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Dott. CGMedico-Chirurgo Specialista in Medicina Legale
Dott. FC MD, Ph.DMedico-Chirurgo Specialista in Ostetricia e Ginecologia Dottore di Ricerca in Medicina Fetale
MEMORIA MEDICO LEGALE SUL CASO
TT
Contro
AZ. OSP. VV
NOTE ALLA CTU REDATTA DAL DOTT. DD
(in sede di 696bis)
Alla luce della epicrisi dei fatti, caratterizzata da lacune espositive e scarsa epicrisi deduttiva,
prima di procedere all’esame delle risposte ai quesiti, così come rappresentate dal CTU, al fine
di introdurre il presente elaborato alla piena disponibilità del Giudice, ci corre l’obbligo di
ripercorrere e commentare la vicenda sanitaria.
LA VICENDA SANITARIA: MOMENTI SALIENTI ED EPICRISI
Il caso riguarda una gravidanza protratta alla 41° settimana di gestazione per la quale, in data
2.11.2011 alle ore 13.38, dopo accesso presso PS, si provvedeva a ricovero presso la Azienda
Ospedaliera di VV. La gravidanza si terminava con parto vaginale a cui si deve ricollegare l’inatteso
esito di una paralisi ostetrica a carico del plesso brachiale dell’arto superiore destro per lesione delle
radici C5-C6-C7.
DOCUMENTAZIONE SANITARIA VERSATA IN ATTI E DA NOI ESAMINATA:
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Ecografia del 1.04.11;
Ecografia del 22-06.11;
Ecografia del 19.08.11;
Fotocopia della cartella clinica n. 018658 relativa al ricovero presso l’Unità Operativa di
Ginecologia e Ostetricia dell’Azienda Ospedaliera di VV;
Lettera di dimissione della sig.ra SS dalla Unità Operativa di Ginecologia e Ostetricia
dell’Azienda Ospedaliera di VV;
Fotocopia della cartella clinica n. 018704 del piccolo JJ, relativa al ricovero presso il Nido
dell’Azienda Ospedaliera di VV;
Relazione fisiatrica del piccolo JJ, del 21.01.12, a firma della dott.ssa RR dell’Unità Operativa
di Medicina Fisica e Riabilitazione dell’Azienda Ospedaliera di VV;
Videat del piccolo JJ del 23.01.12, a firma del dott. FF, Direttore S.O.C. di Neurochirurgia,
Ospedale RR;
Relazione fisiatrica del piccolo JJ, del 7.03.12, a firma del prof. SS dell’Unità Operativa di
Medicina Fisica e Riabilitazione dell’Azienda Ospedaliera di VV;
Videat del piccolo JJ del 08.03.12, a firma del dott. FF, Direttore S.O.C. di Neurochirurgia,
Ospedale di RR;
Videat del piccolo JJ del 11.03.12, a firma del dott. FF, Direttore S.O.C. di Neurochirurgia,
Ospedale di RR;
Relazione fisiatrica del piccolo JJ, del 27.12.12., a firma della dott.ssa RR dell’Unità
Operativa di Medicina Fisica e Riabilitazione dell’Azienda Ospedaliera di VV;
Videat del piccolo JJ del 31.12.12, a firma della dott.ssa GG, della S.O.C. di Neurochirurgia,
Ospedale di RR;
Videat del piccolo JJ del 7.01.13, a firma del dott. FF, Direttore S.O.C. di Neurochirurgia,
Ospedale di RR;
Lettera di dimissione del piccolo JJ del 02.05.13, a firma della dott.ssa GG, dalla S.O.C. di
Neurologia, Ospedale di RR.
La storia clinica può essere così sinteticamente riassunta:
Trattasi di una paziente, all’epoca dei fatti, di anni 31, con un’altezza di 157 cm ed un peso di 58 kg,
nullipara, la gestazione veniva datata per una epoca della U.M. riferita al 15.01.11., pertanto al
momento del ricovero la gravidanza decorreva nel corso della 41° settimana.
L’anamnesi familiare risulta sostanzialmente irrilevante per il caso da noi trattato.
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In data 04.08.11 (28^ sett.), eseguiva una curva da carico orale di glucosio che permetteva di
evidenziare una glicemia basale di 87 mg/dl, di 165 mg/dl dopo 60’ e di 161 mg/dl dopo 120’.
