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SCENARI 2020
Anticipazione dei fabbisogni professionali per il settore chimico e farmaceutico
30 Aprile 2014
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Lo studio di scenario settoriale, “chimico e farmaceutico”, per l’anticipazione dei fabbisogni Professionali, è stato condotto da: Gruppo di lavoro ISFOL: Mario Gatti (Responsabile Struttura Lavoro e professioni), Maria Grazia Mereu (Responsabile gruppo di ricerca Professioni), Massimiliano Franceschetti (Ricercatore), Fabrizio Giovannini (Ricercatore), Maurizio De Simone (Ricercatore) Gruppo di ricerca SOGES S.p.A. e ARES 2.0 S.r.l.: Bartolomeo Avataneo (Coordinatore e Ricercatore), Clemente Tartaglione (Cura scientifica e ricercatore), Mauro Di Giacomo (Cura scientifica e ricercatore), Lorenzo Birindelli (Statistico), Sara Corradini (Ricercatrice), Fulvio Pellegrini (Ricercatore), Luca Di Maio (Ricercatore), Elena De Luca (Segreteria organizzativa) Parti sociali: Maurizio Don (UILTEC-UIL), Renzo Grosso (FEDERCHIMICA), Clemente Tartaglione (FILCTEM – CGIL), Luciano Tramannoni (FEMCA-CISL) Esperto di dinamiche settoriali: Marco Zirulia
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Sommario
1. Le scelte metodologiche
1.1 L’utilizzo delle metodologie di scenario per l’anticipazione dei fabbisogni professionali
2. La delimitazione dei settori oggetto di indagine
2.1 L’articolazione dell’industria Chimica e Farmaceutica
3. Caratteristiche strutturali del sistema chimico e farmaceutico: il presente ed il passato
3.1 Principali dati sulle imprese: dimensione, specializzazione operativa e performance economico –
finanziaria,
3.2 Il profilo dell’occupazione attraverso le principali variabili anagrafiche di istruzione e di posizione nel
mercato del lavoro
3.3 Dinamiche di innovazione: spese in ricerca, brevetti, dotazione di personale e posizionamento
nazionale e internazionale di un settore composito
4. Principali dinamiche del cambiamento con cui si confronteranno il settore chimico e quello
farmaceutico
4.1 Concorrenza e internazionalizzazione
4.2 Mercato delle materie prime ed energia
4.3 I fattori tecnologici e innovazione
4.4 Dinamiche di crescita e assetti proprietari: riflessi sull’organizzazione aziendale, sui modelli
produttivi e l’outsourcing
4.5 I fattori demografici, sociali e culturali
4.6 Andamento della domanda industriale: per i mercati della chimica di base e della chimica fine e di
specialità
4.7 Dinamiche emergenti nel mercato dei farmaci e gestione del ciclo di vita dei prodotti farmaceutici:
dalla commercializzazione iniziale sino alla gestione della fase di “genericazione”
4.8 I fattori istituzionali e regolatori
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5. Scenario 2020: una visione d’insieme
5.1 Premessa metodologica
5.2 Una sintesi dei principali trend e driver che guideranno il cambiamento
6. Strategie delle risorse umane per interpretare il cambiamento
6.1 Implicazioni del nuovo scenario: principali competenze emergenti
6.2 Le figure professionali coinvolte dal cambiamento
6.3 Implicazioni per il sistema dell’istruzione e formazione
7. Le schede delle unità professionali
APPENDICE STATISTICA
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1. Le scelte metodologiche
Se l’analisi dei fabbisogni contingenti espressi dal sistema produttivo riveste un ruolo
fondamentale ai fini dell’adattabilità delle risorse umane, l’anticipazione dei fabbisogni assume un
ruolo strategico per lo sviluppo delle politiche di formazione del paese. Prefigurare la direzione del
mutamento e ciò che ne deriva in termini di necessità future, significa avere la possibilità di
prevenire, con adeguate politiche, l’impatto che determinati eventi possono avere sui sistemi
economici, produttivi, organizzativi e professionali.
Negli ultimi anni l’Isfol, su mandato del Ministero del Lavoro, è impegnato nella realizzazione di un
sistema informativo su professioni, occupazione e fabbisogni professionali. Il sistema si configura
come l’interfaccia che consente la comunicazione tra sistema economico-produttivo e mercato del
lavoro da un lato, e sistema istruzione/formazione professionale dall’altro, al fine di creare un
canale che colleghi i due versanti in un’ottica di sinergia, per favorire l’attivazione di politiche
integrate del lavoro e dell’education. Il sistema è organizzato intorno alla Nomenclatura e
classificazione delle Unità Professionali (NUP)1. La NUP ha individuato 805 unità professionali,
oggetto di una ponderosa indagine campionaria2 che ha prodotto la rappresentazione media del
lavoro in Italia. Il sistema è concepito in modo speculare, con fabbisogni occupazionali da un lato e
fabbisogni professionali dall’altro. Altra caratteristica del sistema è data dalla doppia dimensione
temporale: previsioni di assunzione a breve termine e fabbisogni professionali contingenti;
previsioni di occupazione di medio termine e anticipazione dei fabbisogni professionali a cinque
anni.
L’anticipazione dei fabbisogni nel settore chimico farmaceutico, che qui viene presentata, è frutto
della sperimentazione di una delle tecniche di foresight3 più diffuse: le metodologie di scenario.
L’utilizzo di tali metodologie è stato sviluppato in campo militare, negli anni immediatamente
successivi alla fine della seconda guerra mondiale, per poi estendersi nella società civile negli anni
settanta con la prima crisi petrolifera. Da allora, sull’esperienza pionieristica della Shell, che,
attraverso la prefigurazione degli scenari riuscì a limitare i disagi provocati dallo shock petrolifero,
molte multinazionali hanno adottato questa metodologia per definire le strategie aziendali di
1 La Nomenclatura e classificazione delle Unità professionali (NUP) è un prodotto derivato dalla Classificazione delle
Professioni Istat 2001 ed è ad essa collegato. Realizzata da Isfol e Istat nel 2006 la NUP disaggrega ad un ulteriore quinto livello (Unità professionale) la CP 2001 e fornisce una breve descrizione di tutto l’albero classificatorio. 2 L’indagine campionaria condotta da Isfol e Istat ha interessato un campione di circa 16.000 lavoratori occupati in
tutte le professioni 3 Le attività di foresight si basano sulla “prefigurazione” degli eventi che potranno verificarsi nel futuro e degli effetti
che tali eventi potranno determinare. Vengono realizzate attraverso l’uso di tecniche e strumenti empirici e scientifici. Si tratta di anticipazioni utilizzate per la pianificazione di politiche e strategie di medio e lungo termine.
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medio-lungo periodo. Dal campo aziendale l’utilizzo delle tecniche di foresight si è esteso ai
contesti di ricerca strategica a supporto della decisione politica.
La rappresentazione delle opportunità e dei rischi dei processi di cambiamento, proprie delle
tecniche di foresight, consente, ai principali attori coinvolti nel processo, di effettuare le scelte più
adeguate e predisporre azioni e strategie rispondenti ai bisogni espressi dal sistema delle
professioni. Tra le diverse metodologie di foresight la più indicata per valutare gli impatti di medio
lungo termine sui sistemi professionali determinati dai cambiamenti socio-economici, tecnologici
ed organizzativi, è proprio quella degli scenari.
1.1 L’utilizzo delle metodologie di scenario per l’anticipazione dei fabbisogni professionali
Gli studi di scenario, come tutte le metodologie di foresight, si basano sulla prefigurazione e la
descrizione di probabili eventi che possono verificarsi nel futuro e sull’identificazione che tali
eventi possono avere all’interno dei contesti oggetto d’analisi – nel nostro caso il settore chimico
farmaceutico - focalizzando l’attenzione sulle relazioni esistenti tra eventi possibili e momenti
decisionali.
Come sottolineato in premessa, l’utilizzo di tecniche e strumenti empirici e scientifici permette di
utilizzare la metodologia di scenari come elemento estremamente utile nella lettura
dell’anticipazione dei bisogni professionali a livello settoriale. Per il raggiungimento dell’obiettivo
un ruolo fondamentale, come mostra il lavoro che qui si presenta, è svolto da un lavoro di gruppo
estremamente sinergico e dall’intervento delle parti di sociali che si sono impegnate nel
prefigurare i fabbisogni futuri all’interno del settore in oggetto.
Di regola, la costruzione di uno scenario risulta utile in situazioni in cui i problemi da affrontare
sono complessi, esiste una alta probabilità di cambiamenti significativi, i trend dominanti possono
non essere favorevoli e devono quindi essere analizzati, l’orizzonte temporale è relativamente
lungo. Questa tecnica consente di concentrare l’attenzione direttamente sulle forze che guidano il
cambiamento, immaginare i possibili percorsi di evoluzione, tracciare la sequenza di eventi e
cambiamenti critici.
Lo scenario si configura, quindi, come uno strumento pratico in grado di supportare il decision
making in contesti complessi, quando gli accadimenti futuri sono incerti, la società si sviluppa in
modo eterogeneo, i cambiamenti socio-culturali, tecnologici e organizzativi sono rapidi e l’impatto
della globalizzazione e la crescita della conoscenza e dell’informazione sono complessi e
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contradditori. Le tecniche di scenario4 possono perciò essere utili in quanto contribuiscono allo
sviluppo di strategie alternative che consentono di esplorare sistematicamente storie
coerentemente costruite che contengono le tendenze più importanti e le principali aree di
incertezza, riducendo la complessità di un futuro sfaccettato che appare contraddittorio, incerto e
imprevedibile.
L'analisi di scenario, come vedremo nel dettaglio più avanti, ha impegnato un gruppo di esperti in
un processo di identificazione di trend e driver5 poi utilizzati nell’esplorazione e prefigurazione
degli scenari più probabili tra quelli possibili, attraverso un percorso di lavoro che utilizza
informazioni, fatti, deduzioni e intuizioni. L’organizzazione di un’analisi di scenario può variare in
ragione degli argomenti trattati, che possono richiedere informazioni di base più o meno estese
e/o approfondite per prefigurare scenari plausibili e significativi. La stessa durata delle fasi che
precedono e seguono le sessioni di lavoro in plenaria variano in funzione della prevalente
conduzione del processo di scenario da parte del gruppo più esteso o da parte di quello ristretto
che è deputato a raccogliere gli input dell’altro per predisporre la documentazione di scenario. Le
tecniche di scenario vengono, quindi, calibrate di volta in volta in funzione dell’utilizzo delle
indicazioni che scaturiscono dall’esercizio previsivo.
Nel caso dell’anticipazione dei mutamenti dei ruoli e dei contenuti professionali in un settore di
attività il gruppo di esperti segue i seguenti passi:
- definizione statistica del settore, mappatura di prodotti/servizi e processi di produzione
che caratterizzano l’attuale scenario;
- rassegna della letteratura e dei dati più recenti sui fenomeni in atto;
- trend economici e andamenti dell’occupazione in atto nel settore;
- identificazione dei trend e driver che segneranno il prossimo futuro;
- la combinazione dei trend e dei driver nei fattori chiave del cambiamento;
- l’individuazione dei nodi di stress rispetto all’attuale scenario e la prefigurazione dei
cambiamenti della mission, dell’organizzazione e dei prodotti/servizi;
- l’individuazione, in rapporto a tali cambiamenti, delle trasformazioni dei ruoli e dei compiti
professionali;
4 Cfr Cedefop, Scenarios and strategies for vocational education and lifelong learning in Europe, Salonicco 2002
5 Fattori esogeni e non governabili i primi, pilotabili i secondi
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- l’individuazione, in rapporto ai cambiamenti di ruolo e compiti, delle nuove competenze
emergenti;
- l’incidenza e le implicazioni di tali cambiamenti per le figure professionali impegnate nel
settore;
- il disegno del mutamento delle caratteristiche professionali e la sua rappresentazione.
In generale, negli esercizi di foresight vengono individuati più scenari alternativi da sottoporre
all’attenzione del decisore politico; nel nostro caso, poiché l’utilizzo della metodologia di scenario
è finalizzato all’anticipazione dei fabbisogni professionali e a fornire conseguenti indicazioni al
sistema dell’education, viene compiuto lo sforzo di individuare quello più probabile tra quelli
possibili. Attraverso l’organizzazione di sessioni di lavoro in plenaria (5 sedute plenarie di due
giornate ciascuna) intervallate da riunioni del sotto-gruppo di esperti, sono state esperite le
seguenti attività:
- raccogliere e analizzare la più recente letteratura e documentazione in campo chimico
farmaceutico per enucleare, discutere e sistematizzare le prime evidenze sulle prospettive
del settore;
- identificare anche con l’ausilio di testimoni privilegiati ed esperti esterni i trend e i driver
per pervenire agli ambienti e ai fattori del cambiamento;
- focalizzare i nodi di stress che interesseranno le figure professionali che operano nel
settore;
- prefigurare le modificazione delle caratteristiche professionali richieste dal settore
approfondendo, per ogni macro fattore individuato, le innovazioni e le modificazioni
prefigurabili;
- esplorare le implicazioni dei cambiamenti sul sistema di competenze richiesto dal settore e
descrivere le tendenze al 2020 delle figure professionali del settore chimico-farmaceutico.
Nel corso delle sedute in plenaria gli esperti, sollecitati dal conduttore del gruppo, hanno
analizzato, discusso e interpretato i fenomeni che caratterizzano il settore chimico-farmaceutico.
Le idee scaturite dal brainstorming sono poi state oggetto di sistematizzazione da parte del sotto-
gruppo. Gli incontri plenari sono stati condotti facendo molta attenzione a che non vi fossero
dinamiche condizionate solo da alcuni membri dotati di maggiore leadership nella formulazione di
pareri e assunzione di decisioni sulle valutazioni previsionali.
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Tenuto conto che il settore chimico-farmaceutico è correlato con molti settori della vita
economica e sociale, è quindi il primo problema da risolvere è stato quello di provare a definire il
perimetro di osservazione dello studio. Si è poi proceduto nella selezione e interpretazione dei
principali trend che incidono sul mercato chimico-farmaceutico, condizionandone le regole della
competitività e ne modificano in definitiva il sistema delle competenze professionali degli addetti.
La numerosità delle variabili individuate ha reso non praticabile la costruzione di scenari intesi in
senso classico. Ciò era in parte atteso vista la trasversalità dei due settori tuttavia uno scenario
non può essere statico ma deve essere in grado di modificarsi a seguito dell’azione delle variabili
che sono state identificate. Ne consegue che la sua costruzione deve essere sottostante ai
seguenti postulati:
- le variabili che lo compongono e descrivono sono fra loro interdipendenti;
- un processo di cambiamento comporta un riallineamento di tutte le variabili;
- non esiste un modello ottimale e statico ma soltanto un contesto dinamico e coerente con
l’azione delle variabili;
- il contesto è aperto all’azione anche di altri fattori che non sono stati elencati ma che
possono condizionare le variabili principali.
Si è perciò posto immediatamente il problema di circoscrivere gli ambiti e le variabili che li
compongono con obiettivo di individuare quei fattori che maggiormente di altri hanno un ruolo di
maggiore centralità e maggiori capacità e peso per indirizzare e condizionare l’asset del settore.
La richiesta di abilità, conoscenze e competenze da parte dei sistemi produttivi è diretta
conseguenza degli asset che verranno assunti dal settore ma che vengono modulati in modo
diverso a seconda del livello di coesistenza tra nuovi servizi e servizi tradizionali. Non va
dimenticato, infatti, che il settore chimico-farmaceutico si presenta al momento come un ambito
tecnologicamente avanzato ad alta vocazione industriale caratterizzato da grandi investimenti
materiali e immateriali, capitale umano qualificato e importanti innovazioni.
Va anche evidenziato che l’analisi dei trend è un’attività resa oggi ancora più complessa dai
fenomeni di crisi che stanno attraversando tutti i mercati, compreso quello chimico-farmaceutico.
Il cambiamento nel settore è continuo ma presenta diversi livelli di gradualità. Per questi motivi
l’interpretazione dei cambiamenti dei contenuti professionali deve fare i conti con le tendenze
innovative ma anche con la persistenza di caratteristiche consolidate. Le figure professionali, come si
evince dalle schede, saranno, infatti, chiamate a svolge nuovi compiti ma anche compiti tradizionali ma
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sicuramente innovati nelle loro modalità di esercizio.
Lo scopo complessivo dell’attività è il raggiungimento per ciascuna delle unità professionali selezionate
alla definizione di:
- Figure professionali maggiormente coinvolte e maggiormente trasformate da qui a 5 anni;
- Nuove competenze;
- Competenze innovate;
- Aggiornamento-implementazione della banca dati Isfol;
- Suggerimenti sugli elementi curriculari che andrebbero innovati/inseriti per adeguare l’unità
professionale al cambiamento.
Va qui sottolineato che uno degli elementi di maggiore innovazione e successo, che ha integrato la
metodologia di scenari del presente progetto Isfol, è stata l’introduzione – su proposta dal gruppo di
lavoro Soges/Ares2.0 – di audizioni di esperti del settore che, nel corso del lavoro plenario sono
intervenuti fornendo elementi utilissimi per l’interpretazione dei principali trend e driver del
cambiamento, anche orientando il gruppo di lavoro nella individuazione dello scenario più probabile.
In taluni casi gli esperti individuati hanno dato anche alcune indicazioni circa le potenziali figure
professionali che potrebbero essere passibili di cambiamenti e trasformazioni all’interno del settore,
fornendo informazioni utili nelle fasi successive del lavoro.
In ognuna della plenarie si è seguito un percorso che è stato poi integrato dal lavoro di un sottogruppo
operativo.
Di seguito si fornisce brevemente una descrizione delle 5 sessioni di incontro con gli esperti del settore
chimico-farmaceutico e con le parti sociali e del lavoro che ha poi portato alla stesura del presente
documento.
L’obiettivo della 1a Sessione plenaria è stato quello della delimitazione dei settori su cui lavorare e
l’individuazione dei possibili elementi di cambiamento ovvero quei fattori che incideranno
maggiormente sul cambiamento (ad es. la competizione globale, le innovazioni tecnologiche, i fattori
demografici, il sistema di norme finanziare nazionali ed internazionali, i cambiamenti
nell’organizzazione del lavoro). Inoltre si è cominciato ad identificare i trend e i driver che
influenzeranno maggiormente il settore indicando anche i contesti e ambiti operativi più interessati dal
cambiamento.
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In questa prima sessione si è anche identificato il sottogruppo che si è assunto il compito di lavorare
alla sistematizzazione e stesura delle discussioni, delle evidenze e dei risultati emersi dalla plenaria e
nella elaborazione dei documenti da sottoporre poi all’attenzione degli esperti nelle sessioni plenarie
successive.
Al termine delle prime due giornate il sottogruppo ha sistematizzato gli esiti degli incontri e ha
predisposto un documento che ha individuato gli “ambienti” dello scenario che subiranno le maggiori
trasformazioni proponendo una prima prefigurazione di nuovi assetti/nuovi prodotti con orizzonte a 5
anni.
Nelle due successive giornate della 2a Sessione plenaria si è proceduto, anche attraverso il contributo
di esperti settoriali specifici individuati nel mondo accademico e nei centri di ricerca specialistici, a
mettere a fuoco tuti i trend e drivers di scenario evidenziati dal gruppo di lavoro in prima battuta e
riportati nel documento elaborato dal sottogruppo, nonché a validarne e verificarne i contenuti,
concordando eventuali modifiche o integrazioni.
Nella 3a Sessione plenaria si sono prefigurati i nuovi elementi (competenze, atteggiamenti, sensibilità)
necessari per operare nella nuova situazione ipotizzata, proponendo una tassonomia di “competenze
emergenti”. Anche in questa terza plenaria il ruolo del sottogruppo è stato fondamentale per la
sistematizzazione degli esiti della riunione e quindi per la predisposizione di un documento che ha
associato i nuovi elementi a ciascuno degli “ambienti” individuati e redatto la tassonomia di
“competenze emergenti”.
Nella 4a sessione plenaria Il gruppo ha discusso il documento elaborato dal sottogruppo e si è passati
all’individuazione delle figure professionali maggiormente interessate dai processi di cambiamento,
analizzando le figure professionali individuate sulla base della classificazione delle professioni; ed
infine, per ogni figura prescelta si è andato delineando il mutamento di ruolo, i nuovi compiti e/o le
modifiche introdotte nei compiti svolti.
Anche stavolta il sotto-gruppo ha sistematizzato gli esiti delle due giornate della 4a riunione in plenaria
e predisposto un documento nel quale codificare tutte le figure professionali individuate per le quali
sono stati descritti:
- Compiti nuovi, compiti innovati;
- Il sotto-insieme specifico di nuove competenze, per le singole figure professionali, con indicazione
del livello di rilevanza;
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Infine nella 5a sessione plenaria il gruppo di lavoro ha validato la versione definitiva del rapporto di
scenario rivisto, integrato e trasmesso dal sottogruppo al gruppo della plenaria e, quindi, ha concluso
l’analisi degli impatti del cambiamento sulle professioni, estrapolando dai risultati dell’indagine
campionaria delle professioni (scheda Unità Professionale) i primi dieci valori di skill e conoscenze e
sulla base delle nuove competenze individuate e delle percezioni del gruppo di lavoro, indicazione di
crescita, diminuzione o stabilità di ciascun valore associato alle conoscenze e skill, sia in termini di
importanza che di complessità. Infine si è provveduto a elaborare le indicazioni da sottoporre al
sistema dell’education in termini di integrazioni dei curricula coerenti con le nuove competenze
individuate.
Conclusa l’ultima giornata il sotto-gruppo ha provveduto a sistematizzarne gli esiti e ha avviato la
stesura del documento unitario che ha raccolto i contributi precedentemente validati in plenaria e che
è il contenuto del presente lavoro e comprende :
- La delimitazione del settore, i trend e i driver del cambiamento con le trasformazioni degli
ambienti dello scenario;
- La tassonomia delle nuove caratteristiche/competenze e abbinamento di queste ai singoli
profili professionali in forma sinottica;
- Le schede delle unità professionali con indicazione di compiti nuovi, compiti innovati,
nuovo sistema di competenze, trend al 2020 del set di skill e conoscenze, indicazioni per il
sistema dell’education.
2 La delimitazione dei settori oggetto di indagine
Nell’approcciare un’analisi di scenario del settore chimico e farmaceutico, il primo passo riguarda
la definizione del perimetro settoriale oggetto di osservazione.
Nella classificazione delle attività economiche ATECO 2007 adottata dall’ISTAT, adattando la
classificazione internazionale NACE Rev.2, i settori del focus finalizzato all’analisi del cambiamento
nelle professioni corrispondono alla Divisione 20 (Fabbricazione di prodotti chimici) e 21
(Fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e di preparati farmaceutici).
Nell’ambito del chimico e farmaceutico non rientra dunque il settore della gomma-plastica, che
non fa parte del macro comparto se non per la componente che comprende la produzione di base.
Oltre alle indicazioni cogenti di Eurostat, che distingue i settori chimico farmaceutico dal settore
della trasformazione della plastica, la scelta di escludere dal campo di analisi la trasformazione in
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prodotti plastici e della gomma scaturisce da due ulteriori considerazioni di fondo :
- dal punto di vista organizzativo e delle professionalità nel chimico farmaceutico si seguono
logiche totalmente diverse rispetto alla gomma plastica;
- il settore della Gomma Plastica appartiene molto più al settore dell’economia tradizionale,
a minore contenuto tecnologico rispetto al comparto chimico farmaceutico.
2.1 L’articolazione dell’industria Chimica e Farmaceutica
Fatta questa premessa, all’interno delle Divisione 20 dei prodotti chimici il maggior dettaglio
settoriale è rappresentato dai Gruppi: Chimica di base (20.1); Prodotti chimici per l’agricoltura
(20.2); Fabbricazione di vernici (20.3); Fabbricazione di detergenti (20.4) ; Fabbricazione (20.5) di
altri prodotti chimici (Esplosivi, Colle, ecc.).
La Divisione della farmaceutica (21) è composta dalle Classi dei Prodotti farmaceutici di base (21.1)
e della Fabbricazione di medicinali e preparati farmaceutici (21.2).
Nella tabella viene anche riportata l’ulteriore eventuale suddivisione in Classi dei Gruppi ATECO.
