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MARTEDÌ9 GIUGNO 20092

Dove è meglio vivere? «A Vancouver»E a Helsinki si sta meglio che a Roma

isognerebbe vivere aVancouver, non

importa se la cittadinacanadese ha un clima cosìimprevedibile che «quandoesci di casa al mattino tiporti l’ombrello e gliocchiali da sole», comerecita un detto locale.Conta poco anche il freddo(che lì non manca), perchéVancouver è la città piùvivibile del mondo, dice ilcentro studi dell’Economist.Ieri è uscita la classifica divivibilità 2009, elaborata inbase a 30 fattori di qualitàdella vita: dalla sanità allastabilità politica,considerando anche cultura,ambiente, educazione,

infrastrutture. L’Italia haRoma, che fa una figurabarbina: solo 52ª. Anche aMilano (50ª) si vive meglio.C’è di più: Vienna el’insospettabile Melbournesono seconda e terza, lamitica Parigi solo 17ª, NewYork 56ª. E tra le prime diecimigliori città in cui vivere sitrovano la gelida Helsinki(7ª), le svizzere Ginevra eZurigo (8ª e 9ª) e un’altraaustraliana, Sidney (9ª a parimerito). Può lasciareperplessi. Ma chi non vuolesorprese guardi alla finedella lista. I tristi campioni diinvivibilità planetaria sonoAlgeri, la bengalese Dhaka eHarare, in Zimbabwe.

BUn programmainformatico in gradodi far comunicare ibambini condisabilità grave. Lohanno sviluppato gliinformaticidell’università diAberdeen (Scozia):consiste in unsoftware in grado diregistrare earchiviare leinformazioni che ilbambino riceve inaula e ditrasformarle in unasorta di diarioscolastico, inassoluta autonomia.

Dalla Scozia, tecnologiain aiuto dei piccoli disabili

ome èandata a

scuola oggi? Èuna domanda chemilioni di genitorifanno ogni giornoai propri figli, maper qualchebambino non è

così facile rispondere. E così scienziati scozzesihanno messo a punto una tecnologia in grado diaiutare i piccoli con disabilità grave acomunicare più facilmente al ritorno da scuola.Il sistema - che si chiama "Come è andata oggi ascuola?" - è in grado di registrare e archiviare leinformazioni a scuola per poi "immagazzinarle"a parte. Gli inventori lo hanno già testato duepiccoli studenti colpiti da paralisi cerebrale. «Ilsistema consente di supportare una narrazioneinterattiva - ha spiegato uno dei progettisti - perrispondere alle domande in modo rapido».

C Un romeno di 26anni è stato sopresonella tarda serata didomenica mentrestava tentando dirubare un autobus dilinea parcheggiatonel centro del paesedi Sacrofano, inprovincia di Roma. Icarabinieri dellaCompagnia diFormello sonointervenuti dopo lasegnalazione di uncittadino che avevanotato l’uomoaggirarsi con faresospetto nelparcheggio dei bus.

Ubriaco prova a rubare autobus per andare a casa

uando imiliti sono

arrivati, ilromeno -evidentementeubriaco - stavacercando diingranare lamarcia per

partire. Il ladro, ammanettato per essereprocessato per direttissima, s’è giustificatospiegando che doveva recarsi a Prima Portadove lo attendevano gli amici. Se nonl’avessero fermato, in quello stato avrebbepotuto scatenare incidenti a catena. Daescludere che il romeno si sia ispirato alprotagonista del film "La canzone di Carla"di Ken Loach, un autista di autobus cheruba il mezzo per amore. Al giudice potràprovare a dire che, invece dell’auto, avevadeciso di "prendere il mezzo pubblico"...

Qgiùsu

Consiglieri Giuseppe CamadiniFrancesco Ceriotti Franco Dalla SegaPaolo MascarinoDomenico PompiliPaola Ricci SindoniLuigi Roth

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Registrazione Tribunale di Milanon. 227 del 20/6/1968

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LA TIRATURA DEL 7/6/2009 È STATA DI 133.863 COPIE

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GIORNALE QUOTIDIANO DI ISPIRAZIONE CATTOLICAPER AMARE QUELLI CHE NON CREDONO

