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AUDIOVISIVI ELLE DI Cl

Per le vostre conferenze e studi sul Santo dei gio­vani usate:

DON BOSCO E IL SUO AMBIENTE

Parte prima: Da «l BE CCH l» A VALDOCCO (Serie A-1)

Raccolta documentaria di diapositive sull 'ambiente da cui Don Bosco provenne e quello in cui svolse la sua missione

Foto: Teresio Chiesa Testo: Antonio Alessi e Teresio Chiesa

Contenuto: Serie A: Capriglio: le origini Serie B: Casa paterna di Don Bosco Serie C: Garzone di campagna alla cascina Moglia Serie D: Morialdo e la cascina Sussambrino Serie E: Don Bosco a Castelnuovo Serie F: Don Bosco studente a Chieri Serie G: L' inizio della missione: al Convitto e al Rifugio Serie H: L'Oratorio vagante Serie 1: L'Oratorio a Valdocco

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AUDIOVISIVI ELLE DI Cl

Per le vostre conferenze e studi sul Santo dei gio­vani usate:

DON BOSCO E IL SUO AMBIENTE

Parte prima: Da «l BE CCH l» A VALDOCCO (Serie A-1)

Raccolta documentaria di diapositive sull 'ambiente da cui Don Bosco provenne e quello in cui svolse la sua missione

Foto: Teresio Chiesa Testo: Antonio Alessi e Teresio Chiesa

Contenuto: Serie A: Capriglio: le origini Serie B: Casa paterna di Don Bosco Serie C: Garzone di campagna alla cascina Moglia Serie D: Morialdo e la cascina Sussambrino Serie E: Don Bosco a Castelnuovo Serie F: Don Bosco studente a Chieri Serie G: L' inizio della missione: al Convitto e al Rifugio Serie H: L'Oratorio vagante Serie 1: L'Oratorio a Valdocco

D 66

AUDIOVISIVI ELLE DI CI D 66 Fotogrammi 42

DON BOSCO

l. LA SUA VITA FU TRACCIATA DA UN SOGNO

AUDIOVISIVO SONORIZZATO

Terza edizione

(Corredata di tracce per l'approfondimento e lo studio della figura di Don Bosco)

ELLE DI CI - 10096 LEUMANN (TORINO)

Soggetto : T eresia Bosco

Dialoghi : Att ilio Gaggi

Quadri: Nino Musio

Musica : Happy Ruggiero

Tecnico del suono : Giovanni Bonis

Sonorizzazione a- cura della ROLFILM - Torino

Voci di : E. I rato, F. Casadio, L. Prono, N. Peretti, A. Alessio, N. Mavara, B. Marchese, A. Pozzo, B. Alessandro, E. Anfossi, I. Bonazzi, M .A. Raviglia, S. Rocca, R. Capell i, M. Brusa, E. Bertorell i, L. Battaglino, F. Vaccaro, A. Pietrantoni, S. Morra, R. G ilardetti

Direzione : Andrea Pauliny

Durata della sonorizzazione : 26'

Sincronizzazione standard su 3a e 4a pista, 1000 Hz, 300 ms

Proprietà riservata alla Elle Di Ci - Colle Don Bosco (Asti)

OP 1387-89

NOTE STORICHE

Un ragazzo deciso, pieno di vita e di iniziative apostoliche

Don Bosco è conosciuto m tutto il mondo come un grande santo e un grande educatore.

Nacque ai Becchi (minuscola frazione di Castelnuovo d'Asti, ora Castelnuovo Don Bosco) da una famiglia di contadini poveri ma profondamente cristiani, la sera del 16 agosto 1815. Rimasto orfano di padre a due anni (Francesco Bosco morì 1'11 maggio 1817), ebbe da superare grandi difficoltà per arrivare al sacerdozio. Si sottopose ai duri lavori dei campi, non trovò nulla di umiliante pur di poter guadagnare il necessario per pagarsi gli studi. Si adattò ad ogni sorta di mestieri, impartì lezioni pri,·ate, non si lasciò scoraggiare né dallo scherno dei compagni di scuola, né dalle vessazioni invidiose del fratellastro Antonio. La sua giovinezza fu quanto mai aspra, ma pure sanamente allegra, tanto che attorno a lui sciamò sempre un nugolo di ragazzi, affascinati dal suo prestigioso ascendente e dalle sue qualità di eccezionale acrobata.

Giovanni sapeva saltare in sella ad un destriero lanciato al galoppo, fare il prestigiatore, il funambolo, il mangia fuoco, il cavadenti e il musicista. Molti ragazzi

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avrebbero voluto poterlo imitare. Egli però sfruttava le sue doti nella più alta prospettiva di apostolato: benché giovane, era già maturata in lui la vocazione dell'educatore. Sua maestra, affidatagli misteriosamente in sogno da Cristo, era Maria ..

Dopo le sue esibizioni di acrobata, conduceva i piccoli ammiratori in chiesa, recitava il rosario, improv­visandosi spesso predicatore.

La gioventù, al suo contatto, era come trasformata. Gli amici ne sentirono la mancanza quando egli, ven­tenne, prese la risoluzione più importante della sua vita: quella di entrare nel seminario maggiore di Chieri. Grazie alla sua straordinaria memoria e alla sua lode­vole diligenza, era riuscito, durante il ginnasio, a supe­rare le difficoltà degli studi benché, nello stesso tempo, si esercitasse in vari mestieri e si prendesse cura di com­pagni, fondando tra loro una società, detta << società dell'allegria>>. Si dedicò con tenacia alle scienze filo­sofiche e teologiche senza dimenticare la letteratura e la storia, materie verso cui era particolarmente inclinato. Il suo lavoro si svolgeva secondo un orario stabilito. Al sonno e alla ricreazione dedicava solo il tempo indi­spensabile; il resto era assorbito dallo studio.

Un prete «tutto per i ragazzi poveri»

Il 5 giugno 1841 venne ordinato sacerdote. Quella sera, mamma Margherita gli dice: << Ora sei prete, sei più vicino a Gesù. Io non ho letto i tuoi libri, ma ricor­dati che cominciare a dir messa vuoi dire cominciare a soffrire. D'ora innanzi pensa soltanto alla salvezza delle anime, e non prenderti nessuna preoccupazione di me >).

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Don Bosco diede subito prova del suo zelo e delle sue doti pastorali. Allargò il campo dell'attività al di là del nucleo parrocchiale, spingendo il suo interesse verso le abbandonate terre di periferia: i malati, i soldati, i carcerati, i giovani muratori e garzoni di bottega ab­bandonati a se stessi, furono i suoi prediletti; per essi spese ogni energia.

Il suo cuore sanguinò dinanzi alla sorte dei figli di nessuno che vivevano d'accattonaggio e di furti, che dormivano ai margini delle strade, braccati dalla polizia e invisi a tutti. Essere padre e guida di questi giovani, fu il progr2.mma che si prefisse.

Li radunò attorno a sé sui prati e sotto le tettoie, li fece divertire con mille giochi, per loro scrisse com­medie , aprì laboratori, insegnò loro il catechismo e le preghiere quotidiane, aprì un ospizio.

Per mantenere le sue opere si privò del necessario. Il governo e il clero osservavano tali iniziative incuriositi e perplessi. Il dinamico sacerdote venne fatto sorvegliare e alcuni pensarono persino se non era il caso di farlo ricoverare tra i malati mentali. Ma don Bosco non desistette dal suo piano di apostolato. Nemmeno un attentato alla vita lo indusse a rinunciare alla sua opera di carità che riteneva indispensabile. Tra fatiche e privazioni indescrivibili elaborò un vasto programma di organizzazione giovanile.