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Comparti chimico-farmaceutici dell’ATECO 2007. Divisioni, Gruppi e Classi
Codice
Ateco 2007DESCRIZIONE
20 FABBRICAZIONE DI PRODOTTI CHIMICI20.1 FABBRICAZIONE DI PRODOTTI CHIMICI DI BASE, DI FERTILIZZANTI E COMPOSTI AZOTATI, DI MATERIE
PLASTICHE E GOMMA SINTETICA IN FORME PRIMARIE
20.11 Fabbricazione di gas industriali
20.12 Fabbricazione di coloranti e pigmenti
20.13 Fabbricazione di altri prodotti chimici di base inorganici
20.14 Fabbricazione di altri prodotti chimici di base organici
20.15 Fabbricazione di fertilizzanti e composti azotati
20.16 Fabbricazione di materie plastiche in forme primarie
20.17 Fabbricazione di gomma sintetica in forme primarie
20.2 FABBRICAZIONE DI AGROFARMACI E DI ALTRI PRODOTTI CHIMICI PER L'AGRICOLTURA
20.3 FABBRICAZIONE DI PITTURE, VERNICI E SMALTI, INCHIOSTRI DA STAMPA E ADESIVI SINTETICI (MASTICI)
20.4 FABBRICAZIONE DI SAPONI E DETERGENTI, DI PRODOTTI PER LA PULIZIA E LA LUCIDATURA, DI PROFUMI E
COSMETICI
20.41 Fabbricazione di saponi e detergenti, di prodotti per la pulizia e la lucidatura
20.42 Fabbricazione di profumi e cosmetici
20.5 FABBRICAZIONE DI ALTRI PRODOTTI CHIMICI
20.51 Fabbricazione di esplosivi
20.52 Fabbricazione di colle
20.53 Fabbricazione di oli essenziali
20.59 Fabbricazione di prodotti chimici nca
20.6 FABBRICAZIONE DI FIBRE SINTETICHE E ARTIFICIALI
21 FABBRICAZIONE DI PRODOTTI FARMACEUTICI DI BASE E DI
PREPARATI FARMACEUTICI21.1 FABBRICAZIONE DI PRODOTTI FARMACEUTICI DI BASE
21.2 FABBRICAZIONE DI MEDICINALI E PREPARATI FARMACEUTICI Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES dalla Classificazione delle attività economiche Ateco 2007 (ISTAT, 2009).
Il comparto si presenta dunque complesso e dai tratti interni assai compositi anche da un punto di
vista delle classificazioni statistiche. Tuttavia il forte collegamento esistente in ciascuna divisione
induce a trattarle ciascuna come un unicum da un punto di vista dei fenomeni. Il tema della
chimica verde, ad esempio, impegna tutta la filiera trasversalmente. Una possibile classificazione
che nella chimica è utile a evidenziare processi distintivi comuni a gruppi omogenei e individua
due sub-divisioni specifiche: la chimica di base (meno passibile ai cambiamenti) e la chimica fine e
di specialità.
La numerosità delle imprese e degli addetti interni (dipendenti + indipendenti) per Divisione e
Gruppo di attività viene riportata nella successiva Tabella.
Le 120 grandi imprese (250 addetti e più) sono equamente distribuite tra Chimico e Farmaceutico,
mentre in termini di addetti prevale il Farmaceutico (43,3 contro 36,2 mila).
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Nelle micro-imprese6 (fino a 9 addetti) e nelle piccole (10-49) è assolutamente preponderante la
presenza del settore Chimico, sia in termini di addetti (35,7 mila contro 3,3 mila) che di imprese
(4,1 mila contro circa 300). Nelle medie imprese, da 50 a 250 addetti, a fronte di circa 370 imprese
chimiche si trovano circa 130 imprese farmaceutiche; in termini di addetti, le medie imprese della
Chimica assommano 39 mila addetti interni tra dipendenti e indipendenti, contro i 16,1 mila della
farmaceutica.
Numero di addetti interni ed imprese a fine 2011 per classe aggregata di addetti dell’impresa
fino a 9 10-49 50-249 250 e + totale fino a 9 10-49 50-249 250 e + totale
20: fabbricazione di prodotti
chimici 2.874 1.267 368 60 4.569 9.140 26.510 38.998 36.219 110.867
201: fabbricazione di prodotti
chimici di base, di fertilizzanti e
composti azotati, di materie
plastiche e gomma sintetica in
forme primarie 599 327 119 23 1.068 1.826 6.871 13.750 17.287 39.734
202: fabbricazione di
agrofarmaci e di altri prodotti
chimici per l'agricoltura 25 20 9 1 55 99 423 1.189 276 1.987
203: fabbricazione di pitture,
vernici e smalti, inchiostri da
stampa e adesivi sintetici 544 275 62 14 895 1.930 5.395 6.287 6.919 20.531
204: fabbricazione di saponi e
detergenti, di prodotti per la
pulizia e la lucidatura, di
profumi e cosmetici 988 304 77 15 1.384 3.000 6.234 8.293 8.431 25.958
205: fabbricazione di altri
prodotti chimici 708 322 90 4 1.124 2.231 7.109 8.208 2.092 19.640
206: fabbricazione di fibre
sintetiche e artificiali 10 19 11 3 43 54 478 1.271 1.214 3.017
21: fabbricazione di prodotti
farmaceutici di base e di
preparati farmaceutici 206 119 129 60 514 358 2.968 16.139 43.260 62.725
211: fabbricazione di prodotti
farmaceutici di base 34 19 40 13 106 77 507 5.263 6.023 11.870
212: fabbricazione di
medicinali e preparati
farmaceutici 172 100 89 47 408 281 2.461 10.876 37.237 50.855
TOTALE 3.080 1.386 497 120 5.083 9.498 29.478 55.137 79.479 173.592
numero imprese attive numero addetti delle imprese attive
(add. interni dipendenti ed indipendenti)
Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati ISTAT (CensimentoIndustriaServizi 2011).
La Figura illustra in modo sintetico la diversa composizione dimensionale del Chimico e del
Farmaceutico, con la netta prevalenza in quest’ultimo delle grandi imprese, che rappresentano da
sole quasi il 70% dell’occupazione, contro il 33% nel Chimico. Nel complesso del Chimico, in
6 Il dettaglio dimensionale maggiore verrà illustrato nel paragrafo successivo.
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termini di addetti, risultano prevalenti le medie imprese, con il 35,2% del totale. Nelle
Farmaceutiche, le medie imprese rappresentano il 26% del totale degli addetti. Le micro e le
piccole, che superano il 32% degli addetti nel Chimico, costituiscono una quota pari a poco più del
5% nel Farmaceutico. Si tratta di dati che richiamano una struttura di impresa con una forte
connotazione settoriale, che che si riscontra anche al maggiore livello di ventilazione settoriale.
Distribuzione per aggregato dimensionale degli addetti: val. assoluti e % sul totale di comparto.
Fine 2011. Industria chimica e farmaceutica (Divisioni)
Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati ISTAT (CensimentoIndustriaServizi 2011).
Passando all’esame della composizione degli addetti per Gruppo di attività economica e classe
dimensionale aggregata (il dettaglio verrà svolto nel paragrafo successivo), si osserva che la quota
delle grandi imprese (da 250 addetti in su) è particolarmente elevata nella Fabbricazione di
medicinali e preparati farmaceutici (73%). Nella Chimica, è la Chimica di base ad avere la quota più
elevata (43,5%) di addetti nelle grandi imprese, insieme alle Fibre sintetiche (ormai, un settore con
numeri in assoluto poco rilevanti).
Sul fronte opposto, il maggior peso relativo in termini occupazionali delle piccole e micro imprese
si ha nella produzione di Altri prodotti chimici (48%), di Detergenti e cosmetici e di e Pitture e
vernici (36%).
Le medie imprese prevalgono, in termini di addetti, nei Prodotti chimici per l’agricoltura (60%),
fino a 9;
9.140 ; 8,2%
10-49; 26.510 ; 23,9%
50-249; 38.998 ; 35,2%
250 e +; 36.219 ; 32,7%
20: fabbricazione di prodotti chimicifino a 9; 358 ; 0,6%
10-49; 2.968 ; 5%
50-249; 16.139 ; 26%
250 e +; 43.260 ; 69%
21: fabbricazione di prodotti farmaceutici
18
negli Altri prodotto chimici e nelle Fibre (42%) e, nel Farmaceutico, nei Prodotti farmaceutici di
base (44%).
Distribuzione per aggregato dimensionale degli addetti: val. assoluti e % sul totale di comparto. Fine 2011. Gruppi di attività economica del Chimico e del Farmaceutico
1.930
3.000
2.231
6.871
423
5.395
6.234
7.109
478
507
2.461
13.750
1.189
6.287
8.293
8.208
1.271
5.263
10.876
17.287
276
6.919
8.431
2.092
1.214
6.023
37.237
0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%
201: fabbricazione di prodotti chimici di base, di fertilizzanti ecomposti azotati, di materie plastiche e gomma sintetica in forme
primarie
202: fabbricazione di agrofarmaci e di altri prodotti chimici perl'agricoltura
203: fabbricazione di pitture, vernici e smalti, inchiostri da stampa eadesivi sintetici
204: fabbricazione di saponi e detergenti, di prodotti per la pulizia ela lucidatura, di profumi e cosmetici
205: fabbricazione di altri prodotti chimici
206: fabbricazione di fibre sintetiche e artificiali
211: fabbricazione di prodotti farmaceutici di base
212: fabbricazione di medicinali e preparati farmaceutici
fino a 9
10-49
50-249
250 e +
Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati ISTAT (CensimentoIndustriaServizi 2011).
3. Caratteristiche strutturali del sistema chimico e farmaceutico: il presente e il passato
3.1 I principali dati sulle imprese: dimensione, specializzazione operativa e performance
economico-finanziaria
Gli ultimi dati del censimento raccontano di un sistema paese in cui operano poco più di 4.500
imprese all’interno del settore chimico e 514 imprese nel settore farmaceutico. Ad una analisi
per classi dimensionali, il solo dato sulle imprese, senza entrare nel merito della distribuzione di
occupati e fatturato, descrive un assetto produttivo molto eterogeneo per dimensioni di addetti, e
questo in modo particolarmente evidente nel l’aggregato chimico.
19
I dati del censimento fotografano, infatti, una realtà dove sono 2.257 le imprese chimiche sotto la
soglia dei 5 addetti (poco più del 49% del totale), che convivono con 1.884 imprese con dimensioni
da 6 a 49 addetti e 428 con oltre 50 addetti. All’interno di quest’ultima classe, le grandi imprese,
ossia, quelle che superano la soglia di 500 addetti sono 21.
Passando al settore farmaceutico, i dati descrivono la presenza di 185 micro operatori (fino a 5
addetti) che assieme a 140 realtà industriali tra 6 e 49 addetti, formano l’ara delle micro e piccole
imprese. Il quadro completo del sistema farmaceutico, si compone anche di 189 imprese, con un
numero di addetti superiore a 50, di cui 32 superano la soglia di 500 lavoratori presenti in azienda.
A questi risultati dell’assetto produttivo si giunge dopo un decennio in cui in entrambi gli
aggregati si registra un processo di razionalizzazione produttiva, che pur non risparmiando
alcuna classe dimensionale, incide in modo particolarmente rilevante sulle micro imprese fino a
19 addetti che diminuiscono di 530 unità nella chimica (-13%) e di 77 unità nella farmaceutica (-
23%).
Il risultato sul livello di concentrazione/frammentazione produttiva, descritto dal numero delle
imprese, assume dei contorni più precisi se letto attraverso la lente della distribuzione degli
addetti. Facendo questo esercizio, si scopre che le classi minori fino a 19 addetti assorbono poco
più del 17% dell’occupazione nell’industria chimica e meno dell’1,6% nell’industria farmaceutica.
Altro esercizio che consente di rappresentare in modo più preciso le reali condizioni di
concentrazione/frazionamento produttivo dei due settori è certamente quello del filtro del gruppo
aziendale e del numero di imprese e lavoratori che possono essere ricondotti sotto il modello
organizzativo di gruppo; un’analisi che consente inoltre di comprendere il livello di diffusione di
una delle forme più strutturate di strategia organizzativa per dare una risposta dimensionale
adeguata alla sempre più evidente complessità competitiva del mercato chimico e farmaceutico.
Fatta questa premessa, i dati di fonte Istat “I gruppi di impresa in Italia”, tratteggiano una
situazione in cui la scelta del gruppo aziendale è particolarmente diffusa e ben al di sopra della
media dell’aggregato dell’industria in senso stretto. Le statistiche disponibili, infatti, riconducono
alla forma di gruppo il 60% delle imprese e 95% dei lavoratori nel settore farmaceutico, e il 37%
delle imprese e 79% dei lavoratori del settori chimico. Queste percentuali, si attestano già
intorno al 100% per le imprese e lavoratori della classe superiore a 100 addetti, mentre, si colloca
su livelli significativamente più bassi per le imprese con livelli dimensionali inferiori.
20
Le imprese che operano nella filiera chimica - farmaceutica
Numero
Imprese
(anno 2011)
Quota %
(anno 2011)
Var.numero
imprese
2001/2011
Numero
Imprese
(anno 2011)
Quota %
(anno 2011)
Var.numero
imprese
2001/2011
fino a 5 2.257 49,4% -422 185 36% -28
6-9 617 13,5% -78 21 4,1% -34
10-15 544 11,9% -10 41 8,0% -5
16-19 186 4,1% -20 10 1,9% -10
20-49 537 11,8% 12 68 13,2% -29
50-99 208 4,6% -9 55 10,7% -8
100-249 160 3,5% 9 74 14,4% 10
250-499 38 0,8% -5 28 5,4% 5
500 e oltre 22 0,5% -15 32 6,2% -3
Totale 4.569 100,0% -538 514 100,0% -102
fabbricazione di prodotti chimici fabbricazione di prodotti farmaceutici
Fonte: ARES2.0/SOGES su dati CENSIMENTO ISTAT
Altro dato importante per disegnare l’apparato produttivo che opera nei due settori oggetto della
nostra indagine, è quello sul livello di multi nazionalità delle imprese italiane, sia nella forma del
controllo di operatori esteri sia nella forma del controllo estero di imprese italiane.
Su questo fronte, i dati sempre di fonte Istat (Indagine sulle Struttura e attività delle multinazionali
estere in Italia pubblicata il 17 dicembre 2012; Indagine sulla Struttura, performance e nuovi
investimenti delle multinazionali italiane all’estero pubblicata il 28 novembre 2012), descrivono un
quadro di internazionalizzazione dell’apparato produttivo che va ben oltre l’attività strettamente
commerciale di importazione ed esportazione.
Attualmente, infatti, nella chimica ci sono 259 imprese a controllo estero che occupano il 31%
degli addetti presenti nel settore e realizzano il 38% del suo fatturato complessivo. Inoltre, si
tratta d’imprese da cui dipende quasi la metà degli investimenti e delle spese in ricerca e
sviluppo. Ancora più marcato è il risultato nel settore farmaceutico, dove le 119 imprese a
controllo estero sviluppano il 59% dell’occupazione, il 71% del fatturato globale, il 60% degli
investimenti ed il 50% delle spese in ricerca e sviluppo.
Di particolare rilievo anche se su livelli dimensionali inferiori è la presenza multinazionale delle
imprese italiane attraverso il controllo di operatori stranieri. In questo caso il livello
multinazionale nella chimica è descritto da 446 imprese estere controllate, che sviluppano
un’occupazione che corrisponde al 23% di quanto sviluppa il settore in Italia e un fatturato che
corrisponde al 16% di quanto sviluppa il settore sempre in Italia. Una penetrazione superiore si
21
registra invece nel farmaceutico, dove 177 imprese controllate sviluppano una occupazione che
corrisponde al 27% di quella nazionale e un volume di affare pari a poco meno del 20%, sempre
di quello nazionale.
Posizionamento multinazionale delle imprese che operano nella filiera chimica – farmaceutica
Addetti FatturatoInvestime
nti
Spesa in
R&S
Fabbricazione di prodotti chimici 259 31,0 38,4 48,0 46,8
Fabbricazione di prodotti farmaceutici 119 58,8 71,1 59,2 49,2
Totale manifatturiero 2.886 10,6 18,9 13,6 24,6
Addetti FatturatoInvestime
nti
Spesa in
R&S
Fabbricazione di prodotti chimici 446 22,7 16,0 .. ..
Fabbricazione di prodotti farmaceutici 177 27,1 19,5 .. ..
Attivi tà manifatturiere 6.505 18,7 16,3 .. ..
In % del le imprese res identi in Ita l ia
Imprese estere
a control lo
nazionale
In % del le imprese res identi in Ita l ia
Numero imprese
i ta l iane a
control lo estero
Fonte: ARES2.0/SOGES su dati ISTAT
Rispetto alle macro aree di specializzazione operativa, i dati del censimento raccontano di un
apparato produttivo che per poco più di 1.000 imprese è attivo nella chimica di base, al cui
interno la componente più rilevante, naturalmente in termini di imprese che vi operano, è quella
della fabbricazione di materie plastiche in forme primarie con 369 unità, seguita dai fabbricanti
di prodotti chimici di base inorganici, dai fabbricanti di prodotti chimici di base organici e dai
fabbricanti di fertilizzanti e composti azotati, dove in ciascun comparto operano circa 170
imprese.
Passando alla chimica dei prodotti, e senza riportare qui nel testo quanto è dettagliatamente
fotografato nella tabella che segue, merita evidenziare che l’area dove si concentra il maggior
numero di imprese è quella della fabbricazione di saponi, detergenti, prodotti per la pulizia,
profumi e cosmetici (1.384 imprese).
22
Le imprese che operano nella filiera chimica e farmaceutica distribuite per comparto
Imprese Quota %
FABRICAZIONE DI PRODOTTI CHIMICI 4.569 100,0
fabbricazione di prodotti chimici di base 1.068 23,4
fabbricazione di gas industriali 64 1,4
fabbricazione di coloranti e pigmenti 98 2,1
fabbricazione di altri prodotti chimici di base inorganici 172 3,8
fabbricazione di altri prodotti chimici di base organici 171 3,7
fabbricazione di fertilizzanti e composti azotati, esclusa la fabbricazione di compost 173 3,8
fabbricazione di materie plastiche in forme primarie 369 8,1
fabbricazione di gomma sintetica in forme primarie 21 0,5
fabbricazione di agrofarmaci e di a l tri prodotti chimici per l 'agricol tura, esclus i i concimi 55 1,2
fabbricazione di pi tture, vernici e smalti , inchiostri da s tampa e ades ivi s intetici 895 19,6
fabbricazione saponi , detergenti , prodotti per la pul izia e la lucidatura, di profumi e cosmetici 1.384 30,3
fabbricazione di saponi e detergenti, di prodotti per la pulizia e la lucidatura 478 10,5
fabbricazione di profumi e cosmetici 906 19,8
fabbricazione di a l tri prodotti chimici 1.124 24,6
fabbricazione di esplosivi 150 3,3
fabbricazione di colle 89 1,9
fabbricazione di oli essenziali 78 1,7
fabbricazione di prodotti chimici per uso fotografico 21 0,5
fabbr. prodotti chimici organici ottenuti da prodotti di base derivati da fermentazione o materie vegetali 122 2,7
trattamento chimico degli acidi grassi 11 0,2
fabbricazione di prodotti chimici vari per uso industriale (compresi i preparati antidetonanti e antigelo) 431 9,4
fabbricazione di prodotti chimici impiegati per ufficio e per il consumo non industriale 37 0,8
fabbricazione di prodotti ausiliari per le industrie tessili e del cuoio 111 2,4
fabbricazione di prodotti elettrochimici (esclusa produzione di cloro, soda e potassa) ed elettrotermici 7 0,2
fabbricazione di altri prodotti chimici nca 67 1,5
fabbricazione di fibre s intetiche e arti ficia l i 43 0,9
FABBRICAZIONE DI PRODOTTI FARMACEUTICI 514 100,0
fabbricazione di prodotti farmaceutici di base 106 20,6
fabbricazione di medicina l i e preparati farmaceutici 408 79,4 Fonte: ARES2.0/SOGES su dati CENSIMENTO ISTAT
Anticipando con alcuni numeri quanto verrà sviluppato in modo approfondito nei prossimo
paragrafo, la fonte censimento attribuisce al sistema di imprese sin qui descritto quasi 111 mila
occupati nell’aggregato chimico, di cui la chimica di base rappresenta il 35% (era il 42,9% nel
2001) e poco meno 63 mila occupati nella farmaceutica, dove il segmento della filiera delle
produzioni di base si ferma al 19%. Entrando più nel merito dei comparti, in Italia, la componente
della chimica di base in cui si addensa il maggior numero di occupati, sono la fabbricazione di
materie plastiche in forme primarie (oltre 13 mila addetti) e la fabbricazione di prodotti chimici
di base organici (oltre 10 mila addetti). Per quanto riguarda invece la chimica dei prodotti, l’area
più consistente per occupati è quella della fabbricazione saponi, detergenti, prodotti per la
pulizia e la lucidatura, profumi e cosmetici (quasi 26 mila addetti), seguita dalla fabbricazione di
pitture, vernici e smalti, inchiostri da stampa e adesivi sintetici (più di 20 mila addetti).
23
Gli addetti nella filiera chimica – farmaceutica distribuite per comparto
Addetti Quota %
FABRICAZIONE DI PRODOTTI CHIMICI 110.867 100,0
fabbricazione di prodotti chimici di base 39.734 35,8
fabbricazione di gas industriali 4.319 3,9
fabbricazione di coloranti e pigmenti 2.673 2,4
fabbricazione di altri prodotti chimici di base inorganici 5.883 5,3
fabbricazione di altri prodotti chimici di base organici 10.526 9,5
fabbricazione di fertilizzanti e composti azotati, esclusa la fabbricazione di compost 2.781 2,5
fabbricazione di materie plastiche in forme primarie 13.309 12,0
fabbricazione di gomma sintetica in forme primarie 243 0,2
fabbricazione di agrofarmaci e di a l tri prodotti chimici per l 'agricol tura, esclus i i concimi 1.987 1,8
fabbricazione di pi tture, vernici e smalti , inchiostri da s tampa e ades ivi s intetici 20.531 18,5
fabbricazione saponi , detergenti , prodotti per la pul izia e la lucidatura, di profumi e cosmetici 25.958 23,4
fabbricazione di saponi e detergenti, di prodotti per la pulizia e la lucidatura 11.317 10,2
fabbricazione di profumi e cosmetici 14.641 13,2
fabbricazione di a l tri prodotti chimici 19.640 17,7
fabbricazione di esplosivi 909 0,8
fabbricazione di colle 1.316 1,2
fabbricazione di oli essenziali 848 0,8
fabbricazione di prodotti chimici per uso fotografico 432 0,4
fabbr. prodotti chimici organici ottenuti da prodotti di base derivati da fermentazione o materie vegetali 1.248 1,1
trattamento chimico degli acidi grassi 294 0,3
fabbricazione di prodotti chimici vari per uso industriale (compresi i preparati antidetonanti e antigelo) 9.913 8,9
fabbricazione di prodotti chimici impiegati per ufficio e per il consumo non industriale 1.185 1,1
fabbricazione di prodotti ausiliari per le industrie tessili e del cuoio 2.512 2,3
fabbricazione di prodotti elettrochimici (esclusa produzione di cloro, soda e potassa) ed elettrotermici 429 0,4
fabbricazione di altri prodotti chimici nca 554 0,5
fabbricazione di fibre s intetiche e arti ficia l i 3.017 2,7
FABBRICAZIONE DI PRODOTTI FARMACEUTICI 62.725 100,0
fabbricazione di prodotti farmaceutici di base 11.870 18,9
fabbricazione di medicina l i e preparati farmaceutici 50.855 81,1 Fonte: ARES2.0/SOGES su dati CENSIMENTO ISTAT
A questa dimensione occupazionale si giunge dopo un decennio in cui per entrambi gli aggregati si
è assistito ad un processo di riduzione della forza lavoro. Tra i due censimenti la perdita è infatti
stata di oltre 23 mila unità nella chimica, pari ad un arretramento del 17%, e di circa 7500 unità
nella farmaceutica (-11%). Da notare, ad una lettura del dato per classi dimensionali, che la classi
di addetti dove si concentra la maggiore perdita sia in valore assoluto sia nella variazione
percentuale, sono quelle delle grandi imprese, ossia, quelle da 500 occupati ed oltre.
24
Gli addetti nella filiera chimica – farmaceutica: variazione nel decennio 2011-2001 per classi dimensionali
Variazione assoluta variazione %
fino a 49 35.650 -1.892 -5,0%
50-249 38.998 -182 -0,5%
250-499 13.670 -1.155 -7,8%
500 e ol tre 22.549 -20.131 -47,2%
fino a 49 3.326 -1.576 -32,2%
50-249 16.139 1.203 8,1%
250-499 9.121 1.210 15,3%
500 e ol tre 34.139 -8.256 -19,5%
Numero addetti (anno
2011)
Variazione 2011/2001
fabbricazione di prodotti chimici
fabbricazione di prodotti farmaceutici
Fonte: ARES2.0/SOGES su dati CENSIMENTO ISTAT
Con questo assetto industriale il settore della chimica e della farmaceutica nazionale, all’interno di
una fase di tensioni economico-finanziarie che stanno influenzando da oltre 4 anni le prospettive
di sviluppo del paese, ha realizzato nel 2012 un fatturato complessivo di 76, 5 miliardi di cui 48,8
miliardi nella chimica e 27,7 nella farmaceutica. Leggendo questo risultato di fatturato all’interno
di una serie storica lunga, è possibile affermare che siamo in presenza di una realtà farmaceutica
che sembrerebbe, almeno in termini di performance di vendite - pur in un quadro di valori
nominali – essere riuscita a difendere il suo posizionamento competitivo. Più articolata è invece la
situazione dell’aggregato chimico, dove la crescita è stata più lenta ed interrotta da una crisi che
ha trascinato il fatturato su livelli ancora molto lontani dai risultati precedenti al ciclo recessivo.
Rispetto a questa situazione, un primo dato da mettere in evidenza è la relazione con l’andamento
degli investimenti, che pur rallentando in entrambi i settori, diminuiscono in modo
particolarmente consistente nel settore chimico, che è anche il settore con i risultati peggiori in
termini di valore delle vendite.
