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Alma Mater Studiorum-‐ Università di Bologna
Cdl Magistrale in Semiotica, a.a 2013/2014
Semiotica dei consumi (6cfu), Prof.ssa Giovanna Cosenza
Decidere di essere madre bucando un preservativo:
analisi della campagna pubblicitaria di Desigual per la
“Festa della Mamma”
Oggetto: Elaborato di Semiotica dei Consumi
Autore: Martina Manfreda, matricola 0000689272
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Indice
Introduzione ………………………………………………………………… pag. 3
Analisi dello spot pubblicitario ……………………………………… pag. 5
Storia dell’hashtag: analogie e differenze tra l' Italia e la Spagna
…………………………………………………………………………………….. pag. 11
Il ruolo della donna ………………………………………………………. pag. 15
Conclusioni .............................................................................................. pag. 17
Appendice …………………………………………………………………… pag. 19
Bibliografia …………………………………………………………………. pag. 20
Sitografia …………………………………………………………………….. pag. 21
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Introduzione
Nel maggio del 2014, viene mandato on air in Spagna, Italia, Francia,
Germania e Belgio, uno spot firmato Desigual per celebrare la “Festa
della mamma”, tassello di una campagna trasgressiva del brand,
iniziata nella seconda metà del 2013.
Il filmato ha la volontà di presentare il desiderio di maternità in
maniera diversa e provocatoria, a tal punto che in Italia, trasmesso
dalle reti Mediaset, viene riportato censurato e modificato.
In un comunicato della marca d’abbigliamento spagnolo si legge:
“Lo spot è un invito a sognare, a lottare per quello in cui crediamo e a
fare le nostre scelte. Una narrazione pubblicitaria in cui la
protagonista è una donna che gioca con un cuscino davanti a uno
specchio, immaginando di essere incinta e sperando che quel sogno
diventi realtà. Un messaggio che dunque vorrebbe essere irriverente
ma anche ottimista, e raccontare di una donna che vuole raggiungere i
propri obiettivi e prendere le redini della propria vita”.
Nonostante la sbandierata libertà a cui sembra essersi ispirato il
brand per ideare questa campagna, le critiche che si sono riversate sul
web e non solo, sono molteplici. Ed è un pubblico variegato ed
eterogeneo quello che si schiera aspramente contro questo filmato:
femministe, maschilisti, mamme offese nell’orgoglio del loro status
quo, antiabortisti, e l’elenco potrebbe essere ancora lungo.
Sgomento e rabbia, sono state le prime emozioni che ho provato la
prima volta di fronte a questo spot. L’ennesima esibizione di un corpo
femminile che veicola significati altri, nella fattispecie pregiudizi e
stereotipi che stavolta sembrano camuffati subdolamente, è ciò che mi
ha spinto ad interessarmi a questa campagna.
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Se si aggiunge anche l’insolenza delle scritte mandate in
sovrimpressione durante lo spot, che citano con spensieratezza
questioni etiche e politiche molto importanti e attuali, come sessualità,
maternità ed autodeterminazione, la faccenda si fa più seria.
Perciò ho deciso di analizzare e decostruire questo spot, al fine di
individuarne fallacie ed errori, che possono risultare lesivi della
dignità femminile, e che fomentano quel sessismo di fondo radicato
nella nostra società.
Il primo capitolo di questo lavoro si occupa dell’analisi prettamente
semiotica dello spot pubblicitario. Sulla base di alcuni elementi teorici
propri dell’analisi semiotica dei testi sincretici, si è cercato di
individuare quei tratti semantici che veicolano determinati significati
e provocano significativi effetti di senso.
Il secondo capitolo si concentra nell’approfondimento della
tematica dello slogan, utilizzato dalla campagna:
#tudecides/#noidecidiamo, e sulla strumentalizzazione e
manipolazione che ne è stata fatta, ai danni dei movimenti per
l’autodeterminazione femminile che invadono la Spagna e l’Europa in
questi ultimi tempi.
