Alberta Rebaglia
GUIDA ALLA PREPARAZIONE DELL’ESAME DI
STORIA DELLA FILOSOFIA CONTEMPORANEA
III Facoltà di Ingegneria
Per gli allievi dei Corsi di Laurea a Distanza in Ingegneria Informatica, Elettronica e delle Telecomunicazioni
Anno Accademico 2009-2010
Corso 03CLM Storia della filosofia contemporanea Docente Alberta Rebaglia A.A.2009/10
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Indice
Chiarimenti per la consultazione della Guida pag. 3
Avvertenze per la preparazione dell‟esame pag. 4
CD-ROM Guida
Unità 1 Ragione scientifica
Lezione 1 Origini della scienza moderna Parte I pag. 5
Lezione 2 Il tribunale della ragione Parte I pag. 9
Lezione 3 Geometrie non euclidee Parte I pag. 13
Lezione 4 Il positivismo Parte I pag. 16
Lezione 5 Critica della metodologia scientifica Parte I pag. 20
Unità 2 Progresso e industrializzazione
Lezione 6 L‟età di Darwin Parte I pag. 23
Lezione 7 Industria e capitale Parte I pag. 28
Lezione 8 Razionalizzazione e progresso Parte I pag. 31
Lezione 9 Nietzsche. Razionalismo e nichilismo Parte II pag. 35
Lezione 10 L‟età di Freud Parte II pag. 39
Unità 3 Addio a Ragione e Progresso?
Lezione 11 Il neopositivismo Parte II pag. 43
Lezione 12 Popper e il fallibilismo Parte II pag. 50
Lezione 13 Esperimenti e convenzioni Parte II pag. 55
Lezione 14 Ragione dialogica Parte II pag. 59
Lezione 15 Progresso e innovazione Parte II pag. 64
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Chiarimenti per la consultazione della Guida
Per ciascuna delle quindici lezioni del Corso in CD-ROM, la Guida contiene le seguenti sezioni:
1. Contenuti della videolezione
include l‟indice degli argomenti trattati nella lezione presente nel CD
2. Brani antologici
include brevi brani di autori trattati nella lezione e/o il riferimento a una scheda
antologica presente nel volume A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso
tecnologico. Temi di filosofia contemporanea, contenuto nei CD in formato
ipertestuale
3. Nell’ipertesto
include il riferimento ai paragrafi del volume citato nei quali sono svolti gli
argomenti trattati nella lezione. L‟estratto stampabile di quanto indicato in ciascuna
lezione è presente nella pagina web del corso, portale della didattica:
www.didattica.polito.it
4. Nel glossario
include l‟indicazione
− dei termini filosofici rilevanti per la comprensione degli argomenti principali
trattati nella lezione, da approfondire mediante la consultazione del Glossario
contenuto nel volume citato
− degli autori centrali della lezione, per i quali la lettura delle pagine a loro
dedicate nel medesimo volume (reperibili consultandone l‟Indice Analitico)
fornisce un idoneo inquadramento delle tematiche di interesse
5. Letture di orientamento
Include una selezione di passi utili per acquisire una migliore padronanza di alcuni
fra i temi centrali sviluppati nella lezione
6. Esercizi per l’esame
include gli esercizi da svolgere ai fini dell‟esame, per il corrente Anno Accademico.
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Avvertenze per la preparazione dell’esame A integrazione delle informazioni sul corso (reperibili all’indirizzo http://corsiadistanza.polito.it ) si precisa che
il materiale didattico indispensabile per la preparazione dell‟esame è il Corso in
CD-ROM Storia della filosofia contemporanea, Parte I e Parte II, disponibile in
Mediateca, nonché scaricabile dalla pagina web
http://corsiadistanza.polito.it/diplomi/mediateca/cdrom.php.
lo studente deve scegliere dieci lezioni, tra le quindici che compongono il Corso,
individuando un minimo di tre lezioni per ciascuna delle tre unità in cui il
Corso è suddiviso. Per ciascuna delle lezioni prescelte sono richiesti:
lo studio della lezione inclusa nel CD
lo studio dell‟integrazione presente nel CD e accessibile tramite il pulsante
la lettura critica dei testi indicati in questa dispensa
esercizi per l‟autovalutazione della propria preparazione sono presenti nel sito
http://corsiadistanza.polito.it consultando le pagine dedicate al corso
ai fini dell‟esame, per ciascuna delle dieci lezioni scelte occorre svolgere gli
esercizi inclusi in questa dispensa nella sezione “Esercizi per l‟esame” e inviare
l‟elaborato almeno una settimana prima della data di appello prescelta
all‟indirizzo e-mail [email protected]. Il punteggio acquisito nello scritto
contribuirà alla valutazione complessiva, unitamente al colloquio orale
dubbi e curiosità emersi durante la preparazione delle lezioni potranno essere
sottoposti all‟attenzione degli altri iscritti al corso (e del docente) collegandosi al
Forum aperto nella pagina web accessibile dal portale della didattica
(www.didattica.polito.it) inserendo le proprie password e username. Le
spiegazioni necessarie verranno inserite periodicamente nella medesima sede ed
eventualmente approfondite durante le lezioni di tutorato
nella Sezione “Avvisi”, all‟interno della medesima pagina web, è possibile
controllare l‟elenco degli studenti regolarmente iscritti a ciascun appello.
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Unità 1
Ragione scientifica
Lezione 1
ORIGINI DELLA SCIENZA MODERNA
CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE
La scienza antica
− Deduzione − Induzione − Salvare i fenomeni
La spiegazione scientifica
− Osservazione sperimentale − Controllo sperimentale − Costruzione sperimentale
BRANI ANTOLOGICI
1. Potenza e atto
“L‟atto esiste nelle cose in modo diverso
dalla potenza. Noi diciamo che per
esempio la statua di Ermes esiste
potenzialmente in un blocco di legno
perché può essere derivata da esso o
che la mezza linea esiste potenzialmente
nella linea intera perché questa può
essere divisa; e che una persona può
conoscere o contemplare anche se non
conosce o contempla attualmente. [..]
come il costruire attuale sta al poter
costruire, come la veglia sta al sonno,
come il vedere sta all‟aver gli occhi
chiusi; come ciò che è costruito con un
certo materiale sta al materiale stesso e
ciò che è formato sta a ciò che è informe:
così l‟atto sta, in tutti questi casi, alla
rispettiva potenza. [..]
La sostanza sensibile è soggetta al
mutamento. Il mutamento avviene tra
opposti o tra cose che stanno in mezzo
agli opposti: non però fra tutti gli
opposti (non tra il non bianco e la voce);
ma tra gli opposti che sono tra loro
contrari. Il mutamento procede da un
contrario all‟altro contrario: i contrari
tuttavia non mutano. Vi deve essere
allora qualcosa che soggiace al
mutamento, se il contrario non vi sog-
giace; e vi è, oltre ai contrari, un terzo
termine: la materia.
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Vi sono quattro mutamenti: quello
sostanziale, quello qualitativo, quello
quantitativo e quello locale. Il muta-
mento sostanziale è la nascita e il perire;
il mutamento quantitativo è la
trasformazione; il mutamento locale è il
movimento. Le trasformazioni avver-
ranno tra i rispettivi contrari. La materia
dovrà essere necessaria-mente la
potenza di trasformarsi in entrambi i
contrari.”
(da Aristotele, Metafisica, ca. 50 a. C.)
2. La nuova filosofia della natura
Scheda 1, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di
filosofia contemporanea : Francesco Bacone (Francis Bacon), da Novum Organum,
seconda parte dell‟Instauratio Magna, 1620 (cfr. pdf ipertesto)
NELL’IPERTESTO
Capitolo primo, “La filosofia della natura tra empirismo e razionalismo”
1.1 Tassonomie e osservazione “attiva”
1.2 Il controllo sperimentale
NEL GLOSSARIO
Termini Autori
Assioma Aristotele Deduzione Bacone, Francesco Dimostrazione Empirismo Induzione
LETTURE DI ORIENTAMENTO
Empirismo e dubbio scettico
«Anche lo scetticismo, la cui corrosiva critica al sapere ha accompagnato ogni momento significativo nello sviluppo culturale dell‟Occidente (dalle scuole di Pirrone e dell‟Accademia nell‟epoca in cui il pensiero greco elaborava le sue prime potenti costruzioni razionali, allo scetticismo riproposto da Montaigne in epoca rinascimentale, quando hanno inizio le trasformazioni concettuali che condurranno alla nascita della scienza moderna), non pone in discussione quel carattere della conoscenza che individua nella „corrispondenza ai fatti‟ l‟unico, autentico criterio di verità, ovvero la sola unità di misura che consenta di stabilire se un enunciato „dica effettivamente qualcosa sul mondo‟.
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E‟ certamente „falso‟ asserire che il remo immerso nell‟acqua sia realmente spezzato, e ciò è del tutto evidente e fuori di qualsiasi dubbio anche per il filosofo scettico. Egli sottolinea però come non risulti sufficiente che un‟affermazione sia oggettivamente vera in quanto „rispecchia fedelmente il mondo reale‟ per poter essere correttamente definita una effettiva conoscenza fisica, un tassello sicuramente affidabile con il quale costruire l‟orizzonte del sapere. Il pensatore scettico nega, infatti, la possibilità di giustificare una credenza fornendo ragioni conclusive, che ne documentino la verità oppure la falsità. Secondo quanto suggerisce il senso comune, tale „giustificazione‟ sarebbe ottenibile garantendo la correttezza del metodo che consente di attuare il confronto fra struttura teorica e fatti empirici, rivelandone la effettiva oppure la mancata „corrispondenza‟.
E tuttavia lo scetticismo ricorda come nemmeno l‟evidenza empirica, che pure parrebbe la guida più sicura e immediata per compiere il confronto richiesto, è affidabile totalmente: poiché i sensi ingannano, quantomeno in alcune occasioni, non sarà possibile affidarsi a essi per giudicare della verità o della falsità delle nostre convinzioni, valutando se esse si possano considerare autentiche conoscenze sul mondo.
Ogni concreta possibilità di sapere, ogni effettiva conoscenza scientifica viene dunque a essere indissolubilmente legata all‟esistenza di una verità a cui l‟indagine razionale possa accedere e di un criterio metodologico sicuro in base al quale giudicare quali siano le „conoscenze‟ „vere‟. E lo spirito scientifico nasce e si organizza –nel lungo periodo della scienza moderna, che dal XVII secolo si spinge sino alle soglie del XX– con l‟intento di sconfiggere il dubbio scettico proprio individuando un metodo di assoluto rigore e certezza (meno immediatamente familiare al senso comune) al quale affidare il processo gnoseologico.»
(da A. Rebaglia, Scienza e verità. Introduzione all‟epistemologia del Novecento, Paravia, Torino 1997)
Spirito scientifico e fenomeni da „descrivere‟, anziché da „salvare‟
«I problemi metodologici hanno rivestito un ruolo centrale nella rivoluzione scientifica operata nel Rinascimento [..]
Nella prospettiva introdotta dalla scienza rinascimentale i fenomeni non sono più da «salvare», bensì da descrivere: il collegamento tra formulazione teorica e mondo fisico è diretto, immediato, imprescindibile. [..]
Un‟analogia che evidenzia chiaramente la solidità della connessione tra sistema concettuale e dati empirici può essere l‟immagine dell‟ “arco della conoscenza”. Rappresentare con un‟arcata la metodologia scientifica significa sottolineare come essa richieda una fase ascensionale di tipo induttivo, che definisce i principi teorici esclusivamente a partire dal mondo dei fenomeni empirici, e un successivo andamento discensionale deduttivo, che dai principi giunge a predire nuovi fatti empiricamente controllabili.
Nessuno fra quanti si sono occupati di filosofia naturale nel periodo della prima rivoluzione scientifica ha utilizzato esplicitamente tale modello, ma esso consente
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certamente di rappresentare lo spirito del nuovo impegno scientifico, in rapporto sia alle regole metodologiche, sia alle convinzioni ontologiche.
La certezza nella totale riducibilità del mondo naturale entro i confini di un costrutto matematico -che equivale alla pretesa, introdotta dalla fisica classica, di ritenere l‟intera realtà fisica, almeno in linea di principio, scientificamente descrivibile-, unita alla convinzione che questo costrutto possa „rispecchiare‟ adeguatamente il reale, fa sì che all‟arco metodologico, il quale dall‟esperienza sensibile diretta giunge, attraverso la struttura matematica, a conferme sperimentali specifiche di predizioni teoriche, corrisponda implicitamente un analogo arco ontologico, che dal mondo sensibile conduce, attraverso la simbolizzazione matematica dell‟evento fisico, al mondo reale.
Discorso sull‟essere fisico e programma metodologico si correlano quindi strettamente all‟interno della prospettiva scientifica classica, tanto che proprio la strutturabilità di una conoscenza in linguaggio matematico diviene il criterio ontologico attraverso cui discriminare tra caratteri autenticamente reali e proprietà puramente contingenti dei fenomeni naturali, ovvero, seguendo la terminologia allora usuale, fra „qualità primarie oggettive‟ e „qualità secondarie soggettive‟.»
(da A. Rebaglia, Logos Interpretazione e Microfisica, Franco Angeli, Milano 1992)
ESERCIZI PER L ’ESAME
1. Completare la citazione scegliendo tra le opzioni indicate e analizzare concisamente la tesi espressa dall‟autore
“Compito e ufficio di queste tre tavole [di presenza, di assenza e di comparazione] è di fare un ordine di comparizione delle istanze di fronte all‟intelletto (così siamo soliti chiamarlo). Fatto l‟ordine di comparizione, bisogna mettere in opera _ _ _ _ _ stessa. (..) Ora se la mente cerca fino dal principio di fare questo per via di affermazioni, come è solita fare sempre quand‟è lasciata a se stessa, ne risultano fantasie, cose opinabili, nozioni mal determinate e assiomi da correggere di continuo.”
Bacone a) l‟induzione b) la deduzione
2. Sviluppare brevemente la seguente tesi (max. 20 righe)
L‟individuazione baconiana di un metodo corretto per l‟indagine scientifica consegue direttamente dall‟abbandono della prospettiva antica, la quale richiedeva alla fisica di conformare i dati empirici a principi speculativi di sicura autorevolezza.
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Lezione 2
IL TRIBUNALE DELLA RAGIONE
CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE
Galileo. Il metodo sperimentale
− “Certe dimostrazioni” − “Sensate esperienze” − Qualità primarie
Kant. La sintesi a priori
− Il ruolo di spazio e tempo − Fenomeno e noumeno − I concetti e le leggi fisiche
BRANI ANTOLOGICI
1. Il Libro della Natura
“La filosofia è scritta in questo grandis-
simo libro che continuamente ci sta
aperto innanzi a gli occhi (io dico
l‟universo), ma non si può intendere se
prima non s‟impara a intender la lingua,
e conoscer i caratteri, ne‟ quali è scritto.
Egli è scritto in lingua matematica, e i
caratteri son triangoli, cerchi, ed altre
figure geometriche, senza i quali mezi è
impossibile a intenderne umanamente
parola; senza questi è un aggirarsi
vanamente per un oscuro laberinto.
Per tanto io dico che ben sento tirarmi
dalla necessità, subito che concepisco
una materia o sostanza corporea, a
concepire insieme ch‟ella è terminata e
figurata di questa o quella figura, ch‟ella
in relazione ad altre è grande o piccola,
ch‟ella è in questo o quel luogo, in
questo o quel tempo, ch‟ella si muove o
sta ferma, ch‟ella tocca o non tocca un
altro corpo, ch‟ella è una, poche o
molte, né per veruna immaginazione
posso separarla da queste condizioni;
ma ch‟ella debba essere bianca o rossa,
amara o dolce, sonora o muta, di grato o
ingrato odore, non sento farmi forza alla
mente di doverla apprendere da cotali
condizioni necessariamente accompa-
gnata: anzi, se i sensi non ci fussero
scorta, forse il discorso o l‟immagina-
zione per se stessa non v‟arriverebbe
già mai. [..] che ne‟ corpi esterni, per
eccitare in noi i sapori, gli odori e i
suoni, si richieggia altro che grandezze,
figure, moltitudini e movimenti tardi o
veloci, io non lo credo; e stimo che, tolti
via gli orecchi, le lingue e i nasi, restino
bene le figure, i numeri e i moti, ma non
già gli odori né i sapori né i suoni, li
quali fuor dell‟animal vivente non credo
che sieno altro che nomi.
(da G. Galilei, Il Saggiatore, 1623)
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2. La sintesi a priori
Scheda 2, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di
filosofia contemporanea : Immanuel Kant, da Critica della ragion pura, 1781, 2ª ed.
1787 (cfr. pdf ipertesto)
NELL’IPERTESTO
Capitolo primo La filosofia della natura tra empirismo e razionalismo
1.2 Il controllo sperimentale
1.3 Lo spazio. Intuizione e percezione empirica
NEL GLOSSARIO
Termini Autori
A priori Galilei, Galileo Illuminismo Kant, Immanuel Intuizione Ragione
LETTURE DI ORIENTAMENTO
Dall‟osservazione alla misurazione
«Nella concezione tradizionale, l‟essenza „in sé‟ del fenomeno -per principio inconoscibile- è indirettamente sondabile attraverso la struttura formale della legge -che consente di dedurre informazioni precise su tutte le proprietà fisicamente rilevanti dell‟oggetto di analisi- e attraverso il processo di misurazione organizzato, secondo la celebre esposizione che ne dà Kant, in base al filtro categoriale a priori (il quale si manifesta nelle leggi e nei principi universali e necessari che guidano l‟impresa scientifica). La misura sperimentale si distingue quindi dalla pura osservazione, il cui ruolo è irrilevante entro il processo conoscitivo dettato dalla fisica classica.»
(da A. Rebaglia, Leggi quantistiche e leggi della complessità, in “Atti Accademia Peloritana”, 1996)
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Astrazione e idealizzazione nella scienza
«… nello spirito dell‟analogia kantiana [tra la “ragione” e il “giudice”] possiamo affermare che le variabili libere interne alle equazioni differenziali (che costituiscono la strutturazione formale dei principi scientifici) rappresentano il taglio, la modalità con cui la ragione umana pone alla natura interrogativi specifici, costringendola a dare a essi una risposta precisa; mentre i parametri prefissati e adeguatamente definiti (che costituiscono le condizioni iniziali e al contorno) rappresentano, per così dire, il prezzo di questo taglio dato dal soggetto alla propria domanda.
Nell‟esortazione kantiana a non subire passivamente gli insegnamenti della natura, non permettendole quindi di guidare la nostra indagine conoscitiva “con le redini”, è ravvisabile l‟equivalente epistemologico della prescrizione metodologica galileiana a “diffalcare gli impedimenti della materia” nell‟organizzare le proprie osservazioni sperimentali. La funzione parzialmente attiva del soggetto nel conoscere il mondo fisico -in tal modo implicitamente ammessa- viene esplicata mediante la scelta compiuta tra gli argomenti da considerare centrali e quelli dai quali è possibile astrarre, lasciandoli sullo sfondo e tematizzandoli solamente (appunto) in qualità di condizioni iniziali e al contorno. Si delinea così lo specifico taglio prospettico della domanda posta alla natura (le si chiede, per esempio, quale legge universale sovrintenda al meccanismo di oscillazione di un pendolo, stabilendo preliminarmente di considerare inessenziali i fenomeni di attrito che ne ostacolano il movimento nel tempo).
Affinché il processo conoscitivo possa aver luogo, è necessario che la ragione, la quale conosce -kantianamente- il mondo in modo oggettivo allorquando istituisce correttamente il proprio “tribunale”, e pone consapevolmente domande alla Natura, registrandone obiettivamente le risposte, organizzi tali risposte in base all‟idea dell‟esistenza di una realtà in sé, autonoma e non condizionata dai quesiti della razionalità.»