Altro dato importante e utile alla lettura della più generale dinamica del fatturato è certamente la
performance sul mercato nazionale e quello estero. A questo proposito, a fare la differenza tra i
due settori è stata la diversa tenuta del mercato nazionale che se nel farmaceutico ha continuato
a crescere anche durante il periodo della crisi, nella chimica ha subito un brusco rallentamento
nel 2009 che ancora oggi non è stato recuperato. Sul fronte estero invece, che rappresenta per
entrambi i settori circa il 30% delle vendite totali, pur con ciclicità divergenti, il risultato al 2012,
conferma un solido posizionamento competitivo sui mercati esteri sia per l’aggregato
farmaceutico sia per quello chimico.
25
Performance di sviluppo (anno 2001 = 100)
Fatturato totale Investimenti
96,3
120,3 118,4
94,5
112,4116,8
113,5100,0
113,2 112,1
125,8
137,2 136,3
70
80
90
100
110
120
130
140
150
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
Chimica
Farmaceutica
100 99
82
10098
93
84 84
110
90
105108
105 105
70
75
80
85
90
95
100
105
110
115
20
01
20
02
20
03
20
04
20
05
20
06
20
07
20
08
20
09
20
10
Chimica
Farmaceutica
Vendite in Italia Vendite all’estero
97,7
114,9 115,5
93,9
107,0109,5
105,3
100,0
126,1
136,5132,1
70
80
90
100
110
120
130
140
150
20
01
20
02
20
03
20
04
20
05
20
06
20
07
20
08
20
09
20
10
20
11
20
12
Chimica
Farmaceutica
93,0
133,6
96,0
135,2
100,0
125,3
148,4
70
80
90
100
110
120
130
140
150
1602
00
1
20
02
20
03
20
04
20
05
20
06
20
07
20
08
20
09
20
10
20
11
20
12
Chimica
Farmaceutica
Fonte: ARES2.0/SOGES su dati ISTAT
Per arricchire questo quadro, che indubbiamente contribuisce a delineare quei trend utili alla
costruzione di una fotografia di scenario, un esercizio importante è quello della lettura
disaggregata per comparto delle perfomance complessive sin qui descritte. Per orientarsi nella
lettura, al dato sulla dinamica del fatturato è stato affiancato il dato sulla consistenza
occupazionale, un riferimento, quest’ultimo, che consente di leggere in modo più efficace
l’effettivo peso delle diverse dinamiche del valore delle vendite nel periodo 2001-2012.
Fatta questa premessa, salta subito agli occhi il risultato dell’aggregato che va sotto il nome di
chimica di base, a cui sono attribuiti oltre 35 mila addetti, che pur arretrando rispetto al picco
raggiunto nella fase pre-crisi, è riuscito in una dinamica di lungo periodo a sovraperformare
rispetto alla media dell’intero settore chimico. Rimanendo sempre nell’ambito dei comparti a più
rilevante presenza occupazionale, risultato non altrettanto interessante, benché positivo, e quello
fatto registrare dal comparto delle pitture e dal comparto dei saponi, detergenti e cosmesi.
Nell’area dei comparti minori per numero di occupati coinvolti, particolarmente grave è invece la
26
situazione delle fibre sintetiche ed artificiali, dove si è più che dimezzato il valore delle vendite
(fatto 100 il livello 2001, il 2012 a chiuso con un risultato pari a 38). Benché non altrettanto grave,
va evidenziata anche la debole performance del comparto della fabbricazione di agro farmaci.
Performance di fatturato per comparto (anno 2001 = 100)
ADDETTI 2001 2004 2007 2008 2009 2010 2011 2012
Fabbricazione di prodotti chimici di
base, di fertilizzanti e composti
azotati, di materie plastiche e
gomma sintetica in forme primarie
39.734 100 103 134 128 91 121 128 122
fabbricazione di agrofarmaci e di
altri prodotti chimici per
l'agricoltura
1.987 100 82 85 88 81 80 81 101
Fabbricazione di pitture, vernici e
smalti, inchiostri da stampa e
adesivi sintetici
20.531 100 105 118 115 106 110 114 109
Fabbricazione di saponi e
detergenti, di prodotti per la
pulizia e la lucidatura, di profumi e
cosmetici
25.958 100 105 108 110 109 113 108 107
Fabbricazione di altri prodotti
chimici19.640 100 106 122 131 103 120 131 126
Fabbricazione di fibre sintetiche e
artificiali3.017 100 70 59 50 30 36 39 38
Fabbricazione di prodotti
farmaceutici di base11.870 100 110 114 116 115 119 127 143
Fabbricazione di medicinali e
preparati farmaceutici50.855 100 114 128 132 134 139 139 135
CHIMICA
FARMACEUTICA
Fonte: ARES2.0/SOGES su dati ISTAT
Il sistema chimico-farmaceutico sin qui tratteggiato nelle sue dimensioni e caratteristiche
strutturali, posiziona l’Italia al 3° posto per fatturato e al 4° posto per occupazione all’interno
dell’UE27. Secondo i dati Eurostat, a queste posizioni corrisponde una quota di fatturato e di
occupazione dell’Italia sul totale UE27 pari a poco più del 10%, quota che sale al 17% quando la
variabile utilizzata è quella della numerosità di imprese, elemento questo che non manca di
approssimare un struttura dell’apparato produttivo Italiano sicuramente più frazionato di quello
espresso dai principali paesi UE.
27
I paesi UE27 della Chimico-Farmaceutica: il posizionamento dell’Italia
Il contributo % dell’Italia all’interno dell’UE27 FATTURATO:
Italia 3° Posizione
10,1%
10,5%
11,3%
16,8%
8,1%
Occupati
Fatturato
ProduzioneImprese
Valore aggiunto
Germany24%
France18%
Italy11%
United Kingdom
11%
Netherlands7%
Spain7%
Belgium6%
Ireland5%
Poland2%
Sweden2%
Austria1%
Denmark1%
Finland1%
Czech Republic
1% Hungary1%
Portugal1%
Greece0%
Romania0%
Bulgaria0%
IMPRESE
Italia 1° Posizione OCCUPAZIONE
Italia 4° Posizione
Italy17%
Spain13%
Germany11%
France11%
United Kingdom
11%Poland
7%
Czech Republic
5% Romania4%
Portugal3%
Sweden3%
Netherlands3%Belgium
3%
Hungary2%
Bulgaria2%
Austria1%
Greece1%
Finland1%
Denmark1%
Ireland1%
Germany25%
France15%
United Kingdom
11%
Italy10%
Spain8%
Poland6%
Belgium4%
Netherlands4%
Romania3%
Czech Republic
2%
Sweden2%
Hungary2%
Denmark2% Austria
2%Ireland
1%
Bulgaria1%
Portugal1%
Finland1%
Greece1%
Fonte: ARES2.0/SOGES su dati EUROSTAT
Per affrontare in modo più approfondito il tema delle potenzialità di sviluppo dei due settori
oggetto di questa indagine, un ultimo compito senza dubbio utile è quello di esercitarsi in una
lettura mirata delle perfomance economico-finanziarie di quella componente del sistema
imprenditoriale che si posiziona almeno per dimensioni in una ruolo di leadership nel quadro
nazionale.
Per fare questo, si è deciso di utilizzare il campione Mediobanca delle grandi imprese (oltre 50
milioni di fatturato), nella forma aggregata in una serie storica lunga che va dal 2001 al 2012. Su
28
questo campione, che rispetto al fatturato rappresenta quasi due terzi delle imprese chimiche e la
quasi totalità delle imprese farmaceutiche, sono stati sviluppati 20 indicatori che consentono di
descrivere in un periodo che va dal 2001 al 2012 le performance dei due settori su quattro ambiti
tematici (sviluppo, redditività, efficienza operativa, struttura finanziaria).
Con l’architettura di analisi sin qui descritta, e cominciando l’analisi dall’aggregato farmaceutico, il
primo dato che emerge in modo inequivocabile è la capacità delle imprese di conseguire
importanti risultati di sviluppo dei ricavi, e questo anche nel quinquennio della crisi e nonostante
un costante impegno della pubblica amministrazione, fondamentale committente dell’industria
farmaceutica, nella direzione di una razionalizzazione della spesa sanitaria. Questa crescita del
fatturato, come evidente dalla prima sezione della tabella che segue, si associa anche ad un
andamento di sviluppo degli investimenti e dell’impegno patrimoniale. Non è andato invece
nella stessa direzione il lavoro, che dal 2008 fa registrare una riduzione anche per effetto di
dinamiche di esternalizzazione di servizi e attività non core che a parità di lavoro hanno spostato
occupazione dalla chimica verso altri comparti.
Spostandosi sui dati di redditività, l’esercizio di analisi dei principali indicatori offre uno spaccato
dove le dinamiche di sviluppo, hanno contribuito alla sostanziale tenuta della capacità di creare
ricchezza, senza quindi imprimere una spinta al rafforzamento della capacità di reddito.
Indubbiamente, le dinamiche descritte oltre a trovare una spiegazione nella capacità di aderire ad
una strategia di sviluppo coerente con le esigenze del mercato, sono il risultato anche di una
capacità di tradurre questa strategia in una organizzazione produttiva che ha determinato un
avanzamento sul piano dell’utilizzo dei fattori della produzione. A questo riguardo, il dato più
rilevante è stato quello della produttività del lavoro che mostra una dinamica costantemente
positiva.
Infine, i dati disponibili descrivono un comparto la cui solidità economica e capacità di sviluppo
non ha in alcun modo compromesso un percorso di rafforzamento della struttura finanziaria che in
un mercato come quello sanitario, dove i tempi di pagamento sono particolarmente lunghi e gli
investimenti necessari per garantire standard di servizi coerenti ai vincoli di legge sono sempre
maggiori, assume certamente un valore competitivo rilevante.
Entrando nel merito degli indicatori, va anzitutto evidenziato che nella media del settore la
copertura delle attività con mezzi propri oggi si attesta al 45%. Anche rispetto alla tipologia di fonti
di indebitamento, la scelta delle imprese esprime una strategia finalizzata alla solidità finanziaria. I
debiti finanziari sono infatti tornati nel 2012 ai livelli più bassi del decennio (27%).
29
Altrettanto stabile è la struttura finanziaria rispetto ai tempi di pagamento ed incasso. L’Indice di
liquidità immediata si colloca infatti ben oltre il valore 100. Ad indicare che gli esborsi a breve
trovano copertura completa attraverso quelli che sono stimati incassi a breve.
Passando all’aggregato chimico, e cominciando dagli indicatori di sviluppo, emerge una fotografia
con luci ed ombre. Infatti, se da un lato si conferma la capacità di incrementare il fatturato,
dall’altro lato si assiste ad una forte riduzione dell’occupazione e valore complessivo degli
investimenti.
Le dinamiche di sviluppo descritte si associano ad un livello di redditività operativa molto
contenuto, fino a determinare in molti periodi un risultato di perdita in termini di performance
complessiva del settore.
Contribuiscono a spiegare questa situazione di bassa redditività anche gli indicatori di efficienza
operativa, da cui emerge che il lavoro, sia in termini di produttività sia in termini di costo e gli
ammortamenti danno un contributo positivo che però non è sufficiente a compensare il maggior
peso del costo per acquisti esterni.
Infine, nonostante un quadro economico non ottimale, gli indicatori che descrivono la struttura
finanziaria restituiscono un settore che non ha sottovalutato l’importanza della tenuta finanziaria
proprio in fasi critiche e questo è possibile visualizzarlo dall’evidente tentativo di tenere sotto
controllo l’indebitamento, in modo particolare quello finanziario, nonché dal tentativo di
mantenere un buon livello di patrimonializzazione nonostante i molti periodo di perdita che hanno
ovviamente inciso sul capitale proprio delle stesse imprese.
30
I conti delle grandi imprese (oltre 50 milioni di fatturato) che operano nel settore farmaceutico: redditività, costi e struttura finanziaria 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012
Variazione ricav i 100,0 108,8 112,9 117,0 119,2 124,6 129,8 132,0 136,1 139,3 142,7 141,7
Variazione occupati 100,0 103,3 105,3 106,5 105,8 106,5 105,0 102,1 97,8 94,0 95,7 94,4
Variazione patrimonio netto 100,0 109,9 110,0 130,9 138,4 135,9 131,6 142,4 141,6 158,1 160,3 182,3
Variazione totale attiv o 100,0 107,9 111,9 119,1 131,3 134,9 139,0 143,5 140,7 149,3 153,1 158,1
R.O.I. (Return on inv estment) in% 10,5% 9,7% 8,9% 8,7% 8,0% 8,4% 8,4% 8,2% 10,4% 10,0% 8,8% 7,9%
R.O.S. (Return on Sales) in% 10,6% 9,8% 9,0% 9,0% 9,0% 9,1% 9,1% 8,9% 10,8% 10,8% 9,4% 8,9%
R.O.E. (Return on Equity ) in% 20,9% 19,1% 9,2% 9,7% 13,5% 12,6% 12,5% 7,4% 10,5% 12,3% 12,4% 13,7%
Fatturato per dipendente (.000 €) 347 366 372 381 391 407 430 449 483 514 518 521
Valore aggiunto per dipendente (.000 €) 106 110 109 109 112 115 120 123 136 142 138 134
Acquisti 49,8% 51,5% 51,2% 52,0% 52,3% 52,1% 53,0% 52,9% 52,9% 53,0% 55,0% 55,5%
Serv izi 21,3% 20,4% 20,7% 20,9% 20,9% 21,0% 20,5% 20,9% 20,2% 20,6% 19,9% 20,3%
lav oro 14,7% 14,3% 14,8% 14,5% 14,5% 14,6% 14,4% 14,3% 13,4% 13,2% 13,5% 13,1%
Ammortamenti 4,1% 4,7% 4,7% 4,1% 3,8% 3,7% 3,5% 3,4% 3,2% 2,8% 2,7% 2,7%
Copertura delle Immobilizzazioni 92% 94% 91% 96% 91% 96% 90% 94% 100% 105% 99% 107%
Mezzi propri / Totale attiv o 39% 40% 38% 43% 41% 39% 37% 39% 39% 41% 41% 45%
Indebitamento finanziario/Totale attiv o 28% 28% 30% 26% 28% 32% 32% 33% 31% 31% 30% 27%
Indebitamento finanziario/Fatturato 29% 29% 31% 28% 33% 36% 36% 37% 34% 35% 34% 31%
Indebitamento v erso fornitori/Totale attiv o 17% 16% 16% 15% 17% 15% 15% 15% 15% 14% 14% 14%
Indebitamento v erso fornitori/Fatturato 18% 17% 17% 17% 19% 17% 17% 17% 17% 16% 16% 16%
Indice di liquidita immediata (Acid Test) 93% 98% 103% 110% 114% 120% 105% 106% 111% 115% 108% 120%
GLOSSARIO
R.O.I. (Return on inv estment) : Risultato operativ o/totale attiv o al netto delle disponibilità liquide RISULTATO OPERATIVO: v alore aggiunto - costo lav oro - ammortamenti ed accantonamenti
R.O.E. (Return on Equity ): Utile d'esercizio/Patrimonio Netto LIQUIDITA' IMMEDIATA: (Attiv o Corrente - Rimanenze)/Passiv o Corrente (*100)
R.O.S. (Return on Sales): Risultato operativ o/Ricav i COPERTURA IMMOBILIZZAZIONI: Patrimonio Netto/Immobilizzazioni nette
SERVIZI: lav orazioni, Oneri accessori merce, Consul. di prodotto, Pubblicità e marketing, Prov v igioni e contributi enasarco, Trasporti, Magazzinaggio e Logistica, Consulenze fiscali, commerciali, consulenze tecniche,
Management fee ed emolumenti (amministratori e sindaci), Spese legali e notarili, Spese per sistemi informativ i, Spese di v iaggio e rappresentanza, Costi di gestione automezzi, Utenze, Assicurazioni, Costi per uffici,
Commissioni bancarie e factoring, Serv izi per il person.(mensa,soc.inter.), Serv izi postali e corrieri, Manutenzioni, Affitti Passiv i, Spese condominiali, Canoni leasing, Canoni locazione, macchine elettroniche, Noleggio
autov etture, Roy alties su marchi, Noleggi v ari
INDICATORI DI SVILUPPO
(anno 2001 = 100)
INDICATORI DI
REDDITIVITA'
IND
ICI
DI
EF
FIC
IEN
ZA
OP
ER
AT
IVA
Produttiv ità del
lav oro
incidenza dei
princiapali costi
sul v alore
produzione (in
%)
INDICI DI STRUTTURA ED
EFFICIENZA FINANZIARIA
(in %)
Fonte: ARES2.0/SOGES su dati Mediobanca
31
I conti delle grandi imprese (oltre 50 milioni di fatturato) che operano nel settore chimico: redditività, costi e struttura finanziaria 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012
Variazione ricav i 100,0 98,2 98,5 107,7 117,9 127,5 129,8 126,0 101,6 122,8 133,9 134,7
Variazione occupati 100,0 98,1 97,8 95,4 93,9 93,1 91,7 90,0 87,9 87,1 86,5 85,3
Variazione patrimonio netto 100,0 85,2 93,6 98,2 103,4 111,0 114,5 113,3 110,3 118,2 116,4 106,8
Variazione totale attiv o 100,0 83,4 85,5 87,2 89,2 94,9 95,4 94,7 92,3 97,4 100,0 96,9
R.O.I. (Return on inv estment) in% 0,8% 1,7% 1,2% 3,2% 2,1% 1,2% 3,2% 0,3% -1,1% 3,0% 2,3% 1,0%
R.O.S. (Return on Sales) in% 1,0% 1,7% 1,2% 3,0% 1,9% 1,1% 2,7% 0,3% -1,2% 2,8% 2,0% 0,8%
R.O.E. (Return on Equity ) in% -8,9% -2,8% 1,0% 2,4% -3,1% 0,9% 1,0% -5,1% -7,3% 2,5% 1,4% -5,3%
Fatturato per dipendente (.000 €) 437 437 440 493 548 598 618 611 505 616 676 690
Valore aggiunto per dipendente (.000 €) 72 77 77 87 83 80 92 77 68 92 89 83
Acquisti 63,2% 61,1% 60,3% 61,1% 64,7% 66,8% 65,5% 66,2% 62,7% 64,9% 67,6% 68,4%
Serv izi 20,7% 21,9% 22,6% 21,8% 20,7% 20,3% 20,1% 21,5% 24,0% 20,7% 19,6% 20,0%
lav oro 10,0% 10,1% 10,5% 9,6% 9,0% 8,6% 8,6% 8,8% 10,8% 9,0% 8,4% 8,3%
Ammortamenti 5,1% 5,2% 5,4% 4,5% 3,7% 3,4% 3,2% 3,2% 3,6% 2,7% 2,5% 2,5%
Copertura delle Immobilizzazioni 58% 69% 73% 77% 85% 95% 95% 85% 83% 88% 87% 86%
Mezzi propri / Totale attiv o 34% 35% 37% 38% 39% 40% 41% 41% 41% 41% 39% 37%
Indebitamento finanziario/Totale attiv o 36% 29% 28% 27% 25% 23% 23% 26% 26% 26% 25% 27%
Indebitamento finanziario/Fatturato 46% 31% 31% 28% 24% 22% 22% 25% 31% 26% 24% 25%
Indebitamento v erso fornitori/Totale attiv o 14% 18% 17% 18% 19% 20% 19% 17% 17% 18% 18% 18%
Indebitamento v erso fornitori/Fatturato 18% 20% 19% 19% 18% 19% 18% 17% 19% 18% 17% 16%
Indice di liquidita immediata (Acid Test) 69% 91% 92% 94% 107% 126% 114% 109% 118% 112% 112% 111%
GLOSSARIO
R.O.I. (Return on inv estment) : Risultato operativ o/totale attiv o al netto delle disponibilità liquide RISULTATO OPERATIVO: v alore aggiunto - costo lav oro - ammortamenti ed accantonamenti
R.O.E. (Return on Equity ): Utile d'esercizio/Patrimonio Netto LIQUIDITA' IMMEDIATA: (Attiv o Corrente - Rimanenze)/Passiv o Corrente (*100)
R.O.S. (Return on Sales): Risultato operativ o/Ricav i COPERTURA IMMOBILIZZAZIONI: Patrimonio Netto/Immobilizzazioni nette
SERVIZI: lav orazioni, Oneri accessori merce, Consul. di prodotto, Pubblicità e marketing, Prov v igioni e contributi enasarco, Trasporti, Magazzinaggio e Logistica, Consulenze fiscali, commerciali, consulenze tecniche,
Management fee ed emolumenti (amministratori e sindaci), Spese legali e notarili, Spese per sistemi informativ i, Spese di v iaggio e rappresentanza, Costi di gestione automezzi, Utenze, Assicurazioni, Costi per uffici,
Commissioni bancarie e factoring, Serv izi per il person.(mensa,soc.inter.), Serv izi postali e corrieri, Manutenzioni, Affitti Passiv i, Spese condominiali, Canoni leasing, Canoni locazione, macchine elettroniche, Noleggio
autov etture, Roy alties su marchi, Noleggi v ari
INDICATORI DI SVILUPPO
(anno 2001 = 100)
INDICATORI DI
REDDITIVITA'
IND
ICI
DI
EF
FIC
IEN
ZA
OP
ER
AT
IVA
Produttiv ità del
lav oro
incidenza dei
princiapali costi
sul v alore
produzione (in
%)
INDICI DI STRUTTURA ED
EFFICIENZA FINANZIARIA
(in %)
Fonte: ARES2.0/SOGES su dati Mediobanca
32
3.2 Il profilo dell’occupazione attraverso le principali variabili anagrafiche, di istruzione e di
posizione nel mercato del lavoro
Occupazione nei dati di censimento di fine 2011
Nelle elaborazioni precedenti, dal punto di vista occupazionale, si assumono a riferimento gli
addetti “interni” all’impresa, dipendenti ed indipendenti: la grandissima maggioranza
dell’occupazione nei settori in esame è comunque rappresentata dagli addetti dipendenti, con
percentuali che vanno da un minimo dell’88% (Detergenti) ad un massimo del 94-95% (Chimica
di base, Fibre, Farmaceutico).
Occupati nelle imprese attive del settore chimico-farmaceutico per posizione professionale (val. assoluti e % per comparto). Fine 2011
TOTALE
ADDETTI
(dipendenti+
indipendenti
)20 fabbricazione di prodotti chimici 106.202 91,4% 4.665 4,0% 110.867 2.640 2,3% 2.659 2,3% 116.166 100,0%
201 fabbricazione di prodotti chimici di base, di
fertilizzanti e composti azotati, di materie
plastiche e gomma sinteti
38.796 94,4% 938 2,3% 39.734 706 1,7% 676 1,6% 41.116 100,0%
202 fabbricazione di agrofarmaci e di altri prodotti
chimici per l'agricoltura1.947 91,6% 40 1,9% 1.987 83 3,9% 55 2,6% 2.125 100,0%
203 fabbricazione di pitture, vernici e smalti,
inchiostri da stampa e adesivi sintetici19.499 91,8% 1.032 4,9% 20.531 276 1,3% 440 2,1% 21.247 100,0%
204 fabbricazione di saponi e detergenti, di
prodotti per la pulizia e la lucidatura, di profumi e
cosmetici
24.459 87,7% 1.499 5,4% 25.958 1.253 4,5% 668 2,4% 27.879 100,0%
205 fabbricazione di altri prodotti chimici 18.521 89,6% 1.119 5,4% 19.640 279 1,3% 762 3,7% 20.681 100,0%
206 fabbricazione di fibre sintetiche e artificiali 2.980 95,6% 37 1,2% 3.017 43 1,4% 58 1,9% 3.118 100,0%
21 fabbricazione di prodotti farmaceutici di
base e di preparati farmaceutici 62.482 94,4% 243 0,4% 62.725 2.539 3,8% 936 1,4% 66.200 100,0%
211 fabbricazione di prodotti farmaceutici di base 11.824 95,1% 46 0,4% 11.870 376 3,0% 189 1,5% 12.435 100,0%
212 fabbricazione di medicinali e preparati
farmaceutici 50.658 94,2% 197 0,4% 50.855 2.163 4,0% 747 1,4% 53.765 100,0%
TOTALE 168.684 92,5% 4.908 2,7% 173.592 5.179 2,8% 3.595 2,0% 182.366 100,0%
numero
dipendenti delle
imprese attive
numero
indipendenti delle
imprese attive
numero lavoratori
temporanei delle
imprese attive
TOTALE(Addetti+Temporanei
+
Esterni)
numero lavoratori
esterni delle
imprese attive
Nota7: per lavoratori esterni si intendono i collaboratori (co.co.pro, e co.co.co) e altre forme di lavoro atipico (associati in
partecipazione, voucher, ecc.). I lavoratori temporanei sono gli ex interinali,. Per definizione, i lavoratori indipendenti sono presenti nelle imprese organizzate con forma giuridica individuale, società di persona e di capitale e cooperative Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati ISTAT (CensimentoIndustriaServizi 2011).
La percentuale di addetti indipendenti ha qualche rilevanza in alcuni settori della Chimica
(Vernici, Detergenti, Altre chimiche), con percentuali intorno al 5%, ed è residuale (meno di
7 ISTAT (2013), “9° Censimento dell’industria e dei servizi e Censimento delle istituzioni non profit. Primi risultati”, Roma.
