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[COVER STORY] L’ANNIVERSARIO DI APOLLO 11 QUALCUNO CI GUARDAIl modulo della missione
Apollo XI in orbita intornoalla Luna il 20 luglio 1969.
Sullo sfondo, la Terra
È STATA LA PROTAGONISTA DEL PRIMO SHOW DELL’ERA GLOBALIZZATA. TUTTO IL MONDO, QUELL’ESTATE, VIAGGIÒCON GLI ASTRONAUTI FINO A TOCCARLA. DA QUEL VOLO SONO NATI I CIRCUITI INTEGRATI IN MINIATURA, I PASSIDI DANZA DI JACKSON, LA GENERAZIONE DI INTERNET E IL WIRELESS. MA, POI, L’ABBIAMO DIMENTICATA LASSÙ
DI SARA GANDOLFI
CHE FINE HA FATTO LA LUNA
1969/2009 - QUARANT’ANNI DOPO
AFP
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MAGAZINE | 4342 | MAGAZINE
on si guarda più volentieri la Luna; o nonla si guarda più volentieri come prima.Le rimproverano di essere stata sinoral’oggetto di inutili fantasie e sentimenta-lismi: un deposito di mal calcolate tene-rezze; infine, una delusione». EnnioFlaiano fu tra i primi a capire che la ma-gia di un momento era svanita, pochimesi dopo la conquista. Trecentottanta-due chilogrammi di Luna, roccia e polve-
re, sono conservati nella banca della Nasa; lihanno studiati sino alla fine degli anni Settantae ora sono dimenticati, semplici “campioni di
riferimento”. Anche Milano ha il suo piccolosogno di Luna in un cassetto, un frammento dibasalto raccolto nella Taurus Littrow Valley chel’America donò al governo italiano e oggi ilMuseo della Scienza e della Tecnica custodiscegelosamente nel caveau. Chissà se un giornoavrà un posto nella futura area dedicata alloSpazio, quando si troveranno i fondi. Consolia-moci pensando che i nostri computer portatili,i telefonini, gli apparecchi senza fili, le antenneTv, le videocamere miniaturizzate e almeno al-tri 30.000 oggetti oggi di uso quotidiano sonofigli di quei primi voli nello Spazio. Di unatecnologia, e soprattutto di una microelettroni-ca, testata in condizioni estreme e irripetibili.
IL PRIMO SHOW DELL’ERA GLOBALIZZATAGuardatela stasera, o la prima serata senza nu-bi. Guardatela bene, lassù. No, non sembradavvero la stessa luna che ci ha tenuti svegli - ifortunati over 45 - per una notte intera. In tut-to il mondo. E dove era giorno non si è lavora-to. Tutti incollati ad un piccolo schermo inbianco e nero o ad una radio, se la Tv ancoranon c’era. A vivere per la prima volta la storiain diretta. Il primo show dell’era globalizzata,
«N[COVER STORY] LUNA 1969/2009
LA LUNGA ATTESAPER FARE QUEL PRIMO PASSO
ARRIVO Alle 22.17’40“ ilLem alluna. Gli astronautinon escono per sei ore
USCITA Alle 4.50 Armstrongposa il primo piede sullaLuna, alle 4.57 il secondo
DISCORSO «Un piccolopasso per l’uomo, un balzoper l’umanità», dichiara
“BUZZ” Aldrin raggiunge ilcompagno e insiemecontrollano lo stato del Lem
TEST Trasmettono a Terradati su “venti”, movimentisismici e altre informazioni
IN VALIGIA I due astronautiraccolgono 21,4 chili dicampioni lunari
RIENTRO Dopo 2 ore e 10’tornano nel Lem, si sonoallontanati solo di 60 metri
L’AQUILA VOLA VIA Dopoalcune ore il Lem si alzaper tornare sulla Terra
EROI AMERICANII tre astronauti di
Apollo 11. Dasinistra:
il comandante NeilArmstrong, il pilota
del modulo di comando Mike
Collins (che restò inorbita) ed Edwin
“Buzz” Aldrin
IL SEGNODELL’UOMOL’impronta lasciatada un astronauta sul suolo desertico del Mare dellaTranquillità, durante il primosbarco sulla Luna
Ripubblichiamo, attualizzando le didascalie,i disegni apparsi alla pagina 3 del Corrieredella Sera il 21 luglio 1969, il mattino dopolo storico allunaggio che portò i primi dueuomini sul satellite.
