IO MI RACCONTO . TU MI CONOSCI .
Data 01.04.2015 Numero 2
www. ics locate l l i -quas imodo.gov. i t
Scuo la Pr imar ia A.Loca te l l i , v ia Veg l ia 80, 20159 M i lano
Prodotto ciclostilato in proprio
Alimentazione equa e solidale
Io mi racconto. Tu mi conosci.
2 Aprile 2015 Numero 1
Sommario
CARA MAESTRA, TI SCRIVO.... 3
SPAZIO APERTO “L'ISOLA CHE NON C'È...
MA CHE IN REALTÀ C'È !” 4
“EXPO 2015: NUTRIRE IL PIANETA.
ENERGIA PER LA VITA.” 6 ALIMENTAZIONE EQUA E SOLIDALE:
DIMMI COME MANGI ED IO TI DIRÒ
CHI SEI. 9
I RACCONTI SUL CIBO 11
EXPO PER IMMAGINI 13
LA PACE, IL RISPETTO E L’ALTRUISMO 11
RISPETTO PER GLI ANIMALI 19
I PROGETTI DELLA SCUOLA
PROGRAMMA "FRUTTA E VERDURA NELLE SCUOLE” 20
MORE ENGLISH 23
LABOTORIO SULLA PREISTORIA 25
LABOTORIO DI STORIA ALIMENTAZIONE
E CULTURA 26
Io mi racconto. Tu mi conosci.
3 Aprile 2015 Numero 1
CARA MAESTRA, TI
SCRIVO...
Cara maestra,
ti vorrei parlare di uno spazio che è
nostro e si riempie di magia per tutto il
tempo in cui ci ritroviamo con te ed i miei
compagni: la nostra aula. Quando la
campanella della scuola comanda
imponente al commesso di aprire il
grande portone, una folla di bambini e
genitori si accalca frettolosa sulle scale.
Poi, dopo aver salutato mamma e papà,
vengono tutti risucchiati nella scuola, e lì
comincia il lungo tragitto per arrivare nelle
aule. Io percorro un lungo corridoio,
scendo da una piccola rampa nera vicino
alle macchinette del caffè e infine salgo le
scale fino ad arrivare al secondo piano,
dove si trova la nostra classe. Dentro
l'aula l'atmosfera è frenetica: si pensa ai
compiti, alle verifiche, all'interrogazione;
insomma non c'è mai il tempo per
scoprire tutti i segreti che nasconde
quella piccola stanza.
I banchi non sono come quelli di una
volta: con il buco per il calamaio,
rettangolari e marroni, ma sono quadrati
e bianchi, con le gambe rosse; ogni
giorno ci aspettano e sorreggono i
quaderni mentre scriviamo.
Attaccate al muro ci sono due lavagne
nere, una a righe e una a quadretti;
invece appesi sul muro in fondo alla
classe ci sono i cartelloni della
grammatica. Nell'angolo in fondo a
sinistra c'è un armadio color ocra in cui
tieni le schede, i vecchi lavoretti e altro
materiale. Ti piace tenere i ricordi e a noi
alunni sembra il baule segreto dal quale,
quando meno ce lo aspettiamo, tiri fuori le
cose più impensate. In questo posto c’è
un senso di appartenenza che sa di
futuro, il nostro!
Quando andiamo a casa l’aula, come una
casetta, aspetta il nostro ritorno e attende
tranquilla di trascorrere con noi un altro
giorno.
Micol M., 4C
Cara Micol,
ti ringrazio per aver ravvivato con le tue
parole uno spazio così comune, ma unico
per chi lo vive.
Soprattutto ti sono grata per l’entusiasmo
con cui affronti l’esperienza scolastica.
Sono contenta che ti senta accolta,
perché l’importante, per me, è che tu stia
bene a scuola.
Maestra Gessica
Questo spazio è aperto a tutti gli alunni della
scuola che vorranno scrivere all’insegnante,
esprimendo emozioni e vissuti (mail:
Io mi racconto. Tu mi conosci.
4 Aprile 2015 Numero 1
SPAZIO APERTO
“L'isola che non
c'è...Ma che in
realtà c'è !”
Ciao a tutti,
ci presentiamo siamo gli educatori del
doposcuola Marcelline "L'Isola che non
c'è" di piazza Caserta. Come? Non ci
conoscete? Sembra quasi impossibile,
perché qui ci conoscono in tanti.
Comunque, non importa, cogliamo
l'occasione per presentarci, per
raccontarvi qualcosa del nostro servizio e
sicuramente vi rallegreremo l'animo!
Alcuni bambini della scuola Locatelli non
stanno a scuola tutto il giorno, ma escono
prima (e questo non perché non vogliano
studiare, anzi ....). Alle 13.15 alcuni di voi
avranno visto delle simpatiche persone
entrare a scuola e prendere una
mandria....oops, un allegro gruppo di 80
bambini per portarlo qui al nostro centro.
Appena entrano presso la nostra
magnifica struttura (se non siete mai
entrati vale la pena fare un giro!) i vostri
amici corrono verso i refettori dove ogni
giorno li aspetta un gustoso pranzetto. Al
termine, qualche calcio al pallone, o un
po' di nascondino o di altri divertenti
giochi accompagnano la ricreazione in
giardino quando fa caldo o in salone nelle
giornate più fredde o piovose. E
poi...arrivano loro: i compiti!!! Ogni
bambino raggiunge la sua classe e i suoi
compagni e con l'aiuto di uno o più
educatori svolge con cura e impegno
(così dovrebbe essere, poi si sa la realtà
è sempre un po' diversa!) il suo lavoro:
prima i compiti scritti e poi lo studio.
Alle ore 16:30 si apre il nostro cancelletto
in via Veglia, per la prima uscita dei
bambini e alle 16:45, orario in cui termina
l'uscita, per chi ha piacere e voglia, hanno
inizio i nostri spassosissimi laboratori...da
quello musicale, a quello creativo, a
Io mi racconto. Tu mi conosci.
5 Aprile 2015 Numero 1
quello di ballo...fino al giorno dedicato ai
divertentissimi giochi di gruppo!!!
Il più famoso però, è sicuramente il
laboratorio teatrale, che per un paio di
volte a settimana, con la guida dei nostri
educatori/registi, porterà alla creazione di
due spettacoli che si terranno uno a
Natale e l'altro a fine anno scolastico.
Alle 17.45 il nostro cancelletto si riapre
per la seconda ed ultima uscita della
giornata e alle 18.00 stanchi, ma tanto
felici per l'intensa giornata vissuta
insieme, ci salutiamo.
Al termine della scuola, nei mesi di
Giugno e Luglio non vi abbandoniamo!!!
Il doposcuola "L'isola che non c'è "infatti
rimane aperto ed il nostro centro estivo
offre le più svariate e divertenti attività!
Dal mattino presto, praticamente al suono
de gallo, (alle ore 8.30 ma in vacanza è
come se fossero le cinque del mattino!)
fino alle 17.30 all'interno del nostro centro
si susseguono una serie di divertenti
attività: giochi a squadre, tornei sportivi,
staffette, laboratori, tuffi in piscina e
bellissime gite e ahimè ogni tanto anche i
compiti delle vacanze, così mamma e
papà possono dormire sonni tranquilli!
E poi, "dulcis in fundo", anche una
settimana di vacanza insieme in
montagna!
Ma scusate, dove lo trovate un posto
così!!! Io un pensierino ce lo farei ....