(da A. Rebaglia, Critica della Ragione Metascientifica, Franco Angeli, Milano 1996)
La Natura è l‟insieme degli oggetti dell‟esperienza
«L‟esclusione di ogni riflessione teleologica o assiologia dall‟ambito dell‟indagine fisica risulta indissolubilmente subordinata al convincimento costitutivo del nascente spirito di investigazione della natura: è l‟impossibilità di conoscere l‟essenza intrinseca delle sostanze empiriche -quella „x‟ che Kant denominerà „noumeno‟ o „cosa in sé‟- a impedire di assegnare un ruolo costruttivo alla metafisica e alle sue considerazioni finaliste. L‟oggetto fenomenico può, infatti, essere ritenuto pienamente conoscibile proprio ed esclusivamente in quanto non coincide affatto con una „essenza reale‟ „in sé‟, la quale imporrebbe al soggetto che compie l‟investigazione scientifica le modalità di conoscenza; all‟opposto, come spiega il filosofo di Königsberg, ”le condizioni della possibilità dell‟esperienza in generale sono a un tempo condizioni della possibilità degli oggetti dell‟esperienza”; si tratta della „rivoluzione‟ concettuale che permette al soggetto di assegnare egli stesso alla natura una struttura che la renda conoscibile: “La natura è l‟esistenza delle cose in quanto determinata da leggi universali. Se natura significasse
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l‟esistenza delle cose in sé, non potremmo conoscerla mai né a priori né a posteriori. [..] Natura quindi, considerata materialiter, è l‟insieme di tutti gli oggetti dell‟esperienza” [Kant].
[..] La scienza può rispondere alle domande che essa stessa pone solamente rinunciando a conoscere direttamente i singoli eventi empirici, e isolando -in base a operazioni di astrazione e idealizzazione- quello che, ancora in termini kantiani, si può definire un „oggetto in generale‟, simbolo descrivente innumerevoli „oggetti empirici‟ specifici e particolari, contenente tutte e soltanto le informazioni (tra quelle costitutive dell‟oggetto empirico) che la ragione scientifica può manipolare. Tramite l‟ „intelletto‟, teorizza Kant, il soggetto dispone di una funzione unificatrice che, agendo attivamente, consente di prospettare i tratti più generali caratterizzanti un dato insieme di eventi fisici, rendendone in tal modo possibile una conoscenza scientifica.»
(da A. Rebaglia, Il ruolo del finalismo nella scienza contemporanea, in “Nuova Civiltà delle Macchine”, 1997)
ESERCIZI PER L’ESAME
1. Completare il testo scegliendo tra le opzioni indicate e analizzare concisamente la tesi espressa dall‟autore
“Noi dunque abbiamo voluto dire che ogni nostra intuizione non è che rappresentazione di _ _ _ _ _ : che le cose che noi intuiamo non sono in sé come nella nostra intuizione, né i loro rapporti sono in sé così costituiti come ci appariscono; e che se noi potessimo togliere il nostro soggetto od anche solo la costituzione soggettiva dei nostri sensi, ogni proprietà, ogni rapporto degli oggetti nello spazio e nel tempo, anzi anche lo spazio ed il tempo sparirebbero.”
Kant a) fenomeni b) noumeni
2. Sviluppare brevemente la seguente tesi (max. 20 righe)
Per Galilei, così come per Kant ma con differenti accentuazioni, il compito della scienza fisica consiste nell‟esprimere una situazione empirica attraverso il linguaggio formale della matematica seguendo la guida dell‟esperimento scientifico, il quale costituisce una „manipolazione attiva‟ con cui costringere la natura a rispondere alle domande postele.
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Lezione 3
GEOMETRIE NON EUCLIDEE
CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE
Fisica assiomatica
− Assiomi e postulati − La matematizzazione della fisica − I Principia di Newton
Coerenza logica dei sistemi geometrici
− Il quinto postulato − Da Saccheri a Gauss − Geometrie non euclidee
BRANI ANTOLOGICI
1. Verità sintetiche e verità a priori
“Dopo la morte di Kant, avvenuta nel
1804, la scienza ha attraversato un
periodo di sviluppo, dapprima graduale
e quindi sempre più rapido, durante il
quale ha abbandonato ogni verità
assoluta e ogni idea preconcetta. I
principi che Kant aveva ritenuto indi-
spensabili per la ricerca scientifica e cui
aveva attribuito natura non analitica
sono apparsi validi solo entro certi
limiti. Si è scoperto che importanti leggi
della fisica classica valgono per i feno-
meni che hanno luogo nel nostro
ambiente ordinario, ma nelle dimensioni
astronomiche e sub-microscopiche van-
no sostituite dalle leggi della nuova
fisica, fatto che basta a provare che tali
leggi sono empiriche e non imposte
dalla ragione. Questa disgregazione del
sintetico a priori può venir illustrata
considerando lo sviluppo della geome-
tria. [..] La geometria euclidea è la
geometria del nostro ambiente fisico,
non deve quindi stupire che le nostre
concezioni visive adattandosi a esso
seguano regole euclidee. Se vivessimo
in un mondo la cui struttura geometrica
fosse notevolmente diversa dalla
geometria euclidea, ci adatteremmo al
nuovo ambiente e impareremmo a
vedere triangoli e leggi non euclidei
come ora vediamo strutture euclidee.
Troveremmo naturale che gli angoli di
un triangolo misurino più di 180° e
impareremmo a valutare le distanze in
termini di congruenza definita dai corpi
solidi di quel mondo. Visualizzare le
relazioni geometriche significa immagi-
nare le esperienze che avremmo
vivendo in un ambiente in cui sussistes-
sero tali relazioni. [..] Il filosofo [Kant]
aveva commesso l‟errore di considerare
visione della mente o legge di ragione
quello che in realtà è soltanto prodotto
dell‟abitudine. Sono occorsi più di
duemila anni per scoprire ciò; senza
l‟opera e le tecniche del matematico non
saremmo mai stati in grado di spezzare
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abiti inveterati e liberare le nostre menti
da pseudo principi razionali.
La storia della geometria costituisce
un‟ottima illustrazione delle potenzia-lità
filosofiche insite nello sviluppo della
scienza. Col pretendere di aver sco-
perto le leggi della ragione il filosofo
[Kant] rese un cattivo servizio alla teoria
della conoscenza: quelli che egli consi-
derò principi razionali sono in effetti
solo un condizionamento dell‟immagina-
zione umana da parte dell‟ambiente
fisico in cui vive l‟uomo. La potenza
della ragione va cercata non nelle
regole che essa impone all‟immagina-
zione, ma nella capacità di svincolarla
da qualsiasi tipo di regola attinta
attraverso l‟esperienza e la tradizione.
Con la sola riflessione filosofica non
sarebbe stato mai possibile demolire
abiti radicati, né la ricchezza della
mente umana avrebbe mai potuto
palesarsi per intero prima che lo
scienziato avesse messo in luce strutture
differenti da quelle impresse nell‟imma-
ginazione degli uomini a opera di una
lunga tradizione.”
(da H. Reichenbach, La nascita della
filosofia scientifica, 1951)
NELL’IPERTESTO
Capitolo primo La filosofia della natura tra empirismo e razionalismo
1.4 Assiomatizzare la natura
Capitolo secondo Dalla ragione legislatrice alla ragione strumentale
2.1 “Paradigma” newtoniano e geometrie non euclidee
NEL GLOSSARIO
Termini Autori
Assioma Gauss, Carl Friedrich Convenzionalismo Keplero, Johannes Deduzione Newton, Isaac Dimostrazione Saccheri, Giovanni Girolamo
LETTURE DI ORIENTAMENTO
Sintesi a posteriori
«Scoprire come una teoria scientifica quale la relatività generale (peraltro particolarmente ben confermata a livello sperimentale) richieda allo spazio fisico di possedere caratteri differenti da quelli prescritti dalla geometria euclidea significa, afferma Reichenbach, dover rinunciare alla convinzione kantiana nell‟esistenza di giudizi sintetici a priori: tutti i giudizi concernenti l‟esperienza (e dunque sintetici) sono esprimibili soltanto a posteriori, a partire dall‟esperienza stessa, giacché soltanto essa può guidarci nella scelta tra costruzioni razionali alternative.»
(da A. Rebaglia, Scienza e verità. Introduzione all‟epistemologia del Novecento, Paravia, Torino 1997)
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Tautologie e conoscenza
«Come è ben noto, i prodromi dell‟ineludibile crisi del sistema di pensiero „classico‟ sono, in effetti, presenti già all‟epoca stessa in cui Kant lavora ai suoi studi critici: nelle riflessioni di padre Saccheri e nel suo tentativo di emendare il sistema deduttivo della geometria di Euclide da ogni incertezza metodologica, derivando la necessità logica del quinto postulato dagli altri primi quattro, indubitabilmente evidenti.
La nascita delle geometrie non euclidee costringe a rifiutare la soluzione kantiana che vede nello „spazio‟ e nel „tempo‟ „intuizioni pure‟, „forme a priori‟ attraverso le quali, soltanto, il fenomeno può costituirsi come tale, fornendo al soggetto la molteplicità delle rappresentazioni empiriche su cui basare la conoscenza razionale. Svanita la possibilità di credere nella formulabilità di giudizi sintetici a priori, „soggetto‟ e „oggetto‟ si trovano nuovamente a costituire polarità opposte; i giudizi analitici –pura espressione della razionalità– sono a priori, ma esprimono solamente tautologie, mentre i giudizi sintetici –che intendono valutare i molteplici dati derivanti dall‟esperienza sensibile– sono irrimediabilmente a posteriori.»
(da A. Rebaglia, Il ruolo del finalismo nella scienza contemporanea, in “Nuova Civiltà delle Macchine”, 1997)
ESERCIZI PER L’ESAME
1. Completare il testo scegliendo tra le opzioni indicate e analizzare concisamente la tesi espressa dall‟autore
“Gli assiomi geometrici non sono (..) né giudizi sintetici a priori né fatti sperimentali. Sono _ _ _ _ _ ; la nostra scelta [tra essi] è guidata da fatti sperimentali; ma resta libera e non è limitata che dalla necessità di evitare ogni contraddizione. (..) Una geometria non può essere più vera di un‟altra, essa può solamente essere più comoda.”
Poincaré
a) dei giudizi sintetici a posteriori b) delle convenzioni
2. Sviluppare brevemente la seguente tesi (max. 20 righe)
La nascita delle geometrie non euclidee impone di collocare i possibili asserti scientifici entro due sole tipologie, quella dei giudizi analitici, che sono a priori in quanto pura espressione della razionalità ma esprimono solamente tautologie, oppure quella dei giudizi sintetici, che intendono valutare i molteplici dati derivanti dall‟esperienza sensibile ma sono irrimediabilmente a posteriori.
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Lezione 4
IL POSITIVISMO
CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE
Comte. Le origini del positivismo
− La legge dei tre stadi − Conoscenze relative − Leggi come cataloghi
Leggi empiriche e scienza industriale
− Termodinamica − La sintesi a posteriori − Probabilità e statistica
BRANI ANTOLOGICI
1. Le spiegazioni scientifiche
“… il carattere fondamentale della filo-
sofia positiva consiste nel conside-rare
tutti i fenomeni come sottoposti a leggi
naturali invariabili, la cui precisa sco-
perta e riduzione al minor numero pos-
sibile costituiscono il fine dei nostri
sforzi, dal momento che è affatto impos-
sibile, e, secondo noi, priva di senso, la
ricerca delle così dette cause, sia prime
che finali. E‟ inutile insistere troppo su
di un principio che è familiare a chi si
occupi un po‟ profondamente delle
scienze d‟osservazione. Ognuno sa in-
fatti come le nostre soluzioni positive,
anche le più perfette, non avanzino af-
fatto la pretesa di esporre le cause ge-
neratrici dei fenomeni –perché in tal
caso non faremmo che sospingere in-
dietro le difficoltà– ma si propongono
soltanto di esaminare con esattezza le
circostanze della loro produzione, e di
collegarle le une alle altre mediante re-
lazioni normali di successione e di so-
miglianza.
Così, per citare l‟esempio più lampante,
affermiamo che i fenomeni generali
dell‟universo sono gene-ralmente spie-
gati, per quanto è possibile, dalla legge
di gravitazione perché, da un lato, que-
sta bella teoria ci mostra tutta l‟immensa
varietà dei fenomeni astronomici come
un unico e solo fatto colto nei suoi diffe-
renti aspetti –la costante e reciproca at-
trazione di tutte le molecole in ragione
diretta alla loro massa e in ragione in-
versa al quadrato delle distanze; men-
tre, dall‟altro lato, questo fatto generale
ci è presentato come la semplice esten-
sione di un fenomeno che ci è familiare,
e che, solo perciò, consideriamo per-
fettamente conosciuto –il peso dei corpi
sulla superficie terrestre. Quanto poi a
stabilire che cosa sono questo peso e
quest‟attra-zione, quali ne siano le
cause, queste sono questioni che consi-
deriamo insolubili, che esor-bitano dal
dominio della filosofia positiva, e che
abbandoniamo senza rimpianti alla fan-
tasia dei teologi e alle sottigliezze dei
metafisici”.
(da A. Comte, Corso di filosofia positiva,
1830-1847)
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2. Filosofia della natura
Scheda 3, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di
filosofia contemporanea : Auguste Comte, da Corso di filosofia positiva, 1830-1847
(cfr. pdf ipertesto)
NELL’IPERTESTO
Capitolo secondo Dalla ragione legislatrice alla ragione strumentale
2.2 Catalogare e prevedere. Origini della scienza industriale Capitolo terzo Sapere empirico e produzione industriale
3.1 Progresso e leggi empiriche
NEL GLOSSARIO
Termini Autori
Causalità Comte, Auguste Positivismo Laplace, Pierre-Simon de Pragmatismo Poisson, Simon Denis Utilitarismo
LETTURE DI ORIENTAMENTO
Determinismo e statistica
«.. fu Pierre Simon de Laplace –il più noto rappresentante della concezione deterministica della fisica classica– a sviluppare per primo i calcoli di probabilità statistica [..]
Le leggi statistiche secondo Laplace rivestono un ruolo indispensabile nell‟esperienza quotidiana, in cui il determinismo gnoseologico non è pienamente realizzabile: la possibilità di un determinismo rigido e totale è una condizione di principio, inapplicabile dal punto di vista concreto. Soltanto un‟”Intelligenza extraumana” se, “per un dato istante, conoscesse tutte le forze da cui è animata la natura e la collocazione relativa degli esseri che la compongono, se inoltre fosse tanto capace da sottoporre ad analisi questi dati, abbraccerebbe nella stessa formula i movimenti dei più grandi corpi dell‟universo e dell‟atomo più leggero: nulla sarebbe incerto per essa e l‟avvenire, come il passato, sarebbe presente ai suoi occhi” (Laplace, 1814). L‟uomo, invece, può tendere solo asintoticamente a questo determinismo totale: “tutti questi sforzi nella ricerca della verità tendono ad avvicinarlo continuamente all‟Intelligenza
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che abbiamo appena concepito, ma dalla quale resterà sempre infinitamente lontano” (ivi). Per tale motivo la capacità umana di elaborare concetti probabilistici e statistici si rivela la sola guida concretamente valida per conoscere il reale. Strumento metodologico statistico e concezione ontologica deterministica non risultano, perciò, affatto incompatibili; al contrario, entro la meccanica classica essi sono strettamente correlati. La realtà si può supporre regolata da rigidi processi causali, in linea di principio conoscibili e prevedibili con la massima esattezza, pur accettando rilevanti limitazioni sugli effettivi strumenti conoscitivi a nostra disposizione.»
(da A. Rebaglia, Logos Interpretazione e Microfisica, Franco Angeli, Milano 1992)
Teorie „soggettive‟ e „oggettive‟ della probabilità
«Reichenbach si occupa di definire con rigore il concetto di probabilità, rifiutando la “teoria soggettiva” della probabilità (secondo la quale è la limitatezza della nostra conoscenza a non permetterci un sapere pienamente deterministico sul mondo, e a consentirne uno solamente probabilistico) ritenendola inadeguata, e proponendo di sostituirla con una “teoria oggettiva” secondo cui la probabilità non è una misura della possibilità che un singolo evento accada effettivarnente, quanto piuttosto della frequenza relativa con cui I'evento accade, considerando la classe -indefinitamente numerosa- degli eventi simili casualmente possibili.
L'attenzione di Reichenbach verso il tema della probabilità trova le proprie motivazioni originarie nell'approfondita analisi che egli compie sulle teorie della fisica contemporanea. Le rilevanti ricerche da lui condotte sulla relatività generale, e sulla richiesta epìsternologica da essa avanzata di una interpretazione non kantiana di spazio e di tempo), lo inducono a riesaminare la strada gnoseologica intrapresa da Kant, ìnteramente basata sulla possibilità di “giudizi sintetici a priori", e a individuare nell'approccio empirico e nel metodo induttivo (il quale consente di passare dalle singole esperienze osservative alla legge scientifica generale) l'unica via percorribile per la conoscenza. Poiché, d'altronde, seguendo l'insegnamento di David Hume risulta evidente che l‟induzione non può pervenire a verità "certe" -determinabili “causalmente”- al flne di defìnire le conoscenze raggiungibili per mezzo dell‟induzione empirica, Reichenbach si rivolge al concetto di "probabilità”.»
(da A. Rebaglia, Scienza e verità. Introduzione all‟epistemologia del Novecento, Paravia, Torino 1997)
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ESERCIZI PER L’ESAME
1. Completare il testo scegliendo tra le opzioni indicate e analizzare concisamente la tesi espressa dall‟autore
“Solo la conoscenza delle leggi dei fenomeni, il cui risultato costante è di _ _ _ _ _ , può evidentemente condurci nella vita attiva a modificarli a nostro vantaggio.”
Comte a) spiegarcene le cause b) farceli prevedere
2. Sviluppare brevemente la seguente tesi (max. 20 righe)
Inferenze induttive condotte su base probabilistica risultano il metodo più affidabile per formulare predizioni scientifiche tanto nel contesto dell‟illuminismo quanto in quello del positivismo; tuttavia i presupposti concettuali che guidano gli studiosi nelle due epoche storiche sono profondamente differenti.
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Lezione 5
CRITICA DELLA METODOLOGIA SCIENTIFICA
CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE
Mach e il positivismo
− Il “sensismo” − Il “principio di economia” − La scienza fisica
Mach e il sistema newtoniano
− Lo spazio assoluto − La definizione di massa − Esperimento di Newton
BRANI ANTOLOGICI
1. Assiomi ed esperienza
Scheda 4, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di
filosofia contemporanea : Ernst Mach, da La meccanica nel suo sviluppo storico-
critico, 1883 (cfr. pdf ipertesto)
NELL’IPERTESTO
Capitolo secondo Dalla ragione legislatrice alla ragione strumentale
2.3 Positivismo e metodologia scientifica
2.4 Esperimenti mentali
NEL GLOSSARIO
Termini Autori
Empirismo Galilei, Galileo Induzione Laplace, Pierre-Simon de Percezione Mach, Ernst Positivismo Newton, Isaac
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LETTURE DI ORIENTAMENTO
Differenti letture della fisica moderna
«Prendendo in esame il paradigma scientifico della fisica moderna, ovvero la dinamica classica, è possibile sottolineare come esso non coincida interamente con il modo in cui Newton lo ha strutturato. E il riferimento, qui, non è alle cosiddette «teorie di minimo» e all‟impostazione della dinamica, su basi ampiamente innovative, elaborata da Lagrange. [..] L‟attenzione è invece rivolta a quella che si configura indubbiamente come una rilettura del paradigma scientifico della dinamica classica, alternativa rispetto alla costruzione newtoniana. Si tratta dell‟interpretazione fornita da Ernst Mach nel notissimo lavoro su La meccanica nel suo sviluppo storico critico.
