donai kantu ‘olleis n. 07 birdi ke su porru - romperelerighe · 2010. 8. 11. · tere. le grotte...

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1 Birdi ke su porru In margine: ma non marginale Gazetinu de novas, in sardu e italianu Redazione: Via La Marmora 10 - 09040 Villaputzu (CA) N. 07 Donai kantu ‘olleis Mensile autoprodotto di critica sociale Raduno internazionale di speleologia Che cos’è il summit G8? È l’in- contro periodico dei rappre- sentanti dei maggiori potenti della terra in cui si appongo- no, in modo spettacolare, le firme sui protocolli delle inte- se convenute altrove. Conte- nuto di tali intese: come domi- nare ancora il mondo tenendo a bada i miliardi d’individui a cui il dominio ha tolto ogni cosa. Accettare pertanto un incon- tro del genere, addirittura col- laborare per la sua realizzazio- ne e trarne in qualche modo profitto, è semplicemente ver- gognoso, umiliante, indecen- te. Il fatto che, al fine di far accettare il summit alle popo- lazioni, si sia ricorso strumen- talmente alla crisi economica, occupazionale, sociale in ge- nerale, in corso, è operazione speculativa di natura politica ed economica che carica an- cor più di responsabilità i suoi fautori, locali, regionali o di altrove che siano. In ogni caso incontri del ge- nere, in cui si concentrano mi- gliaia di persone per diversi giorni, rappresentano per il territorio che le ospita un for- tissimo impatto ambientale in cui massicce operazioni di di- struzione degli ecosistemi, di inquinamento a diversi livelli, di speculazione forse altrimen- ti impedita, la fanno da padro- ne. È il caso di La Maddalena, ove si è sfasciato tutto con l’ag- giunta, poi, della beffa. Non tanto per la deviazione del summit (che, vi sarebbe da dire: meno male!) quanto per la distrazione di immense risor- se da altre opere certamente più utili: risanamenti ambien- tali e disinquinamento di aree avvelenate, messa in sicurez- za di linee ferroviarie, valoriz- zazione risanamento e conser- vazione di siti e reperti archeo- logici unici, ecc. – tutte distra- zioni di fondi puntualmente denunciate anche sulle pagi- ne di Birdi – e per l’accumulo di macerie e di incompiute, lo sgombero ed il termine delle quali comporteranno da un canto ulteriori distruzioni e dall’altro immani risorse che come al solito graveranno sulle tasche di tutti noi. Così come sulla gobba dei sardi son rica- dute le notevoli somme (mol- teplici centinaia di milioni di euro) finora spese e di cui beneficieranno, potete esser- ne certi, le multinazio- nali che infi- ne riceveran- no dal gover- no le struttu- re realizzate con soldi pubblici. Fatto è che quell’incon- tro è stato di- rottato altro- ve, per deci- sione del go- verno, le cui motivazioni reali vanno ben al di là della “solida- rietà” ai ter- remotati del- l’Umbria, co- stretti a so- stenere, per questioni di spettacolo berlusconiano, l’im- patto vergognoso della espo- sizione delle proprie condizio- ni attuali alla bontà dei senti- menti dei dominatori del mon- do per riceverne eventuali ele- mosine. Impossibile individuare tutte le ragioni di una simile “distra- zione”, anche se l’opposizio- ne parlamentare attuale (ieri al governo e promotore, unita- mente all’ex governatore della Sardegna Renato Soru, del G8 a La Maddalena) tenta di ac- creditare la tesi secondo cui il dirottamento vi è stato a cau- La fortuna dei cinghiali, la disgrazia dell’Abruzzo Il G8 mancato A partire dal 28 aprile e per di- versi giorni ad Urzulei si è te- nuto il raduno speleologico in- ternazionale Ichnussa 2009, partecipato da appassionati di diverse nazionalità e attratti- va turistica per centinaia di persone di ogni dove. Il neonato Comitato per la salvaguardia delle grotte de s’Ingutidroxa site in territorio di Villaputzu e già minacciate dalle attività della base milita- re di Quirra, ha proposto per l’occasione una mostra tema- tica su di esse, in quanto oggi ulteriormente minacciate dalla ipotesi di costruzione dell’ae- roporto sull’altopiano del Kar- diga ( Su Pranu), sovrastante esattamente le grotte carsiche. Nei propositi del Comitato vi doveva essere anche uno spa- zio di dibattito con gli speleo- logi presenti, dal momento che le grotte oltre ad essere conti- gue al territorio in cui si svol- geva il raduno, sono comun- que fra i sistemi carsici più im- portanti d’Europa. Ma non si son potuti realizza- re né dibattito né mostra: al- l’ultimo momento lo spazio che doveva ospitarli non era più disponibile; e nello spazio che, al secondo giorno, era stato contrattato, la mostra è stata completamente occulta- Si riaccendono timori e pole- miche sul nucleare all’an- nuncio che in Sardegna vi sa- rebbero dei siti ritenuti com- patibili con l’impianto delle centrali atomiche. Forse ci sbagliamo ma a noi pare tut- ta gazzosa. Perché realizzare centrali nucleari in Sardegna è molto problematico, dal momento che andrebbero im- portati i combustibili fissili ed esportata poi l’energia, con una ulteriore lievitazione dei costi già di per sé altissimi. Il fatto di essere governati da un’associazione per delin- quere non ci lascia però del tutto tranquilli; perché dato che i costi ricadono sulla col- lettività ed i guadagni vengono in- tascati dai pochi capi- talisti, qual- cuno po- trebbe esse- re invoglia- to ad intra- prendere lavori se- condo il progetto originario, anche se non li por- terà mai a compimen- to per diver- si motivi, non ultimo i costi di rea- sa dell’assenza di risorse fi- nanziarie. Tesi certamente po- litica che intende criticare il governo attuale che non in- tende affatto accantonare i suoi mastodontici progetti di opere stupide con i soldi dei cittadini (vedi, ad esempio, il ponte sullo stretto di Messi- na). A voler essere più maligni si potrebbe sostenere che il mu- tamento di rotta vi è stato per fare dispetti alla passata mag- gioranza ma in pochi accredi- terebbero tale tesi. Più credibile è l’ipotesi dello scippo a causa di due avveni- menti in pratica concomitanti, uno sfuggito quasi del tutto a politologi tuttologi e cronachi- sti: 1) la temuta invasione di La Maddalena, isola e città, di una folta comunità di cinghia- li già arrivata alle soglie del- l’abitato (in aprile erano già a Villa Webber); 2) la contestuale diffusione della cosiddetta “influenza suina”. Checché se ne dica, se pure risultasse facile la conviven- za, per qualche giorno, fra suinidi di razza diversa il ter- rore del contagio consiglia i porci a due gambe di starsene ben lontano da quelli a 4 zam- pe. Noi, manco a dirlo, vedia- mo le cose da un’ottica diver- sa: meno male che la deviazio- ne del summit evita ai cinghia- li la contaminazione con i por- ci più potenti del mondo! lizzazione e la scelta appa- rentemente stupida della di- slocazione. Nel frattempo il sindaco di Barisardo (uno dei possibili siti individuati in Sardegna) chiama la popolazione e gli amministratori dell’Oglia- stra ad esprimere il proprio dissenso. Forse non sa che il governo ha già da molti mesi previsto il commissariamento degli enti (locali e non) che si opporranno a centrali nu- cleari e depositi di scorie. Speriamo che nessuno rac- conti ai sindaci di Villaputzu e di Perdas che un deposito di scorie darebbe lavoro a molte persone. Vi è da temere infatti, ipote- si che a noi sembra la più plausibile, al momento, che la Sardegna funga più re- alisticamen- te, nei proget- ti nucleari del potere politi- co economi- co, da deposi- to delle scorie “vecchie” e nuove. E che, di conse- guenza, i po- sti di lavoro da becchino si moltiplichi- no. Nucleare, si riparte ta dal service della manifesta- zione musicale, dietro sugge- rimento di uno degli organiz- zatori. I componenti del Comitato si aspettavano certo dei proble- mi in una manifestazione rea- lizzata con finalità turistiche, cioè per vendere ai visitatori l’immagine fittizia di una Sar- degna bella e incontaminata. La mostra esplicitava infatti che dietro l’immagine da car- tolina la Sardegna è piena di merda e c’è chi lavora per ag- giungerne ancora. Ciò che sto- nava non poco col raduno di Urzulei, soprattutto dal mo- mento che tra i maggiori finanziatori c’è la Provincia d’Ogliastra che ha contribui- to con 50.000 euro alla manife- stazione, ed i cui amministra- tori non mancano, in pubblico ed in privato, di difendere la bontà del paventato aeropor- to militare. Dopo la pubblicizzazione sui giornali regionali dell’iniziati- va del Comitato per la salva- guardia di s’Ingutidroxa, il sin- daco di Perdasdefogu, appre- sa la notizia, ha immediatamen- te telefonato ai soci dello speleo club del paese, pensan- do che in quanto amanti della grotta fossero implicati nel rea- to di lesa base militare, lamen- tandosi con essi. E queste ani- me belle, come dei bambini, son arrivate a dire che queste cose non si dovrebbero fare perché ora il sindaco se la pren- de con loro, povere stelle. Non ci resta che sottolineare l’ipocrisia degli amministrato- ri provinciali ogliastrini che per bocca dell’assessore al turi- smo, Luigi Lai, dichiarano al- l’Unione Sarda: “Abbiamo vo- luto valorizzare un patrimonio carsico di grande valore che sarà conosciuto da un bacino enorme di potenziali visitato- ri”. Omettendo di dire che essi stessi stanno attivamente contribuendo a distruggere il sistema carsico più importan- te che la provincia di Ogliastra rivendica al suo territorio, no- nostante ne sia semplicemen- te al confine. In generale gli organizzatori tutti non disdegnano di realiz- zare un evento – pregevole per altri versi e con diverse moda- lità e funzioni – per promuo- vere la salvaguardia della lon- tana Amazzonia, purché si possa far finta di niente e non disturbare gli interessi di chi stà devastando casa nostra. Vi sarebbe da ridere, se non ci toccasse piangere, ovviamen- te! A dare retta all’enfasi di gior- nalisti, espositori, autorità di vario genere, e ovviamente di coloro che per l’occasione han riempito il portafogli, parreb- be che tali iniziative, di per sé, risolvano in un batter d’oc- chio tutti i problemi pubblici e privati. L’apparenza, ovvero lo spet- tacolo (naturalistico o sociale poco importa) la fa ancora una volta da padrona. Soprattutto qualora, come accade ai cro- nisti dell’Unione Sarda del 30 aprile, R. Erittu e S. Loi, ci si “dimentica” di porre in eviden- za, unitamente a personalità ed Enti che hanno organizza- to, finanziato e partecipato alla manifestazione, che sia il Su- pramonte, sia il “Sutamonte”, grutas e non grutas, possono continuare a vivere e preser- vare la loro meravigliosa bel- lezza e funzione soltanto qua- lora continuino a supportare bestiame ed esseri umani in quantità limitata, nonché atti- vità umane svolte nella con- sapevolezza dell’equilibrio precario e fragile del territorio in generale, delle grotte in par- ticolare. In assenza della consapevo- lezza di tale fragilità da parte delle genti che abitano il terri- torio non tarderanno ad emer- gere quelle mille contraddizio- ni che invece sono evitabili con l’impegno consapevole di tutti. Specialmente qualora l’enfasi giornalistica e l’entu- siasmo delle popolazioni ven- gano indirizzati a senso unico verso presunte soluzioni eco- nomico-sociali come può es- sere il turismo, È necessario pertanto non in- vocare, come si è fatto anche ad Urzulei, alcun albero dello spirito santo, né alcuna madre delle acque, né gli spiriti delle grotte per salvaguardare il ter- ritorio, le sue risorse grotte incluse, e le genti che lo abita- no, bensì molto più semplice- mente che tutti assieme, in pri- ma persona si attivino per op- porsi con forza a tutti coloro (e sono tanti) che nei mille modi possibili intendono ridur- re l’ambiente di tutti ad ogget- to da cui estrarre profitto e po- tere. Le grotte del Supramon- te e di tutto il mondo si atten- dono questo dalle genti, non appelli agli spiriti santi. E le grotte di s’Ingutidroxa non sono da meno. Sul raduno di Urzulei È ufficiale, siamo i più fessi d’Europa. Secondo uno stu- dio di Legambiente i sardi, con 200 litri annui pro capi- te di consumo di acqua mine- rale, sono primi in Europa e terzi nel mondo, dopo gli Emirati arabi (260 litri) ed il Messico (205 litri). Per la cronaca, la media procapite in Italia è di 196 litri. Davvero un bel primato, dal momento che l’acqua imbot- tigliata è di qualità inferiore a quella del rubinetto, e che la legge gli consente di con- tenere schifezze per le quali l’acqua della condotta ver- rebbe dichiarata non potabi- le (senza contare che viene contenuta in bottiglie di pla- stica). Oltre i costi e l’inqui- namento dovuti al trasporto e l’imbottigliamento, che sen- so ha consentire a qualcuno di lucrare ed esaurire un bene collettivo come le sorgenti? Ma su sardu est tontu o mali pagau? Acque minerali Primati Ai lettori indovinare di chi si tratta. Pare un brav’uomo, in- vece è semplicemente un servo ligio al padrone. Pare addirit- tura un essere umano, ma è tutt’altra cosa. È una bestia da carriera ed attualmente ricopre un’importan- te ruolo di gerarca nella povera burocrazia della chiesa roma- na apostolica, e gode di una ben succosa pensione erogata dallo Stato italiano, sempre ben disponibile con bestie simili ad affondare le mani nel forziere dei tributi estorti alla povera gente. Si mostra sempre col sorriso sulle labbra dato che può van- tare un cospicuo conto in banca mensilmente arricchito, e doni a non finire da parte di sciocchi e sciocche sempre in gran numero. Sembrerebbe persona acculturata, ma a ben vedere è solo qualcuno che vanta una vana somiglianza col cultore. Ha, più che altro, una faccia da cul. Chi è? (La risposta è contenuta tra le righe di questo numero. Trovala!) Indovina indovinello: chi sarà mai? Urzulei, fine aprile