Prima ecografia il 01.04.11 (10^ sett.+6gg), per un segnalato un ritardo concezionale motivo per il
quale viene eseguita una ridatazione ecografica (10^sett.+2gg).
Ecografia di screening del II trimestre il 22.06.11 (22^sett., dopo la ridatazione): biometria
corrispondente, la morfologia fetale normale, evidenza la presenza di un fibroma posteriore previo
laterale di destra, del diametro medio di 40 mm.
Ecografia del III trimestre, eseguita il 19.08.11 (30^sett.+2gg, dopo la ridatazione): biometria
corrispondente, presentazione cefalica, localizzazione posteriore della placenta, LA regolare per
quantità e conferma la presenza del fibroma che viene descritto “posteriore a livello del corpo destra,
intramurale e del diametro di 40mm”.
L’aumento ponderale complessivo, nel corso della gravidanza, è stato pari a 10 kg.
Accedeva presso il P.S. dell’Ospedale Policlinico di VV alle ore 11.16 del 2.11.2011 a seguito
della comparsa di contrazione uterine. PA 120/60, T 36,4°. Esegue tracciato CTG (dalle 11.09 alle
11.36 e dalle 11.49 alle 12.12), valutato reattivo con attività contrattile presente ma incoordinata.
Alle ore 13.39 risulta ricoverata presso il reparto di Ostetricia dello stesso nosocomio.
Ore 13.40 visita di accettazione: situazione longitudinale del feto in presentazione cefalica, livello
PP -4, PVC di 2 cm, raccorciata, intermedia di lunghezza e di consistenza diminuita. L’ecografia di
ammissione in reparto evidenzia la presenza di un oligoamnios, del BCF, la placenta normo-inserita e
conferma la presentazione cefalica (Bishop score = 5). Sotto la firma del medico che compare la
scritta “PREPIDIL 2 mg”.
Ore 16.15 Inizia tracciato CTG che vede, come indicazione, “induzione con Prepidil 1 mg”.
Bishop score 6. Applicazione di Prepidil 1 mg. Ore 16.47 termine CTG che viene indicato come
reattivo. L’attività contrattile risulta ancora incoordinata. Ore 20.00 Nella diaria clinica viene
riportata: “BCF presente”.
NOTA: Imprudentemente e con critico discostamento da L.G. e sapere comune, pur in corso di induzione del travaglio
con prostaglandine, vi è un critico lasso temporale (ore 16.47- ore 20.00) durante il quale non viene più controllato il
BCF né con il monitoraggio CTG in continua né con l’auscultazione intermittente. Assente la valutazione circa l’attività
contrattile in risposta alla stimolazione farmacologica.
03.11.11 (41^ sett.+1g)
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La registrazione CTGca riprende alle ore 21.41 Inizia tracciato CTG. La registrazione risulta
interrotta alle ore 23.48 per consentire alla paziente di recarsi in bagno: riprenderà, poi, alle ore 23.56.
NOTA: Al momento della ripresa del tracciato CTG, si nota la presenza di una decelerazione, non classificabile per
l’assenza della registrazione tocografica. Ore 22.30 Bishop score=7 Lo score aumenta di 1 ma senza la specifica quale
parametro si sia modificato.
Ore 00.03
Termina tracciato CTG che viene indicato come reattivo. L’attività contrattile appare più
coordinata, in modo particolare dalle 23.28 in poi.
Ore 00.15
Inizia tracciato CTG
Ore 00.45
La visita recita: “collo raccorciato 80%, dilatato 4 cm. Rexi: scolo di LA M1. CTG in
continua”.
NOTA: Non si fa menzione del livello raggiunto dalla PP.
Ore 06.05 Il tracciato CTG che viene classificato come “nella norma” in periodo dilatante e
come di “allarme” in periodo espulsivo, per la presenza di decelerazioni tardive, si interrompe (in
quanto coincide con la nascita del piccolo JJ).
Il parto vaginale avviene alle ore 06.05; Risulta essersi trattato di Parto operativo: 2 manovre di
Kristeller, 1 applicazione di ventosa ostetrica (Kiwi) e successive 2 trazioni “per decelerazioni
tardive in periodo espulsivo...”. Viene, inoltre, effettuata una episiotomia mediana, che, poi, si
sutura, come pure una lacerazione II grado, in anestesia locale.