I suoi giovani lo potevano trovare ad ogni ora del giorno e della notte. Li allenò alla costanza. e alla fiducia, li educò alla gioia e al senso del dovere, alla carità e alla preghiera, temprandoli nell'anima e nel corpo.

I giovani contraccambiavano tale amore con im­mensa gratitudine. Don Bosco poté arrischiare un giorno

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di intraprendere una gita con trecento detenuti senza controllo di sorta e senza che nessuno osasse fuggire.

Da solo non ce la faceva più e fece appello ai suoi giovani

Il 3 novembre 1846, sua madre venne ad abitare a Torino e si assunse il compito di sbrigare le faccende domestiche per lui e i suoi protetti. Don Bosco poté fare anche di più per i suoi giovani. Dalle file di quei monelli seppe trarre dei collaboratori entusiasti; i più valenti divennero maestri e catechisti. Sorsero nuove case, laboratori e ospizi. Pur disponendo solo di pochi soldi, incominciò la costruzione di una chiesa alla Madonna (marzo 1864). Lo stuolo dei suoi allievi era in continuo aumento. Lui non respingeva nessuno.

Li chiamò « Salesiani >>

Nel 1854 gettò le basi di una vera e propria congre­gazione che, da san Francesco di Sales, chiamò << sale­siana >>.

Il 26 gennaio .1854 nella stanzetta di don Bosco i primi cinque << sal esi ani >> pronunciano i voti religiosi: nasceva così la << Congregazione Salesiana >> .

Nel 1858 ritornò da Roma con la benedizione del Papa, presso . il quale aveva declinato l'offerta della nomina a monsignore, volendo essere un semplice prete per i suoi giovani. Ma il conflitto tra il Governo italiano e· la Chiesa rischiava di compromettere la sua opera, tanto più che egli, con la parola e con gli scritti, si schierò apertamente contro gli anticlericali, i carbonari, i mas-

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som, bollando a fuoco la chiusura dei conventi e la confisca dei beni della Chiesa. La sua personalità riuscì a conquistare la stima dei nuovi uomini di Stato, tanto che per mezzo suo la Curia romana e il Governo pote­rono trovare un accordo. Per la nomina dei vescovi nelle sedi vacanti venne richiesto il suo consiglio.

Grande fu la sua gioia quando nel 1860 il primo alunno del suo istituto, don Michele Rua, salì l' altare per celebrare la sua prima messa. Da quel giorno questi sarà il vice-don Bosco, la sua ombra fedele .

L'Italia è troppo piccola: manda missionari in tutto il mondo

11 novembre 1875. Nel Santuario di Maria Ausi­liatrice stipato di folla commossa, don Bosco consegna il crocifisso ai primi dieci missionari salesiani in partenza per l'America del Sud. Li guida don Giovanni Cagliero, uno dei primi n•.gazzi dell 'Oratorio . Nascono così le Missioni Salesiane, che si estenderanno in tutto il mondo.

Nell'arco della sua vita ben duemilacinquecento suoi allievi furono consacrati sacerdoti. Fon dò la Congre­gazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Realizzò inoltre un'opera assistenziale per le vocazioni adulte. A causa della rapida diffusione della sua opera dovette far fronte alla costruzione di nuovi istituti, scuole profes­sionali e chiese in Italia, Francia, Spagna, Argentina e Uruguay. Alla sua morte si potevano contare comples­sivamente duecento case della società, nelle quali oltre duecentomila allievi avevano goduto di una benefica preparazione cristiano-sociale alla vita.

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Nelle sue <<case>> don Bosco indirizzò i gwvam a conquistare un posto nel mondo, aiutandoli ad acquistare abilità professionale. Orientò decisamente tutta la loro vita alla <<salvezza dell'anima )1, curando l'istruzione religiosa, la frequenza alla confessione e alla comunione, e la devozione alla Madonna.

Il suo « stile » educativo

Attuò un metodo educativo basato sulla amorevolezza, cioè su un'autentica carità soprannaturale, che si mani­festa nella intelligente comprensione dei giovani, nella ragionevolezza e nella confidenza e nell'affettuosa << pre­senza>> dell'educatore. Diceva ai suoi Salesiani: <<Non basta che i giovani siano amati; occorre che essi stessi conoscano di essere amati>>. Alcuni suoi allievi raggiun­sero giovanissimi un elevato grado di virtù, e uno di essi, Domenico Savio, è stato proclamato santo nel­l'anno 1954.

I Salesiani non bastano più

Nel 1876 don Bosco organizza i <<cooperatori >i, che lui chiama << salesiani esterni >>. Sono gli amici delle sue opere, che lo aiutano con mezzi finanziari, e che lavo­rano per la salvezza della gioventù. Prima di morire, don Bosco dirà loro: << Senza la vostra carità io avrei potuto fare poco o nulla; con la vostra carità abbiamo invece asciugato molte lacrime e salvato molte anime >>.

1877. Per tenere i collegamenti con i suoi cooperatori (divenuti centinaia di migliaia) don Bosco fonda il Bollettino Sa!esiano. È un mensile illustrato che porta a

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, ,

tutti le notizie della Congregazione, le lettere dei mis­sionari che lavorano ai confini del mondo, la parola di don Bosco. Questo mensile avrà un enorme sviluppo. Ora è stampato in 27 edizioni differenti, con una tiratura di un milione di copie.

Instancabile lavoratore del Regno di Dio

È veramente prodigioso l'intervento della Provvi­denza nell'istituzione di un'opera di carità di così vaste proporzioni. Somme enormi passarono per le mani di don Bosco: tutto fu impiegato per la gloria di Dio e per il bene della gioventù. Egli rimase sempre povero. Chi gli faceva l'elemosina, anche di pochi centesimi, riceveva la sua gratitudine. Come potesse svolgere tale enorme mole di lavoro riusciva incomprensibile perfino ai suoi diretti collaboratori. Infatti, non solo dirigeva l'intera società e guidava uno stuolo di cooperatori, ma intraprendeva anche numerosissimi viaggi e manteneva un'estesa corrispondenza scrivendo decine e decine di lettere al giorno. Svolgeva inoltre l' attività di scrittore, specialmente con la stampa delle << Letture Cattoliche >>.

Non si concesse un attimo di riposo. Fino al termine dei suoi giorni dette tale prova di

vigoria fisica, di lucidità di mente e di memoria tenace da stupire tutti.

Quantunque si sforzasse di continuare il lavoro nonostante il logorio quasi totale delle forze, nell' in­verno 1887, di ritorno da un ultimo viaggio compiuto attraverso la Spagna, dovette arrendersi. N ella fes ta di san Francesco di Sales, ricevette gli ultimi sacra­menti. All'alba del 31 gennaio 1888 spirò tra le preghiere

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e le lacrime dei figli prediletti. Ai salesiani che veglia­vano attorno al suo letto mormorò negli ultimi istanti: <<Facciamo del bene a tutti, del male a nessuno!. .. Dite ai miei ragazzi che li aspetto tutti in paradiso >>.

Lo sviluppo della sua opera diede ragione alle parole con cui egli giustificava l'immolazione completa di tutte le sue forze: << Se un salesiano morisse ucciso dal lavoro, sarebbe un grande trionfo per la congregazione>>.