Il terzo capitolo è focalizzato in particolare sull’immagine e sul
ruolo di gender femminile che emerge da questo spot, cercando di
smascherare le evoluzioni, di cui la pubblicità in questione si fa
sostenitrice, mostrandone il carattere reazionario e conservatore.
L’appendice, che conclude questo elaborato, contiene alcune
immagini simbolo dello spot citate in ordine di riferimento.
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Analisi dello spot pubblicitario
In questo capitolo si analizzerà, da un punto di vista strettamente
semiotico, lo spot di Desigual, mandato in onda in Spagna, che, come
vedremo più avanti, differisce dalla versione italiana in quanto
quest’ultima è stata trasmessa in una variante “opportunamente”
censurata.
Innanzitutto sembra utile premettere la specificità della forma
testuale che verrà presa in analisi, che differenzia lo spot da altre
forme pubblicitarie: la specifica prospettiva marketing oriented, verrà
esaminata nella sua manifestazione espressiva, a partire dal
sincretismo che differenzia e fonda questa specifica forma testuale,
che è lo spot pubblicitario.
Lo spot appartiene al genere dell’audiovisivo, per cui l’analisi verterà
sull’indagine del registro visivo e del registro sonoro, aventi sì
contenuti autonomi, ma allo stesso tempo combinati in un unico
progetto di significazione che avrà determinati effetti di senso.
In questo spot, ideato all’interno di una campagna per promuovere la
“festa della mamma”, vediamo una giovane (e magra) modella, che
con pose ammiccanti e provocatorie, sorride guardandosi allo
specchio a ritmo di pop, con indosso un coloratissimo vestitino
Desigual (la marca che sponsorizza); si immagina come starebbe se
fosse incinta, simulando un pancione con un cuscino sotto il vestito;
dopo qualche secondo, la vediamo prendere dei preservativi e bucarli
con uno spillo, e sempre ammiccante si accinge a prendere la borsetta
e ad andare, forse, al prossimo appuntamento galante.
Già dal principio è possibile quindi rintracciare una serie di temi e
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valori ricorrenti nel testo e rafforzati da isotopie che abbracciano
entrambi i livelli enunciati sopra, visivo e sonoro.
In particolare:
• Il tema della seduzione, marcato nella sua valenza giocosa
• Il tema della maternità, valore simbolo della campagna
• Il tema della giovinezza e della gioia di vivere e di essere, appunto, giovani
• Una presentazione del ruolo di gender femminile, in cui è la donna a
dominare
Risulta forse già possibile formulare una prima considerazione: il
prodotto da promuovere e pubblicizzare, nel nostro caso il capo
d’abbigliamento firmato Desigual, in qualche modo sparisce o
sicuramente passa in secondo piano, rispetto ad un universo di figure
e valori che questo spot si prefigge di trasmettere e che poco
condividono con il mondo dei vestiti o col marketing dei suddetti.
Riprendendo i concetti, formulati da Greimas nel saggio Semiotica
figurativa e semiotica plastica (1984), è possibile rintracciare un
livello plastico nel testo, in cui forme, linee e colori significano
qualcosa e creano specifici effetti di senso.
Se si osservano le categorie eidetiche del testo (cfr Fig.1), è
possibile notare un contrasto sul piano dell’espressione: le linee dritte
e segmentate, del vestito Desigual della ragazza, ma anche del suo
corpo eccessivamente magro e longilineo, si contrappongono alle
linee curve del cuscino e della pancia simulata dall’indossatrice. La
categoria del piano dell’espressione dritto/curvo può rimandare,
semisimbolicamente, alla categoria del piano del contenuto
madre/emancipazione.
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Più precisamente: sono donna, sono madre ma contemporaneamente
anche “chula”, dura, indipendente e forse un tantino crudele.
Dal punto di vista cromatico, viene prediletto l’uso di colori
sgargianti, a partire dal trucco della modella, al vestito che indossa ed
agli oggetti presenti nell’appartamento. Tutti questi formanti plastici
concorrono a provocare nel destinatario un effetto altamente euforico,
rafforzando così, attraverso isotopie di tipo figurativo, quel tema della
giovinezza e della felicità, ad esso annessa, che avevamo
preliminarmente delineato.
