione ed essere pienamente fiduciosa nei propri mezzi.
Spesso ha la sensazione di essere energeticamente ipoattivata e di ricercare soluzioni
25
efficaci per tarare la sua attivazione ; gli suggerisco con la sua approvazione esercizi
di attivazione che precedono la gara.
L’atleta di Kata e Kumitè A.C n 5 riferisce un quadro diverso di Imagery sia per le
competizioni di Kata che per quelle di Kumitè. Nelle competizioni di Kata prima,
durante e dopo non riesce a visualizzare correttamente i movimenti fondamentali e a
valutare la tipologia di errori commessi riuscendo a focalizzarsi solo su una parte (in
maniera nitida solo a metà successione) e ha un ricordo abbastanza confuso
dell’intera sequenza. Nel combattimento è motivata maggiormente e preferisce
ripetersi mentalmente le abilità di tipo motivazionale per stimolarsi e rafforzarsi al
confronto. Il canale sensoriale preferito per le somministrazioni di eventuali istruzioni
è quello uditivo anche se non sempre riesce ad ascoltare. In generale ha un approccio
gara basata da un elevato nervosismo e si ritiene caratterialmente piuttosto razionale
non riuscendo a distaccarsi dalla situazione e a rilassarsi con le metodologie classiche
come Training Autogeno, thai-chi (arte marziale interna) avendolo già praticato con
scarsi risultati. Si pone sempre degli obiettivi sia personali che di prestazione
confermando il valore di Goal-setting superiore al limite.
26
Conclusioni
Lo strumento IPPS-48 si è rilevato efficace e attendibile per la rilevazione delle
abilità mentali con un grado di attendibilità e validità estremamente accurato. Con
l’integrazione del colloquio individuale è possibile evidenziare e chiarire alcuni tratti
individuali che nel test nomotetico difficilmente verrà rilevato. Per l’analisi completa
e mirata per implementare un ciclo di Mentali training si consiglia di effettuare
verifiche ideografiche ( come il “Performing Profile” ) per verificare lo stato di
funzionamento individuale ed avere una conoscenza totale dell’atleta.
La conoscenza del Mental Training diventa fondamentale in uno sport sempre più
professionalizzato dove a fare la differenza sono i dettagli e la completa preparazione
dell’individuo. Il risultato della performance è la combinazione di due fattori : la
preparazione tecnico-atletica da un lato e lo stato d’animo con cui si affronta la gara,
dall’altro.
Il raggiungimento dello stato di massima resa atletica , lo stato di grazia , il “ Peak
Performance “ , il “ Flow” potrà essere raggiunto solo curando al massimo le 4 aree
allenabili : atletica , tecnica , tattica e mentale.
L’ultima area è di competenza dello Psicologo dello Sport o del Mental Trainer una
figura che non va a sostituire il coach e il preparatore atletico ma li affianca
svolgendo un lavoro a loro complementare.
27
Ringrazio cordialmente gli atleti dello Sport Academy Danza in A.S.D. di Pescara
Colli e la Dott.Iris Puca per la preziosa collaborazione , la Dott.ssa Bufo Simona per
il suo gentile contributo nella stesura del test e tutti coloro che mi sono stati icino in
questo ulteriore cammino di crescita individuale.
Vorrei concludere con una famosa frase di uno Psicologo dello Sport riconosciuto a
livello internazionale , Dott. Christian Lattanzio:
“..Se è la testa a fare la differenza , occorre allenare la testa a fare la differenza”