Attualmente, frequentano il nostro centro
circa 80 bambini, ma le nostre porte sono
aperte a tutti coloro che, con desiderio di
crescere e voglia di stare insieme,
vogliono venire a farne parte!
Noi siamo felici di stare in vostra
compagnia e ci auguriamo possa essere
così anche per voi!
A presto, allora!
L'équipe educativa del doposcuola Marcelline
"L'Isola che non c'è".
Io mi racconto. Tu mi conosci.
6 Aprile 2015 Numero 1
“EXPO 2015:
Nutrire il pianeta.
Energia per la vita.”
A cura dell’ ins. Gigliotti
A Milano, dal 1 Maggio al 31 ottobre
2015, si terrà un evento straordinario: la
città ospiterà l’Esposizione Universale
che avrà come tema l’alimentazione dei
popoli del mondo, nel rispetto della natura
e dell’ambiente.
Gli obiettivi di quest’evento investono
diverse sfere del vivere comune, ma tutti
si snodano in due filoni: da una parte
rispecchiano l’esigenza di valorizzare le
tradizioni culturali e dall’altra la spinta a
ricercare nuove tecnologie per uno
sviluppo sostenibile.
Conservare ed innovare sono la
scommessa dell’epoca storica che stiamo
vivendo. Ogni individuo, in quanto parte
integrante di un substrato sociale,
contribuisce, con il suo lavoro ed il suo
impegno, alla crescita collettiva. La
centralità della persona conduce ad
interrogarsi sul concetto di celebrazione
della vita, imprescindibile da
un’alimentazione equilibrata e varia .
In quest’ottica l’EXPO 2015 capovolge il
concetto di esposizione come
accorpamento di vetrine industriali e
rende il visitatore protagonista del
percorso che farà, investendo sulla
conoscenza, la curiosità e la
consapevolezza del nuovo quadro socio-
economico contemporaneo.
Ma cos’è di preciso l’EXPO e qual è la
sua storia?
La prima esibizione internazionale fu
organizzata a Londra nel 1851 e vide la
partecipazione di 28 nazioni. Per
l’occasione venne commissionata la
creazione del famoso Crystal Palace.
La più famosa è l’esposizione mondiale
del 1889, organizzata a Parigi per
celebrare il centenario della Rivoluzione
Francese: eredità dell’evento fu quello
che, ancora oggi, è considerato il simbolo
della città e dell’intera nazione: la Tour
Eiffel.
Anche Milano ebbe la sua Esposizione:
nel 1906 la città ospitò un’Expo incentrata
sul tema dei trasporti, per festeggiare
l’apertura del traforo del Sempione,
un’opera eccezionale per l’epoca che
rappresentava il più lungo tunnel del
mondo.
E anche a Milano l’Esposizione lasciò un
segno tangibile: l’Acquario civico, oggi
uno dei più antichi d’Europa.
Sempre in Italia, come simbolo di un
evento che non si tenne a causa della
Io mi racconto. Tu mi conosci.
7 Aprile 2015 Numero 1
Seconda Guerra Mondiale, c’è un intero
quartiere, l’EUR (acronimo di Esposizione
Universale Roma) sviluppato intorno ad
una serie di edifici monumentali
appositamente realizzati per l'evento che
avrebbe dovuto tenersi nel 1942.
Locandina esposizione del 1906 Milano
Locandina inaugurazione del traforo del
Sempione
Con il passare del tempo, divenne
evidente la necessità di regolamentare
l’organizzazione di queste manifestazioni.
Con questi presupposti nacque, nel 1928,
l’Ufficio Internazionale delle Esposizioni
(Bureau International des Expositions -
BIE) che delineò i diritti ed i doveri degli
organizzatori e degli espositori, fissando
alcune regole precise, come l’intervallo di
tempo tra due Esposizioni Universali o il
fatto che un paese già organizzatore
dovesse attendere quindici anni prima di
poter ospitare un’altra manifestazione
simile.
Sempre al BIE, si deve anche la moderna
distinzione tra Esposizioni Universali ed
Esposizioni Internazionali: come spiega il
termine, le Esposizioni Universali trattano
temi generali che interessano l’intera
umanità, come ad esempio la tutela
dell’ambiente o l’emergenza alimentare, e
ogni nazione espositrice fornisce la
propria visione sul tema trattato. Le
Esposizioni Internazionali, invece, sono
incentrate su tematiche più specializzate
e particolari, su ambiti specifici della vita
quotidiana: lo sport, lo sviluppo delle città,
l’aviazione, l’agricoltura e così via.
Le Expo Universali hanno una frequenza
di 5 anni ed una durata di almeno 6 mesi.
Le Expo Internazionali vengono proposti
durante gli intervalli tra due Expo
universali ed hanno la durata di almeno
tre mesi
Ma cosa significa nutrirsi bene,
rispettando le esigenze di tutti i popoli
del mondo e garantendo la
sopravvivenza dell’uomo sul pianeta?
Ogni anno nel mondo si producono
grandi quantità di ortofrutticoli, legumi,
carne ed altri generi alimentari. Il cibo
disponibile consentirebbe di sfamare tutti
Io mi racconto. Tu mi conosci.
8 Aprile 2015 Numero 1
gli abitanti della terra; ma nella realtà le
cose vanno diversamente.
Come molti sanno, per stare bene in
salute ogni persona deve disporre
almeno di una certa quota di cibo (
misurabile in calorie al giorno), ma
moltissimi uomini che vivono nelle zone
più povere del mondo non riescono ad
avere questo minimo di calorie.
Così, ogni anno, muoiono di fame
cinquanta milioni di persone ( come se in
un anno morissero quasi tutti gli Italiani).
Di questi morti, quindici milioni sono
bambini. Invece noi, abitanti dei paesi
ricchi, abbiamo a disposizione ,molto più
cibo del necessario, spesso lo
sprechiamo e comunque ci alimentiamo
troppo. Così, mentre nei paesi poveri si
muore di fame, in quelli ricchi si verifica
un costante aumento delle malattie
dovute ad un’alimentazione eccessiva,
con un esagerato consumo di zuccheri,
sale, alcool e soprattutto dei prodotti di
origine animale (carne, burro, uova…).
Ognuno di noi ha una propria parte di
responsabilità. Infatti noi utilizziamo per
vivere molto più dell’indispensabile e così
facendo, senza accorgercene, potremmo
togliere il necessario alle popolazioni dei
paesi poveri.
Se noi,abitanti dei paesi ricchi,
accettassimo ad esempio di ridurre alla
metà il nostro consumo di carne, ne
guadagneremmo in salute (l’eccesso di
cibi di origine animale è più dannoso degli
altri eccessi alimentari) e ne potrebbe
trarre vantaggio la parte povera del
mondo.
Per capire meglio il valore di questa
scelta, risolviamo il seguente problema:
Nei paesi ricchi si consumano ogni anno
90 milioni di tonnellate di carne. Per
produrre 1 tonnellata di carne sono
necessarie 8 tonnellate di cereali. Quante
tonnellate di cereali sono necessari
per produrre tutta la carne che
consumiamo?
Adesso immaginiamo che dall’anno
prossimo nei paesi ricchi si consumino
soltanto 45 milioni di tonnellate di carne.
Quante tonnellate di cereali sono
necessarie per produrre tutta la carne
che consumiamo?
Ipotizzando un consumo ottimale di 0,5
tonnellate ( cioè 50Kg) di cereali all’anno
per persona, quanti uomini si
potrebbero nutrire grazie a questo
risparmio?