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    Birdi ke su porruIn margine:ma non marginale

    Gazetinu de novas, in sardu e italianu

    Redazione: Via La Marmora 10 - 09040 Villaputzu (CA)

    N. 07Donai kantu ‘olleis

    Mensile autoprodotto di critica sociale

    Raduno internazionaledi speleologia

    Che cos’è il summit G8? È l’in-contro periodico dei rappre-sentanti dei maggiori potentidella terra in cui si appongo-no, in modo spettacolare, lefirme sui protocolli delle inte-se convenute altrove. Conte-nuto di tali intese: come domi-nare ancora il mondo tenendoa bada i miliardi d’individui acui il dominio ha tolto ognicosa.Accettare pertanto un incon-tro del genere, addirittura col-laborare per la sua realizzazio-ne e trarne in qualche modoprofitto, è semplicemente ver-gognoso, umiliante, indecen-te. Il fatto che, al fine di faraccettare il summit alle popo-lazioni, si sia ricorso strumen-talmente alla crisi economica,occupazionale, sociale in ge-nerale, in corso, è operazionespeculativa di natura politicaed economica che carica an-cor più di responsabilità i suoifautori, locali, regionali o dialtrove che siano.In ogni caso incontri del ge-nere, in cui si concentrano mi-gliaia di persone per diversigiorni, rappresentano per ilterritorio che le ospita un for-tissimo impatto ambientale incui massicce operazioni di di-struzione degli ecosistemi, diinquinamento a diversi livelli,di speculazione forse altrimen-ti impedita, la fanno da padro-ne.È il caso di La Maddalena, ovesi è sfasciato tutto con l’ag-giunta, poi, della beffa. Nontanto per la deviazione delsummit (che, vi sarebbe dadire: meno male!) quanto perla distrazione di immense risor-se da altre opere certamentepiù utili: risanamenti ambien-tali e disinquinamento di areeavvelenate, messa in sicurez-za di linee ferroviarie, valoriz-zazione risanamento e conser-vazione di siti e reperti archeo-logici unici, ecc. – tutte distra-zioni di fondi puntualmentedenunciate anche sulle pagi-ne di Birdi – e per l’accumulodi macerie e di incompiute, losgombero ed il termine dellequali comporteranno da uncanto ulteriori distruzioni edall’altro immani risorse checome al solito graveranno sulletasche di tutti noi. Così comesulla gobba dei sardi son rica-dute le notevoli somme (mol-teplici centinaia di milioni dieuro) finora spese e di cuibeneficieranno, potete esser-

    ne certi, lemultinazio-nali che infi-ne riceveran-no dal gover-no le struttu-re realizzatecon soldipubblici.Fatto è chequell’incon-tro è stato di-rottato altro-ve, per deci-sione del go-verno, le cuimotivazionireali vannoben al di làdella “solida-rietà” ai ter-remotati del-l’Umbria, co-stretti a so-stenere, perquestioni di

    spettacolo berlusconiano, l’im-patto vergognoso della espo-sizione delle proprie condizio-ni attuali alla bontà dei senti-menti dei dominatori del mon-do per riceverne eventuali ele-mosine.Impossibile individuare tuttele ragioni di una simile “distra-zione”, anche se l’opposizio-ne parlamentare attuale (ieri algoverno e promotore, unita-mente all’ex governatore dellaSardegna Renato Soru, del G8a La Maddalena) tenta di ac-creditare la tesi secondo cui ildirottamento vi è stato a cau-

    La fortuna dei cinghiali, la disgrazia dell’Abruzzo

    Il G8 mancato

    A partire dal 28 aprile e per di-versi giorni ad Urzulei si è te-nuto il raduno speleologico in-ternazionale Ichnussa 2009,partecipato da appassionati didiverse nazionalità e attratti-va turistica per centinaia dipersone di ogni dove.Il neonato Comitato per lasalvaguardia delle grotte des’Ingutidroxa site in territoriodi Villaputzu e già minacciatedalle attività della base milita-re di Quirra, ha proposto perl’occasione una mostra tema-tica su di esse, in quanto oggiulteriormente minacciate dallaipotesi di costruzione dell’ae-roporto sull’altopiano del Kar-diga (Su Pranu), sovrastanteesattamente le grotte carsiche.Nei propositi del Comitato vidoveva essere anche uno spa-zio di dibattito con gli speleo-logi presenti, dal momento chele grotte oltre ad essere conti-gue al territorio in cui si svol-geva il raduno, sono comun-que fra i sistemi carsici più im-portanti d’Europa.Ma non si son potuti realizza-re né dibattito né mostra: al-l’ultimo momento lo spazioche doveva ospitarli non erapiù disponibile; e nello spazioche, al secondo giorno, erastato contrattato, la mostra èstata completamente occulta-

    Si riaccendono timori e pole-miche sul nucleare all’an-nuncio che in Sardegna vi sa-rebbero dei siti ritenuti com-patibili con l’impianto dellecentrali atomiche. Forse cisbagliamo ma a noi pare tut-ta gazzosa. Perché realizzarecentrali nucleari in Sardegnaè molto problematico, dalmomento che andrebbero im-portati i combustibili fissili edesportata poi l’energia, conuna ulteriore lievitazione deicosti già di per sé altissimi.Il fatto di essere governati daun’associazione per delin-quere non ci lascia però deltutto tranquilli; perché datoche i costi ricadono sulla col-lettività ed ig u a d a g n ivengono in-tascati daipochi capi-talisti, qual-cuno po-trebbe esse-re invoglia-to ad intra-p r e n d e r elavori se-condo ilp r o g e t t ooriginario,anche senon li por-terà mai acompimen-to per diver-si motivi,non ultimo icosti di rea-

    sa dell’assenza di risorse fi-nanziarie. Tesi certamente po-litica che intende criticare ilgoverno attuale che non in-tende affatto accantonare isuoi mastodontici progetti diopere stupide con i soldi deicittadini (vedi, ad esempio, ilponte sullo stretto di Messi-na).A voler essere più maligni sipotrebbe sostenere che il mu-tamento di rotta vi è stato perfare dispetti alla passata mag-gioranza ma in pochi accredi-terebbero tale tesi.Più credibile è l’ipotesi delloscippo a causa di due avveni-menti in pratica concomitanti,uno sfuggito quasi del tutto apolitologi tuttologi e cronachi-sti: 1) la temuta invasione diLa Maddalena, isola e città, diuna folta comunità di cinghia-li già arrivata alle soglie del-l’abitato (in aprile erano già aVilla Webber); 2) la contestualediffusione della cosiddetta“influenza suina”.Checché se ne dica, se purerisultasse facile la conviven-za, per qualche giorno, frasuinidi di razza diversa il ter-rore del contagio consiglia iporci a due gambe di starseneben lontano da quelli a 4 zam-pe. Noi, manco a dirlo, vedia-mo le cose da un’ottica diver-sa: meno male che la deviazio-ne del summit evita ai cinghia-li la contaminazione con i por-ci più potenti del mondo!

    lizzazione e la scelta appa-rentemente stupida della di-slocazione.Nel frattempo il sindaco diBarisardo (uno dei possibilisiti individuati in Sardegna)chiama la popolazione e gliamministratori dell’Oglia-stra ad esprimere il propriodissenso. Forse non sa che ilgoverno ha già da molti mesiprevisto il commissariamentodegli enti (locali e non) chesi opporranno a centrali nu-cleari e depositi di scorie.Speriamo che nessuno rac-conti ai sindaci di Villaputzue di Perdas che un depositodi scorie darebbe lavoro amolte persone. Vi è da temere

    infatti, ipote-si che a noisembra la piùplausibile, almomento, chela Sardegnafunga più re-alisticamen-te, nei proget-ti nucleari delpotere politi-co economi-co, da deposi-to delle scorie“vecchie” enuove. E che,di conse-guenza, i po-sti di lavoroda becchinosi moltiplichi-no.

    Nucleare, si riparte

    ta dal service della manifesta-zione musicale, dietro sugge-rimento di uno degli organiz-zatori.I componenti del Comitato siaspettavano certo dei proble-mi in una manifestazione rea-lizzata con finalità turistiche,cioè per vendere ai visitatoril’immagine fittizia di una Sar-degna bella e incontaminata.La mostra esplicitava infattiche dietro l’immagine da car-tolina la Sardegna è piena dimerda e c’è chi lavora per ag-giungerne ancora. Ciò che sto-nava non poco col raduno diUrzulei, soprattutto dal mo-mento che tra i maggiorifinanziatori c’è la Provinciad’Ogliastra che ha contribui-to con 50.000 euro alla manife-stazione, ed i cui amministra-tori non mancano, in pubblicoed in privato, di difendere labontà del paventato aeropor-to militare.Dopo la pubblicizzazione suigiornali regionali dell’iniziati-va del Comitato per la salva-guardia di s’Ingutidroxa, il sin-daco di Perdasdefogu, appre-sa la notizia, ha immediatamen-te telefonato ai soci dellospeleo club del paese, pensan-do che in quanto amanti dellagrotta fossero implicati nel rea-to di lesa base militare, lamen-

    tandosi con essi. E queste ani-me belle, come dei bambini,son arrivate a dire che questecose non si dovrebbero fareperché ora il sindaco se la pren-de con loro, povere stelle.Non ci resta che sottolinearel’ipocrisia degli amministrato-ri provinciali ogliastrini che perbocca dell’assessore al turi-smo, Luigi Lai, dichiarano al-l’Unione Sarda: “Abbiamo vo-luto valorizzare un patrimoniocarsico di grande valore chesarà conosciuto da un bacinoenorme di potenziali visitato-ri”.Omettendo di dire che essistessi stanno attivamentecontribuendo a distruggere ilsistema carsico più importan-te che la provincia di Ogliastrarivendica al suo territorio, no-nostante ne sia semplicemen-te al confine.In generale gli organizzatoritutti non disdegnano di realiz-zare un evento – pregevole peraltri versi e con diverse moda-lità e funzioni – per promuo-vere la salvaguardia della lon-tana Amazzonia, purché sipossa far finta di niente e nondisturbare gli interessi di chistà devastando casa nostra.

    Vi sarebbe da ridere, se non citoccasse piangere, ovviamen-te!A dare retta all’enfasi di gior-nalisti, espositori, autorità divario genere, e ovviamente dicoloro che per l’occasione hanriempito il portafogli, parreb-be che tali iniziative, di per sé,risolvano in un batter d’oc-chio tutti i problemi pubblici eprivati.L’apparenza, ovvero lo spet-tacolo (naturalistico o socialepoco importa) la fa ancora unavolta da padrona. Soprattuttoqualora, come accade ai cro-nisti dell’Unione Sarda del 30aprile, R. Erittu e S. Loi, ci si“dimentica” di porre in eviden-za, unitamente a personalitàed Enti che hanno organizza-to, finanziato e partecipato allamanifestazione, che sia il Su-pramonte, sia il “Sutamonte”,grutas e non grutas, possonocontinuare a vivere e preser-vare la loro meravigliosa bel-lezza e funzione soltanto qua-lora continuino a supportarebestiame ed esseri umani inquantità limitata, nonché atti-vità umane svolte nella con-sapevolezza dell’equilibrioprecario e fragile del territorioin generale, delle grotte in par-ticolare.In assenza della consapevo-lezza di tale fragilità da partedelle genti che abitano il terri-torio non tarderanno ad emer-gere quelle mille contraddizio-ni che invece sono evitabilicon l’impegno consapevole ditutti. Specialmente qualoral’enfasi giornalistica e l’entu-siasmo delle popolazioni ven-gano indirizzati a senso unicoverso presunte soluzioni eco-nomico-sociali come può es-sere il turismo,È necessario pertanto non in-vocare, come si è fatto anchead Urzulei, alcun albero dellospirito santo, né alcuna madredelle acque, né gli spiriti dellegrotte per salvaguardare il ter-ritorio, le sue risorse grotteincluse, e le genti che lo abita-no, bensì molto più semplice-mente che tutti assieme, in pri-ma persona si attivino per op-porsi con forza a tutti coloro(e sono tanti) che nei millemodi possibili intendono ridur-re l’ambiente di tutti ad ogget-to da cui estrarre profitto e po-tere. Le grotte del Supramon-te e di tutto il mondo si atten-dono questo dalle genti, nonappelli agli spiriti santi.E le grotte di s’Ingutidroxanon sono da meno.

    Sul radunodi Urzulei

    È ufficiale, siamo i più fessid’Europa. Secondo uno stu-dio di Legambiente i sardi,con 200 litri annui pro capi-te di consumo di acqua mine-rale, sono primi in Europa eterzi nel mondo, dopo gliEmirati arabi (260 litri) ed ilMessico (205 litri). Per lacronaca, la media procapitein Italia è di 196 litri.Davvero un bel primato, dalmomento che l’acqua imbot-tigliata è di qualità inferiorea quella del rubinetto, e chela legge gli consente di con-tenere schifezze per le qualil’acqua della condotta ver-rebbe dichiarata non potabi-le (senza contare che vienecontenuta in bottiglie di pla-stica). Oltre i costi e l’inqui-namento dovuti al trasportoe l’imbottigliamento, che sen-so ha consentire a qualcunodi lucrare ed esaurire un benecollettivo come le sorgenti?Ma su sardu est tontu o malipagau?