IO

DON BOSCO

Parte Prima

LA SUA VITA FU TRACCIATA DA UN SOGNO

1. LA VITA DI DON BOSCO

2. LA SUA VITA FU TRACCIATA DA UN SOGNO

I. IL SOGNO PROFETICO (q. 3-11)

3. Giovannino Bosco dorme

Lui - Su di un poggio, tra colline verdi di prati e di vigneti, una povera casetta di contadini è avvolta nel silenzio. La notte è scesa sul bel Monferrato, e tutto riposa. Dopo una giornata di giochi e di lavoro, un ragazzetto sui nove anni riposa stanco e sereno: è Giovannino Bosco. Dorme e sogna.

4. La turba di ragazzi

Lui - Vede una valle immensa affollata da un turbini o di ragazzi che giocano, saltano, cor­rono e s'inseguono, ora esplodendo in risa sguaiate, ora in orribili bestemmie.

Giovannino - Ehi, voi! Volete smetterla di bestem­miare?

Il

Primo ragazzo - Cosa te ne importa? Pensa ai fatti tuoi!

Secondo ragazzo - V attene, se non vuoi buscarle! Terzo ragazzo - Vattene da tua madre, bamboccio!

5. I ragazzi rissano

Giovannino - Bamboccio a me?! Prendi questo ... e anche questo ...

Secondo ragazze - Largo, ragazzi, vediamo chi è più forte!

Terzo ragazzo - Dai, Battista, non !asciarti pestare da questo bigotto!

Secondo ragazzo - Accidenti che pugni! Picchia! Rompigli il naso!

Terzo ragazzo - Giù, giù, dagliene un fracco, e ti facciamo capo della nostra banda!

6. Appare Gesù

Gesù - Non con le percosse, ma con la bontà e la mansuetudine te li farai amici.

Giovannino - Oh! Chi siete! Io non vi ho mai veduto!

Lui - Dinnanzi a Giovannino, tremante di paura, era apparso un uomo, splendido di luce e di maestà.

7. Gesù e Giovannino in primo piano

Gesù - Parla loro della bellezza della virtù, e della bruttezza del peccato.

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Giovannino - Chi... siete? Io non so fare quello che mi dite!

Gesù - Ci riuscirai con l'obbedienza e la scienza. Giovannino - Sono un povero contadino! Come

posso acquistare la scienza? Gesù - Ti darò la Maestra che t'insegnerà una

sapienza che supera ogni sapere. Ecco ... mia Madre!

8. Appare la Madonna

M aria - Guarda! Giovannino - Dei lupi! Orsi ... belve feroci! Io ho

paura! Maria - Tu dovrai ammansirli! Giovannino - Io?! Oh, Signora, com'è possibile? Maria- Non temere! Guarda!

9. La Madonna indica il gregge

Giovannino - Le belve mutate in agnelli! M aria - Questa è la tua missione! Dovrai togliere

da una vita di peccato innumerevoli schiere di giovani e condurli a Dio!

Giovannino - Non comprendo ... non comprendo ... M aria - Renditi umile, forte e robusto: a suo te m p o

comprenderai tutto! Lui - A queste parole la visione disparve e Gio­

vannino si svegliò!

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10. Giovannino alla finestra

Giovannino - Che sogno straordinario! Ma no, non può essere stato un sogno! E allora, cosa sarà? Lo racconterò alla mamma... anzi... domani, quando c'è anche la nonna e i miei fratelli; sentirò cosa ne pensano.

11. Gioz>annino racconta il sogno

Giuseppe - Per me è tutto chiaro: se c'era un gregge, tu farai il pecoraio!

Antonio - Però c'erano anche dei lupi: dunque sarai capo di briganti!

Nonna - Date retta a me che sono vecchia: non badate ai sogni!

Giovannino - E tu, mamma, che ne dici? Margherita - Chissà! ... Forse ... un giorno ... sarai

sacerdote!

Il. I PRIMI SFORZI PER FARE DEL SOGNO UNA REALTÀ (q. 12-22)

12. Giovannino osserva il giocoliere

Giovannino (tra sé) - Ha ragione la mamma. Forse, un giorno, sarò sacerdote; ma intanto devo fare qualcosa per impedire le risse tra i miei compagni. E se imparassi dei giochi di pre­stigio e poi... Ma sicuro!

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Popolano - Com'è bravo! Come fa? Popolana - C'è un trucco di sicuro! Giovannino (tra sé) - Non mi sembra poi tanto

difficile! Con un po' di pazienza potrei impa­rare anch'io questo giochetto.

13. I primi giochi

Primo ragazzo - Ora vedrai! Fa saltare la bac-chetta sulla fronte senza far cadere la pallina!

Secondo ragazzo - Non ci credo! Terzo ragazzo - È vero! E dopo la predica ... Secondo ragazzo - Che predica? Terzo ragazzo - Quella di Giovannino! Non lo sai?

A metà spettacolo, mentre si riposa un po', ci spiega quello che il parroco dice in chiesa alla domenica, e poi vedrai che giochi di prestigio farà!

Primo ragazzo - Attento! La bacchetta cade! No, resiste!

14. Antonio sgrida Giovanni

Lei - Ma un giorno ... Antonio - Eccolo di ritorno, il ciarlatano! Ti ho già

detto che devi smetterla con quelle stupidag­gini, hai capito? Ascoltami bene: in questa casa, dopo la morte del babbo, si lavora tutti, e anche tu devi guadagnarti il pane che mangi!

Giovannino - Io lavoro, Antonio! Oggi ho raccolto

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il granoturco, poi ho aiutato la mamma a vangare ...

Antonio - •.. poi sei andato a fare il ciarlatano!

Giovannino - Ma Antonio! Io devo ... Antonio - Tu devi fare quello che ti dico io, e

basta!

15. Giovanni prega con i ragazzi

Vecchio (tra sé) - Cos'ha quest'oggi, Giovannino? Deve aver pianto molto ... Eppure sta bene, ha fatto i suoi giochi con la solita abilità ... Chissà perché guardava sempre verso casa ... Si di-rebbe che abbia paura. Vediamo un po' se, dopo la preghiera, continua lo spettacolo ...

16. Giovanni cammina sulla corda

Primo popolano - È bravo davvero! Secondo popolano - Te l'avevo detto? E non volevi

venire! Primo popolano - Se quel ragazzo andasse in un

circo, guadagnerebbe dei bei soldoni! Secondo popolano - Glielo abbiamo detto, ma lui

dice che i soldi non lo interessano! Popolana - Che spavento! A momenti cadeva! Primo popolano - Ma non vedete che lo fa apposta? Popolana - Mi viene il batticuore ... Giovannino - Chiudete gli occhi!

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17. Giovannino si prepara alla confessione

Lei - Di giorno in giorno mamma Margherita si convinceva sempre più che il Signore doveva avere dei disegni particolari per quel suo figliolo, era così fervoroso nella preghiera e così zelante nell'attirare al bene i compagni di gioco. Con molta cura mamma Margherita lo preparò alla prima Comunione.

Margherita - Dopo tocca a te ... Ricordati di quello che ti ho detto!

Giovannino - Sì ... E anche tu perdonami se qualche volta ...

Margherita - Tutto perdonato ...

18. Giovannino studia nel prato

Lui - Da quel giorno Giovannino sentì ancor pm forte il desiderio di istruirsi nella religione: la grandezza di Dio, l'esistenza dell'anima, la vita eterna gli ricordavano il suo splendido sogno:

Gesù - « Parla loro della bellezza della virtù, e della bruttezza del peccato... Ci riuscirai con l'obbedienza e la scienza ... ».

Giuseppe - « ... farai il pecoraio! ».

Antonio - « ... capo di briganti! ».

Margherita - « ... chissà, forse un giorno sarai sa­cerdote! ».