Queste ipotesi, date le premesse sul carattere sincretico del testo
audiovisivo in esame, vengono confermate e rafforzate sul piano del
registro sonoro. Quest’ultimo, nell’ambito del cinema e
dell’audiovisivo “classico”, era considerato, in qualche modo,
subordinato all’orizzonte del visibile, e portatore di effetti di senso
aggiuntivi e non del tutto autonomi rispetto a quelli appartenenti al
registro visivo. Non si può affermare lo stesso nell’ambito
pubblicitario: il registro sonoro è parte integrante del sistema, e, anzi,
molto spesso è soltanto a quest’ultimo che sono delegate le funzioni di
valorizzazione, patemizzazione ed euforizzazione della marca.
Vediamo nello specifico, come il registro sonoro provoca determinati
effetti di senso in questo spot.
La musica che ascoltiamo di sottofondo è stata composta
appositamente per questa pubblicità: sia le lyrics (“Hello world, i’m
gonna be me yeah, hello world i’m gonna make you smile”) che il ritmo
e la melodia, fungono da rinforzo e da connettore isotopico di quei
temi che avevamo precedentemente illustrato: giovinezza, gioia di
vivere, euforia.
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Nel nostro caso, possiamo affermare che la musica diventa parte
integrante del “codice genetico” della marca (Lombardi 1998: 201),
culturalmente connesso all’insieme di valori di cui la marca si fa
sostenitrice (ricordiamo il claim del brand Desigual “La vida es chula”).
Il ritmo pop della canzone è significante in se stesso: indica infatti
qualcosa di dinamico e giovanile.
La voce parlata femminile si manifesta attraverso débrayage
enunciativo ed appartiene ad uno speaker delegato dall’azienda e non
visibile all’interno dello spot. La voce di donna rivela il proprio ruolo
attanziale esclusivamente mediante registro sonoro, si tratta di una
voice over.
Essa rappresenterebbe quindi “un’entità discorsiva che ci parla ma
che non è visibile, e che orienta l’accesso enunciativo all’Oggetto di
valore, sia esso product, brand o corporate”(Spaziante 2005: 156).
Alla comparsa della voice over, infatti, sul piano del registro sonoro,
corrisponde la manifestazione dello slogan della marca Desigual “la
vida es chula” sul piano del registro visivo. Ciò simboleggia la chiusura
del testo e quindi di un arco tensivo, che attraverso il ritmo veloce e
dinamico, termina con la presentazione del brand.
Sul piano dell’enunciazione, soffermiamoci sull’inquadratura
utilizzata: la donna sembra essere ripresa attraverso uno sguardo
oggettivo. Quest’ultimo è funzionale, nell’ambito pubblicitario, a
focalizzare l’attenzione esclusivamente sul prodotto, e di conseguenza
a non caricarlo di ulteriori valorizzazioni. Viene conferita un’illusione
di realtà , in cui l’emittente-‐marca si neutralizza.
Nel nostro testo però, il carattere finzionale si rivela subito attraverso
la comparsa sullo schermo di headlines in sovrimpressione; si tratta di
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embrayage che ritornano all’istanza dell’enunciazione, nel nostro caso
della produzione pubblicitaria.
La prima scritta che compare è l’hashtag che recita #tudecides (cfr.
Fig 1) nella versione spagnola e #noidecidiamo in quella italiana, sulle
cui differenze e significati ci occuperemo, nello specifico, nella
seconda parte di questo lavoro.
La seconda scritta invece rivela che ciò che si sta guardando è,
appunto, solo “finzione pubblicitaria” e non va riprodotto a casa,
segnalando quindi una sorta di distanza tra enunciatore-‐enunciato.
Emerge perciò una valorizzazione, forse anche disforica, del testo, che
contrasta con la pretesa di neutralità data dall’inquadratura della
macchina da presa.
