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116 YOURSELF MARZO 2004 Immagini di sé rrabbiarsi è la tipica reazione alla frustrazione e alla costrizione, sia fisica sia psicologica. Con la gioia e il dolore, la rabbia è un’emozione molto precoce che si manifesta addirittura in tenerissima età. Studiando le reazioni di bambini dai 2 ai 19 mesi ai quali veniva praticata un’inie- zione, il professor Izard, psicologo statunitense noto per la teoria differenziale delle emozioni, ha dimostrato che mentre all'inizio si osserva solo il dolore fisico, col crescere dell'età comincia ad apparire la rabbia. Verso i 19-20 mesi un quarto dei bambini mostra solo rabbia, mentre negli altri si manife- stano entrambe le emozioni. Negli adulti la rabbia, anche nelle sue forme più nette, sembra essere abbastanza frequente. Stando agli studi di Averill, psicologo americano che ha inda- gato le relazioni fra le singole emozioni e il linguaggio, sette persone su otto dicono di aver provato vera collera almeno una o due volte nella settimana precedente, alcuni anche molto più spesso. Quando invece che di rabbia si parla di emozioni meno intense, come l'irritazione, allora si raggiunge l'unanimità: tutti cioè dicono di aver provato questo sentimento almeno una volta durante la settimana. Minidossier sulla rabbia. È un'emozione di base che proviamo tutti, fin dai primi mesi di vita. Quando non è opportunamente incanalata, può logorare i comportamenti, destabilizzare le relazioni, pregiudicare le nostre attività. Riconoscerne le cause vuol dire adottare le opportune strategie di controllo e non essere costretti a dire “ero fuori di me” Un focolaio che può diventare incendio di Valentina D’Urso* A * Docente di Psicologia Generale all’Università di Padova

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116 YOURSELF MARZO 2004

Immagini di sé

rrabbiarsi è la tipica reazione alla frustrazione e allacostrizione, sia fisica sia psicologica. Con la gioia e ildolore, la rabbia è un’emozione molto precoce che si

manifesta addirittura in tenerissima età. Studiando le reazionidi bambini dai 2 ai 19 mesi ai quali veniva praticata un’inie-zione, il professor Izard, psicologo statunitense noto per lateoria differenziale delle emozioni, ha dimostrato che mentreall'inizio si osserva solo il dolore fisico, col crescere dell'etàcomincia ad apparire la rabbia. Verso i 19-20 mesi un quartodei bambini mostra solo rabbia, mentre negli altri si manife-stano entrambe le emozioni. Negli adulti la rabbia, anche nellesue forme più nette, sembra essere abbastanza frequente.Stando agli studi di Averill, psicologo americano che ha inda-gato le relazioni fra le singole emozioni e il linguaggio, settepersone su otto dicono di aver provato vera collera almeno unao due volte nella settimana precedente, alcuni anche molto piùspesso. Quando invece che di rabbia si parla di emozioni menointense, come l'irritazione, allora si raggiunge l'unanimità:tutti cioè dicono di aver provato questo sentimento almenouna volta durante la settimana.

Minidossier sulla rabbia. È un'emozione di base cheproviamo tutti, fin dai primi mesi di vita. Quando non è opportunamente incanalata, può logorare i comportamenti, destabilizzare le relazioni, pregiudicare le nostre attività. Riconoscerne le cause vuol dire adottare le opportune strategie di controllo e non essere costretti a dire “ero fuori di me”