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ASA
MAGAZINE | 4544 | MAGAZINE
[COVER STORY]
E LA LUNA DIVENTÒ POP
La febbre lunare negli an-ni Settanta contagia velo-cemente la cultura popu-lar lanciando sul mercatouna serie di nuove icone.
MOON BOOTEra il 1971quando Tec-nica lanciò il primo do-posci (anche
colorato) della storia, ispira-to agli scarponi spaziali
BARBARELLAPaco Raban-ne diventò fa-moso per icostumi argentati disegnati perJane Fonda,
che nel ’68 lanciò una moda
OROLOGI OMEGAIl modelloSpeedmasterè stato l’unicoorologio sulla Luna
DARK SIDE OF THE MOONSe gli scienziati esploravanola faccia vicina (e visibile)della Luna, i Pink Floyd can-tavano quella oscura (1973)
MOONWALK DI JACKSONPasseggiatasulla Luna è ilpasso di danzache il cantanteMichael Jack-son ha perfe-zionato (nonl’aveva inventa-to lui) renden-dolo unico.
anche se allora non sapevamo cosa sarebbe ve-nuto dopo. Allora quel viaggio verso l’ignotoera solo una promessa mantenuta, o come scris-se Indro Montanelli sul Corriere «la più grandeavventura umana di tutti i tempi, così grandeche ogni tentativo di magnificarla ci sembre-rebbe retorico e vuoto». Per noi italiani era qualcosa a mezza strada tra
le intuizioni di Galileo e l’umanesimo del Leo-pardi di Che fai tu, luna, in ciel? Oltreoceanoera un altro American dream che si realizzava,la vittoria contro il gigante sovietico che perprimo, nel 1957, aveva mandato in orbita unsatellite - lo Sputnik - e in rapida successionela cagnettina Laika, il primo uomo Gagarin, laprima donna Valentina Tereshkowa. E poi s’era
impantanata in una serie di tonfi nella corsaverso la Luna.
L’ULTIMISSIMA FRONTIERA DI KENNEDY«Dobbiamo impegnarci, prima che questa de-cade abbia fine, a portare un uomo sulla Luna ea farlo tornare sano e salvo sulla Terra», avevaincitato nel 1961 il presidente John F. Ken-nedy. «Non sarà un uomo solo ad andare sullaLuna, sarà un’intera nazione». Otto anni dopo,Kennedy non c’era più, ma la sua America ave-va mantenuto la promessa fatta, un atto di fedenei valori della ricerca scientifica. E non c’era
ERA UN AMERICAN DREAM CHE SI REALIZZAVA, LA VITTORIA CONTRO L’URSS CHE NEL 1957AVEVA MANDATO IN ORBITA SPUTNIK, POI LAIKA, GAGARIN, LA TERESHKOWA...