Nascita di un feto di sesso maschile, del peso di 4900 gr, con Apgar 6/9.
Le condizioni del NEONATO
Il piccolo JJ ha subito presentato un quadro di ipomobiltà e ipotono dell’arto superiore
destro,“lievemente intraruotato”, che è stato descritto dal neonatologo nell’esame obiettivo alla
nascita. Il controllo radiologico esclude la presenza di una frattura della clavicola.
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Effettua trattamento FKT presso la struttura
11.11.11 Dimesso in buone condizioni, con istruzioni circa la postura da adottarsi e con un peso di
4666 gr.
23.01.12 Il dott. FF, neurochirurgo, indica la presenza di una paralisi ostetrica C5-C6-C7 dx e
richiede un controllo a due mesi per valutare l’opportunità di un intervento chirurgico.
31.03.12 Al controllo, il dott. FF soprassiede all’intervento ma richiede una ulteriore valutazione
verso i 16 mesi.
07.01.13 Il dott. Ferraresi propone un intervento chirurgico di “release del legamento coracoomerale
e re-innervazione selettiva del soprascapolare con l’XI nervo”. Intervento, questo, che verrà eseguito
nel mese di aprile del corrente anno.
EPICRISI DEI FATTI
CONSIDERAZIONI SPECIALISTICHE GINECOLOGICHE E CONCLUSIONI MEDICO-
LEGALI
Al fine di meglio comprendere la criteriologia medico-legale messa in atto per la valutazione del
caso, si deve premettere che, nella materia della responsabilità medica, si è venuto ad affermare il
modello unitario di responsabilità contrattuale imperniato sulle regole normative di cui all’art. 1218
c.c. in tema di responsabilità del debitore (Cass. Civ. Sez III del 13.4.2007 n. 8826). In materia si
deve quindi sottolineare che in conseguenza della responsabilità contrattuale dei sanitari convenuti, la
Sig.SS sarà tenuta a provare soltanto la fonte negoziale del proprio credito e la misura e tipologia dei
danni patiti, il loro nesso causale con il parto e un inadempimento in astratto dei sanitari a provocare
il danno lamentato. Dalla epicrisi del percorso assistenziale, si osserva come all’esito dell’esame delle
allegazioni documentali, risulteranno, comunque, provati anche i presupposti della responsabilità
aquiliana dei convenuti sanitari; inoltre nel caso concreto, si richiedeva una diligenza e perizia
qualificata, propria e necessaria di una prestazione di assistenza ostetrica, quale quella che
dobbiamo presumere dovesse essere in possesso dei convenuti trattandosi di punto nascita di
adeguato livello.
Per la discussione e quindi l’accertamento del rapporto causale tra operato sanitario ed inatteso
esito, facciamo riferimento a:
TRIBUNALE DI ROMA SEZ. XIII SENT. 15652/2012 “ valutato sul piano della causalità materiale
(rettamente intesa come relazione tra la condotta e l’evento di danno, alla stregua di quanto disposto
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dall’art. 1227, primo comma, codice civile) e della efficienza etiologica della condotta rispetto
all’evento in applicazione della regola di cui all’art. 41 cod. penale (a mente della quale il concorso di
cause preesistenti, simultanee o sopravvenute, anche se indipendenti dall’azione del colpevole, non
esclude il rapporto di causalità fra l’azione, l’omissione e l’evento “
CASS. SEZ. UNITE CIVILI 581/2008, seppure i criteri di accertamento del nesso causale, secondo i
sottosistemi penalistici e civilistici, sarebbero differenti “in assenza di norme civili che
specificatamente regolino il rapporto causale, ancora oggi corre far riferimento ai principi generali di
cui all’art. 40 e 41 c.p.. Essendo questi i principi che regolano il procedimento logico-giuridico ai fini
della ricostruzione del nesso causale” quindi riguardo alla sussistenza del nesso di causalità, fra
l’evento dannoso e la condotta colpevole (omissiva o commissiva) del medico, il nesso di causalità
materiale va determinato a norma degli articoli 40 e 41 c.p., e che non è consentito dedurre
automaticamente dal coefficiente di probabilità espresso dalla legge statistica la conferma, o meno,
dell’ipotesi dell’esistenza del nesso causale, poichè il giudice deve verificare la validità nel caso
concreto, sulla base delle circostanze del fatto e dell’evidenza disponibile, così che, all’esito del
ragionamento probatorio che abbia altresì escluso l’esistenza di fattori alternativi, risulti giustificata e
processualmente certa la conclusione che la condotta omissiva o in ogni caso colpevole del medico è
stata condizione necessaria dell’evento lesivo con elevato grado di credibilità razionale o probabilità
logica.