    Acque mineraliPrimati

    Ai lettori indovinare di chi si tratta. Pare un brav’uomo, in-vece è semplicemente un servo ligio al padrone. Pare addirit-tura un essere umano, ma è tutt’altra cosa.È una bestia da carriera ed attualmente ricopre un’importan-te ruolo di gerarca nella povera burocrazia della chiesa roma-na apostolica, e gode di una ben succosa pensione erogatadallo Stato italiano, sempre ben disponibile con bestie similiad affondare le mani nel forziere dei tributi estorti alla poveragente.Si mostra sempre col sorriso sulle labbra dato che può van-tare un cospicuo conto in banca mensilmente arricchito, edoni a non finire da parte di sciocchi e sciocche sempre ingran numero. Sembrerebbe persona acculturata, ma a benvedere è solo qualcuno che vanta una vana somiglianza colcultore. Ha, più che altro, una faccia da cul.Chi è?

    (La risposta è contenuta tra le righe di questo numero. Trovala!)

    Indovina indovinello: chi sarà mai?Urzulei, fine aprile

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    Umani troppo umaniLa chiusura (a catena) delleindustrie (chimiche ma pure dialtri settori), ultima (?) la Rock-wool ad Iglesias, non stimolaalcun ripensamento sulla po-litica economica sarda, artifi-cialmente impostata sulla mo-nocoltura dipendente dal pe-trolio e derivati, né tra coloroche si trovano sull’orlo del li-cenziamento e vedono davantia sé soltanto buio pesto, nétra i responsabili diretti ed in-diretti di tale politica, ed an-cor meno tra i sostenitori diessa, sindacati in primo luo-go.Questi ultimi, sempre in primafila a contrattare le svendite deilavoratori in termini di licen-ziamenti, salari, straordinari,salute dentro e fuori la fabbri-ca, inquinamento del territorioe tutto il resto, rischiano an-ch’essi di restare disoccupati,ora che lo smantellamento in-dustriale pare irreversibile.Di fronte a tale evenienza, edalla non lontana ipotesi di ri-torsione da parte dei lavora-tori, come han fatto gli operaiIneos di Portotorres minac-ciando di restituire le tesserea CGIL, CISL e UIL ai primi dimaggio, o come gli operai Fiatdi Torino che hanno preso acinghiate i confederali nel cor-so di una manifestazione disettore, il 16 maggio, i sinda-calisti nel tentativo di scansa-re le proprie dirette responsa-bilità, non possono non fareemergere, verbalmente, qual-che spicchio di verità. Adesempio affermando che lemultinazionali, al momentodelle loro dismissioni in terrasarda, avrebbero “obblighiambientali da rispettare”.È quanto sostiene, ad esem-pio, il segretario CISL del Sul-cis-Iglesiente, Fabio N., cheintravede, ma proprio comeultima ipotesi, nuove occasio-ni di lavoro nelle necessariebonifiche del territorio ridottoa fonte inesauribile di velenidall’attività di quelle industrieche essi medesimi hanno for-temente voluto.Peccato che le sue visioni esperanze a posteriori arrivinotroppo tardi e siano finalizzatein modo sin troppo evidenteal velleitario tentativo di ripor-tare i buoi dentro la stalla quan-do di essi ormai è scomparsa

    La multinazionale danese pro-prietaria della Rockwool diIglesias ha deciso unilateral-mente di chiudere la fabbricae di licenziare i 200 dipenden-ti. La motivazione dell’azien-da, leader mondiale nella pro-duzione di lana di roccia, è chela domanda è diminuita a cau-sa della crisi in corso.In realtà la stessa azienda stàaprendo un nuovo stabilimen-to nell’Istria, molto più gran-de di quello Sardo. La multi-nazionale non se ne và perchéla vendita di ciò che producesarebbe calata in questo fran-gente ma solo perché in altriluoghi dove il lavoro costameno e vi sono meno regoleper la salvaguardia dell’am-biente guadagnerà molto dipiù.Si vocifera anche che l’attivi-tà possa essere trasferita in In-dia, e questa notizia insieme aquella dello stabilimentoistriano ci dicono che la pro-duzione è tutt’altro che in cri-si.La proprietà oltre a rifiutarsi diintraprendere alcun tipo di trat-tativa e con gli operai e con leistituzioni regionali ha fatto sa-pere che non è nemmeno inte-ressata a vendere. Questo per-ché i danesi sono ben consci,probabilmente perché ne han-no usufruito a loro volta, delmeccanismo perverso che siinnesca in questi casi, di fron-te ad un’azienda “in crisi”. Colpretesto di salvare i posti dilavoro, si forniscono incenti-vi con i soldi pubblici, renden-do per un certo periodo con-veniente la produzione in quelsito. Quando gli incentivi fini-scono l’azienda torna in crisie, se non riesce a scroccarenuove risorse pubbliche, vadove la porta il cuore, in que-sto caso in India.Ora, per i danesi vendere si-gnifica inserire nel mercatonuovi concorrenti che, pur nonavendo la capacità di produr-re in altre zone più convenien-ti (e forse proprio per questo)occuperebbero se non altrouna fetta del mercato italiano,trovandoseli così in mezzo allescatole.Questa la logica del capitale,questa la logica del lavoro.In Francia di fronte a situazio-ni simili han momentaneamen-te superato tale logica seque-strando i manager, costringen-do le aziende al tavolo dellatrattativa. In Argentina duran-te il periodo della bancarottagli operai hanno occupato egestito direttamente le fabbri-che che andavano chiudendo.In Italia invece di fronte allecritiche piovute dalla destraalla presunta radicalità del suosindacato, Epifani (leader del-la CGIL) afferma che grazie alsuo sindacato la protesta nonsi è inasprita come in Franciae in Grecia, e gli operai italianine constatano sempre più i ri-sultati.E in Sardegna? Ci si appella atutti i santi, si attendono ve-scovi cardinali ed il papa af-finché qualche divinità dimo-rante a Cagliari, a Roma o Bru-xelles risolva le vicende. Beh,forse la verità è che si pregapoco e male; uno sforzo in piùnon sarebbe da buttar via ...

    Bologna.I lettori di queste righe ricor-deranno la tragedia ferrovia-ria di Bolognina Crevalcore,tra Bologna e Venezia. Il 7 gen-naio del 2005 si scontrarono 2treni, un treno merci ed unointerregionale utilizzato per lopiù da lavoratori pendolari.Una fitta nebbia impedì che iconduttori dei 2 treni avvistas-sero i semafori. Per cui lo scon-tro non fù evitato. Vi perirono17 persone ed alcune altre de-cine rimasero ferite.Da anni il personale ferrovia-rio avanza all’azienda una se-rie di rivendicazioni, in primoluogo concernenti la sicurez-za dei passeggeri e dei lavora-tori. L’ex azienda pubblica ri-sponde puntualmente con li-cenziamenti, dismissione ditratte ferroviarie ritenute nonconvenienti, convogliandoinvestimenti in linee e treni adalta velocità ed altissimi prez-

    Con l’emergere del capitalismo a modo domi-nante di produzione, si è elaborata anchel’ideologia del lavoro, ovvero la favola se-condo cui il lavoro nobilita l’uomo ed è il mo-mento significativo che lo distingue dagli al-tri animali e lo eleva al di sopra di essi.L’epoca precedente la modernità, i quasi mil-le anni del Medioevo, non aveva in grandeconsiderazione l’attività umana indirizzata amigliorare le condizioni di vita in questa terraed a gioire di essa. Il monopolio della cultura,detenuto dalla chiesa cattolica romanascismatica e no, imponeva per la vita terrenalassismo e sacrifici, miseria e restrizioni per ipiù in funzione della promessa felicità nell’al-dilà, per cui, estorte alle popolazioni ridottein schiavitù le decime per sé ed i balzelli per ifeudatari, si fecero scorrere i secoli senza cheil lavoro nobilitasse gli uomini (e le donne).Fu il nuovo modo di concepire il mondo, sca-turito dall’accumulo di ricchezze mercantilinelle città, che, prima nei paesi della Riformapoi in quelli controriformati, il lavoro iniziò laconquista del primato nella vita degli esseriumani.Lavoro significa sostanzialmente produzio-ne, e nell’ambito della concorrenza una mag-giore produzione vuol dire abbassare i costiper unità di merce prodotta, quindi sbarazza-re il mercato dai produttori concorrenti. Masignifica pure nuove prospettive di vita, su-peramento della cristallizzazione dell’esisten-za, attività, vitalità. In quest’ultimo senso illavoro si presenta come liberatorio dalle im-posizioni religiose del passato, un nuovo

    modo di intendere l’esistenza ed il godimen-to pure dei beni che la soddisfano.L’intrecciarsi dei nuovi valori esistenziali emer-genti con le necessità dell’imperante capitali-smo, soprattutto in seguito alla rivoluzioneindustriale tra il XVIII e il XIX secolo, ha por-tato a maturazione l’ideologia del lavoro per-venuta sino a noi.Il lavoro come punto fermo e “ineliminabile”della vita umana felice; il lavoro come tram-polino per l’arricchimento; il lavoro come iden-tità umana; ecco l’ideologia che ha sorrettol’umanità (ed il capitale) negli ultimi secoli.Ma la realtà ci dice pure altra cosa: il lavoro,almeno così come lo conosciamo, è alienazio-ne; il lavoro è speculare alla merce, e questa èciò che ci stà soffocando; esso stà alla basedel profitto ed il profitto è ciò che ha prodot-to la mercificazione dell’esistente.L’uomo medesimo è semplice merce, l’ambien-te è merce, ogni elemento esistente è mercifi-cato.In nome del lavoro si è avvelenata ogni real-tà: il lavoro uccide, sempre ed in ogni caso.L’ideologia, si sà, è la sovrapposizione delleastrazioni della mente alla realtà, ed oggi as-sistiamo quotidianamente al riverbero del-l’ideologia del lavoro in tutte quelle situazio-ni, e non sono poche, in cui viene impedita lachiusura definitiva di vere e proprie centralidi veleno che hanno assassinato, e stannoassassinando, dipendenti ed ogni forma divita nei dintorni. Non un momento di luciditàper l’inversione di tendenza.Il lavoro prima di tutto, e dunque il profitto!

    Il lavoro schiavizzauomini ... e donne

    ogni traccia. Ed in che manie-ra Fabio N. intenderebbe farrispettare alle multinazionali ipresunti obblighi ambientali?Quali precise garanzie hannochiesto i sindacati all’atto del-le installazioni delle industrieprima di tutto per evitare qual-siasi tipo di inquinamento epoi, nel caso ciò comunquefosse accaduto, per costringe-re le multinazionali proprieta-rie a pagare danni e risana-menti?Nulla di tutto ciò è stato fatto,solo chiacchiere e parole scrit-te. L’”Eldorado” di Furtei in-segna!È chiaro che al di là di ognistrumentalizzazione da partedei corresponsabili delloscempio, la riappropriazionedel territorio non può non pas-sare attraverso l’impegno di-retto dei lavoratori e delle co-munità del territorio, scaval-cando finalmente tutti coloroche han contribuito a determi-nare quel fantomatico svilup-po capitalistico che ha porta-to soltanto dipendenza, inqui-namento del territorio, malat-tie in cambio di un benessereche per dipendenti e popola-zione non c’è mai stato.

    Alla frutta

    zi, costringendo i dipendentia turni massacranti di lavoro etralasciando ogni ipotesi diinvestimenti pure minimi a sal-vaguardia della vita di utenti epersonale.A gratificare tale politica del-l’azienda ex pubblica è inter-venuto ora il magistrato diBologna, Andrea Scarpa, cheha assolto i 10 dirigenti delleFerrovie dello Stato accusatitra l’altro di omicidio colposoplurimo.Quella strage non sarebbe ac-caduta se si fosse installatoun sistema di controllo auto-matico dei treni che superanoil segnale rosso (SCMT). Maevidentemente i dividendi de-gli azionisti valgono assai piùdi 17 morti e decine di feritianche gravi.Ancora una volta è dimostra-to che è un grave errore cerca-re la giustizia in manus de giu-stitzia. Che finalmente impari-no gli utenti e gli stessi lavo-ratori!

    Assassinima non colpevoli

    Iglesias

    Chiusura dellaRockwool

    Brucia la fabbrica e riprenditela!

    Il 10 maggio 2009 a Ballao si ètenuta, organizzata provoca-toriamente e con toni polemicidalla Proloco, la “Festa del fiu-me che non c’è”, o “Sagra del-l’anguilla acquistata in pesche-ria” che dir si voglia.Gli organizzatori infatti denun-ciano che il pescato utilizzatoper il pranzo si è dovuto com-prare in altri territori, dal mo-mento che a causa delle nu-merose dighe non esiste più ilFlumendosa. E fanno purenotare come fino a pochi de-

    Sarrok

    Portotorres

    MutamentiSon bastati alcuni decenni dipresenza ed attività della Sa-ras, della famiglia Moratti, perinnescare il processo accele-rato di mutazioni genetichenella popolazione di Sarrok.Roba da primato, insomma, ingrado di sconvolgere tutti gliassunti scientifici sull’evolu-zione della specie umana, la cuiorigine vien datata, oggi, admolteplici milioni di anni fa.Per raggiungere tale record,però, non solo è necessarioavvelenare l’ambiente, bensìfarlo ininterrottamente perqualche anno, tutti i santi gior-ni.È certamente in vista dellaconquista di tale record chealla Saras non passa dì che nonvi sia il superamento del mas-simo stabilito di emissioni diveleni.E cosa credete che accada?Nulla, alla Saras!E alle popolazioni? Ma a chivolete che importi!In ogni caso son garantite dalcontrollo intrecciato di parec-chie istituzioni: la medesimaSaras prima di tutto; poi dallaASL; quindi dalla Provincia(Presidio Multizonale di Pre-venzione) ed infine dalla Re-gione.O non è così?