Mach discute la priorità concettuale assegnata da Newton al principio di inerzia all‟interno dell‟edificio teorico che Newton stesso ha costruito, e che, nelle sue linee generali, viene a strutturare l‟intero orizzonte paradigmatico classico. Questa priorità concettuale sollecita ad attribuire alla categoria di spazio assoluto una necessità logica (che Newton trasformerà in una realtà oggettiva). L‟attacco portato da Mach a tale priorità del principio di inerzia consiste, nel suo aspetto logico, nel ritenere quest‟ultimo la formulazione di un caso limite: il caso ideale in cui sia nulla l‟inclinazione del piano, oggetto degli studi galileiani sul moto (che hanno condotto alla prima legge di Newton).
Chiave di volta del sistema della meccanica classica appare quindi a Mach, semmai, la seconda legge di Newton, che pone in relazione i concetti di “forza”, “massa” e “accelerazione”; e, ancor più, la legge gravitazionale, che descrive l‟azione mutuamente esercitata dalle masse presenti nell‟universo. nche il concetto di forza è inteso da Newton in modo che Mach ritiene scorretto, poiché -considerando la forza come l‟agente che fa deviare il moto dalla traiettoria rettilinea- presuppone esistano regioni spaziali non sottoposte alla gravitazione, nelle quali viga il principio di inerzia: astrazione che Mach sottolinea essere priva di concretezza fisica. Né, nell‟impostazione machiana, la definizione data da Newton della massa come quantità di materia può essere soddisfacente, in quanto -oltre a essere tautologica- non prende in considerazione le relazioni dinamiche tra i corpi, compito invece primario per una struttura che, reggendosi sulle leggi di Newton, intende descrivere il movimento degli enti fisici.
Nello spirito della rilettura machiana, la nozione di “massa” è riformulata come il rapporto tra le accelerazioni che i corpi si imprimono reciprocamente, e quella di «inerzia» come la resistenza che un corpo oppone alle accelerazioni prodotte dalle masse di tutti i corpi costituenti l‟universo. E‟ ben evidente che gli elementi del paradigma costitutivo della dinamica classica (e in particolare la struttura formale delle tre leggi di Newton) restano invariati. Non è dunque possibile pensare la reimpostazione machiana come una “rivoluzione scientifica”, un radicale mutamento di paradigma. Tuttavia, lettura newtoniana dei principi potanti della dinamica e lettura machiana differiscono tanto profondamente da poter essere ritenute [..] articolazioni di possibilità divergenti, “progetti” differenti e alternativi.»
(da A. Rebaglia, Ontologia ermeneutica e indagine scientifica, in “Interpretazione ed emancipazione”, Raffaello Cortina, Milano 1996)
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Il principio di economia
«Il principio di semplicità ha rappresentato nel corso dei secoli, e tuttora rappresenta, un riferimento indispensabile, una guida insopprimibile nell‟elaborazione di modelli teorici. Espresso esplicitamente da Guglielmo di Ockham nella forma del noto “rasoio” [Frustra fit per plura quod potest fieri per pauciora è la famosa espressione usata da Ockham nel suo Commentario alle Sentenze, scritto tra il 1317 e il 1324], successivamente alla base del sistema galileiano -in cui si raccomanda di „diffalcare gli impedimenti della materia‟-, e -ancora- tematicamente esposto da Mach, divenendo così un momento essenziale nel pensiero scientifico ed epistemologico del XX secolo, tale principio costituisce uno strumento metodologico di fondamentale valore, tanto strettamente intessuto nella struttura conoscitiva da risultare un elemento attivo nel condurre alla elaborazioni e ai risultati dell‟impresa scientifica.
[..] Esso non deriva dagli assiomi formali e dalle ipotesi fisiche assunte a fondamento di uno specifico scenario scientifico, e tuttavia si impone quale strumento condizionante per la formulazione di tali assiomi. Soltanto in base al criterio extrascientifico della semplicità Galileo può ritenere metodologicamente corretto «diffalcare gli impedimenti della materia», pervenendo in tal modo alla conoscenza delle „qualità primarie‟, oggettive ed essenziali, della natura; natura che si manifesta essa stessa come un Gran Libro strutturato in base alla „semplice‟ efficacia delle formule matematiche e delle figure geometriche. In modo analogo, Mach fa del suo principio di economia (espressione del principio di semplicità) un criterio al quale l‟indagine scientifica deve conformarsi nell‟organizzare i molteplici dati empirici, favorendo così l‟efficacia predittiva dell‟investigazione: “La mia idea fondamentale -egli scrive- [è] che la scienza sia essenzialmente un‟economia di pensiero. [..] Tutta la scienza ha lo scopo di sostituire, ossia di economizzare, esperienze mediante la riproduzione e l‟anticipazione di fatti nel pensiero” (Mach, 1883).»
(da A. Rebaglia, Critica della Ragione Metascientifica, Franco Angeli, Milano 1996)
ESERCIZI PER L’ESAME
1. Completare il testo scegliendo tra le opzioni indicate e analizzare concisamente la tesi espressa dall‟autore
“Compito della scienza è ricercare ciò che è costante nei fenomeni naturali, gli elementi di questi, il modo del loro rapporto e la loro reciproca dipendenza. Mediante la descrizione chiara e completa la scienza cerca di _ _ _ _ _ il ricorso a nuove esperienze (..) Una volta che si conosca la dipendenza reciproca di due fenomeni, l‟osservazione di uno rende superflua quella dell‟altro che è condeterminato e predeterminato dal primo.”
Mach a) sollecitare b) rendere inutile
2. Sviluppare brevemente la seguente tesi (max. 20 righe) Mach, seguendo un orientamento a carattere positivista, ritiene che l‟analisi delle sensazioni svolga un ruolo primario nel delineare le basi cognitive della scienza.
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Unità 2
Progresso e industrializzazione
Lezione 6
L’ETA’ DI DARWIN
CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE
Empirismo e selezione
− Regolarità nel mondo biologico − La legge di Malthus − Selezione come legge di natura
Selezione e progresso
− Perfettibilità − Processo evolutivo − Spencer. Sviluppo e progresso
BRANI ANTOLOGICI
1. Selezione naturale
“Allo stato domestico osserviamo molta
variabilità, causata, o per lo meno esal-
tata, da mutate condizioni di vita; ma
spesso in modo così oscuro, che siamo
tentati di considerare le variazioni come
spontanee. [..]
La variabilità non è in effetti causata
dall‟uomo; egli, senza intenzione,
espone soltanto esseri viventi a nuove
condizioni di vita, e quindi la natura
agisce sulla loro organizzazione e fa sì
che essa vari. Ma l‟uomo può scegliere,
e sceglie, le variazioni che la natura gli
fornisce, e così le accumula nella ma-
niera voluta. Egli così adatta animali e
piante secondo il suo utile o piacere.
Egli può farlo metodicamente o può
farlo inconsciamente, conservando gli
individui più utili o che più gli piac-
ciono, senza alcuna intenzione di modi-
ficare la razza. E‟ certo che egli può lar-
gamente influenzare il carattere di una
razza selezionando, in ogni successiva
generazione, differenze individuali così
leggere da non essere avvertite se non
da un occhio esercitato. Questo incon-
sapevole processo di selezione è stato il
grande agente della formazione delle
più distinte e utili razze domestiche. [..]
Non vi è alcuna ragione perché i prin-
cipi che hanno così efficacemente agito
allo stato domestico non debbano aver
agito allo stato di natura. Nella soprav-
vivenza di individui e razze favorite,
durante la lotta, costantemente ricor-
rente, per l‟esistenza, vediamo una
potente e perpetua forma di selezione.
La lotta per l‟esistenza inevitabilmente
consegue dall‟elevata progressione
geometrica di aumento che è comune a
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tutti gli esseri viventi. [..] Nascono più
individui di quanti possano sopravvi-
vere. Un grano sulla bilancia può de-
terminare quali individui vivranno e
quali morranno; quali varietà o specie
aumenteranno numericamente e quali
diminuiranno o alfine si estingueranno.
[..] Il più piccolo vantaggio in alcuni
individui –a una qualunque età o in una
qualunque stagione– su quelli con cui
entrano in concorrenza, o un migliore
adattamento, per quanto in lieve misura,
alle condizioni ambientali, faranno, nel
corso del tempo, tracollare la bilancia.
[..]
Poiché ciascuna specie, per la progres-
sione geometrica della sua riprodu-
zione, tende ad aumentare di numero; e
poiché i discendenti modificati di cia-
scuna specie saranno tanto più posti in
grado di molti-plicarsi quanto più
divengono diversificati nelle abitudini e
nella struttura, così da poter occupare
posti numerosi e molto diversi
nell‟econo-mia della natura, vi sarà nella
selezione naturale una costante
tendenza a conservare la prole più
divergente di una qualsiasi specie.
Perciò, durante un lungo e continuato
corso delle modificazioni, le leggere
differenze caratteristiche delle varietà
della stessa specie tendono ad
accrescersi fino a diventare le maggiori
differenze caratteristiche delle specie
dello stesso genere. Nuove e migliorate
varietà inevita-bilmente soppianteranno
e stermine-ranno le varietà più antiche,
meno migliorate e intermedie; così le
specie sono rese in larga misura oggetti
definiti e distinti.”
(da C. Darwin, L‟origine delle specie,
1859)
2. Organismo naturale e organismo sociale
“Quando diciamo che lo sviluppo è
comune agli aggregati sociali e agli
aggregati organici, non escludiamo
però interamente ogni comunanza con
gli aggregati inorganici: alcuni di
questi, per esempio i cristalli,
crescono in modo visibile; e tutti,
nell‟ipotesi dell‟evoluzione, sono
ritenuti sorti in un certo tempo, per via
di integrazione. Tuttavia, in confronto
alle cose che chiamiamo inanimate, i
corpi viventi e le società presentano in
modo così evidente l‟aumento della
massa, che si può considerarlo come
caratteristico degli uni e delle altre.
Molti organismi crescono durante tutta
la vita; altri crescono durante una
parte considerevole della loro vita. Lo
sviluppo sociale suole continuare o
fino al tempo in cui le società si
dividono, o fino al tempo in cui sono
schiacciate.
E questo è il primo carattere, per il
quale le società si connettono al
mondo organico, e si distinguono
sostanzialmente dal mondo inorga-
nico.
E‟ pure un carattere dei corpi sociali,
come pure dei corpi viventi, che,
mentre crescono in dimensione,
crescono anche in struttura. [..] La
moltiplicazione delle parti di natura
diversa è così grande nei corpi politici
e nei corpi viventi, che costituisce un
altro carattere comune sostanziale, che
li distingue dai corpi inorganici.
La comunanza sarà più completa-
mente intesa, se si osserva che la pro-
gressiva differenziazione delle strut-
ture è accompagnata dalla progressiva
differenziazione delle funzioni. [..]
Passando all‟ultimo e più spiccato
carattere del corpo politico e del
corpo vivente, vedremo perché in essi
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le azioni dissimili di parti diverse sono
da considerare come funzioni, mentre
non altrettanto possiamo dire delle
azioni dissimili di parti dissimili in un
corpo inorganico.
L‟evoluzione determina negli uni e
negli altri non solo semplici differen-
ze, ma differenze che stanno in rap-
porti definiti, differenze di cui ognuna
rende possibili le altre. Le parti di un
aggregato inorganico sono in tale
relazione, che l‟una può subire un
gran cambiamento senza modificare il
resto in modo apprezzabile. Ma
avviene altrimenti nelle parti di un
aggregato organico, o di un aggregato
sociale. In ambedue le trasformazioni
delle parti si determinano vicen-
devolmente, e le azioni mutue delle
parti dipendono l‟una dall‟altra. In
ambedue questa vicendevole dipen-
denza cresce col progredire dell‟evo-
luzione.”
(da H. Spencer, Principi di sociologia,
1870-72)
NELL’IPERTESTO
Capitolo terzo Sapere empirico e produzione industriale
3.1 Progresso e leggi empiriche Capitolo decimo Dalla ragione “strumentale” alla ragione “dialogica”
10.2 Cognizione e retroazione ricorsiva
NEL GLOSSARIO
Termini Autori
Adattamento Darwin, Charles Robert Epistemologia Lamarck, Jean-Baptiste de Monet de Positivismo Malthus, Thomas Robert Progresso Spencer, Herbert
LETTURE DI ORIENTAMENTO
Teorie evolutive tra determinismo e finalismo
«Origine ed evoluzione delle specie naturali, secondo la teoria darwiniana, sono scientificamente descrivibili facendo appello a un ben determinato meccanismo causale, la selezione naturale, e alla presenza di particolari condizioni al contorno, quali l‟uso e il disuso di alcuni organi. Si possono definire, in tal modo, le leggi della variazione delle specie che sono da noi conosciute solo in minima parte (“La nostra ignoranza sulle leggi della variazione è profonda” scrive Darwin, 1859), ma testimoniano la loro universalità e necessità («pare che le medesime leggi governino la
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produzione delle differenze esistenti fra le varietà di una specie e delle differenze più grandi esistenti fra le specie di un medesimo genere», ivi). [..]
L‟enfasi teleologica non è del tutto estranea alla storia del pensiero scientifico [..] in particolare, all‟interno degli studi biologici ottocenteschi e nelle ricerche di biofisica condotte nei primi decenni di questo secolo è manifestamente possibile rintracciare alcune interessanti analisi che, per taluni aspetti, esprimono tesi teleologicamente connotate. Secondo i numerosi seguaci di Lamarck, per esempio, è una forza interiore presente in ciascun organismo a farne progredire il perfezionamento verso forme più elevate e perfette. [..]
La teoria darwiniana dell‟evoluzione delle specie naturali [..] è, nella sua essenza, rigorosamente deterministica; e possiede quindi il medesimo nucleo metodologico sul quale è basata la fisica classica a essa contemporanea. Le specie vengono classificate in riferimento a una loro costitutiva invarianza, mentre la casualità che si trova alla base delle mutazioni (da cui derivano adattamento e selezione negli organismi viventi) è intesa –in modo perfettamente compatibile con l‟ideale laplaciano– come inadeguatezza conoscitiva, anziché come effettiva assenza di cause.»
(da A. Rebaglia, Critica della Ragione Metascientifica, Franco Angeli, Milano 1996)
Evoluzione e progresso scientifico
«… si constata l‟operare nell‟impresa scientifica di una „ragione „astuta‟ [Il termine da noi utilizzato fa riferimento all‟analogo termine utilizzato dal matematico e storico della scienza Yehuda Elkana. Tale «ragione astuta» (metis), che “caratterizza il processo della scoperta anche nelle scienze naturali”, “implica un insieme complesso, ma molto coerente, di atteggiamenti mentali e comportamenti intellettuali che uniscono insieme: acume, saggezza, previdenza, decisione, ingegnosità, vigilanza, opportunismo, abilità ed esperienza acquistate negli anni” (Elkana)], la quale di volta in volta suggerisce un nuovo principio di invarianza, che consente di ampliare il dominio delle conoscenze sul mondo fisico; e lo fa appellandosi costantemente al sapere già acquisito, ai metodi ormai consolidati, pur introducendovi il potere radicalmente innovatore -e come tale discontinuo- della propria capacità di invenzione. [..] Le verità cui giunge questo processo razionale di scoperta non sono, quindi, „cumulative‟ nel senso tradizionale del termine, poiché non conducono a migliorare la conoscenza di oggetti già descritti dalle teorie precedenti: ogni nuova verità acquisita corrisponde alla scoperta di una realtà nuova. In queste considerazioni sembra, tuttavia, presente il principio di un progresso scientifico inteso come un continuo e irreversibile accrescersi di ciò che è „noto‟ e „vero‟.»
(da A. Rebaglia, Salti rivoluzionari e storie di concetti, postfazione a L. Krauss, “Paura della fisica”, Raffaello Cortina, Milano 1994)
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ESERCIZI PER L’ESAME
1. Completare il testo scegliendo tra le opzioni indicate e analizzare concisamente la tesi espressa dall‟autore
“Allo stato di natura praticamente ogni pianta produce semi e tra gli animali sono ben pochi quelli che non si accoppiano ogni anno. Quindi possiamo affermare con sicurezza che tutte le piante e gli animali tendono a moltiplicarsi in ragione _ _ _ _ _, che tutti finirebbero con il saturare ogni regione in cui potessero esistere in qualunque modo e che la tendenza all‟aumento ad andamento _ _ _ _ _ deve essere frenata dalla distruzione in qualche età della vita.”
Darwin a) aritmetica/o b) geometrica/o
2. Sviluppare brevemente la seguente tesi (max. 20 righe)
La concezione darwiniana dell‟evoluzione delle specie biologiche trae la propria forza concettuale dalle concezioni positivistiche secondo cui, da un lato, l‟indagine naturale è svolta esclusivamente attraverso osservazioni ed esperimenti, e dall‟altro il progresso è una caratteristica universale che coinvolge fenomeni naturali ed eventi sociali.
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Lezione 7
INDUSTRIA E CAPITALE
CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE
Materialismo dialettico − Hegel. Il metodo dialettico − Modo capitalistico di produzione − Progresso e discontinuità
Il marxismo e i suoi classici : Marx e Engels − Concetti chiave del marxismo: ideologia − Materialismo storico e materialismo dialettico − Capitalismo, proletariato, lotta di classe
BRANI ANTOLOGICI
1. Il “rovesciamento” della dialettica hegeliana
“Dopo una citazione dalla mia prefa-
zione alla Critica dell‟economia politica,
Berlino, 1859, pp.IV-VII, dove ho espo-
sto la base materialistica del mio me-
todo, l‟egregio autore [che nel numero
del maggio 1872 del Messaggero euro-
peo di Pietroburgo tratta il metodo del
Capitale] continua: «Per Marx una cosa
sola importa: trovare la legge dei feno-
meni che sta indagando. E per lui non è
importante soltanto la legge che li
governa in quanto hanno forma finita e
fanno parte di un nesso osservabile in
un periodo di tempo dato. Per lui è
importante soprattutto la legge del loro
mutamento, del loro sviluppo, ossia del
trapasso dei fenomeni da una forma
nell‟altra, da un ordinamento di quel
nesso a uno nuovo. [..] Ma, si dirà, le
leggi generali della vita economica sono
uniche e sempre le stesse; ed è del tutto
indifferente se si applicano al presente o
al passato. Marx nega proprio questo.
Per lui tali leggi astratte non esistono…
Per lui ogni periodo storico ha le sue
leggi proprie… [..] I vecchi economisti,
confrontando le leggi economiche con
le leggi della fisica e della chimica,
mostravano di non averne capito la
natura… [..] Per esempio Marx nega che
la legge della popolazione sia la stessa
in tutti i tempi e in tutti i luoghi. Afferma
anzi che ogni grado di sviluppo ha una
sua propria legge della popolazione…
Alla differenza di sviluppo della forza
produttiva corrispondono cambiamenti
dei rapporti [di produzione] e delle
leggi che li regolano. [..]» Nel rappre-
sentare quel che egli chiama il mio
metodo effettivo, in maniera così esatta
e così benevola per quanto concerne la
mia applicazione personale di esso, che
cos‟altro ha rappresentato l‟egregio
autore se non il metodo dialettico?
[..] Per il suo fondamento, il mio metodo
dialettico, non solo è differente da
quello hegeliano, ma ne è anche diret-
tamente l‟opposto. Per Hegel il pro-
cesso del pensiero, che egli trasforma
addirittura in soggetto indipendente col
nome di Idea, è il demiurgo del reale,
che costituisce a sua volta solo il feno-
meno esterno dell‟idea o processo del
pensiero. Per me, viceversa, l‟elemento
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ideale non è altro che l‟elemento mate-
riale trasferito e tradotto nel cervello
degli uomini.
[..] La mistificazione alla quale soggiace
la dialettica nelle mani di Hegel non
toglie in nessun modo che egli sia stato
il primo a esporre ampiamente e consa-
pevolmente le forme generali del
movimento della dialettica stessa. Biso-
gna rovesciarla per scoprire il nocciolo
razionale entro il guscio mistico.