TAKE OFFNella camera di
controllo diCape Kennedy
(oggi diventato ilKennedy SpaceCenter) durantela fase di lancio
dell’Apollo 11,lanciato dal
razzo Saturn V il 16 luglio 1969
«QUEI GUERRIERIMEDIEVALI»
LO SBARCO VISTO DALLA FALLACI
Ciò che vogliono a Houston è un poco di Luna dastudiare in laboratorio per capire come nac-
que la Luna, e se nacque insieme alla Terra o pri-ma o dopo, e se sulla Luna c’è vita. Centoquaran-tasei gruppi di scienziati del nostro pianeta atten-dono con impazienza la loro preziosa porzione diLuna: geologi, selenologi, biologi, astronomi.«Che raccattino quello che trovano», dice il geolo-go Bell: «sassi, sabbia, polvere. Che se ne riem-piano le tasche, che ne prendano il più possibi-le!». E anche se va tutto male, se devono ripartireavanti il previsto, quel poco di Luna deve tornarsulla Terra: quindi bisogna che Armstrong la rac-catti subito, senza perder tempo. Una manciata disuolo ad esempio. Ma come? Dentro quella tuta
da palombaro, quell’armaturada guerriero medievale, piegar-si è impossibile e gli espertidella Nasa gli hanno ordinato dinon mettersi mai in ginocchio opiegare la testa. Gli hanno an-che ordinato di evitare ogni con-tatto diretto anche coi guanti,per via della contaminazione: diusare lo strumento e basta. Lostrumento è un bussolottino colmanico lungo, una specie di ra-maiolo. La Nasa ci ha studiatoper anni e migliaia di dollari,assemblee si sono riunite perdecider l’ampiezza del busso-lottino, la lunghezza del mani-co, la forma e la sostanza. Han-no vinto coloro che lo volevano
di alluminio, col manico di ottantatré centimetri emezzo, il fondo con un diametro di diciassettecentimetri e quattro millimetri, e completato daun sacchetto di teflon. L’operazione per raccoglie-re il suolo lunare è ancora più complicata. Consi-ste nel compiere il movimento che si fa con un ra-maiolo per tirare su un poco di acqua: gliel’hannofatto fare centinaia e centinaia di volte sebbene luiripetesse: «Ho capito!». Il fatto è che dev’essereun movimento gentile, quasi impercettibile: conun sesto di gravità ogni gesto brusco farebbe bal-zare la polvere di molti metri e qualche granellopotrebbe finire tra i delicati congegni del LEM.
DI ORIANA FALLACI
Il minuziosoresocontodell’avventuralunare vieneriproposto nellacollana Bur: Quelgiorno sulla Luna,pag. 228, 10 euro(Rizzoli)
AFP
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MAGAZINE | 4746 | MAGAZINE
[COVER STORY] LUNA 1969/2009
L’EREDITÀHI-TECH
Il volo nello Spazio ha datofortissimo impulso alla ricer-ca nell’elettronica e allo svi-luppo di nuove tecnologie .Ecco alcuni esempi
FUEL CELLSLa cellula combustibileutilizzata sugliApollo fu di fattola prima dellastoria
INTERNET E WIRELESSIl progetto deicomputer dibordo degliApollo trainò lericerche sul-l’informationtechnology (la
ricerca Arpa, che sfociò in In-ternet, partì dopo il lancio so-vietico dello Sputnik) e sullatecnologia “senza fili”.
IN VOLO (E NON SOLO)
Lo studio delle sollecitazionistrutturali (per velocità e calo-re) ha avuto ricadute nell’avia-zione come nella fabbricazionedi auto o elettrodomestici
MEDICINA E BIOLOGIAI controlli sugliastronauti han-no permesso distudiare la ri-sposta dell’or-ganismo a si-
tuazioni estreme e migliorato imetodi di visita dei pazienti.
solo l’America con Neil Armstrong, tutto ilmondo era lì, il 20 luglio 1969, quando l’a-stronauta disse: «Houston, qui è la base dellaTranquillità. L’Aquila ha atterrato». Touch-down perfetto, titolarono i giornali del pianeta(sovietici esclusi).Erano le 22 17’40” ora italiana. Gli astronauticatapultati come un proiettile nello spazio dal“treno per le stelle” Saturn V, ideato dallo stes-so ufficiale delle SS, Wernher Von Braun, lacui mente aveva partorito il famigerato razzoV2 che aveva seminato morte e terrore a Lon-dra, erano finalmente arrivati. Dopo un viag-gio di centodieci ore - e 39 secondi di ritardosui piani - il Lem Eagle (Aquila) era allunatocon a bordo Neil Armstrong e “Buzz” Aldrin.Il terzo uomo, Michael Collins, era rimasto inattesa nell’orbita lunare. Da 380 mila chilome-tri di distanza arrivavano immagini sgranate,irreali e irripetibili, per qualcuno persino false,frutto di un complotto ordito dagli americaniche poi ispirò il film Capricorn One.