La terza scritta specifica il tema della campagna per cui è stato ideato
lo spot : “Feliz dìa de la madre” (Buona festa della mamma, cfr. Fig 1).
La quarta e ultima scritta è la presentazione del marchio con annesso
slogan che chiude lo spot, come a conclusione di un climax ascendente
che culmina con la frase simbolo, il claim della marca. Al lettering
scelto, per niente formale, possiamo associare quelle isotopie di tipo
figurativo, che avevamo rintracciato nella prima parte di questa
analisi, che rimandano al mondo dinamico e giovanile.
A conclusione di questa prima parte dell’analisi, possiamo
riassumere la valenza che i tratti semantici, rintracciati all’interno di
questo testo, possiedono. Desigual ha costruito questo spot per
celebrare il mondo della maternità; un mondo colorato in cui essere
madri, single, giovani e belle è altamente euforico e positivo (si pensi
alle categorie eidetiche e cromatiche, alla musica…), in cui è la donna
libera che decide autonomamente (a prescindere dall’uomo) se fare
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sesso protetto o essere madre, bucando i preservativi. Allo stesso
tempo sembra sorgere un elemento disforico, quello dell’inganno di
una donna seduttrice che stride con la figura di madre libera ed
emancipata descritta sopra. Desigual si toglie, però, dall’ingombro di
trovarsi a cavallo fra questa euforia e questa disforia, che rischia di
provocare l’effetto opposto rispetto a quello desiderato per lo spot,
premettendo che tutto ciò che vediamo è esclusivamente mera
finzione.
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Storia dell’hashtag: analogie e differenze tra l' Italia e la Spagna
Come avevamo accennato nel capitolo precedente, il video-‐
campagna di Desigual, in occasione della celebrazione della Festa
della mamma, lancia lo slogan #tudecides, ovvero tu, donna, sei libera
di decidere se essere madre o meno, bucando il preservativo.
Il corrispettivo spot della versione italiana, prevede una censura sulla
scena in cui la donna trafora con uno spillo i preservativi, e la
trasformazione dell’hashtag in #noidecidiamo.
Nonostante il brand Desigual si fosse sempre distinto per la scelta
di campagne pubblicitarie irriverenti e trasgressive, che mostravano
donne dalla libera sessualità (ricordiamo la campagna lanciata
qualche mese prima #falloalmattino), in questo caso si adegua al
clima conservatore che imperversa in Spagna negli ultimi tempi.
Il ministro della giustizia Alberto Ruiz Gallardòn ha infatti avanzato
un progetto di legge che intende vietare l’aborto come libera
decisione della donna, limitandone il ricorso a casi di violenza
sessuale (da denunciare non oltre le 12 settimane dal concepimento)
o di grave rischio per la salute della donna.
Una grave lesione della libertà femminile che porta la Spagna a
lanciare un appello ai cittadini spagnoli e d’Europa, organizzando
manifestazioni, presidi e assemblee pubbliche, lottando per esigere
che venga mantenuta la legge attuale sulla salute sessuale e
riproduttiva e sull’interruzione volontaria di gravidanza. Una legge
che, nel 2012, ha portato alla riduzione di 6mila casi di aborto,
rispetto all’anno precedente.
Il simbolo di questa lotta diventa il Tren de la Libertad, che sceglie di
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adottare lo slogan #yodecido: decido io se diventare o meno madre, e
se sì, decido io che madre diventare, decido io di autodeterminarmi.
Difficile quindi non notare l’evidente sovvertimento, attuato da
Desigual tramite questa campagna pubblicitaria: l’io si trasforma in
un tu, ovvero sei tu a decidere, a prescindere da ciò che vuole l’uomo,
trasmettendo così un’immagine di femminilità manipolatrice e lasciva,
che sovverte l’icona di donna libera ed emancipata, da sempre
considerata principale destinatario e cliente a cui il brand Desigual
era rivolto.
Il tu utilizzato dalla campagna pubblicitaria spagnola, subisce
un’ulteriore variazione, assieme ad una censura, quando giunge in
Italia: diventa difatti un noi, #noidecidiamo.