Riflettiamo insieme e impariamo dall’Expo
2015 ad essere più attenti ai nostri
comportamenti, senza aspettarci
necessariamente delle risposte da chi
decide per noi!
Io mi racconto. Tu mi conosci.
9 Aprile 2015 Numero 1
ALIMENTAZIONE
EQUA E SOLIDALE. DIMMI COME MANGI ED IO TI DIRÒ
CHI SEI. A cura dell’ins. Gigliotti e degli alunni della 4a C.
Il cibo è molto importante per la nostra
sopravvivenza, perché ci dà energia per
affrontare ogni giorno della nostra vita.
Secondo me noi siamo macchine che
hanno bisogno di carburante: il cibo.
Infatti, quando il nostro carburante
scarseggia, alcune persone si ammalano
e a volte muoiono.
Esso nella nostra vita ci aiuta in diverse
cose oltre al nutrimento: nella
conoscenza dell’altro e nella condivisione
(Letizia).
Per me la condivisione è anche dare un
po’ di cibo a chi non ne ha. Qualche volta
divido la merenda con i miei amici.
Questo è anche un modo per conoscere i
gusti, le preferenze dell’altro. Si può
anche parlare di ciò che è accaduto e
trovare il modo per aiutarsi nelle difficoltà
(Marco).
Il cibo è un punto d’incontro tra le
persone; viene condiviso con gli amici,
ma anche con gli sconosciuti; serve per
scoprirsi, per raccontarsi e per
avvicinarsi. Il cibo è la nostra cultura e
racconta una parte di noi. La nostra
alimentazione dipende anche
dall’ambiente in cui viviamo, dalla
vegetazione e dal clima del posto che ci
accoglie (Letizia).
Però ogni uomo di qualunque lingua,
nazionalità e paese ha il diritto di
mangiare. Il cibo è importantissimo per
vivere, quindi ogni persona del mondo
dovrebbe averne a sufficienza per nutrirsi
e crescere sano, facendo una vita senza
privazioni (Micol).
Molte persone che si trovano
nell’emisfero boreale comprano troppo
cibo rispetto a quello che serve per avere
una giusta alimentazione e i loro avanzi li
buttano; mentre nell’emisfero australe le
persone muoiono di fame e gradirebbero
anche un pezzo di pane che noi spesso
buttiamo (Elisa C).
E così molti bambini muoiono sia perché
mangiano troppo sia per la mancanza di
cibo e sane condizioni igieniche. Molte
madri che si nutrono male in gravidanza
muoiono al parto o partoriscono bimbi
con gravi problemi e malsani ( Ikram).
Il cibo serve per sfamarsi, ma ha anche
un valore sociale. Condivisione per due
bambini che si scambiano la merenda
significa diventare amici. Perché non
Io mi racconto. Tu mi conosci.
10 Aprile 2015 Numero 1
potrebbe essere così anche per il resto
del mondo?
L’Expo 2015 ci dà la possibilità di scoprire
le differenze tra il cibo che mangiamo noi
e quello che si mangia in altri paesi,
senza credere che l’uno sia migliore
dell’altro. Molte persone sono costrette ad
adattarsi alle tradizioni di un posto dove
si rifugiano, perché partono dai loro paesi
alla ricerca di un lavoro e di una vita più
facile, lontana dalla povertà.
La ricchezza può sembrare positiva, ma
poi c’è qualcuno che ne diventa troppo
schiavo e vive per fare soldi. Qualche
volta la povertà, anche se amara, può
arricchire le persone di gentilezza. Non
c’è solo un unico modo di vivere, ma tutti i
modi rendono il nostro mondo diverso e
colorato (Micol).
Io mi racconto. Tu mi conosci.
11 Aprile 2015 Numero 1
I RACCONTI SUL
CIBO Ins. Tiziana Gelmi 5a C.
Una scoperta terribile
Jerry era un bambino a cui piaceva la
carne. Era alto 1,30 m, pesava 45 kg,
occhi neri, capelli castani, frequentava la
terza elementare ed era anche un po’
bruttino. Ogni giorno Jerry mangiava di
buon appetito, ma con la carne di mezzo
impazziva: ne mangiava a “quintalate”, di
tutti i tipi, di qualsiasi animale, mangiava
4-5 kg di carne al giorno, mentre il resto
della famiglia era vegetariana. Un giorno
Jerry andò in gita con la scuola in una
fattoria e scoprì da dove veniva la carne.
Tornato a casa, disse alla mamma:
“Diventerò vegetariano!” Da quel giorno
non mangiò più carne. Un anno dopo
Jerry era alto 1,40 m, pesava 35 kg, era
in forma, carino e frequentava la quarta
elementare.
Gianluca Piccolo 5a C
Un miracolo nel bosco
“Mamma voglio i bignè!” Questo è Lino,
un bambino che adora i dolci. “No, ora
basta Lino, ti fanno male!”Lei è Oblivia
Newton, sua madre. Lino resta sempre in
casa a guardare la TV e a mangiare dolci
che la madre preparava alla sera; allora
Oblivia decide di mandare Lino a
raccogliere nel bosco le fragole per una
torta. Lino si avvia, ma perde la strada di
ritorno. Preso dal panico trova rifugio in
una grotta per passare la notte. Il mattino
dopo Lino ha molta fame e decide che la
grotta sarà il suo rifugio, ma la vuole
abbellire un po’. Cerca dei rami e una
pietra appuntita per fare un falò e mentre
li cerca trova delle fragole, un laghetto
con i pesci e un campo di carote
sevatiche. Inizia a raccogliere fragole e
carote e pesca i pesci. Torna alla grotta e
mangia: arrostisce il pesce, mangia le
carote e le fragole con il miele, sempre
trovato lì. Scopre che gli piacciono. Dopo
un po’ sente una voce: è suo padre
Nestor Covenant che lo sta cercando e
torna a casa con lui. “Eravamo così in
pensiero io e la mamma! A casa ti diamo
un po’ di dolci”, ma Lino “No, grazie,
preferisco delle fragole con il miele o
qualche carota”.
Franceso Badiali 5a C
La verdura fa bene
C’era una volta un bambino di nome
Bobby. Era basso e grassottello perché
mangiava solo carne. I suoi genitori
insistevano per fargli mangiare un po’ di
Io mi racconto. Tu mi conosci.
12 Aprile 2015 Numero 1
verdura, ma lui diceva che la verdura fa
schifo, mentre la carne è buona.
Un bel giorno di sole Bobby e i suoi
genitori andarono in vacanza dal nonno
che viveva in una fattoria in campagna.
Quando partirono la mamma parlò al
bambino dell’orto del nonno dove
crescevano tante buone verdure, ma lui
non voleva ascoltarla. Arrivarono che era
pomeriggio. Il bambino scese dalla
macchina e vide subito tutti gli animali. Si
accorse che alcuni animali portavano al
collo una targhetta con la scritta “Non
mangiatemi” e chiese spiegazioni al
nonno. Il nonno rispose che cercava così
di proteggerli dai cacciatori che si
aggiravano da quelle parti e volevano
mangiarne la carne. Quando Bobby sentì
la parola “carne” corse subito dalla
mamma e le disse che aveva capito da
dove veniva la carne e d’ora in poi
avrebbe mangiato solo verdura.
Andrea Mazza 5a C
La buonissima torta di carote della
nonna
“Johnny mangia le carote che hai nel
piatto, ti fanno bene per la vista!”