Nella sua forma mistificata, la dialettica
divenne una moda tedesca, perché
sembrava trasfigurare lo stato di cose
esistente. Nella sua forma razionale, la
dialettica è scandalo e orrore per la
borghesia e pei suoi corifei dottrinari,
perché nella comprensione positiva
dello stato di cose esistente include
simultaneamente anche la compren-
sione della negazione di esso, la com-
prensione del suo necessario tramonto,
perché concepisce ogni forma divenuta
nel fluire del movimento, quindi anche
dal suo lato transeunte, perché nulla la
può intimidire ed essa è critica e rivolu-
zionaria per essenza.”
(da K. Marx, Il Capitale, libro I, Poscritto
alla seconda edizione, 1875)
2. Forza lavoro e plusvalore
Scheda 5, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di
filosofia contemporanea : Karl Marx, da Salario, prezzo e profitto, 1865 (cfr. pdf
ipertesto).
NELL’IPERTESTO
Capitolo terzo Sapere empirico e produzione industriale
3.2 Le nuove vie dell‟economia industriale
NEL GLOSSARIO
Termini Autori
Metafisica Hegel, Wilhelm Progresso Marx, Karl Ragione
LETTURE DI ORIENTAMENTO
La dialettica hegeliana
«Nel contesto culturale dell‟idealismo tedesco, estremamente dissimile da quello platonico, la categoria di Idea sembra includere anche il tema della „temporalità‟ [..] dell‟essere fisico.
Il movimento dialettico, che nella filosofia di Hegel riunisce e colloca entro il medesimo costrutto razionale (quello dell‟Idea, naturalmente) soggetti ed enti, introduce però solo apparentemente „divenire‟ e „temporalità‟ nella costruzione ontologica: l‟Idea –che accoglie in sé il soggetto e la propria antitesi, il mondo esterno– non si può affermare
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metta effettivamente in gioco il proprio essere. Tale movimento ha un andamento rigidamente preordinato, che impedisce l‟accadere di qualsiasi novità; mentre quest‟ultima costituisce il segno di un autentico divenire temporale.»
(da A. Rebaglia, Logos Interpretazione e Microfisica, Franco Angeli, Milano 1992)
Hegelismo, marxismo e tecnica come „organo esosomatico‟
«TECNOLOGIA, FILOSOFIA DELLA
disciplina che si occupa dei problemi filosofici concernenti la natura della tecnologia, le modalità dei cambiamenti e delle innovazioni che ne segnano la storia, la sua influenza su cultura e società. Il termine compare per la prima volta in un testo del filosofo neohegeliano E. Kapp, Principi di filosofia della tecnica, pubblicato nel 1877. [..]
I due orientamenti principali, seppure distinguibili, spesso si sovrappongono parzialmente nel dar luogo a specifici studi filosofici sulla tecnologia. A essi si affiancano altre impostazioni, fra le quali occorre segnalare quella antropologica, a cui appartengono le riflessioni di A. Gehlen (e il lavoro pionieristico di E. Kapp). La tecnica è considerata un «organo esosomatico», atipico ma estremamente efficiente, che la natura ha fornito all‟uomo per integrare organi poco idonei alla sopravvivenza, per intensificare la forza della sua azione sull‟ambiente, per agevolare il lavoro togliendo a esso l‟onere della fatica; e contemporaneamente è intesa come fenomeno culturale, prodotto della capacità umana di intervenire sul mondo naturale per introdurvi qualcosa che in natura non esiste ed è guidato da una logica estranea a quella naturale.»
(da A. Rebaglia, voce Filosofia della tecnologia, in Enciclopedia Garzanti di Filosofia, nuova
ed., Garzanti, Milano 2004, pp.1107-1108)
ESERCIZI PER L’ESAME
1. Completare il testo scegliendo tra le opzioni indicate e analizzare concisamente la tesi espressa dall‟autore
“Sappiamo che il valore di ogni merce è determinato _ _ _ _ _ cristallizzato nel suo valore d‟uso, dal tempo di lavoro socialmente necessario a produrla. Ciò vale anche per il prodotto che il nostro capitalista ha ottenuto come risultato del processo lavorativo.”
Marx a) dal pregio intrinseco b) dalla quantità del lavoro
2. Sviluppare brevemente la seguente tesi (max. 20 righe)
Il metodo dialettico, secondo Marx, risulta essere il più adeguato per delineare gli sviluppi storici e sociali che conducono alla rivoluzione industriale, e alla mercificazione del lavoro dovuta al processo di produzione capitalistico.
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Lezione 8
RAZIONALIZZAZIONE E PROGRESSO
CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE
Civiltà industriale − Emancipazione − Organizzazione scientifica del lavoro − Amministrazione
Da Weber alla Scuola di Francoforte − Max Weber. Razionalità formale − Capitalismo moderno. Disincanto del mondo − Horkheimer e Adorno. La dialettica dell‟illuminismo
BRANI ANTOLOGICI
1. Capitalismo e predestinazione
“L‟ascesi laica protestante [..] operò con
grande violenza contro il godimento
spregiudicato della proprietà, e re-
strinse il consumo, in ispecie il consumo
di lusso. D‟altra parte essa liberò, nei
suoi effetti psicologici, l‟acquisto di beni
dagli ostacoli dell‟etica tradizionalistica,
in quanto non solo lo legalizzò, ma
addirittura [..] lo riguardò come voluto
da Dio. La lotta contro i piaceri della
carne e l‟attaccamento ai beni esteriori
non era [..] una lotta contro il guadagno
razionale, ma sibbene contro l‟impiego
irrazionale della proprietà. E questo
consisteva nell‟altro apprezzamento, da
condannarsi come idolatria, delle forme
ostensibili del lusso, che erano così
vicine al modo di sentire feudale, in
luogo dell‟impiego voluto da Dio, razio-
nale e utilitario, per i fini della vita del
singolo e della collettività. Non si vo-
leva imporre al possidente la macera-
zione, ma l‟uso della sua ricchezza per
cose necessarie e di pratica utilità [..]
Il pensiero che il lavoro professionale
moderno abbia un carattere ascetico
non è in realtà nuovo. Anche Goethe, al
culmine della sua saggezza ed espe-
rienza della vita, nei Wanderjahre e
nella conclusione che dette alla vita di
Faust, ci ha voluto insegnare questo
motivo ascetico fondamentale dello stile
della vita borghese, se questa appunto
voglia avere uno stile: che cioè il
limitarsi al lavoro professionale colla
rinuncia alla universalità faustiana, che
questa limitazione comporta, sia nel
mondo moderno il presupposto di ogni
azione degna di stima, che azione
dunque e rinuncia si condizionano ine-
vitabilmente a vicenda. Per lui questo
riconoscimento significava rinuncia e un
addio a un tempo di piena e bella
umanità, che non si rinnoverà più, nel
corso della nostra civiltà, come
nell‟antichità non si rinnovò il fiorire di
Atene. Il Puritano volle essere un pro-
fessionista, noi dobbiamo esserlo.
Poiché in quanto l‟ascesi fu portata dalle
celle dei monaci nella vita professionale
e cominciò a dominare la moralità laica,
essa cooperò per la sua parte alla
costruzione di quel potente ordinamento
economico moderno, legato ai
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presupposti tecnici ed economici della
produzione meccanica, che oggi
determina con strapotente costrizione, e
forse continuerà a determinare finché
non sia stato consumato l‟ultimo quintale
di carbon fossile, lo stile della vita di
ogni individuo, che nasce in questo
ingranaggio, e non soltanto di chi
prende parte all‟attività puramente
economica. Solo come un mantello
sottile, che ognuno potrebbe buttar via,
[..] la preoccupazione per i beni
esteriori doveva avvolgere le spalle
degli “eletti”. Ma il destino fece del
mantello una gabbia di acciaio. Mentre
l‟ascesi imprendeva a trasformare il
mondo e a operare nel mondo, i beni
esteriori di questo mondo acquistarono
una forza sempre più grande nella
storia. Oggi lo spirito dell‟ascesi è
sparito, chissà se per sempre, da questa
gabbia. Il capitalismo vittorioso in ogni
caso, da che posa su di un fondamento
meccanico, non ha più bisogno del suo
aiuto. Sembra impallidire per sempre
anche il roseo stato d‟animo del suo sor-
ridente erede, l‟Illuminismo, e come un
fantasma di concetti religiosi che furono,
si aggira nella nostra vita il pensiero del
dovere professionale.”
(da M. Weber, L‟etica protestante e lo
spirito del capitalismo, a cura di P. Burresi,
Sansoni, Firenze, 1965
2. Critica della ragione strumentale
Scheda 6, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di
filosofia contemporanea : Max Horkheimer, da Eclisse della ragione. Critica della
ragione strumentale, 1947 (cfr. pdf. Ipertesto)
NELL’IPERTESTO
Capitolo terzo Sapere empirico e produzione industriale
3.3 “One best way”. Mito della modernità
NEL GLOSSARIO
Termini Autori
Epistemologia Horkheimer, Max Illuminismo Taylor, Fredrik Wilson Progresso Weber, Max Utilitarismo
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LETTURE DI ORIENTAMENTO
Scuola di Francoforte e orientamento sociologico in filosofia della tecnologia
«TECNOLOGIA, FILOSOFIA DELLA
[..] L‟orientamento sociologico –che considera, sovente con toni pessimistici, l‟impatto etico e politico degli sviluppi „tecnoscientifici‟ nel contesto delle società industriali avanzate– si radica nella tradizione critica della Scuola di -> Francoforte (sfociando in approfondimenti come quelli di J. Habermas) e nelle analisi sulla tecnologia intesa come fenomeno sociale, svolte anch‟esse nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale principalmente dal filosofo francese J. Ellul (soprattutto in La tecnica, rischio del secolo, 1954). Nucleo concettuale degli studi condotti in questo ambito è il cosiddetto determinismo tecnologico il quale, attribuita una relativa autonomia al mondo degli artefatti rispetto alle originarie intenzioni progettuali umane, ha richiesto di valutare le trasformazioni provocate dalle tecnologie nella sfera sociale. Ne è emersa un‟impostazione che ha reso possibile leggere in modo unitario il fenomeno della modernità, tesa a utilizzare scienza e tecnologia per conseguire un pieno dominio sulla natura, evidenziando nel contempo i rischi di un conseguente, inevitabile dominio sull‟uomo. La generale crisi del determinismo, ritenuto un concetto troppo semplice e astratto per rendere conto della complessità del reale, ha condotto a una revisione di tale prospettiva –con lavori come quelli di L. Mumford (Tecnica e cultura, 1934; Il mito della macchina, 1967-1970) o di D. Ihde (Tecnica e prassi, 1979)– e a delineare un costruttivismo sociale della tecnologia, sostenuto, in particolare, da A. Feenberg (Tecnologia in discussione, 1999). Quest‟ultima posizione teorica sottolinea, da un lato, come l‟intervento tecnico non sia „neutro‟ e gli strumenti che utilizziamo plasmino il nostro ambiente sociale, e dall‟altro come il progresso delle tecnologie non sia irreversibilmente lineare ma caratterizzato da una complessità di ordine superiore, la quale evolve attraverso sempre nuove sinergie tra le funzioni assolte dalle tecnologie, tra queste ultime e i loro ambienti, tra tali sistemi e più ampi contesti sociali e culturali. All‟interno di questo orizzonte concettuale vengono sviluppati dibattiti significativi sulla sostenibilità dell‟innovazione tecnologica in relazione alle problematiche ecologiche o alle questioni bioetiche.»
(da A. Rebaglia, voce Filosofia della tecnologia, in Enciclopedia Garzanti di Filosofia, nuova
ed., Garzanti, Milano 2004, pp.1107-1108)
Impresa scientifico-tecnologica e strutture economico-sociali
«Esigenze economiche e fattori sociali influiscono profondamente, in molte e differenti maniere, non soltanto sulla realizzazione dei risultati teorici, ma anche sulla determinazione stessa degli obiettivi iniziali che l‟indagine scientifica si prefigge. [..]
A questo già complesso intreccio di interrogativi si è poi aggiunto, negli ultimi anni, un ulteriore nucleo di problemi [..] Molte tra le applicazioni dell‟informatica rendono particolarmente tangibile un effetto che è conseguenza essenziale dell‟intero svolgersi del percorso di scienza e tecnologia occidentali. L‟indagine scientifica e la ricerca
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tecnologica non sono semplicemente strumenti che ci è possibile utilizzare nel nostro muoverci nel mondo: abitiamo, piuttosto, un mondo già preliminarmente strutturato in base a elaboratissimi progetti e sofisticati esiti scientifici e tecnologici, il quale non ha più i caratteri della natura primigenia e incontaminata, ma è necessariamente un universo almeno in parte artificiale. E sempre più sottilmente complesse divengono, conseguentemente, le preoccupazioni etiche sollevate dall‟impresa scientifica: in che misura, e attraverso quali correttivi, un‟etica e una morale che sono espressione di una società condizionata nei suoi più intimi fondamenti dalla struttura scientifico-tecnologica possono rappresentare una guida affidabile per stabilire quei limiti che abbiamo scoperto essere plausibile dover imporre agli obiettivi e ai metodi dell‟indagine scientifica?”
(da A. Rebaglia, Conoscere: un‟impresa ad alto rischio, in “Scienza e vita” 1993)
ESERCIZI PER L’ESAME
1. Completare il testo scegliendo tra le opzioni indicate e analizzare concisamente la tesi espressa dall‟autore
“L‟illuminismo, nel senso più ampio di pensiero in continuo progresso, ha perseguito da sempre l‟obiettivo di togliere agli uomini la paura e di renderli padroni. Ma la terra interamente illuminata splende all‟insegna di trionfale sventura. Il programma dell‟illuminismo era di liberare il mondo dalla magia. Esso si proponeva di dissolvere i miti e di _ _ _ _ _ l'immaginazione con la scienza.”
Adorno, Horkheimer a) potenziare b) rovesciare
2. Sviluppare brevemente la seguente tesi (max. 20 righe)
La tecnica riveste un rilievo centrale nell‟ambito della concezione razionale all‟origine della cultura industriale, in quanto strumento subordinato a un processo sociale il quale conduce a sostituire i fini con i mezzi.
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Lezione 9
NIETZSCHE. RAZIONALISMO E NICHILISMO
CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE
Contro il positivismo
− La “malattia storica” − Nichilismo attivo − Un “pensiero abissale”
Friedrich Nietzsche. La critica della cultura
− Il razionalismo da Socrate a Hegel − Rinascita del tragico? Wagner − Nichilismo e oltreuomo
BRANI ANTOLOGICI
1. La verità e il mondo come interpretazione
Scheda 8, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di
filosofia contemporanea : Friedrich Wilhelm Nietzsche, da Frammenti postumi 1885-
1887, e da Crepuscolo degli idoli, 1889 (cfr. pdf ipertesto)
2. La liberazione della conoscenza
Scheda 9, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di
filosofia contemporanea : Friedrich Wilhelm Nietzsche, da Frammenti postumi 1882-
1884, da La gaia scienza, 1882 e da Così parlò Zarathustra, 1884 (cfr. pdf ipertesto)
NELL’IPERTESTO
Capitolo quarto La ragione oltre i confini della razionalizzazione
4.2 Crisi come convalescenza
4.3 Termodinamica e filosofia dell‟eterno ritorno
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NEL GLOSSARIO
Termini Autori
Complessità Nietzsche, Friedrich Wilhelm Nichilismo Schopenhauer, Arthur Progresso
Relativismo
LETTURE DI ORIENTAMENTO
Caos, determinismo e assunti scientifici sulla Natura
«Già i racconti mitologici, con i quali le prime civiltà occidentali tentavano di tracciare una descrizione che spiegasse l‟origine dell‟universo, contenevano l‟idea di caos; ma questo era un principio inteso costantemente in senso negativo, come elemento informe di disarmonia del quale era impossibile ogni conoscenza effettiva. Al suo opposto, il cosmo, regno di ordine e regolare semplicità, cui veniva invece attribuita una valenza totalmente positiva.
La negazione di valore e il totale disinteresse per quanto vi è di caotico nei fenomeni naturali restano punti fermi attorno ai quali si svolge l‟intera storia della cultura occidentale; e soprattutto risultano essere gli elementi basilari nel consentire, in epoca moderna, il formarsi e il consolidarsi dello spirito scientifico. Infatti, solo considerando „distrubi accidentali e trascurabili‟ quelle manifestazioni di turbolenza e caoticità sempre presenti, in varia misura, negli eventi naturali, la scienza classica ha potuto formulare, in termini di equazioni matematiche, le leggi fisiche che regolano e descrivono tali eventi. [..] Il caos, tuttavia, incombe costantemente sull‟astrazione scientifica, tanto da essere avvertito come una sorta di ombra infausta all‟interno dello splendente edificio della fisica classica. E proprio la sua esistenza impedisce alle teorie matematiche di tipo analitico (ossia espresse mediante l‟uso di equazioni differenziali e integrali) di descrivere il movimento dei sistemi fisici in modo totalmente esatto, e per un periodo illimitato di tempo.
Un esempio usato frequentemente per specificare la situazione tipica descritta dalla meccanica classica fa riferimento a una partita di biliardo ideale, nella quale gli urti non producano attriti e il giocatore possieda un controllo assoluto dei propri colpi. Usualmente si afferma che una teoria matematica analitica è in grado di descrivere la situazione fisica spiegando i rapporti tra cause (gli urti) ed effetti (il movimento delle palle da biliardo). Ma la teoria, in realtà, perde la propria capacità di prevedere la situazione di gioco già dopo circa un minuto da quando la prima palla è stata messa in movimento dalla stecca. Infatti, dato il relativamente piccolo raggio di curvatura delle sfere, la traiettoria successiva a un urto risulta molto sensibile alle regioni superficiali effettivamente interessate dall‟impatto: piccole imprecisioni nella valutazione dei punti di contatto provocano, con l‟aumentare del numero di collisioni, errori più che evidenti. Entrambi questi aspetti (la sensibilità alle condizioni iniziali, ovvero instabilità, e l‟amplificazione esponenziale degli errori, ovvero non linearità) sono i caratteri costitutivi che consentono una definizione scientifica di caos.
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Newton –onde evitare che fosse il caos a prendere il sopravvento sul meccanismo del cosmo, che egli avrebbe voluto poter ritenere perfettamente organizzato e prevedibile– giunse ad avanzare la supposizione che Dio, di tanto in tanto, intervenisse per impedire tale degenerazione, aggiustando e regolando la struttura ordinata dell‟universo. I termini del problema sembrarono definitivamente chiariti verso la fine del Settecento, quando Laplace sostenne che la caoticità presente nei fenomeni naturali sarebbe esclusivamente dovuta all‟intreccio, estremamente complicato, di un numero elevato di cause precise le quali, agendo complessivamente, determinerebbero in ogni suo aspetto l‟evento che appare caotico. Tuttavia, nemmeno un secolo più tardi, Poincaré doveva constatare il fallimento della tesi di Laplace: il caos non è presente soltanto nei sistemi composti da molti elementi, dove numerose sono le condizioni da considerare (come nell‟esempio delle palle da biliardo). Esso appartiene anche ai più semplici sistemi descritti dalla fisica classica, dei quali si sarebbe supposto più che possibile avere una conoscenza perfetta (sono sufficienti le influenze reciproche esercitate fra tre soli corpi a originare instabilità e caos). [..]
Fu il fondamentale teorema elaborato nel 1892 dal grande matematico, astronomo ed epistemologo francese Henrì Poincaré a incrinare irreversibilmente il sogno deterministico della fisica classica. Analizzando problemi di meccanica celeste, Poincaré stabilì che, mentre le orbite percorse da due corpi (ad esempio il Sole e un suo pianeta) sono regolari e prevedibili, l‟interazione anche soltanto con un terzo corpo (un satellite del pianeta) provoca perturbazioni tali che il comportamento del sistema globale risulta intrinsecamente instabile; ovvero [..] le equazioni differenziali che lo descrivono non sono integrabili.»