IL TRIONFO DEI GIOVANI INGEGNERIDubbi e critiche non sporcarono l’euforia diquel momento. Le peggiori aberrazioni delventesimo secolo erano alle spalle e l’ultimafrontiera era lì, a portata di Lem. La sfida conl’apparato militar-industriale del Cremlinosembrava vinta per sempre. «Non servono i gi-ganteschi razzi sovietici, ma congegni elettro-nici sempre più miniaturizzati nelle capsule, inmodo da poterle lanciare anche con vettori me-no potenti», spiegarono i tecnici Usa con unsorriso. Erano giovani e freschi, come le loromenti. L’età media degli ingegneri impegnatinel lavoro di calcolo per i voli lunari era 23 an-ni, l’ufficiale che guidò dalla base di controllodi Houston la drammatica fase di allunaggio,Steve Bales, ne aveva appena 26. Era la genera-zione che ha poi ha fatto nascere Silicon Valleye istruito i vari genietti informatici del ventu-nesimo secolo a costruire circuiti integratisempre più piccoli. Il futuro, cioè l’oggi.Una febbre cosmica simile a quella dell’orocolpì gli americani, e non solo. Perfino il duro
DA 380.000 CHILOMETRI ARRIVANO IMMAGINI IRREALI, SGRANATE. PER QUALCUNO FALSE, È UN COMPLOTTO?
SCIVOLANDO VERSO LA LUNAEdwin “Buzz” Aldrin, fotografato
dal compagno di missione NeilArmstrong, mentre scende persecondo dalla scaletta del Lem
TRENTA ORE DI DIRETTA QUASI AL BUIO
Lo Speciale Luna durò trenta ore, tra lasera del 20 luglio e la notte del 21. La te-
lecronaca della missione Apollo 11, pur fati-cosa, filò via liscia seguendo il programmadi volo fino alle 22,05. A quell’ora la navicellalunare di Armstrong e Aldrin, distaccatasidall’astronave madre pilotata da Collins, co-minciò la discesa di 15 chilometri verso ilMare della Tranquillità. Nel momento cru-ciale, la brutta sorpresa: non ci sarebberostate immagini in diretta dell’atterraggio. Latelecronaca divenne una radiocronaca:
ascoltavo attentissimo in cuffia i mes-saggi cifrati tra astronauti e con-
trollori di terra. Li traducevo in unracconto fedele e il più possibileemozionante. Tra gli scrosci e le
frasi concitate si sentivano nume-ri e sigle. Erano la velocità espressa
in metri al secondo. Ma la distanza dalla Lu-na era sempre stata espressa in piedi. Iomoltiplicavo e raccontavo. Nel buio sentii:“liok”. Significava che erano entrati nell’or-bita lunare. Avevo seguito lo spazio dalloSputnik. Per l’Apollo mi ero preparato. Tremesi in Usa. Ero in grado di interpretare ciòche ascoltavo nel buio. Furono 12 minuti insolitaria. Mi mancò il sostegno di RuggeroOrlando, l’inviato a Houston, il quale emersedal silenzio solo quando, alle 22,17 urlai almicrofono: «Ha toccato, toccato il suolo lu-nare!» Per dire di no, che la navicella non siera ancora adagiata sulla Luna. A distanzadi 40 anni confermo che Orlando, che nonamava indossare le cuffie, era un commen-tatore fuoriclasse. Gli volevo bene. La diret-ta, però, era il mio mestiere, non il suo. E inquella calda notte d’estate, credo proprio diaver dato il massimo.
DI TITO STAGNO
AFP
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MAGAZINE | 4948 | MAGAZINE
[COVER STORY] LUNA 1969/2009
SUL GRANDESCHERMO
La conquista della Luna hadato vita a una serie di filmdi grande successo, am-bientati nello Spazio.
ODISSEA 2001
Stanley Kubrick (’68). Prota-gonista il computer Hal 9000
CAPRICORN ONE
Peter Hyams (1978). Thrillersu un falso sbarco su Marte
E.T.
Steven Spielberg (1982). Unextraterrestre tra i bambini
APOLLO 13
Ron Howard (1995). Sullamissione più drammatica
PLANET 51
Joe Stillman, autore di Shrek (dicembre 2009).
presidente Richard Nixon quella sera si sbilan-ciò al telefono con lo Spazio: «Per un momen-to di valore inestimabile in tutta la storia del-l’uomo tutti i popoli della Terra sono stati real-mente uno: uno nell’orgoglio di ciò che avetefatto». Un momento. Si era commosso il presi-dente, prima di decidere di tagliare i fondi delprogetto Apollo e guarire dal febbrone cheaveva spinto tutti Beyond the moon, oltre la Lu-na, verso la “colonizzazione umana del sistemasolare”. Invece, alla Nasa partirono presto mi-gliaia di licenziamenti. Gli ingegneri prestatiall’impresa si rimisero a costruire aeroplani,elettrodomestici, telefoni, nuovi tessuti e ma-teriali, e via dicendo.