Direttore responsabile: Dino BoffoVicedirettori:Tiziano Resca - Marco Tarquinio

Schieramentie possedimenti

Poderi. Presi i "dati" e dati i "presi", gli schieramenti bipolarisono concentrati sulle rispettive "tenute", insomma sui pos-sedimenti elettorali. Al netto delle astensioni. Valutano ferti-lità e coltivazioni, corsi d’acqua e terre aride, ipoteche e clien-tele. Boschi e cascine sono protetti dagl’incendi?Talk show. Dice Emma Marcegaglia: «La ricreazione è finita».Mhmmm. Sgranocchiano, scambiano, sgraffignano merendee merendine. Strepitando.Strategie. Di Pietro rinuncia al cognome sul simbolo Idv. For-se inalbererà un numero-nome: Otto. Richiamo alla nuova per-centuale e soprattutto a Von Bismarck.

tagliarcortodi Dino Basili

CONTRO OGNI PREVISIONE ILVOTO DI DOMENICA

Ha perso il fanatismo.Un Libano più maturo

GIORGIO FERRARI

STUPEFACENTI IMPRECISIONI DELLO STORICO MELLONI

Le leggi razziali fascistenon entrarono mai in Vaticano

GIUSEPPE DALLA TORRE

edele a quella vocazionemagico-onirica che sitramanda dalle Mille e

una notte ai giorni nostri, ilMedio Oriente non cessa distupire e di ribaltare ognipronostico basato sulla freddaragione cara all’Occidente.

Fino a un minuto prima della chiusura delleurne, da Gerusalemme a Teheran, da Damascoa Washington si dava quasi per scontato che glisciiti di Amal e di Hezbollah insieme aicristiani del generale Aoun avrebberoconquistato la maggioranza parlamentare alleelezioni che si sono svolte domenica inLibano, cambiando così il volto del Paese e ilprofilo geopolitico di questa regione.Non è accaduto. La coalizione guidata dalleader sunnita Saad Hariri ha mantenuto ilproprio vantaggio scompaginandoclamorosamente le profezie che assegnavanoal blocco vincitore l’esiguo margine di appenadue seggi: al raggruppamento 14 Marzo(sunniti, cristiani di Gemayel e di Geagea,drusi di Jumblatt) vanno 71 dei 128 seggidisponibili, all’Alleanza 8 Marzo (Hezbollah,Amal, cristiani di Aoun) soltanto 57, purconfermandosi ciascuno leader del proprioblocco confessionale. Come leggere questo risultato? Innanzitutto,come una prova di maturità del Paese.L’affluenza alle urne è stata elevatissima e itempi di voto si sono ridotti per la prima voltaa un solo giorno, così come la campagnaelettorale – sostanzialmente priva di incidentidi rilievo – ha assunto i caratteri di unamodernità (grazie anche al massiccio ricorsoal marketing elettorale e ai faccia a facciatelevisivi) che eravamo abituati ad assegnarein esclusiva al mondo occidentale.Ma il Libano non a caso è Paese di frontiera.Frontiera culturale, religiosa e dunque anchepolitica, dove si scontrano e si amalgamanoconfessioni, ideologie ed etnie differenti, talida farne una democrazia sui generis e unprezioso laboratorio sociale. Per questo Beirutsuscita appetiti ed apprensioni, che vanno dalmal dissimulato disegno iraniano di farne unavamposto armato ai confini di Israele al piùruspante bisogno siriano di controllare questaricca provincia affacciata sull’Occidente, finoalla necessità strategica per Stati Uniti, ArabiaSaudita, Paesi arabi moderati (e ovviamente intesta a tutti Tel Aviv) di mantenere alla guidadel Paese un governo di sensibilità filo-occidentale. Per perseguire entrambi i progettioccorre denaro, un fiume di denaro, che finoraè sgorgato copioso da Damasco e Teheran,come dalle casse degli emiri del Golfo e dalCongresso americano.L’ultima parola tuttavia l’hanno detta glielettori. Al sud e nei distretti sciiti, Hezbollah eAmal hanno fatto il pieno di voti com’era nelleprevisioni, ma la sentenza elettorale si è decisaa Beirut e a Zahle, roccaforte cristiana. È quiche il partito di Aoun, cristiano ma filo siriano,ha perso consensi e in pratica ha fatto perderele elezioni a tutto il blocco dell’8 Marzo. Oranon mancheranno le polemiche e forsequalche violenza a ridosso del voto, e formareil nuovo governo – si presume di unitànazionale – non sarà impresa lieve. Tuttaviaabbiamo l’impressione che qualcosa, inpiccola ma già significativa misura, si siasgretolato nel fronte integralista lasciando ilposto a un più maturo bisogno di democrazia:conquista nella quale non riusciamo a vederestraneo l’appello alla salvaguardiadell’identità libanese fatto alla vigilia del votodal patriarca maronita Sfeir. Non a casonumerosi giornali arabi hanno titolato: «Haperso il fanatismo e ha vinto il Libano». È unaverità, scomoda forse per taluni, maincancellabile per tutti.