(da A. Rebaglia, Caos, in “Scienza e vita” 1993)
L‟origine dell‟Universo tra caso e necessità
«Gli scenari cosmologici prospettati per indagare I'origine dell'Universo sono modelli in cui la relatività generale viene connessa alla meccanica quantistica, e anche le teorie elaborate negli ultimi decenni su caos e complessità potrebbero, forse, risultare utili nel formulare ipotesi sulla nascita dell' Universo.
Considerate autonomamente, leggi come quelle quantistiche o quelle di caos e cornplessità risultano essere leggi nelle quali il “caso” svolge un ruolo assai più atipico rispetto a quello giocato nell'orizzonte, che abbiamo visto sostanzialmente deterrninistico, della fisica “classica” (comprendente non solo la scienza newtoniana, ma la stessa teoria einsteiniana della relatività). In particolare, in questi contesti diviene impossibile distinguere concertualmente il momento di descrizione della storia evolutiva del sistema -in quanto orizzonte delineabile in termini di necessità (solo in minima parre attenuata dal concetto di “distribuzione di probabilità” di una grandezza di influenza pur sempre deterministicamente connotata)- da quello delle riflessioni sull'origine – ambito della pura casualità.
Nel momento in cui le teorie più unificanti e totali che la cosmologia abbia finora saputo proporre intaccano ogni distinzione concettuale tra legge scientifica e valori immessi a posteriori nelle equazioni formali che la definiscono, l'esplorazione
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dell'origine si rivela sotto una luce affatto nuova, che indica I'illusorietà di ogni aspettariva che miri a “domare il caso”, poiché questa risulterebbe indissolubilmente legata alla prospettiva speculare, in cui è il caso a strutturare e organizzare la necessità. Veniamo così a conoscere quasi “per la prima volta" il dominio della ragione scientifica; “luogo”in cui ora caso e necessità si intersecano, dando origine a sollecitazioni che inducono a misurarsi in modo nuovo con quell'intreccio filosofico primario che sempre I'indagine scientifica si trova ad affrontare: il suo porsi razionalmente di fronte all'Universo.»
(da L‟origine dell‟Universo tra caso e necessità, in “La favola dell‟Universo”, a cura di Coyne, Giorello, Sindoni, Piemme, Casale Monferrato 1997)
ESERCIZI PER L’ESAME
1. Completare il testo scegliendo tra le opzioni indicate e analizzare concisamente la tesi espressa dall‟autore
“Che cos‟è adesso per me l‟«apparenza»! Certo non l‟opposto di una qualche _ _ _ _ _ - cosa posso affermare di una qualche _ _ _ _ _, se non per l‟appunto soltanto i predicati della sua apparenza! Certo non una maschera morta che si possa affiggere e poi anche togliere a un X ignoto! Apparenza è per me quanto agisce e vive”
Nietzsche a) sostanza b) menzogna
2. Sviluppare brevemente la seguente tesi (max. 20 righe)
Nietzsche oltrepassa il clima culturale positivistico contrastando quelle concezioni che egli definisce “l‟idolatria del fatto” e le “illusioni storicistiche”.
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Lezione 10
L’ETA’ DI FREUD
CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE
La scoperta dell’inconscio − Positivismo e scienza della psiche − Verità storiche − Ricordare e costruire Sigmund Freud − Verità nascosta o gioco di interpretazioni? − Alla scoperta dell‟inconscio − Dalla ricostruzione alla costruzione
BRANI ANTOLOGICI
1. Attività inconscia
“Una rappresentazione, o qualsivoglia
elemento psichico, può attualmente
esser presente nella mia coscienza, e
scomparire il momento appresso; essa
può dopo un intervallo riapparire
immutata, provenendo ora, come di-
ciamo, dalla memoria, e non basandosi
su una nuova percezione sensoriale.
Per rendere conto di un tale fatto siamo
costretti ad ammettere che la rappre-
sentazione era presente nel nostro
spirito anche durante l‟intervallo, pur
essendo rimasta latente nella coscienza.
Circa la forma nella quale ha potuto esi-
stere, mentre era presente nella nostra
psiche e latente nella coscienza, non
possiamo tuttavia fare ipotesi alcuna. [..]
Chiameremo „cosciente‟, riservando
questo solo significato a un tale termine,
soltanto la rappresentazione che è
presente nella nostra coscienza e che
viviamo intuibilmente; invece le rap-
presentazioni latenti, quando abbiamo
motivo di ritenere che continuino a
esserci nella vita psichica –come era il
caso della memoria– dovranno essere
indicate col termine „inconscio‟.
Una rappresentazione inconscia è
perciò una rappresentazione che non
avvertiamo, ma alla quale siamo dispo-
sti ad attribuire un‟esistenza in base a
indizi e prove di altro genere. [..]
Tuttavia la distinzione tra attività
cosciente e inconscia e la determina-
zione del diaframma che le separa non
costituisce né l‟ultimo né il più impor-
tante dei risultati dell‟esplorazione
psicoanalitica della vita interiore. Vi
sono produzioni psichiche, che si pos-
sono trovare nelle persone più normali
benché presentino una straordinaria
analogia con i più truci prodotti della
follia, e che al pari della follia sono
sempre state incomprensibili per i
filosofi. Intendo parlare dei sogni. La
psicoanalisi si fonda sull‟analisi dei
sogni [..]
I pensieri latenti del sogno non si
distinguono per nulla dai dati della
nostra abituale vita cosciente. Essi
vanno considerati quali pensieri pre-
consci e possono effettivamente essere
stati coscienti in dati momenti della vita
vigile. Ma, attraverso il collegamento
che hanno stabilito durante la notte con
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i pensieri inconsci, essi sono stati
assimilati a questi ultimi, sono cioè stati
retrocessi alla condizione di pensieri
inconsci e sottoposti alle leggi che
regolano l‟attività inconscia. Così vi è
modo di apprendere ciò che sulla base
di mere considerazioni teoriche, o di
qualche altra fonte del sapere empirico,
non avremmo potuto supporre, che cioè
le leggi dell‟attività psichica inconscia
si differenziano in larga misura da
quelle dell‟attività cosciente.
(da S. Freud, Un‟osservazione sul concetto
di inconscio nella psicoanalisi, 1913)
2. Costruzione psicoanalitica e verità storiche
Scheda 7, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di
filosofia contemporanea : Sigmund Freud, da Costruzioni nell‟analisi, 1937 (cfr. pdf
ipertesto)
NELL’IPERTESTO
Capitolo quarto La ragione oltre i confini della razionalizzazione
4.1 Freud. Ragione e inconscio
NEL GLOSSARIO
Termini Autori
Costruttivismo Edelman, Gerald Empirismo Freud, Sigmund Percezione Ragione
LETTURE DI ORIENTAMENTO
Attività mentale e conoscenza
«Sul finire del Seicento, John Locke –il grande filosofo empirista britannico– paragonava la mente umana a un „foglio bianco‟, privo di contenuti sino a che non interviene l‟esperienza a lasciarvi le proprie tracce. E‟ una concezione che ha esercitato un forte influsso sul pensiero moderno, e reso del tutto familiare l‟ipotesi secondo cui colori, forme, movimenti e tutte le caratteristiche che ci appaiono inseparabilmente connesse agli oggetti intorno a noi sono percepite passivamente dal cervello, il quale si limiterebbe a registrare sul proprio „foglio‟ interiore quanto le sensazioni, provenienti dall‟esterno, vi incidono.
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Questo scenario lineare e rassicurante del modo in cui la nostra mente si rapporta al mondo circostante non ha, tuttavia, retto il confronto con gli studi più recenti condotti nel campo della neurobiologia e della psicologia della percezione.
[..] numerosi esperimenti su vari aspetti della percezione visiva oggi ci dimostrano come la mente svolga un ruolo attivo [..] nel consentire quell‟attività sensoriale che si è soliti ritenere del tutto „neutra‟ e „oggettiva‟. E‟ il cervello che costruisce, e in taluni casi crea, le immagini che noi percepiamo del mondo esterno; con i loro movimenti complessi e la loro ricchezza cromatica. Le immagini retiniche e i segnali sensoriali sono ampiamente inadeguati e –da soli– non possono in alcun modo rendere ragione delle percezioni di cui siamo coscienti; le quali sono, invece, autentiche ipotesi, frutto dell‟attività interpretativa del cervello.
Tra le scoperte più recenti e significative ottenute indagando la fisiologia della corteccia cerebrale –la regione dove si svolgono i più complessi processi percettivi– vi è l‟individuazione, in essa, di „moduli specializzati‟, i quali sono addetti al riconoscimento di particolari caratteri e si attivano soltanto in presenza di questi ultimi; alcuni di tali „moduli‟ sono idonei, per esempio, a cogliere il movimento delle mani, altri i tratti del viso. [..]
La teoria della „modularità‟ cerebrale pare, in effetti, aprire prospettive concettuali piuttosto inquietanti, poiché può indurre a ipotizzare che anche i più elusivi e complessi prodotti della nostra facoltà intellettiva siano il risultato, semplice e diretto, dell‟attività di cellule cerebrali, di fibre nervose e delle loro connessioni. [..]
Studi di frontiera nell‟ambito dell‟intelligenza artificiale e delle scienze cognitive stanno oggi approfondendo le indagini sulla funzione di questi „moduli‟, e delle diverse aree cerebrali, ricorrendo a particolari dispositivi elettronici noti come „reti neurali artificiali‟, attraverso cui modellizzare l‟attività delle sinapsi.»
(da A. Rebaglia, Informatica e neuroscienze, in Tuttoscienze 1998)
Intelligenza umana e artificiale di fronte al processo creativo
«Uno dei più signifìcativi traguardi raggiunti dagli studi sull'intelligenza artificiale concerne la programmazione di sistemi di calcolo capaci di consentire al computer di riprodurre quei cornportamenti razionali tipici di esperti umani che, all'interno di qualche settore di ricerca, sono posti di fronte a problemi cornplessi, a situazioni affrontabili solo facendo appello al proprio personale bagaglio di conoscenze, via via acquisite operando in quel campo di indagine.
I successi ottenuti con questi cosiddetti “sistemi esperti” sono il risultato di un intenso lavoro compiuto su un duplice fronte: ricostruire quali processi logici siano alla base del ragionamento umano quando a guidarlo è il “buon senso”, il “senso comune” dell'esperienza; e tradurre, quindi, tale procedura -mediante un linguaggio simbolico, anche molto complesso- in istruzioni interpretabili in automatico dalla macchina. [..]
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Creatività e progresso nella scienza [..] sembrano sorprendentemente caratterizzati da queste procedure di ragionamento, lontane dai canoni di correttezza assoluta e di rigore ideale.
Tentare di comprendere “se” e “come” sia possibile giungere a scoperte scientifiche anche a partire da questo tipo di ragionamento ci pone di fionte alla necessità di analizzare quegli stessi meccanismi profondi che guidano le nostre capacità di “conoscere il mondo”.
Come avviene una scoperta scientifica? Nel Rinascimento, al sorgere della scienza moderna, i primi “filosofi della natura” avrebbero risposto affermando che ogni nuova conquista lungo la strada del sapere scientifico si può ottenere accumulando esperienze, “provando e riprovando (secondo il motto dell'Accademia deI Cimento). La risposta è tuttavia apparsa, nei secoli, sempre meno persuasiva; sino a giungere, all'inizio del Novecento, alla convinzione che nella scienza si potesse perverire a nuove scoperte senza seguire una precisa procedura metodologica, ma affidandosi piuttosto al presentarsi improvviso di fortuite intuizioni, di felici lampi di creatività (utilizzando, poi, il metodo scientifico e la logica deduttiva nel controllare sperimentalmente le ipotesi così avanzate).
Gli studi che si stanno conducendo nell'ambito dell'intelligenza artificiale, individuando strutture operative di pensiero efficaci seppure basate su regole logiche assai meno rigide di quelle tradizionalmente note, sembrano oggi suggerire che il processo di scoperta scientifica non si esaurisca interamente nell'attesa di sporadici momenti di illuminaziore creativa.»
(da A. Rebaglia, Intellignza artifciale, in Tuttoscienze 1998)
ESERCIZI PER L’ESAME
1. Completare il testo scegliendo tra le opzioni indicate e analizzare concisamente la tesi espressa dall‟autore
“Tutte le cose dimenticate avevano avuto, per qualche motivo, un carattere penoso per il soggetto, in quanto erano state considerate temibili, dolorose e vergognose per le aspirazioni della sua personalità. (..) E per rendere di nuovo cosciente ciò che era stato dimenticato, era necessario vincere nel paziente _ _ _ _ _”
Freud a) una resistenza inconscia b) una rimozione conscia
2. Sviluppare brevemente la seguente tesi (max. 20 righe)
Nella prospettiva freudiana la coscienza non può più essere considerata la sola struttura costitutiva della soggettività, ed è anzi la sua trasparenza a se stessa a entrare in crisi, introducendo un significativo elemento che si aggiunge a quelle trasformazioni che, tra XIX e XX secolo, hanno generato una crisi irreversibile dei fondamenti assoluti del conoscere.
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Unità 3
Addio a Ragione e Progresso?
Lezione 11
IL NEOPOSITIVISMO
CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE
Empirismo logico
− Concezione scientifica del mondo − Wittgenstein. “Dire” e “mostrare” − La legge causale
Neopositivismo e analisi del linguaggio
− Le proposizioni protocollari − La verità: dalla corrispondenza alla coerenza − I limiti del linguaggio. Le regole dell‟uso
BRANI ANTOLOGICI
1. Leggi fisiche e verità
“6.124 Le proposizioni della logica de-
scrivono l‟armatura del mondo, o,
piuttosto, la rappresentano. Esse
„trattano‟ di nulla. Esse presup-
pongono che i nomi abbiano
significato e le proposizioni
elementari senso. E questo è il
loro nesso con il mondo. E‟
chiaro che deve indicare
qualcosa sul mondo il fatto che
certi nessi di simboli –che per
essenza hanno un determinato
carattere– siano tautologie. In
questo è il fatto decisivo.
Dicemmo che nei simboli che
usiamo qualcosa è arbitrario,
altro no. Nella logica solo
quest‟altro esprime. Ma ciò vuol
dire: nella logica non siamo noi
ad esprimere, con l‟aiuto dei
segni, ciò che vogliamo; nella
logica è la natura stessa dei segni
naturalmente necessari ad espri-
mere. [..]
6.32 La legge di causalità non è una
legge, ma la forma d‟una legge.
6.321 „Legge di causalità‟: un nome di
genere. E come nella meccanica,
diciamo, vi sono leggi di minimo
–come quella della minima
azione– così nella fisica vi sono
leggi di causalità, leggi della
forma di causalità [I principi di
minimo sono ben noti nello
sviluppo della scienza fisica.
Famoso il principio di Fermat
(1601-1665), o principio del
„tempo minimo‟, secondo il quale
per passare da un punto iniziale a
uno finale una radiazione
luminosa sceglie il tragitto che
corrisponde al tempo di percor-
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renza minimo (usualmente una
linea retta, ma la cosa si modifica
se si interpone uno specchio –
fenomeni di riflessione– oppure
varia la densità del mezzo di
propagazione –fenomeni di
rifrazione– e così via). Tradu-
cendo il principio in formule
appropriate è possibile dar conto
di tutte le leggi „locali‟ dell‟ottica
geometrica, così come dei
fenomeni della diffusione, diffra-
zione e interferenza dei raggi
luminosi. Altrettanto noto è il
principio di „minima azione‟ –
introdotto per la prima volta da
Maupertuis (1698-1799)– secondo
il cui un corpo si muove da un
punto a un altro in modo tale da
rendere minima in ogni istante
l‟azione (ovvero la differenza tra
l‟energia cinetica e l‟energia
potenziale del corpo, il quale
adeguerà conseguentemente il
proprio moto accelerando, dece-
lerando o mantenendo la velocità
costante). Anche in questo caso,
traducendo in formule opportune
il principio si può dar conto di
tutte le leggi „locali‟ della mecca-
nica classica o newtoniana.
Analoghe considerazioni consen-
tono di applicare questi medesimi
principi variazionali alla mecca-
nica relativistica e alla meccanica
quantistica. Nei principi di
minimo Wittgenstein individua
pertanto non già una usuale legge
della fisica (che, pur nella
consueta generalizzazione, si
applica „localmente‟ a una ben
circoscritta classe di fenomeni)
bensì una sorta di regola
comportamentale della natura
(uno statuto analogo hanno i
cosiddetti „principi di conserva-
zione‟, validi nel descrivere il
comportamento di materia, carica
elettrica, quantità di moto, ecc.).
Scoprire e tener conto di queste
regole affatto generali è di
grande importanza nel definire le
leggi locali e specifiche che de-
scrivono la classe di fenomeni di
volta in volta considerati. Il prin-
cipio di causalità rappresenta, se-
condo Wittgenstein, una analoga
regola comportamentale della
natura A.R.]. [..]
6.341 La meccanica newtoniana, per
esempio, riduce la descrizione
del mondo in forma unitaria. Pen-
siamo una superficie bianca, con
sopra macchie nere irregolari.
Noi diciamo ora: qualunque im-
magine ne nasca, sempre posso
avvicinarmi quanto io voglia alla
descrizione dell‟immagine, co-
prendo la superficie con un
reticolato di quadrati rispon-
dentemente fine e dicendo di
ogni quadrato che è bianco, o
nero. A questo modo avrò ridotto
la descrizione della superficie in
forma unitaria. Questa forma è
arbitraria, poiché avrei potuto
impiegare con eguale successo
una rete di maglie triangolari o
esagonali. Può essere che l‟uso
d‟una rete di triangoli rendesse la
descrizione più semplice, cioè
che noi potessimo descrivere la
superficie più esattamente con
una rete di triangoli più grossa
che con una più fine di quadrati (o
viceversa), e così via. Alle
diverse reti corrispondono
diversi sistemi di descrizione del
mondo. La meccanica determina
una forma di descrizione del
mondo dicendo: tutte le pro-
posizioni della descrizione del
mondo devono ottenersi da un
certo numero di proposizioni date
–gli assiomi della meccanica– in
un modo dato. Così essa fornisce
le pietre per la costruzione
dell‟edificio della scienza e dice:
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qualunque edificio voglia tu innal-
zare, lo devi comunque costruire
con queste pietre e con queste
soltanto. [..]
6.342 E ora vediamo la posizione reci-
proca di logica e meccanica. (Si
potrebbe far consistere la rete
anche di figure eterogenee, per
esempio anche di triangoli ed
esagoni). Che un‟immagine,
come quella menzionata or ora,
possa descriversi mediante una
rete di forma data, non enuncia
nulla intorno all‟immagine.
(Infatti questo vale per ogni
immagine di questa specie). Ma
ciò che caratterizza l‟immagine è
che essa possa descriversi
completamente mediante una
determinata rete di finezza
determinata.
Così pure nulla enuncia intorno al
mondo la possibilità di descri-
verlo mediante la meccanica
newtoniana; ma enuncia invece
qualcosa la possibilità di descri-
verlo mediante essa proprio così
come appunto lo si può
descrivere. E dice qualcosa
intorno al mondo anche la
possibilità di descriverlo più
semplicemente con l‟una mecca-
nica che mediante l‟altra.”