33
mezzo punto percentuale) nel Farmaceutico. I lavoratori temporanei (ex interinali) sono una
presenza di un certo rilievo nei Detergenti e cosmetici (4,5%), nella Farmaceutica (3-4%) e negli
Agrofarmaci (3,9%). I lavoratori esterni (“atipici”) hanno una presenza superiore al 3% solo negli
Altri prodotti chimici. Per quanto riguarda la distribuzione dei dipendenti per qualifica, gli Operai
risultano complessivamente avere nel Chimico un’incidenza maggiore di quasi 20 punti in più
rispetto al Farmaceutico (47,9% contro 28%). Peraltro, la quota di occupazione di questo
segmento occupazionale nella Chimica è in ogni caso nettamente più bassa rispetto al complesso
del manifatturiero, dove essa rappresenta ancora i 2/3 del complesso del manifatturiero. Gli
Apprendisti, che già nella Chimica costituiscono una quota molto modesta dei dipendenti,
diventano nella Farmaceutica una componente assolutamente residuale.
Nella Farmaceutica, lo spazio occupazionale lasciato dagli Operai viene riempito dalla quota di
Impiegati, che ha un peso superiore di circa 10 punti rispetto alla Chimica (49,7% contro 39,6%).
Quasi eguale in termini di quota, ma nettamente superiore In proporzione, lo scarto per quanto
riguarda i Quadri (17,1% contro 7,5%). Maggiore nella Farmaceutica anche la quota relativa dei
Dirigenti (4,3% contro 3,0%).
Distribuzione per Qualifica dei dipendenti: % sul totale di comparto. Fine 2011. Industria
chimica e farmaceutica (Divisioni)
Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati ISTAT (CensimentoIndustriaServizi 2011).
Nelle Classi di attività economica, la percentuale di occupazione operaia è particolarmente
elevata nelle Fibre (71%) e rappresenta più della metà dei dipendenti anche nei Detergenti e
apprend.; 1,6%
operaio; 47,9%
impiegato; 39,6%
quadro; 7,5%
dirigente; 3,0% altro; 0,3%
20 fabbricazione di prodotti chimici
apprend.; 0,4%
operaio; 28,0%
impiegato; 49,7%
quadro; 17,1%
dirigente; 4,3% altro; 0,5%
21 fabbricazione di prodotti farmaceutici
34
cosmetici (51,9%). Il valore più basso si registra nella Fabbricazione di medicinali (24,9%). Una
quota inferiore al 40% si riscontra anche negli Agrofarmaci e prodotti chimici per l’agricoltura.
Agrofarmaci e Fabbricazione di medicinali sono anche i comparti dove più robusta è la presenza
dei Quadri e dei Dirigenti.
L’occupazione impiegatizia supera il 40% in tutti i comparti considerati con l’eccezione appunto
delle Fibre e dei Detergenti e cosmetici. Un valore superiore al 50% si registra nella Fabbricazione
di medicinali, seguito dall’altro comparto farmaceutico (44,5%), dagli Altri prodotti chimici (43,7%)
e dagli Agrofarmaci (43,6%).
Occupati nelle imprese attive del settore chimico-farmaceutico per Qualifica (% per Divisione, Gruppo e totale Chimico-Farmaceutico). Fine 2011
apprend. operaio impiegato quadro dirigente altro TOTALE
20 fabbricazione di prodotti chimici 1,6% 47,9% 39,6% 7,5% 3,0% 0,3% 100,0%
201 fabbricazione di prodotti chimici di base,
di fertilizzanti e composti azotati, di materie
plastiche e gomma sinteti
1,3% 45,7% 40,8% 9,0% 3,1% 0,0% 100,0%
202 fabbricazione di agrofarmaci e di altri
prodotti chimici per l'agricoltura0,4% 38,8% 43,6% 11,5% 5,8% 0,0% 100,0%
203 fabbricazione di pitture, vernici e smalti,
inchiostri da stampa e adesivi sintetici1,3% 48,4% 40,7% 6,2% 2,9% 0,4% 100,0%
204 fabbricazione di saponi e detergenti, di
prodotti per la pulizia e la lucidatura, di
profumi e cosmetici
2,5% 51,9% 35,6% 6,6% 2,4% 1,0% 100,0%
205 fabbricazione di altri prodotti chimici 1,8% 43,6% 43,7% 6,9% 3,8% 0,1% 100,0%
206 fabbricazione di fibre sintetiche e
artificiali0,4% 70,8% 22,9% 4,2% 1,7% 0,0% 100,0%
21 fabbricazione di prodotti farmaceutici di
base e di preparati farmaceutici0,4% 28,0% 49,7% 17,1% 4,3% 0,5% 100,0%
211 fabbricazione di prodotti farmaceutici di
base1,0% 41,0% 44,5% 9,9% 3,6% 0,0% 100,0%
212 fabbricazione di medicinali e preparati
farmaceutici0,3% 24,9% 50,9% 18,8% 4,5% 0,6% 100,0%
TOTALE 1,2% 40,5% 43,4% 11,0% 3,5% 0,4% 100,0% Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati ISTAT (CensimentoIndustriaServizi 2011).
35
Nella distribuzione geografica dell’occupazione, prevalgono ancora le regioni del Nord-ovest, che
pesano per il 49% sull’occupazione complessiva. La quota è mediamente più elevata nella Chimica
(52,2%), ma il valore più elevato della ripartizione si registra nella Farmaceutica di base, oltre che
nelle Fibre (in entrambi casi il 67%).
Nella Chimica, Nord-Est e Centro sostanzialmente si equivalgono, rappresentando ciascuna area
circa un quinto dell’occupazione. Nella Farmaceutica il peso delle regioni centrali (37%) non è
lontano da quello del Nord-ovest (43,4%), mentre la quota del Nord-est non arriva al 12%. Il
Centro, con il 43% è la zona di principale insediamento per quanto riguarda la Fabbricazione di
medicinali. Il Mezzogiorno pesa complessivamente per l’11% nella Chimica e per il 7,5% nella
Farmaceutica.
Distribuzione % per ripartizione geografica degli occupati dipendenti nei comparti del Chimico-Farmaceutico. Valori relativi alle Unità locali. Fine 2011
Nord-
ovest
Nord-est Centro Sud Isole ITALIA
20 fabbricazione di prodotti chimici 52,2 24,3 12,6 6,7 4,2 100,0
201 fabbricazione di prodotti chimici di base,
di fertilizzanti e composti azotati, di materie
plastiche e gomma sinteti
48,0 25,6 11,2 6,7 8,6 100,0
202 fabbricazione di agrofarmaci e di altri
prodotti chimici per l'agricoltura59,9 29,2 6,2 1,9 2,8 100,0
203 fabbricazione di pitture, vernici e smalti,
inchiostri da stampa e adesivi sintetici50,4 30,1 12,0 5,1 2,3 100,0
204 fabbricazione di saponi e detergenti, di
prodotti per la pulizia e la lucidatura, di
profumi e cosmetici
54,8 19,8 16,5 7,5 1,3 100,0
205 fabbricazione di altri prodotti chimici 56,2 22,2 12,0 7,7 1,8 100,0
206 fabbricazione di fibre sintetiche e
artificiali67,5 16,9 9,7 5,8 100,0
21 fabbricazione di prodotti farmaceutici di
base e di preparati farmaceutici43,4 11,7 37,3 5,4 2,1 100,0
211 fabbricazione di prodotti farmaceutici di
base67,2 16,1 12,7 3,6 0,4 100,0
212 fabbricazione di medicinali e preparati
farmaceutici37,9 10,7 43,0 5,9 2,5 100,0
TOTALE 48,9 19,7 21,7 6,2 3,4 100,0
Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati ISTAT (CensimentoIndustriaServizi 2011).
36
Dinamiche occupazionali e della produttività lorda reale del lavoro
Il settore Chimico, dopo l’emorragia occupazionale della prima parte degli anni ’90 ha conosciuto
una fase di relativa stabilizzazione, con una moderata tendenza al declino, fino alla recessione del
2008-2009; nell’ultimo triennio si assiste ad una nuova stabilizzazione su un livello più basso
rispetto alla fase pre-crisi. Pur con un’evoluzione temporale differente, il punto di arrivo nel 2012
rispetto al 1992 coincide con quello della media del manifatturiero.
Diverso il quadro per quanto riguarda il settore Farmaceutico, che ha conosciuto un’espansione
occupazionale consistente tra la metà degli anni ’90 ed i primi anni 2000, recuperando appieno, ed
anzi finendo col superare, il livello del 1992. A tale fase è seguita una di declino nella prima metà
degli anni 2000, con una modesta ripresa nel 2006-2007, seguita da un nuovo, e molto
consistente, calo. Tuttavia, rispetto alla situazione di inizio periodo la situazione nel 2012 è
relativamente migliore di quella del Chimico e della media manifatturiera.
Evoluzione dell’occupazione in equivalenti annui a tempo (Unità di lavoro). Dipendenti ed indipendenti. 1992=100. Anni 1992-2012
Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati ISTAT (Conti economici nazionali, ed. marzo 2013 e ottobre 2013).
La combinazione delle dinamiche occupazionali con quelle della produzione, misurata con il valore
aggiunto a prezzi costanti, evidenza una notevole crescita della produttività reale lorda nella
Farmaceutica, crescita che si intensifica negli ultimi 3 anni dopo una limitata battuta di arresto nel
37
2009. Lo stesso non si verifica per la Chimica, dove i notevoli guadagni di produttività degli anni
’90 sono in parte andati perduti negli anni successivi.
Evoluzione della produttività lorda a prezzi costanti per equivalenti annui a tempo pieno. 1992=100. Anni 1992-2012
Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati ISTAT (Conti economici nazionali, ed. marzo 2013 e ottobre 2013).
Turn-over occupazionale nelle grandi imprese
I flussi cumulati di mobilità in entrata e in uscita8 nelle imprese con almeno 500 dipendenti sono
stati percentualmente rilevanti nel corso degli anni 2000, raffigurando comparti con una mobilità
del lavoro tutt’altro che trascurabile.
Nella Chimica, i flussi cumulati in uscita in rapporto allo stock di occupazione medio hanno sfiorato
nel 2002 il livello del 20% e si sono mantenuti ben sopra il 10% fino al 2008. Pur se con un saldo
largamente negativo, i flussi in ingresso sono rimasti sopra il 5% fino al 2011. Con la crisi ed in
probabile connessione con gli interventi sul sistema pensionistico, si assiste ad una riduzione dei
flussi di turn-over.
8 Sono compresi i passaggi di qualifica.
38
Industrie chimiche. Flussi occupazionali cumulati in entrata ed in uscita in rapporto allo stock di occupazione medio nelle grandi imprese (%). Anni 2000-2013*
(*) Stima sul tendenziale del primo semestre.
Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati ISTAT (Indagine sulle Grandi imprese).
Anche nella Farmaceutica i flussi in entrata e in uscita sono stati rilevanti nel corso del periodo di
osservazione, in prevalenza oltre il 10% dello stock medio, con un maggiore equilibrio però nei
saldi rispetto alla Chimica. I flussi in uscita hanno sopravanzato quelli entrata dal 2007 al 2012 (per
il 2013 abbiamo una parziale stima sulla base del risultato del primo semestre, che è positivo).
Tuttavia, anche nel triennio 2010-2012 i flussi in ingresso sono stati pari annualmente a più del
10% dello stock occupazionale medio annuo.
39
Industrie farmaceutiche. Flussi occupazionali cumulati in entrata ed in uscita in rapporto all’occupazione media dell’anno nelle grandi imprese (%). Anni 2000-2013*
(*) Stima sul tendenziale del primo semestre.
Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati ISTAT (Indagine sulle Grandi imprese).
Professioni nelle Forze di lavoro
La Rilevazione Continua delle Forze di lavoro dell’ISTAT consente di avere un quadro
statisticamente affidabile delle professioni presenti nel Chimico-farmaceutico. La tendenza
evolutiva dal 2005 al 2012 dei gruppi professionali aggregati si può avere per il complesso del
settore, mentre la distinzione tra Chimico e Farmaceutico è possibile solo dal 2011.
Nell’insieme, si registra un ridimensionamento relativo delle mansioni operaie, mentre crescono
i Tecnici e le Professioni non qualificate. Il quadro è comunque improntato ad una generale
stabilità, e le variazioni vanno assunte con una certa cautela derivante dalla natura campionaria
della fonte.
Passando all’esame, contemporaneamente, della distinzione tra Chimico e Farmaceutico ed al
maggior dettaglio della classe professionale, emerge il quadro riportato nella tabella successiva
relativa alla media dell’anno 2012.
Si riscontra una differenziazione piuttosto netta tra i due comparti, in particolare circa
l’importanza del ruolo delle professioni ad elevata specializzazione, nettamente più diffuse nel
40
Farmaceutico rispetto al Chimico (27% contro il 6%). Coerentemente, sono gli Specialisti in scienze
naturali ad avere il ruolo predominate (18,4%). Nella Chimica la figura professionale più
importante tra gli Specialisti è la stessa del Farmaceutico, ma la sua quota vale solo il 2,5%
dell’occupazione complessiva.
Chimico-farmaceutico. Occupati nel 2012 e nel 2005 per professione aggregata. % sul totale
Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati ISTAT (Rilevazione Continua delle Forze di Lavoro).
Complessivamente, il peso delle figure professionali tecniche è molto simile nelle due Divisioni di
attività economica (27,2% nel Chimico e 26,5% nel Farmaceutico). Maggiore il peso nella Chimica
delle Professioni esecutive nel lavoro d'ufficio (17,7% contro 11,6%) e del lavoro manuale
qualificato (Operatori di macchinari, Conduttori di impianti), che vale il 29,1% del totale nel
Chimico contro il 21,3% nel Farmaceutico. Maggiore anche nel Chimico il ruolo delle professioni
non qualificate (8,9% contro 5,7%). Simili e piuttosto modeste, le quote relative del lavoro
manuale specializzato (intorno al 4% in entrambe le Divisioni). Residuale infine, in entrambi i
comparti il ruolo delle Professioni qualificate nei servizi (1,5-1,9%).
Gli Specialisti in scienze naturali sono la figura professionale più diffusa nel Farmaceutico,
precedendo gli Operatori di macchinari e di impianti (15,6%), gli Addetti alla segreteria (5,1%), i
Tecnici della gestione dei processi (5,1%) ed i Tecnici dei rapporti con i mercati (4,8%). Nelle
posizioni dal 6° al 10° posto si collocano: i Tecnici dell’organizzazione e dell’amministrazione delle
41
attività produttive (4,6%); i Tecnici delle scienze quantitative, fisiche e chimiche (4,4%); gli Operai
addetti a macchine confezionatrici di prodotti industriali (3,6%); gli Impiegati addetti alla gestione
amministrativa della logistica (3,4%); gli Specialisti nelle scienze della vita (3,0%). Nel complesso, i
primi 10 raggruppamenti professionali assorbono oltre il 68% dell’occupazione complessiva.
Nella Chimica ai primi 5 posti della graduatoria troviamo: Operatori di macchinari e di impianti
(13,9%); gli Impiegati addetti alla gestione amministrativa della logistica (10,1%); il Personale non
qualificato addetto allo spostamento e alla consegna merci (6,7%); i Tecnici dell’organizzazione e
dell’amministrazione delle attività produttive (6,2%) ed i Tecnici dei rapporti con i mercati
(4,5%). Nelle posizioni dal 6° al 10° posto troviamo: Conduttori di macchinari (4,5%); i Tecnici delle
scienze quantitative, fisiche e chimiche (4,2%); gli Impiegati addetti alla segreteria (4,1%); i
Tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi (3,9%); gli Operai addetti a macchine
confezionatrici di prodotti industriali (2,8%). Nel complesso, i primi 10 raggruppamenti
professionali assorbono il 61% dell’occupazione complessiva.
42
Distribuzione % degli occupati nel 2012 secondo la Classificazione delle Professioni 2011. Imprenditori, Dirigenti, Specialisti e Tecnici
fabbricazione di
prodotti chimici
fabbricazione di
prodotti farmaceutici di
base e di preparati
farmaceutici
Imprenditori e amministratori di grandi aziende 0,3% 0,5%
Direttori e dirigenti generali di aziende 1,4% 0,0%
Direttori e dirigenti dipartimentali di aziende 1,2% 1,2%
Imprenditori e responsabili di piccole aziende 1,8% 0,1%
Totale 4,6% 1,8%
Specialisti in scienze matematiche, informatiche, chimiche, fisiche e
naturali 2,5% 18,4%
Ingegneri e professioni assimilate 1,9% 0,7%
Specialisti nelle scienze della vita 0,0% 3,0%
Medici 0,0% 0,8%
Specialisti delle scienze gestionali, commerciali e bancarie 1,0% 2,9%
Specialisti in scienze sociali 0,4% 0,0%
Ricercatori e tecnici laureati 0,4% 1,8%
Altro 0,2% 0,0%
Totale 6,4% 27,6%
Tecnici delle scienze quantitative, fisiche e chimiche 4,2% 4,4%
Tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni 1,4% 1,0%
Tecnici in campo ingegneristico 1,0% 0,4%
Tecnici della conduzione di impianti produttivi in continuo e
dell'esercizio di reti idriche ed energetiche1,1% 1,2%
Tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi 3,9% 5,1%
Tecnici della sicurezza e della protezione ambientale 1,3% 0,7%
Tecnici della salute 0,1% 0,6%
Tecnici nelle scienze della vita 0,9% 0,3%
Tecnici dell’organizzazione e dell’amministrazione delle attività
produttive6,2% 4,6%
Tecnici dei rapporti con i mercati 4,5% 4,8%
Tecnici della distribuzione commerciale e professioni assimilate 2,4% 2,4%
Altro 0,3% 1,0%
Totale 27,2% 26,5%
PR
OF
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SIO
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IMPRENDITORI E
DIRIGENZA
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Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati ISTAT (Rilevazione Continua delle Forze di Lavoro).
43
Distribuzione % degli occupati nel 2012 secondo la CP Professioni 2011. Esecutivi, Qualificati nel commercio e servizi, Specializzati, Operai qualificati e Personale non qualificato.
fabbricazione di
prodotti chimici
fabbricazione di
prodotti farmaceutici
di base e di preparati
farmaceutici
Impiegati addetti alla segreteria e agli affari generali 4,1% 5,8%
Impiegati addetti alle macchine d'ufficio 0,3% 0,3%
Impiegati addetti all'accoglienza e all'informazione della clientela 1,2% 0,1%
Impiegati addetti alla gestione amministrativa della logistica 10,1% 3,4%
Impiegati addetti alla gestione economica, contabile e finanziaria 1,1% 0,5%
Impiegati addetti al controllo di documenti e allo smistamento e recapito della
posta0,8% 1,4%
Impiegati addetti all'archiviazione e conservazione della documentazione 0,2% 0,0%
Altro 0,0% 0,0%
Totale 17,7% 11,6%
Addetti alle vendite 1,0% 0,4%
Altre professioni qualificate nelle attività commerciali 0,7% 0,7%
Professioni qualificate nei servizi di sicurezza, vigilanza e custodia 0,1% 0,4%
Altro 0,2% 0,0%
Totale 1,9% 1,5%
Meccanici artigianali, montatori, riparatori e manutentori di macchine 1,5% 1,8%
Artigiani e operai specializzati dell’installazione e della manutenzione di
attrezzature elettriche ed elettroniche0,6% 2,0%
Altro 2,1% 0,4%
Totale 4,2% 4,1%
Operatori di macchinari e di impianti per la chimica di base, ecc. 13,9% 15,6%
Conduttori di impianti per la prod, di energia termica e di vapore, ecc 0,4% 0,9%
Operatori di catene di montaggio automatizzate e di robot industriali 1,3% 0,1%
Conduttori di impianti per la trasformazione dei minerali 0,4% 0,0%
Operai addetti a macchine automatiche e semiautomatiche per lavorazioni
metalliche e per prodotti minerali1,2% 0,6%
Conduttori di macchinari per la fabbricazione di articoli in gomma e materie
plastiche4,5% 0,0%
Conduttori di macchinari per tipografia e stampa su carta e cartone 0,5% 0,0%
Operai addetti a macchinari dell'industria tessile, delle confezioni ed assimilati 1,3% 0,0%
Operai addetti all'assemblaggio di prodotti industriali 0,5% 0,2%
Operai addetti a macchine confezionatrici di prodotti industriali 2,8% 3,6%
Conduttori di veicoli a motore e a trazione animale 1,0% 0,1%
Altro 1,4% 0,1%
Totale 29,1% 21,3%
Personale non qualificato addetto allo spostamento e alla consegna merci 6,7% 2,5%
Personale non qualificato nella manifattura 1,3% 1,8%
Altro 0,9% 1,3%
Totale 8,9% 5,7%
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PROFESSIONI
QUALIFICATE
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COMMERCIALI E
NEI SERVIZI
ARTIGIANI,
OPERAI
SPECIALIZZATI
Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati ISTAT (Rilevazione Continua delle Forze di Lavoro).
3.3 Dinamiche di innovazione: spese in ricerca, brevetti, dotazione di personale e
posizionamento nazionale e internazionale di un settore composito
I settori chimici e farmaceutici sono tecnologicamente avanzati, ad alta vocazione industriale e
caratterizzati da un elevato livello di investimenti materiali e immateriali, capitale umano
qualificato e propensione all’export. La R&S amplia il contenuto innovativo dei prodotti e consente
di sottrarre la competitività ad un mero fattore di costo.
Sebbene in entrambi i settori, la ricerca assuma forme generalmente molto più strutturate e a
maggiore contenuto tecnologico e scientifico rispetto al resto del manifatturiero, i due comparti
presentano situazioni differenziate al loro interno.
44
Nella chimica italiana nel 2012 gli addetti che si dedicano alla ricerca risultano 4900 unità (di cui
2100 ricercatori), pari al 4% circa dell’occupazione settoriale con una quota più che doppia della
media manifatturiera (1,9%).
Nello stesso anno. le spese di innovazione nelle imprese chimiche hanno superato gli 838 milioni
di euro (9% circa del valore aggiunto generato dal settore) e la ricerca assorbe 554 milioni di
euro pari al 6% del valore aggiunto. Una parte preponderante della R&S è realizzata
internamente (454 milioni di euro). Una quota inferiore al 20% delle spese di R&S, pari a 100
milioni di euro, è affidata a istituti di ricerca esterni, pubblici o privati.
Nell’attività brevettuale l’industria chimica mostra un’incidenza (10%) superiore rispetto a quella
in termini di fatturato (6%). Rispetto alla media europea, l’Italia innova maggiormente nei polimeri
(27% contro 20%). Il 18% dei brevetti riguarda la biochimica, una quota ancora inferiore rispetto
a quella europea (22%), ma in forte crescita (+5 punti percentuali in 5 anni).
Come ha evidenziato Federchimica, nonostante l’intensità dell’attività di R&S – espressa in
termini di spesa sul fatturato – nella chimica italiana il livello, pari all’ 1,0%, è comunque
inferiore alla media europea (1,8%) trainata dalla Germania (2,4%)
Il divario si riduce se si considerano le spese di innovazione che incidono per l’1,6% sul fatturato
al punto che l’incidenza sul fatturato in Italia è sostanzialmente in linea con la media europea se
si esclude la Germania (1,7%). In effetti in Italia una quota inferiore delle spese di innovazione
deriva dalla ricerca (66% contro 77%) mentre hanno maggiore rilevanza attività di problem solving
meno strutturate. L’incidenza delle spese di R&S sul fatturato chimico, anche a livello europeo,
risente del peso crescente delle commodities – cioè di prodotti indifferenziati per i quali
l’innovazione non è adeguatamente remunerata dai clienti – e della diversa propensione alla
ricerca dei singoli settori chimici. Secondo Federchimica le nuove frontiere tecnologiche in via di
sviluppo – dalla sostenibilità alla chimica da fonti rinnovabili, dalle nanotecnologie alle
biotecnologie -potrebbero dare nuovo slancio alla R&S nell’industria chimica europea ed italiana.
Intensità di innovazione e ricerca nell’industria chimica in Italia ed Europa (spese in % del fatturato) anno 2011
Italia Europa esclusa la
Germania Germania Europa
Spese di innovazione 1,6% 1,7% 3,2% 2,3%
Spese di R&S 1,0% 1,4% 2,4% 1,8%
Fonte : Federchimica
45
I dati di Farmindustria (Indicatori Farmaceutici 2013) rilevano come nel 2012 le imprese del
farmaco abbiano investito in Ricerca e Sviluppo 1.230 milioni di euro, una somma
considerevolmente più elevata rispetto alla chimica. Il dato per quanto elevato registra però un
calo del -1,6% rispetto al 2011. Per quanto riguarda gli addetti R&S, i dati Farmindustria per il 2012
indicano una presenza 5.950 (-0,8% rispetto al 2011) lavoratori, rappresentando il 9,4% del totale
degli addetti del settore. Gli investimenti in R&S nel settore farmaceutico sono dunque ingenti, sia
in termini assoluti, sia rispetto alle dimensioni del settore. A talei investimenti le imprese
contribuiscono con proprie risorse per oltre il 90%.
Sulla base delle statistiche dell’associazione di categoria, se si considerano anche le piccole
imprese biotech del farmaco, il volume di investimenti in R&S raggiunge una soglia pari a 1.549
milioni, l’8% del totale della Ricerca svolta in Italia, un valore ben maggiore del peso del settore in
termini di addetti e fatturato, mentre il numero di addetti in R&S arriva complessivamente a 7.169
unità pari al 7,4% dell’occupazione R&S di tutto il manifatturiero; una incidenza molto più elevata
rispetto all’occupazione totale che è pari all’1,6%.