L’ASTRONAUTA? AI BAMBINI NON PIACE PIÙSono quarant’anni, sembra secoli fa. Gli inna-morati, oggi, non guardano più lassù per coc-colarsi nel loro amore, si scambiano messaggi-ni e foto su Facebook. I finanziatori non sper-perano più per una conquista lontana, investo-no nella ricerca sul Dna e sulle sue proficue(sebbene non ancor del tutto provate) applica-zioni per una medicina a misura d’uomo. I pe-scatori hanno strumenti tecnologici che ordi-nano quando buttar le reti, anche se non c’èLuna piena ad attirare i pesci in superficie, co-me vuole tradizione. Neppure i bambini, or-mai, subiscono più il fascino dei corpi celesti:l’astronauta, secondo una recente inchiesta, èagli ultimi posti fra i mestieri più ambiti; incima, tra i sogni dei nostri figli, ci sono il cal-ciatore o lo chef (e la velina, of course). Al Kennedy Space Center in Florida frotte dituristi s’ammassano nei pulmini a getto conti-nuo, le guide mostrano con lo stesso entusia-smo i coccodrilli che languono nella palude ela rampa di lancio 39, il pad da dove è partitala grande avventura sulla Luna il 16 luglio diquarant’anni fa. Chi quella notte era già nato,si fa investire dalla malinconia. Per i più giova-ni è come una visita alla vicina Disneyworld,solo un po’ più noiosa, meno male che c’è il si-mulatore di volo che “ti fa accartocciare la fac-cia” mentre fingi di essere Armstrong in fase
di lancio. Una spilletta e via, altri carrozzonidel divertimento aspettano. Paragonare il volo dell’Apollo 11 alla spedizio-ne di Cristoforo Colombo sulla via delle Indieè stato un errore. Nonostante l’entusiasmo deimedia, le rattoppate caravelle del capitano ge-novese scoprirono un’immensa terra di conqui-sta. La Luna dove sono atterrati i sei Apollo ètornata buia, inerte e sola, come prima del pri-mo passo di Armstrong - «Un piccolo passoper l’uomo, ma un gigantesco balzo per l’uma-nità», gli avevano suggerito di dire alla Nasa.Nessuno, però, è poi andato a sfruttare le risor-
se segrete del satellite, non ne valeva la pena.Anche se oggi i cinesi sembrano pensarla di-versamente. In realtà, la frenetica corsa verso lo spazio nonfu soltanto una sterile gara da guerra fredda, oun’alternativa morale alla guerra vera, fra duepotenze che si erano accaparrate i migliori tec-nici del mondo nazista per mettersi a giocarecon i razzi. Le sue ricadute hanno dato unaspinta importante alla ricerca in moltissimisettori “terrestri”, dalla medicina alla biologia,dalla microelettronica alle telecomunicazioni,dalla scienza dei materiali alla produzione di
AL KENNEDY SPACE CENTER IN FLORIDA LE GUIDE MOSTRANO A FROTTE DI TURISTI I COCCODRILLI E LA RAMPA DI LANCIO 39
IL NOSTRO (FRAGILE) PIANETALa Terra nell’immagine scattatadagli uomini dell’Apollo 11 chesi trovavano in orbita intorno allaLuna, prima del distacco del Lemche li avrebbe portati sulsatellite. «Come è fragile!», fu il commento degli astronauti
RISPETTIAMOI COLORI DELLA TERRA
La prima volta che ho visto la Terra da fuori,non proprio dalla Luna ma da un Apollo in
viaggio verso il nostro satellite, è stato da unostudio televisivo in Via Teulada. C’erano conme un mio caro amico e collega, l’astrofisicoLivio Scarsi, scomparso prematuramente, eun noto geofisico, il professor Medi. Erastraordinariamente bella la Terra con quei co-lori dal verdastro al rossastro, il bianco abba-gliante e il blu intenso. Ma era la primavolta che la vedevamo e al giornalistache ci chiedeva di spiegare cosa sivedeva, cosa significavano i vari co-lori, quali continenti si vedessero,nessuno di noi era in grado di ri-spondere e cercavamo di arrampicarcisugli specchi, aggirando più o meno abilmen-te la domanda. Eppure era chiaro che il colorerossastro era quello dei deserti, il verdastro leterre coltivate e le foreste, mentre il blu inten-so quasi nero era quello degli oceani. Soltantodopo i primi imbarazzati istanti, ecco che sicominciano a scorgere delle forme familiari,che appaiono fra il bianco delle nubi. E poidalla Luna, qualche giorno dopo, come appa-riva piccola la Terra, circondata da un tenuesottile inviluppo azzurrastro: è la nostra atmo-sfera, è quella che rende possibile la nostravita, quella di tutti gli esseri viventi. E allora cisi rende veramente conto di quanto sia fragilee preziosa, di quanto sia necessario rispettar-la e conservarla.