F avvero moltoprofondo eilluminante,

nonostante la brevità, ildiscorso di BenedettoXVI che ha precedutol’Angelus di domenicascorsa, festa della Trinità.

Diceva il medievale Riccardo di san Vittoreche, essendo impossibile essere felici dasoli, e dato che Dio è la felicità assoluta, èragionevole pensare che Dio non sia in sestesso una sola Persona, bensì che sia unacomunione amorosa di Persone. In modosimile e complementare, il Papa ha

spiegato che Dio «Nonvive in una splendidasolitudine», bensì è unarealtà di amore in cui«Tre Persone […] sonoun solo Dio perché ilPadre è amore, il Figlioè amore, lo Spirito èamore. Dio è tutto esolo amore, amorepurissimo». E, comeogni Persona divina è

Relazione sussistente, così (anche dalpunto di vista della fisica), sia nel macro-universo (i pianeti, le stelle, le galassie), sianel micro-universo (le cellule, gli atomi, leparticelle elementari), «In tutto ciò cheesiste», ovviamente in modo diverso, «è inun certo senso impresso il "nome" dellaSantissima Trinità, perché tutto l’essere,fino alle ultime particelle, è essere inrelazione, e così traspare il Dio-relazione». Ma Benedetto XVI ha sottolineato (nellalogica dei De Trinitate; si pensi peresempio, a s. Agostino) che è soprattuttonell’uomo che si rintraccia il rinvio al DioUno e Trino: «La prova più forte che siamo

fatti ad immagine della Trinità è questa:solo l’amore ci rende felici, perché viviamoin relazione per amare e viviamo peressere amati». E, se nei discorsi di Pasquail Papa aveva attinto dalla fisica, dicendoche l’uomo in comunione con Dio puòportare «il giorno di Dio» nelle notti dellastoria e sperimentare una «nuova forza digravità» (quella della verità e dell’amore),domenica, con una suggestiva analogia,tratta dalla biologia, ha aggiunto che«l’essere umano porta nel proprio"genoma" la traccia profonda della Trinità,di Dio-Amore». In tal modo, BenedettoXVI non solo ha indicato (ovviamente inbreve) un argomento in favore dellaragionevolezza della Trinità, ma ha altresìesposto una teologia da cui ricavareindicazioni esistenziali cruciali per l’essereumano. In effetti, l’infelicità è unacondizione di solitudine durevole econtinuativa: è vero che abbiamo bisognodi momenti in cui stare da soli, ma unuomo che non intrattiene mai relazionisignificative con alcuno è terribilmenteinfelice. Ci sono uomini soli che vivono inpace con se stessi, ma la loro è meramente

una condizione di assenza di turbamento,di eliminazione delle possibili ferite chepossono derivare dagli altri.Tuttavia, se forse è abbastanza chiaro cheessere amati da qualcuno (e da Qualcuno)è necessario per essere felici, invece èmolto meno chiaro che venire amati non èuna condizione sufficiente per la felicità,che ci sfugge se non imitiamo le Personedivine, che si amano reciprocamente eamano l’uomo, ci sfugge se non amiamo anostra volta: dunque, per essere felici,anche noi dobbiamo amare anzitutto Dio,e, poi, gli altri. Ma l’incomprensionediffusissima e anche la difficoltà, chedetermina il fallimento di molti rapportiamicali, affettivi e coniugali, riguardaproprio l’amore, che non è solo eprincipalmente trasporto, attrazione,"stare bene insieme" (tutte cose chepossono sovente venir meno e su cui èerrato incentrare i rapportiinterpersonali), bensì consiste nel volere ecercare il bene dell’altro, nel donarsi,come fa quel Dio-Trinità che, lo haricordato il Papa domenica, è amore «cheincessantemente si dona».