    DiossinaAprile 2006: nei pesci delle ac-que di Portotorres viene rin-venuta diossina in quantità100 volte superiore al valoremassimo (pure aumentato inseguito alla strage di Seveso,ricordate?) stabilito dalla leg-ge.La diossina finita nella catenaalimentare in così enormi quan-tità non poteva essere adde-bitata a fattori estemporaneima ad un fenomeno di inqui-namento continuativo.Tre le aziende individuate:Syndial, Ineos Vinylis e SasolItaly.I controllori però evidente-mente non controllano untubo: ASL, Assessorato Reg.lealla sanità e Presidio Multizo-nale di Prevenzione non visono, e se vi sono son giratidall’altra parte.Non resta che vietare la pescae ciò significa far ricadere glioneri dell’inquinamento suipescatori della zona, nell’im-mediato.E per il resto? Nessun respon-sabile! Cosa volete, per il pro-gresso, i posti di lavoro, losviluppo, potete tranquilla-mente venire avvelenati, fini-re disoccupati, e ...

    Ballao

    Fiumeed acqua chenon vi son più

    cenni fa il fiume era fonte dilavoro per numerosi pescatorie in generale di reddito per l’in-tera comunità.La posizione degli organizza-tori è pienamente condivisibile,almeno per noi, solo manca diuna visione di insieme.Non basta, a nostro parere,pretendere che venga rilascia-ta più acqua per far rivivere ilfiume e di conseguenza ren-dere nuovamente vitali le co-munità che ai suoi margini sisono sviluppate nei millenni.Occorre capire la logica di svi-luppo che ha portato alla mor-te del fiume e alla conseguen-te distruzione del suo ecosi-stema e della cultura umanache vi si era stabilita attorno.La rapina delle risorse idricheattuato dall’ente Flumendosa– funzionale alla crescita dellerealtà industriali ed agricoleintensive del cagliaritano e,oggi, al convogliamento del-l’acqua nelle zone costiere diun distruttivo turismo nonchéper l’irrigazione di vergogno-si ed immensi campi da golf perl’èlite delle classi dirigenzialimondiali – è parte di un’operadi rapina e distruzione delle ri-sorse ambientali ed umane chein Sardegna ed in particolarmodo in questo territorio sipuò tranquillamente definirecoloniale. Impone infatti unariorganizzazione del territorioe delle sue genti secondo pa-rametri e convenienze elabo-rati altrove; fenomeno presen-te in forme qualitativamente equantitativamente diverse intutto il mondo.Fino a quando non ci abitue-remo a considerare i probleminel loro insieme avremo diffi-coltà ad elaborare delle strate-gie efficaci a risolvere quelliche in apparenza ci sembranoaspetti circoscritti ad un am-bito decisionale locale e cheinvece sono parte del logicofunzionamento di un sistemaeconomico e di potere.Un esempio: cosa succederàalle popolazioni ed a quelloche resta del fiume quando lagestione delle acque passeràin mani di privati o comunque,come prevede la nuova nor-mativa votata lo scorso annodal parlamento italiano “oppo-sizione” inclusa, sarà d’obbli-go realizzare il massimo profit-to possibile pure su un benefondamentale, e comunitario,come l’acqua?Ecco perché è bene attrezzarsifin da subito affinché alla pub-blica denuncia degli scempiterritoriali si affianchi la mobi-litazione delle genti per oppor-si all’ennesimo esproprio.

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    Venerdì 8 maggio va in onda,all’interno del programma diItalia 1 “Le iene”, un serviziodedicato alla situazione sani-taria attorno al poligono diQuirra.Non c’è molto da dire sul ser-vizio in sé, dal nostro punto divista inserire un argomentocomplesso e drammatico comela presenza e l’attività del po-ligono, nonché le morti adesso correlate in un conteni-tore come quello (fatto dimontaggi veloci, stacchettimusicali, balletti e divertenti-smo) non aiuta ad inquadrareil problema nelle sue realiconnotazioni e non determinanessun contenuto conosciti-vo. Siamo al corrente del ram-marico del giornalista, espres-so attraverso un sms inviatoad alcuni degli intervistati, peri tagli subiti dal suo servizioma quel tipo di spettacolo te-levisivo, appunto basato su unritmo accelerato in modo daimporre allo spettatore un ef-fetto comico-esilarante, ha lesue regole ed è il contenutoad adattarsi al contenitore edacquisirne il senso e non vi-ceversa. Riflessione questache comunque va fatta sem-pre prima, non a posteriori.D’altra parte comprendiamo lemotivazioni delle persone chesi sono fatte intervistare, conalcune delle quali abbiamocondiviso un percorso e sicu-ramente lavoreremo insiemeanche in futuro, ma la realtàstessa delle cose le chiama ariflettere sul fatto che non tut-to quello che si fa è necessa-riamente positivo e che in que-sto caso sarebbe stato meglioastenersene. Indubbiamentequesta trasmissione televisivagode di una notevole audien-ce fra un pubblico che, bontàsua, si ritiene “giovane e vita-le”, ma il fatto che di un argo-mento come questo se ne di-scuta in termini di banalizza-zione estrema fra un pubblicomolto esteso non ci porta afare nessun passo avanti.In primo luogo la maggior par-te di quel pubblico è troppoimpegnato ad essere “giova-ne e vitale” (secondo i canoniculturali imposti proprio daquelle forme di comunicazio-ne televisiva), per connettereil proprio cervello alla realtàche lo circonda. In secondoluogo, almeno nei nostri terri-tori – gli unici in cui per il mo-mento possiamo esprimereuna qualche capacità di azio-ne – l’argomento è abbastan-za noto, nei suoi contenutigenerali. Qui ciò che serve èapprofondire le questioni, inmodo da migliorare la coscien-za nel sociale e renderla ope-rativa. In altre parole credia-mo che sia indispensabile iden-tificare i nostri nemici per quel-lo che sono (siano singoli,strutture o istituzioni) in quan-to mettono in discussione lalibertà e la vita sul nostro ter-ritorio, e scoprire le praticheconcrete che ci permettano dimettere realmente in crisi laloro attività, costruendo unpercorso che ci dia la forza dimettere in pratica queste sco-perte.In sostanza vi è bisogno di in-terventi di qualità nelle sediadatte, più che una quantitàdi essi in tutte le sedi che ca-p i t a n o .

    Per noi internazionalisti non vi è alcuna differenza fra abitanti diVillaputzu e di Perdas, ancor meno tra i primi cittadini. Nonostantela nostra avversità alla vostra vergognosa posizione, dopo unsofferto dibattito tra i redattori, che ha rasentato la rottura delnostro fin’ora affiatato gruppo, abbiamo deciso all’unanimità menoil 50% di una di noi, di pubblicarvi, al fine di non rinnegare ilnostro sincero, incrollabile credo democratico. Tra l’altro non cifidiamo affatto del fatto che siete solo 7 e mezzo, ma riteniamo chesiate se non altro almeno 8, anche se non cogliamo il motivo del-l’anonimato della vostra metà. Inoltre siamo seriamente preoccu-pati della vostra evidente ignoranza, certamente dovuta alla nonintegrale lettura del nostro giornale, altrimenti sareste sicuramen-te venuti a conoscenza del fatto che, già da tempo, i due stimatisindaci delle altrettanto stimate comunità di Villaputzu e Foghesu,hanno stretto una Santa Alleanza pure con la Chiesa, a mezzo delvescovo Sua Eccellenza il generale Mani, con la provincia d’Oglia-stra e con tutti i parlamentari sardi, nel rivendicare la costruzionedella pista esattamente sulla grotta di Is Ingutidroxus.Ci auguriamo che il nostro sofferto spirito di sacrificio che stavoltasi è messo pure al vostro servizio, sia da stimolo affinché: a)leggiate costantemente il nostro Birdi; b) nei vostri cuori si aprauno spazietto per la nostra umile redazione; c) intercediate pressosua eccellenza l’arcivescovo di Cagliari perché non perduri nellasua ostinazione a negarci il sacrosanto diritto a non avere i sacra-menti rotti e riametterci nella comunità dei credenti.

    Domenica 3 maggio si è tenu-to l’incontro diocesano dei“giovani” dell’azione cattoli-ca, pomposamente denomina-ta “marcia della pace”.Per l’occasione, presente ilvescovo della diocesi d’Oglia-stra, gli amministratori di Villa-putzu si sono prodigati in di-chiarazioni sui nobili valori diamicizia e di pace che alberga-no in ogni villaputzese.Per quanto riguarda la posizio-ne della chiesa cattolica parepure superfluo ricordare lastrumentalità e l’ipocrisia dicerte posizioni pacifiste quan-do poi si arriva a benedire e learmi e gli eserciti ed a rifornirele truppe di cappellani militariin modo da dare il giusto sup-porto morale alle operazioni dimacelleria in corso (per taceredel ruolo dei capitali finanziaridel Vaticano nel lucroso traffi-

    Marcia della pace?Non si perde occasione per adescare i ragazzini, gli orchisono ovunque!Abbiamo avuto notizia che dietro la promessa di un giro inmoto alcuni loschi figuri adescano i ragazzi delle scuole perfargli vendere il corpo e l’anima, mettendo a repentaglio laloro vita e quella altrui in cambio di danaro e comodità.È successo in occasione sia della festa dell’esercito, sia dellaFiera Internazionale della Sardegna. Ciò che è più grave èche tutto ciò avviene con la partecipazione attiva delle scuo-le e degli assessorati alle politiche giovanili, nonché dei ge-nitori. Per tutta la durata della Fiera uomini in divisaadescavano bambini e ragazzi facendogli usare un simulato-re di moto e poi sottoponendogli il materiale e i moduli chepubblicizzano l’arruolamento.Il 4 maggio, invece, le scolaresche in un clima di gioia pa-triottica venivano trascinate alla festa dell’esercito dove,presenti le più alte autorità politiche, religiose e militari sipremiavano i ragazzi precedentemente adescati nelle scuole,con lo stesso metodo della motocicletta, per il concorso “Perla sicurezza in moto io mi ... esercito”.Non pensate che sia cosa che non ci riguarda; abbiamo sapu-to che anche da noi degli orchi, questa volta con la scusa delteatro, caricano su dei pullman militari addirittura i bambinidelle elementari per portarli alla Base di San Lorenzo.E pensare che questi loschi figuri che si riempiono la boccadi cultura innanzi alla parola “teatro” immaginano sia quel-lo bellico e ... si preparano a bombardarlo!

    SPECIALE VILLAPUTZU

    co di armi).Ma fare una marcia della pacea Villaputzu senza che nessu-no accenni al fatto che proprioin quel paese c’è il più grandepoligono sperimentale e diaddestramento d’Europa,dove le armi che provocanolutti e distruzione in mezzomondo vengono sperimenta-te, vuol dire proprio avere lafaccia come il culo. Soprattut-to se a riempirsi la bocca dellaretorica pacifista sono gli stes-si amministratori locali che, im-boccati dal ministro della guer-ra La Russa, sono andati a chie-dere che l’ampliamento delpoligono – la famosa “pista”per esercitarsi nell’uso deidroni, gli aerei autori delle stra-gi nei villaggi e nelle città bom-bardate dalla Nato e dai suoialleati nelle zone di guerra –,venga realizzato al più presto.

    Proseguono le operazioni di“bonifica dall’arsenico” nel-l’area mineraria dismessa diBaku Loci.L’intervento, finanziato dal mi-nistero dell’ambiente per oltre3 milioni di euro, viene defini-to “pilota” per via della suanatura sperimentale.Già nel primo numero di “Bir-di” parlammo dei motivi chesecondo noi avevano portatoil ministero dell’ambiente adinvestire tanti soldi per l’arse-nico di Baku Loci: era il perio-do in cui, contro ogni eviden-za scientifica, si cercava di ac-creditare la tesi che esso fos-se la causa della cosiddettaSindrome di Quirra. Ora, oltreall’incongruenza già più volterilevata del fatto che l’areaconsiderata inquinata si fermia Korr’e xrebu, ovvero dovecomincia l’area militare, vi è ilfatto non secondario, chemeno si toccano i residui di mi-nerali pesanti meno li si rimet-te in circolo nell’ambiente. Ilrischio è che l’operazione sianon tanto inutile quanto dan-nosa. Ciò che giustifichereb-be abbondantemente la defi-nizione di intervento “pilota”e “sperimentale”.Oltretutto che senso ha spen-dere dei soldi per bonificareun’area ed un ruscello se nonsi proseguono i lavori fino allafoce di quest’ultimo e se con-temporaneamente si progettadi realizzare un aeroporto mili-tare il cui impatto tra solventi,diserbanti e carburanti saràdevastante sulle acque e sul-l’ambiente circostante?Non basta; è previsto un altrofinanziamento di circa 1 milio-ne e mezzo di euro per recupe-rare i caseggiati delle vecchieminiere, anche in questo casoprobabilmente sprecati dalmomento che l’area ricade nel-la fascia di rispetto sicurezza(oltre 6.000 ettari) dell’aeropor-to militare.Vi è seriamente da chiedersi aquesto punto se amministra-tori e sindaco di Villaputzu (lostesso che con quello di Per-das chiede a gran voce la rea-lizzazione della pista), quandodichiarano che quell’area di-venterà occasione per lo svi-luppo del turismo interno, sonsobri o “fatti”.Sforzandoci di non essere ma-levoli, ci viene da pensare, edire, che non ci si può accon-tentare di veder finanziati pro-getti calati dall’alto sul territo-rio, coperti da ingenti sommedi danaro se poi questi soldivengono non solo sperperatima addirittura spesi in opereche contribuiscono ad inqui-nare ed a fungere da copertu-ra per operazioni ben più so-stanziose come l’esproprio el’avvelenamento di 12 mila et-tari di terra e coste marine.