(da L. Wittgenstein, Tractatus logico-
philosophicus, 1922)
2. Il criterio metodologico di verificazione
“Vi è solo un modo di dar significato a
un enunciato, di renderlo una proposi-
zione [Con il termine “enunciati”
Schlick fa riferimento all‟aspetto
esclusivamente sintattico di un asserto,
mentre considerare anche il significato
associato all‟enunciato, egli sostiene,
equivale a valutarlo in quanto
“proposizione”, ovvero in quanto
espressione alla quale è possibile
attribuire un valore di verità A.R.]:
dobbiamo indicare le regole per il suo
uso, in altre parole dobbiamo descri-
vere i fatti che renderanno „vera‟ la
proposizione, ed essere in grado di
distinguerli dai fatti che la renderanno
„falsa‟. In parole ancora diverse: il
Significato di una Proposizione è il
Metodo della sua Verificazione. La
domanda: „Che significa questo
enunciato?‟ è identica alla domanda (e
comporta la medesima risposta): „Come
è verificata questa proposizione?‟
E‟ uno dei più seri errori filosofici quello
di pensare che una proposizione pos-
sieda un significato indipendentemente
dai possibili modi della sua
verificazione. Si è caduti in una
confusione senza speranza perché si è
creduto di conoscere il significato di
una frase e tuttavia ci si è dichiarati
incapaci, in linea di principio, di definire
le circostanze nelle quali essa sarebbe
stata vera. Finché mi è logicamente
impossibile indicare un metodo per
accertare la verità o la falsità di una
proposizione, debbo confessare di non
conoscere che cosa effettivamente
asserisca la proposizione. [..]
Stabilendo l‟identità tra significato e
modo di verificazione non scopriamo
proprio niente di straordinario, ma
rileviamo un mero truismo. Stiamo
semplicemente sostenendo che una
proposizione, per noi, ha un significato
solo se per noi fa qualche differenza che
essa sia vera o falsa, e che il suo
significato sta tutto in questa differenza.
Nessuno ha mai spiegato il significato di
un enunciato in altro modo se non
spiegando che cosa sarebbe differente,
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nel mondo, se la proposizione fosse
falsa anziché vera (o viceversa).
Sono certo che ciò non può essere
negato. Ma la grande obiezione
sollevata di solito contro il punto di vista
da me difeso consiste nel sostenere che
la „differenza nel mondo‟ espressa dalla
proposizione può non essere
osservabile né scopribile in alcun
modo. In altre parole: perché un
enunciato abbia per noi un significato
dobbiamo conoscere, ovviamente,
quale fatto esso esprime, ma può essere
per noi del tutto impossibile scoprire se
il fatto sussiste realmente. In questo
caso la proposizione non potrebbe
esser mai verificata, ma non sarebbe
priva di significato. Di conseguenza,
concludono i nostri avversari, il
significato è distinto dalla verificabilità,
e non è da essa dipendente.
Si tratta di un‟argomentazione difettosa
per un‟ambiguità presente nella parola
„verificabilità‟. In primo luogo, uno
potrebbe chiamare verificabile una
proposizione se i fatti reali sono tali da
permetterci di scoprirne la verità o la
falsità ogniqualvolta siamo disposti a
farlo. In questo senso, mi sarebbe
impossibile verificare l‟asserzione:
“Sotto terra, a trecento metri di
profondità sotto la mia casa deve
esserci dell‟oro”, perché esistono varie
circostanze empiriche che assolu-
tamente mi impediscono di scoprirne la
verità; e tuttavia l‟asserto non era
certamente insensato. [..] Di fatto, noi
diciamo verificabile una proposizione
quando siamo in grado di descrivere un
modo di verificarla, indipendentemente
dal fatto che la verificazione possa
essere effettivamente eseguita o no. E‟
sufficiente essere in grado di dire che
cosa si deve fare, anche se nessuno mai
si troverà nella condizione di farlo.”
(da M. Schlick, Forma e contenuto: una
introduzione al pensiero filosofico, 1932)
NELL’IPERTESTO
Capitolo secondo Dalla ragione legislatrice alla ragione strumentale
2.4 Esperimenti mentali
Capitolo sesto
Come descrivere i fatti
6.1 La percezione tra osservazione e costruzione
6.2 Descrizioni e raffigurazioni
NEL GLOSSARIO
Termini Autori
Asserto base Carnap, Rudolf Demarcazione Schlick, Moritz Epistemologia Wittgenstein, Ludwig Verificazione
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LETTURE DI ORIENTAMENTO
Osservazione emprica e struttura logica nella scienza
«Nell‟orizzonte di pensiero neopositivistico [..] il tema centrale della filosofia kantiana, l‟esistenza di giudizi sintetici a priori, perde la propria cogenza concettuale e ne vengono progressivamente abbandonati i presupposti: “lo sviluppo della scienza dopo Kant [..] significa in verità la disgregazione dell‟a priori -sostiene Reichenbach- la scienza dei nostri giorni non crede più alla capacità legislativa d‟una ragione pura. Tutto ciò che sappiamo del mondo è tratto dall‟esperienza e le trasformazioni dei dati empirici sono puramente tautologiche, analitiche” (1936).
In questo contesto si assiste a una forte accentuazione dell‟interesse verso la ricerca empirica; orientamento che induce a ritenere superflua l‟ipotesi ontologica dell‟esistenza di una realtà noumenica. Ricordando il suo primo incontro con il testo kantiano della Critica della ragion pura, Ernst Mach (la cui posizione di rilievo all‟interno del positivismo ottocentesco si trasforma in una eredità irrinunciabile per l‟empirismo logico, testimoniata dalla scelta di Schlick di intitolare a lui quello che diverrà noto come il Circolo di Vienna, e in un‟influenza sul pensiero di Einstein che in più occasioni Einstein stesso ha riconosciuto) così si esprime: “circa due o tre anni dopo mi resi conto improvvisamente della superfluità della „cosa in sé‟. In un sereno giorno d‟estate all‟aperto il mondo insieme al mio io mi apparve come una quantità di sensazioni compatta” (1906, 5ª ed. accresciuta).
Sostenere l‟inutilità del postulato noumenico comporta, evidentemente, anche una rielaborazione della problematica della verità di una teoria scientifica, non più misurabile nei termini del corretto „rispecchiamento‟ di una realtà in sé. [..]
Il progetto di „costruzione logica del mondo‟ -facendo riferimento al titolo del celebre volume di Carnap (1928)- rappresenta l‟ideale prioritario dell‟empirismo logico, seguendo il quale l‟opera di chiarificazione sui fondamenti concettuali della scienza condotta in sede filosofica intende indicare in modo inequivocabile i nessi -caratterizzati da assoluto rigore logico- che correlano il mondo immediato dei dati sensibili con la struttura formalizzata -organizzata in base a criteri deduttivi- attraverso la quale è possibile una spiegazione scientifica di tali dati empirici. La completa realizzazione del programma neopositivistico di organizzazione della conoscenza scientifica su basi logico-deduttive comporterebbe, di fatto, un rafforzamento della linea di demarcazione tra scienza e metafisica tale da rendere questo confine assolutamente non permeabile, pur senza dover ricorrere al piano ontologico, al concetto di „cosa in sé‟.»
(da A. Rebaglia, Critica della Ragione Metascientifica, Franco Angeli, Milano 1996)
Rete linguistica e raffigurazione fisica
«[L‟immagine del reticolato], che paragona la struttura delle ipotesi e delle leggi costituenti una teoria scientifica a un reticolato adagiato su una superficie -la quale rappresenta ovviamente il mondo fisico-, è utilizzata per esprimere l‟indipendenza formale delle teorie scientifiche rispetto al loro contenuto empirico, un‟esigenza molto
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sentita nella fisica del Novecento, e causa principale della crisi nella quale sono venute a trovarsi la prospettiva „classica‟ e la modellizzazione dell‟ „arco‟ conoscitivo da essa proposta.
La rete è autoconsistente ed è costruita in assenza di ogni riferimento a una realtà esterna, che pure dovrà cercare di catturare. [..]
Le maglie di cui è composta una rete, per esempio, hanno forma geometrica e dimensioni determinate esclusivamente in base a una scelta soggettiva arbitraria, e tuttavia sono disposte in modo perfettamente regolare. Proprio questi due caratteri [..] sottolineano, secondo quanto è stato specificato in particolare da Ludwig Wittgenstein, oltre alla totale assenza di vincoli empirici della costruzione logica, libera da ogni preliminare condizionamento sperimentale, sia la possibile unitarietà della descrizione dell‟universo (svolta applicando costantemente il medesimo criterio, ottenuto sovrapponendo sempre lo stesso „reticolato‟), sia la rilevanza del principio della „semplicità‟ per valutare il successo gnoseologico di tale teoria. [..]
Sottolineando chiaramente come reti a maglie diverse possano venire sovrapposte a una medesima regione della superficie, dando luogo a sistemi diversi di descrizione del mondo, Wittgenstein compendia la principale conseguenza del carattere convenzionale assunto dalle costruzioni scientifiche nel momento in cui la loro natura razionale non è stata più intesa come „chiave di volta‟ di una struttura architettonica dalle fondamenta esclusivamente empiriche: conseguenza [..] concernente la possibilità che più teorie, tutte ugualmente attendibili, abbiano domini di validità almeno parzialmente sovrapponentisi.»
(da A. Rebaglia, Logos Interpretazione e Microfisica, Franco Angeli, Milano 1992)
Verificazione e significanza empirica
«Nella convinzione che aspetto dominante del metodo scientifico sia il rapporto percettivo con i dati di fatto, Schlick propone, quale criterio di verità, il principio di verificazione (divenuto un punto nodale della posizione neoempirista), secondo il quale stabilire in che modo una proposizione può essere verificata equivale a determinare regole univoche che correlino l‟atto linguistico con l‟esperienza osservativa.
Il rapporto tra linguaggio e mondo risulta, in effetti, il tema portante della filosofia di Schlick; argomento da lui elaborato a partire da numerose suggestioni derivate dal confronto con il pensiero di Russell e soprattutto di Wittgenstein. “Comprendere una proposizione vuol dire saper che accada se essa è vera”, scrive Wittgenstein (proposizione 4.024 del Tractatus [..]). E Schlick individua nella posizione wittgensteiniana gli elementi concettuali mediante i quali reinterpretare il criterio di conformità, ammettendo l‟impossibilità di conoscere se nel mondo reale esista effettivamente qualcosa che „corrisponda‟ alle sensazioni e alle rappresentazioni soggettive (le quali solamente sono alla base di quanto il senso della proposizione esprime), e soffermandosi invece a indagare quale correlazione sussista tra gli enunciati e quanto –presente in essi– permette di considerarli aventi significato. Scrive Schlick: “Stabilire il significato di una frase equivale a stabilire le regole secondo cui la frase deve essere usata, il che equivale a stabilire il modo in cui essa può venir verificata”
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(Significato e verificazione, 1936, sottolineatura nostra, in A. Pasquinelli, a cura di, Il neoempirismo, UTET, Torino 1969, p.326).
Il principio di verificazione si rivela quindi un criterio di significanza: soltanto quelle proposizioni che sono empiricamente verificabili possiedono un significato.
Mostrandosi criterio di significanza empirica, oltre che criterio di verità, il principio di verificazione conduce a sviluppare una problematica caratterizzante l‟intero pensiero neopositivista: la diffidenza verso ogni forma di „metafisica‟. Se infatti possiedono significato –e possono essere giudicati veri o falsi– soltanto quegli asserti di cui è possibile proporre una verifica sperimentale, gli enunciati che non concernono dati sensibili –ovvero gli enunciati metafisici– sono del tutto „privi di significato‟. L‟impostazione neoempirista rende possibile, perciò, indagare i fondamenti metodologici dell‟impresa scientifica eliminando quelle che essa ritiene superflue oscurità metafisiche.»
(da A. Rebaglia, Scienza e verità. Introduzione all‟epistemologia del Novecento, Paravia, Torino 1997)
ESERCIZI PER L’ESAME
1. Completare il testo scegliendo tra le opzioni indicate e analizzare concisamente la tesi espressa dall‟autore
“Stabilire il significato di una frase equivale a stabilire le regole secondo cui la frase deve essere usata, il che _ _ _ _ _ stabilire il modo in cui essa può venir verificata (o falsificata).”
Schlick a) equivale a b) differisce dallo
2. Sviluppare brevemente la seguente tesi (max. 20 righe)
Nella filosofia neoempirista, che trova le proprie radici concettuali nelle tesi di Wittgenstein, l‟oggetto empirico diviene lo sfondo problematico dell‟insieme di asserti linguistici che esprimono l‟orizzonte della conoscenza razionale.
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Lezione 12
POPPER E IL FALLIBILISMO
CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE
Scienza “su palafitte”
− Il criterio di falsificabilità
− Demarcazione e significato
− Gli asserti base
Società aperta
− Approssimazione alla verità
− Epistemologia evoluzionistica
− Ingegneria sociale gradualistica
LETTURE DI BRANI
1. Convenzionalità delle asserzioni-base
“Tutti i controlli di una teoria, sia che
mettano capo alla corroborazione, sia
che abbiano come risultato la
falsificazione della teoria stessa, devono
arrestarsi a qualche asserzione-base o
ad altre asserzioni che decidiamo di
accettare. Se non perveniamo a nessuna
decisione, e non accettiamo l‟una o
l‟altra delle asserzioni-base, il controllo
non ci avrà condotto da nessuna parte.
Ma, considerata da un punto di vista
logico, la situazione non è mai tale da
costringerci ad arrestarci a questa
particolare asserzione-base piuttosto
che a quell‟altra, o addirittura da
costringerci a rinunciare al controllo.
Infatti qualsiasi asserzione-base può a
sua volta essere controllata usando
quale pietra di paragone qualunque
asserzione-base che possa essere
dedotta da essa, con l‟aiuto di qualche
teoria: sia di quella che si deve
controllare sia di un‟altra teoria. Questa
procedura non ha alcun termine
naturale. Così, se il controllo non ci
porta in nessun luogo, non ci rimane
che arrestarci a un punto o all‟altro, e
dire, almeno per il momento, che siamo
soddisfatti.
E‟ abbastanza facile vedere che in
questo modo arriviamo a un
procedimento secondo il quale ci
fermiamo soltanto a un genere di
asserzione particolarmente facile da
controllare. Ciò infatti significa che ci
arrestiamo ad asserzioni sulla cui
accettazione o sul cui rifiuto i vari
ricercatori possono mettersi facilmente
d‟accordo. [..]
Le asserzioni-base a cui ci arrestiamo,
che decidiamo di accettare come
soddisfacenti e come sufficientemente
controllate, hanno sicuramente il
carattere di dogmi, ma solo in quanto
possiamo desistere dal giustificarle
mediante ulteriori argomentazioni (o
ulteriori controlli). Tuttavia questo
genere di dogmatismo è innocuo
perché, se ce ne fosse bisogno, sarebbe
facile sottoporre queste asserzioni a
ulteriori controlli. Ammetto che anche
questo rende, in linea di principio,
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infinita la catena delle deduzioni. Ma
questo genere di „regresso all‟infinito‟ è
anche innocuo, perché nella nostra
teoria non si fa questione di tentar di
provare, per suo mezzo, una qualsiasi
asserzione. E, in fine, per quanto
riguarda lo psicologismo, ammetto di
nuovo che la decisione di accettare
un‟asserzione-base e di dichiararsene
soddisfatti è casualmente connessa con
le nostre esperienze –specialmente con
le nostre esperienze percettive– ma è
altresì vero che non tentiamo di
giustificare le asserzioni-base per mezzo
di queste esperienze. Le esperienze
possono motivare una decisione, e
quindi l‟accettazione o il rifiuto di
un‟asserzione, ma un‟asserzione-base
non può essere giustificata da esse, più
di quanto non possa essere giustificata
battendo il pugno sul tavolo. [..]
Le asserzioni-base si accettano come
risultato di una decisione o di un
accordo; ed entro questi limiti sono
convenzioni. [..]
Dunque la base-empirica delle scienze
oggettive non ha in sé nulla di
„assoluto‟. La scienza non posa su un
solido strato di roccia. L‟ardita struttura
delle sue teorie si eleva, per così dire,
sopra una palude. E‟ come un edificio
costruito su palafitte. Le palafitte
vengono conficcate dall‟alto, giù nella
palude: ma non in una base naturale o
„data‟; e il fatto che desistiamo dai nostri
tentativi di conficcare più a fondo le
palafitte non significa che abbiamo
trovato un terreno solido.
Semplicemente, ci fermiamo quando
siamo soddisfatti e riteniamo che
almeno per il momento i sostegni siano
abbastanza stabili da sorreggere la
struttura.”
(da K.R. Popper, Logica della scoperta
scientifica. Il carattere autocorrettivo
della scienza, 1934)
2. Corroborazioni e confutazioni
Scheda 12, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di
filosofia contemporanea : Karl Raimund Popper, (da Congetture e confutazioni, 1963)
(cfr. pdf ipertesto)
3. Esperimenti solo retrospettivamente „cruciali‟
“A mio modo di vedere nella scienza
non si apprende semplicemente
attraverso congetture e confutazioni. La
scienza matura non è un procedimento
per tentativi ed errori, non consiste di
ipotesi isolate seguite da conferme o
confutazioni. I grandi risultati, le grandi
„teorie‟, non sono ipotesi isolate o
scoperte di fatti, ma programmi di
ricerca. La storia della grande scienza è
una storia di programmi di ricerca e non
di tentativi ed errori, né di „congetture
ingenue‟. Nessun esperimento isolato
può giocare un ruolo decisivo,
tantomeno „cruciale‟, nel far pendere la
bilancia a favore di uno fra due
programmi di ricerca rivali.
Naturalmente non nego che di tanto in
tanto gli scienziati conferiscano, di
solito col senno di poi, il titolo onorifico
di „esperimento cruciale‟ ad alcuni
esperimenti che sono stati spiegati con
successo in un programma e con meno
successo (ossia solo per mezzo di
manovre ad hoc) in un altro. Né voglio
negare che alcuni esperimenti abbiano
un effetto psicologico decisivo nella
guerra di logoramento fra due
programmi e che essi possano causare
il crollo di uno e la vittoria dell‟altro.
Un‟anomalia può anche avere un effetto
paralizzante sull‟imma-ginazione e sulla
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determinazione degli scienziati che
lavorano a un programma di ricerca che
è affetto da essa; ma ho sostenuto che
nessuna di queste anomalie, non
importa se vengano chiamate o meno
„esperimenti cruciali‟, è obiettivamente
cruciale. Dove il falsificazionista vede
un esperimento cruciale negativo, io
„predico‟ che non ve n‟era alcuno.
Predico che dietro ogni presunto duello
fatale fra teoria ed esperimento si
scoprirà, come fatto storico, una
complessa guerra di logoramento fra
due programmi di ricerca rivali, nel
corso della quale è possibile stabilire,
in ogni dato momento, quali fossero le
forze relative (ossia le risorse
immaginative e la fortuna empirica) dei
due eserciti. Ho anche proposto (e
avviato) un programma di ricerca
storiografico per controllare questa tesi.
La mia posizione ha chiare implicazioni
per una teoria dell‟apprendimento
scientifico. Il vecchio problema „come e
che cosa apprendiamo scientificamente
dall‟esperienza?‟ viene risolto in modo
nuovo: „quello che nella scienza
apprendiamo dall‟esperienza non
riguarda la verità (o la probabilità), né
la falsità (o l‟improbabilità) delle
„teorie‟ ma il relativo progresso e
regresso empirico di programmi di
ricerca [Un programma di ricerca si
rivela, nella terminologia di Lakatos,
„teoricamente progressivo‟ quando
soddisfa la clausola di „accettabilità 1„
da lui stesso fornita, ovvero quando
accresce nel tempo il proprio contenuto
empirico; „empiricamente progressivo‟
quando soddisfa la clausola di
„accettabilità2„ e nuovi controlli
sperimentali corroborano parte del
contenuto empirico addizionale;
„teoricamente‟ ed „empiricamente‟
„regressivo‟ quando permette soltanto
di spiegare le anomalie tramite
l‟introduzione di ipotesi ad hoc ma non
conduce a nuove predizioni, e non
accrece perciò il contenuto empirico
della teoria né rende approntabili
nuove indagini di laboratorio A.R.].”