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19. La fiera

Lui - Quando Giovannino vedeva un sacerdote, si sentiva subito attirato verso di lui. Un giorno, a Murialdo, alla festa patronale, dopo aver girato tra giostre e baracconi in cerca di pre­stigiatori per impararne i giochi, vide davanti alla chiesa un giovane chierico:

Cafasso - Ti piace la festa? Giovannino - Sì, reverendo. Lui - Due parole e il chierico Cafasso si guadagnò

subito la simpatia di Giovannino.

20. Giovannino conversa con il chierico Cafasso

Cafasso - Da dove vieni? Giovannino - Vengo dai Becchi e mi chiamo Gio­

vannino Bosco. Vuol venire a qualche diverti­mento?

Cafasso - No, Giovannino. I miei spettacoli sono le funzioni in chiesa ...

Giovannino - Anche a me piacciono molto, ma c'è tempo anche per la fiera ...

Cafasso - Chi diventa sacerdote, diventa tutto di Dio, e tutto ciò che è del mondo non lo inte­ressa più ...

21. Giovannino parla con don Calosso

Lei - Un altro sacerdote messo dalla Provvidenza sui passi di Giovannino Bosco fu don Calosso.

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S'incontrarono sulla strada che conduce da Buttigliera ai Becchi, dopo una predica sulle missioni.

Calosso - Tu vieni dai Becchi, non è vero? Giovannino - Sì, reverendo. Vengo ad ascoltare le

prediche. Calosso - Bravo! E ... ti ricordi qualcosa? Giovannino - Vuole che le ripeta quella di oggi e

quella di ieri? Calosso - Come? Come? Giovannino - Il predicatore oggi ha parlato della

necessità di non rinviare la propria conver­sione. L'ha detto in tre punti, eccoli: al pec­catore ostinato mancherà un giorno il tempo, la grazia e la volontà di convertirsi.

Calosso - Senti, ragazzo, ti piacerebbe studiare? Giovannino - Oh, sì. Calosso - E perché vorresti studiare? Giovannino - Per diventare prete. Mi occuperei di

ragazzi. Calosso - Senti, domani vieni da me.

22. Don Calosso dà lezioni a Giovannino

Calosso - Sì, figliolo, sei fatto per gli studi: esprimi bene. Vieni ogni giorno da me: tu hai buona memoria, leggi con senso e ti insegnerò un po' di latino.

Giovannino - Oh, don Calosso! Io non so se i miei...

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Calosso - Vuoi farti prete, no? Dunque... lascia fare a me!

Giovannino - Ne parlerò a casa ...

III. I~ CERCA DI CO~IPRENSIONE E D'AIUTO (q. 23-33)

23. Antonio scaccia Gio'IJannino

Antonio - Il signorino vuol studiare! E noi... a vangare, a romperei la schiena per il signorino! No, mai!

Margherita - Lavoro io per Giovanni ... Antonio - Chi comanda qui dentro? Comando io!

E di già che siamo in argomento, dirò chiaro e tondo che in casa mia questo mangiapane non lo voglio più!

Margherita - Antonio... cosa dici...! Antonio - Dico che se ne vada, capito? Non lo

voglio più vedere! Vattene!

24. Giovannino parte da casa

L ei - La presenza di Giovannino in casa era diventata impossibile, e un giorno mamma Margherita, con il cuore spezzato, dovette preparargli un fagottino e mandarlo fuor di casa, in cerca di lavoro presso qualche cono­scente.

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Margherita - Giovanni ... sta' sempre buono ... Gio­vannino ...

Giovannino - Sì, mamma... arrivederci! Margherita - Arrivederci ... Arrivederci ...

25. Giovannino supplica il signor Moglia

Giovannino - Per favore, il signor Moglia? Moglia - Sono io. Che vuoi ragazzo? Giovannino - Sono in cerca di lavoro. Moglia - Mi spiace, ma non assumo altri: sono a

posto! Giovannino - Prendete mi, per carità! Sono due

giorni che cerco ... Moglia - Possibile che tuo padre ... Giovannino - Mio padre è morto e mia madre,

Margherita Occhiena, mi ha detto di venire da voi.

Moglia - Tu sei... Oh, povero Bosco! Trattandosi di te... ma sì! Ti prendo!

26. Giovannino di nuovo da don C a/osso

Lui - Passarono due anni. Giovannino lavorava di giorno e studiava di notte. Vedendolo così eroicamente costante, don Calosso lo ospitò presso di sé, in canonica. Furono gli anni più belli della sua giovinezza. Fece grandi progressi negli studi. Ma un giorno ...

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27. Don Calosso muore

Calosso ·- Giovannino ... questa volta ... la paralisi .. . Prendi... questa chiave... della cassaforte .. . Troverai del denaro ... Prendi tutto ... Ti servirà per studiare ...

Gio'vannino - Don Calosso ... Calosso - Ricordati di me... quando sarai... sa­

cerdote! Giovannino - No, lei guanra... «deve » guarire!

Don Calosso! Non mi lasci!

28. La strada d'inverno

Lui - Don Calosso morì, felice della sua ultima opera buona; ma Giovannino non ebbe esita­zioni. Consegnò la chiave e il denaro agli eredi e ritornò ai Becchi. Mamma Margherita, affrontando umiliazioni e sacrifici, volle che Giovannino continuasse gli studi presso un sacerdote a Castelnuovo. Farà così ogni giorno 20 chilometri, spesso a piedi scalzi per non consumare le scarpe. D'inverno quella strada è ghiacciata. Giovannino si logora. Non ne può più.

29. La Madonna riappare in sogno a Giovanni

Lei - Una notte il sogno meraviglioso si ripeté. Rivide la bella Signora che, mostrandogli un immenso gregge di agnelli gli sussurrava:

Maria - Non temere, io ti assisterò!

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Secondo ragazzo - Presto, deve avere già comin-ciato!

Terzo ragazzo No, prima si recitano le preghiere! Secondo ragazzo - Eccolo! Tutti - Giovannino! Aspetta! Veniamo anche noi!

Giovannino! Giovannino!

32. Giovanni con la madre

Margherita - I tuoi studi a Castelnuovo sono finiti. Vorrei poterti aiutare ancora, ma tu sai. ..

Giovanni - Lo so, mamma!

Margherita - E ora ... che farai? Giovanni - Ho già pensato. Se me lo permetti ...

vorrei entrare in un convento francescano! Margherita - Figlio mio ... il passo che fai è molto

importante; pensaci bene e poi segui la tua strada senza badare a nessuno. Il parroco voleva che ti dissuadessi d'entrare in con­vento: potrei avere bisogno di te quando sarò vecchia. Ma io ti dico: Dio è prima di tutto, io sono nata in povertà e voglio morire povera.

Giovanni - Il signor parroco vuole che mi consigli prima con don Cafasso. Domani andrò a Torino a trovarlo.

33. Giovanni conversa con don Cafasso

Cafasso - No, frate no! Non è la tua strada. Va' avanti negli studi e poi entra nel seminario di Chieri.

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Lui - Ormai Giovannino non aveva più dubbi. Sapeva che doveva rendersi umile, forte e robusto e che un giorno sare h be stato a capo di quel gregge.

30. La « Società dell'Allegria »

Lui - Fu come un improvviso ritorno di pri­mavera. I compagni di scuola ora non gli sembravano più piccoli nemici, ma tanti fratelli da conquistare al bene. Ed il piccolo pescatore gettò le sue reti: la bontà, il suo sorriso, la sua intelligenza. E lanciò la sua prima società: LA SOCIETÀ DELL'ALLEGRIA.