“Mamma, ti ho già detto che non mi
piacciono e non ho intenzione di
mangiarle!” ribattè lui. “Tesoro, non puoi
costringerlo a mangiarle, se non gli
piacciono noi non possiamo farci niente”
intervenne tranquillamente il papà.
Mentre la mamma imboccava Clary, la
sorellina, suonò il campanello. Una
vocina dolce gridò:”Sono io, la nonna,
aprite!” “Evviva, niente più carote, ma
solo dolci!!” esclamò allegro Johnny.
Peccato che la nonna avesse con sé:
finocchi, cavolfiori, cavoli, broccoli,
erbette, spinaci, mele, pere, arance,
banane…Clary guardò nel grande cestino
che aveva la nonna e mormorò:”Quale di
questi è una caramella alla ciliegia, una
torta con la panna o una deliziosa
ciambella?” “Niente di tutto questo.
Questa è solo frutta e verdura.” Rispose
la nonna e spiegò loro:”Non potete
mangiare solo dolci, state crescendo,
perciò non potete più mangiare schifezze,
ma solo cose sane”. “Stasera si mangia
minestrone di verdure e un bel piatto di
broccoli” scherzò la mamma, ma la nonna
aggiunse:”Questa sera cucinerò una bella
torta!” “Al cioccolato, alla panna, alla
crema o al caramello?” domandò Johnny
“Niente di tutto questo” rispose la nonna.
Finalmente arrivò l’ora di cena e la nonna
servì la torta. “Che buona! Che cosa c’è
in questa torta?” chiese Johnny. “Ci sono
le carote” disse la mamma.
“Davvero!?....ma è buonissima!” esclamò
Io mi racconto. Tu mi conosci.
13 Aprile 2015 Numero 1
Clary. “Certo cara, anche le torte di
verdura sono buone!” disse la nonna.
“Da oggi mangerò la verdura e non farò
più storie!” concluse Johnny.
Greta Didoni 5a C
Rispetto per l’ambiente: vita di un
albero per immagini
A cura dell’Ins.Casanova e degli alunni della 5a C
EXPO PER
IMMAGINI
A cura dell’ins. Di Franco 3a A.
Io mi racconto. Tu mi conosci.
14 Aprile 2015 Numero 1
LA PACE, IL
RISPETTO E
L’ALTRUISMO
A cura dell’ins. Maria Domenica Mangialavori e
degli alunni della 5aB
Lo spettacolo di Natale della 5 aB:
“Ti rispetto, fratello! Un sogno per
cambiare il mondo”
Sabato 13 dicembre si è svolta la nostra
ultima festa di Natale alle elementari:
abbiamo messo in scena lo spettacolo “Ti
rispetto, fratello!” che comprendeva
alcune canzoni sulla pace e il rispetto: “Si
può dare di più”, “Pensa così”, “Let it
snow”, “La guerra di Piero” e “Feliz
Navidad”. Abbiamo recitato tutti e ognuno
di noi aveva una parte importante.
Abbiamo ripetuto la stessa scena due
volte…ma per fortuna i nostri genitori non
se ne sono accorti! All’inizio eravamo tutti
agitatissimi. Abbiamo anche augurato
“Buon Natale” al nostro pubblico in tutte
le lingue. Abbiamo ballato e cantato “Feliz
Navidad” con i nostri genitori e ci siamo
divertiti tantissimo!
È stata un’esperienza bellissima: peccato
che non potremo più fare certe feste
perché dobbiamo andare alla medie.
Il messaggio del nostro spettacolo era il
rispetto per gli altri. Infatti, durante la
preparazione della recita, abbiamo
imparato che rispettare il prossimo è
molto importante: ognuno di noi ha delle
caratteristiche particolari, non dei difetti!
Quando siamo in difficoltà bisogna
aiutarsi e soprattutto bisogna avere
rispetto delle persone grandi.
Andrea R. – Joanne L. – Andrea I. – Luigi P. –
Kerllos S.
Io mi racconto. Tu mi conosci.
15 Aprile 2015 Numero 1
Lettera a Malala
Durante lo spettacolo abbiamo raccontato
la storia di Malala, una bambina
pachistana che è stata ferita da due colpi
di pistola alla testa perché voleva
difendere un diritto fondamentale: quello
all’istruzione. Nel 2014 a Malala è stato
assegnato il Premio Nobel per il suo
coraggio. “Cara Malala, ho sentito parlare
di te in televisione e sui giornali. Ammiro
tanto quello che hai fatto. Sai, avrei fatto
anch’io la stessa cosa al tuo posto. Non è
giusto che i ragazzi possano istruirsi e le
ragazze no. Spero che adesso tu stia
meglio. Poveri poi i bambini dell’Africa
che non hanno né acqua né cibo! In altri
invece c’è guerra. Mi piacerebbe poter far
qualcosa per questi bambini, perché
vivano come nel mio paese”.
Luna V.
I diritti dei bambini
Il 20 novembre di ogni anno si celebra la
Giornata dei Diritti dei bambini. Molti
bambini passano le loro giornate
lavorando duramente invece che andare
a scuola o giocare. Molti bambini sono
costretti a chiedere l’elemosina e a fare
lavori lungo le strade. Questo non è
giusto.
Bisogna ricordarsi sempre che i bambini
sono persone fragili e bisogna
proteggerli.
Eliza M. Disegno di Joanne L.
Come i bambini, anche le donne vanno
rispettate perché è da loro che ha origine
la vita.
Che cos’è la donna
La donna è un fiore
È un giorno di sole
È il mondo che dona un sorriso
È come un campo di riso
È buona e sincera
E per questo tutto il mondo
Io mi racconto. Tu mi conosci.
16 Aprile 2015 Numero 1
la rende serena e la festeggia in
primavera.
Stefano M. Disegni di Mattia S. ,Shakia, Joanne
L., Eleonora C., Mattia M., Mahima
Matite al cielo per la lotta contro il
terrorismo
In occasione della strage di Parigi in
classe abbiamo parlato dell’accaduto e
della libertà. Abbiamo anche realizzato
diversi cartelloni.
Il 7 gennaio a Parigi due fratelli terroristi
armati di kalashnikov hanno ucciso 12
persone innocenti tra cui 10 giornalisti e 2
poliziotti di cui uno islamico. Questa
strage è accaduta perché la redazione
dello Charlie Hebdo ha pubblicato delle
vignette che secondo gli islamici erano
offensive per la religione di cui il capo è
Maometto. Ha agito anche un terrorista
con la sua ragazza che, dopo l’attacco al
supermercato ebraico, è fuggita in Siria.
La matita, dopo questa strage è diventata
simbolo di pace in tutto il mondo. In tutte
le piazze è stato alzatala matita al cielo
per ricordare questo spiacevole
avvenimento. La Tour Eiffel per 45
secondi è stata spenta per lutto ma subito
dopo i francesi l’hanno riaccesa per
dimostrare la loro voglia di combattere
contro queste brutte stragi.
Da questo episodio abbiamo imparato
che è importante rispettare le idee degli
altri perché tutti hanno diritto di
esprimersi.
Loubna B., Alessia B. ,Mattia M., Nishmika,
Valentina, Vincenzo P.
La storia di Teresin-che-non-cresce:
aiutare gli altri fa bene al cuore
C’era una volta una bambina di nome
Teresa che era talmente piccola che la
chiamavano Teresin. Viveva col papà,
Io mi racconto. Tu mi conosci.
17 Aprile 2015 Numero 1
con la mamma e con la nonna; col tempo
nacque un fratellino e lo chiamarono
Anselmo.