DI MARGHERITA HACK
AFP
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MAGAZINE | 5150 | MAGAZINE
[COVER STORY] LUNA 1969/2009
simi astronomi del ventesimo secolo, che ini-zialmente aveva bollato come inutile e poco ec-citante l’avventura di «quei ragazzi chiusi inuna lattina nell’orbita terrestre», ha fatto meaculpa arrivando a dire che «ogni civiltà è ob-bligata a viaggiare nello Spazio, non per spiri-to d’avventura o per romanticismo, ma per lapiù pratica delle ragioni possibili: sopravviverenell’universo». Ma altre sfide, altri problemi assillavano e as-sillano il nostro Pianeta. Ci furono ancora cin-que spedizioni Apollo (tutte approdate sullaLuna, tranne Apollo 13 che fece un drammati-co retrofront), le ultime tre furono cancellate.Usa e Urss tornarono a sfidarsi con le armi, egli scudi spaziali. Medici, biologi, matematici,chimici, ingegneri e scienziati in genere, rima-sti con i piedi saldamente ancorati alla Terra, sison buttati a testa bassa a cercar soluzioni aproblemi più vicini e spesso più remunerativi:una cura per il cancro, i misteri della genomicae delle nanotecnologie, nuove fonti di energiarinnovabili e altre soluzioni ecologiche persmettere d’inquinare la Terra. Ma pure telefo-nini sempre più piccoli, televisori sempre piùgrandi, aerei low cost che solcano i cieli in lun-go e in largo e han fatto del volo un affare dimassa. A bassa quota.
“SUL SATELLITE, COME IN ANTARTIDE”La conquista della Luna - quel “prolungamentodella Terra nel cosmo”, come disse Armstrong -di colpo è diventato un passatempo costoso.Forse inutile. Vinta la sfida con l’apparato mili-tar-industriale del Cremlino per il primato spa-ziale, c’erano ben altre priorità. Alla faccia diVon Braun, ex nazista divenuto eroe, che avevapronosticato una storia diversa: «Potremo for-nire agli astronauti sulla Luna un ricovero mu-nito di provviste ed equipaggiamento suffi-cienti a far vivere per molti mesi un gruppo diesploratori. Come una spedizione che sverniqui sulla Terra, nell’Antartide, essi non potreb-bero ricevere visite, ma procederebbero tran-quillamente nelle loro ricerche scientifiche».Nulla di tutto ciò è avvenuto. L’entusiasmo si è
energia con fonti alternative. Fallout tecnolo-gici che hanno rivoluzionato il nostro modo dilavorare e di vivere. Senza la Luna, sarebberoarrivati molto dopo i missili sottomarini a pro-pulsione nucleare e le fuel cells, le moderne tu-te ignifughe dei pompieri e le lenti miniatu-rizzate, i pannelli solari e il wireless. PerfinoCraig Venter, forse, non avrebbe scoperto ilDna, il microscopico filo a spirale che ci deter-mina, se Armstrong non avesse posato piede su