Quali effetti di senso comporta questo cambiamento? In che modo il
contesto italiano ha influenzato questa scelta?
L’interlocutore a cui si rivolge, non è più un singolo, ma una
collettività; la libertà di poter decidere è relegata ad un gruppo e non
più ad una donna particolare e differenziata dalla massa.
Qual è il messaggio che viene trasmesso? Probabilmente che non è
possibile, in Italia, concepire che una donna possa decidere ed
autodeterminarsi da sola; è solo all’interno di un gruppo, all’interno
di un noi, che può pensare di ideare ed attuare un cambiamento.
In Italia viene quindi mandato in programmazione uno spot che di
provocazione non odora più, travisando il messaggio iniziale e
alterando la campagna social.
Non è necessario un grande sforzo di astrazione, purtroppo, per
comprendere le ragioni per cui è proprio in Italia che lo spot subisce
censure e variazioni. Quanto è accaduto in Spagna, infatti, non è
difficile che possa avvenire anche in Italia, in cui, fino ad adesso, sono
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stati registrati continui attacchi alla legge 194 a causa dell’obiezione
di coscienza.
Il quadro offerto dalla “Relazione sull’attuazione della legge 194/78”,
rilasciata nell’ottobre del 2012 dal ministero della Salute, è quello di
un Paese fortemente diviso. L’elargizione di servizi nell’ambito della
maternità e dell’interruzione di gravidanza, si differenziano
moltissimo da regione a regione. Ad esempio, secondo i dati riportati
dalla relazione, il numero degli obiettori di coscienza è aumentato dal
58 al 69,3%, arrivando a raggiungere un picco dell’80-‐85% nelle
regioni meridionali.
La distribuzione dei consultori pubblici sul territorio nazionale risulta
essere a macchia di leopardo, accentuando il carattere eterogeneo che
caratterizza da sempre il nostro Paese in diverse questioni.
Questa eterogeneità colpisce anche la possibilità di ricorrere
all’aborto farmacologico attraverso la somministrazione della pillola
RU486.
Le strutture ospedaliere che prevedono quest’opportunità sono
decisamente esigue (particolare il caso delle Marche, in cui vi sono
zero strutture disponibili), nonostante il numero delle donne italiane
che scelgono di praticare un’Ivg, attraverso la somministrazione della
pillola, sia decisamente in aumento.
I media, compresa la pubblicità, hanno tramandato negli ultimi
trent’anni1 , due soli “ruoli gabbia” per le donne: o madri o amanti.
“Perpetuare gli stereotipi è una grave forma di violenza”, afferma
Guastini, ed è “del tutto autolesionistico ingabbiare e tenere in
panchina (ruoli marginali) proprio quel 50% della popolazione da cui
1 Cfr. articolo tratto dal blog di G. Cosenza, si veda riferimento sitografico
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provengono i più promettenti segnali di dinamismo intellettuale.»2
La campagna di Desigual sembra proporre una fresca e nuova
immagine di donna, sulla scia di un’apparente spinta evolutiva
nell’ambito dei ruoli e delle questioni di genere all’interno del mondo
pubblicitario.
Come abbiamo appena visto in questo capitolo, sembra difficile poter
parlare davvero di una scelta progressista da parte del brand.
Qual è invece la vera immagine di femminilità che emerge da questo
spot?
2 Cfr. “Perpetuare stereotipi di genere è una forma di violenza”, dal blog di G. Cosenza, Dis. Amb. Iguando, luglio 2013
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Il ruolo della donna
Lo spot Desigual è stato considerato da numerosi critici un vero e
proprio “inno alla libertà”. C’è chi chiama in causa le rivendicazioni
sessantottine, associando la figura della donna che sceglie di fare
sesso sicuro o compensare il proprio desiderio di maternità (bucando
i preservativi), a quella della donna che in piazza urlava “l’utero è mio
e lo gestisco io”. Le cose stanno davvero così? O vi sono altri significati
soggiacenti?