Un giorno scoppiò la guerra e il papà
dovette partire soldato. La nonna e la
mamma abbracciarono Teresin e
Anselmo piangendo e dissero loro che il
papà non sarebbe più tornato. Teresin
protestò e non voleva più stare al mondo;
decise di non crescere più; infatti da quel
momento non crebbe più.
Intanto Anselmo cresceva. Un giorno la
mamma si ammalò e la portarono in
ospedale: la nonna dovette fare tutto il
lavoro da sola ma non ce la faceva.
Teresin, per aiutarla, crebbe di una
spanna. Si occupò anche di Anselmo che
ormai andava a scuola: gli leggeva le
favole per farlo dormire e lo svegliava alla
mattina. Poi tornò anche la mamma che
era però ancora debole, quindi Teresin
decise di crescere ancora di più tanto che
i suoi amici la soprannominarono “la
pertica”. Teresin era contenta perché si
sentiva in pace col mondo, perché aveva
potuto aiutare le persone che amava.
Mattia S. Disegni di Linda S., Eleonora C.
Donare…se stessi agli altri…un
sorriso…
Io sono una persona disponibile: aiuto la
mia nonna e la mia mamma in casa.
Quando prendo i mezzi pubblici con mia
mamma e sale una persona anziana se
non c’è un posto libero sono il primo ad
alzarmi per lasciarglielo. A scuola
abbiamo letto la storia di Madre Teresa di
Calcutta, una religiosa albanese che ha
vinto il Premio Nobel per la Pace nel
1979. Madre Teresa si prendeva cura dei
poveri e di tutte le persone che si
sentivano non amate, non volute, non
curate, di tutte le persone che sono
considerate un peso per la società.
Questa storia mi ha fatto capire che nella
vita aiutare gli altri fa bene anche a se
stessi e che è meglio dare che ricevere.
Mattia S.
Donare un sorriso rende felici le persone.
Il sorriso crea gioia dappertutto ed è
segno di grande amicizia. Se una
persona non te lo offre, donagli il tuo. Un
sorriso è un dono tanto speciale. Se una
persona non lo accetta costringilo ad
accettare.
Joanne L.
Io mi racconto. Tu mi conosci.
18 Aprile 2015 Numero 1
Chi sono…in versi!
Io mi chiamo Alessandro,
questo è il mio nome
e sono un ragazzone.
Quando esco vedo un dragone
E quando vengo a scuola divento un
ciccione!
Alessandro S.
Io sono Mahima e mi piace cantare
Quando vado in bagno vedo sempre un
ragno
Quando mi lavo i denti mi vengono
pensieri sorridenti
E quando dico gatto vedo sempre un
matto
E quel matto vuole mangiare un mattone
Mentre una foca desidera una focaccia
d’ottone
La bestia non mi piace ma figurati un
bestione ciccione!
Mahima
L'ALBERO DELLE EMOZIONI
Non sono un albero,
ma neanche un pero !
Sono come voi uomini,
anch'io provo emozioni!
Come vedi,io so parlare,
e le emozioni io posso controllare,
lo so: sembra una magia...
Che metto in atto con gran empatia!
Le emozioni io posso regalare,
ma solo quelle positive io posso donare,
e insieme far fruttare! ! !
Joanne 5aB
A cura dell’insegnante Licata e degli alunni della
classe 5aB
A CARNEVALE CON FOODY
Per carnevale noi bambini della VB
abbiamo deciso di creare la maschera di
Foody, la mascotte dell'Expo 2015.
A cura dell’insegnante Licata e degli alunni della
classe 5aB
Io mi racconto. Tu mi conosci.
19 Aprile 2015 Numero 1
RISPETTO PER GLI
ANIMALI
A cura degli ins.ti Motta Enrico e Palazzi 5aA
Ode al cane
In mezzo ai campi andiamo uomo e cane,
fiutando il mondo, scuotendo
il trifoglio,
Fra le limpide dita di settembre.
Il cane si arresta, corre dietro alle api,
salta l'acqua Irrequieta, ascolta
lontanissimi latrati e
porta la punta del suo muso a me, come
un regalo.
Andiamo avanti, uomo e cane, appaiati
nel mattino verde in cui solo noi esistiamo
come esiste l'antica amicizia, la gioia
di esser cane e di esser uomo, un solo
animale che cammina muovendo sei
zampe e una coda intrisa di rugiada.
Pablo Neruda, Navigazioni e ritorni
rid e adatt.
Il mio cane si chiama Athos.
Athos è un setter inglese, esso è molto
magro, ha le macchie marroni, ha due
occhi di colore nocciola con un po’ di
marrone ed è molto coccolone.
Quando gli faccio le coccole, Athos si
mette coricato, apre le zampe e quelle
davanti le alza in alto e mette la testa
girata.
Quando mangiamo, Athos si avvicina al
tavolo e mette le zampe anteriori sopra al
tavolo e poi si siede sul pavimento. Le
cose che faccio con il mio cane sono:
giocare con il pallone, correre, fargli le
coccole e lottare.
Maribel Presutti 5aA
Un animale come amico.
Io ho due uccellini :un maschio e una
femmina. L’uccellino maschio si chiama
Timmy e per l’uccellino femmina non
abbiamo deciso il suo nome. però vorrei
anche un pappagallo e un cane. il
pappagallo Io vorrei perché è colorato e
continuerebbe a ripetere. Il cane lo vorrei
perché è molto divertente accetterei
qualsiasi razza tutto bianco e nero.
Ma il problema è che rovina il tavolo di
vetro ,le nuove sedie e forse anche gli
armadi ,le tende, tutto!
Però al cane dimostrerei molto affetto,
andrei ogni giorno nel giardino dietro alla
chiesa per coccoIarlo sempre.
Giorgio Rezkalla 5a
La mia gatta si chiama Elisa
La mia gatta si chiama Elisa e ha appena
compiuto tre anni. Essa è di colore
bianco, è tenera, dolce.
Io mi racconto. Tu mi conosci.
20 Aprile 2015 Numero 1
Quando piango io, anch’ essa piange. Io
ho la gatta da quando avevo sei anni, ed
era ancora piccola.
L’amicizia sua e mia sono un legame
speciale, io le voglio molto bene.
Anch’essa è divertente e simpatica e
dolce. Appena ritorno a casa mi si butta
sopra, anche quando dormo mi salta
addosso. Non dimenticherò mai i suoi
sorrisi simpatici e le voglio un sacco dl
bene
Sara Aftouhi 5aA
A cura dell’insegnante Palazzi e degli alunni della
classe 5aA
I PROGETTI DELLA
SCUOLA
Programma "Frutta e verdura nelle
scuole”
A partire dall'anno scolastico 2009/2010 il
Mipaaf ha avviato, in collaborazione con il
MIUR, il Ministero della Salute, le Regioni
e Province Autonome, una campagna di
promozione dei consumi consapevoli di
frutta e verdura, ai sensi del Reg. (CE) n.
288/2009, denominata "Programma
Frutta e verdura nelle scuole"che ha
come destinatari gli alunni delle scuole
primarie; il Programma "Frutta e verdura
nelle scuole" è parte Integrante della
P.A.C.;
il Programma "Frutta e verdura nelle
scuole" prevede la fornitura e la
distribuzione gratuita ed assistita di
prodotti frutticoli ed orticoli, nonché la
realizzazione di misure di
accompagnamento; la Strategia del
Programma considera i docenti "attori
fondamentali" per stimolare, attraverso
l'azione didattica ed educativa,
l'assunzione da parte degli alunni di frutta
e verdura fresca al fine di promuovere
abitudini alimentari sane e miranti a
Io mi racconto. Tu mi conosci.