GIUDIZIO DI NON IMPROBABILITÀ DELL’EVENTO. CASS. SEZ. UNITE 576 DEL 2008: “per
la teoria della regolarità causale, ampiamente utilizzata anche negli ordinamenti di common low,
ciascuno è responsabile soltanto delle conseguenze della sua condotta, attiva o omissiva, che
appaiono sufficientemente prevedibili al momento del quale ha agito, escludendosi in tal modo la
responsabilità per tutte le conseguenze assolute atipiche o imprevedibili... In altri termini ciò che
rileva è che l'evento sia prevedibile non da parte dell’agente, ma (per così dire) da parte delle regole
statistiche e/o scientifiche, dalla quale prevedibilità discende da parte delle stesse un giudizio di non
improbabilità dell’evento.
Riscontriamo che in sede di PS veniva fatta la sola visita ostetrica ed un monitoraggio
cardiotocografico, omettendo una valutazione ecografica completa mirata non solo alla valutazione
dello stato di benessere fetale attuale e prospetticamente in corso di induzione farmacologica del
travaglio, nonché e soprattutto una valutazione biometrica con stima del peso fetale stante l’essersi
significativamente protratta la gestazione in un contesto di alterata curva glicidica.
Il riscontro sarebbe stato quello di macrosomia fetale, ne sarebbe conseguita una doverosa
informativa alla gestante ed una diversa consapevolezza della equipe ostetrica.
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Una definizione precisa rappresenta un aspetto fondamentale nell’ambito di unadiscussione relativa ad una qualsiasi condizione clinica ed è strettamente necessaria nelcomparare esperienze che si riferiscono ad esiti clinici e caratteristiche di trattamento.Viene definito come macrosoma un neonato che presenta un peso superiore a 4500grammi o superiore a 10 libbre, ciò che equivale a 4530 grammi (4). Anche secondol’International Classification of Diseases la macrosomia è definita come neonato dipeso superiore a 4500 grammi (ICD 9: 766.0).Per quanto riguarda l’aspetto fetale, può solamente essere presa in considerazioneuna stima di peso. L’ACOG, allineandosi sulle posizioni sopracitate per quanto riguardail feto, indica “come ragionevole considerare come macrosoma ogni feto con un pesostimato superiore a 4500 grammi”
Pur nella lacunosità di registrazioni in cartella clinica, possiamo riscontrare I SEGUENTI
PASSAGGI CRITICI:
La previsione di feto macrosoma è stata inescusabilmente tralasciata laddove la stessa risultava
doverosa poichè l’ultimo riscontro ecografico era avvenuto alla 30° settimana;
L’ACCERTAMENTO ECOGRAFICO STESSO sarebbe risultato possibile poiché la gravida
giungeva alla osservazione dei sanitari fuori travaglio attivo quindi in condizioni permettenti una
valutazione ecografica; la attendibilità della valutazione biometrica, più probabilmente che non,
avrebbe portato ad una stima corretta del peso fetale e reso consapevole la gestante dei rischi connessi
ad un parto vaginale.
Inoltre, la valutazione delle biometrie riscontrate nelle ecografie effettuate dalla gestante, unitamente
alla alterazione della curva da carico di glucosio, dovevano indurre l’equipe ostetrica ad una
rivalutazione della scelta di procedere alla induzione del travaglio.
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L’andamento del travaglio iniziava a virare sfavorevolmente ma non si misero in atto procedure di
salvaguardia del benessere materno fetale.
In data 2.11.2011, ad orario non indicato, presente in c.clinica richiesta urgente di ECG per
“probabile TC”; dalla registrazione ECg l’orario di inizio dell’esame era delle ore 14.53.
In effetti, per tabulas, non abbiamo riscontro ostetrico di segni di sofferenza fetale.