Di emancipato sembra esserci ben poco, anzi, lo spot sembra essere
costruito sulle fondamenta di un forte pregiudizio sessista, ovvero che
le donne desiderino così ardentemente avere figli che sono disposte a
sovradeterminare la libera scelta dell’uomo. Questo pregiudizio è in
realtà molto caro (e utile) a quella realtà patriarcale, da cui ancora
non riusciamo a slegarci, e che mostra un’idea di femminilità
manipolatrice e lesiva dei diritti dell’uomo, fomentando così una
mascolinità totalmente assente; un argomento importante come la
paternalità sembra non essere mai discusso.
Possiamo considerare questa idea come un’evoluzione rispetto alla
visione della madre, angelo del focolare, trasmessa dalla pubblicità
della Mulino Bianco o della Saratoga?
Certo, è presente effettivamente uno spostamento di potere: la donna
ne possiede di più rispetto all’uomo, anche se solo esclusivamente
nell’ambito privato. Siamo quindi ancora molto lontani dal
raggiungimento della parità tra i generi.
Inoltre, come abbiamo visto nel capitolo precedente, questa
sbandierata libertà offerta dalla donna, contrasta nettamente con le
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reali condizioni in cui si può ritrovare la donna nel nostro attuale
contesto culturale (soprattutto quello spagnolo, a fronte degli ultimi
avvenimenti).
Il diritto all’aborto viene messo in discussione, gli obiettori di
coscienza aumentano: diventa così difficile poter ottenere una pillola
del giorno dopo o, ancor peggio, essere trattati in maniera egualitaria
se si sceglie di ricorrere ad un’Ivg.
La società, ancora oggi, obbliga così le donne ad avere figli, loro
malgrado, e la maternità quindi diventa, non più una scelta libera, ma
un’imposizione autoritaria e prescrittiva.
Nonostante le aspre critiche che sono state rivolte a questo spot e
al brand Desigual, la casa di abbigliamento ha deciso di scegliere il
silenzio come risposta adeguata, non rispondendo a nessun tipo di
critica a lei indirizzata.
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Conclusioni
A seguito di quest'analisi, possiamo concludere che nella
costruzione della campagna Desigual per la “Festa della Mamma”,
qualcosa è stato sbagliato.
L'intento dichiarato dalla casa d'abbigliamento di promuovere la
libertà femminile e restituirne dignità, si è completamente rovesciato.
Le polemiche rivolte a questo spot sono state così repentine e
numerose, che risulta difficile non insinuare che quest'errore da parte
della marca, potesse essere insito in una perversa strategia di
marketing.
Non bisogna infatti dimenticare qual è lo scopo ultimo di uno spot
pubblicitario: vendere il prodotto che sponsorizza; per far ciò, è
necessario cercare delle strategie, trovare delle tendenze che siano in
voga al momento.
L'azienda, per vendere il prodotto, ha deliberatamente sfruttato e
manipolato uno slogan, che dà voce ad un movimento, che lotta per
delle rivendicazioni etiche e politiche molto importanti e tra le più
delicate degli ultimi decenni. Un movimento, tra l'altro trasversale e
che sta attraversando tutta l'Europa.
Perchè questa scelta? Forse poichè, sebbene delle questioni femminili
e delle parità di genere, si parli sempre di più, spesso lo si fa nella
maniera sbagliata. Purtroppo verrebbe spontaneo concludere che i
problemi attorno al ruolo della donna fanno discutere e, di
conseguenza, fanno vendere (vi sono state infatti numerose campagne
che hanno sfruttato la violenza sulle donne per vendere magliette o
intimo cfr Fig. 2).
La violenza sulle donne ha diverse forme di manifestazione, vi è la
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violenza fisica, ma lo è anche quella espressa dalla legge spagnola,
anche quella sostenuta dagli antiabortisti e dall'oscurantismo
cattolico, che costringe numerose donne ad aborti clandestini e a
gravidanze non volute.