R&S nella Industria Farmaceutica in Italia confronto con manifatturiero
Farmaceutica e
biotech del farmaco
Solo farmaceutica Settori a medio alta tecnologia
Industria manifatturiera
Totale Imprese
Investimenti in R&S in milioni di euro
1549 1230 10509 11187 15020
Addetti R&S 7169 5950 57367 80783 114265
Fonte Indicatori Farmaceutici Luglio 2013 Farmindustria
R&S Farmaceutica in Italia Confronto internazionale Paesi Spesa in R&S (Milioni di
euro) Addetti in R&S Spesa per addetto in (Migliaia di
euro)
Italia 1.230 5.950 207
Francia 4.787 21.575 222
Germania 5.318 20.691 257
Regno Unito 5.588 23.000 243
Belgio 1.907 3.862 494
Paesi Bassi 642 4.743 135
Spagna 980 5.251 187
Svizzera 4.972 8.463 587
Europa 29.142 115.251 253
USA 26.130 72.033 363
Giappone 11.084 30.027 369
Totale 66.356 217.311 305
Fonte Indicatori Farmaceutici Luglio 2013 Farmindustria
46
Addetti all’innovazione
Chimica e farmaceutica si caratterizzano, come osservato, per l’elevato livello di qualifica dei
lavoratori: dirigenti, quadri e direttivi rappresentano il 32% degli addetti.
Come osserva Federchimica (Chimica in Cifre 2012) la composizione per profili professionali nel
tempo sta spostandosi verso le qualifiche più elevate: la quota di dirigenti e quadri è cresciuta di 3
punti percentuali nel periodo tra il 2000 e il 2012, quella dei direttivi di 2 punti. Anche la quota di
operai specializzati cresce di 2 punti percentuali a fronte di un corrispondente calo degli operai
non specializzati ben maggiore (5 punti percentuali).
Nella chimica e farmaceutica, considerate complessivamente, la presenza di laureati è pari al 29%
degli addetti, un valore quasi triplo rispetto alla media industriale (10%). Oltre la metà dei laureati
possiede una laurea in materie scientifiche.
L’incidenza dei laureati sulle nuove assunzioni (38%) è superiore a quella sul totale degli addetti
(29%) e si conferma quasi doppia rispetto alla media dell’industria (14%).
Se si osserva la sola chimica la presenza di laureati che è pari al 19% (con una quota di assunzioni
dei laureati però pari 26%) risulta tuttavia ancora inferiore di 7 punti percentuali rispetto alla
chimica europea, dove la presenza di laureati è pari al 26%.
Da sottolineare, in ogni caso, a corollario della forte attenzione verso il capitale umano qualificato
e l’aggiornamento delle competenze, come l’industria chimica investa fortemente nella
formazione dei suoi lavoratori con il 39% dei dipendenti che partecipa in media ogni anno ad
almeno un corso di formazione a fronte di un dato medio dell’industria pari al 25%.
Per quanto riguarda la farmaceutica si evidenzia l’assoluta rilevanza di questo settore rispetto alla
capacità di assorbire capitale umano, con il 55,6% di laureati sul totale degli addetti a cui va
associata la quota di diplomati pari ad un ulteriore 33,7%.
Da segnalare la specificità del settore anche rispetto alla sua capacità di valorizzare l’apporto
femminile: le donne nel settore farmaceutico rappresentano il 45% degli addetti, una quota di
molto superiore rispetto al totale dell’industria dove raggiungono il 25%. Con 6 donne laureate
ogni 10 assunte e con una incidenza di laureate superiore a quella dei colleghi uomini (dove 5 su
10 sono laureati) si spiega anche la femminilizzazione della funzione ricerca e sviluppo, con le
donne che rappresentano il 53% degli addetti, registrando un valore allineato a quello europeo del
settore e nettamente più alto rispetto alla media in Italia (19%).
47
Addetti alla Ricerca e Sviluppo nell’industria farmaceutica e numero di studi clinici svolti in Italia
Fonte: Farmindustria – La produzione di valore dell’industria farmaceutica in Italia Novembre 2013
L’XI° rapporto nazionale 2012 sulla sperimentazione dei medicinali in Italia dell’AIFA documenta la
riduzione del numero e delle caratteristiche degli studi clinici attivati nell’ultimo quinquennio. La
riduzione registrata in Italia del numero assoluto di studi clinici, in realtà accomuna il nostro paese
al resto d’Europa tanto che la percentuale di sperimentazioni si è stabilizzata negli ultimi due anni
intorno a valori pari al 16% del totale Europa9.
La distribuzione nelle varie fasi, denotando un continuo spostamento verso le fasi precoci di
sviluppo, secondo Farmindustria farebbe ben sperare per un’accelerazione del settore nei
prossimi anni.
Per quanto riguarda gli studi condotti con prodotti biotech in Italia, nonostante una lieve flessione
nel 2010 in linea con quella generale di tutte le sperimentazioni, le attività di ricerca clinica
mostrano una forte crescita sia in valore (il numero medio del periodo 2006-2010 è quasi cinque
9 Grazie ai dati dell’Osservatorio Nazionale sulla Sperimentazione Clinica, è possibile ottenere diverse informazioni sugli studi clinici in Italia. Tra il 2000 e il 2011 ne sono state svolti 8.139, di cui la maggior parte di fase 3 e 4, anche se le fasi 1 e 2 tendono a crescere nel tempo (dal 28,7% del 2000 al 45,4% nel 2011). Nel 2011 le imprese sono state promotrici del 65% delle sperimentazioni. Le prime tre aree terapeutiche per numero di sperimentazioni sono state le neoplasie, le malattie del sistema nervoso e le malattie del sistema cardiovascolare (rispettivamente con 1.083; 361; 348 sperimentazioni in totale, 28,6%; 9,5%; 9,2% del totale).
48
volte quello del periodo 2001-2005), sia in percentuale sugli studi totali: quasi il 30%. Il dato non
considera peraltro gli studi clinici di medicinali per terapie avanzate, che comprendono per
definizione la terapia genica, la terapia cellulare somatica ed i prodotti di medicina rigenerativa.
In questo contesto l’Italia conferma un ruolo da protagonista nelle biotecnologie per la salute con
188 aziende sul territorio che contribuiscono con 84 progetti in fase di discovery e 319 prodotti in
sviluppo, il 45% dei quali è per la cura di patologie oncologiche, seguito da quelle metaboliche,
epatiche e endocrine e da quelle autoimmuni.
4. Principali dinamiche del cambiamento con cui si confronteranno il settore chimico e quello
farmaceutico
4.1 Concorrenza e internazionalizzazione
Specializzazione Produttiva ed evoluzione della domanda: il valore della prossimità al cliente
nella chimica fine e di specialità
L’industria chimica nazionale fine e della specialità si è sempre rivolta ai comparti industriali tipici
del made in italy, garantendo formulazioni particolari e non standardizzate, definite in ragione
della specializzazione manifatturiera e della specifica esigenza dell’impresa. La capacità delle
imprese chimiche di stabilire una relazionalità e una prossimità culturale, più che fisica, con le
imprese utilizzatrici finali ha rappresentato uno straordinario fattore di successo delle imprese
chimiche nazionali (Vitali 2010).
In uno scenario di ridimensionamento progressivo della domanda della chimica di base, la chimica
fine ha continuato negli ultimi due decenni a rafforzare in Italia la strategia della specializzazione
di nicchia - caratterizzata dalla flessibilità produttiva - in termini di dimensione dei lotti di
produzione e mix produttivo interno ai lotti e dalla personalizzazione della produzione con
specifici formulati chimici per ciascun cliente, per poi aprirsi negli ultimi anni ai mercati
internazionali, sulla base di una precisa strategia di crescita basata ancora su specializzazioni in
particolari nicchie produttive.
Negli ultimi anni la quota di esportazioni rispetto al totale della produzione è andata perciò
aumentando dal 18% del 1990 al 40% del 2011.
Lo stretto rapporto esistente tra dimensione d’impresa e specializzazione produttiva ha consentito
a diverse imprese italiane di raggiungere, reinterpretando su scala globale il modello della
prossimità, una leadership internazionale anche senza possedere una dimensione elevata.
49
La media impresa italiana, anche a livello internazionale, è riuscita a competere contro le
multinazionali affrontando singole divisioni delle stesse, in mercati di nicchia rispetto ai quali le
dimensioni ridotte delle imprese nazionali appaiono comunque adeguate (Vitali 2010) e dove le
capacità relazionali dell’impresa e la prossimità con la domanda al fine di cogliere le necessità
della clientela sono decisive.
Produzione nazionale nella chimica di base: un perdita di sovranità?
La gran parte dei prodotti della chimica di base sono commodities, ossia prodotti indifferenziati
(cioè del tutto simili a prescindere dai produttori), caratterizzati da specifiche chimico-fisiche
condivise internazionalmente e venduti in grandissime quantità. La competizione si gioca sui costi
di produzione, sfruttando al massimo le economie di scala attraverso la costruzione di grandi
impianti e puntando su vantaggi logistici.
Nella chimica di base, infatti, la dimensione degli impianti di produzione industriale genera
economie di scala molto elevate in relazione alla ottimizzazione dei consumi e – in generale - dei
costi unitari di produzione; a un imponente ciclo industriale si associa anche una complessa
infrastruttura logistica per la movimentazione e lo stoccaggio delle materie prime, degli intermedi
e dei prodotti finiti tramite porti, ferrovie interporti o condotte.
Il gigantismo degli impianti, che necessitano di molte risorse in termini di suolo e spazio, appare
peraltro ormai difficilmente compatibile con il denso contesto nazionale italiano. Anche il carico di
esternalità ambientali e sociali da contenere e gestire a fronte di una crescita della attenzione dei
territori sugli impatti degli insediamenti, scoraggia la scelta di insediarsi o di continuare a produrre
nel nostro paese chimica di base, sommandosi questi aspetti peculiari ai fattori strutturali che
rendono poco competitivi gli investimenti industriali in Italia.
In Italia è cessata la produzione di cloruro di polivinile, di cui peraltro l’Italia è forte consumatrice
con circa 800.000 tonnellate all’anno. Nel 2012 l’Italia ha registrato un deficit della bilancia
commerciale pari, per il polietilene, a circa 900.000 tonnellate (1 miliardo di euro), e per il
polipropilene, a oltre 700.000 tonnellate (circa 762 milioni di euro). Continuano ad essere
presenti, invece, le produzioni di altri polimeri di largo impiego, quali polietilene (Eni-Versalis),
polipropilene (LyondellBasell), polietilene tereftalato (Mossi&Ghisolfi), poliammide (Radici
Chimica) e polistirene (Eni-Versalis).
Come ha osservato Federchimica10, negli ultimi vent’anni l’industria della chimica di base italiana è
10 http://scuole.federchimica.it/Universita/Schede_di_approfondimento_sui_settori/Chimica_di_base.aspx
50
stata investita da una profonda trasformazione che ha ridotto il numero delle imprese a pochi
grandissimi produttori, con una larga la presenza sul nostro territorio di multinazionali chimiche,
che detengono importanti quote di mercato e dispongono, generalmente, di tecnologie industriali
più avanzate.
La dimensione media delle imprese chimiche a capitale estero è di 140 addetti contro una media
di settore di 55, mentre il 49% dell’occupazione chimica nelle imprese sopra i 250 addetti
appartiene a questa tipologia di imprese. Delle 40 imprese chimiche con un fatturato superiore a
200 milioni di euro 24 sono a capitale straniero. Il fattore dimensionale delle imprese estere ne
spiega la maggiore propensione all’innovazione. Circa 2400 ricercatori chimici italiani lavorano in
imprese a proprietà estera, mentre la quota sulla spesa settoriale di R&S è pari circa al 37% per un
controvalore di 212 milioni di Euro, con un valore che sale al 57% se si considera solo componente
della ricerca strutturata11 .
Le imprese chimiche a maggioranza di capitale estero occupano poco meno di 40 mila addetti pari
al 31% del totale settoriale, con un valore della produzione realizzato in Italia prossimo ai 17
miliardi di euro; ricoprono circa il 36% del totale e generano un indotto superiore ai 9,5 miliardi di
euro.
Imprese a capitale straniero
Imprese Quota su tot. chimica
Imprese con produzione in Italia (numero) 288 16%
Valore della produzione in Italia (miliardi di euro) 16.8 36%
Export (miliardi di euro) 6.6 43%
Valore delle vendite in Italia (miliardi di euro) 26.9 44%
Spese di R&S (milioni di euro) 211.9 37%
Investimenti fissi (milioni di euro) 566.4 39%
Addetti (migliaia) 39.5 31% Fonte : Federchimica 2013
Il maggior numero di addetti chimici dipendenti da imprese estere si concentra nella chimica di
base, dove il peso sul totale sugli addetti è pari al 28,9% seguito dal settore della cosmesi che
incide sul 17,6% degli addetti esteri.
I dati sulle dinamiche di esportazione delle imprese multinazionali in Italia evidenziano come le
scelte di investimento non abbiano comportato una perdita di ruolo della produzione nazionale.
Come ha osservato Federchimica, le imprese estere che hanno scelto di localizzarsi e/o di
mantenere una presenza in Italia nonostante le citate difficoltà di insediamento, hanno ottenuto
11 Federchimica 2012 (Il ruolo delle imprese chimiche italiane a capitale estero)
51
comunque un vantaggio competitivo, valorizzando i fattori tecnologici e di conoscenza del tessuto
produttivo nazionale, la qualità delle risorse umane e le caratteristiche del mercato italiano.
L’internazionalizzazione commerciale e produttiva e le dinamiche nei mercati più competitivi
(Cina e India, Brics ecc.)
Con la crisi economica del 2008-2009 si è diffusa, all’interno del sistema industriale italiano e
anche nel comparto chimico, la consapevolezza di dover inseguire la domanda più dinamica
laddove essa si presenta e cioè nei paesi dell’Asia e altri paesi (Europa Est, Russia ecc.) che stanno
emergendo dalle prime fase del processo di sviluppo industriale. La necessità di rispondere alla
crisi dell’attuale domanda europea mediante una strategia di internazionalizzazione più ampia
della precedente è, come già evidenziato, un dato ormai consolidato e ben fotografato nelle
statistiche sul commercio estero del comparto chimico.
I mercati emergenti oggi però sono concorrenti e non mercati di sbocco, si pensi a india o Cina. Se,
infatti, esaminiamo la dinamica della distribuzione delle esportazioni per paese di destinazione,
possiamo notare come il peso della Cina sia particolarmente basso, ma mostri una dinamica
positiva, essendo raddoppiato nel corso dell’ultimo decennio. Su 25 miliardi export solo 500
milioni vanno in Cina. I processi di internazionalizzazione verso questi mercati (come anche il
Brasile) vedono barriere in crescita, dove gli Usa sono molto più capaci di imporre uno scambio
alla pari con questi paesi rispetto all’Europa. L’internazionalizzazione verso i paesi emergenti è
probabilmente la strada migliore per rafforzare l’industria chimica italiana, in quanto consente alle
medie imprese di utilizzare la nuova domanda per stabilizzare i cicli produttivi e per ampliare la
capacità produttiva.
52
Imprese per mercato di riferimento e attività economica - Anno 2011-2012 primi 20 settori Imprese con almeno 3 addetti (v.a e v.%)
SETTORI DI ATTIVITÀ ECONOMICA
Mercato locale
Mercato nazionale
Mercati esteri
Totale
Mercato locale
Mercato nazionale
Mercati esteri Totale
Valori assoluti
% (sul totale)
Estrazione di carbone (esclusa torba) 1 .. .. 1
100,0 .. .. 100
Estrazione di minerali metalliferi .. 1 .. 1
.. 100,0 .. 100
Industria del tabacco .. .. 3 3
.. .. 100,0 100
Industria delle bevande 83 256 1.100 1.439
5,8 17,8 76,4 100
Fabbricazione di macchinari ed apparecchiature nca 1.405 2.763 12.794 16.962
8,3 16,3 75,4 100
Fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e di preparati farmaceutici 15 82 256 353
4,2 23,2 72,5 100
Fabbricazione di articoli in pelle e simili 1.292 1.441 5.954 8.687
14,9 16,6 68,5 100
Fabbricazione di prodotti chimici 281 748 2.059 3.088
9,1 24,2 66,7 100
Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche 804 1.838 4.791 7.434
10,8 24,7 64,4 100
Fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica; apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e di orologi
358 779 1.979 3.116
11,5 25,0 63,5 100
Attività de98gt0p i servizi di supporto all'estrazione 3 4 12 19
15,8 21,1 63,2 100
Confezione di art7p0 èicoli di abbigliamento; confezione di articoli in pelle e pelliccia 2.120 4.051 9.479 15.650
13,5 25,9 60,6 100
Fabbricazione di apparecchiature elettriche ed apparecchiature per uso domestico non elettriche
839 1.402 3.434 5.675
14,8 24,7 60,5 100
Fabbricazione di mobili 1.540 2.290 5.479 9.309
16,5 24,6 58,9 100
Fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi 226 499 993 1.718
13,2 29,0 57,8 100
Alloggio 5.913 2.286 9.595 17.794
33,2 12,8 53,9 100
Fabbricazione di altri mezzi di trasporto 281 397 774 1.451
19,4 27,4 53,3 100
Ricerca scientifica e sviluppo 116 304 477 897
12,9 33,9 53,2 100
Industrie tessili 1.913 1.935 4.071 7.918
24,2 24,4 51,4 100
Metallurgia 530 792 1.387 2.709
19,6 29,2 51,2 100
Tutte le imprese 604.835 212.883 229.317 1.047.035
57,8 20,3 21,9 100
Fonte Istat 2013 ASSETTI STRUTTURALI E FATTORI DI COMPETITIVITÀ DELLE IMPRESE ITALIANE
53
4.2 Mercato delle materie prime ed energia
Il mercato delle Materie Prime: Virgin Naphta, Shale Gas e materie prime rinnovabili
Il petrolio (da cui deriva la virgin nafta, principale materia prima della petrolchimica)
continua rappresentare la materia di prima di riferimento. In un orizzonte a breve termine,
secondo quanto osservato dalla stessa Federchimica nel report “L’industria chimica:
situazione e prospettive Dicembre 2013”, non si attendono generalizzate spinte al rialzo in
presenza di un prezzo del petrolio in limitato calo anche se saldamente al di sopra dei 100$
(Brent: 104$ a fronte di 109$ nel 2013). Diversamente, la riduzione di capacità produttiva
nella petrolchimica europea potrebbe, invece, generare tensioni al rialzo su specifici prodotti
secondari e intermedi chimici, in particolare se non ottenibili da impianti alimentati ad
etano.
Finora la ‘rivoluzione del gas non convenzionale’ ha dispiegato i propri effetti soprattutto
negli Stati Uniti, che hanno rapidamente aumentato la quota di autosufficienza energetica e
dove i prezzi sono crollati: nel 2012 il prezzo medio del Gas sul mercato statunitense (Henry
Hub) è stato pari a circa 7 €/MWh, rispetto ai 25 €/MWh europei e ai 28-29 del mercato spot
italiano (PSV).
E’ da attendersi che dagli USA siano esportati anche di prodotti chimici finora fatti in Europa:
la disponibilità di gas metano non rappresenta solo una fonte energetica a basso costo, ma
anche una materia prima per la sintesi di prodotti chimici; in questo senso gli USA
potrebbero divenire produttori ed esportatori di materia prima e di derivati, in competizione
con l’industria petrolchimica europea.
Le dinamiche del mercato energetico e l’evoluzione del gap di costo in Italia: la
trasformazione della domanda verso un sistema industriale meno energivoro
La strategia energetica nazionale (SEN) prevede, quale obiettivo prioritario, la riduzione
significativa del gap di costo dell’energia per i consumatori e le imprese, allineando prezzi e
costi dell’energia a quelli europei al 2020 e assicurando che la transizione energetica di più
lungo periodo (2030-2050) non comprometta la competitività industriale italiana ed
europea. I differenziali di prezzo di oltre il 25%, ad esempio per l‘energia elettrica, hanno un
impatto decisivo sulla competitività delle imprese oltre che sul bilancio delle famiglie.
L’Italia ha prezzi dell’energia mediamente superiori ai suoi concorrenti europei (soprattutto
per l’elettricità), e ancor più rispetto ad altri Paesi come gli Stati Uniti. Questa situazione
54
rappresenta un fattore di grave appesantimento per la competitività del sistema economico
italiano.
I prezzi all’ingrosso del gas, come riporta l’Autorita per l’energia (Aeeg) e il rapporto Sen
2013 del Ministero dello Sviluppo Economico, in Italia sono mediamente più alti che negli
altri Paesi europei. Il prezzo medio del gas sul mercato spot PSV nel 2011 è stato di circa il
25% superiore a quello dei principali hub nord-europei (anche il prezzo dei contratti di lungo
termine ‘Take-or-Pay’ (ToP) italiani è mediamente superiore agli analoghi contratti ToP
europei). Ciò si riflette anche sul prezzo all’ingrosso dell’elettricità, che nella maggior parte
delle ore viene determinato da centrali CCGT a gas: il differenziale di prezzo del gas, pari a
circa 6 Euro/MWh termici nel 2011, ha un impatto di circa 10-12 euro al MWh sulla
produzione elettrica di una centrale CCGT. Negli ultimi mesi del 2012 è iniziato un percorso
di riduzione di questo ‘spread’, che ha consentito una riduzione del divario medio annuo a
circa 3,7 Euro/MWh, favorito dalla crescente liquidità del mercato spot.
Vi sono infine una serie di altri costi, dovuti a politiche pubbliche sostenute dalle tariffe
come ad esempio per il settore elettrico gli altri “oneri di sistema” (oneri per
smantellamento nucleare, ricerca di sistema, regimi tariffari speciali) e inefficienze diffuse,
colli di bottiglia nella rete (ad esempio tra Sicilia e Continente), incentivi elevati per certi tipi
di produzione (es. CIP6 non rinnovabile) e per alcuni segmenti di clientela:
• Lo Spread energetico elettrico - differenziale di prezzo con l’Europa per una utenza di
impresa fino a 20mila Mwh annui è pari + 25%
• + 3,7 Euro/MWH Differenziale di prezzo Gas pagato in Italia rispetto all’Europa
• 20% Quota in bolletta ( al netto imposte) del costo per incentivi rinnovabili (6,7 mld
Fotovoltaico)
• + 6-7 Euro/MWH Impatto del Costo Gas su differenziale costo produzione elettrica CCGT12
L’industria chimica italiana ha grande difficoltà a sopportare un costo dell’energia elettrica
superiore di oltre un terzo alla media europea; sono sotto sforzo soprattutto quei subsettori
rispetto ai quali l’energia è spesso la più importante voce di costo, come nel caso della chimica di
base, gas tecnici e fibre, dove rappresenta quasi il 30% del valore aggiunto. Per capire il rilievo del
fattore produttivo energia in questa tipologia di imprese basti considerare che l’incidenza media
nell’industria manifatturiera è pari al 6%. Peraltro come osserva Federchimica (Dicembre 2013) il
fattore sovra costo energetico rende meno competitivi i prodotti nazionali nella concorrenza
12
Fonte Aeeg 2012 e SEN 2013
55
internazionale e per un settore così esposto sui mercati internazionali con una quota esportata
ormai sopra al 40% ciò rappresenta un divario che nel medio termine può finire per spiazzare la
produzione nazionale che vede sempre più erosi i propri margini. E’dunque auspicata un’azione
mirata del Governo per interventi strutturali sulle scelte energetiche e sul mercato energetico, ma
anche immediate azioni finalizzate a ridurre gli oneri in bolletta o a creare più incentivi. Il settore
chimico, peraltro, ha già compiuto passi molto avanzati in materia di efficienza energetica
misurata da Federchimica in un +45% dal 1990 ed è difficile ipotizzare che questi miglioramenti
possano proseguire.
4.3 I fattori tecnologici e innovazione
Il quadro dell’innovazione nelle imprese chimiche e farmaceutiche
L’Istat conduce ogni tre anni in Italia l’indagine europea sull’innovazione delle imprese (CIS),
attraverso la quale è possibile identificare le tendenze all’innovazione delle imprese italiane ed
europee con almeno 10 addetti. L’indagine, i cui risultati sono stati resi noti a dicembre 2102, si
riferisce al triennio 2008 – 2010 e pur riguardando un periodo rispetto al quale è solo in parte
misurato l’effetto della crisi è comunque utile per ripercorre il quadro delle tendenze principali
sull’innovazione nel comparto, tenuto conto che Istat ed Eurostat identificano come innovatrici
quelle imprese che abbiano introdotto sul mercato o nel proprio processo produttivo almeno
un’innovazione.
Delle oltre 1700 imprese chimiche con più di 10 addetti censite, le imprese che hanno innovato i
prodotti o i processi risultavano essere il 72,3% del totale ovvero circa 1250. Mentre nella
farmaceutica a fronte di 303 imprese, 215 nel triennio precedente la rilevazione, ovvero il 71% ha
portato a termine almeno una innovazione. Da segnalare come la quota d’imprese che ha
sviluppato entrambe le tipologie d’innovazione è pari al 58,4% nella chimica ed al 48,8% nella
farmaceutica, dove però la quota di imprese che ha scelto di puntare solo sui nuovi prodotti è pari
al 40,9% di imprese.
Il settore chimico-farmaceutico si distingue fortemente dal resto dell’industria manifatturiera in
senso stretto che registra nel suo complesso un tasso di imprese innovatrici pari al 43,1% ed un
dato relativo a tutta l’economia pari al 31%.