Un focolaio che può diventare incendio

di Valentina D’Urso*

A

* Docente di Psicologia Generaleall’Università di Padova

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l Quello che dice il voltoLa rabbia ha una tipica espressione facciale, riconoscibilissimae identica in tutte le culture studiate: è caratterizzata dall'ag-grottare violentemente le sopracciglia, scoprire e digrignare identi, stringere fortemente le labbra e da un intenso balugina-re degli occhi. Se si tratta di collera fredda il resto del corpotende quasi all'immobilità, se calda a una condizione di terri-bile agitazione che fa avvicinare molto alla persona che l'haprovocata. Le sensazioni soggettive più comuni sono: calore,irrigidimento della muscolatura, irrequietezza estrema, pauradi perdere il controllo. La voce si alza di volume e di intensità,mentre il tono può essere minaccioso, stridulo o sibilante. Lemanifestazioni di rabbia sono generalmente riprovate nellanostra cultura e quindi parzialmente represse o comunquemodificate. In Occidente sono più accettate negli uomini enelle persone che hanno uno status di autorità, mentre sonofortemente biasimate nelle donne e nelle persone in una posi-zione dipendente. Alcune culture (come la giapponese) esclu-dono completamente le manifestazioni della rabbia, altre(come quelle di alcune isole della Polinesia) le ritengono

Cause evitabili o inevitabiliPercentuali di eventi che causano la rabbia, valutati aseconda che siano o meno volontari e giustificabili

Eventi volontari e ingiustificati:

La persona che provoca la rabbia sapeva quello chefaceva e avrebbe potuto evitarlo

Eventi che si potevano evitare e che sono il risultato di negligenza, superficialità o imprevidenza

Eventi volontari e giustificati, ma la persona che suscita l'ira aveva il diritto di agire in tal modo

Eventi o incidenti inevitabili, nessuno poteva prevederli e neppure bloccare il loro verificarsi

51%

31%

11%

7%

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Immagini di sé

segno di grande immaturità. Le diffe-renze individuali di espressione sonoquindi il risultato di un’interazione com-plessa fra le caratteristiche personali -sesso, età, status, ma anche tempera-mento - e le regole tipiche di ciascunacultura.

l E la salute? A proposito delle manifestazioni dirabbia, fino a poco tempo fa si ritenevaerroneamente che sfogarsi facesse bene,che evitasse cioè danni di tipo fisico(come l’ulcera) o di tipo psicologico(una continua ruminazione sull’accadu-to). Oggi si sa invece che manifestare larabbia non serve affatto a scaricarla, alcontrario la fa durare più a lungo.Sfogarsi inoltre aumenta i danni allasalute, in particolare al sistema cardio-circolatorio. Quando ci si arrabbiainfatti intervengono nell'organismo lemodificazioni tipiche di una forte atti-vazione del sistema nervoso autonomo,che sono: accelerazione del battito car-diaco, aumento della tensione muscola-re e della sudorazione, aumento dellapressione arteriosa e irrorazione deivasi sanguigni periferici (tipicamente sidice che uno è rosso di collera).Sono tutte alterazioni che, pur essendofunzionali all’agire (con modalitàaggressive o di difesa poco importa),risultano però fortemente usuranti,soprattutto per quelle persone che giàsoffrono di pressione elevata e didisturbi cardiaci.

l Con chi ci si arrabbia Da molte ricerche sembra che almeno lametà delle persone con cui ci arrabbia-mo siano pers”one a cui vogliamo bene:innamorati, amici, parenti. In altre paro-le, ci arrabbiamo con le persone checonosciamo e amiamo piuttosto che conquelle che ci sono indifferenti. Le ragio-ni sono molteplici: per prima cosa, lepersone a cui siamo affettivamente lega-te sono quelle con cui trascorrendomolto più tempo finiamo per averemaggiori occasioni di contrasto. Insecondo luogo sono quelle che, dato ilrapporto di confidenza, ci rendono piùvulnerabili e con cui speriamo, arrab-biandoci, di ottenere una modificazionedei loro atteggiamenti e delle loro azio-ni. Ad esempio, nelle relazioni senti-mentali durature e considerate felici, ilitigi aperti sono abbastanza frequenti espesso a un'arrabbiatura - di uno dei dueo di tutti e due - segue un miglioramen-to della qualità della relazione. Litigare

bene significa però esplicitare i motividel proprio scontento o della propriarabbia e far seguire una spiegazione conappropriate azioni di riparazione, comescuse, promesse di cambiamenti e,soprattutto, affettuosità.