L’andamento del travaglio in termini di benessere fetale, si complicava alla luce di un riscontro CTG
di sicuro allarme
PERCHE’ LA SOFFERENZA FETALE?
Il travaglio risulta indotto farmacologicamente con prostaglandine (Prepidil) alle ore 16.15 ad un
dosaggio non chiaro (1 o 2 MG) poi, imprudentemente nel contesto di un CTG delle ore 00.10,
giudicato non rassicurante (motivo per cui veniva avviata in sala parto) pur con attività contrattile
valida si infondeva ossitocina (ore 4.50), generando una tachifilassi e quindi il precipitare delle
condizioni ossigenativo metaboliche del feto così da dover accelerare il periodo espulsivo con una
applicazione di vacuum a condizioni permittenti non ottimali;
DI SEGUITO L’ANDAMENTO DEL BCF PRIMA, DURANTE E POI LA IMMOTIVATA E
RISCHIOSA INFUSIONE DI OSSITOCINA
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E’ in re ipsa che l’avere applicato il vacuum in condizioni non ottimali ed essere ricorsi all’ausilio
della Kristeller, ha obbligato l’ostetrico che assisteva per via vaginale a trazioni eccessive e quindi a
generare il danno al plesso brachiale.
Poiché i neonatologici e gli ostetrici non descrivono la posizione della testa fetale, il punto di
applicazione del vacuum ed il suo riscontro sulla testa fetale, non possono affermare che il vacuum
sia stato correttamente applicato e che vi fossero le condizioni permettenti locali e di posizione ed
atteggiamento della PP. INOLTRE, il Partogramma risulta incompleto nella sua compilazione
rendendo inattendibile una valutazione del livello della PP e dei tempi del suo progredire nel canale
da parto; la progressione risulta comunque rallentata.
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Tenuto conto del peso fetale alla nascita, della lenta progressione della PP nel canale da parto
(desumibile in atti e non smentibile da altre e chiare registrazioni di visite ostetriche) e della
inefficacia dell’incremento incoordinato delle contrazioni uterine, VI ERANO TUTTE LE
INDICAZIONI A TERMINARE IL TRAVAGLIO CON PARTO CESAREO
ALLA LUCE DELLA NOSTRA SERENA EPICRISI DELLA VICENDA SANITARIA IN
CONCORDANZA CON IL COMUNE SAPERE OSTETRICO, CON LE REFERENZE
SCIENTIFICHE E CON LE LINEE GUIDA DELL’EPOCA DEI FATTI, RITENIAMO DI
NON POTERE CONCORDARE CON QUANTO RIPORTATO DAL CTU NEL SUO
ELABORATO PERITALE,
IN PARTICOLARE:
Scrive il CTU: “ il travaglio della paziente è stato indotto in considerazione la diagnosi di
oligoamnios in gravidanza oltre il termine. Tale diagnosi rappresenta correttamente un'indicazione
all'induzione del travaglio che insorto dopo la somministrazione di una singola dose di Prepidil”.
Note di Parte: Per tutto quanto sopra espresso la induzione del travaglio non ha tenuto conto del
rischio di parto distocico collegato ad un rischio significativo di sproporzione feto pelvica;
infatti, già in sede di visita di pronto soccorso e nelle ore immediatamente successive era possibile e
doverosa una valutazione ecografica mirata alla valutazione dello stato del benessere fetale e
soprattutto del suo sviluppo biometrico e ponderale; sarebbe risultato, più probabilmente che non, un
peso fetale ben oltre i limiti superiori delle curve di accrescimento atteso che l'ecografia ostetrica il
che, in assenza di significativi fattori limitanti, avrebbe permesso un attendibile valutazione
biometrica; a tale riguardo vale la pena segnalare che l'ultima ecografia ostetrica effettuata dalla
gestante risaliva alla 30ª settimana ossia a distanza di 11 settimane al momento del ricovero. Ancor
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più grave la mancata considerazione di rischio di parto distocico alla luce delle valutazioni della
biometria fetale della 30ª settimana ed allo stato di alterazione della curva da carico di glucosio
infatti, tali dati potevano e dovevano rappresentare un allarme di futura sproporzione feto
pelvica e quindi imporre una rivalutazione della biometria e peso fetale nell'immediatezza del
parto.