Giovannino - Per diventare membro di questa società devi promettere di compiere bene i tuoi doveri di buon cristiano e di scuola ...

H -imo ragazzo - Sì, lo prometto. Ma toglietemi una curiosità: devo proprio ridere sempre?

Tutti - Buona questa! Sei straordinario! Evviva il nuovo socio!

31. I ragazzi in corsa

Lui - Sono passati altri anni. Giovannino è diven­tato ormai un giovanotto, ma la passione per i ragazzi non lo ha abbandonato.

Ragazzi - Aspettate! Veniamo anche noi! Secondo ragazzo - Giovannino oggi corre diritto in

piedi su di una corda! Terzo ragazzo - Poi fa il salto mortale!

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Giovanni - Ma i miei sono molto poveri e non pos­sono pagarmi gli studi ...

Cajasso - Io ti aiuterò in quel poco che posso e la Provvidenza farà il resto. Avanti, Giovanni! Sei chiamato a grandi cose, vedrai!

IV. STUDENTE E APOSTOLO A CHIERI (q. 34-42)

34. Una strada di Chieri

Lui - E così Giovanni giunse a Chieri per conti­nuare gli studi. Strinse amicizia con molti giovani, ed anche con un giovane ebreo.

Ebreo padre - Ma si può sapere che ti salta per la testa? Da quando ti sei fatto amico con quel tale del caffè ...

Ebreo figlio - Giovanni? Sentissi, papà, come suona bene il violino. E poi è così simpatico ...

Ebreo padre - Noi siamo ebrei e tutta Chieri lo sa. Non vorrei che quel cattolico ... Non voglio assolutamente!

Ebreo figlio - È meglio che te lo dica subito: ho deciso di farmi cristiano!

Ebreo padre - Mio figlio cristiano?! Ti caccerei di casa!

35. Il giovane ebreo discute con suo padre

Ebreo padre - Vergogna! Sento dire che vai dai

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preti... in chiesa! È stato quel tuo amico, quel fanatico!

Ebreo figlio - Non è un fanatico: mi ha aperto gli occhi! Io credo in Gesù Cristo!

Ebreo padre - Basta! Ti proibisco di pronunciare quel nome! E ora decidi: o tronchi quell'ami­cizia, o fuori da questa casa!

Ebreo figlio - La vera religione è quella di Giovanni!

Ebreo padre - Fuori! Non sei più mio figlio!

36. Il battesimo del giovane ebreo

Sacerdote - Pietro, io ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Voci- Amen!

Giovanni (tra sé) - Signore, ricevi nella tua Chiesa questa nuova pecorella, e fa' che ti sia sempre fedele.

37. Gioco di monelli

Lei - Dopo la conversione di Pietro, Giovanni conobbe un altro amico: Luigi Comollo.

Primo ragazzo - Luigi, togliti quella giacca e vieni a far cavalletta con noi!

Secondo ragazzo - Presto, che facciamo la fila più lunga!

Terzo ragazzo - Lui preferisce fare il santino! Dai, baciapile!

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Primo ragazzo - Perché non ci canti il « de pro­fundis? ».

Secondo ragaz.zo - Quando scendo, te la do io la benedizione!

38. I ragazzi minacciano Comollo

Secondo ragazz o - Li vedi, questi? Un giorno o l'altro ...

Primo ragazzo - Hai paura, eh, tisicone! Comollo - Non ho paura di voi! S econdo ragazzo - Perché, allora, non la facciamo

a pugni, spione? Comollo - Dobbiamo volerei bene, non rissare! Primo ragazzo - Ora ci fa la predica! Diamogliene

un sacco a questo antipatico! Lui - Stavano per aggredirlo, ma Giovanni, che

da un angolo del cortile aveva visto tutto, piombò su di loro.

39. Giovanni difende Com:Jllo

Gio·vanni - Questo è per il baciapile ... e questo per il « de profundis », e questo e quest'altro per regalo ...

Tutti - Aih! Io non ho detto nulla! Lasciami andare!

40. Giovanni e Comollo in primo piano

Comollo - Chi sei?

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Giovanni - Giovanni Bosco. E tu? Comollo - Luigi Comollo. Ti ringrazio, ma non

dovevi ...

Giovanni - Spiace anche a me, tanto più che avevo fatto il proposito di non rissare; ma se non facevo così, non riuscivo a liberarti da quei tipi.

Lui- Continuarono a discorrere e divennero amici.

Como/lo - ... e così entrerò in seminado e, se il Signore vorrà, mi farò sacerdote.

Giovanni - Anch'io lo vorrei.

41. Giovanni conversa con i ragazzi

Giovanni- Toh, chi si vede? Roberto! Roberto - Ho saputo che eri tornato ai Becchi per

le vacanze e che poi saresti entrato in semi­nario, e così ho pensato ...

Giovanni - Ti ringrazio. Roberto - Mi ricordo, sai, dd consigli che mi hai

dato quando facevo disperare la mamma ... ma ora ... tu ...

Giovanni - Su, su, non farmi quella faccia! E poi, Chieri non è in capo al mondo!

Roberto - Verrò a trovarti!

42. La vestizione chierica/e di Giovanni

Lui - 25 ottobre 1835. Giovanni Bosco, a vent'anni, può finalmente vestire l'abito clericale. I suoi

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sacrifici, quelli di mamma Margherita e il generoso aiuto di qualche benefattore gli permettono di compiere il grande passo.

Prima donna - Ecco... adesso si toglie la giacca e indossa la talare ...

Seconda donna - Avessi anch'io un figlio così! Dov'è Margherita?

Prima donna - È là, inginocchiata, che piange di gioia ...

Fine del primo tempo

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DISCUTIAMONE INSIEME

A) APPUNTI PER L'ANIMATORE

Don Bosco viene chiamato spesso « il santo dei gio­vani ». In lui scorgiamo l'apertura totale verso di essi e la rinuncia a tutto ciò che può essere di ostacolo a questo incontro. L'« eroicità » di don Bosco è consistita nel saper « morire » a se stesso per donarsi agli altri, facendosi amico autentico dei ragazzi e dei giovani.

L'educatore presenterà ai ragazzi soprattutto questo aspetto dell'« eroicità » di don Bosco, li aiuterà a riflettere sui loro incontri umani e li guiderà alla scoperta del modo con il quale Dio incontra gli uomini.

La vita di don Bosco si presta anche per avviare una riflessione sulla figura del sacerdote che, per mezzo della sua amicizia, favorisce l'incontro con Dio.

La proiezione dell'audiovisivo è molto piu fruttuosa se è seguita dall'attività, individuale o di gruppo. Fra queste ha un'importanza notevole la riflessione per mezzo del dialogo.

B) PISTA PER L'APPROFONDIMENTO E LA RIFLESSIONE

l. Il ragazzo « ideale »

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Come immaginano i ragazzi che debba essere un ragazzo << santo >> ?

Appartato, solitario, sempre intento allo studio, attaccato alle gonne della mamma, timido, debole, con il collo storto e le mani giunte ?

Che cosa significa essere <<ragazzi in gamba>>? C'è differenza tra il ragazzo in gamba e il ragazzo santo? Perché Giovannino è veramente un ragazzo in gamba?

Come contribuì la religione a fare di Giovannino un ragazzo in gamba ? Come visse la sua religione ? Quali ne furono le espressioni esteriori ? Quali forze educative lo maturarono ?

Gli uomini (e i ragazzi) non sono tutti uguali: Giovanni Bosco e Luigi Comollo, pure volendosi molto bene, furono molto diversi, anche nel modo di esprimere la loro religiosità. Quali diversità trovi in loro ? Quali aspetti della loro personalità ti piacciono di più ?