    «Bravi! Finalmente vi sieteespressi! Ora si che vi sietefatti sentire!!!Dopo anni passati a subire insilenzio il gracchiare di pochipetulanti antimilitaristi, cheterrorizzano la popolazioneprendendo a pretesto che labase militare di Quirra sia lacausa d’inquinamento e malat-tie per uomini ed animali, quan-do anche le più alte autoritàmorali, spirituali e religiose –come sua eccellenza in odoredi santità Giuseppe Mani, ilnostro arcivescovo dell’Ordi-nariato Militare d’Italia colgrado di generale di corpo d’ar-mata, nonché, dopo l’abolizio-ne del conflitto d’interessi,pure arcivescovo di Cagliari –rassicuravano tutti noi che “lebasi militari sono la salvezzadell’isola e luoghi sicuri e con-trollati senza i quali non vi sa-rebbe stato lo sviluppo” di cuitutti noi oggi godiamo, final-mente anche voi avete fatto lavoce grossa!Scoperto che non si tratta diuna semplice pista di 1.800metri di lunghezza e 30 di lar-ghezza, ma di un vero e pro-prio aeroporto militare con lapista di 2.300 metri situata pro-prio sopra le grotte di s’Ingu-tidroxa, tra le più importantid’Europa; glielo avete fattocapire a quelli di Roma chequella è terra del comune diVillaputzu, non di Foghesu,con quel sindaco arroganteche andava su e giù da Perdasa Roma a rivendicarla. Cheodio! Voleva fare il primo della

    classe, si sentiva più bello eimportante di Voi, il primo sin-daco ad avere una grotta bel-lissima di 12 km con un aero-porto militare sopra.Certo, quelli di Decimomannuhanno l’aeroporto militare, mamica c’hanno una bella grottasotto di esso!E certamente, anche quelli diUlassai ce l’hanno la grottabella, ma sopra la quale ci pas-sa il trenino verde mica i C130militari!E no! Finalmente quei tristimomenti in cui rischiavamo diperdere tale primato son pas-sati. Verità e giustizia son ri-stabiliti grazie alla Vostra ec-cellente caparbietà, che ha ri-portato in primo piano l’orgo-glio della nostra piccola ma nonindifferente comunità.Se vi è qualcuno che deve ar-rogarsi il diritto di ipotecare acuor leggero la salute e il futu-ro di noi tutti, incluse le gene-razioni avvenire, non poteva-te che essere Voi. Se vi è qual-cuno che deve elemosinarequalcosa questi non può cheessere Voi. Se qualcuno dove-va farsi rassicurare sulla salu-te dell’ambiente e delle popo-lazioni da imprese che fannosoldoni fabbricando armi conla promessa che si controlle-ranno da sé, quelli, con buonapace del sindaco di Perdas,non possono essere che Voi.Le imprese che raccoglieran-no le briciole degli appalti del-la Finmeccanica saranno quel-le dei Vostri amici, non di quel-li del sindaco di Perdas. Se

    qualcuno dovrà essere racco-mandato per pulire i cessi mili-tari relativi alla nuova struttu-ra aeroportuale, sarà certa-mente scelto tra i cittadini vil-laputzesi, non di qualche altropaese. E se qualcuno godrà diuna corsia preferenziale per farcarriera politica, saremo bencontenti che sia del nostropaese, non di altri.Ci avete reso orgogliosi e ri-dato la nostra dignità oltre cheil pieno possesso del territo-

    Giù le mani dai bambini

    Arsenico edintorni

    “Bonifica” a Baku Loci

    Di fronte alla persistente opera di lecchinaggio del sindaco di Perdas de Fogu, W. Mura, presso il governo italiano ed il suoministero della guerra per l’inizio dei lavori di costruzione dell’aeroporto dentro la base militare del Salto di Quirra, senten-dosi scavalcati il sindaco di Villaputzu, G. Piu, e l’assessore alla difesa dell’ambiente, A. Codonesu, il 22 ottobre 2008 si sonorecati a Roma a colloquio col sottosegretario G. Cossiga, rivendicando a sé la proprietà dei terreni dove i guerrafondai pubblicie privati intendono costruire la pista. Scoperto il fatto, un gruppo consistente di 7 cittadini e mezzo di Villaputzu ci hannoinviato la seguente lettera che, sia pure a malincuore, pubblichiamo per dovere di cronaca.

    Lettera a sindaco e assessore

    rio espropriato che i nostri avi,non quelli dei foghesi, hannoper millenni e millenni strap-pato con le unghie e con i dentia tutti i rapaci conquistatori diturno. Non ci dimenticheremofacilmente di questi momentie, sinceramente commossi, viringraziamo di tutto cuore.

    Fir.toEola, Pisola, Mammola,

    Brontolo, Dottolo,Brunettolo, Berluscolo,

    Cappe.....»

    Due parole di commento ai 7 e mezzo

    Le jene show

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    Is Ingutidroxus: patrimonio da difendere

    Si ha idea di realizzare l’aero-porto nelle zone denominates’Ingutidroxu, Padenti Lon-gu, Meladiana e Padenti desu Sali, ovvero in sovrappo-sizione al tracciato sotterraneodelle grotte de is Ingutidroxused in una zona dove sono pre-senti molte specie animali e ve-getali endemiche, di grande im-portanza per la salvaguardiadella biodiversità.Una relazione prodotta dallostudio “COFIN 2001-2003” delprogramma di ricerca “GEO-SITES” patrocinato dall’UNE-SCO valuta la zona in questio-ne nei seguenti termini: «Unodei siti chiave di rilevanza in-ternazionale per la Geologia[…] patrimonio geomorfologi-co».Nella medesima relazione siprecisa, in merito ai monumen-ti geologici censiti, che sono:«Elementi del paesaggio chepossiedono qualità partico-lari o tratti significativi ditipo genetico, o, comunque,caratteristiche singolari chegli conferiscono una eviden-te valenza, scientifica cultu-rale o estetica, tali da quali-ficarli come una componente

    del patrimonio culturale. Nelloro insieme, tali forme delpaesaggio, per i loro conno-tati e per il loro interesse,scientifico, didattico turisti-co-culturale, costituiscono ilpatrimonio geologico di undeterminato territorio o areageografica».Nelle conclusioni si afferma:«La ricchezza geologica delSalto di Quirra, sia in termi-ni stratigrafici che mineralo-gici, e gli aspetti geomorfo-logici legati sia alla geodi-namica interna che esterna,possono costituire occasionedi sviluppo sostenibile, attra-verso progetti di fruizionescientifico culturale, compa-tibili con la conservazione deiluoghi e delle risorse natura-li che risultano essere note-voli soprattutto in termini disingolarità e di endemismi,spesso ospitate in Habitat na-turali di interesse comunita-rio che meritano di esseresalvaguardati. Non dimenti-chiamo, infine, la presenzanel territorio di numeroseemergenze archeologiche, inparticolare quelle legate allaciviltà prenuragica e nuragi-ca. I geositi presenti nel ter-ritorio dovrebbero essereprotetti e salvaguardati daqualsiasi modificazione irre-versibile e nel contempo, va-lorizzati nella prospettiva dipromuovere il progresso eco-

    Il sistema carsico de is Inguti-droxus si trova nell’altopianodel Salto di Quirra, a 470 m. sullivello del mare, in territorio delcomune di Villaputzu.Le grotte, formate dai corsid’acqua A-riu IngutidroxuMannu e A-riu Ingutidroxe-dhu, si estendono nel sotto-suolo per circa 12 km (proba-bilmente il sistema carsico piùimportante della Sardegna euno dei più importanti d’Eu-ropa), dai due ingressi“inghiottitoio” fino alle risor-genti che costituiscono un si-stema di cascate di grandepregio, Is Kannedhas deTuvulu.Le due grotte si trovano a bre-ve distanza fra loro, nella par-te settentrionale dell’altopia-no, dove si immettono i corsid’acqua: il rio s’IngutidroxuMannu che ha un bacinoimbrifero di 4,85 kmq, e il rioKanali ‘e Kresia il cui bacino èdi 8,48 kmq. Insieme al bacinoimbrifero del rio Abbambesi,che scorre in superfice per 4,67kmq, costituiscono un bacinodi circa 18 kmq con una riser-

    Nel sistema carsico sotterra-neo di is Ingutidroxus è pre-

    sente una notevole ricchez-za biologica ed alcune dellespecie presenti sono moltorare.Le informazioni che con dif-ficoltà siamo riusciti a reperi-re, risalgono agli anni ‘70,non danno pertanto contodelle scoperte successive.Comunque annoveravanouna specie ed un genere ri-sultati nuovi per la scienza, 2nuove specie per la fauna ita-liana, 8 nuove per la Sarde-gna e ben 11 endemiche. Diqueste ultime ne segnaliamouna in particolare: l’Eupro-ctus platycephalus.Euproctus platycephalus èforse la specie di vertebratopiù importante che ci sia inSardegna, di certo la più rile-vante dal punto di vista del-la conservazione. L’Euprottoo “Tritone sardo”, è un anfi-

    L’aeroporto militare non passerà, non deve passare!

    nomico sociale e culturaledelle popolazioni interessa-te».È evidente che se il progettodi ampliamento del poligonoandrà in porto non solo le grot-te, che verrebbero a trovarsisotto, ma tutta la zona verreb-be interdetta ai civili.Una relazione del ministerodell’ambiente invece recita:«Sono evidenti nelle vicinan-ze dell’ingresso gli effetti del-le esercitazioni a partire dadetriti bellici e segni del lanciodi bombe che generano impor-tanti crateri».Sottolinea dunque l’elevatapossibilità di degrado e ritie-ne necessario istituire un’areaa tutela specifica.Tanto per restare in area mini-steriale, nella relazione tecni-ca del ministero della difesa inmerito alla base militare pre-sente ed alla costruzione dellagigantesca pista aeroportualesi fa semplicemente riferimen-to alla presenza di “arbusti” ealla “possibile” presenza diuna generica rete idrograficasotterranea. Ora, è evidenteche un aeroporto militare nonnecessita solo di una strisciadi asfalto per essere operati-vo, bensì serviranno hangar,depositi di carburanti, depo-siti di munizioni, radar, torre dicontrollo ed altri edifici di lo-gistica, più un’area che andràradicalmente diserbata di cir-ca 73 ettari. Sono noti e scien-tificamente dimostrati gli in-quinamenti delle acque inprossimità degli aeroporti siamilitari che civili, dovuti a di-serbanti, idrocarburi, solven-ti, materiali tossici ed altre so-stanze classificate come peri-colose. È di conseguenzascontato l’impatto devastan-te sulla vita animale e vegeta-le di superficie e sotterranea,sulle caratteristiche paesaggi-stiche e sulle falde acquifereche alimentano il Salto di Quir-ra, con l’aggravante che l’in-quinamento in un sistema car-sico è difficilissimo da debel-lare ed i veleni introdotti pos-sono rispuntare in aree ed intempi molto distanti dal luogoe dal periodo di emissione, iltutto in una zona delicatissi-ma e già pesantemente com-promessa.Già oggi infatti il pesante in-quinamento causato dalle at-tività militari, comporta tra l’al-tro un elevato rischio di con-taminazione delle sorgenti sot-

    terranee. Le acque di superfi-cie trascinano nel sottosuolorottami di ogni tipo, oltre na-turalmente a polveri e residuidi propellenti ed esplosivinonché polveri di metalli pe-santi.Le acque provenienti da quel-la zona, tramite il rio Tuvuluche confluisce nel rio San Gior-gio affluente a sua volta delrio Quirra, alimentano tutto ilsalto di Quirra.In quella stessa zona, esatta-mente a Sa Maista, apparte-nente allo stesso sistema idro-geologico de is Ingutidroxus,vi sono una parte delle sorgen-ti che alimentano l’acquedot-to di Villaputzu.Un capitolo a parte meritereb-be il discorso sull’inquina-mento elettromagnetico e suquello bellico in generale, sul-la cementificazione e i danniall’economia causati dal man-cato utilizzo per agricoltura, al-levamento e turismo di centi-naia di ettari al momento sot-tratti alla comunità di Villapu-tzu.Capitolo che ci ripromettiamodi compilare più avanti neltempo.

    va di acqua, secondo una sti-ma fatta negli anni ‘70, in gra-do di soddisfare una popola-zione di 80.000 persone, utiliz-zi irrigui ed industriali compre-si.S’Ingutidroxu Mannu presen-ta una sezione grossolana-mente triangolare, con base di5,50 m. sull’alveo ed altezza di12,50 m. L’imboccatura dis’Ingutidroxeddu, che si tro-va a 760 m. di distanza, ugual-mente triangolare, misura 7 m.di altezza e 4 di larghezza.Insieme costituiscono un pa-trimonio di inestimabile valo-re, finora preservato dalle no-stre comunità, che solo l’arro-ganza dei militari e dei costrut-tori di armi, unite al servilismoe all’ignoranza di alcuni ammi-nistratori e cittadini, dopo mi-lioni di anni, rischiano di di-struggere.Stavolta però devono trovar-si di fronte la ferma resistenzae risposta della popolazione diVillaputzu. Ne va non solo del-la loro storia, ma pure dellaloro dignità.