Scrive il CTU: “ la tempistica di insorgenza del travaglio dopo induzione medica non è stato
assolutamente prolungata … “
Note di Parte: Quest'asserzione del CTU, ancorché corretta, non porta alcun contributo al
giudizio di adeguatezza della prestazione sanitaria eseguita: risulterebbe ovvio dedurre che
laddove la induzione farmacologica fosse fallita non si sarebbe generato il danno al feto; il
discrimine di questa vicenda sanitaria tra corretta assistenza ostetrica e malpractice, non
consiste nella efficacia della induzione farmacologica del travaglio, piuttosto nei rischi connessi
alla perseverata scelta del parto vaginale ed ancor più alla mancata considerazione
dell'elemento di distocica alla luce del prevedibile peso fetale, delle caratteristiche del travaglio
e della situazione ostetrica ivi compresa la posizione e presentazione della parte presentata
nelle fasi del travaglio (elementi non rilevati); pertanto questa ultima considerazione del CTU
potrebbe risultare fuorviante nel giudizio dell'operato dei sanitari, in termini di non
riconoscimento di profili di malpractice.
Vi è poi da aggiungere una imprudente gestione della induzione farmacologica del travaglio,
infatti: il travaglio risulta indotto farmacologicamente con prostaglandine (Prepidil) alle ore 16.15 ad
una dosaggio non chiaro (1 o 2 MG) poi, imprudentemente nel contesto di un CTG delle ore 00.10
non rassicurante (motivo per cui veniva avviata in sala parto e veniva richiesto un ECG con
indicazione la esecuzione di un taglio cesareo), pur con attività contrattile valida si infondeva
ossitocina(ore 4.50) generando una tachifilassi uterina e quindi il precipitare delle condizioni
ossigenativo-metaboliche del feto così da dover accelerare il periodo espulsivo con una applicazione
di vacuum a condizioni permettenti quanto meno non ottimali (ancora una volta le registrazioni
ostetriche non sono esaustive se non addirittura mancanti).
Scrive il CTU: “ è stato correttamente eseguito monitoraggio ecotomografico del benessere fetale
all'ingresso in concomitanza alla somministrazione di Prepidil ed in previsione della rivalutazione
successiva per l'eventuale seconda somministrazione … Il CTG in alla valutazione medica
all'accettazione, durante l'induzione e durante la fase dilatante sempre risultato rassicurante” ed
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ancora “ risulta quindi evidente che travaglio della paziente ha avuto il decorso tempistica regolare
e non ha mai presentato distocica in nessuna fase”.
Note di Parte: Come ampiamente illustrato nel capitolo precedente, il monitoraggio
cardiotocografico sotto la rischiosa e non indicata infusione ossitocica (come peraltro conferma
il CTU nel giudicare regolare la tempistica del travaglio) evidenziava prima una critica quanto
attesa tachifilassi uterina e poi inesorabilmente il deteriorarsi del battito cardiaco fetale; tutto
questo il CTU non esamina, ossia non evidenzia il motivo del precipitare degli eventi tanto da
obbligare i sanitari ad una immediata terminazione del travaglio con un parto operativo.
Scrive il CTU: “ il parto operativo vaginale nella descrizione è stato eseguito con procedura
consueta. Nella descrizione presente in cartella clinica non risulta cenno relativo all'evenienza di
una distocia di spalla. Non c'è quindi nessun presupposto per ipotizzare manovre operazioni
anomale sul feto secondarie ad un evento del quale non esiste nessun riscontro che si sia mai
verificato”.