21 Aprile 2015 Numero 1
combattere la crescente obesità tra i
bambini.
Progetto “Frutta nella scuola”
A cura dell’ins. Di Franco 3aA
Progetto “Frutta nella scuola”
A cura dell’ins. Fiumefreddo 1aB
Oggi siamo andati in aula video.
Abbiamo guardato il video della
nutrizionista poi abbiamo giocato con la
frutta e la verdura.
Infine, la signora ci ha dato una mela
ciascuno per gustarla e siamo tornati in
classe. E' stato un incontro interessante.
Lavoro di gruppo della classe 1aB
Io mi racconto. Tu mi conosci.
22 Aprile 2015 Numero 1
Progetto “Frutta nella scuola”
A cura dell’ ins. Maggi Patrizia 1aA
Io mi racconto. Tu mi conosci.
23 Aprile 2015 Numero 1
More English
On English show!
A cura delle ins. Motta C., Canegrati e dagli alunni
della 2a
Questa mattina siamo andati nella
palestra della nostra scuola a vedere uno
spettacolo in inglese.
Tutte le classi seconde hanno incontrato
pigs, dogs, sleeps e cows.
Questi animali mangiavano o erba (
grass) o carne ( meat) o mele (apple).
Abbiamo cantato e giocato, ma anche
ripetuto tante parole in inglese.
E’ stato divertente e ci è piaciuto scoprire
che già capiamo qualche parola in
inglese.
Spettacolo in inglese
ins. Fiumefreddo 1aB
Oggi in palestra abbiamo visto degli attori
inglesi travestiti da animali. Gli animali
erano il maiale, la mucca, il cane, e la
pecora. Facevano tanti scherzi e dei
giochi. Ci siamo divertiti moltissimo!
Lavoro di classe 1aB
Io mi racconto. Tu mi conosci.
24 Aprile 2015 Numero 1
Io mi racconto. Tu mi conosci.
25 Aprile 2015 Numero 1
LABOTORIO SULLA
PREISTORIA
A cura dell’ins. Maggi Marisa e degli alunni della
3aC
Io bambina della preistoria
Sono una bambina della Preistoria.. . Io
vivo in una caverna con la mia famiglia, i
miei zii, mia nonna e mio nonno. Ho un
mammut di nome Fiocco.
Un giorno, io e le mie due cugine
volevamo giocare a dipingere sulle pareti
della nostra caverna. Siamo andate al
mercato per comprare: argilla, terra,
succhi di bacche, ciottoli colorati e una
ciotola. In tutto servivano dodici ciottoli
gialli o un ciottolo nero.
Quando siamo ritornate dal mercato,
abbiamo preso l’acqua e dell’erba secca,
poi io ho preso argilla, terra, acqua,
succhi di bacche e le pietre colorate
friabili: tutte queste cose le ho messe
nella ciotola e ho preparato il miscuglio.
Abbiamo preso l’erba, abbiamo intinto
l’erba nel colore e poi abbiamo disegnato
sulle pareti; io ho detto:
-E’ bellissimo!
Il giorno dopo siamo entrate in un’altra
caverna, ma poi uscì un orso delle
caverne! Ci siamo molto spaventate, ma
la nostra tribù ci è venuta a salvare.
Poi abbiamo festeggiato!
Elena, 3aC
Io bambino della preistoria
Ciao, sono un bambino della Preistoria,
mi chiamo Gugu e i miei genitori si
chiamano così: la mamma Gaga e il papà
Gogo, mio fratello è Giogio; siamo nella
tribù dei Gugaga.
Un giorno a me e al mio mammut è
capitata un’avventura straordinaria:
eravamo usciti dalla caverna e correvamo
sulla collina; vedemmo una valle e
decidemmo di andarci.
Dopo un po’ che camminavamo, io e il
mio mammut ci fermammo: quando il
mammut vide che arrivava un branco di
bisonti spaventati, noi cercammo rifugio e
trovammo una caverna.
La caverna era disabitata, ma sulle pareti
della caverna c’erano dei dipinti!
Era diventata sera e io mi ero
addormentato; il giorno dopo mi ritrovai
rinchiuso in una tenda con il mio mammut
Io mi racconto. Tu mi conosci.
26 Aprile 2015 Numero 1
e c’era una guardia della tribù dei
Nasastri, i nostri nemici.
La notte, il mio mammut tagliò le pelli
della tenda con le sue zanne, uscì e così
liberò anche me. Ci accorgemmo che
stava arrivando una guardia,ci
nascondemmo dentro un cespuglio e la
guardia se ne andò.
Il giorno dopo ritornammo alla nostra
caverna.
I miei genitori, quando mi videro, mi
chiesero dove ero andato e io raccontai
l’avventura: loro rimasero a bocca aperta.
Tutta la tribù fece una festa. Io e il mio
mammut eravamo contenti.
Da quel giorno, io insegnai a fare i dipinti
che avevo visto e tutti impararono a
dipingere sulle loro caverne.
Matteo3aC
LABOTORIO DI
STORIA
ALIMENTAZIONE E CULTURA
A cura dell’ins. De Petra e degli alunni della 4aD
Da dove viene il nostro modo di
mangiare?
Dai popoli che abitavano il bacino del
Mediterraneo tanto, tantissimo tempo
fa..... L'alimentazione nel tempo ha
sempre avuto una grande importanza
nello sviluppo di un popolo; in questo
anno scolastico stiamo studiando le civiltà
che vissero, dal 2000 a.C., nelle
vicinanze del mar MEDITERRANEO, il
nostro grande mare: Egizi, Fenici,
Greci.
Io mi racconto. Tu mi conosci.
27 Aprile 2015 Numero 1
L'alimentazione fra gli antichi popoli
del mediterraneo
Lungo le rive e nelle vicinanze del Mar
Mediterraneo, vivevano sia popoli che si
dedicarono all'agricoltura e quindi
basavano la propria alimentazione sui
prodotti ricavati da essa, sia popoli che,
per la conformazione del territorio nel
quale abitavano,non poterono dedicarsi
esclusivamente all'agricoltura, quindi
si rivolsero anche al mare: svilupparono
tecniche di navigazione e raggiunsero
terre lontane in cui fondarono porti e città;
l'artigianato e il commercio marittimo
divennero la loro fonte di progresso.
L'incontro con popoli diversi favorì la
circolazione di invenzioni, scoperte, idee
e culture, anche della CULTURA DEL
CIBO.
L'alimentazione nell'Antico Egitto
Contenitori appartenenti ad un corredo funebre di
varie epoche, Museo Egizio, Firenze.
Calice. Museo Egizio (Collezione Nizzoli 1824),
Firenze.
Tavola d’offerta con due modelli di pane.
Terracotta arancione. Museo Egizio, Firenze.
Gli antichi Egizi ritenevano che la vita
continuasse dopo la morte e che l’anima
avesse ancora bisogno di mangiare, di
bere e di tutte le cose di cui godeva in
vita. Nei corredi funerari delle tombe
egizie infatti non venivano deposti solo i
beni personali del defunto, ma anche
abbondanti cibi e bevande conservati in
vari tipi di contenitori, che dovevano
garantire al morto la sopravvivenza
nell’aldilà; spesso questi cibi e contenitori
sono arrivati intatti fino ai giorni nostri.