    Il sistema carsico

    Flora e fauna a rischiobio endemico della Sardegna,ha distribuzione ridotta, areale

    molto frammentato ed è tra lepopolazioni in continuo decli-no. Motivo per cui la specie èattualmente considerata mi-nacciata di estinzione (Endan-gered; Andreone et al., IUCN2006).Azioni di protezione e moni-toraggio dell’Euprotto sardosono state raccomandate (Rec.No. 27, 1991) dal comitato per-manente incaricato di seguirel’applicazione della “Conven-zione relativa alla conservazio-ne della vita selvatica e del-l’ambiente naturale in Europa”(Berna 19.09.1979). Inoltre, laspecie è inserita nell’allegatoIV della Direttiva Habitat (spe-cie animali e vegetali di inte-resse comunitario che richie-dono una protezione rigorosa)e la sua conservazione risultapertanto prioritaria per la tute-la della biodiversità.

    Il genere Euproctus è costi-tuito da solo tre specie: almondo esistono infatti l’E.platycephalus (presente inSardegna e nel complessodelle grotte di is Ingutidro-xus), l’E. montanus (endemi-co della Corsica) e l’E. apserpresente nei Pirenei. Il gene-re è pertanto rarissimo a li-vello globale e questo neaumenta l’importanza dalpunto di vista conservazio-nistico.Per capirci meglio l’Eupro-ctus e il geotritone del gene-re speleomantes, anch’essopresente nei siti carsici di Vil-laputzu, sono le uniche spe-cie animali appartenenti allafauna continentale Terziaria(risalenti cioè a quando l’Eu-ropa e l’America erano anco-ra unite in un unico continen-te) esistenti al mondo.

    Il progetto di riqualificazione e potenziamento del poligono prevede la realizzazione di una pista di atterraggio, di 1800 metridi lunghezza e 30 di larghezza (ora pare che la lunghezza sia lievitata fino a 2300 m) un’area da diserbare di 73 ettari e due fasciedi rispetto sicurezza la più grande delle quali sarà vasta circa 6.000 ettari, questa servirà principalmente alla sperimentazionedegli UAV (Unmanned Aerial Veicles), droni o aerei senza pilota (una più ampia descrizione di cosa sono i droni l’abbiamopubblicata nel numero 3 di birdi). Gli stessi veicoli tristemente famosi per i bombardamenti in Afganistan, Iraq, PakistanSomalia e Palestina.Il 25 luglio 2008 il governo italiano ha dato l’assenso alla costruzione della pista, e il 1° di agosto ha ottenuto dagli USA, per330 milioni di euro, il modello MQ-9 del Predator-B, armato con missili anticarro e bombe a guida laser, usato dagli americaniin bombardamenti nei paesi in guerra.La parte del leone in questa nuova gestione la farà Finmeccanica, che è la settima produttrice di armi al mondo, dato l’enor-me giro di quattrini si riesce ad immaginare perché gli uomini delle istituzioni, politiche economiche, sanitarie e non ultimereligiose sostengono in blocco la guerra sul nostro territorio. Pazienza per chi crepa, gli affari sono affari.

    Il poligono nasce nel 1956 per lo sviluppo dei sistemi missilistici. Fin dall’inizio son coinvolte aziende produttrici di armi,italiane e no, tra cui la svizzero-tedesca Contraves e l’italiana Finmeccanica. Negli oltre 50 anni di esistenza le attività di guerrasvolte al suo interno si sono notevolmente allargate ed evolute, eserciti e multinazionali di mezzo mondo sono venuti ad eserci-tarsi, a testare ed “esporre” i propri nuovi prodotti (l’altra metà del mondo ne ha constatato l’efficienza a proprie spese).Col passare del tempo le industrie private hanno acquisito una sempre maggiore importanza nella gestione del poligono. Lasituazione odierna è che per il 56% il poligono è utilizzato direttamente dal ministero della difesa, per il restante 44% dalleindustrie di armi, pagando un affitto che, in media, si aggira intorno ai 50.000 euro l’ora.Al fine di attrarre maggiori investimenti privati, il ministero della difesa ha deciso di realizzare una società mista pubblico-privata (la NEWCO) e di cogestire con le multinazionali il poligono. Il progetto della pista viaggia in quest’ottica: rendere ilpoligono più concorrenziale dei pochi altri al mondo che hanno le sue caratteristiche. Appare evidente che se il governo ha datoil benestare all’ampliamento del poligono, la commissione realizzata dai militari per valutare se essi stessi o i loro soci in affaristanno arrecando danni all’ambiente o alla popolazione, ha già i risultati pronti prima di realizzare le indagini. Per essa infattinon esistono le grotte, né i fiumi, né la funzione di depurazione delle acque, tantomeno esistono flora e fauna.Stavolta però le loro bugie, falsificazioni, prese per i fondelli dovranno scontrarsi con quanti dicono NO! Senza se e senza ma.

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    In limba kena de

    Literas, Cinema, Libbrus e ...Wiwa Wewo - Lasciateci soli:Lettera da una delle tribù diPapua, Ed. Il Gabbiano,Pisa.

    Si tratta dell’edizione italianadi una “Lettera” che WiwaWewo, dall’Inghilterra, inviònel 1999 alla sua tribù, i Lanidella Papua Occidentale, isolapoliticamente accorpata alloStato dell’Indonesia.L’autore traccia un quadrocomplessivo della condizionedisastrosa in cui la “civiltà”occidentale sta imponendosianche nella sua terra e, rivol-gendosi ai Lani, individua iquattro pilastri su cui si mani-festa il processo di civilizza-zione in corso: le organizzazio-ni religiose, gli Stati, le orga-nizzazioni umanitarie anchenon governative, le multina-zionali.Nella breve prefazione si leg-ge: «Questo è un messaggioche vuole sfidare la civiltà allafine di questo secolo [...] Iospero che la gente, la gentedelle tribù, anche qui in Occi-dente, concordi con me sul fat-to che i governi, le chiese, lemultinazionali e le agenzie perlo sviluppo stanno lavorandoalla distruzione del pianeta ter-ra e dei suoi abitanti, compre-si voi lettori e me stesso» ...Il libro lo dimostra ampiamen-te. Leggerlo per sincerarsene.In Appendice qualche indica-zione per individuare alcunidiretti responsabili della di-struzione.Richieste a F. Bonamici – Cas.Post. 88 – 56127 Pisa Centro.Prezzo di cop. 3 •.

    Niffoi e sa lingua sarda

    Domenica 19 aprile nel Teatro Civico di Sinnai, alle ore 18, S.Niffoi ha presentato il suo ultimo libro: Il pane di Abele. Inseguito vi è stato uno spettacolo di Nada, con brani del suorepertorio, accompagnata dal chitarrista F. Mesolella. Han-no coordinato la serata N. Nonnis e M. Manunza. In questasede tratteremo soltanto della presentazione del libro e deldibattito che ne è seguito.Diciamo subito che coordinatori ed autore dei testi possonocondurre la serata nel modo che ritengono più opportuno,cosa che d’altronde hanno sempre fatto, come ad es. inter-calare frasi in sardo (nelle sue varianti) all’italiano. Propriocome in un mazzo di rose di tanto in tanto si inserisce qual-che altro fiore meno pregiato e profumato, per non dire sca-dente e dal colore meno brillante. Ma chi scrive queste righenon è affatto d’accordo perché usare il sardo intercalandoloai discorsi in italiano è operazione ad uso e consumo di certofolclorismo oggi di moda, sfoggiato per snaturare la lotta perla lingua standard, la sola che può non solo salvaguardarladall’estinzione, ma anche arricchirla espressivamente. Taleoperazione è però propria di Niffoi (e non è da credere che loabbia fatto solo a Sinnai), che naturalmente proseguirà infuturo dal momento che ciò servirà ad accrescere la sua no-torietà, specialmente tra le signore che vanno in giuggiolead ascoltarlo (cosa di cui non siamo certo invidiosi, anzi:bonu proi dhi fatzat!Ma la sua intolleranza alle critiche, e l’imposizione a chi in-terviene al dibattito di parlare in italiano o nella variante delsardo e nelle dosi che vorrebbe, se le può pure togliere dallatesta!.La serata della presentazione è proseguita sul binario impo-stale dallo scrittore (e dai coordinatori) per oltre due ore. Adun certo momento il sottoscritto ha chiesto di intervenireper esprimere una critica brevissima sul modo di descrivere,da parte di uno dei coordinatori e dello stesso Niffoi, unrapporto sessuale. Ovviamente ciò non è cosa facile per varimotivi – ipocrisia, censura, autocensura ed altre inibizionipiù o meno socio-culturali – neanche in italiano, che è unalingua ricca di una letteratura scritta da molti secoli, perciòespressivamente completa. Figurarsi tentare di descrivere ilrapporto sessuale in lingua sarda, come pure è stato tentatodi fare mettendola in ridicolo, che non possiede una linguaunificata né tantomeno una letteratura scritta da consentirleun livello espressivo dignitoso. Il dominio coloniale e neo-coloniale ha sempre negato la lingua sarda nelle scuole enelle sedi ufficiali, per non parlare del negato riconoscimen-to dell’identità della nazione sarda.Sulla disparità linguistica e sulla ridicolizzazione del sardo loscrivente si è ritenuto in dovere di intervenire con spiritocritico. Ciò non è piaciuto (o non è stato gradito) special-mente a Niffoi, non tanto per la sostanza quanto per averlaespressa in sardo (campidanese). Col pretesto che tra il pub-blico vi fosse qualcuno che non capiva, mi è stato richiestodi parlare in italiano. Ho quindi fatto presente che l’interven-to era brevissimo e lo si poteva tradurre subito dopo, edinoltre mi son scusato con coloro che eventualmente noncapivano il sardo. Niente! Perentoriamente si è preteso cheparlassi in italiano. A tale imposizione ho contrapposto laseguente argomentazione, in sardo: «Son stato emigrato invari Stati europei e laddove arrivavo pretendevano che par-lassi la loro lingua, ed avevano ragione. Avendo inoltre svoltoil servizio militare in diverse regioni italiane, quando sbaglia-vo qualche parola italiana o ne pronunciavo una in sardo mitrattavano da marocchino e mi imponevano di parlare in ita-liano; giustamente, non tanto sulla forma quanto sul conte-nuto. Ma qui in Sardegna, indicatemi dove e quando devoparlare in sardo che non sia né nelle bettole o nelle strade adire cazzate». Nessuna risposta in merito è stata fornita.Per concludere: a Niffoi la notorietà gli ha dato la capacità difare andare in giuggiole molte signore ma, per fortuna, nonla forza di mettere in pratica le sue imposizioni, per cui egliconta sul fatto che i critici devono autocensurarsi, cioè farsimale “alla Tafazzi” che trova gusto a pestarsi i testicoli conun mazzuolo.Io son profondamente convinto che quando si devono eser-citare i propri diritti inalienabili non vi può essere alcunaderoga al galateo o all’educazione, e parlare il sardo in Sar-degna, quale che sia la versione, è uno di questi diritti.

    Fine aprile ‘09.