I due settori evidenziano una quota decisamente più elevata di spesa in Ricerca e Sviluppo
rispetto alla media industriale con valori rispettivamente pari al 61,3% nella chimica ed al 67,1%
56
nella fabbricazione di prodotti farmaceutici13. Nella Farmaceutica la componente della spesa per
l’acquisto di servizi di ricerca e sviluppo affidata per commessa ad altre imprese (anche dello
stesso gruppo) o istituzioni (R&S extra-muros) è pari al 30,5%, mentre la ricerca realizzata con
proprio personale e con proprie attrezzature incide per il 36,6% della spesa. Nella chimica la spesa
è invece decisamente concentrata al proprio interno con una internalizzazione dei costi per
personale e attrezzature che arriva al 50% sul totale contro una spesa per lavori affidati all’esterno
pari all’11,3%.
La spesa sostenuta dalle imprese per l’innovazione nella chimica è pari a 10,5 mila Euro per
addetto e sale fortemente nel settore farmaceutico, dove il valore raggiunge la somma di 23 mila
euro per addetto (al secondo posto in assoluto dopo il settore estrattivo).
I principali canali informativi che le imprese della Chimica e della Farmaceutica hanno utilizzato
nelle scelte e nei percorsi di innovazione sono costituiti da fonti informative interne alle aziende
stesse, giudicati decisivi dal 81,2% delle imprese innovatrici chimiche e dal 92,1% delle imprese
farmaceutiche, ad indicare una forte consapevolezza e qualità delle risorse umane impiegate in
queste tipologie di aziende, mentre anche i fornitori - al pari di quanto accade nel resto delle
imprese nazionali - appaiono determinanti per indirizzare l’innovazione. Oltre la metà delle
imprese farmaceutiche ha dichiarato di essersi basata su informazioni fornite da consulenti
esterni, mentre è ancora più forte il ruolo della comunità scientifica con le pubblicazioni tecnico
scientifiche, indicate come decisive dal 71,2 delle imprese innovatrici (ad indicare un buon livello
di produzione di pubblicazioni), come pure delle conferenze, mostre, fiere segnalate dal 60%.
Nella Chimica la prossimità commerciale appare pesare più di quella tecnico scientifica; oltre ai
fornitori anche i clienti pesano molto nelle scelte mentre è più debole e più vicino ai valori medi
dell’industria in senso stretto il ruolo delle pubblicazioni tecnico scientifiche, degli istituti e
consulenti privati, delle conferenze e mostre. Si conferma marginale anche nella chimica, industria
science based per eccellenza, il contributo della comunità scientifica: solo il 10,9% delle imprese
valuta determinanti nei suoi percorsi innovativi i rapporti con le università e gli istituti pubblici di
ricerca.
Le imprese chimiche, hanno innovato soprattutto per migliorare la qualità (94,3%) ma è
considerato assai importante molto più che nel resto dell’economia l’obiettivo di accrescere
l’accesso a nuovi mercati o comunque guadagnare quote e quindi migliorare il posizionamento
competitivo.
13
Nel 2010 le imprese italiane sopra i 10 addetti hanno investito complessivamente 28 miliardi di euro per l’innovazione. Nell’industria la spesa per ricerca e sviluppo (tanto interna quanto esterna) rappresenta la voce principale (più della metà della spesa complessiva) 54,1%
57
Pesa anche l’obiettivo di aumentare la gamma dei prodotti e dei servizi offerti (87,7%), e la
necessità di continuare a garantire quel processo di miglioramento che impatta sulla salute e la
sicurezza sul lavoro (83,7%), che si associa alla necessità di ridurre l’impatto ambientale delle
produzioni (75,0%), vero e proprio nuovo obiettivo strategico generale delle imprese chimiche.
Nella farmaceutica si conferma l’obiettivo del miglioramento della qualità come pure l’attenzione
alla salute e alla sicurezza sul lavoro, mentre nelle imprese chimiche innovatrici si sostiene
soprattutto la necessità di ottenere un aumento del numero di prodotti offerti e quella di
sostituire prodotti obsoleti, per entrambi i settori la flessibilità produttiva, l’accesso a nuovi
mercati e la ricerca di maggiore capacità produttiva appaiono, invece, meno strategici.
Nel 2010 la quota di fatturato che le imprese innovatrici industriali attribuivano alla vendita di
prodotti nuovi (nuovi per il mercato o per l’impresa) era pari al 26%, di cui circa la metà (il 13,3%)
è associata alla vendita di prodotti “nuovi per il mercato”, cioè introdotti per la prima volta sul
mercato di riferimento. Sotto il profilo sub settoriale non si rilevano differenze per la chimica dove
l’incidenza sul fatturato è leggermente maggiore 28,4%, mentre la quota di fatturato relativa ai
prodotti “nuovi per il mercato” è maggiore del dato medio dell’industria, con un valore tra i più
elevati e pari al 19,4%. L’industria farmaceutica, che risente anche della tendenza generale ad un
sottodimensionamento della quota di fatturato che le imprese attribuiscono ai nuovi prodotti
nelle imprese maggiori, vede un dato complessivo come quota sul totale del fatturato pari al
18,9% come quota di prodotti nuovi offerti mentre per la quota di fatturato derivante dalla
sottocategoria dei prodotti “nuovi per il mercato” il dato del farmaceutico è comunque superiore
al dato medio dell’industria e corrisponde a gran parte della quota di fatturato per innovazione.
Nel triennio 2008-2010, il 70,5% delle imprese innovatrici ha introdotto forme di innovazione non
tecnologica e quindi di tipo organizzativo o di marketing. Tra queste prevale l’innovazione
organizzativa (55,5%) rispetto a quella di marketing (47,6%), mentre un quarto delle imprese
innovatrici ha introdotto innovazioni nel design.
Si conferma il ruolo importante svolto dalla dimensione di impresa nell'adozione di innovazioni di
tipo organizzativo o commerciale: hanno adottato nuove soluzioni nel campo dell’organizzazione e
del marketing i due terzi delle piccole imprese innovatrici, ma l’86% delle grandi.
Sotto il profilo settoriale i due settori della chimica e della farmaceutica confermano le dinamiche
positive, evidenziando una maggiore propensione a combinare innovazioni di prodotto-processo
con innovazioni organizzative o commerciali con i valori di innovazione organizzativa pari
rispettivamente al 76% ed al 76,7%. L’innovazione organizzativa prevale (70,2%) rispetto a quella
di marketing (37,2%) nella farmaceutica, mentre all’opposto nella chimica il 64,3 delle imprese ha
58
introdotto cambiamenti nel marketing e solo il 45,6% nell’organizzazione. Una maggiore
propensione a combinare innovazioni di prodotto-processo con innovazioni organizzative o
commerciali emerge nei servizi (76,2% contro il 70,5% delle costruzioni e il 67,8% dell’industria).
Considerando, invece, la sola innovazione di design ovvero innovazioni nelle caratteristiche
estetiche o nel loro confezionamento è l’industria chimica ad avere di gran lunga la maggiore
presenza di imprese innovatrici impegnate in questa attività (53,3%), bel al di sopra del dato
medio dell’industria 29,2 che supera peraltro anche i valori della farmaceutica 23,3%.
A differenza del complesso delle imprese l’attività di innovazione nelle imprese chimiche e
soprattutto in quelle farmaceutiche risente solo parzialmente dei fattori di natura economico-
finanziaria. In entrambi i settori le risorse finanziarie non sono la causa di ostacolo principale
all’innovazione. Nella chimica la mancanza di finanziamenti esterni viene sottolineata un po’ di più
(63,9%) ma l’innovazione sconta di più la presenza di una domanda troppo instabile e volatile
evidenziata dal (66,3)% delle imprese chimiche innovatrici. Quindi le stesse imprese segnalano la
presenza di imprese dominanti 61,4%.
Nella farmaceutica il principale fattore di ostacolo all’innovazione è invece proprio nella presenza
di imprese dominanti, mentre la mancanza di risorse finanziarie interne pur al secondo posto tra i
fattori più determinanti di ostacolo all’innovazione, appare comunque molto meno rilevante del
primo.
Da evidenziare come nelle imprese chimiche oltre il 40% delle imprese innovatrici con un dato al di
sopra delle medie di comparto segnala, sempre secondo l’indagine CIS, ostacoli nel reperimento di
personale qualificato. Mentre nella farmaceutica questo aspetto appare marginale, con una quota
di imprese pari al 17,7% .
Il gap di una ricerca poco discovery: il mercato dei brevetti ed il peso ridotto delle innovazioni di
prodotto
La propensione all’innovazione registrata dai due settori, trova un oggettivo limite nei forti
investimenti in ricerca e sviluppo necessari per realizzare impianti pilota in scala semi industriale e
con ingegneria di processo, che necessitano spesso molti anni, o per l’avvio di processi di sviluppo
di nuovi farmaci il cui iter può arrivare anche a diversi anni.
Per l’industria farmaceutica si stima che sia necessario, per essere competitivi (a livello mondiale)
in un’area terapeutica non marginale, gestire tre o quattro progetti di ricerca simultaneamente.
Dal momento che ciò comporta spese in R&S pari ad almeno 300 milioni di euro all’anno,
59
servirebbero, almeno in teoria, imprese con un volume di fatturato pari a circa due miliardi. Per
sviluppare prodotti e servizi ad alta tecnologia è necessaria una ingente quantità di risorse e quindi
l’aspetto dimensionale si conferma costituire una barriera importante. Altra soluzione è la
cooperazione tra aziende, con il coinvolgimento di altri soggetti pubblici e/o privati, su progetti di
innovazione tecnologica, ancor più che su iniziative di acquisizione per linee esterne di nuove
tecnologie. La capacità di cooperare tra le imprese, si presenta sempre più come un fattore
determinante, con una valenza strategica più efficace rispetto alla crescita tramite acquisizioni, il
cui studio e realizzazione richiede, peraltro, elevati rischi come pure la disponibilità di
professionalità elevate e particolari .
Come rileva Farmindustria (Indicatori 2013) per i nuovi medicinali occorre in media un processo
che richiede 10-15 anni di ricerche e fasi di studio regolate da specifiche norme e linee guida
internazionali che garantiscono l’attendibilità dei dati, la tutela dei diritti, la sicurezza e il
benessere dei soggetti che partecipano agli studi. Il numero di nuove molecole tende peraltro a
ridursi, mentre gli investimenti in R&S per sviluppare un nuovo prodotto tendono ad aumentare
nel corso del tempo. Si calcola che dallo screening iniziale su 5-10 mila molecole in media ne arriva
solo 1 alla fine del processo sul mercato, con costi che crescono e possono anche arrivare a
superare il miliardo di euro per singola linea.
La necessità di ingenti risorse spiega perché la ricerca come attività discovery non è fatta quasi mai
dalle aziende italiane; ora peraltro anche a livello di grandi imprese multinazionali si va verso la
concentrazione in grandi centri di ricerca, localizzandoli per lo più fuori dall’Europa (USA).
Le aziende italiane al più tendono ad acquisire brevetti e svilupparli poi internamente, per le
ragioni dimensionali ed economiche viste prima. La ricerca fondamentale è fatta sempre più
spesso solo da start up che scaturiscono dal mondo universitario e che brevettano soprattutto in
ambito biotech.
A fronte dei costi della ricerca farmaceutica condotta in prevalenza dall'industria, la tutela
brevettuale garantisce che l'azienda detentrice del brevetto possa commercializzarlo in esclusiva
per almeno 20 anni. Tenendo conto che occorrono almeno 10-12 anni perché un nuovo
medicinale arrivi sul banco della Farmacia, questo significa che all'azienda rimangono in media
solo 8 per ripagarne (complessivamente) 2014.
Il tema della capacità di fare innovazione si pone, perciò, soprattutto per le imprese
14 Anche rispetto al tema della gestione della proprietà intellettuale che si traduce in brevetto dalle scelte di rendere pubblica la
tecnologia sino agli aspetti economici legale come pure alle scelte di acquisto dei brevetti la figura di “una manager della conoscenza” capace di individuare l’innovazione, potrebbe essere una figura strategica per le aziende.
60
farmaceutiche, a fronte della progressiva scadenza dei brevetti importanti con un mercato in Italia
che ormai scambia principi attivi e farmaci non più coperti da brevetto per il 90% dei medicinali.
Negli Stati Uniti, per esempio, la produttività dell’innovazione è in grado di compensare le perdite
derivanti dalla scadenza dei brevetti, generando continuamente nuovi brevetti.
Il prolungamento della filiera chimica sino al riciclo: una filiera nazionale
Secondo gli ultimi dati pubblicati da Eurostat, nel 2012 la produzione nazionale di rifiuti in Italia ha
raggiunto nel 2010 un volume pari a 32,5 milioni di tonnellate (+1,1% rispetto al 2009),
evidenziando un andamento in controtendenza sia rispetto alla media UE, sia rispetto alla
dinamica di leggera contrazione che pure aveva cominciato a manifestarsi negli anni più recenti
anche in Italia.
Sempre prendendo a riferimento il 2010 in Italia, secondo i dati del rapporto ISPRA sui rifiuti
urbani pubblicato nel giugno 2012, lo smaltimento in discarica rappresenta ancora la forma di
gestione più diffusa in termini relativi (46%). Oltre la metà dei rifiuti urbani prodotti (54%) nel
2010 veniva quindi sottoposta a recupero, trattamento o altro tipo di smaltimento: il 19% dei
rifiuti urbani risultava oggetto di operazioni di recupero di materia; il 12% era avviato a processi di
trattamento biologico di tipo aerobico o anaerobico (il 10% a compostaggio, il 2% a digestione
anaerobica); il 16% incenerito con recupero di energia; l’1% recuperato per produrre energia in
impianti produttivi, quali i cementifici, e sempre l’1%, dopo il pretrattamento, utilizzato per la
ricopertura delle discariche 15.
Il dato nazionale sul volume di rifiuti urbani evidenzia una forte capacità “produttiva” del nostro
paese, soprattutto di rifiuti urbani. La quota italiana sul totale europeo è pari, infatti, al 14,8%, un
dato che ci colloca al secondo posto dietro la Germania, che però con una popolazione
complessiva superiore di circa il 40% alla popolazione italiana produce un volume di rifiuti urbani
di poco superiore, con una quota pari al 16,5% del totale europeo.
Le direttive sui rifiuti e i documenti di indirizzo generali, come Europa 2020, o più specifici come la
Tabella di marcia per l'uso efficiente delle risorse (COM (2011) 571) presentata il 20 settembre
2011, mirano a sviluppare la prevenzione rispetto alla produzione di rifiuti e l’uso efficiente degli
stessi. Nella Tabella di Marcia in particolare la Commissione ha proposto, perciò, di sviluppare un
15
Tali tipologie di intervento includono le perdite di processo, nonché le esportazioni di rifiuti, pari a circa 134 mila tonnellate (0,4% del totale di rifiuti prodotti). In aggiunta a quanto sopra riportato va rilevato che circa 9 mila tonnellate di rifiuti pretrattate sono stoccate sotto forma di “ecoballe” in Campania (0,03% del totale dei rifiuti prodotti a livello nazionale).
61
piano per la competitività e la crescita economica fondato su un modello più razionale di uso di
tutti i materiali e risorse naturali, focalizzando l’attenzione verso l’intera catena dei materiali -
dall'estrazione al trasporto, dalla trasformazione al consumo, allo smaltimento dei rifiuti - al fine di
spostare l'attenzione dalla produzione dei rifiuti “all'intero sistema dei flussi di materiali, nonché
alla comprensione degli impatti lungo l’intero ciclo di vita, in modo da individuare scelte politiche
vantaggiose per l'ambiente, convenienti sul piano dei costi, ed eque nei confronti delle
generazioni successive”.
Per far si che a livello europeo i rifiuti si trasformino in una risorsa da reintrodurre nell’economia
come materia prima, la Commissione ha evidenziato che tutti i paesi debbano sviluppare le
pratiche del riuso e del riciclo. La Commissione sottolinea la necessità di innescare una vera e
propria economia del riciclo, dove a partire dalla progettazione di prodotti (che integrino un
approccio basato sul ciclo di vita), si realizzi una migliore cooperazione tra tutti gli operatori del
mercato lungo l’intera catena di valore, si realizzino processi di raccolta perfezionati, si adotti
ovunque un quadro normativo adeguato e si introducano incentivi per la prevenzione e il riciclo
dei rifiuti, nonché si indirizzino investimenti pubblici in impianti moderni per il trattamento dei
rifiuti e il riciclaggio di alta qualità.
Alcuni Stati membri del nord Europa in realtà già riescono a riciclare anche più dell’80% dei rifiuti,
trasformandoli in una risorsa effettiva.
L'obiettivo europeo è dunque quello di ampliare la diffusione dell'uso intelligente dei rifiuti per
trasformare i rifiuti in risorsa attraverso il riciclo ed il riuso dei rifiuti facendo si che tale procedure
siano opzioni economicamente sempre più interessanti per gli operatori pubblici e privati, grazie
alla diffusione della raccolta differenziata e allo sviluppo di mercati funzionali per le materie prime
secondarie.
Agendo in questa direzione nel prossimo futuro con le norme europee pienamente applicate da
tutti i paesi si potrà arrivare progressivamente all'eliminazione dello smaltimento in discarica e al
recupero di energia limitato ai materiali non riciclabili sempre più ridotti.
L'azione UE mira dunque a incentivare la crescita di un comparto su cui anche l'Italia già esprime
una forte competitività e sui cui sarebbe conveniente concentrare gli sforzi. La crescita del
mercato potrà favorire anche l'efficienza e la capacità stimolando l'innovazione e introducendo
procedimenti e tecnologie più efficaci. In questo senso l'Italia può efficacemente fare la sua parte
vantando peraltro una specializzazione e un sistema formativo ampiamente all'altezza del compito
di promuovere e sostenere una crescita continua del mercato con le facoltà di ingegneria
ambientale peraltro molto presenti .
62
Il monitoraggio condotto dalla Commissione rispetto alla corretta applicazione della legislazione
UE in materia di rifiuti, pubblicato nel 2012 16, evidenzia come l’Italia sia tra i Paesi con maggiori
deficit attuativi (20° posto). Lo studio pur rilevando, a partire dagli ultimi anni, prestazioni
soddisfacenti in termini di riduzione dei rifiuti biodegradabili conferiti in discarica, recupero di
energia e copertura completa nella raccolta dei rifiuti domestici, registra al contempo gravi gap
per ciò che riguarda la pianificazione, la conformità delle discariche di rifiuti non pericolosi ed il
riciclaggio dei rifiuti urbani .
L’attenzione alla crescita di un sistema di gestione dei rifiuti efficiente scaturisce anche dalla
necessità di garantire anche in Italia un pieno sviluppo dell’industria del riciclo17.
L’Italia, come già osservato. gioca in euro un ruolo molto importante posizionandosi ai primissimi
posti rispetto ai volumi di rifiuti recuperati.
Il settore industriale del riciclo, appare peraltro piuttosto diversificato, con una filiera industriale
complessa e composta, oltre che dai servizi di raccolta dei rifiuti, da due segmenti:
• l’industria di valorizzazione dei rifiuti, composta dal settore classico di preparazione al riciclaggio
e dai trattamenti di recupero tecnologico finalizzati alla trasformazione dei rifiuti in materie prime
seconde per l’industria manifatturiera, in prodotti di uso agronomico (compostaggio) e di uso
energetico (combustibili derivati, biogas da digestione anaerobica, syngas). Si tratta di un settore
strategico, dal momento che l’ampliamento del mercato del riciclo richiede un miglioramento
della qualità delle materie seconde;
• l’industria di trasformazione delle materie seconde e di produzione di beni basati, in tutto o in
parte, su materie seconde (rottame, macero ecc.); quest’ultima componente è in alcuni casi un
segmento dell’industria manifatturiera acquirente dei prodotti dell’industria di valorizzazione
(come nel caso dell’industria cartaria, delle acciaierie a forno elettrico, dei forni di seconda fusione
ecc.), in pochi altri casi è una integrazione verticale della filiera del recupero dei rifiuti.
L’importanza di questo segmento si evince chiaramente considerando che sulle materie seconde si
basano oggi circa i tre quarti della produzione di acciaio, rame e alluminio, ben più del 50% della
produzione di carta, quote molto rilevanti della produzione vetraria o plastica.
16
SCREENING OF WASTE MANAGEMENT PERFORMANCE OF EU MEMBER STATES Final version 2 July 2012
17 Il riciclo ecoefficiente - L’industria italiana del riciclo tra globalizzazione e sfide della crisi”, un volume curato da
Duccio Bianchi, rappresenta il risultato di una ricerca a vasto spettro condotta dall’Istituto di ricerche Ambiente Italia, nell’ambito del Kyoto Club e promossa da CIAL, COMIECO, CONAI, CONSORZIO ACCIAIO, COREPLA, RILEGNO.
63
Le nuove tecnologie stanno migliorando la capacità di selezione dei materiali raccolta (come con le
tecnologie a sensori NIR per le plastiche), per consentire lo sfruttamento di nuove frazioni di
rifiuto (come per alcune tecniche di estrazioni di metalli rari e preziosi da rifiuti elettronici o di
recupero dalle scorie di incenerimento), per consentire nuove forme di impiego dei materiali di
riciclo (come con la produzione di paste disinchiostrate dai maceri di carta).
Il Gruppo di lavoro ha segnalato la produzione di PVC con la messa a punto di processi di riciclo del
pvc usato per usi durevoli (cavi elettrici) per ottenere una materia prima seconda per nuovi utilizzi
(tubazioni edilizia interne, componenti interne delle auto).
Un altro settore di grande interesse è quello del recupero delle scorie di incenerimento. Oggi il
trattamento termico determina scorie e residui tra il 20-25% del rifiuto trattato. Le tecnologie
disponibili, ma ancora poco presenti in Italia (quattro impianti che recuperano solo il 20% delle
scorie), consentirebbero di valorizzare – “chiudendo il cerchio” nei processi di trattamento termico
– le scorie e ceneri pesanti recuperandone non solo la frazione inerte (per sottofondi stradali o
cementifici), ma anche le non piccole frazioni metalliche ferrose e non ferrose, come l’alluminio,
con risultati positivi in termini di bilancio energetico e di emissioni evitate (Cial 2010; Grosso
2010).
La chimica da fonti rinnovabili: materie prime sostenibili/biomasse
La necessità di ampliare per l’industria della chimica l’utilizzo di materie prime non derivanti da
fonti fossili ma da quelle rinnovabili è sempre maggiore, sia in seguito alle politiche che a livello
internazionale tentano di frenare l’utilizzo di materie impattanti per l’ambiente, sia per la ricerca
di fonti non esauribili. Inoltre per il settore chimico italiano cresce l’esigenza di non essere
dipendente da paesi che già oggi producono biomasse, replicando la dipendenza presente per i
combustibili fossili, e provare quindi a ricercare e applicare tecnologie in grado di ottenere sempre
maggiori sviluppi nel campo delle biomasse.
Lo sviluppo della capacità di lavorare per la produzione di prodotti provenienti da materie prime
rinnovabili rappresenta quindi una grande opportunità per il settore anche in termini di sviluppo di
nuove tecnologie utili alle evoluzioni di comparto, allo sviluppo di filiera, evoluzioni che
andrebbero anche ad avere un impatto importante sulle dinamiche occupazionali.
Come sottolineato dal rapporto Federchimica “Un adeguato sviluppo di tecnologie che consentano
di utilizzare biomasse non rientranti nell’impiego alimentare e mangimistico, ed eventualmente
coltivabili anche su terreni non adatti alle colture classiche, costituisce un’ulteriore spinta per la
creazione di un circolo virtuoso di rilancio della chimica italiana e per ulteriori opportunità di
64
reddito degli agricoltori. Esiste inoltre l’opportunità di valorizzare biomasse di natura diversa,
derivanti da attività agricole o dell’industria alimentare abitualmente considerate come rifiuti e,
come tali, soggette solo a costi di smaltimento”. Ed è proprio in questa ottica che vanno visti gli
sforzi da mettere in campo anche dal Cluster della chimica verde (Cfr. 4.8).
Nei prossimi decenni ci si aspetta quindi un aumento esponenziale dell’impiego di biomasse, e per
il 2020 l’Unione europea prevede il raggiungimento della quota del 20% di impiego di
biocarburanti. Tali obiettivi possono essere raggiunti con lo sviluppo progressivo di colture che
siano specificamente progettate per la produzione di biocarburanti con la realizzazione di
bioraffinerie in grado di frazionare le biomasse in varie componenti.
Federchimica sostiene, ancora, che la chimica delle biomasse sia un tassello molto importante
della chimica sostenibile, convinta che questo settore debba essere sviluppato in una logica che
unisca biotecnologie, bioraffinerie, biocarburanti e bioprodotti chimici in modo coordinato. La
chimica europea dovrebbe attivarsi per cogliere le opportunità che la chimica sostenibile può
offrire e la costituzione della Public Private Partnership BRIDGE 20/20 (Biobased and Renowable
Industries for Development and Growth) rappresenta un segnale in questa direzione. (Rapporto
Federchimica 2013).