Nelle tombe egizie troviamo inoltre alcune
serie di oggetti con una funzione
essenzialmente magica, che dovevano
fornire da mangiare e da bere per
l’eternità all’anima del defunto: delle
Io mi racconto. Tu mi conosci.
28 Aprile 2015 Numero 1
statuette di servitori in atto di produrre
alimenti di vario tipo e delle tavole
d’offerta con le raffigurazioni dei vari cibi.
Notizie sulla produzione alimentare
dell’antico Egitto ci vengono infine dalle
numerose scene di vita quotidiana dipinte
sulle pareti delle tombe. In questo modo
siamo arrivati a conoscere sia i prodotti
alimentari finiti, sia le caratteristiche della
loro produzione e i procedimenti della loro
conservazione e cottura. Naturalmente i
reperti dei corredi e le immagini delle
tombe ci hanno tramandato le usanze
alimentari di persone con buone
possibilità economiche: l’abbondanza di
disponibilità di cibo era ovviamente indice
di ricchezza, anche nell'antichità! Il pane
e la birra erano la base dell’alimentazione
degli antichi Egizi. La coltivazione dei
cereali era una delle attività più importanti
del popolo egizio; fu favorita dalle annuali
inondazioni del fiume Nilo, che lasciando
sul terreno grandi quantità di fertile limo
permettevano di effettuare anche due
raccolti all’anno. L’aratura e la semina
avvenivano appena l’acqua del Nilo si era
ritirata dopo l’inondazione; la mietitura era
effettuata con falci di legno; quindi le
spighe venivano battute per separare i
chicchi dalla paglia. Una volta puliti, i
chicchi di cereali erano stivati dentro
granai a forma di silos, sotto gli occhi
attenti degli scribi che registravano
accuratamente il numero dei sacchi
versati nei granai.
I cereali coltivati nella valle del Nilo erano
essenzialmente tre: il farro (triticum
dicoccum), un tipo di frumento
(probabilmente triticum aestivum) e l’orzo
(hordeum sativum vulgare). I chicchi
venivano macinati dalle donne nelle case
con macine del tipo a sella e la farina
ottenuta era utilizzata per fare pane di
vario tipo; il lievito non era conosciuto e
per lievitare la pasta di pane si usava
l’avanzo della pasta del giorno
precedente. I pani d’orzo servivano
soprattutto alla fabbricazione della birra.
La bevanda ottenuta consisteva in una
birra non molto alcolica che veniva
conservata in giare accuratamente
sigillate. L’aggiunta di altri ingredienti
poteva cambiare il sapore e la gradazione
della birra; altre bevande più o meno
alcoliche venivano inoltre ricavate dalla
fermentazione di diversi frutti o bacche.
La coltivazione dell’uva, sia come frutto
che per produrre il vino, è documentata in
Egitto fin dai tempi più antichi, anche se
come bevanda non ebbe mai la diffusione
e l’importanza che ebbe invece la birra.
Le vigne erano di solito a forma di
pergolato e la pigiatura dell’uva dopo il
raccolto era eseguita con i piedi dentro
Io mi racconto. Tu mi conosci.
29 Aprile 2015 Numero 1
grandi catini, proprio come si è fatto fino a
pochi anni fa. Il succo ottenuto era
versato in anfore e lasciato fermentare,
quindi le anfore venivano tappate; sulla
loro spalla era di solito applicata
un’iscrizione con l’indicazione dell’annata
e del luogo di produzione del vino. La
coltivazione dell’olivo fu introdotta in
Egitto dall’oriente molto più tardi, ma l’olio
d’oliva non fu tra i più usati in cucina. Gli
oli più utilizzati per condire e per friggere
erano l’olio di sesamo, l’olio di lino e
soprattutto l’olio bak tratto dalla noce di
moringa; alcuni papiri attestano che molti
oli particolari venivano importati da paesi
stranieri, non solo a fini alimentari, ma
anche per uso medico e cosmetico. Altri
condimenti per la cucina erano il sale e
alcune erbe aromatiche, come il ginepro,
l’anice, il coriandolo, il cumino, il
prezzemolo e il finocchio; il pepe non era
conosciuto e fu importato in Egitto solo in
epoca romana. Orti e giardini erano molto
diffusi nell’antico Egitto, anche di piccole
dimensioni, sia presso le case dei
contadini che nelle grandi ville dei ricchi
dignitari. Nei frutteti venivano coltivati vari
tipi di frutta: cocomeri, meloni, fichi,
palme da dattero e, importati , meli e
melograni: come per l’olivo infatti, diversi
prodotti arrivarono sulla tavole degli Egizi
a seguito dei contatti commerciali,
particolarmente fiorenti con i paesi del
Mediterraneo orientale. Veniva raccolta e
apprezzata anche la frutta selvatica,
come le giuggiole, simili alle ciliegie, e le
noci di palma dum. Negli orti
abbondavano numerose varietà di
verdure, tra cui cipolle, porri, aglio,
sedano, cetrioli e soprattutto ceci, fave e
lenticchie, che erano elemento quotidiano
dell’alimentazione degli antichi Egizi.
Particolarmente coltivata era la lattuga, i
cui cespi raggiungevano grandi
dimensioni: forse per questo motivo la
lattuga era sacra al dio Min, protettore
della fecondità. La caccia e la pesca
furono tra le attività più praticate . In
epoca storica la caccia rimase come
attività di tipo sportivo da parte dei ricchi
nobili, che spesso si dedicavano a
cacciare nel deserto o lungo il Nilo lepri,
leoni, gazzelle, ippopotami. Rimase
invece sempre molto praticata la caccia
agli uccelli, soprattutto per riempire,
insieme al pesce, le mense delle famiglie
più povere: si tratta soprattutto di piccioni,
anatre, oche, gru e vari tipi di uccelli
acquatici. I volatili venivano messi sotto
sale dentro grosse giare, per essere
conservati. Alcuni tipi di uccelli venivano
anche allevati: anatre, oche e gru; anche
le uova venivano consumate.
L’allevamento a scopo alimentare era
Io mi racconto. Tu mi conosci.
30 Aprile 2015 Numero 1
praticato nell’antico Egitto soprattutto per
i bovini, utilizzati anche per i lavori
agricoli, e per ovini e caprini Altri animali
allevati per l’alimentazione erano i conigli
e i maiali. Il pesce era il cibo più comune
per chi non poteva permettersi
quotidianamente la carne e veniva
appeso e fatto essiccare, poi messo sotto
sale in grandi giare per conservarlo.
L'alimentazione dei Fenici
I Fenici sono maggiormente ricordati quali
marinai e mercanti geniali, dunque
contribuirono in maniera determinante
agli intensi scambi di prodotti e manufatti,
uomini e idee, che hanno portato
nell’antichità alla creazione di una koinè
(comunanza) culturale mediterranea ed
alla sua circolarità. Ai Fenici si deve, oltre
alla diffusione dei vini e della coltivazione
della vite, alla diffusione dell’olio e della
coltivazione dell’olivo, anche l’estrazione
del sale dal mare su grande scala, con
tecniche ancora oggi utilizzate in
numerose saline mediterranee. Ai Fenici
dobbiamo anche lo sviluppo delle
tecniche di pesca artigianale e del tonno
(poi arricchito dagli Arabi) e un notevole
contributo alla diffusione di tecniche di
produzione e trasformazione dei prodotti
mediterranei prima che Arabi e Spagnoli
importassero prodotti da altri continenti.