l Perché e a che pro Sempre Averill ha condotto un'analisisulle cause addotte e sugli scopi che ci siprefigge di raggiungere manifestandol'ira. Se a seconda degli scopi si possonoavere tre tipologie di rabbia, per quantoriguarda le ragioni la maggioranza deglieventi che la causano sono dovuti adazioni volontarie e che si potevano evi-tare. A chiarimento può valere l’esempioseguente: “Maria sta per uscire di casaper andare a fare spese ma non trova piùle chiavi della sua macchina. Guardandobene, nell’ingresso trova un post-it disuo fratello più piccolo che dice: “Hopreso la macchina perché il mio motori-no non parte”, senza altre indicazioni.Maria diventa furiosa, non solo perchéresta a piedi, ma per la dimostrazione diegoismo di suo fratello, perché non saquando riavrà la sua macchina, perchégli ha detto tante volte che non vuoleche lui la guidi”. Quando invece l’even-to è dovuto a cause di forza maggiore,pur producendo la medesima conse-guenza, non innesca la stessa rabbia.“Maria esce di casa e va per prendere lamacchina, ma si accorge che durante lanotte è caduta una nevicata così abbon-dante da ostruire l’uscita del garage, per

V. D’Urso, Arrabbiarsi, Il Mulino Ed., 2001, pp. 134, 8 €.

K. Oatley, Psicologia ed emozioni, Il MulinoEd., 1997, pp. 720, 41.32 €.

V. D’Urso e R. Trentin, Introduzione alla psicologia delle emozioni, Laterza Ed., 1998,pp. 400, 22 €.

Daniel Goleman, Dalai Lama, Emozionidistruttive. Liberarsi da rabbia, desiderio eillusioni, Mondadori Ed., 2003, pp. 480, 18 €.

LIBRI

quella malevola,che ha lo scopo di rompere o peg-giorare i rapporti con l'altra persona,di vendicarsi per un torto subìto ecomunque di esprimere odio edisapprovazione.

quella costruttiva, che ha lo scopo di modificare ilcomportamento altrui, di renderepiù stretta la relazione con la perso-na con cui ci si arrabbia, di asserirela propria libertà e indipendenza, diottenere che gli altri facciano qual-cosa di utile a se stessi.

quella esplosiva,che serve principalmente per daresfogo alla tensione e manifestarel'aggressività, e può anche servire arompere un rapporto o a rivalersi diun torto subito.

C’è rabbia e rabbia:

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MARZO 2004 YOURSELF 119

cui non potrà usare l’auto fino all’arrivodegli spazzaneve. Maria è contrariatama non arrabbiata”.

l Strategie di controlloQuelle messe a punto dalla modernapsicologia cominciano col distinguerefra la comunicazione e la manifestazionedell’ira. Nel primo caso si tratta di adde-strarsi a riconoscere al più presto lo statoemotivo che ci cresce dentro e mettere inparole i motivi del nostro scontento conl’interessato, usando dei messaggi freddie descrittivi. Un’altra strategia consistenel formulare le recriminazioni parlandodi sé e delle proprie ragioni (il cosiddet-to: I-message) piuttosto che accusare oinsultare gli altri (you-message). Sarebbecioè opportuno cercare di salvaguardarealmeno quattro elementi (l’ordine d’im-portanza dipende da noi):1. un decente rapporto con la persona con cui ci arrabbiamo;2. la difesa dei nostri interessi e l’epressione delle nostre ragioni;3. la stima di noi stessi;4. la nostra salute fisica e il nostro equilibrio. Essenziale è che il nostro comporta-mento da irati non sia troppo diverso daciò che faremmo a mente serena. Unadelle preoccupazioni più comuni e com-prensibili è infatti che la maggioreimpulsività ed energia scatenate dall'irainducano a comportamenti che non cisono propri. Per tenerne sotto controllole manifestazioni, fra le tattiche utili c'èquella di ritardare volontariamente ognicomportamento, secondo il famosodetto: “conta fino a dieci”. Tuttavia fre-narsi prima di parlare o di agire nonfacile. Più semplice è allontanarsimomentaneamente dal luogo e dallapersona che hanno suscitato la rabbia,oppure fare o dire qualunque cosa cheserva a scaricare la tensione ad agire, mache non sia affatto connessa con la per-