    L’Ente Regionale Sardo Uni-versitario (ERSU), sede di Ca-gliari, ha sospeso la proiezio-ne del film “Oil”, di M. Maz-zotta, su intimazione degli av-vocati della Saras che hannominacciato ripercussioni legalidal momento che è in corso uncontenzioso tra l’azienda diMoratti e il regista. Nello spe-cifico è stato richiesto al Tri-bunale di Cagliari il sequestropreventivo di una copia delfilm e degli originali delle in-terviste realizzate ai dipendentiSaras. Tutte istanze rigettatefinora dal Tribunale.Di che cosa ha paura un gi-gante tipo la Saras? Che si apraun dibattito sulle sue attivitàal veleno? Forse non ha i mez-

    Tre volumetti, tutti editi dallaCUEC, Cooperativa Universi-taria Editrice Cagliaritana, neimesi scorsi.La sfornata di libri a livello in-dustriale è la caratteristica de-gli ultimi decenni, anche inSardegna, corrispondente adun industriale consumo di let-teratura che definire di scaden-te, o nulla qualità è semplice-mente eufemismo.Tale consumo della merce let-teraria sublima l’azione concre-ta, che invece è richiesta dalrinnovato interesse per “lecose di Sardegna” ovvero dallatensione generalizzata versoquell’identità culturale degliindividui e delle comunità sar-de che viene negata e dallaomogeneizzazione storica delcapitalismo postindustriale edalla politica colonial-cultura-le degli Stati.Il fenomeno è assai comples-

    di Mario Spina

    Sul colle di Tuvixeddu si tro-va una necropoli punico-roma-na, qualche cosa di unico, ingrado di sollevare attenzionee di attirare viaggiatori a livel-lo mondiale. Trovandosi inmezzo alla città, nel tempo èstata aggredita dalle numero-se attività umane succedutesinel corso dei millenni: cave,strade, cementifici, costruzio-ne di abitazioni e palazzi diret-tamente sulle sepolture. Nono-stante tutto ciò la parte del

    Una pajina de kultura

    Ricatti al petrolio

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    – Angioni, G.: Tempus, 110 p.,11 E.– Marroccu, L.: TheodorMommsen nell’isola dei fal-sari: Storia e critica storicain Sardegna tra Ottocento eNovecento, 140 p., 11 E– Olita, O.: La borsa del co-lonnello, 234 p, 12 E.

    so ed è dato dai molteplicimomenti costituenti la societàattuale: la dominante democra-zia, l’esproprio di ogni formadi autodeterminazione, assen-za totale di forme e metodi diazione diretta, l’imperante ac-comodamento dei più entro lalogica dell’opinione secondola quale ognuno dice la sua sututto e ... senza che ci si attiviin qualche modo si attende chele cose volgano spontanea-mente secondo tale opinione.In poche parole la chiacchieraha sostituito l’azione per cuile cose continuano a viaggia-re secondo i canoni stabilitidalle diverse modalità del po-tere costituito.Essendo questo atteggiamen-to dominante, ci si accontentadel consumo delle parole,scritte, dette o udite, per cuianche quel che di interessan-te viene di tanto in tanto edi-tato, si perde nel mucchio del-la “letteratura d’evasione”.È il caso, per esempio, del te-sto di L. Marroccu, TheodorMommsen ..., che ricostruiscela storia di quelli che verrannodenominati “I falsi d’Arborea”.Il testo è ancor più significati-vo, oggi, in quanto il parago-ne storico tra l’epoca dei “Fal-si d’Arborea” di metà Otto-cento e quella attuale in cuiprevale la propensione a co-

    struire un mitico passato deisardi e dell’isola di Sardegna– costruzione indotta esatta-mente da quell’atteggiamentoche rifiuta l’azione concretaper adagiarsi nel dolce mondodell’astrazione appagante –non è affatto peregrino. Infat-ti, se l’operazione “Falsi d’Ar-borea” soddisfava a suo tem-po parte dell’intellettualitàborghese isolana, che trova-va in esse dei precedenti “sto-rici” atti a valorizzare il loro“sardismo” e quindi le loropretese di parità nei confrontidella borghesia intellettualedella terraferma, la gran partedella letteratura attuale inten-de da un canto costruire altret-tanti falsi storici sull’isola e lesue genti per il mitico passa-to, e dall’altro sterilizzare nel-l’inazione contemplativa di talimiti la sentita assenza di iden-tità etnico-culturale di un po-polo e degli individui che locompongono, ormai decultu-rati.Gli altri due libri: quello di An-gioni è una sorta di viaggiocontemplativo a ritroso neltempo, probabilmente rimem-branze autobiografiche di unantropologo; quello invece diOlita, è un racconto elaboratoda un giornalista, che richia-ma alla memoria un fatto di cro-naca cagliaritana di qualcheanno addietro. A non leggerli,nulla si perde.

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    zi per far conoscere le proprieragioni in contrasto con quel-le che emergono nel Film?In realtà le uniche ragioni chepuò far valere la Saras sonoquelle della forza e lo fa ten-tando di intimidire il regista echi decide di proiettare il film.Noi il film lo abbiamo visto edanche recensito nel n. 5 di Bir-di, aggiungiamo solo che que-sto episodio ci convince piùche mai che realizzare e far cir-colare ovunque film come que-sto non sia solo opera merito-ria ma necessaria.Duole constatare che l’entesardo per il diritto allo studiosi sia fatto intimidire così fa-cilmente, se proiettarlo fossestato vietato il giudice avreb-be disposto il sequestro dellapellicola. Non ci risulta che leassociazioni culturali, che du-rante il mese di maggio e conmolte meno tutele dell’Ersuhanno programmato la proie-zione vi abbiano rinunciato.Per saperne di più sul film:- [email protected] www.myspace.com/oilfilm

    colle che si è salvata rimane lanecropoli punico-romana piùimportante del Mediterraneo.Oggi anche questa parte dicolle è minacciata; si vuole co-struire una strada a scorrimen-to veloce e gettare qualcosacome 272.000 metri cubi di ce-mento per realizzare palazzinea ridosso delle tombe. Sullavicenda si è detto e scritto tan-to. Allo stato attuale la Regio-ne e i gruppi ambientalisti,hanno visto respinti, spesso

    per vizio di forma tutti i ricorsipresentati alla magistratura.Dal punto di vista formale de-vastare il patrimonio storico edambientale per realizzare pro-fitto, in un regime capitalisti-co, è perfettamente legittimo.Oggi poi che il partito del mat-tone selvaggio è tornato agovernare la regione, il grup-po Cualbu titolare delle con-cessioni gode di appoggi isti-tuzionali a tutti i livelli, per nonparlare della campagna media-

    tica lanciata dall’Unione Sar-da, di proprietà del costruttoreZuncheddu.L’attenzione sollevata sulcaso, che, vista l’importanzadel sito, stà diventando inter-nazionale, non agevola questotipo di affari, che necessitanodi una certa discrezione. Chefar costruire palazzine su sitiarcheologici di importanzamondiale sia una decisionequantomeno bizzarra è eviden-te a tutti, ma in sede interna-zionale è difficile riproporreargomentazioni come quelladell’attuale sindaco di Caglia-ri secondo cui la città avrebbe

    bisogno di case e non di vec-chie pietre (come se ci fosseropietre giovani).Tanta rozzezza solleva più diun mal di pancia anche nelpartito del mattone.Ed è così che qualcuno deisuoi referenti politici, deveaver consigliato il costruttoreCualbu a massimizzare il pro-fitto ai danni della comunitàvendendo le aree alla Regio-ne.In tal modo, dopo anni di con-dotta ricattatoria in cui ad ognioccasione utile faceva avan-zare le ruspe verso i siti archeo-logici e contrapponeva i lavo-

    ratori rimasti fermi a chi tenta-va di difendere quello che èpatrimonio della collettività,ora il gruppo si dichiara dispo-sto a trattare, pensando cheprobabilmente questo è il mo-mento in cui si possa estorce-re la cifra più alta. Questo sem-bra almeno lo scenario più pro-babile. Le alternative sono chel’attenzione diminuisca e ilcolle venga definitivamentedevastato o che qualcuno de-cida di non ingoiare tutto que-sto e materialmente impediscai lavori con una sana mobilita-zione diretta in modo da inver-tire i rapporti di forza.

    Cultura del cemento e del profittoTuvixedhu

    *******Attenti al lupo!

    Il teatro della base militaresperimentale di Capo S. Loren-zo merita due parole, in que-sta sede. Per mettere le cosein chiaro, ovviamente; cioè perchiarire se non altro cosa ècultura e cosa invece non lo è,nonostante i mille sforzi perconfondere le acque.Dato che per cultura s’inten-de l’acquisizione di conoscen-ze e saperi utili alla vita umanaed individuale, non vediamoin che modo una struttura ela-borata in funzione della mor-te, che abbia un teatro o no,possa averci a che fare.A noi, di una certa età, ci sem-bra più che altro una replicadella politica delle parrocchiedi 40-50 anni fa, le uniche adetenere, soprattutto nei pae-si poveri, la TV, un cinema epure una sorta di teatro, cosìda monopolizzare gli strumen-ti atti a produrre, unitamentealla scuola papalina in cui in-segnava lo stesso prete, glielementi artistici e culturalidelle comunità.Beh, quel tempo è terminato!

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    Un magistrato

    Uva al piombo

    Sardegna

    Banche e legge

    Portoscuso

    28 son pochiPiero Piras, di Artzana, dopo28 anni di galera aveva otte-nuto il regime della semiliber-tà. Un magistrato, Lo Curto, expresidente del tribunale di La-nusei, non è d’accordo, e cosìl’artzanese viene escluso dalbeneficio della semilibertà.Nonostante il previsto dallalegge ed i 28 anni trascorsi ingalera, basta un giro di paroledi un qualsiasi operatore delteatro della giustizia che uncittadino (uno comune, percarità) è bello e morto!

    Cagliari-Buoncammino

    Eppur ci sta!Un detenuto, del peso di 260kg, non potrebbe stare in car-cere; per i detenuti malati lalegge infatti prevede pene al-ternative alla galera. Belle pa-role. Ma allora, perché ci sta?

    In Sardegna l’ex governatoreSoru, al fine di snellire ed ac-celerare le pratiche concernen-ti finanziamenti bancari, intro-dusse l’autocertificazioneDuaap. Ma le banche non nevogliono proprio sapere, e le-dono quotidianamente la leg-ge. Cosa credete che accada?Nulla!

    La civiltà, il progresso, i postidi lavoro comportano qualchepiccolo incoveniente, di tantoin tanto. Piccole cose, facili dasopportare, come la salute deisemplici cittadini che se ne vàcon gli avvelenamenti “colla-terali” del profitto di pochi.L’Eurallumina, in mani ad “ami-ci fraterni” di Berlusconi, è trai principali responsabili del-l’avvelenamento ambientaleattuale di Portovesme, i cuiscarichi in cielo e terra supe-rano costantemente i limiti (adire il vero abbastanza ampi)stabiliti. In che termini pagal’Eurallumina? In nessunmodo!Almeno in primo grado di giu-dizio, invece, pagò tempo fa ilsindaco di Portoscuso. Nel2002, infatti, basandosi suquanto decretarono gli“esperti” della ASL competen-te secondo i quali l’uva al piom-bo si poteva vinificare, comu-nicò ai suoi compaesani chepotevano benissimo racco-gliere, trasformare in vino e“consumare in famiglia” il pro-dotto dei loro vigneti. L’unicaosservazione che dovevanorispettare scrupolosamente eradi lavare accuratamente l’uvadalle “polveri”.Ciò gli costò un processo.Ingenuamente si era fidato diquanto dichiararono gli esper-ti della ASL in una appositaconferenza di servizi. Come sifa a dire che la ASL non assol-ve in pieno ai suoi compiti dilegge che sono la salvaguar-dia della salute dei cittadini?

    Il 16 Maggio sono stati reinte-grati dalla ASL i primari Turri eMaccioni accusati rispettiva-mente il primo di omicidio col-poso, per la vicenda del signorGiuseppe Casu ucciso duran-te un ricovero coatto, e il se-condo di aver sostituito i re-perti del corpo dell’ambulantequartese con quelli di un altropaziente, al fine di coprire icolleghi accusati di omicidio.In questa vicenda vi sonomolte cose senza una apparen-

    Reintegro!Cagliari: psichiatria

    te spiegazione: il TSO pareessere stato eseguito in ma-niera premeditata ed arbitraria;il “paziente” non aveva nes-sun rapporto con gli psichia-tri, che quindi hanno fatto unaprescrizione medica senza co-noscerlo; pare che dell’avve-nimento fossero stati preavvi-sati dei giornalisti (l’UnioneSarda il giorno dopo parlavadella cacciata dell’ultimo am-bulante abusivo di Quartu).Tutto ciò fa quantomeno so-spettare che le motivazioni delTSO non fossero esattamenteterapeutiche, sempre che untrattamento di quel tipo possaavere di quelle finalità. Duran-te l’inchiesta seguita alla suamorte, qualcuno ha sostituitoi suoi referti istologici conquelli di un altro paziente e allanotizia del reintegro dei primarimisteriosamente sono appar-si nuovi referti col suo nome.Una vicenda, insomma, quan-tomeno “torbida”. Quello checonstatiamo è che comunque,come accertato dalla ASL conuna sua indagine interna, lepratiche che hanno provoca-to la morte di Giuseppe Casuerano di uso comune. Le moti-vazioni con cui il nuovo diret-tore generale della ASLBarranu ha annunciato i rein-tegri: «Sono venute meno lecondizioni che hanno condot-to alla loro sospensione [...]Spero che il reintegro possacontribuire ad un fattivo climadi dialogo» lasciano pensareche si attribuisca la preceden-te sospensione dal servizionon ad un fatto gravissimo –un uomo è stato ucciso e qual-cuno si è adoperato per occul-tare la verità – ma a sempliciconflittualità all’interno dellapsichiatria, da probabili carne-fici a vittime di un complotto.L’unica cosa certa a questopunto è che il signor Casu èmorto per davvero e che le tor-ture ai danni dei pazienti psi-chiatrici e l’utilizzo dei tratta-menti sanitari obbligatori perfinalità di ordine pubblico tor-neranno a ripetersi.

    Il giornale viene diffuso gratuitamente nel Sarrabus, nel Gerrei e zonecircostanti (per il momento) ma son ben accette le offerte, le sotto-scrizioni, i contributi volontari dei lettori e simpatizzanti per sostener-ne la realizzazione. Rifiutiamo ogni forma di pubblicità. Per la spedi-zione di copie in cartaceo, si alleghi alla richiesta, almeno 1 Euro infrancobolli. Disegni di: Dott. Fonk.

    Riprodotto in proprio.