(da I. Lakatos, Anomalie ed esperimenti
cruciali, 1973)
NELL’IPERTESTO
Capitolo settimo
Fare assegnamento sui fatti empirici
7.1 Convenzioni e scienza “su palafitte”
7.3 L‟euristica della scoperta scientifica
7.4 “Reti” teoriche, scoperta e innovazione
NEL GLOSSARIO
Termini Autori
Anomalia Lakatos, Imre Asserto-base Popper, Karl Raimund Base empirica Demarcazione Epistemologia Falsificabilità, principio di
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LETTURE DI ORIENTAMENTO
Congetture e confutazioni
«Già nel secolo XVIII il metodo induttivo –fulcro dell‟empirismo e del suo esito più mirabile, lo studio scientifico della natura– era stato sottoposto alla penetrante critica avanzata dal filosofo scozzese David Hume, circa l‟impossibilità di pervenire a esprimere enunciati autenticamente „universali‟ e „necessari‟ –i soli a poter essere considerati adeguate leggi scientifiche– attraverso la semplice enumerazione di singoli eventi fattuali. Come insegna lo scetticismo humeano, anche un numero indefinitamente elevato di „conferme‟ lascia sempre aperta la possibilità logica che in una futura occasione l‟evento possa venire „confutato‟ dall‟esperienza. Un solo „pilastro‟ del tradizionale „arco della conoscenza‟ sembra quindi rivelare un‟intrinseca solidità: quello deduttivo, il lato discendente che dall‟ipotesi teorica conduce a indicarne le conseguenze empiriche, avanzando previsioni che il metodo sperimentale potrà poi confermare. Trasformare l‟antica arcata in un unico pilastro deduttivo [..] lascia però immediatamente emergere un notevole problema concettuale: nel definire la base sulla quale formulare le ipotesi da sottoporre successivamente ai controlli sperimentali occorre accettare che le teorie scientifiche (le quali formano la sommità del „pilastro‟ deduttivo) siano libere invenzioni dell‟intelletto, anziché il risultato di inferenze compiute a partire da una collezione di osservazioni empiriche. Posizione che segna il definitivo abbandono del credo epistemologico fondamentale della scienza moderna, riassumibile nel newtoniano „hypotheses non fingo‟. Nella nuova accezione della scienza come „pilastro deduttivo‟ si tratta, in effetti, proprio di „fingere‟ ipotesi. Ovvero si tratta, da un lato, di avanzare „creazioni razionali‟ rinunciando a eleggere l‟osservazione empirica a guida sicura del sapere scientifico [..]. E, dall‟altro lato, si tratta di „conficcare‟ queste ipotesi quanto più solidamente possibile nel terreno dell‟esperienza osservativa: come sarà Karl Popper a spiegare ampiamente, la scienza si rivela costruita „su palafitte‟, le congetture teoriche vengono infitte dall‟alto in una „base‟ costituita da fatti empirici, seppure attraverso un processo di formulazione di inferenze „non induttive‟ bensì deduttive (seguendo la logica del cosiddetto „modus tollens‟, secondo cui se dalla congettura p possiamo dedurre l‟asserto q, allorché un controllo sperimentale evidenzi non q –ovvero falsifichi q– si avrà non p –ovvero anche la congettura teorica p sarà da ritenersi falsa).»
(da A. Rebaglia, Scienza e verità. Introduzione all‟epistemologia del Novecento, Paravia, Torino 1997)
Programmi di ricerca scientifici
«Il falsificazionismo rappresenta, secondo Lakatos, il solo criterio metodologico affidabile per comprendere il processo di „crescita‟ della conoscenza scientifica. Di esso occorre tuttavia dare una lettura che non risulti semplificata e banalizzante: frequentemente le teorie nascono „in un oceano di anomalie‟ (essendo contraddette da fatti noti che vengono isolati come „eccezioni‟ al modello trattato) oppure sono formulate basandosi su fondamenti concettuali „incoerenti‟ (in quanto sviluppano concetti appartenenti a programmi teorici fra loro „incompatibili‟). Per tali motivi, spesso teorie che già hanno subito confutazioni sperimentali non vengono
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abbandonate dalla comunità scientifica, la quale ricorre invece a ipotesi ad hoc (ovvero a „stratagemmi convenzionalistici‟) per consolidarne la struttura; inoltre, il medesimo tipo di procedure euristiche è sovente utilizzato anche nell‟organizzare una concezione teorica nuova e alternativa. Accanto all‟elemento „congetturale‟, dice Lakatos, nel valutare l‟impresa conoscitiva occorre quindi considerare anche la peculiare „tenacia‟ con cui spesso la comunità scientifica intende continuare a lavorare a un programma di ricerca giudicato affidabile [..] Qualsiasi esperimento giudicato potenzialmente „falsificante‟ –egli afferma, riprendendo una tesi epistemologica decisiva avanzata da Duhem– può essere neutralizzato modificando le „ipotesi ausiliari‟ che, insieme, costituiscono quella che egli definisce la „cintura protettiva‟, mediante la quale è sempre possibile salvare il „nucleo‟ del „programa di ricerca scientifico‟, formato da una pluralità di teorie interconnesse.»
(da A. Rebaglia, Scienza e verità. Introduzione all‟epistemologia del Novecento, Paravia, Torino 1997)
ESERCIZI PER L’ESAME
1. Completare il testo scegliendo tra le opzioni indicate e analizzare concisamente la tesi espressa dall‟autore
“E‟ possibile, per mezzo di inferenze puramente deduttive (con l‟aiuto del modus tollens della logica classica), concludere dalla verità di asserzioni singolari alla _ _ _ _ _ di asserzioni universali.”
Popper a) verità b) falsità
2. Sviluppare brevemente la seguente tesi (max. 20 righe)
Secondo Popper, la nostra conoscenza ha uno sviluppo di tipo darwiniano, basato su un processo di „selezione naturale‟ delle congetture.
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Lezione 13
ESPERIMENTI E CONVENZIONI
CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE
“Immacolata percezione”
− Fatti “carichi di teoria”
− Esperimenti cruciali
− Mondi differenti Incommensurabilità
− Neurath. Le enciclopedie
− Indeterminatezza della traduzione
− Postulati culturali
BRANI ANTOLOGICI
1. L‟emergere delle scoperte scientifiche
Scheda 14, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di
filosofia contemporanea : Thomas S. Kuhn, da La struttura delle rivoluzioni
scientifiche, 1962 (cfr. pdf ipertesto)
2. Conferma empirica e impostazione olistica
“… la scienza nella sua globalità è come
un campo di forza i cui punti limite sono
l‟esperienza. Un disaccordo con
l‟esperienza alla periferia provoca un
riordinamento all‟interno del campo; si
devono riassegnare certi valori di verità
ad alcune nostre proposizioni. Una
nuova valutazione di certe proposizioni
implica una nuova valutazione di altre a
causa delle loro reciproche connessioni
logiche. [..] Ma l‟intero campo è
determinato dai suoi punti limite, cioè
l‟esperienza, in modo così vago che
rimane sempre una notevole libertà di
scelta per decidere quali siano le
proposizioni di cui si debba dare una
nuova valutazione alla luce di una certa
particolare esperienza contraria. [..]
Se tutto ciò è giusto, non è affatto
corretto parlare del contenuto empirico
di una certa proposizione particolare –
specialmente se si tratta di una
proposizione molto lontana dalla
periferia del campo. E inoltre diventa
assurdo cercare una qualsiasi linea di
demarcazione fra proposizioni sinteti-
che, che si fondino sull‟esperienza
contingente, e proposizioni analitiche,
che valgono quali che siano i dati
dell‟esperienza. Tutte le proposizioni si
potrebbero far valere in tal modo se
facessimo delle rettifiche sufficiente-
mente drastiche in qualche altra parte
del sistema. [..]
Come empirista io continuo a
considerare lo schema concettuale della
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scienza come un mezzo, in ultima
analisi, per predire l‟esperienza futura
alla luce dell‟esperienza passata. Gli
oggetti fisici vengono concettualmente
introdotti nella situazione come comodi
intermediari –non definendoli in termini
di esperienza, ma come semplici
postulati non riducibili, paragonabili, da
un punto di vista epistemologico, agli
dei di Omero. Io, che di fisica ho
nozioni più che comuni, credo per parte
mia negli oggetti fisici e non negli dei di
Omero; e considero un errore
scientifico credere altrimenti. Ma in
quanto a fondamento epistemologico,
gli oggetti fisici e gli dei differiscono
solo per grado e non per la loro natura.
Sia l‟uno che l‟altro tipo di entità
entrano nella nostra concezione soltanto
come postulati culturali. Da un punto di
vista epistemologico il mito degli
oggetti fisici è superiore agli altri nel
fatto che si è dimostrato più efficace
degli altri miti come mezzo per elevare
una semplice costruzione nel flusso
dell‟esperienza.
(da W.V.O. Quine, Due dogmi
dell‟empirismo, 1951)
NELL’IPERTESTO
Capitolo ottavo La dimensione linguistica della conoscenza scientifica
8.1 Intrascendibilità del linguaggio
8.2 Operare “in mondi differenti
NEL GLOSSARIO
Termini Autori
Epistemologia Hanson, Norwood Russell Olismo Kuhn, Thomas Relativismo Neurath, Otto Struttura Quine, Willard van Orman
LETTURE DI ORIENTAMENTO
Falsificazione e olismo
«La struttura delle congetture teoriche non poggia sul terreno dell'esperienza, rna è circondata da un flusso continuo di prove empiriche, che possono costituire minacce più o meno gravi per la sua sopravvivenza, e alle quali essa risponde adeguando la propria struttura.
Nel saggio del 1951 sui Due dogmi dell'empirismo (..) Quine rielabora questa irnpostazione, affermando che “la scienza nella sua globalità è come un campo di forza i cui punti limite sono l'esperienza”: la scoperta di anomalie sperimentali agisce sulla struttura teorica come la presenza di una perturbazione.‟esterna‟ agisce all' „interno‟ di un campo, owero provocando ùna ristrutturazíone complessiva delle forze che lo
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compongono, ma in moclo mai particolarmente vincolante. “L'intero campo è determinato [...] dal]l'esperienza in rnodo così vago che rimane sempre una notevole libertà di scelta per deciclere quali siano le proposizioni di cui si debba dare una nuova valutazione alla luce di una esperienza contraria".
Ampliando questa prospettiva, negli anni Settanta Imre Lakatos propone una revisione "sofisticata” del falsificazionismo popperiano, mediante la quale precisare come - se non vi sono 'asserti base' inconfutabili (..)- è sempre possibile dichiarare "infalsificabile per decreto metodologico” il „nucleo‟ di un "programma di ricerca scientifico', e affìdare a una "cintura protettiva' -costituita da ipotesi ausiliitri rnodificabili in modo opportuno- il cornpito di neutralizzare i danni che potrebbe arrecare all'impianto teorico qualche esperirnento potenzialmente falsificante.»
(da A. Rebaglia, Scienza e verità. Introduzione all‟epistemologia del Novecento, Paravia, Torino 1997)
Incommensurabilità e rivoluzioni scientifiche
«Il salto gestaltico comporta spesso l‟inconciliabilità delle due visioni del mondo tra le quali esso si attua: in ciascuna vengono assegnati significati totalmente inediti anche a termini tradizionali, poiché categorie e concetti sono reimpostati in relazione polemica con idee già ampiamente accreditate. Nel modo di concepire gli eventi fisici dettato dalla teoria della relatività generale, per esempio, al termine „gravitazione‟ corrispondono significati del tutto nuovi, incompatibili con l‟ipotesi newtoniana di un‟attrazione universale esercitata istantaneamente, e a distanza, tra i corpi. “Contrariamente a una impressione prevalente -scrive Kuhn- la maggior parte delle nuove scoperte e teorie nelle scienze non sono semplici aggiunte alla raccolta attuale delle conoscenze scientifiche. Per assimilarle lo scienziato deve in generale risistemare l‟attrezzatura intellettuale e manipolativa sulla quale ha precedentemente contato, scartando alcuni elementi delle precedenti credenze e pratiche, trovando nuovi significati in altri elementi e nuove relazioni tra di loro” [La tensione essenziale. Cambiamenti e continuità nella scienza, 1977]. [..]
Pertanto, Kuhn nega la possibilità di ritrovare -in termini continuisti- le leggi di Newton come un caso limite della teoria einsteiniana della relatività generale: «i riferimenti fisici di questi concetti einsteiniani [di spazio, tempo e massa] non sono affatto identici a quelli dei concetti newtoniani che hanno lo stesso nome. (La massa newtoniana si conserva immutabile; quella einsteiniana è convertibile con l‟energia. Soltanto a basse velocità relative le due masse possono essere misurate nello stesso modo, e anche allora non devono essere concepite come se fossero la stessa cosa.) [..] nel passaggio al limite non è soltanto la forma delle leggi che è mutata. Simultaneamente abbiamo dovuto alterare anche gli elementi strutturali fondamentali di cui si compone l‟universo a cui quelle leggi si applicano. [..] Proprio perché non comportò l‟introduzione di concetti o di fatti addizionali, il passaggio dalla meccanica newtoniana a quella einsteiniana illustra con particolare chiarezza quell‟aspetto fondamentale delle rivoluzioni scientifiche che consiste nella trasformazione della struttura concettuale attraverso la quale gli scienziati guardano al mondo» [La struttura delle rivoluzioni scientifiche, 1962].
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Ogni nuovo „paradigma‟, secondo la radicalizzazione della posizione kuhniana espressa nella filosofia di Paul Feyerabend, si occupa di «mondi (concettuali) diversi» rispetto al „paradigma‟ precedente, tanto che «non supponiamo più un mondo oggettivo che non risente delle nostre attività epistemiche» [La scienza in una società libera, 1978]. [..] Il legame tra indispensabile esercizio di un potere intuitivo nella scoperta scientifica e incommensurabilità fra il mondo così scoperto e il mondo dischiuso dal precedente paradigma solleva questioni non solo di gnoseologia e metodologia scientifica, ma anche di referenzialità e significato dei termini teorici e delle entità fisiche.»
(da A. Rebaglia, Salti rivoluzionari e storie di concetti, postfazione a L. Krauss, “Paura della fisica”, Raffaello Cortina, Milano 1994)
ESERCIZI PER L’ESAME
1. Completare il testo scegliendo tra le opzioni indicate e analizzare concisamente la tesi espressa dall‟autore
“Il compito della scienza normale _ _ _ _ _ quello di scoprire nuovi generi di fenomeni; anzi, spesso sfuggono completamente quelli che non si potrebbero adattare all‟incasellamento.”
Kuhn a) è esclusivamente b) non è affatto
2. Sviluppare brevemente la seguente tesi (max. 20 righe)
Le riflessioni condotte nell‟ambito della filosofia della scienza post-popperiana evidenziano come le proposizioni scientifiche possano essere confrontate esclusivamente con altre proposizioni e mai con un mondo di entità fattuali, le quali al contrario si manifestano sempre e soltanto all‟interno di una griglia teorico-culturale.
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Lezione 14
RAGIONE DIALOGICA
CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE
Heidegger. Essere e linguaggio
− L‟uomo, “pastore dell‟essere”
− “Imposizione” tecnologica
− Cibernetica e metafisica Martin Heidegger
− L‟uomo, progetto gettato
− L‟essere, il tempo
− L‟essere, l‟evento
BRANI ANTOLOGICI
1. Cibernetica e apprendimento
“Molti ricorderanno one-hoss shay, la
carrozza descritta nel poemetto [The
Deacon‟s Masterpiece, or the Wonderful
One.Hoss Shay (1858)] di Oliver
Wendell Holmes. Dopo cento anni di
servizio questo venerabile veicolo si
rivelò così perfettamente costruito che
né le ruote, né la cassetta, né le stanghe
contenevano un elemento qualsiasi che
presentasse, rispetto agli altri, un‟ecce-
denza antieconomica di resistenza
all‟usura. Oggi il principio dell‟one-
hoss shay è alla base della ingegneria e
non costituisce più una buffa
fantasticheria. Se i cerchi delle ruote
fossero durati più dei raggi, o i
parafanghi più degli assali, ciò avrebbe
svalutato alcuni valori economici. Di
conseguenza o questi valori avrebbero
potuto essere diminuiti senza meno-
mare la durabilità del veicolo nel suo
complesso, oppure essi avrebbero
dovuto essere trasferiti alle altre parti
più facilmente deteriorabili. In realtà
qualsiasi struttura diversa dall‟one-hoss
shay è concepita in senso antiecono-
mico.
Ciò vuol dire che ai fini della massima
economia del servizio non è
conveniente che il processo del mio
collegamento con il signor A, con il
quale io comunico tre volte al giorno, e
con il signor B, che per me è soltanto un
nome sconosciuto nell‟elenco telefo-
nico, sia dello stesso ordine. Se potessi
servirmi di mezzi di comunicazione
appena più diretti per comunicare con il
signor A, allora, pur dovendo aspettare
il doppio prima di poter entrare in
comunicazione con il signor B, il
consumo del mio tempo sarebbe
compensato. Se dunque è possibile
costruire senza un costo eccessivo un
apparecchio che registri le mie
conversazioni passate e mi ridistri-
buisca una quota di servizio telefonico
proporzionale alla frequenza del mio
uso passato dei diversi canali telefonici,
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io potrò fruire di un servizio più
efficiente o meno costoso, o perfino tale
che presenti ambedue questi vantaggi.
Questo è ciò che la Philips è riuscita a
fare. La qualità del servizio è stata resa
meno dipendente dal carico, e ciò è
stato possibile per mezzo di una
retroazione che Bertrand Russell
chiamerebbe un «tipo logico supe-
riore». Sarebbe insomma lo stesso tipo
di perfezionamento nel comportamento
che otterremmo a un livello inferiore
con una semplice retroazione non
implicante apprendimento.
La retroazione è inoltre il comando di un
sistema attraverso la reinserzione nel
sistema stesso dei risultati del suo
comportamento. Se tali risultati sono
impiegati semplicemente come dati
numerici per la critica e la rettifica del
sistema, avremo la semplice retroazione
degli addetti alla manovra. Ma se
l‟informazione che procede in senso
inverso in funzione del comportamento
è in grado di mutare il metodo generale
e il modello del comportamento stesso,
avremo un processo che potrà
realmente essere definito di appren-
dimento.
Un altro esempio del processo di
apprendimento è dato dai problemi
relativi alla costruzione di centrali
automatiche di tiro a previsione. Agli
inizi della seconda guerra mondiale, la
relativa inefficienza dell‟artiglieria
antiaerea rese necessaria l‟introduzione
di un apparecchio che seguisse la
posizione di un aereo, calcolasse la sua
distanza da terra, determinasse il tempo
necessario ad un proiettile per
raggiungerlo e stabilisse dove esso
sarebbe stato alla fine di quel tempo;
tutto ciò senza altro intervento che
quello del puntatore. Se l‟aereo avesse
potuto eseguire un‟azione evasiva del
tutto imprevista, nessuna abilità tecnica
ci avrebbe permesso di calcolare il
movimento ancora sconosciuto
dell‟aereo compreso fra il momento
dello sparo e l‟istante in cui il proiettile
avrebbe dovuto arrivare approssima-
tivamente al suo bersaglio. Tuttavia
numerose circostanze impediscono al
pilota di compiere azioni evasive
impreviste. Una limitazione nasce dal
fatto che, se egli compie una virata
rapida, la forza centrifuga gli farà
perdere i sensi; e inoltre dal fatto che il
meccanismo di manovra del suo aereo e
il corso di istruzioni da lui ricevuto gli
impongono praticamente certe abitu-
dini di manovra regolari che si
manifestano anche nelle sue azioni
evasive. Queste regolarità non costitui-
scono un elemento certo del suo
comportamento, ma piuttosto delle
preferenze statistiche che egli rivela
nella maggior parte delle sue azioni. [..]
[..] L‟adattamento del piano generale di
puntamento e di sparo secondo il
sistema particolare dei movimenti
eseguiti dal bersaglio è essenzialmente
un atto di apprendimento. E‟ una
modificazione nel «nastro» dello
strumento calcolatore del pezzo, che
altera non tanto i dati numerici quanto il
processo con il quale essi opereranno e
che è basato sull‟esperienza passata.