sona o l'oggetto dell'ira. Ciascuno dinoi potrebbe inventarsi un’attività cal-mante come ordinare i libri o buttare igiornali vecchi, un’azione cioè piacevo-le che consenta di distrarsi parzialmen-te e di ritardare la propria reazione.Riguardo all'espressione mimica dellarabbia, può essere utile dissimularla conl'espressione facciale di un'altra emo-zione meno compromettente, ad esem-pio quella di sorpresa, in modo daspiazzare l'interlocutore e darci iltempo di ricuperare un po' di sanguefreddo. Ancor più efficaci sono le stra-tegie di anticipazione, che permettono

di controllare non solo le manifestazio-ni esterne, ma anche i vissuti soggettividi rabbia. Può essere immaginare,prima di un incontro o di un eventosociale, gli esiti possibili o probabili chepotrebbe suscitare la nostra ira e quindi«recitarli» da soli immaginando lenostre reazioni, sia quelle interne siaquelle più adeguate che vorremmoavere all'esterno. Una strategia tantopiù risolutiva quanto più le circostanzesono prevedibili e familiari. Dai risulta-ti sperimentali però si è visto che l'iracausata da sconosciuti o in circostanzetotalmente nuove è molto rara.

Un “rabbiario” per sopravvivereTerapia d'urto è un originale "manuale di sopravvivenza emotiva", un vademecum su comegestire la rabbia in tutte le sue forme, dalla più lieve arrabbiatura a quella cronica. Il titoloprovocatorio allude al fatto che saper comunicare positivamente le proprie emozioni, spe-cialmente quelle che possono minare le nostre relazioni personali e professionali, è un pro-cesso che richiede esercizio, attenzione, pratica. D'urto perché appunto comporta un duroallenamento, lento e progressivo, ma foriero di risultati duraturi sul piano della soddisfazio-ne personale. Esattamente come accade al timido e repres-so Dave dell'omonimo film (regia di Peter Segal), che unmagistrale Jack Nicholson - nei panni dello psicoterapeutadottor Rydell - sottopone a esilaranti quanto provocatorietecniche per indurlo a diventare una persona migliore, cioèpiù in sintonia con se stessa. Alla fine della storia Dave avràimparato che una rabbia a lungo interiorizzata, ledendo l'au-tostima, finisce per emarginarci e che per uscirne occorreprima di tutto prenderne coscienza. Pur trattate in chiave comica e paradossale - come l'anco-raggio verbale “Gus Fraba” pronunciato dai protagonisti alcolmo dell'ira (un suono che le madri lapponi usano per cal-mare i loro bambini) - alcune delle tecniche utilizzate nellafinzione cinematografica sono state mutuate proprio dallibro scritto da Monica Simionato e Adam Sandler, ideatore negli Stati Uniti di una metodo-logia per la gestione della rabbia. Una fra le più interessanti è il modello SPEPA, uno sche-ma che consente attraverso cinque fasi di smontare la rabbia pezzo per pezzo, per capirnele motivazioni e rompere gli automatismi comportamentali. Si tratta di mettere sotto la lented'ingrandimento gli episodi più “irritanti” della nostra vita, appuntarli sul rabbiario - un dia-rio quotidiano che i lettori sono invitati a tenere fin dalle prime pagine - e sottoporli a unavalutazione che tenga conto di quattro variabili: la Situazione reale, il Parere che genera(cosa ne pensi), l’Emozione (come ti sei sentito), l’Azione (come hai agito). Introducendo fral'emozione e l'azione un Punto di vista alternativo, quello ad esempio di un osservatore ester-no, è possibile disinnescare la reazione impulsiva e indurne una riflessiva che generi conse-guenze positive. Ma, al di là di tutte le strategie, Terapia d'urto è - come suggerisce uno degliautori - “un libro da vivere”, un percorso di autosviluppo che aiuta a impiegare l’energianaturale della rabbia come strumento prezioso per entrare in contatto con noi stessi. M. Simionato e G. Anderson, Terapia d’urto, Franco Angeli Ed., 2003, pp. 220, 18 €.