    Birdi ke su porru: gazetinu de novas, in sardu e italianuN. 7 giugno-luglio 2009

    Redazione collegiale: Via La Marmora n. 10 – 09040 Villaputzu (CA)[email protected]

    Supplemento ad Anarkiviu, reg. Tribunale di Cagliari al n. 18/1989

    In nomedi dio

    Rubrica provvisoria

    BrasileUna bimba di 9 anni, stuprata dalpadre, resta incinta e le viene pra-ticato l’aborto terapeutico in quan-to i medici ritengono fatale per leiportare a termine la gravidanza.La Chiesa di Roma scomunica imedici nel nome sacro della vitache non c’è, e strafottendosene diquella che invece vi è di già: cioèdella bambina che, data la gracili-tà del fisico non ancora maturo,rischiava di morire sotto la gravi-danza.AfricaNel suo viaggio recente in Africail papa di Roma, sempre in nomedella vita (presunta) condanna fi-nanche l’uso dei preservativi, puressendo mezzo valido per evitareil diffondersi di già smisurato traquelle popolazioni, dell’AIDS.Sa bene, quello stinco di santo,che più disperate, misere ed affa-mate son le popolazioni, più ado-ratori di dio si hanno, e tra tuttigli dei proprio di quello gestito inVaticano.A margine: chissa come scopanoin paradiso?MediorienteAltro che consolazione e paroledi pace, ha portato il papa diRoma a quelle popolazioni mar-toriate dal razzismo, dall’autori-tarismo, dalla militarizzazione edal colonialismo!Non una parola sul genocidio deipalestinesi, non una sulla frater-nizzazione delle popolazioni af-finché si uniscano contro tutticoloro che le utilizzano in fun-zione del dominio mondiale. Sol-tanto parole miranti ad acuire laconfusione tra vittime e carnefici,ripetute a iosa proprio da coloroche sono i primi responsabili del-la situazione in terra palestinese:due Stati per due popoli, come senon bastasse quello israeliano areprimere e l’uno e l’altro.Non vi è dubbio alcuno, la Chiesacattolica apostolica romana per-siste nella sua linea storica di af-fiancare le più bieche e feroci dit-tature. Ieri con Franco, Hitler eMussolini, oggi con Israele e ilfuturo Stato palestinese. Di con-tro vede solo terroristi, pure queibambini che “terrorizzano” l’eser-cito d’Israele con le pietre, uni-che armi a loro disposizione peropporre il loro no al genocidio.Irlanda la cattolicaLa cultura cattolico-cristiana delPapa di Roma dimostra tutta lasua grandezza in uno dei paesi piùfedeli alla fede allogata in Vatica-no: l’Irlanda. Uno studio pubbli-cato di recente e durato parecchianni, della Child AbusCommission (Commissione sugliabusi sui minori), ha accertato chepreti, suore e religiosi cattolici in

    genere, gestori diretti di orfano-trofi, befotrofi e istituti di corre-zione, hanno fatto ciò che di peg-gio può capitare ai bambini: tor-ture, pestaggi, stupri anche ingruppo, umiliazioni di ogni gene-re, in modo sistematico e per ben50 anni. Circa 2.500 i casi finoraaccertati su 50 mila bambini finitinelle sante mani della madre chie-sa. Gerarchie religiose e politichehan ben pensato di mentire e ta-cere tali barbarie, proteggendocosì i responsabili tutti in odoredi santità.Mani in marmellataE noi che pensavamo fosse unculo, sorridente quanto si vuolema pur sempre un culo! Inveceno, è riuscito finora a fregare purenoi. In realtà è la faccia dell’arci-vescovo di Cagliari, faccia di culoindubbiamente, ma sempre di fac-cia si tratta! L’abbiamo scopertograzie all’amica (sua) “Voce delSarrabus” che denuda, in una bre-ve “intervista”, la carriera del per-sonaggio, così che pure a noi ci siaprono finalmente gli occhi.Apprendiamo che “sua eccellen-za” oltre che di “giornalismo”s’intende parecchio pure di cosedi guerra, visto che da capellanomilitare ha fatto una bella carrierafino a diventare «arcivescovodell’ordinariato militare in Italiacon il grado di generale di corpod’armata». Con una bella pensio-ne mensile, s’intende!Il generale quindi si sbottona sul-le basi militari nella nostra isolaaffermando con santa sicumerache non sono poi mica così tantecome si dice, che senza di essesaremmo tutti morti di fame e seteoltre che cementificati, ed assicu-ra «personalemnte che nelle basiin Sardegna non viene utilizzatouranio impoverito». In conclusio-ne: «Meno male che ci sono, anzi,sono la salvezza dell’isola». Cosasi è “costretti” a dire per una (so-stanziosa) pensioncina di Statocol grado di generale!Ma stavolta, colto Mani nellamarmellata, “Faccia da culo” nonci frega: non crediamo nulla di ciòche dice, escluso che la Curia haaffittato la colonia marina di Tor-re Salinas a una società che vi re-alizzerà un bell’albergo a 5 stelle.Alla faccia del ... cul!

    Un bombardamento a tappetodelle forze militari di paceUSA, del 6 maggio, ha prati-camente distrutto alcuni villag-gi nella provincia di Farah, adoccidente del paese, massa-crando circa 150 persone perlo più bambini, donne ed an-ziani. Per fortuna eran tutti“terroristi”, diversamente gliamericani anche stavolta sa-rebbero stati accusati ingiu-stamente di stragismo.“Terrorista” sarebbe pure laragazzina falcidiata dalle raffi-che dei soldati italiani di pace,il cui compito, si sa, è quello diproteggere le popolazioni, so-prattutto le bambine più po-vere ed indifese.Meno male, diversamente chis-sà che fine farebbero!

    Bombe di paceAfghanistan

    Regione sarda

    Atto dovutoNon che le cosiddette tasseregionali sul turismo, secon-do alcuni semplicemente “tas-se sui ricchi”, inaugurate dal-la precedente amministrazionepresieduta da Renato Soru, ab-biano mai avuto una qualcheimportanza reale sul piano so-ciale dell’isola. Più che altro sitrattò di manovra di naturapolitico-demagogica, atta arendere più simpatica e popo-lare l’immagine del governato-re. Ciononostante i primi pun-ti, ma proprio i primi, della fi-nanziaria varata dalla nuovamaggioranza alla Regione Sar-da, con a capo il chiericchettodi Berlusconi, U. Cappellaccio,che son stati trattati concer-nevano l’abolizione delle tas-se su yacht ed aerei. Ciò la diceassai lunga sulle intenzionidegli attuali governanti isola-ni.

    Roma: Forum sulla pubblica amministrazione

    La Sardegna dei primatiL’11 maggio, in Roma capitale, è iniziato il forum sulla pub-blica amministrazione.Siamo pur sempre restii a prendere per buoni i dati statisticie soprattutto le cifre ufficiali in quanto omologano la realtà,varia e molteplice, a protocolli numerici per meglio domina-re. Non possiamo però esimerci dal loro uso ogni qualvoltatali dati sono se non altro indicativi di tendenza in corso.Ebbene, stavolta quei dati sembrano rispecchiare la realtàquasi al millimetro, almeno per ciò che concerne i servizi chelo Stato eroga ai propri sudditi in cambio del consenso.La Sardegna, in fatto di servizi, è l’ultima Regione su tutto:trasporti, lavoro, viabilità, sanità, ambiente, infrastrutture ecosì via. Con una sola eccezione, ovviamente: “eccelle” perla “sicurezza”. Il che vuol dire che siamo “sicuri” in quantospiati, repressi ed oppressi, impediti, controllati, affamati,espropriati e ... pure imbecilli perché accettiamo tutto ciò!Per lo Stato, ben al contrario, e per il capitale che sostiene,significa che, essendo a tal punto rimbecilliti possono per-mettersi ciò che fino a poco tempo fa non passava loro neppu-re nell’anticamera del cervello.Nubi nere all’orizzonte!

    Alcuni punti fermidella nostra storia

    Assassino e assassinatoL’abbraccio di due vedove dai mariti morti ammazzati, emble-ma-spettacolo del nuovo corso che si vuole imporre allasocietà, per una “ricomposizione storica di rinnovata coe-sione umana, morale e civile della nazione” come spera lostalinista Giorgio Napolitano oggi sullo scranno di Capo diStato, non trova tutti concordi, evidentemente!.È a tutti evidente che morire ammazzati non è affatto cosache, in sé, possa accomunare chicchessia. E che due vedo-ve, i cui mariti hanno vissuto e lottato in fronti contrapposti,si prestino alle strumentalizzazioni in corso se fa onore al-l’una, vissuta sotto le ali protettive dello Stato alle cui di-pendenze era il coniuge quale famigerato sbirro, all’altra benal contrario non può che fare vergogna, dato che il suo com-pagno è stato assassinato proprio nell’ufficio ove l’altroprestava il suo servizio.Giuseppe Pinelli, anarchico, quel 15 dicembre del 1969 è sta-to assassinato dagli sbirri della Questura di Milano, e traessi vi era pure Luigi Calabresi, noto “Commissario fine-stra”. Che sia stato lui ad assassinarlo personalmente, o apartecipare all’omicidio unitamente ai suoi colleghi, oppureche fosse “fuori dalla stanza” in quel momento, ha nessunaimportanza. Egli è tra gli assassini dell’anarchico Pinelli.Che qualcuno in seguito, premendo il grilletto di un’arma,abbia giustiziato “Commissario finestra” vendicando cosìl’omicidio di Pinelli, non significa affatto che le cose accadu-te assumano ruoli e contorni diversi da ciò che son state.Forse altri, e son tanti, han voluto dimenticare; altri ancoraintendono “superare” ed infine tacere o ribaltare la verità alfine di falsificare la storia dell’ultimo quarantennio.Ciò vale pure per la vedova dell’anarchico Pinelli. Non es-sendo mai stata anarchica, non ha neppure mai compreso letensioni del marito, ma lasciarsi strumentalizzare in operazio-ni che ne infangano la vita e la memoria non può trovareattenuanti.Anche perché, e ciò lo comprendono pure gli asini, convali-dare la versione dello Stato secondo cui vittima e carneficeson stati entrambi il risultato di qualcosa che mai è esistita,come la inventata stagione degli opposti estremismi, signifi-ca esattamente fraternizzare con progettisti, mandanti ed ese-cutori del suo consorte. Lei può stare al gioco infangandosuo marito defunto, e dato che l’infamia è iniziata può ancheseguire l’ipotesi della vedova del Commissario finestra chedichiara di non avere alcuna contrarietà per la collocazionedi una lapide dell’anarchico Giuseppe Pinelli nella stessaquestura milanese ove è stato assassinato.I compagni di Giuseppe Pinelli stanno ancora dalla partedella barricata che egli medesimo difendeva. Non a casocompagni torinesi hanno imbrattato la città con la seguentescritta: “Calabresi assassino, Pinelli assassinato, nessunapace con lo stato” firmato FAI.

    Commemorazioni25 aprile e 1° maggio.Due commemorazioni, cioè ri-tualità ufficiali. Due esempi dicome le istituzioni (l’ufficiali-tà, di per sé) travisano, modi-ficandoli a loro uso e consu-mo, finanche avvenimenti sto-rici di cui son state protagoni-ste le masse popolari, snatu-randoli del loro contenutosovversivo reale per farne inun primo momento oggetto dispettacolo, poi elementi deldominio.La lotta popolare contro il fa-scismo ed il nazismo, soffoca-ta disarmata strumentalizzatae spettacolarizzata dai partitiche negli ultimi 70 anni hannodominato in Italia, è stata ste-rilizzata fin dalla costituzionedella santificata repubblica,quando comunisti e cattoliciamnistiarono i fascisti respon-sabili del Ventenniomussoliniano, e processaronoe rinchiusero in galera queipartigiani che si rifiutavano dideporre le armi per portare acompimento la lotta che si era-no prefissi. Da allora la Resi-stenza è stata circoscritta allacommemorazione del 25 apri-le, tramutata in “lotta di libera-zione contro l’occupazionetedesca”; insomma snaturatain lotta “patriottica”. Che i te-deschi si trovassero in suoloitalico in quanto alleati specialidel regime e quindi dei fascistigrandi e piccini rimessi in cir-colazione, viene da allora sem-plicemente taciuto. Così cheinfine si è pervenuti, logicaconclusione, alla situazione at-tuale in cui il capo dello Stato,figura notevole del PartitoComunista il cui massimo diri-gente (P. Togliatti) amnistiò igerarchi mussoliniani, conclu-

    de che il 25 aprile dev’essereuna sorta di giornata della ri-conciliazione nazionale; in al-tri termini, fascisti ed antifasci-sti “abbracciamoci fraterna-mente”!Anche la giornata del 1° mag-gio – istituita alla fine del ‘900dalle organizzazioni proletarieper ricordare l’impiccagione dicinque lavoratori anarchici daparte delle autorità, per riven-dicare ed intensificare la lottaper la conquista delle 8 oregiornaliere di lavoro a paritàdi salario ed in generale per ilmiglioramento delle condizio-ni lavorative dei salariati – neltrapasso alla commemorazio-ne è stata tramutata in Sarde-gna in “festa di S. Efisio”, al-trove in luogo di concerti dasballo con esibizioni di stardelle canzonette e speculato-ri-traditori sindacalisti di ognirisma e colore. Proprio unabella fine!Data questa realtà, nazifasci-sti in cravatta o con la testarasata, alimentati e protettidalle autorità grazie alle qualihanno potuto sopravviverealla Resistenza, ritengono riap-propriarsi delle strade e dellepiazze, generalmente vietateoggi agli antifascisti ed allemasse popolari rincoglionite,salvo non siano intruppate insolenni processioni a soste-gno di traditori, potenti di va-rio genere, prelati e pagliaccidello spettacolo.Eppure vi sono ancora parec-chi che non intendono affattorassegnarsi, come quelle per-sone che a Cagliari, pur aggre-dite dalle forze di polizie, han-no ancora una volta nella pra-tica detto No! al fascismo edai fascisti, No! ai loro sosteni-tori e fiancheggiatori.