Infine possiamo riassumere che siamo ben lontani da un'abolizione
degli stereotipi di genere, diffusi tramite le pubblicità.
L'immagine di donna sbarazzina, gioiosa e orgogliosa del proprio
essere, mandata in onda da Desigual, racchiude ancora qualcosa di
oscuro e non detto.
Di quella femminilità sacra e immacolata che veniva trasmessa in
televisione, non vi è più traccia. Si assiste però ad una progressiva
attribuzione di mascolinità alla donna, mascolinità che è
continuamente assente nelle immagini e negli spot, quando si parla di
temi come la famiglia o la casa.
Per questo anche la rappresentazione della donna-‐Desigual diventa
funzionale a perpetuare quell'idea di patriarcato, che ancora è
radicato nella nostra cultura e che sembra così difficile da estirpare.
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Appendice
Figura 1, Immagini tratte dalla versione spagnola dello spot
Figura 2, Campagne pubblicitarie che hanno sfruttato il tema della violenza sulle donne
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Bibliografia
G. Cosenza "La donna Trans-‐Age", in L. Mascio (a cura di), Visioni di moda, Franco Angeli, Milano, 2008, pp. 74-‐94. G. Cosenza, "Il corpo degli uomini", Alfabeta 2, n°4, novembre 2010 G. Cosenza, "Batti e ribatti, la stessa pubblicità", Rivista Il Mulino, 1/11, anno LX, numero 453, 2011, pp. 136-‐141. A. Greimas, “Semiotica figurativa e semiotica plastica”in P. Fabbri e G. Marrone (a cura di), Semiotica in nuce, Meltemi, 2002, pp. 196-‐210 P. Iabichino, Invertising. Ovvero, se la pubblicità cambia il suo senso di marcia, Guerini, Milano, 2010 B. Mazzara, Stereotipi e pregiudizi, Il Mulino, Bologna, 1997 I. Pezzini, P. Cervelli (a cura di), Scene del consumo: dallo shopping al museo, Meltemi, Roma (pp. 7-‐40, pp. 71-‐88, pp. 147-‐193). L. Spaziante, “Suoni e musiche dagli spot”in C. Bianchi, Spot. Analisi semiotica dell’audiovisivo pubblicitario, Roma, Carocci, 2005 S. Traini, "Verso una semiotica del consumo", cap. 6 in S. Traini, Semiotica della comunicazione pubblicitaria, Bompiani, Milano, 2008, pp. 147-‐183. A. Zanacchi, Il libro nero della pubblicità. Potere e prepotenze della pubblicità sul mercato, sui media, sulla cultura, Iacobelli, Roma, 2010
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Sitografia
-‐ http://amsdottorato.unibo.it/2170/1/andrea_zannin_tesi.pdf
-‐http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/01/31/aborto-‐contro-‐legge-‐
spagnola-‐scendono-‐in-‐piazza-‐primo-‐febbraio/863656/
-‐http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/12/16/pochi-‐consultori-‐
obiettori-‐in-‐aumento-‐e-‐scarsa-‐distribuzione-‐della-‐ru486-‐
linchiesta/447768/
-‐http://comunicazionedigenere.wordpress.com/2014/05/02/le-‐
donne-‐bucano-‐i-‐preservativi-‐la-‐versione-‐di-‐yodecido-‐firmata-‐
desigual/
-‐https://abbattoimuri.wordpress.com/2014/02/20/liberare-‐la-‐
maternita-‐di-‐brigitte-‐vasallo/
-‐http://abbattoimuri.wordpress.com/2014/05/02/desigual-‐lo-‐spot-‐
in-‐cui-‐per-‐essere-‐madre-‐fai-‐il-‐buco-‐al-‐preservativo/
-‐http://lasprincesastambienfriegan.com/2014/05/02/maternidad-‐
pinchacondones-‐Desigual-‐tudecides/
-‐https://giovannacosenza.wordpress.com/2013/07/18/perpetuare-‐
stereotipi-‐di-‐genere-‐e-‐una-‐forma-‐di-‐violenza/
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