D

n Vaticanovennerecepita la

legislazionerazzialeitaliana del1938? Sembrainsinuarlo

Alberto Melloni in un articolopubblicato nei giorni scorsisul Corriere della Sera, nelquale recensisce un libro sulloStato della Città del Vaticano,che peraltro uscirà solo a finemese. L’articolo contiene varieinesattezze, come quella –peraltro veniale – secondo cuilo Stato vaticano, istituito il 7giugno 1929 a seguito dei Pattilateranensi, avrebbe unasuperficie «di pochi chilometriquadrati», mentre in realtà ilterritorio vaticano risultameno di mezzo chilometroquadrato (per la precisione0,49 kmq); un territoriovolutamente ridottissimo:solo quanto bastasse – comeebbe a dire Pio XI ai parrociromani l’11 febbraio 1929, lostesso giorno della firma deiPatti lateranensi – a sostegnodella sovranità e a garanziadell’indipendenza della SantaSede, come in san Francesco«quel tanto di corpo chebastava per tenersi unital’anima». Lo stesso dicasi peril richiamo al cosiddetto«scandalo Ior», di cui nel libroin questione non si direbbenulla. E in effetti questoIstituto con lo Stato vaticanonon ha niente a che vedere,trattandosi di una istituzioneche appartiene invece alnovero degli enti centrali dellaChiesa. Ma l’affermazionesecondo cui, nel libro citato,«la recezione per le leggirazziali avrebbe meritato unadisanima che il volume nonfa», è davvero singolare epoggia su un duplice, erroneo

I presupposto. Il primo è quelloche riguarda la recezioneautomatica, nell’ordinamentogiuridico del piccolo Stato,della legislazione italiana.Invero la legge vaticana sullefonti del 1929, ora sostituitada una nuovissima diBenedetto XVI, previde sì larecezione di leggi italiane,ancorché non di tutte; ma solodelle leggi in quel momentovigenti in Italia: leggi in buonaparte ancora di origineliberale, come il codice civilePisanelli del 1865 e il codicepenale Zanardelli del 1889. Larecezione riguardava, dunque,fonti normative ben cognite allegislatore vaticano e, quindi,non contrastanti con valori eprincipi incompatibili con ladottrina cattolica. Si trattò,per dirla col linguaggiotecnico dei giuristi, di unampio – ma non integrale –rinvio fisso o materiale aldiritto positivo italiano, e nondi un rinvio mobile, cioèaperto alla recezione delleleggi che nel tempo sarebberointervenute, come appuntoquelle in materia razziale.Tant’è vero che in Vaticano

non furono mai recepiti, adesempio, il codice penalefascista del 1930 o quellocivile del 1942. L’altro errore ènon considerare che la basedell’ordinamento giuridicovaticano è costituita dal dirittocanonico, il quale èstrutturalmente chiuso allarecezione di valori giuridiciesterni che fossero incontrasto con il diritto divino,come diceva il codicecanonico del 1917 e comechiaramente ripete oggi il can.22 del codice canonicovigente. Un analogo stessofiltro era poi nella leggevaticana sulle fonti del dirittodel 1929 (così come in quellaora in vigore), la quale all’art.3 disponeva che le leggi ed iregolamenti emanati dalRegno d’Italia fino a quelmomento fossero osservati inVaticano in via suppletiva,sempre che «non sienocontrari ai precetti di dirittodivino né ai principi generalidel diritto canonico». Dunqueun doppio filtro, sicché unalegislazione odiosa ecertamente in contrasto con ildiritto divino, quale fu quellache l’Italia si diede nel 1938,non avrebbe comunquepotuto trovare ingressonell’ordinamento vaticano.Melloni dirà – come si puòdesumere da quanto affermanell’articolo – che queste sono«tecnicalità». Sarà pure:tuttavia esse toccano unasostanza che i giuristi, macredo anche gli storici, nonpossono ignorare.

A PARTIRE DALLATRINITÀ IL PAPA DÀ INDICAZIONI FASCINOSE

Mistero ragionevoleche spiega come siamo fatti

GIACOMO SAMEK LODOVICI

Tre rocciatori in azione sul monte Buckhan, in Sud Corea (Epa)

LA FOTO

LA VIGNETTA

Un’arrampicatache mette i brividi

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