Pensiamo che la nostra Dieta
Mediterranea debba molto ai Fenici: le
loro pietanze sono alla base di piatti che
ancora oggi consumiamo, magari con
differenti versioni in termini di gusto (il
tempo ha modificato infatti questo
aspetto). La base dell'alimentazione dei
Fenici era costituita dai cereali. Venivano
coltivati il farro e l'orzo: con la farina di
quest'ultimo si preparavano vari tipi di
zuppe, focacce e pane.
Nell'alimentazione quotidiana, al pane si
aggiungevano le verdure mangiate crude
o cotte: cipolle, radici commestibili,
cetrioli, meloni e lattuga. Con le
leguminose fave, lenticchie e ceci, si
preparavano zuppe e polente.
La carne veniva mangiata meno
frequentemente: di solito era quella dei
volatili da cortile, dei bovini, degli ovini,
dei maiali e soprattutto per le classi più
elevate la selvaggina; per i più poveri una
delle risorse era il pesce, le pietanze
venivano fatte bollire, arrostire, essiccare
e conservare sotto sale . Il condimento
principale era l'olio e il sesamo; per
dolcificare si usava il miele, che era usato
a scopo medicinale. Per i dolci veniva
usata la frutta anche fresca. Uva, fichi,
datteri e melograni costituivano la base
specialmente di merende e spuntini.
Io mi racconto. Tu mi conosci.
31 Aprile 2015 Numero 1
L'alimentazione degli antichi Greci
Si basava sulla cosiddetta "triade
mediterranea": frumento, olio d'oliva e
vino. La nostra conoscenza
sull'alimentazione degli antichi greci si
basa su fonti artistiche e letterarie. I greci
facevano tipicamente tre pasti al giorno:
• l'akratismós, equivalente della
nostra colazione, che consisteva in pane
d'orzo intinto in vino puro ( ákratos),
eventualmente accompagnato da fichi,
formaggio o olive. Si mangiava a
colazione anche un tipo di frittelle
chiamate tēganítēs , parola derivante dal
vocabolo tagēnon, che significava
"padella" o "tegame".Gli ingredienti delle
tēganítēs erano farina di frumento, olio
d'oliva, miele e latte cagliato.
• l'áriston, un pranzo leggero, che
solitamente si teneva verso mezzogiorno
o nel primo pomeriggio.
• il deípnon, il più importante pasto
del giorno, corrispondente alla cena, che
aveva generalmente luogo al tramonto.
• Ai tre pasti canonici poteva
aggiungersi uno spuntino, l'hespérisma,
nel tardo pomeriggio. Infine vi era
l'aristódeipnon, letteralmente "pranzo-
cena", che poteva tenersi anch'esso nel
tardo pomeriggio, ma in questo caso
come sostitutivo della cena.
Sembra che uomini e le donne, nella
maggior parte dei casi, mangiassero
separatamente. Se la casa era troppo
piccola, gli uomini mangiavano per primi
e le donne andavano a tavola dopo che
questi ultimi avevano terminato. Il servizio
in tavola era svolto solitamente dagli
schiavi, mentre, secondo il filosofo
Aristotele, i poveri, non avendo schiavi,
facevano svolgere tale compito dai propri
figli e dalle proprie mogli. Normalmente i
Greci mangiavano seduti su sedie,
mentre l'uso di letti era riservato ai
banchetti o agli aristocratici. I tavoli, alti
per i pasti ordinari e bassi per i banchetti,
erano inizialmente di forma rettangolare.
Tuttavia, nel IV sec.a. C. il tavolo comune
aveva ormai forma circolare, spesso con
piedi di animale (per esempio a forma di
zampa di leone). Le fette di pane
potevano essere usate come piatti, ma
l'uso di ciotole di terracotta era più
comune. Le posate non erano molto
usate: la forchetta era ancora
sconosciuta all'epoca, mentre si usava il
coltello per la carne e un cucchiaio simile
a quelli di oggi per zuppe e brodo.
Il banchetto o simposio era uno dei
passatempi preferiti dei Greci. Esso
consisteva in due parti: la prima destinata
al cibo, generalmente molto semplice, e
la seconda (il simposio vero e proprio)
Io mi racconto. Tu mi conosci.
32 Aprile 2015 Numero 1
alle bevande. Tuttavia, anche durante il
pasto propriamente detto si beveva vino,
e durante la seconda parte del banchetto
le bevande erano accompagnate da
stuzzichini come castagne, fave, chicchi
di grano tostati o ancora dolci al miele. La
seconda parte del banchetto era
solitamente inaugurata da una o più parti,
solitamente in onore di Dioniso, dopo le
quali si conversava o si giocava a giochi
da tavolo, come il cottabo.
Strettamente riservato agli uomini, il
banchetto era un elemento essenziale
nella società greca. Esso poteva essere
organizzato da un privato con i propri
amici o parenti.
I cereali costituivano la base
dell'alimentazione greca; tra di essi i più
diffusi erano il grano, il farro e l'orzo. Il
grano, dopo una mondatura in ammollo,
poteva essere lavorato principalmente in
due modi: o veniva ridotto in semola,
oppure, dopo essere stato macinato in
farina, impastato, era usato per fare pane
o focacce, semplici o mescolate a miele o
formaggio. Il lievito era conosciuto: a
partire dall'età romana, i Greci usavano
un composto alcalino o del lievito di vino
come agente lievitante. Le pagnotte
erano cotte in forni d'argilla. L'orzo era più
facile da produrre, ma più difficile da
trasformare in pane. Forniva un pane
nutriente ma molto pesante. A causa di
questo veniva arrostito prima della
fresatura, producendo una farina
grossolana , usata per fare il maza , un
piatto greco di base, che costò ai greci il
soprannome di mangiatori d'orzo. Sono
note molte ricette del maza, poteva
essere servito cotto o crudo, in brodo, o
trasformato in gnocchi o focacce. Poteva
essere arricchito con il formaggio o miele,
come il pane di grano.
I cereali erano spesso serviti e
accompagnati con ciò che era
genericamente indicato come
condimento e, per estensione, a tutto ciò
che era preparato sul fuoco e
accompagnava il pane; ad esempio nel
periodo classico si riferiva a frutta e
verdura: cavoli, cipolle, lenticchie, piselli
dolci, ceci, fave, piselli. Le verdure si
preparavano sotto forma di zuppa, bollite
o schiacciate, condite con olio d'oliva,
aceto, erbe o garon , una salsa di pesce.
La purea di fave era un piatto prelibato.
Le famiglie povere mangiavano ghiande
di quercia. Le olive crude o raffinate
erano un antipasto comune . Nelle città,
le verdure fresche erano costose, e
quindi, gli abitanti più poveri si
accontentavano di legumi secchi. La
zuppa di lenticchie era il piatto tipico del
lavoratore . Formaggio, aglio e cipolle
Io mi racconto. Tu mi conosci.
33 Aprile 2015 Numero 1
erano i piatti più consumati dai soldati. La
frutta, fresca o secca, era consumata
come dessert. I frutti più importanti erano
fichi, uva passa e melograni. I fichi secchi
accompagnavano il vino come aperitivo,
seguiti da castagne alla brace, ceci e
faggiole.
Il consumo di pesce e carne variava a
seconda della ricchezza e la posizione
della famiglia. I contadini allevavano polli
e oche nell'aia. Le famiglie più ricche e i
proprietari terrieri potevano allevare
capre, maiali o pecore, mentre i cacciatori
li rifornivano di carne di cervo e cinghiale.
Le salsicce erano consumate sia dai
poveri che dai ricchi.