2. L'amicizia

In Giovanni Bosco, fin da fanciullo, è prepotente il desiderio di mescolarsi con i ragazzi. Esponi qualche episodio in cui ciò appare in modo particolare. È solo desiderio di avere dei compagni con cui diver­tirsi o ben presto matura in lui il desiderio di donarsi per migliorar li?

Giovanni in che cosa fa consistere la sua amicizia ? Descrivi i diversi tipi di amiCIZia che ha avuto Giovanni Bosco.

C'è nella vita del cristiano un incontro di amiCIZia

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fondamentale, che rende possibili e veri gli altri incontri: l'incontro con Dio. Prova a dimostrare come ciò si avvera nella vita di Gionnni Bosco .

Ti pare che il rapporto di amore di Giovanni verso la mamma abbia contribuito a maturare in lui questo senso di amicizia verso i ragazzi ? Come ?

DescriYi il rapporto che don Bosco sacerdote sa creare con i suoi ragazzi .

Perché i ragazzi Yogliono bene a don Bosco ? Descrivi alcuni segni di questo amore dei ragazzi a don Bosco.

3. Prima comunione e prima confessione

Quale parte ha avuto mamma l\Iargherita nella preparazione di Giovanni a questi sacramenti ?

Prima di chiedere perdono a Dio nel sacramento della confessione, Giovanni ha chiesto perdono alla mamma e ai fratelli . Ti pare che sia importante ? Quali propositi ha fatto Giovanni nel giorno della sua prima comunione ?

Con quale frequenza ai tempi di Giovanni Bosco studente si era soliti accostarsi alla comunione? Che cosa pensa Giovanni a questo proposito ? Come si comporta ? Che cosa insegnerà ai suoi ragazzi quando sarà sacerdote ?

4. La Provvidenza

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Tutti ammirano in don Bosco la fiducia nella Prov­videnza. Perché ?

Quali fatti della vita di don Bosco, ragazzo, ti fanno pensare alla sua confidenza nella Provvidenza?

Quale idea di Dio ha inculcato mamma Margherita nel suo Figlio ?

Marruna Margherita e don Bosco hanno sempre lavorato come se tutto dipendesse da loro: ciò denota scarsa fiducia nella Provvidenza?

S. La vocazione sacerdotale: un progetto di vita tutto per gli altri

Come è sorta in Giovanni Bosco la vocazione al sacerdozio ? Il sacerdozio rappresentava per lui un ideale di vita comoda oppure aveva intuito che quello sarebbe stato il modo migliore per mettersi al servizio degli altri ?

Giovanni Bosco ragazzo che cosa si aspettava dai sacerdoti?

Che cosa aveva in mente Giovanni Bosco quando si preparava alla vita andando a scuola, studiando, lavorando ? Pensava alla posizione, al guadagno, al­l'onore che avrebbe potuto avere?

Che cosa pensano i ragazzi della tua età quando si preparano al loro avvenire ? Che cosa pensi tu ?

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IL SISTEMA PREVENTIVO

Riportiamo qui il testo del trattatello sul SISTEMA PREVEN TIVO scritto da San Giovanni Bosco perché fosse di aiuto a quanti hanno a cuore l'educazione dei giovani.

I

In che cosa consiste il Sistema Preventivo e perché debbasi preferire

Due sono i sistemi in ogni tempo usati nella edu­cazione della gioventù: Preventivo e Repressivo. Il Si­stema Repressivo consiste nel far conoscere la legge ai sudditi, poscia sorvegliare per conoscerne i trasgres­sori ed infliggere, ove sia d'uopo, il meritato castigo. In questo sistema le parole e l'aspetto del Superiore debbono sempre essere severe, e piuttosto minaccevoli, ed egli stesso deve evitare ogni familiarità coi dipendenti.

Il Direttore per accrescere valore alla sua autorità dovrà trovarsi di rado tra i suoi soggetti e per lo più solo quando si tratta di punire o di minacciare. Questo sistema è facile, meno faticoso e giova specialmente nella milizia e in generale tra le persone adulte ed assennate, che devono da se stesse essere in grado di sapere e ricordare ciò che è conforme alle leggi e alle altre prescrizioni.

Diverso e, direi, opposto è il Sistema Preventivo. Esso consiste nel far conoscere le prescrizioni e i Rego­lamenti di un Istituto e poi sorvegliare:. in guisa, che gli allievi abbiano sempre sopra di loro l'occhio vigile

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del Direttore o degli Assistenti, che come padri amorosi parlino, servano di guida ad ogni evento, diano consigli ed amorevolmente correggano, che e quanto dire: met­tere gli allievi nell'impossibilità di commettere man­canze.

Questo sistema si appoggia tutto sopra la ragione, la Religione e sopra l'amorevolezza; perciò esclude ogni castigo violento e cerca di tener lontani gli stessi leggeri castighi. Sembra che questo sia preferibile per le seguenti ragioni :

l. L'allievo preventivamente avvisato non resta av­vilito per le mancanze commesse, come avviene quando esse vengono deferite al Superiore. Né mai si adira per la correzione fatta o per il castigo minacciato op­pure inflitto, perché in esso vi e sempre un avviso amichevole e preventivo che lo ragiona, e per lo più riesce a guadagnare il cuore, cosicché l'allievo cono­sce la necessità del castigo e quasi lo desidera.

2. La ragione più essenziale e la mobilità giovanile, che in un momento dimentica le regole disciplinari e i castighi che quelle minacciano. Perciò spesso un fanciullo si rende colpevole e meritevole di una pena, cui egli non ha mai badato, che niente affatto ricor­dava nell'atto del fallo commesso, e che avrebbe per certo evitato se una voce amica l'avesse ammonito.

3. Il Sistema Repressivo può impedire un disor­dine, ma difficilmente farà migliori i delinquenti; e si e osservato che i giovanetti non dimenticano i castighi subiti, e per lo più conservano amarezza con desiderio di scuotere il giogo ed anche di farne vendetta. Sembra

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talora che non ci badino, ma chi tiene dietro ai loro andamenti conosce che sono terribili le reminiscenze della gioventù; e che dimenticano facilm ':!nte le puni­zioni dei genitori, m'l assai difficilm':!nte quelle degli educatori. Vi sono fatti di alcuni che in vecchiaia vendi­carono brutalmente certi castighi toccati giustamente in tempo di loro educazione. Al contrario il Sistema Preventivo rende amico l'allievo, che nell'Assistente ravvisa un benefattore che lo avverte, vuoi farlo buono, liberarlo dai dispiaceri, dai castighi, dal disonore.

4. Il Sistem'l Preventivo rende avvisato l'allievo in m::>do che l'educatore potrà tuttora parlare col linguag­gio del cuore, sia in tempo della educazione, sia dopo di essa. L'educatore, guadagnato il cuore del suo pro­tetto , potrà esercitare sopra di lui un grande impero, avvisarlo, consigliarlo ed anche correggerlo allora eziandio che si troverà negli impieghi, negli uffizi civili e nel comm~rcio. Per queste e molte altre ragioni pare che il Sistema Preventivo debba prevalere al Repressivo .

II

Applicazione del Sistema Preventivo

La pratica di questo sistema è tutta appoggiata so­pra le parole di San Paolo che dice: Charitas patiens est ... Omnia suffert, omnia sperat, omnia sustinet (l Cor., XIII, 4, 7). La carità è benigna e paziente; soffre tutto , ma spera tutto e sostiene qualunque disturbo. Perciò sol­tanto il cristiano può con successo applicare il Sistema

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Preventivo. Ragione e Religione sono gli strumenti di cui deve costantemente far uso l'educatore, insegnargli, egli stesso praticarli, se vuol essere obbedito ed otte­nere il suo fine.