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Immagini di sé

“Dall’ira repressaalla lettera”

Eleonora, 27 anni, segretaria in uno studio medico

“C'era una situazione che mi faceva spessoarrabbiare: succedeva che uno dei dottori per il

quale lavoro si rivolgesse a me in modo sgarbato. Avolte alzava la voce se non trovava subito una

pratica sul tavolo, addirittura, quando io cercavo digiustificarmi, mi diceva in malo modo di stare zitta.

La situazione era ancora più seccante perchéaccadeva quasi sempre davanti ad altre persone.

Evidentemente ce l'aveva con me, io però non riuscivo a

sopportare le sue cattive maniere ma nemmenopotevo rinunciare al lavoro. Certe volte mi sentivo

quasi soffocare dalla rabbia e dall'umiliazione. Nonsapendo cos'altro fare gli ho scritto una lunga

lettera, dove gli dicevo che i suoi modi sgarbati mifacevano stare troppo male, che avrei accettato

ogni critica, ma solo se mi veniva fattapacatamente, chiedendogli quasi di aiutarmi a faremeglio il mio lavoro. Questa lettera ha prodotto unpiccolo miracolo: mi ha risposto scusandosi per le

sue cattive maniere, facendomi qualcheraccomandazione di lavoro e promettendo che

avrebbe tenuto conto della mia richiesta. Da quelmomento le sue maniere sono diventate normali,

addirittura mi tratta con una sfumatura diprotezione. Ho capito che se mi ponevo come una

persona desiderosa di migliorare, e non in posizioneantagonista, avrei stimolato in lui un atteggiamento

quasi paterno”.

“Lui mi trascurava, e io...”

Angela, 21 anni, studentessa di lingue moderne

“Quando siamo soli il mio ragazzo è affettuosissimo, non mi famancare niente, mi copre di attenzioni e di tenerezze. Ma appena

siamo in compagnia cambia tutto, si comporta come se io nonesistessi! Specialmente se ci sono altre ragazze, e peggio che peggio

se sono nuove nel gruppo, si occupa solo di loro e io diventotrasparente. A lungo andare ho capito che essere trascurata mi faceva

una rabbia terribile, mi rovinavo le serate cercando di attirare la suaattenzione e poi finivamo con il litigare. Finché un giorno una signorainglese mi ha inconsapevolmente aiutato raccontandomi gli usi della

sua famiglia: quando c'erano ospiti, i suoi genitori non si parlavanoneppure, ma tutti e due si occupavano solo degli ospiti. Ho pensatoche qualcosa del genere poteva spiegare il comportamento del mio

ragazzo. Allora mi sono fatta un punto d'onore di fare anch'io lostesso. Adesso quando siamo in compagnia non lo cerco, chiacchiero

solo con gli altri, e alla fine della serata ci raccontiamo tutto. Per il momento non mi arrabbio più, anzi trovo le serate più

interessanti perché faccio discorsi nuovi con persone che primaconoscevo solo superficialmente”.