quel suolo, “morbido e farinoso come un deser-to”, e Washington non avesse buttato tanti sol-di nelle ricerche sulla microelettronica e sul-l’information technology. Gli elaboratori usati abordo degli Apollo furono infatti la forza trai-nante dietro le prime ricerche sui circuiti inte-grati.Col tempo, molti si sono accorti di quantoproficue potessero diventare quelle lussuosespedizioni sulla Luna. Carl Sagan, uno dei mas-
L’ENTUSIASMOÈ SVANITOPRESTO. GLI INGEGNERI LICENZIATIDALLA NASASONO TORNATIA COSTRUIREAEREI E LAVATRICI
384.400 KMRappresentazione in scala della distanza Terra-Luna
1,28 SECONDI è il tempo impiegato dalla luce ad attraversare la distanza Terra - Luna
IN TV Una famiglia francese raccoltadavanti al televisore in bianco e nero
guarda i primi passi dell’americano NeilArmstrong sul suolo della Luna. Almeno
500 milioni di telespettatori nel mondoseguirono la storica passeggiata
UN PEZZETTO DI LUNA NEL CAVEAU ITALIANOIl frammento di roccialunare, un basalto, raccoltodall’ultima missione Apolloe donato dal presidenteamericano Richard Nixon algoverno italiano negli anniSettanta. Oggi è custoditonel caveau del Museo dellaScienza e della Tecnica diMilano. Per motivi disicurezza e mancanza difondi non può essereesposto al pubblico
ERA COME UNSOPRAMMOBILEIN TINELLO
Forse pioveva, forse era nuvolo, maquella sera in cielo la Luna non si ve-
deva. Eccola invece nel piccolo quadro deltelevisore… nei bar, nei tinelli, dentro imobili, nelle vetrine dei liquori e dei bi-scotti, fra i vapori del caffè. La si intrave-deva coperta da una selva di teste curiosee devote. Tante lune. Anche nelle cucine,nelle corsie degli ospedali, ai circoli del-
l’Enal, ai caselli delle autostrade.Quante lune vicine. Eccola lì,
docile come un soprammobile,un biancore nel nero eternodell’universo, una palla da
tennis. Ricordo che la salutaicosì: «Benvenuta tra le nostre
cose!». Gli astronauti rimbalzavano senzarumore, tra carboni spenti milioni di annifa. Io portavo ancora il sangue del primouomo che si è accorto della luna. Di se-me in seme siamo giunti fino a quest’e-poca, figli di una razza che non si è maiveramente spaventata. Ho pensato:«Hanno strappato la luna dal cielo!». Ecosa abbiamo scoperto, dopo averla dasempre cantata, da lontano? Che è di sili-cio e titanio, una pietra bruciata, un sassosenza muschio, un granello di polvere.Sembra Giasone l’astronauta americano:raccoglie le pietre lunari come fosseroscintille destinate ad appiccare il fuocodentro il cerchio degli uomini infreddoliti.
DI VINCENZO CERAMI
AFP
52 | MAGAZINE
[COVER STORY] LUNA 1969/2009
sciolto rapido come neve al sole e nessun essereumano ha più camminato sulla Luna. Arm-strong si è ritirato in buon ordine con i suoipensieri e le sue malinconie, rifiutando di par-tecipare al carrozzone mediatico e lasciando alpiù loquace Aldrin l’onore e l’onere di guada-gnarsi la vita dando interviste a raffica (oltre100 richieste al giorno, dice il suo agente).
