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Dott.Bacchi Maurizio 1 Per un rilancio del Piano Anti- fumo: il nuovo Protocollo Operativo Primo modulo Dott. Maurizio Bacchi Direttore ff S.C. Igiene e Sanità pubblica RePES ASL BI

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Page 1: Dott.Bacchi Maurizio1 Per un rilancio del Piano Anti-fumo: il nuovo Protocollo Operativo Primo modulo Dott. Maurizio Bacchi Direttore ff S.C. Igiene e

Dott.Bacchi Maurizio 1

Per un rilancio del Piano Anti-fumo: il nuovo Protocollo Operativo

Primo moduloDott. Maurizio Bacchi

Direttore ff S.C. Igiene e Sanità pubblicaRePES ASL BI

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Per un rilancio del Piano Anti-fumo: il nuovo Protocollo Operativo

ALCUNI DATI SUL TABAGISMO

I fumatori nel mondo sono circa 650 milioni. Secondo l’Oms, il fumo è “la prima causa di morte facilmente evitabile”, responsabile ogni anno della morte di 5 milioni di persone in tutto il mondo per cancro, malattie cardiovascolari e respiratorie. Un numero peraltro destinato ad arrivare a 10 milioni entro il 2030, se non saranno adottate misure efficaci.

Nell’Unione europea si stima che fumino 4,5 milioni di persone e che ogni anno siano 650 mila i decessi correlati al fumo.

(fonte: IIS)

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Situazione in Italia – Studio P.A.S.S.I. (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia)L’abitudine al fumo misurata da P.A.S.S.I. nel periodo di rilevazione 2008-11 sull’intero pool di Asl, nella popolazione 18-69 anni, è pari al 28%. L’abitudine al fumo è risultata più alta tra 25 e 34 anni, mentre nelle classi di età più mature la prevalenza diminuisce in modo consistente. Ancora persiste una forte differenza tra gli uomini (fuma uno su tre), rispetto alle donne (meno di una su quattro) anche se i dati mostrano, in alcune Regioni (come l’Umbria), un aumento della percentuale di donne fumatrici. La prevalenza è più elevata tra le persone con livello di istruzione intermedio, rispetto a quelle senza alcun titolo o con la licenza elementare, e aumenta all’aumentare delle difficoltà economiche. Non si evidenziano differenze per cittadinanza.

(fonte: Epicentro)

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Situazione in Italia – Studio P.A.S.S.I.Facendo riferimento al solo dato 2011 e a tutte le Asl partecipanti, complessivamente il 42% delle persone che si sono rivolte a un medico o a un operatore sanitario nell’ultimo anno ha dichiarato di aver ricevuto domande sul proprio comportamento riguardo all’abitudine al fumo. Il 54% dei fumatori, che sono stati da un medico o un operatore sanitario negli ultimi 12 mesi, ha dichiarato di aver ricevuto il consiglio di smettere di fumare; in particolare, nel 25% dei casi il consiglio è stato dato a scopo preventivo, nel 18% per specifici problemi di salute dell’intervistato, nel 15% per entrambi i motivi. (fonte: Epicentro)

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Situazione in Piemonte – Progetto P.A.S.S.I.Rispetto all’abitudine al fumo di sigaretta: il 50% degli intervistati riferisce di non fumare; il 28% di essere fumatore; il 21% di essere un ex fumatore. • L’1% degli intervistati dichiara di aver sospeso di fumare

da meno di sei mesi (i cosiddetti “fumatori in astensione”, ancora considerati fumatori in base alla definizione OMS).

L’abitudine al fumo, attuale e pregressa, è significativamente più alta tra gli uomini rispetto alle donne ovvero prevalgono le donne tra le persone che non hanno mai fumato

(fonte: Rapporto regionale PASSI 2008)

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Dati - PiemonteLa prevalenza varia in base al titolo di studio e alla categoria sociale, in linea con il dato nazionale. Infatti fuma il 17,8% dei laureati e il 30,4% dei soggetti con licenza elementare, probabilmente per l’effetto combinato di una propensione maggiore a iniziare a fumare e una

minore a smettere.

(fonte: Fatti e cifre sul fumo di tabacco in Piemonte - Bollettino 2011 – Regione Piemonte)

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Dati - PiemonteLa prevalenza di fumatori e’ diminuita lentamente fino agli anni ottanta, per poi fermarsi e ulteriormente riprendere a scendere negli ultimi anni. Questo trend è attribuibile alla riduzione dei fumatori maschi, mentre l’abitudine e’ cresciuta leggermente e nella popolazione femminile.