Il Direttore pertanto deve essere tutto consacrato a' suoi educandi, né mai assumersi impegni che lo allontanino dal suo uffizio, anzi trovarsi sempre co' suoi allievi tutte le volte che non sono obbligatamente legati da qualche occupazione, eccetto che siano da altri debitamente assistiti.

I Maestri, i Capi d'arte, gli Assistenti devono es­sere di moralità conosciuta. Studino di evitare come la peste ogni sorta di affezioni od amicizie particolari con gli allievi, e si ricordino che il traviamento di un solo può compromettere un Istituto educativo. Si fac­cia in modo che gli allievi non siano mai soli. Per quanto è possibile gli Assistenti li precedano nel sito dove devonsi raccogliere; si trattengano con loro fino a che siano da altri assistiti; non li lascino mai disoccupati.

Si dia ampia libertà di saltare, correre, schiamazzare a piacim~nto. La ginnastica, la musica, la declamazione, il teatrino, le passeggiate sono mezzi efficacissimi per ottenere la disciplina, · giovare alla moralità ed alla sanità. Si badi soltanto che la materia del trattenimento, le persone che intervengono, i discorsi che hanno luogo non siano biasimevoli. Fate tutto quello che volete, diceva il grande amico della gioventù San Filippo Neri, a me basta che non facciate peccati.

La frequente Confessione, la frequente Comunione, la Messa quotidiana sono le colonne che devono reg­gere un edifizio educativo, da cui si vuole tener lontane la minaccia e la sferza. Non mai obbligare i giovanetti

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alla frequenza dei Santi Sacramenti, ma soltanto inco­raggiarli e porgere loro comodità di approfittarne. Nei casi poi di Esercizi Spirituali, tridui, novene, predi­cazioni, catechismi si faccia rilevare la bellezza, la grandezza, la santità di quella Religione che propone dei mezzi così facili, così utili alla civile società, alla tranquillità del cuore, alla salvezza dell'anima, come appunto sono i Santi Sacramenti. In questa guisa i fanciulli restano spontaneamente invogliati a queste pratiche di pietà, vi si accosteranno volentieri, con piacere e con frutto.

Si usi la massima sorveglianza per impedire che nell'Istituto siano introdotti compagni, libri o per­sone che facciano cattivi discorsi. La scelta d'un buon portinaio è un tesoro per una Casa di educ~zione.

Ogni sera dopo le ordinarie preghiere, e prima che gli allievi vadano a riposo, il Direttore, o chi per esso, indirizzi alcune affettuose parole in pubblico dando qualche avviso o consiglio intorno a cose da farsi o da evitarsi; e studi di ricavare le massime da fatti av­venuti in giornata nell'Istituto o fuori; ma il suo ser­mone non oltrepassi mai i due o tre minuti. Questa è la chiave della moralità , del buon andamento e del buon successo dell'educazione.

Si tenga lontana come la peste l'opinione dì taluno che vorrebbe differire la prima Comunione ad un'età troppo inoltrata, quando per lo più il demonio ha preso possesso del cuore ài un giovanetto, a danno incalco­labile dell a sua innocenza. Secondo la disciplina della Chiesa primitiva si solevano dare ai bambini le ostie consacrate che sopravanzavano nella Comunione pa­squale. Questo serve a farci conoscere quanto la Chiesa

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ami che i fanciulli siano ammessi per tempo alla Santa Comunione. Quando un giovanetto sa distinguere tra pane e pane, e palesa sufficiente istruzione, non s1 badi più all'età, e venga il Sovrano celeste a regnare in quell'anima benedetta.

I catechismi raccomandano la frequente Comu­nione; San Filippo Neri la consigliava ogni otto giorni ed anche più spesso. Il Concilio Tridentino dice chiaro che desidera sommamente che ogni fedele cristiano quando va ad ascoltare la Santa Messa faccia eziandio la Comunione. Ma questa Comunione, sia non solo spirituale, ma bensì sacramentale, affinché s1 ncav1 maggior frutto da questo augusto e divin sacrificio (Conc. Trid., sess. XXII, cap. VI).

III

Utilità del Sistema Preventivo

Taluno dirà che questo sistema è difficile in pratica. Osservo che da parte degli allievi riesce assai più facile, più soddisfacente, più vantaggioso. Da parte poi degli educatori racchiude alcune difficoltà, che però restano diminuite, se l'educatore si mette con zelo all'opera sua. L'educatore è un individuo consacrato al bene de' suoi allievi, perciò deve essere pronto ad affrontare ogni disturbo, ogni fatica per conseguire il suo fine, che è la civile, morale, scientifica educazione de' suoi allievi.

Oltre ai vantaggi sopra esposti si aggiunge ancora qui che:

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l. L'allievo sarà sempre pieno di rispetto verso l'educatore e ricorderà ognor con piacere la direzione avuta, considerando tuttora quali padri e fratelli i suoi l\Taestri e gli altri superiori. Dove vanno quasti allievi per lo più sono la consolazione della famiglia, utili cittadini e buoni cristiani.

2. Qualunque sia il carattere, l'indole, lo stato morale di un allievo all'epoca della sua accettazione, i parenti possono vivere sicuri, che il loro figlio non potrà peggiorare, e si può dare per certo che si otterrà sempre qualche miglioramento. Anzi certi fanciulli che per molto tempo furono il flagello de' parenti e perfino rifiutati dalle case correzionali, coltivati secondo questi princìpi, cangiarono indole, carattere, si dil':dero ad una vita costumata, e presentemente occupano onorati uffizi nella società, divenuti così il sostegno della fa­miglia, decoro del paese in cui dimorano.

3. Gli allievi che per avventura entrassero in un Istituto con tristi abitudini, non possono danneggiare i loro compagni. Né i giovanetti buoni potranno rice­vere nocumento da costoro, perché non avvi né tempo, né luogo, né opportunità, perciocché l'Assistente, che supponiamo presente, ci porrebbe tosto rimedio.

IV

Una parola sui castighi

Che regola tenere nell'infliggere castighi? Dove è possibile non si faccia mai uso dei castighi: dove la neces­sità chiede repressione, si ritenga quanto segue:

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l. L'educatore tra gli allievi cerchi di farsi amare, se vuoi farsi temere. In questo caso la sottrazione di benevolenza è un castigo che eccita l'emulazione, dà coraggio e non avvilisce mai.

2. Presso ai giovanetti è castigo quello che si fa servire per castigo. Si è osservato che uno sguardo non amorevole sopra taluni produce maggior effetto che non farebbe uno schiaffo. La lode quando una cosa è ben fatta, il biasimn quando vi è trascuratezza, è già un gran premio od un castigo.

3. Eccettuati rarissimi casi, le. correzioni, i castighi non si diano mai in pubblico, ma privatamente, !ungi dai compagni, e si usi massima prudenza e pazienza per fare che l'allievo comprenda il suo torto con la ragione e con la Religione.

4. Il percuotere in qualunque modo, il mettere in ginocchio con posizione dolorosa, il tirar le orecchie ed altri castighi simili debbonsi assolutamente evitare, perché sono proibiti dalle leggi civili, irritano grande­mente i giovani ed avviliscono l'educatore.

S. Il Direttore faccia ben conoscere le regole, i premi ed i castighi stabiliti dalle leggi di disciplina, affinché l'allievo non si possa scusare dicendo: Non sapevo che ciò fosse comandato o proibito.