Esso è infatti uno dei tipi più generali di
retroazione, che incide sull‟intero
metodo di comportamento dello
strumento.”
(da N. Wiener, Introduzione alla
cibernetica, 1953)
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2. Le cose come utilizzabili
Scheda 19, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di
filosofia contemporanea : Martin Heidegger, da Essere e tempo, 1927 e da Filosofia e
cibernetica, 1965 (cfr. pdf. Ipertesto)
NELL’IPERTESTO
Capitolo Quinto Controllo e comunicazione
5.1 Linearità del tempo e circolarità causale retroattiva
Capitolo Decimo
Dalla ragione “strumentale” alla ragione “dialogica”
10.3 Informazione come interpretazione
10.4 “Adoperare” il mondo
NEL GLOSSARIO
Termini Autori
Ermeneutica Heidegger, Martin Metafisica Wiener, Norbert Operazionismo
LETTURE DI ORIENTAMENTO
Metodologia della retroazione e dinamica autoreferenziale
«CIBERNETICA
Disciplina che studia i processi di regolazione nei sistemi naturali e in quelli artificiali. Secondo le sue linee generali, tracciate da N. Wiener negli anni Quaranta del secolo scorso, i dispositivi automatizzati e gli organismi biologici tendono a condurre la propria dinamica compiendo azioni volte a compensare tanto i disturbi provenienti dall‟ambiente esterno quanto gli effetti sull‟ambiente causati dal loro stesso agire: sensori rilevano variazioni significative dello stato del sistema rispetto alle condizioni auspicate e trasmettono l‟informazione a un organo centrale di governo, il quale la elabora e conseguentemente aziona uno o più dispositivi attuatori che intervengono sul sistema per riportarlo nelle condizioni richieste (effetto di feedback o retroazione). La ricerca cibernetica –sviluppatasi in stretto contatto con la teoria dell‟informazione e con la teoria generale dei sistemi grazie ai lavori di W. Ross Ashby, e all‟origine di numerose applicazioni nell‟ambito dell‟automazione industriale, nelle scienze della natura e in quelle sociali– emerge come modello epistemologico capace di coordinare
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in un unico schema discipline differenti e categorie concettuali apparentemente lontane, quali controllo e comunicazione, energia e informazione, trasmissione dei segnali e apprendimento. Di particolare impatto è stato lo sviluppo di modelli logico-matematici e numerici dei processi fisiologici e cognitivi caratterizzanti i sistemi viventi.
● Implicazioni filosofiche. Come sottolineato da M. Heidegger (Filosofia e cibernetica, testo ampliato della conferenza su “La fine del pensiero”, tenuta nel 1965) i principi portanti dell‟indagine cibernetica sollecitano una revisione del concetto di causalità, e la sua impostazione interdisciplinare pone sotto nuova luce il tema dell‟unificazione del sapere. Inoltre essa non è inscrivibile nella struttura verticale e verticistica di „dominio‟ del soggetto sulla natura, suggerita dalla scienza tradizionale: un continuo processo di feedback fa sì che il soggetto, il quale „governa‟ l‟oggetto, debba modificare il proprio agire in base alle resistenze che l‟oggetto oppone. Questa possibilità alternativa di impostare il rapporto soggetto–oggetto rappresenta, secondo Heidegger, il merito principale del metodo cibernetico; esso non conduce all‟analisi di strutture statiche ma impegna a comprendere e modellizzare processi dinamici, e tale nodo concettuale consente di pensare l‟essere in termini più “alleggeriti” rispetto alla tradizione metafisica: il modello cibernetico di un sistema non lo vincola a referenti esterni, che lo ancorino a sostanze oggettive, perenni e indipendenti dal soggetto che cerca di conoscerle. La cibernetica ha dunque, per Heidegger, una duplice valenza positiva: è l‟elemento che conclude l‟epoca del pensiero metafisico (segnando il momento culminante dell‟intero percorso scientifico e tecnologico dell‟Occidente volto a dominare la natura) e mostra una via percorribile per pensare l‟ “oltrepassamento” della metafisica stessa.
Ulteriori implicazioni filosofiche concernono la cosiddetta “cibernetica del secondo ordine”, o “cibernetica della cibernetica”. Si tratta di un approfondimento che, a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, ha applicato il modello retroattivo ai “sistemi autonomi” (ovvero ai sistemi, naturali o artificiali, le cui dinamiche sono autoreferenziali: guidate dai comportamenti precedenti del sistema stesso). La complessità che caratterizza tali sistemi è spiegata solo parzialmente dal principio di feedback negativo ed è spesso determinata da un differente principio di feedback positivo, che rafforza –anziché ridurre– la deviazione rispetto allo stato di equilibrio e innesca processi di auto-produzione (indagati da H. Maturana e F. Varela). Lo stimolo percettivo –elaborato dal sistema per attuare la risposta– proviene da un ambiente del quale null‟altro è noto, e in cui è già presente e agisce il sistema stesso; l‟osservatore è sempre parte del sistema che intende osservare, puntualizza Heinz von Foerster (iniziatore della cibernetica del secondo ordine e tra i principali esponenti del costruttivismo, che da questa prospettiva trae elementi essenziali).»
(A. Rebaglia, Voce Cibernetica, Enciclopedia Garzanti di Filosofia, Milano 2004)
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ESERCIZI PER L’ESAME
1. Completare il testo scegliendo tra le opzioni indicate e analizzare concisamente la tesi espressa dall‟autore
“Il modo di essere [dell‟] ente è l‟utilizzabilità; questa _ _ _ _ _ però essere intesa come un carattere imposto dal nostro modo di vedere, quasi si trattasse di attribuire cognitivamente all‟ “ente” che si mostra per primo un tale “aspetto”, oppure di “colorire soggettivamente” una materia mondana in origine semplicemente-presente.”
Heidegger a) deve b) non deve
2. Sviluppare brevemente la seguente tesi (max. 20 righe)
Nella prospettiva heideggeriana l‟essere autentico è l‟orizzonte nel quale il soggetto è già da sempre collocato, e senza il quale egli non potrebbe elaborare significati linguistici; esso è l‟apertura di significato in cui soggetto ed enti possono interagire. Tale impostazione ha implicazioni profonde nella valutazione, che lo stesso Heidegger compie, dell‟impatto sia delle tecnologie contemporanee sia degli studi transdisciplinari di cibernetica.
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Lezione 15
PROGRESSO E INNOVAZIONE
CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE
Pensiero complesso
− Innovazione e “strategia”
− Creatività e“doppio vincolo”
− Progresso e “concretizzazione” Fine della modernità?
− La condizione postmoderna. Il pensiero debole
− Una filosofia della narratività
− Differenza, scrittura, decostruzione
LETTURE DI BRANI
1. La strategia d‟impresa
Scheda 21, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di
filosofia contemporanea : Edgar Morin, da Introduzione al pensiero complesso, 1990
(cfr. pdf ipertesto)
2. Ragione dialogica e „progresso‟ tecnologico
Scheda 22, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di
filosofia contemporanea : Andrew Feenberg, da Tecnologia in discussione, 1999 (cfr.
pdf ipertesto)
IPERTESTO
Capitolo Decimo Dalla ragione „strumentale‟ alla ragione „dialogica‟
10.2 Cognizione e retroazione ricorsiva
Capitolo Undicesimo
Contestualizzazione di fatti e artefatti
11.1 Costruire la realtà
11.2 La nuova logica del processo produttivo
11.3 La „tecnoscienza‟ come impresa complessa
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NEL GLOSSARIO
Termini Autori
Complessità Bateson, Gregory Costruttivismo Feenberg, Andrew Olismo Morin, Edgar Operazionismo von Glasersfeld, Heinz Struttura
LETTURE DI ORIENTAMENTO
Le tematiche del Costruttivismo
«COSTRUTTIVISMO
Indirizzo di pensiero che emerge nella seconda metà del XX secolo (mutuando il termine dal movimento artistico affermatosi in Russia negli anni successivi alla rivoluzione del 1917) nell‟ambito di indagini “di frontiera” concernenti biologia, psicologia della percezione, cibernetica, teoria dei sistemi, antropologia, linguistica, sociologia della conoscenza, epistemologia e molteplici altri settori disciplinari. Il costruttivismo si costituisce come tentativo di organizzare entro una modellizzazione concettuale coerente le riflessioni gnoseologiche suscitate da tali studi e non adeguatamente trattabili nella tradizionale concezione filosofica in cui la conoscenza è intesa quale rappresentazione di una realtà esterna al soggetto. In base alla sua tesi centrale, nessun sistema biologico può “uscire da se stesso” per acquisire informazioni sul mondo “così come è”: ogni organismo reagisce a stimoli percettivi, che costituiscono i momenti elementari dell‟esperienza e danno luogo alla sola informazione in suo possesso; informazione che esso codifica ed elabora facendone il nucleo del proprio comportamento.
Il costruttivismo critico articola tali tematiche soprattutto nell‟ambito della pedagogia e degli studi sociali, prendendo avvio dalle analisi di J. Piaget e proponendosi di mantenerne le ripercussioni concettuali entro un orizzonte di tipo “realista”. La conoscenza risulta costruita dall‟individuo attraverso le sue interazioni con l‟ambiente, e l‟apprendimento non viene inteso come ricezione passiva di informazioni circa fatti neutri. Nel processo di conoscenza, i significati sono costantemente costruiti in modo attivo e, conseguentemente, anche il mondo reale risulta una costruzione, esito di interpretazioni soggettive socialmente condivise. Poiché vengono assimilati solamente i concetti strutturati mediante operazioni mentali condotte in un contesto di cooperazione intersoggettiva, secondo il costruttivismo critico anche la pratica educativa non deve prevedere un semplice trasferimento di conoscenze, quanto un ampio progetto che consenta ai discenti di costruire autonomamente le proprie conoscenze nel continuo sforzo di dare significato al contesto in cui sono collocati.
Un ripensamento più ampio di tali presupposti filosofici è svolto dal cosiddetto costruttivismo radicale unendo all‟interesse verso la psicologia cognitiva una particolare attenzione agli sviluppi della cibernetica. A partire da un orizzonte di tipo scettico e strumentalista, viene elaborata una teoria della conoscenza che si rifà esplicitamente
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alla tesi di G. Vico secondo cui verum ipsum factum –il vero consiste nel fare, nel costruire attivamente il proprio sapere– e ripercorre l‟idealismo trascendentale, tema portante della filosofia di I. Kant –il processo gnoseologico non è un passivo recepire dati sensibili, ma l‟attivo operare dell‟intelletto per organizzare una realtà unitaria e durevole. Anche il costruttivismo radicale considera ogni organismo biologico sempre soggetto alla necessità di gestire informazioni e di comunicare con l‟ambiente esterno: “Non si può non comunicare” è il pregnante assioma di P. Watzlawick, uno dei suoi principali esponenti insieme a studiosi come Ernst von Glasersfeld, professore emerito presso l‟Università della Georgia e autore della denominazione di “costruttivismo radicale”, Heinz von Foerster (1911-2002), ingegnere e filosofo viennese padre della “cibernetica del secondo ordine”, G. Bateson, M. Mead, H. Maturana, F. Varela. Poiché per questa vasta e influente componente del costruttivismo l‟elaborazione di modelli cognitivi organizza unicamente esperienze fenomeniche soggettive, e risulta epistemologicamente ingiustificato ipotizzare che le informazioni percettive „rappresentino‟ cose reali, gli asserti non possiedono un valore di verità né poggiano su referenti extralinguistici: l‟informazione trasmessa durante un processo di comunicazione non veicola mai contenuti ma istruzioni di scelta entro un repertorio di strutture concettuali, che ciascuno dei comunicanti già possiede e viene costruendosi durante la sua esperienza di interazioni sociali. Ne consegue la convinzione ontologica secondo cui le leggi di natura non vengono scoperte bensì inventate, e la realtà stessa non è intesa come struttura oggettiva e autonoma che possa venire scoperta attraverso procedimenti gnoseologici, bensì è da ritenersi inventata attraverso l‟esperienza percettiva e la comunicazione.
Nel costruttivismo radicale la consapevolezza che la conoscenza non è mai ricevuta passivamente si unisce alla convinzione che il processo cognitivo è uno strumento indispensabile affinché i sistemi biologici possano adattarsi proficuamente all‟ambiente, come previsto dalla teoria dell‟evoluzione. La percezione di strutture organizzate emerge da un‟interazione ricorsiva tra il sistema biologico e il suo ambiente, e la relazione fra conoscenza e realtà viene interpretata ridelineando il tema darwiniano della selezione negativa, ovvero dell‟adattamento come esito dell‟elimina-zione di quanto è inutile o non funzionale: l‟adattamento biologico -e cognitivo- non è effetto dell‟azione dell‟ambiente, quale causa che determinerebbe le strutture biologiche, né viene considerato quale progressiva ottimizzazione della corrispondenza con l‟ambiente, ma è una risposta attiva dell‟organismo ai vincoli posti dall‟ambiente stesso; è l‟espressione della capacità di un organismo di sopravvivere e di far emergere all‟interno di questi vincoli, mediante il reperimento di vie “agibili” (viable) per la sua sopravvivenza, quei complessi che usualmente denominiamo „oggetti‟ e „significati‟, e ai quali attribuiamo i caratteri di entità oggettive. La conoscenza è quindi ritenuta strumento di condotta pratica, capace di generare una pluralità di vie adattive percorribili, individuate “costruendo” strutture fenomeniche organizzate e durevoli che non entrino in collisione con i vincoli percettivi che costituiscono i dati di partenza dello sviluppo evolutivo. E‟ quanto von Foerster esprime come “postulato di omeostasi cognitiva”: il sistema nervoso è organizzato (e organizza se stesso) in modo da elaborare una realtà stabile; costruiamo noi stessi attraverso la costruzione del mondo in cui viviamo.»
(A. Rebaglia, Voce Costruttivismo, Enciclopedia Garzanti di Filosofia, Milano 2004)
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Autopoiesi e conoscenza
Maturana Humherto Romesín (Santiago 1928) neurobiologo cileno. Insegna fisiologia presso l‟'università del Cile a Santiago, città in cui ha sede I'lnstituto de Formación Matríztica del quale è fondatore e collaboratore. Sviluppando le molteplici implicazioni concettuali della nozione di autopoiesi, da lui elaborata insieme a F. → Varela e proposta in testi quali Autopoiesi e cognizione (1980) e L'albero della conoscenza (1987), Maturana sottolinea come gli organismi viventi, pur essendo sistemi aperti dal punto di vista termodinamico, sono sistemi chiusi per quanto concerne la loro organizzazione; il loro comportamento non dipende dall'acquisizione di "informazione" (concetto che, secondo Maturana, viene spesso frainteso) bensì dalla loro stessa struttura, la quale determina quali interazioni possono coinvolgere il sistema e si modifica a ogni interazione a cui esso partecipa. Le conseguenze epistemologiche e ontologiche che Maturana desume da questo determinismo strutturale sono assai vaste, e vengono sviluppate nei suoi scntti più recenti, quali Autocoscienza e realtà (1990) e La realtà: oggettiva o costruita? (1996). Egli intende il processo cognitivo come fenomeno biologico legato a quello che definisce “accoppiamento strutturale” (l'interazione costruttiva tra I'organismo e il proprio ambiente). Non è possibile alcuna informazione oggettìva sul mondo, né esiste, secondo Maturana, una realtà esterna indipendente. Secondo un esempio del neurobiologo, vìvere un‟esperienza percettiva solo successivamente colta come illusoria (scambiare una persona sconosciuta per un amico) mostra come l'iniziale attendibilità dell'esperienza non possa venire legittimamente categorizzata quale errore. poiché il sistema biologico opera costantement quale circuito chiuso, che formula soltanto correlazioni interne. La nozione di "oggettività”, sostiene Maturana, non appartiene all‟orizzonte dell'agire e dell'esperire ma al metalìvello in cui si analizzano le coerenze interne al nostro agire ed esperire. Costitutiva della nostra esistenza in quanto esseri umani è una forma particolare -autoreferenziale- di accoppiamento strutturale: il coordinare i comportamenti relalivi al coordinamento dei comportamenti. In tale interazione ricorsiva sorge il linguaggio e trova origine l'autocoscienza.»
(A. Rebaglia, Voce Maturana, Enciclopedia Garzanti di Filosofia, Milano 2004)
«Varela Francisco J. (Santiago 1946 - Parigi 2001 ) neurobiologo ed epistemologo cileno. Dopo gli studi di biologia a Harvard, ha insegnato biologia e neuroscienze presso I'università del Cile, in vari atenei statunitensi, all'Istituto Max Planck di Francoforte e al Poiytechnical Institut di Zurigo. Dal I 986 alla morte ha ingegnato scienze cognitive ed epistemologia all'Ecole Polytechnique di Parigi. È stato direttore del centro di ricerca del CNRS, presso il Iaboratorio di neuroscienze cognitive e mappatura cerebrale (LENA) dell'ospedale universitario parigino della Salpétrière. Nell'indagare le manifestazioni fisiche del mentale, Varela non accetta ì'analogia tra cervello e computer che ha guidato molti studi di intelligenza artificiale, e propone, in alcuni testi tra cui Autopoiesi e cognizione (1980) e L'albero della conoscenza (1987) scritti insieme al suo maestro H. → Maturana, la teoria del vivente detta dell'autopoiesi, secondo la quale il fenomeno della vita non dipende dalle proprietà microstrutturali dei sistemi biologici ma dalle loro proprietà sistemiche, ovvero dalle relazioni di organizzazrone e comunicazione che si autoproducono all'interno delle loro componenti, facendo sì che
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il sistema mantenga la propria identità mentre queste ultime si trasformano continuamente. L'analisi di tale autoprodursi conduce Varela e Maturana a individuare la nozione di emergenza: processi locali, in condizioni appropriate, danno origine a nuovi e più complessi livelli sistemici; anche cognizione e coscienza sono esito di processi emergenti, i quali possono a loro volta avere un'azione diretta sulle componenti locali (→ emergentismo). La riflessione epistemologica di Varela è vicina alla fenomenologia (in particolare di M. Merleau-Ponty) e all'ermeneutica, si oppone al riduzionismo e si muove lungo le linee del costruttivismo. Negli ultimi anni il neurobiologo si è confrontato anche con la tradizione orientale e con il buddhismo (Un know-how per I'etica, 1992) mantenendo i suoi interessi fìlosofici strettamente correlati all'attività scientifica (attraverso ricerche sperimentali sugli effetti cognitivi ed emotivi della meditazìone nei monaci tibetani).»
(A. Rebaglia, Voce Varela, Enciclopedia Garzanti di Filosofia, Milano 2004)
ESERCIZI PER L’ESAME
1. Completare il testo scegliendo tra le opzioni indicate e analizzare concisamente la tesi espressa dall‟autore
“Il costruttivismo focalizza l‟attenzione _ _ _ _ _ che sono alla base delle scelte tecnologiche. (..) Una grande varietà di gruppi sociali interpreta il ruolo di attori nello sviluppo tecnico. Manager, tecnici, clienti, politici, burocrati sono tutti coinvolti a diversi livelli. Essi si incontrano nel processo di progettazione tecnica in cui esercitano la loro influenza offrendo o negando delle risorse, attribuendo degli obiettivi ai nuovi dispositivi, integrandoli, secondo i loro interessi, nelle configurazioni tecniche prevalenti, imponendo usi nuovi ai mezzi tecnici già esistenti.”
Feenberg a) sui contenuti scientifici b) sulle alleanze sociali
2. Sviluppare brevemente la seguente tesi (max. 20 righe)
Mediante una valutazione critica delle categorie di determinismo e riduzionismo, nonché dei principi analitici e sintetici, la prospettiva costruttivista evidenzia i limiti dei criteri metodologici su cui poggia l‟indagine scientifica tradizionale.