4.4 Dinamiche di crescita e assetti proprietari: riflessi sull’organizzazione aziendale, sui modelli
produttivi e l’outsourcing
Multinazionali farmaceutiche in Italia
Delle 230 principali imprese produttrici di specialità medicinali presenti in Italia il cui valore della
produzione farmaceutica realizzata nel 2012 è stato pari a 25,7 miliardi di euro, la componente
straniera rappresenta il gruppo più importante. Esprimendo il peso delle aziende straniere non
solo in termini di fatturato ma piuttosto come presenza complessiva sul mercato e adottando
come indicatore la media aritmetica del fatturato, e di parametri quali occupazione, investimenti,
vendite estere e imposte pagate, il settore farmaceutico risulta composto per il 39% da imprese a
capitale italiano e per il 61% da imprese a capitale estero (40% europee e giapponesi, 21% USA).
In termini assoluti a fronte di 395 imprese nazionali su un totale di 514 le imprese straniere
sviluppano il 71% del fatturato (29% le italiane) e assorbono il 59% dell’occupazione (41% le
italiane), il 60% degli investimenti (40 % le Italiane) ed il 50% delle spese in ricerca e sviluppo. Le
395 imprese italiane controllano a loro volta 177 imprese straniere fuori dall’Italia sviluppando una
65
occupazione che corrisponde al 27% di quella nazionale e un volume di affari pari a poco meno del
20% di quello nazionale.
Il processo di internazionalizzazione coinvolge il settore farmaceutico più di quanto osservato per
la chimica e molto più della media industriale, sia per la presenza di imprese estere in Italia, sia
dunque per la proiezione all’estero di quelle italiane. Tra le imprese a capitale estero quelle
farmaceutiche sono le prime per il valore degli investimenti in Italia con una spesa di poco
inferiore a 1,2 miliardi di euro per investimenti in produzione e ricerca e sviluppo incidendo sul
totale degli investimenti esteri in Italia per una quota pari al 17%. Estremamente rilevante il peso
dell’export sul totale dell’export italiano con il 16% prodotto da imprese estere in Italia.
Significativa anche l’incidenza del fatturato un 11% e degli addetti pari al 9% sul totale degli
addetti esteri, ad indicare complessivamente il forte dinamismo delle imprese estere di un
comparto che pesa per poco più di un punto percentuale del Pil nazionale. A fronte della presenza
rilevante e assai dinamica sino ad oggi delle imprese farmaceutiche e della capacità nazionale di
attrarle, le attese per il futuro segnano un arretramento del nostro paese al pari di quanto avviene
nei paesi avanzati in termini di capacità di attrarre nuovi investimenti. Se nel 2002 tutti i paesi
avanzati raccoglievano il 70% dei nuovi investimenti farmaceutici annui, il quadro attuale indica un
livello pari circa il 40%, a cui corrisponde un valore dei paesi emergenti pari al 60%. Anche la
domanda mondiale di farmaci continua a spostarsi verso i paesi emergenti: secondo le stime IMS
la quota Ue sul mercato pari al 24% nel 2011 al 2016 scenderà al 19 % a fronte di una crescita dei
paesi cosiddetti Bric e altri paesi diversi da Giappone e Usa, dal 28 al 37%.
E’ evidente che lo spostamento della domanda mondiale determina necessariamente la
rilocalizzazione dell’industria a livello globale e dà un nuovo impulso alla concorrenza tra le
economie avanzate per mantenere gli investimenti e attrarne di nuovi.
Nel contesto della trasformazione in atto del settore farmaceutico a livello internazionale, l’Italia
continua in ogni caso a mantenere il ruolo di importante e qualificata “piattaforma produttiva”.
Come già osservato le filiali di multinazionali estere hanno continuato anche in fase di inizio crisi,
come riporta lo studio della Università Bocconi del 201018, a produrre, favorendo la crescita dell’
innovazione e la valorizzazione delle competenze di ricerca e sviluppo delle unità di eccellenza
nazionali.
18
Università Bocconi Il settore farmaceutico italiano nel panorama internazionale: trend in atto e strategie di impresa Centro di Ricerca Imprenditorialità e Imprenditori (EntER) 2010
66
La produzione conto terzi nella farmaceutica in Italia
Secondo gli ultimi dati di Farmindustria il contributo di imprese produttrici conto terzi sta
crescendo sia per quanto riguarda addetti e fatturato, sia per gli investimenti, in particolare in
Salute, Sicurezza e Ambiente. I dati raccolti dal Gruppo Produttori Conto Terzi di Farmindustria,
che rappresenta le principali aziende del comparto, indicano un aggregato di 2.703 addetti e un
fatturato pari a 532 milioni di euro di cui 238 milioni generato dall’export.
Il dato più interessante è rappresentato dall’andamento del sub comparto: dal 2005 al 2012 si
segnala una forte crescita del fatturato (+103%), così come anche del numero di addetti, con una
percentuale ancora maggiore (+106%). Il dato di crescita scaturisce sia dalle imprese terziste già
esistenti nel 2005 che hanno ampliato gli organici, sia dall’ingresso di nuovi operatori che hanno
acquisito produzioni da gruppi farmaceutici internazionali. Anche la dinamica delle esportazioni,
con un valore che pressoché si triplica nel periodo sopraindicato, dà una chiara indicazione
dell’andamento davvero positivo. Date le caratteristiche del comparto che assume la valenza di
piattaforma produttiva, gli addetti si concentrano nelle attività di produzione (55,6% del totale) e
manutenzione (8,9%), con il 35,5% impiegato in altre mansioni.
L’elevata qualità del terzismo farmaceutico si evince dal peso delle risorse umane qualificate con il
31,6% degli occupati totali laureato, un dato ben distante dalle altre attività tipicamente
manifatturiere dell’industria in Italia (8,4%). Con i diplomati, il capitale umano qualificato
raggiunge il 67,2% degli addetti. Anche il livello di investimenti del 2012 in produzione, ricerca e
attività innovative, pari a circa 64 milioni di euro, segnala lo sforzo di qualità in atto, attestato
anche dalla spesa nel segmento Salute, Sicurezza e Ambiente (HSE), ambito nel quale le imprese
hanno speso in media 5,2 milioni per anno, pari al 16,8% degli investimenti in produzione.
Accesso al credito e fonti di finanziamento
Gli ultimi dati di Banca d’Italia (Ottobre 2013) sulle sofferenze bancarie, riferiti complessivamente
ai due settori delle industrie chimiche e farmaceutiche, evidenziano la complessiva solidità del
settore anche in una fase ormai di piena espansione della crisi. L’incidenza delle sofferenze sui
prestiti bancari era pari, infatti, ad appena il 4,7% a fronte del 15,6% medio dell’industria italiana,
Se la crisi non ha destabilizzato la struttura finanziaria di un macro comparto solido e che, pure
perdendo solo nell’industria chimica oltre il 15% in volume e di circa il 5% di valore, dal 2007 ad
oggi è stato capace di fronteggiare il calo della domanda interna con una crescita dell’export, la
mancanza di risorse finanziarie sembra incidere invece sulla capacità delle imprese dei due settori
di mantenersi competitive, di generare innovazione e di potenziare la R&S.
67
Per il 36% delle imprese chimiche e per il 19% delle aziende farmaceutiche, la mancanza di risorse
finanziarie rappresenta, infatti, un fattore in grado di ostacolare la competitività. Il dato raccolto
dall’Indagine Istat 2013 sulla competitività delle imprese, realizzata sulla base del censimento
2011, evidenzia un’attenzione non marginale al dato finanziario, che fa il paio anche con le
difficoltà già evidenziate nell’indagine Cis sull’innovazione e che ponevano in maggiore difficoltà
l’industria chimica.
I nuovi dati Istat evidenziano come vincoli di tipo finanziario sono avvertiti soprattutto dalle
imprese più piccole, con una difficoltà segnalata dal 46,7% delle micro imprese chimiche e dal
21,7% delle micro imprese del settore farmaceutico. All’opposto un livello assai più basso nelle
grandi imprese (quelle con oltre 250 addetti) sia della chimica (15%) sia della farmaceutica (8,5%)
attesta una maggiore capacità di autofinanziamento e anche una maggiore capacità di gestire gli
strumenti finanziari. Considerate le imprese più piccole, quelle che più lamentano difficoltà di tipo
finanziario, l’indagine Istat con dati riferiti all’intera economia evidenzia come le modalità di
finanziamento più utilizzate sono soprattutto il credito bancario (sia di breve sia di medio/lungo
termine) e quindi l’autofinanziamento.
Il ricorso ad altri strumenti finanziari - che includono la raccolta di fondi sui mercati finanziari,
diverse forme di prestito, incentivi pubblici, ecc. – rappresenta la scelta effettuata dal 39,5% di
tutte le imprese dell’industria in senso stretto, con un dato che cresce per le imprese che
appartengono ad un gruppo (circa 45%) e per quelle di maggiori dimensioni (53,6 e 62,8%
rispettivamente per le medie e le grandi). Il ricorso ai mercati finanziari, in particolare, è limitato in
assoluto, e ancora fortemente circoscritto alle grandi imprese, ma soprattutto è limitata alla
grande dimensione la possibilità di un profilo di finanziamento più articolato. Tuttavia, nell’ambito
delle imprese che dichiarano di competere sui mercati internazionali, come nel caso di numerose
imprese chimiche e farmaceutiche, anche le piccole e le medie fanno in generale ricorso a più
fonti, utilizzando in particolare la raccolta sui mercati finanziari.
Da segnalare come anche il ricorso a finanziamenti o incentivi pubblici sia presente. L’indagine Cis
sull’innovazione ha evidenziato, infatti, come il 33,9% delle imprese industriali innovatrici ha
ricevuto un sostegno pubblico per l’innovazione, proveniente principalmente da amministrazioni
pubbliche locali o regionali. Un dato particolarmente interessante e forse indicativo dell’immagine
deteriorata di cui gode il settore, è che la chimica con una quota di imprese pari al 32,8% è però al
di sotto del dato complessivo dell’industria in senso stretto. All’opposto il settore farmaceutico
presenta una molto più accentuata capacità di attrarre contributi pubblici con una quota di
imprese innovative beneficiarie di finanziamenti pubblici pari al 46,5%.
68
Incidenza mancanza risorse finanziarie come ostacolo alla competitività per attività economica
Manifatturiera e classe di addetti - Anno 2011
3 9 addetti 10- 49 addetti
50 -249 addetti
250 e oltre addetti Totale
Estrazione di minerali da cave e miniere 39,6 32,7 25,9 .. 36,5
Attività manifatturiere 47,9 38,9 27,1 20,1 44,1
Industrie alimentari 46,7 39,1 26,4 21,4 44,7
Industria delle bevande 46,0 31,7 17,1 15,4 39,1
Industria del tabacco .. .. .. .. ..
Industrie tessili 45,0 34,9 31 31,8 40,9
Confezione di articoli di abbigliamento; confezione di articoli in pelle e pelliccia
47,1 42,6 31,6 20,8 45,3
Fabbricazione di articoli in pelle e simili 46,2 35,4 29,5 12,0 41,3
Industria del legno e dei prodotti in legno e sughero (esclusi i mobili); fabbricazione di articoli in paglia e materiali da intreccio
50,8 40,5 40,4 38,5 48,2
Fabbricazione di carta e di prodotti di carta 42,1 31,8 20,9 18,5 35,8
Stampa e riproduzione di supporti registrati 53,9 40,6 29,1 14,3 49,8
Fabbricazione di coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio
45,5 38,5 27,3 6,7 38,4
Fabbricazione di prodotti chimici 46,7 31,3 20,4 15,0 36,6
Fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e di preparati farmaceutici
21,7 27,1 14,7 8,3 19,0
Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche 47,1 33,3 29,5 19,4 39,5
Fabbricazione di altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi
52,5 42,6 31,4 23,3 48,7
Metallurgia 41,1 33,9 22,2 17,9 35,2
Fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchinari e attrezzature)
47,8 40,6 28,3 22,2 44,8
Fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica; apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e di orologi
49,7 38,2 27,2 14,6 42,6
Fabbricazione di apparecchiature elettriche ed apparecchiature per uso domestico non elettriche
45,3 36,6 22,2 15,7 39,8
Fabbricazione di macchinari ed apparecchiature nca 45,6 37,3 22,1 19,4 39,8
Fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi 57,2 39,0 35,9 20,8 44,4
Fabbricazione di altri mezzi di trasporto 51,4 46,7 38,6 38,5 48,1
Fabbricazione di mobili 54,7 45,5 32,1 24,2 50,9
Altre industrie manifatturiere 46,9 41,3 23,4 16,7 45,1
Come ha evidenziato l’indagine Istat CIS sull’innovazione, In entrambi i settori di analisi la difficoltà
a reperire risorse finanziarie è comunque un fattore importante, in grado di ostacolare
effettivamente l’innovazione, anche se non è il fattore preponderante. Come già evidenziato, è
comunque innegabile che per avere prodotti e servizi ad alta tecnologia serva nei due settori una
69
ingente quantità di risorse da investire nella R&S.
Nella chimica, la mancanza di finanziamenti esterni pesa comunque in maniera rilevante tra le
imprese innovatrici individuate dall’indagine Cis-Istat (63,9%), ma l’innovazione sconta di più, ad
esempio, la presenza di una domanda troppo instabile e volatile evidenziata dal 66,3% delle
imprese chimiche innovatrici.
La più elevata capacità di ottenere finanziamenti o di autofinanziarsi delle imprese maggiori fa si
che l’attività di innovazione nelle imprese chimiche e soprattutto in quelle farmaceutiche - attività
che appunto risulta più concentrata nelle soglie dimensionali maggiori - risenta, invece, solo
parzialmente dei fattori di natura economico-finanziaria.
Sempre nelle imprese farmaceutiche, per confermare il quadro finanziario positivo, è utile citare
uno studio Farmindustria condotto all’inizio del manifestarsi della crisi economica, che aveva
sottolineato come i maggiori gruppi a capitale italiano presentano, in media, elevati livelli di
solidità finanziaria (PFN/capitale netto) rispetto alla medie imprese italiane di tutti i settori, come
pure nettamente più favorevole sempre rispetto alle media risultava la propensione
all’autofinanziamento (tasso di ritenzione degli utili) e capacità di indebitamento non ancora
sfruttata.
In questo gruppo di imprese per sostenere costi di ricerca e sviluppo davvero molto ingenti,
l’aspetto dimensionale è importante e soprattutto si evidenzia come fattore competitivo la
capacità di cooperare tra le imprese e la crescita per linee esterne, ovvero la capacità di fare
acquisizioni importanti o giuste; attività questa che richiede professionalità elevate e particolari.
Vale la pena capire se nel caso dell’industria farmaceutica emergano nuove difficoltà, come ha
osservato Farmindustria, nello scenario attuale di crisi con i tempi di pagamento più lunghi e in
aumento. L’esposizione commerciale, a causa dei lunghi tempi di pagamento, in Italia è 26% del
fatturato, con l’Ue15 al 19% e il minimo in Germania, al 7%. I tempi di pagamento da parte delle
strutture pubbliche - evidenziati dalle imprese aderenti all’associazione degli industriali
farmaceutici - sono arrivati a 222 giorni nel primo trimestre del 2013, con un dato ben al di sopra
rispetto a quanto previsto dalla normativa e con forti differenze a livello regionale. Ad esempio il
Molise ha raggiunto 820 giorni, la Calabria 578 giorni e la Campania 326. Si evidenzia una
situazione che rappresenta al di là dei possibili oneri finanziari per l’esposizione commerciale e
soprattutto una mancata disponibilità di risorse che potrebbero essere investite. Si tratta di
somme ingenti, che non possono essere sostituite da credito o anticipazioni. Una stima
Farmindustria riporta ad esempio che se i tempi di pagamento fossero almeno pari a quelli della
Francia, che tra i grandi paesi Ue ha ritardi medi maggiori, l’industria farmaceutica disporrebbe di
70
2 miliardi in più di liquidità, valore che più raddoppierebbe se i ritardi fossero equivalenti a quelli
della Germania.
Reti di impresa e assetti proprietari
Sulla base della rilevazione Istat, le imprese dei settori chimico e farmaceutico appaiono piuttosto
prudenti nell’adozione di strategie per l’attivazione/incremento di collaborazioni con altre
imprese. I dati dei due settori non si discostano dal valore medio riferito all’intera economia
(11,7%) e con un posizionamento intermedio tra tutti i settori manifatturieri o dell’industria. Solo
il 16,1 % delle imprese chimiche ed il 14,8% di quelle farmaceutiche ha, infatti, avviato o
consolidato strategie di partnership.
I dati Istat, riferiti all’intera economia, evidenziano che il profilo strategico delle imprese è
condizionato in modo rilevante dalla dimensione aziendale, all’aumentare della quale cambia la
rilevanza di strategie anche a prescindere dalla loro complessità. Nel caso dell’intensificazione di
collaborazioni con altre imprese, sono però soprattutto quelle di piccola dimensione (10-49
addetti) a farne ricorso (17,2%), con un comportamento analogo a quello delle classi superiori; per
contro, rimangono relativamente isolate buona parte delle microimprese, tra le quali solo una su
dieci intende ricorrere a questa leva strategica. Questa circostanza spiega l’andamento dei due
settori, dove il peso delle imprese maggiori e la rilevanza dei gruppi condiziona i dati complessivi
dei due comparti.
Come già analizzato, per sostenere costi di ricerca e sviluppo davvero molto ingenti, l’aspetto
dimensionale è importante ed è decisivo per garantire una relativa autonomia; solo per le imprese
minori si evidenzia infatti come fattore competitivo la capacità di cooperare tra imprese. La già
citata indagine CIS dell’Istat conferma una scarsa propensione alla cooperazione, con solo l’11%
delle imprese Chimiche “innovatrici” che ha stipulato accordi di cooperazione per l’innovazione. I
partner più importanti sono state le imprese dello stesso gruppo ed i clienti più che i fornitori e
soprattutto le università e istituti di ricerca pubblici più che le società di consulenza e di ricerca
private. L’industria farmaceutica è più aperta alla cooperazione con una quota di imprese
innovatrici interessata alla collaborazione con altre imprese che sale al 15,8% e un legame più
stretto con i fornitori e con le imprese concorrenti rispetto a quello con i clienti e con società di
ricerca private e istituti di ricerca pubblici.
71
Strategie di rete adottate dalle imprese Chimiche e Farmaceutiche nel contesto Industria in s.s. -
Anno 2011 (valori assoluti e incidenze percentuali sul totale delle imprese)
SETTORI DI ATTIVITÀ ECONOMICA Attivazione/incremento di relazioni tra imprese
Attività di risanamento e altri servizi di gestione dei rifiuti 29,4
Estrazione di petrolio greggio e di gas naturale 28,6
Fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica; apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e di orologi
24,9
Attività di raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti; recupero dei materiali 21,5
Riparazione, manutenzione ed installazione di macchine ed apparecchiature 20,2
Fabbricazione di apparecchiature elettriche ed apparecchiature per uso domestico non elettriche 19,6
Fabbricazione di macchinari ed apparecchiature nca 19,6
Stampa e riproduzione di supporti registrati 18,8
Gestione delle reti fognarie 18,1
Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata 17,8
Fabbricazione di altri mezzi di trasporto 17,4
Fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi 17,2
Fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchinari e attrezzature) 16,8
Fabbricazione di mobili 16,3
Fabbricazione di prodotti chimici 16,1
Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche 15,7
Fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e di preparati farmaceutici 14,8
Raccolta, trattamento e fornitura di acqua 14,6
Fabbricazione di carta e di prodotti di carta 14,5
Metallurgia 13,9
Altre industrie manifatturiere 13,7
Fabbricazione di altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi 12,8
Industria del legno e dei prodotti in legno e sughero (esclusi i mobili); fabbricazione di articoli in paglia e materiali da intreccio
12,2
Industrie tessili 11,8
Altre attività di estrazione di minerali da cave e miniere 11,6
Industria delle bevande 11,6
Confezione di articoli di abbigliamento; confezione di articoli in pelle e pelliccia 11,6
Fabbricazione di articoli in pelle e simili 11,3
Attività dei servizi di supporto all'estrazione 10,5
Fabbricazione di coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio 9,9
Industrie alimentari 7,2
Fonte Istat MERCATI, STRATEGIE E OSTACOLI ALLA COMPETITIVITÀ 2013
72
Il Censimento 2011, opportunamente elaborato dall’Istat nell’indagine Mercati, Strategie e
Ostacoli alla Competitività 2013, evidenzia come nel sistema produttivo italiano prevalgano
modelli di governance relativamente semplificati, con un’elevata concentrazione delle quote di
proprietà, un controllo a prevalente carattere familiare e una gestione aziendale accentrata.
Considerando tutta l’economia l’imprese risultano essere gestite direttamente da membri della
famiglia proprietaria e/o controllante nell’81,4% dei casi. La gestione è affidata a manager interni
o esterni all’impresa in quasi il 5% (3,6% e 1,3% rispettivamente), mentre nel rimanente 13,7% dei
casi si ricorre ad altre forme di management (gestione diretta da parte di imprese controllanti,
affidamenti a trust, ecc.).
Imprese per tipologia di gestione 2011-2012. Posizionamento industrie chimiche e
farmaceutiche rispetto all’industria in s.s. – Managerialità vs Familiarità
SETTORI DI ATTIVITÀ ECONOMICA
Gestione familiare
Gestione manageriale
Altro Totale
% (sul totale)
Estrazione di petrolio greggio e di gas naturale .. 71,4 28,6 100
Attività dei servizi di supporto all'estrazione 36,8 47,4 15,8 100
Fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e di preparati farmaceutici 50,4 39,1 10,5 100
Raccolta, trattamento e fornitura di acqua 25,3 37,0 37,3 100
Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata 35,6 33,1 31,3 100
Fabbricazione di coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio 61,6 21,2 17,1 100
Attività di raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti; recupero dei materiali 68,7 15,5 15,7 100
Fabbricazione di prodotti chimici 73,1 14,2 12,7 100
Attività di risanamento e altri servizi di gestione dei rifiuti 69,7 13,5 16,7 100
Fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi 74,8 13,3 11,9 100
Fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica; apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e di orologi 75,1 11,8 13,1 100
Industria delle bevande 71,6 11,0 17,4 100
Fabbricazione di altri mezzi di trasporto 74,0 10,1 16,0 100
Gestione delle reti fognarie 72,7 9,9 17,4 100
Fabbricazione di apparecchiature elettriche ed apparecchiature per uso domestico non elettriche
77,8 9,3 13,0 100
Altre attività di estrazione di minerali da cave e miniere 71,3 9,0 19,7 100
Metallurgia 77,7 9,0 13,3 100
Fabbricazione di macchinari ed apparecchiature nca 77,3 8,4 14,3 100
Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche 78,1 7,3 14,7 100
Fabbricazione di carta e di prodotti di carta 80,8 6,7 12,4 100
Fabbricazione di altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi 81,0 5,4 13,6 100
73
Riparazione, manutenzione ed installazione di macchine ed apparecchiature 79,4 5,2 15,4 100
Confezione di articoli di abbigliamento; confezione di articoli in pelle e pelliccia 83,9 4,5 11,6 100
Fabbricazione di articoli in pelle e simili 81,9 4,5 13,5 100
Fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchinari e attrezzature) 81,6 4,5 13,9 100
Industrie tessili 83,6 4,3 12,1 100
Fabbricazione di mobili 80,6 3,8 15,7 100
Altre industrie manifatturiere 81,0 3,7 15,3 100
Stampa e riproduzione di supporti registrati 83,9 3,5 12,6 100
Industrie alimentari 86,2 3,2 10,6 100
Industria del legno e dei prodotti in legno e sughero (esclusi i mobili); fabbricazione di articoli in paglia e materiali da intreccio
82,4 2,3 15,3 100
Totale economia 81,4 4,9 13,7 100
Fonte: Istat Mercati, Strategie e Ostacoli alla Competitività 2013
I due settori oggetto di osservazione si distanziano fortemente dai dati medi settoriali e da larga
parte del manifatturiero, con la farmaceutica che appare fortemente orientata alla gestione
manageriale tanto da posizionarsi ai primissimi posti dell’industria in senso stretto, con il 39,1%
delle imprese in mano a manager e solo il 50,4% direttamente gestite dalle famiglie proprietarie.
Il settore chimico è decisamente più allineato alla modalità gestionale manifatturiera,
evidenziandosi contestualmente un ruolo importante delle famiglie che mantengono il pieno
controllo sulla conduzione delle aziende nel 73,1% dei casi.
Tralasciando gli effetti di gruppo, che condizionano chiaramente queste tipologie di scelta,
soprattutto se il gruppo è multinazionale, la managerialità della conduzione dell’impresa è
profondamente influenzata dalla dimensione aziendale. Con un dato che passa nel settore chimico
da un’incidenza dell’8% nelle micro imprese al 13,5% nelle piccole, fino ad arrivare a circa il 58,3%
in quelle con almeno 250 addetti. Da sottolineare la maggiore concentrazione della managerialità
nelle industrie farmaceutiche dove il dato parte dal 17,4 nelle micro imprese con un valore doppio
rispetto all’analogo gruppo della chimica, ma raggiunge per le imprese superiori a 250 addetti lo
stesso valore registrato nella chimica.