La prevalenza di fumatori e’ più elevata nelle categorie sociali più svantaggiate con titolo di studio più basso, particolarmente fra gli uomini.Queste categorie necessitano dunque di una specifica attenzione per organizzare interventi preventivi contro il tabagismo.

(fonte: Fatti e cifre sul fumo di tabacco in Piemonte - Bollettino 2011 – Regione Piemonte)

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Morbilità e mortalita’ associata al fumo in Piemonte

Ogni anno in Piemonte si possono attribuire al fumo di tabacco oltre 25.000 ricoveri (il 4,4% del totale) e 6.000 decessi (il 12% del totale), mentre e’ difficilmente misurabile l’effetto del fumo passivo.Questi dati concordano con quelli nazionali (70.000 decessi all’anno, pari al 12,1% del totale) che fanno del fumo la principale causa prevenibile di morbilita’ e mortalita’ in Italia, come peraltro nel mondo occidentale. Si stima una riduzione dell’aspettativa di vita di circa 10 anni e un aumento del rischio di patologie cardiovascolari, oncologiche e pneumologiche tanto maggiore quanto più è anticipata l’età di inizio: una persona che inizi a fumare a 15 anni ha una probabilità 3 volte superiore di ammalarsi di tumore rispetto a un individuo che inizi a fumare a 20 anni.fonte: Fatti e cifre sul fumo di tabacco in Piemonte - Bollettino 2011 – Regione Piemonte)

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Si stima una riduzione dell’aspettativa di vita di circa 10 anni e un aumento del rischio di patologie cardiovascolari, oncologiche e pneumologiche tanto maggiore quanto più è anticipata l’età di inizio: una persona che inizi a fumare a 15 anni ha una probabilità 3 volte superiore di ammalarsi di tumore rispetto a un individuo che inizi a fumare a 20 anni.

(fonte: Fatti e cifre sul fumo di tabacco in Piemonte - Bollettino 2011 – Regione Piemonte)

Morbilità e mortalita’ associata al fumo in Piemonte

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Dati ASL BI – Progetto P.A.S.S.I.

Nella ASL BI i fumatori sono pari al27%, gli ex fumatori al 24%, e i nonfumatori al 49%. Nessun intervistatoal momento della rilevazione, hadichiarato di aver sospeso di fumareda meno di sei mesi (fumatori inastensione, considerati ancorafumatori, secondo la definizioneOMS)L’abitudine al fumo è più alta tra gliuomini che tra le donne (32% versus22%); tra le persone che non hannomai fumato prevalgono le donne(65% versus 32%).(fonte: Rapporto aziendale PASSI 2008)

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Dati ASL BI – Progetto P.A.S.S.I.

Tra le ASL piemontesi partecipanti al PASSI lapercentuale di fumatori è risultata più altarispetto a Biella tra i giovani (38% tra 18-34anni, 31% tra 35-49) e minore tra i più anziani(20% tra 50-69); è inoltre più alta in ambeduei sessi ( 35% M, 23% F) e per ogni livello diistruzione (31% basso, 27% alto).

(fonte: Rapporto aziendale PASSI 2008)

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Dati ASL BI – Progetto P.A.S.S.I.

Fra chi è stato da un medico o unoperatore sanitario nell’ultimo anno,quasi un intervistato su 2 (47%) haricevuto domande sul propriocomportamento in relazioneall’abitudine al fumo.Riferisce di essere stato interpellatoda un operatore sanitario sulla propriaabitudine al fumo ben il 61% deifumatori, il 37% degli ex fumatori e il43% dei non fumatori.

(fonte: Rapporto aziendale PASSI 2008)

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Il “problema fumo” nel Piano Locale della Prevenzione della ASL BI

I presupposti Partire da una analisi di contesto per far emergere i bisogni di salute della popolazione

Integrare gli interventi di prevenzione

Individuare obiettivi condivisi e raggiungibili

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L’O.M.S. individua nei paesi industrializzati, quali cause delle patologie,

• i fattori socio economici e gli stili di vita per il 45-50% della mortalità totale,

• la qualità dell’ambiente per il 25-35%,

• l’eredità genetica per il 20/30%

• la qualità dei servizi sanitari per il 10-15%.

Ampie parti del Piano sono state dedicate a:

• L’analisi di contesto

• Gli stili di vita

• Gli aspetti ambientali

• L’integrazione tra i servizi per il loro miglioramento qualitativo

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La prevenzione

La prevenzione è un insieme di azioni e di comportamenti con il fine d’impedire l’insorgenza e la progressione delle malattie e il determinarsi di danni irreversibili quando la patologia è in atto.