Se nelle nostre Case si metterà in pratica questo sistema, io credo che potremo ottenere grandi van­taggi senza venire né alla sferza, né ad altri violenti castighi. Da circa quarant'anni tratto con la gioventù,

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e non mi ricordo d 'aver usato castighi di sorta, e con l'aiuto di Dio ho sempre ottenuto non solo quanto era di dovere, ma eziandio quello che sem;Jlicem~nte desideravo, e ciò da quegli stessi fanciulli di cm sem­brava perduta la speranza di buona riuscita.

v Altre raccomandazioni.

Quelli che trovansi in qualche ufficio o prestano assistenza ai gionni, che la Divina Provvidenza ci affida, hanno tutti l'incarico di dare avvisi e consigli a qualunque giovane della Casa, ogni qual volta vi è ragione di farlo, specialm~nte quando si tratta d'impe­dire l'offesa di Dio.

Ognuno procuri di farsi amare se vuoi farsi temere. Egli conseguirà questo gran fine se con le parole e più

· ancora con i fatti, farà conoscere che le sue sollecitudini sono dirette esclusivamente al vantaggio spirituale e temporale de' suoi allievi.

Nell'assistenza poche parole, molti fatti, e si dia agio agli allievi di esprimere liberam"!nte i loro pensieri : ma si stia attenti a rettificare ed anche correggere le espressioni, le parole, gli atti che non fossero conformi 01lla cristiana educazione.

I giovanetti sogliono m:mifestare uno di questi caratteri diversi : indole buona, ordinaria, difficile, cat­tiva. È nostro stretto dovere di studiare i m·~zzi che valgano a conciliare questi caratteri diversi, per far

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del bene a tutti senza che gli um s1ano di nocumcnto agli altri.

A coloro che hanno sortito dalla natura un carat­tere, un'indole buona, basta .la sorveglianza generale, spiegando le regole disciplinari e raccomandandone l'osservanza.

La categoria dei più è di coloro che hanno carat­tere ed indole ordinaria, alquanto volubile e proclive all'indifferenza: costoro hanno bisogno di brevi, ma frequenti raccomandazioni, avvisi e consigli. Bisogna incoraggiarli al lavoro, anche con piccoli premi, e dim:>strando d'aver grande fiducia in loro senza trascu­rarne la sorveglianza.

Ma gli sforzi e le sollecitudini devono essere in modo spe,~iale rivolti alla terza categoria, che è quella dei discepoli difficili, ed anche discoli. Il numero di costoro si può calcol~re uno su quindici. Ogni supe­riore si adoperi per conoscerli, s'informi della loro passata maniera di vivere, si mostri loro amico, li lasci parlare molto, ma egli parli poco, ed i suoi discorsi siano brevi esempi, massime, episodi e simili. Ma non si perdano mai di vista, senza dar a divedere che si ha diffidenza di loro .

I Maestri, gli Assistenti, quando giungono tra i loro allievi, portino immediatamente l'occhio sopra di questi, e accorgendosi che taluno sia assente lo fac­ciano tosto cercare, sotto apparenza di avergli che dire o raccomandare.

Qualora si dovesse a costoro fare un biasimo, dare avvisi o correzioni, non si faccia mai in presenza dei compagni. Si può nulladimeno approfittare di fatti, di

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episodi avvenuti ad altri per tirarne lode o biasimo che vada a cadere sopra coloro di cui parliam'l.

Questi sono gli articoli preliminari del nostro Re­golamento. Ma a tutti è indispensabile la pazienza, la diligenza e molta preghiera, senza cui sarebbe inutile ogni Regolamento.

Sac. Giovanni Bosco

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CELEBRAZIONE DI PREGHIERA

Proponiamo una breve celebrazione di preghiera. Potrà essere usata come conclusione della proiezione quando l'ambiente lo permette. La struttura è semplice: un canto, il dialogo di inizio, la lettura che propone un pensiero di Don Bosco, una preghiera. Questa potrà essere recitata dal gruppo, oppure letta da uno solo. Dopo la preghiera si può concludere col Padre Nostro opportunamente introdotto.

SERVITE IL SIGNORE NELLA GIOIA

l. CANTO

2. DIALOGO D'INIZIO

G Dio gli ha donato molta sapienza e molta prudenza.

T E un cuore grande come le sabbie sulla spiaggia del mare.

G Lodate, o giovani, il Signore : lodate il nome del Signore.

T Credette contro ogni speranza ed è divenuto padre di molte nazioni, come gli era stato promesso.

G Venite, figli, ascoltatemi: vi insegnerò il timore di Dio.

T Ciò che abbiamo imparato, ricevuto,

4·5

e udito da te, noi lo praticheremo. (Dalla Liturgia)

3. LETTURA L Don Bosco ci dice:

Cari giovani: tal uni di voi forse diranno: se comin­ciamo da giovani a servire il Signore, diverremo malinconici. Vi rispondo che non è vero. Coraggio, miei cari, datevi per tempo alla virtù e vi assicuro che avrete sempre il cuore allegro c contento e conoscerete per prova quanto sia dolce e soave servire il Signore.

4. PREGHIERA G Preghiamo!

Signore, tu hai posto nel nostro cuore una grande sete di gioia e felicità. Non permettere che ci inganniamo sulla via per raggiungerla e che la cerchiamo lontano da te. Vogliamo essere ragazzi capaci di vera amicizia tra noi. Aiutaci a comprendere che non è possibile essere felici da soli e che la chiusura e l'egoismo generano solo tristezza. Concedi a noi di vivere nella tua grazia perché la gioia vera viene solo da te.

N.B. - Altre celebrazioni di preghiera si poss.:mo trovare nei libretti D 67, D 68 e D 69.

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INDICE

Note storiche . .

Testo sonorizzato

Discutiamone insieme

a) Appunti per l'Animatore

b) Pista per l'approfondimento e la riflessione

Il sistema preventivo di Don Bosco .

Celebrazione di preghiera

pag. 3

11

l) 30

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TESTIMONI DI CRISTO

CHIESA: SANTI

Cs 1 Francesco, fratello del Signore (f. 48) Cs 2 Il canto di una giovinezza: S. Capitanio (f. 48) Cs 3 Padre Kolbe: una vita donata (f. 48) Cs 4 San Giuseppe Cottolengo (f. 48) Cs 5 Don Bosco, una vita per i giovani (f. 48) Cs 6 Maddalena di Canossa (f. 48)

VITE DI SANTI

D 2 Santa Teresa del Bambino Gesù (f. 42) D 49 San Sebastiano (f. 36) D 53 Santa Cecilia (f. 37) D 51 San Tarcisio (f. 32) D 58 Sant'Antonio da Padova (f. 50) D 63 San Francesco di Sales (f. 63) D 64 Santa Chiara (f. 46) D 65 Santa Caterina da Siena (Patrona d'Italia) (f. 47) D 66 Don Bosco: La sua vita fu tracciata da un sogno (f. 42) D 67 Don Bosco: Il prete dei giovani (f. 42) D 68 Don Bosco: Navigò tra un mare di guai (f. 42) D 69 Don Bosco: L'apostolo nuovo per i tempi nuovi (f. 46) D 79 l martiri deii'Uganda (f. 72) D 82 Francesco, il poverello di Assisi (f. 48) D 83 Tu sei Pietro (f. 63)

Per ordinazioni e informazioni rivolgersi a:

AUDIOVISIVI ELLE DI Cl 10096 LEUMANN (TORINO)