[ T E S T I M O N I A N Z E ]

MARZO 2004 YOURSELF 121

a cura di Lorenza Armano Psicologa del lavoro

Ascolta la tua giusta collera ma...Come vivere le proprie collere? A volte dominandole, a voltelasciandole andare. Illustri esperti insegnano che la rabbia, la collera,deve essere ascoltata. Perché spesso è il segnale che qualcosa nonva: si stanno violando i nostri diritti, i nostri bisogni vengono ignorati,o frustrati e disattesi. Non ascoltare la rabbia, quindi, può diventaredannoso, mentre non esprimerla può provocare disturbi fisiologici.Molti psicologi ci mettono tuttavia in guardia anche sulle reazioniopposte: chi ha un temperamento competitivo, collerico, dominatore,impaziente, troppo aggressivo, può andare incontro ad altri problemipsicosomatici ed anche cardiaci. Gli esperti ci informano però che lacollera è un’emozione che si può educare, una forma di relazionetransitoria, di dialogo: ci arrabbiamo veramente solo con le persone eper i fatti che contano per noi, ma la vita e l’esperienza insegnano adominarla.

Dire francamente a chi ci fa un torto quello che si pensa di lui è ilmodo migliore per affermare i nostri diritti, o almeno per assecondare inostri bisogni e per sentirci soddisfatti di noi stessi, un traguardoessenziale per ottenere un sano livello di armonia esistenziale.

...non andare oltre la misuraScopri ora com’è tuo rapporto con la collera. Dall’esercizio che seguesi possono ricavare degli stimoli di riflessione su alcune valenzepersonali, per poi arrivare, nella fase conclusiva, alle indicazioni cheportano a trovare e a valutare le proprie tendenze. Consigliamo dipredisporsi mentalmente su alcune delle ultime circostanze affrontaterelative a situazioni critiche (almeno 6/8), fatto questo si potràprocedere a leggere il questionario rispondendo e contrassegnandocon una “X” il cerchietto che si ritiene condivisibile.

TEST

1. Cerchi di compiacere gli altri? n n n2. Discuti e litighi? n n n3. Sei molto competitiva/o? n n n4. Hai rapporti conflittuali in famiglia? n n n5. Provi disagio ad esprimere apertamente collera e rabbia? n n n6. Ti infuri se altri si prendono il merito di ciò che hai fatto? n n n7. Se sei arrabbiata/o senti il bruciore o pressione alla testa? n n n8. Hai del risentimento nell’essere raggirato da qualcuno a te caro? n n n9. Quando ti arrabbi davvero, ti si annebbia la vista? n n n10. Ti irrita il fatto di essere costretto a stare con persone che reputi incompetenti? n n n11. C’è un bel lavoro da svolgere, preferisci farlo da sola/o? n n n12. Qualcuno critica ciò che hai fatto: ti offendi immediatamente? n n n13. Quanto ti capita di sprecare qualcosa, ti arrabbi? n n n14. Cerchi la coerenza e l’onestà negli altri? n n n15. Nascondi i tuoi sentimenti? n n n16. L’ambiente di lavoro ti agita? n n n17. Quando qualcuno ti giudica male, ti infastidisci? n n n18. Ti è capitato di pentirti per aver detto qualcosa di spiacevole? n n n

Spesso Talvolta Mai

RisultatiSpesso (numero)TalvoltaMai

3 punti a ogni Spesso =2 punti a ogni Talvolta =1 punto a ogni Mai =

Totale punti

VALUTAZIONE E CONSIGLI- Meno di 30 punti: possedete un livello di collera contenuta, un po’repressa. Consigliamo una riflessione sulle vostre reazioni e comportamenti inmerito: c’è sempre qualcosa che si può migliorare rivedendo il propriocomportamento e ascoltando razionalmente le emozioni.- Da 31 a 42: possedete un giusto equilibrio e una sana gestione eincanalizzazione della vostra collera, con un corretto sviluppo di energiapositiva.

Complimenti, continuate così.- Oltre 43 punti: attenzione a rabbia e collera irrisolte. Consigliamo una revisione del vostro modo di reazione: documentatevi,ricercate rimedi. Provate a consultare i libri consigliati e/o andate inpalestra a fare esercizi mirati per scaricare almeno parte dell’accumulodi tensione. Cercate di intraprendere azioni atte a sostenere la calmainteriore.