Gli interventi di prevenzione si dividono in:

-         primaria;-         secondaria;-         terziaria.

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Prevenzione Primaria

Comprende tutti gli interventi destinati ad ostacolare l’insorgenza della malattia nella popolazione, combattendo le cause e i fattori predisponenti

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Forme di prevenzione

Punto di vista del medico

Malattia

assente presente

Punto di vista paziente

Malessere

assente Prevenzione primaria

(malessere assente malattia assente)

Prevenzione secondaria (malessere assente malattia presente)

presente Prevenzione quaternaria

(malessere presente malattia assente)

Prevenzione terziaria (malessere presente malattia presente)

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Prevenzione Primaria

Si attua attraverso: -     progetti mirati di promozione

della salute;

-     profilassi immunitaria (vaccinazioni);

-    interventi sull’ambiente per eliminare o correggere le possibili cause delle malattie;

-     interventi sull’uomo per rilevare e correggere errate abitudini di vita (es. fumo);

-    individuazione e correzione delle situazioni che predispongono alla malattia (es. obesità).

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Prevenzione Secondaria

Comprende tutte le misure destinate ad ostacolare l’aumento del numero di casi di una malattia nella popolazione, riducendone la durata e la gravità.

Ha come obbiettivo l’individuazione precoce dei soggetti ammalati o ad alto rischio per poter ottenere la guarigione o impedirne l’evoluzione.

Lo strumento essenziale è la diagnosi precoce rivolta a persone ritenute a rischio.

La diagnosi precoce rende ancora attuabili interventi terapeutici in grado di condurre alla guarigione.

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Prevenzione Terziaria

Comprende tutte le misure che hanno lo scopo di controllare l’andamento di malattie croniche per evitare o limitare la comparsa di complicazioni e di esiti invalidanti.

Gli strumenti fondamentali della prevenzione terziaria sono la terapia e soprattutto il recupero e la riabilitazione negli aspetti medico, psicologico, sociale e professionale.

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Estratto dal PLP dell’ASL BI

PLP ASL BI: Azioni2.9.11 Piano antitabaccoProgrammazione attività locali 2012PERCORSO DI ORIENTAMENTO DEL FUMATORE AI CTT –

TERRITORIO DI BIELLAPremessaIl territorio di Biella ha l’operatività di tre CTT e la prossima attivazione di

un quarto CTT: quello afferente al SERT di Biella.Ogni CTT ha modalità di intervento specifiche.Il presente percorso si propone numerosi obiettivi (indicati nel paragrafo

“Traguardi attesi”) tra i quali un’integrazione tra i CTT stessi e la miglior offerta possibile alla popolazione; inoltre, intende essere anche una bozza da utilizzare con i Medici di Medicina Generale (MMG) per agevolarli nella scelta del CTT identificato come quello più adeguato alle caratteristiche presentate dal fumatore.

 

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Estratto dal PLP dell’ASL BI

Gruppo di lavoro individuato:Dirigente Dipartimento di prevenzione ASL BIDirigente servizio dipendenze ASL BISert Biella: dirigenteSert Cossato: due medici di cui uno solo dedicato per l’ambulatorio (psichiatra). Rappresentante dei MMGLILT Biella: medico specialista (medicina interna, pneumologia, allergologia), psicologa-psicoterapeutaFondo Edo Tempia: direttore sanitario, due psicologhe-psicoterapeute

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Estratto dal PLP dell’ASL BI

Tipologie di destinatari:Fumatori individuati ed indirizzati dai MMGTraguardi attesiIncremento degli accessi in tutti e quattro i CTT Aumento del numero fumatori che smettono di fumareOttimizzazione delle risorse territoriali orientate ai cittadiniCoinvolgimento attivo dei MMGFormalizzazione e definizione dei trattamenti proposti dai vari

CTT esistenti sul territorioAttività di raccordo tra i 4 CTT

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Estratto dal PLP dell’ASL BI

Operatività dei singoli CTTSERT Cossato: Trattamento integrato con counselling. terapia farmacologica (farmaci in Classe A dispensati gratuitamente dal SERT); agopuntura, misurazione routinaria della concetrazione di CO nell’espirato, ,misurazione dell’alcol etilico nell’espirato previa indicazione medica, intervento psicologico individuale previa valutazione clinica.SERT Biella: al momento da definireLILT Biella: trattamento integrato medico-psicologico (counselling individuale associato a trattamento farmacologico); spirometria e misurazione CO effettuate ad ogni pazienteFondo Edo Tempia: Corsi psico-educazionali di gruppo con counselling individuale; visita pneumologica con spirometria e

misurazione CO nell'espirato ad ogni paziente.

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