NEPPURE MARTE COMMUOVE PIÙLo Spazio è rimasto terra di conquista per sa-telliti e sonde, incaricati di osservare e gestiresoprattutto la Terra, la sua evoluzione meteoro-logica, il frenetico scambio di parole, suoni eimmagini dei suoi abitanti. Punto. Astronautie cosmonauti, l’uomo nello Spazio o sulla Lu-na, interessavano sempre meno. Tant’è che l’e-
quipaggio della stazione orbitale russa quasi celo siamo dimenticato lassù, per mancanza difondi. E alle foto arrivate da Marte abbiamobuttato solo qualche rapido sguardo. Obamasta studiando anche il dossier “progetti spazia-li”, ma sarà difficile che spenda lassù i soldi ne-cessari per rimettere in sesto l’economia ameri-cana e lanciare la sua green revolution. Sarannoprobabilmente le nuove tigri dell’Asia, Cina eIndia, a ritornare là dove i Grandi hanno deci-so di fermarsi. Gli uomini di domani, cinesi o americani chesiano, avranno più tecnologia, tute più leggere,comunicazioni impeccabili, sistemi ultrarobo-tizzati. Anche il taciturno Armstrong e Al-drin, freddi e impassibili dietro quei casconi,sembravano inumani. Eppure è solo grazie al
ARMSTRONG SI È RITIRATO IN BUON ORDINE, RIFIUTANDO DI PARTECIPARE AL CARROZZONE MEDIATICO. ALDRIN RICEVE 100 RICHIESTE DI INTERVISTE AL GIORNO
LA SFIDA IN 4 DVDPer vedere i filmati
provenienti dagliarchivi degli entispaziali - Nasa,
Esa, Asi e l’agenziarussa Roskosmos -
è uscito uncofanetto di 4 Dvd
(Cinehollywood,39,90 euro)
DICIOTTO UOMINI VERSO LA LUNA (L’APOLLO 13 NON CE LA FECE)
Scott - Worden - Irwin26.07.71 – 07.08.71
APOLLO 15
Armstrong - Collins - Aldrin16.07.69 – 24.07.69
APOLLO 11
Mattingly - Young - Duke16.04.72 – 27.04.72
APOLLO 16
Conrad - Gordon - Bean14.11.69 – 24.11.69
APOLLO 12
Roosa - Shepard - Mitchell31.01.71 – 09.02.71
APOLLO 14
Schmitt - Evans - Cernan07.12.72 – 19.12.72
APOLLO 17
54 | MAGAZINE
[COVER STORY] LUNA 1969/2009
“fattore umano” se il Lem (Lunar ExcursionModule) è riuscito ad allunare. La rotta era sta-ta programmata secondo per secondo dal com-puter del centro di controllo di Houston ma almomento di compiere il tratto finale della di-scesa un sacco di allarmi si misero a suonare,Neil si accorse che il cervellone della Nasa ave-va commesso un errore: il Lem andava troppoveloce, stava per finire fuori bersaglio, in uncratere con rocce e altre asperità. «Come siamoa carburante», chiese ad Aldrin. «8%». In unamanciata di secondi disinserì il pilota automa-tico, prese i comandi, virò e scese su uno spiaz-
zo piano: restavano 30 secondi d’autonomiaprima dello schianto. Insomma, guardiamola la Luna stasera, tenen-do in mente un’immagine e le parole di JohnDos Passos: «Nessuna letteratura fantascienti-fica poteva prevedere lo stordimento, il timorereverenziale, il soprassalto che si prova veden-do la fotografia della Terra diletta che sorgedall’orizzonte spento della Luna». Agli astro-nauti basta alzare un dito pollice per coprire ilnostro pianeta, «la sola nota di colore nelloSpazio».
Sara Gandolfi
GLI ASTRONAUTI DEL FUTURO VIAGGERANNO CON TUTE PIÙ LEGGERE E SISTEMI ULTRAROBOTIZZATI. MA È SOLO GRAZIE AL FATTORE UMANO SE IL LEM È ALLUNATO
LA DIVISA DI NEILLa tuta spaziale
indossata da NeilArmstrong,
comandante dellamissione Apollo 11,
nel luglio 1969. Le tute degli
astronauti, oggi,sono più leggere e
maneggevoli
UNA TUTA CHE VALE UNA CASA
Il sistema di erogazione e purificazione dell’os-sigeno era sistemato sullo zaino
La visiera proteggeva contro i raggi nocivi, inambiente senza atmosfera, e la polvere lunare
Sul petto il controllo del sistema dell’ossigeno,per segnalare eventuali perdite o altre anomalie
Nella parte superiore della manica c’era la ta-sca per riporre gli occhiali da sole
Sull’altra manica, una taschina più piccola perla lampadina a forma di penna
Intorno alla vita passava un “sistema ombelica-le” di purificazione dell’ossigeno
Sulla cintura passava il sistema di ventilazioneinterna e di raffreddamento
Gli astronauti erano dotati di guanti per tutte leattività extraveicolari
Sulla gamba c’era una tascona per inserire pic-coli utensili da usare sulla Luna
Speciali soprascarpe con paracaviglie permet-tevano di camminare sul suolo lunare
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AFP
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