Note di Parte: Il CTU omette di considerare la indicazione all'opportunità di terminare il
travaglio con parto cesareo e quanto le procedure del parto operativo fossero state effettuate in
condizioni non ottimali se non permittenti; a tale riguardo riportiamo quanto già da noi
espresso nel precedente capitolo: E’ in re ipsa che l’avere applicato il vacuum in condizioni non
ottimali ed essere ricorsi all’ausilio della Kristeller, ha obbligato l’ostetrico che assisteva per via
vaginale a trazioni eccessive e quindi a generare il danno al plesso brachiale. Poiché i neonatologici e
gli ostetrici non descrivono la posizione della testa fetale, il punto di applicazione del vacuum ed il
suo riscontro sulla testa fetale, non possono affermare che il vacuum sia stato correttamente applicato
e che vi fossero le condizioni permettenti locali e di posizione ed atteggiamento della PP. INOLTRE,
il Partogramma risulta incompleto nella sua compilazione rendendo inattendibile una valutazione del
livello della PP e dei tempi del suo progredire nel canale da parto; la progressione risulta comunque
rallentata. Tenuto conto del peso fetale alla nascita, della lenta progressione della PP nel canale da
parto (desumibile in atti e non smentibile da altre e chiare registrazioni di visite ostetriche) e della
inefficacia dell’incremento incoordinato delle contrazioni uterine, vi erano tutte le indicazioni a
terminare il travaglio con parto cesareo
QUALIFICAZIONE E QUANTIFICAZIONE DEI DANNI PATITI DAL PICCOLO JJ E DAI
SUOI GENITORI
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DANNO CONSEGUENZA
Genitori (vittime secondarie):
A carico dei genitori è pesata, in termini di riduzione della qualità di vita sociale e familiare,
certamente il dover assistere il figlio in misura gravemente maggiore rispetto a un figlio sano. Questo
sia in termini di assistenza rieducativa motoria che di relazione.
Da un punto di vista della “sofferenza psichica” non è presunzione affermare che la sofferenza di un
proprio caro (e che caro!) si ripercuote in termini di sofferenza interiore che spesso degenera in
patologia. Vedere un figlio soffrire per non poter più espletare quelle attività della vita quotidiana
proprie dell’età non può che deprimere psiche degli genitori.
JJ (vittima primaria):
A carico del minore esistono sia danni patrimoniale che NON patrimoniali che cercheremo di
esplicitare di seguito:
- Invalidità Permanente (danno biologico): la valutazione espressa dal CTU in fase conciliativa
ci sembra congrua dopo aver visitato il piccolo presso il ns studio medico di Roma. Quindi la
valutazione della ridotta validità è valutabile nella misura del 18% (diciotto);
- Danno morale (sofferenza psicofisica): è grave la sofferenza fisica che ha patito il minore nel
periodo post partum e per gli anni successivi, vuoi per l’ulteriore intervento chirurgico, vuoi,
come detto, per la lunga riabilitazione.
Tale lungo periodo di malattia, quantificabile in un anno di Invalidità temporanea assoluta, in
6 mesi di I. temporanea parziale al 75%, di ulteriori 6 mesi di I. T. P. al 50% e ulteriori 3 mesi
di ITP al 25%, giustifica presuntivamente una valutazione della sofferenza fisica pari a quella
del danno biologico in se. La sofferenza psichica ha certamente prevalso dall’età dell’asilo
fino ad oggi in quanto il disagio dell’handicap, col passare degli anni, viene percepito come
tale grazie alla maturazione cognitiva del ragazzo. Tale disagio fisico e psichico andrà
valutato con psicoterapia negli anni a venire in quanto potrebbe tranquillamente degenerare in
patologia psichica e quindi in danno biologico. Tale verosimile coscienza certamente altererà i
rapporti sociali del minore e finanche quelli familiari.
Tale quadro non può non essere valutato in sede risarcitoria in via equitativa anche solo
appesantendo il valore economico del punto di invalidità.
- Danno esistenziale: è in re ipsa, anche per quanto sopra discusso, che il cambiamento di
qualità della vita del minore sarà in pejus proprio perché un portatore di handicap che non si
sente “normale” rispetto ai coetani sani. Tale influenza negativa priverà in maniera subtotale
tutte le attività della vita quotidiana del minore, per cui nella valutazione complessiva del
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danno non patrimoniale andranno valutate le tre voci di danno fin qui espresse affinchè la
unitaria valutazione rappresenti il più possibile un risarcimento integrale e quindi equo.
- DANNO PATRIMONIALE:
La valutazione di questo tipo di danno oggi è fattibile in termini di grave perdita di chance di svolgere
la totalità delle attività manuali e anche quelle intellettuali specie se un’analisi psicologica del minore
accerti una evoluzione delle proprie sofferenze in patologia psichica. Tale eventualità non potrà che
diminuire le chance di successo in qualsiasi attività intellettuale.
Dr. CG
Dr. FC
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