74
Imprese chimiche e farmaceutiche per tipologia di gestione, classe di addetti e attività
economica - Anno 2011 (valori percentuali)
SETTORI DI ATTIVITÀ ECONOMICA Gestione familiare
Gestione manageriale
Altro Totale
% (sul totale)
CHIMICO
3 – 9 addetti 78,4 8,0 13,6 100
10 49 addetti 74,2 13,5 12,3 100
50 249 addetti 55,7 33,2 11,1 100
Da 250 30,0 58,3 11,7 100
Totale 73,1 14,2 12,7 100
FARMACEUTICO
3 – 9 addetti 69,6 17,4 13,0 100
10 49 addetti 59,3 28,8 11,9 100
50 249 addetti 45,7 47,3 7 100
Da 250 28,3 58,3 13,3 100
Totale 50,4 39,1 10,5 100
4.5 I fattori demografici sociali e culturali
Le dinamiche demografiche nazionali e mondiali e gli impatti sulla domanda attesa di prodotti
chimici e farmaceutici: dai farmaci ai fertilizzanti
L’analisi dei fattori che contribuiranno al cambiamento del settore chimico-farmaceutico non può
non tener conto delle evidenti trasformazioni demografiche che investono il pianeta. In primo
luogo, la crescita demografica dovuta agli elevati tassi di natalità che si concentra in alcune aree.
Nei paesi occidentali che in generale vedono una forte riduzione della natalità cresce la speranza
di vita e si assiste a un rapido invecchiamento della popolazione.
Entrambi i fenomeni: invecchiamento della popolazione e pressione delle nascite hanno come
conseguenza, come detto, un aumento della popolazione mondiale che si stima possa arrivare
entro il 2050 a 9 miliardi di persone.
La crescita della popolazione comporterà un aumento del ruolo della chimica legata all’utilizzo di
fertilizzanti per le culture alimentari; dall’altro lato l’invecchiamento della popolazione porterà ad
un aumento del consumo dei prodotti farmaceutici, collegati alle patologie e al benessere della
terza età.
75
Osserviamo brevemente i due fenomeni, in modo distinto.
Chimica alimentare e utilizzo di fertilizzanti
Secondo Assofertilizzanti oggi ben il 48% della popolazione globale è nutrito grazie ai fertilizzanti e
dati recenti (Istat 2011), mostrano in Italia un mercato dei fertilizzanti in crescita dell’11% dal 2010
al 2011; la crescita di fertilizzanti si registra anche nel caso dell’agricoltura biologica.
Poiché nei prossimi anni la produzione globale di cibo dovrà aumentare in modo significativo per
rispondere ai bisogni alimentari dell’umanità e se si considera il crescente impatto ambientale
dell’incremento delle superfici agricole, è evidente che l’intensificazione della produzione agricola
con connesso massiccio utilizzo di fertilizzanti sarà uno degli scenari da prospettare. E anche in
questo caso appare evidente l’importanza di un adeguamento del settore alle nuove esigenze.
Prodotti farmaceutici e invecchiamento della popolazione
Il rovesciamento della piramide demografica comporterà necessariamente un ri-orientamento del
settore farmaceutico, che dovrà indirizzare la propria attività di ricerca e sviluppo in coerenza a
questo spostamento demografico. Il rapporto dell’OMS del 2013 “Priority medicines for Europe
and the world - 2013” evidenzia come tale cambiamento, oggi presente soprattutto nei paesi
dell'Unione Europea, rappresenti un campanello d’allarme per il resto del mondo. Infatti, tra i
punti critici del settore vi è la possibile inefficacia di trattamenti per una malattia o condizione che
potrebbero presto non essere appropriati per i pazienti di destinazione. L’invecchiamento della
popolazione comporta la tendenza ad un aumento di malattie croniche ad esso associate: malattie
cardiache, diabete, artrosi, Alzheimer e così via, che richiederanno maggiori investimenti in ricerca
e innovazione per aumentare l’offerta del settore farmaceutico in questi campi. Va sottolineato
che le aziende legate all’health care beneficeranno quindi per ovvi motivi del “global ageing”, il
quale rappresenterà una importante opportunità per la crescita del settore e per l’evoluzione delle
professionalità ad esso associate.
Fattori culturali e sociali: tra nuove esigenze di sostenibilità e la crescita dell’effetto Nimby
Nell’evoluzione dei settori chimico e farmaceutico, un ruolo sempre più importante sarà svolto dai
forti cambiamenti culturali e sociali che attraversano l’opinione pubblica in merito all’impatto
ambientale e alla salute dei due settori industriali. Come è noto, infatti, il macrocomparto più di
altri vive negli ultimi anni l’esigenza di doversi attrezzare sempre più per rispondere alle sfide che
gli vengono poste in tema di riduzione degli impatti ambientali e di diffusione della sostenibilità in
senso più ampio e ancora di resistenza ai contrasti posti dalle comunità locali. La questione
76
ambientale ha sempre rappresentato per il settore in esame un elemento di forte criticità, sia per
l’avvio di nuovi investimenti che per l’insediamento e la gestione degli impianti produttivi.
A tale tematica di fondo si aggiunge negli ultimi anni la necessità di rispondere ad un consumatore
sempre più esigente ed informato e che quindi trasforma anche nelle scelte di acquisto le strategie
di produzione delle imprese chimiche, che divengono sempre più orientate verso lo sviluppo di
prodotti considerati sostenibili che quindi garantiscano una sempre maggiore sicurezza ai fini della
salute dei consumatori e dei lavoratori, e che abbiano, lungo il loro intero ciclo di vita, impatti
ambientali il più possibile ridotti.
Ovviamente la tensione verso una maggiore sostenibilità deriva da diversi fattori e di diversa
natura. Oltre a quelli legati alle previsioni normative (esaminate più avanti), quelli qui analizzati
possono essere definiti più di carattere etico: sono legati alla diffusione della cultura della gestione
sostenibile del prodotto e del processo lungo l’intero ciclo di vita. La dimensione sociale del
concetto di sviluppo sostenibile si colloca a partire dalle iniziative che mirano al miglioramento
delle condizioni lavorative delle persone che operano presso gli impianti, fino alla capacità
fondamentale di rafforzare il rapporto col territorio su cui insistono gli stabilimenti nel quale
vivono i dipendenti e sul quale operano le autorità pubbliche che regolano le attività produttive
(XVIII Rapporto Responsible Care).
Le sfide poste al comparto della chimica sono quindi fortemente legate anche al senso di
insicurezza che gli impianti producono e, negli anni, le imprese chimiche sono sempre di più
chiamate alla costruzione di un percorso sostenibile per mantenere in vita gli impianti e di
insediarne di nuovi ed inoltre sono chiamate a indirizzare le attività di ricerca sull’individuazione di
sostanze che garantiscano migliori livelli di sicurezza e minori impatti ambientali rispetto alle
sostanze da sostituire. Quando si decide di realizzare un progetto industriale che prevede la
realizzazione di un impianto ad alto impatto sul territorio, sia esso una fabbrica chimica o una
centrale che produce energia, una delle scelte cruciali da affrontare riguarda il luogo in cui
realizzare tale progetto. Una risposta comune da parte degli attori coinvolti è l’opposizione ai
progetti di localizzazione, ormai comunemente definita come fenomeno NIMBY (acronimo che sta
per Not In My Back Yard, letteralmente “non nel mio cortile”). Quello del NIMBY è un argomento
decisamente vasto, che presenta una letteratura sterminata; la reazione di opposizione ai progetti
di localizzazione da parte degli attori locali è determinata dalla percezione della loro non equità
che consiste nel fatto che i benefici sono prodotti per la industria che si insedia mentre i costi
ambientali si scaricano sulla comunità locale.
Per far fronte a tali ostacoli e agli impedimenti che frenano gli investimenti nel comparto, diviene
77
necessario sviluppare da parte delle aziende una maggiore capacità di gestione del consenso della
comunità, anche attraverso nuove politiche di comunicazione aziendale di marketing territoriale
che creino un’immagine positiva dell’azienda; bisognerà creare sempre più le condizioni per gli
investimenti a partire anche dai cambiamenti di opinione. Questo quindi determinerà la necessità
di sviluppare per il comparto nuove figure esperte in comunicazione interna ed esterna che
rappresenteranno in futuro competenze strategiche, proprio in un comparto come quello chimico
farmaceutico in cui il marketing territoriale non ha mai rappresentato una priorità.
Bisognerà introdurre e rafforzare competenze professionali in grado di perseguire attività di
comunicazione che evidenzi il ruolo della chimica e dei suoi prodotti nei suoi campi d’applicazione
e contemporaneamente competenze e figure sempre più capaci di gestire i processi volti ad una
migliore gestione delle risorse.
Gli impegni ed i risultati dell’industria chimica nella trasformazione in industria sicura e
sostenibile
Nello scenario attuale dello sviluppo del sistema chimico italiano l’innovazione per la sostenibilità
è senza dubbio uno dei fattori maggiormente in grado di spiegare le prospettive di competitività e
crescita. Per le industrie chimiche si tratta di interpretare il contenuto di innovazione sostenibile
oltre le sue forme tradizionali di rispetto delle norme cogenti che impongono di adottare misure
di contenimento dei rischi ambientali, di aumentare la sicurezza per i consumatori, come pure di
preservare i lavoratori esposti alle fasi del ciclo produttivo più pericolose per la salute,
allargandone l'ambito per aggiungere nuovo valore al prodotto e guadagnare in competitività,
valorizzando anche quei fattori riconducibili alla nuova sensibilità ambientale dei cittadini ed ai
nuovi paradigmi della sostenibilità: efficienza energetica, riuso, riciclo, abbattimento dei rischi,
utilizzo di materie prime rinnovabili e chimica verde, ripristino ambientale. Tutti fattori che
rappresentano la direzione dell'avanzamento tecnologico di processo e prodotto e degli
investimenti in ricerca, come pure i presupposti per l’investimento in capitale umano e più in
generale per il rinnovamento organizzativo e di rapporto con il mercato.
Va qui sottolineato, che il concetto di chimica verde è un po’ controverso, perché come
sottolineano anche gli addetti ai lavori: “la chimica se è fatta bene è pulita per definizione, chimica
verde vuol dire utilizzo di materie prime vegetali”.
Sicurezza
Altro tema fondamentale che si inserisce nella nuova cultura di una chimica verde e sostenibile è
78
quello della sicurezza, che è strettamente legato anche al rapporto con il territorio (vedi sopra).
Infatti, negli anni si è passati attraverso un cambiamento della cultura che ha portato dalla
monetarizzazione del rischio alla prevenzione del rischio stesso; la sicurezza diviene infatti un
elemento fondamentale che ha portato alla costruzione di un percorso imprescindibile per
continuare a mantenere in vita gli impianti. La crescita della necessità di sicurezza ha come
obiettivo quello della “nocività zero”, il che comporta di conseguenza la fine dello scambio
monetizzazione contro nocività.
Va ricordato che il settore chimico farmaceutico rappresenta il settore con la minore infortunistica
e la minore incidenza di incidenti sul lavoro e malattie professionali rispetto ad altri settori
industriali. Nel suo complesso esso costituisce un settore leader in termini di risultati su Sicurezza
e Salute a livello nazionale, come mostrato anche nel XIX Rapporto annuale "Responsible Care”,
secondo il quale l’industria chimica si configura come uno dei settori con i luoghi di lavoro più
sicuri. La media dell’Indice di Frequenza degli Infortuni (IF), relativa agli anni 2009 - 2010 - 2011
per tutti i Settori Manifatturieri, vede soltanto l’industria del petrolio (7,2) con una performance
migliore dell’industria Chimica (11,6), mentre il valore mediano per i settori industriali si presenta
ben più elevato (24,9). Detto ciò permane ancora l’impegno sia sul fronte della prevenzione del
rischio che della comunicazione della sicurezza del settore, portando a ulteriori diminuzioni gli
Indici di Frequenza e gli Indici di Gravità degli Infortuni sul Lavoro e, sul lungo termine, anche ad
un miglioramento dei dati relativi alle Malattie Professionali.
Il sistema dell’education: domanda e offerta di istruzione in ambito chimico e farmaceutico
La chimica negli ultimi decenni ha scontato una lunga fase di declassamento curricolare e una
perdita di interesse da parte degli studenti. Una delle cause, almeno sino all’inizio del nuovo
secolo, va riferita al lascito pesante della disattenzione rispetto agli effetti ambientali di molte
iniziative industriali chimiche realizzate dal dopoguerra agli anni 60. La chimica ha perso spazio nei
curricola scolastici e ha subito una riduzione di iscritti a livello universitario soprattutto nel corso
degli anni 90 e sino all’inizio del 2000, una riduzione in parte bilanciata dagli iscritti in Ingegneria
chimica, dagli iscritti in discipline farmaceutiche e nell’ultimo decennio dagli iscritti nei nuovi corsi
di laurea in biotecnologie.
A livello nazionale, come osserva uno studio Federchimica 2012 (Chimica in Cifre), l’offerta di
laureati in chimica appare quantitativamente adeguata ai nuovi livelli di domanda di un comparto
che è andato ridimensionandosi, ma occorre verificare la rispondenza dei curricola alle esigenze
aziendali.
79
Emerge la necessità di un rinnovato e nuovo approccio della formazione nella scuola in modo da
correlare più strettamente la chimica al ruolo della qualità della vita, in quanto industria in grado
di fornire le più efficaci soluzioni per assicurare la salute negli alimenti nel rispetto di una diffusa
cultura ambientale.
A livello scolastico gli indirizzi chimici permangono in un sistema di istituti tecnici industriali che,
pur scontando la generale difficoltà della scuola di adeguarsi alle esigenze produttive, in alcuni
contesti territoriali riescono ad accompagnare la domanda di periti e tecnici qualificati.
Come riporta Federchimica (Formula della crescita 2012) solo il 47% degli studenti italiani ha
frequentato un corso di chimica, contro il 67% della media dei paesi OCSE.
Considerando il livello universitario per l’ambito chimico farmaceutico va in ogni caso osservato
come a fronte di una domanda fortemente rivolta verso profili elevati vi è oggi una estrema
eterogeneità di offerta a causa dell’affastellarsi di riforme dell’ultimo quindicennio, che ha
prodotto una pletora di corsi di laurea riconducibili a classificazioni diverse tutte ancora vigenti
rispetto alla tipologia di corso e in gran parte orientati a soddisfare un approccio scientifico-
disciplinare più che calarsi su tematiche concrete, una circostanza che non agevola il matching tra
domanda e offerta di profili qualificati in ambito chimico e farmaceutico.
La riforma dell’università prevede a regime solo due tipologie di classi: le classi delle lauree di 1°
livello (l) [lauree triennali] e classi delle lauree di 2° livello (lm) [lauree magistrali - già lauree
specialistiche], ma permane ad esaurimento degli iscritti una classificazione legata agli
ordinamenti pre riforma ed alle successive modifiche. Tanto che oggi, come è evidente dalla
tabella che segue, si elencano laureati dell’area chimica dell’ingegneria chimica, della farmaceutica
e delle biotecnologie a cui possono essere associati un Corso di Laurea (vecchio ordinamento), una
Laurea: Corso di Laurea D.M. 270/04, una Laurea Triennale: Corso di Laurea D.M. 509/99, una
Laurea Specialistica: Corso di Laurea Specialistica D.M. 509/99, una Laurea Magistrale: Corso di
Laurea Magistrale D.M. 270/04, Laurea a Ciclo Unico: Corso di Laurea Specialistica a Ciclo Unico
D.M. 509/99, Laurea Magistrale Ciclo Unico: Corso di Laurea Magistrale a Ciclo Unico D.M. 270/04.
Al di la delle complesse classificazioni, il numero di Laureati triennali in Biotecnologie, Chimica
scienze farmaceutiche e Ingegneria chimica nel 2012 è risultato pari a 5299 studenti, mentre
quello dei quinquennali è stato pari a 6729. In totale il numero di laureati complessivamente pesa
per il 3,9% dei laureati nel 2012. Dopo il forte calo degli anni Ottanta, grazie anche ad una politica
di sensibilizzazione sulle materie tecnico scientifiche (si pensi ad esempio al Piano Lauree
Scientifiche del Miur), il numero dei laureati magistrali in chimica, in chimica industriale e in
ingegneria chimica è tornato ad aumentare, attestandosi sui 1400 all’anno.
80
Nonostante la crisi, a quattro anni dalla laurea lavora l’80% dei chimici e il 93% degli ingegneri
chimici, e oltre il 90% dei laureati in Farmacia. Ciò che conta maggiormente è che i laureati chimici
vedono nel loro lavoro riconosciuto il valore del titolo di studio: infatti, la quota di posti di lavoro
per i quali è richiesto il titolo di studio conseguito tra gli ingegneri chimici (89%) e i chimici (82%) si
colloca dietro soltanto all’area medico-farmaceutica (99%) ed è molto più elevata della media
(69%).
81
CDL: Corso di Laurea (vecchio ordinamento) - CDU: Corso di Diploma (vecchio ordinamento) - Laurea: Corso di Laurea D.M. 270/04 - Laurea Triennale: Corso di Laurea D.M. 509/99 - Laurea Specialistica: Corso di Laurea Specialistica D.M. 509/99 -Laurea Magistrale: Corso di Laurea Magistrale D.M. 270/04; Laurea a Ciclo Unico: Corso di Laurea Specialistica a Ciclo Unico D.M. 509/99; Laurea Magistrale Ciclo Unico: Corso di Laurea Magistrale a Ciclo Unico D.M. 270/04.
Laureati 2012 CORSI TRIENNALI Biotecnologie Laurea Triennale Biotecnologie 1 1-Classe delle lauree in biotecnologie Corso di Laurea in Biotecnologie per la Salute 692 356
Laurea L-2 L-2-Biotecnologie 703 325
Chimica
Laurea Triennale 21 21-Classe delle lauree in scienze e tecnologie chimiche Classe delle lauree in scienze e tecnologie chimiche 341 382
Laurea L-27 L-27-Scienze e tecnologie chimiche 310 376
Laurea L43 L-43-Tecnologie per la conservazione e il restauro dei beni culturali
Tecnologie per la Conservazione e il Restauro dei Beni Culturali 2
Scienze e tecnologie farmaceutiche
1411
Laurea Triennale 24 24-Classe delle lauree in scienze e tecnologie farmaceutiche 24-Classe delle lauree in scienze e tecnologie farmaceutiche 587 270
Laurea L-29 L-29-Scienze e tecnologie farmaceutiche 120 49
Ingegneria Chimica
Laurea L-9 L-9-Ingegneria industriale Corso di Laurea in Ingegneria Chimica 30 32
Laurea L-9 L-9-Ingegneria industriale Ingegneria Chimica 118 216
Laurea L-9 L-9-Ingegneria industriale Ingegneria dei Materiali e delle Nanotecnologie 14 39
Laurea Triennale 10 10-Classe delle lauree in ingegneria industriale Ingegneria Chimica 120 145
Laurea Triennale 10 10-Classe delle lauree in ingegneria industriale Ingegneria dei Materiali 24 50
788
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LAUREA QUINQUENNALE
Chimica
CDL Chimica / tecnologie Farmaceutiche 34 27
Laurea Magistrale 54 LM-54-Scienze chimiche Scienze e Tecnologie Chimiche 355 326
Laurea Specialistica 62/S 62/S-Classe delle lauree specialistiche in scienze chimiche 67 69
Laurea Specialistica 81/S 81/S-Classe delle lauree specialistiche in scienze e tecnologie della chimica industriale Scienze e Tecnologie della Chimica Industriale 12 12
Laurea Magistrale LM-71 LM-71-Scienze e tecnologie della chimica industriale 81 141
Farmacia 1124
Laurea a Ciclo Unico 14/S 14/S-Classe delle lauree specialistiche in farmacia e farmacia industriale Farmacia 3021 1142
CDL Farmacia 21 13
Ingegneria
Laurea Specialistica 27/S 27/S-Classe delle lauree specialistiche in ingegneria chimica 104 155
CDL Ingegneria chimica 5 13
Laurea Magistrale LM-22 LM-22-Ingegneria chimica 105 150
Biotecnologie
532
Laurea Specialistica 9/S 9/S-Classe delle lauree special. in biotec. med., vet. e farmaceut 104 47
Laurea Magistrale LM-7 LM-7-Biotecnologie agrarie 43 28
Laurea Magistrale LM-8 LM-8-Biotecnologie industriali 185 116
Laurea Magistrale LM-9 LM-9-Biotecnologie mediche, veterinarie e farmaceutiche 765 269
Fonte: Elaborazione Ares 2.0 Soges su dati Miur 2014
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Anno 2011/2012 Biotecnologie 2012
Fonte: Elaborazione Ares 2.0 Soges su dati Miur 2014
Classe iscritti totali immatricolati totali
Biotecnologie - L270 10035 3986
Biotecnologie agrarie – LM 294
Biotecnologie agrarie – LS 25
Biotecnologie industriali – LM 977
Biotecnologie industriali – LS 88
Biotecnologie mediche, veterinarie e farmaceutiche - LM 2868
Biotecnologie mediche, veterinarie e farmaceutiche - LS 216
14503
Farmacia e farmacia industriale - LMCU 22170 7434
Farmacia e farmacia industriale - LSCU 26489
Scienze e tecnologie farmaceutiche - L 4151
Scienze e tecnologie farmaceutiche - L270 5375 2119
58185
Ingegneria chimica – LM 1452 Ingegneria ambientale
Ingegneria chimica – LS 350
Scienza e ingegneria dei materiali – LM 884
Scienza e ingegneria dei materiali – LS 190
2876
Scienze chimiche – LM 2318
Scienze chimiche – LS 169
Scienze e tecnologie chimiche – L 2512
Scienze e tecnologie chimiche - L270 8054 3299
Scienze e tecnologie della chimica industriale - LM 668
Scienze e tecnologie della chimica industriale - LS 35
13756
Iscritti 95618 16838
Totale Università 1751192 278866
84
4.6 Andamento della domanda industriale: per i mercati della chimica di base e della chimica
fine e di specialità
L’Industria Chimico-Farmaceutica si caratterizza, per una straordinaria interrelazione con tutto il
sistema produttivo. Con alcuni settori industriali, come quello della gomma plastica, l'integrazione
è così stretta da rendere non semplice riuscire neppure a delineare chiaramente i confini tra le
diverse attività e gli specifici comparti al fine di individuare un preciso perimetro di analisi del
settore.
Come emerge chiaramente dalle statistiche economiche, il settore chimico rifornisce di prodotti e
sostanze chimiche in pratica tutta la produzione manifatturiera. In Italia, l’industria chimica
nazionale è sempre stata un fattore propulsivo per la competitività dell'intero sistema industriale
sia nei settori tradizionali che in quelli più avanzati. Il made in Italy, in particolare, si è sempre
garantito la possibilità di innovare e godere di vantaggi competitivi e aumentare il valore aggiunto
della propria produzione grazie all’apporto della chimica.
La chimica è essenziale, dunque, per le imprese del tessile-abbigliamento, del mobile-arredo,
legno, degli occhiali-accessori di moda, della ceramica, e per moltissimi altri settori manifatturieri
come elettronica, auto e trasporti, le telecomunicazioni, l’aeronautica ed il settore spaziale, il
settore farmaceutico e sanitario, la nautica, elettrodomestici, calzature e imballaggi come pure per
i comparti industriali dell'edilizia e dell'energia gas e acqua .
La chimica offre innovazioni di prodotto incorporate anche nelle produzioni più tradizionali, come
nel campo tessile, grazie all’unione di filati naturali (lana e cotone) con le nuove fibre chimiche o
nel settore del mobile arredo grazie ai nuovi laminati o resine chimiche vernici, o nelle costruzioni
con gli additivi per calcestruzzi, rivestimenti, materiali per il restauro, resine e prodotti per l'edilizia
sostenibile come i cementi per confezionare calcestruzzi con uso di ceneri da rifiuti che
consentono un forte risparmio energetico per costruire nuove abitazioni. La chimica è presente
nelle frontiere più avanzate dell'innovazione con la produzione di fibre per materiali compositi
(che vanno dalle attrezzature sportive, all’aeronautica, all’automotive o per il restauro) o per la
produzione di semiconduttori e nuovi materiali, nano-strutturati a base di carbonio, cristalli liquidi,
plasma, superconduttori ponendosi a monte dell'innovazione settoriale industriale in senso lato.
I dati Input-Output su base europea (Cefic 2012) evidenziano in modo assai chiaro il ruolo della
industria chimica europea di base e specialistica come fornitore per l’intera economia. Quasi 2/3
dell’offerta chimica si indirizza così al settore industriale allargato (comprendente le costruzioni)
con una domanda concentrata nelle industrie della gomma plastica, delle costruzioni
85
e della carta e cellulosa come pure dell’industria automobilistica. La quota restante, di poco
superiore ad un terzo si distribuisce in agricoltura, nei comparti della salute e dei servizi sociali e
nel resto dell'economia.
Percentage of output consumed by customer sector 2012
Source: European Commission, Eurostat data (Input-Output 2000) and Cefic analysis Unless specified, chemicals industry excludes
pharmaceuticals Unless specified, EU refers to EU-27
Come è ben evidente anche dalle ultime analisi di Federchimica il settore chimico in Italia sta
fronteggiando negli ultimi anni un crollo della domanda interna diffuso praticamente a tutti i
settori clienti, dai più importanti, come l’auto e l'industria delle costruzioni o il tessile ad altri
comparti come gli elettrodomestici, una contrazione aggravata da crescenti problemi di liquidità di
molte imprese clienti, che si traducono in ritardi nei pagamenti o in insolvenze19. Nell'ultimo
biennio a causa della crisi sistemica dell'economia il settore chimico in Italia sta risentendo anche
della difficoltà dei settori legati ai consumi finali o dei beni non durevoli (alimentare, detergenti e
cosmetici, imballaggio) che, negli anni passati si erano dimostrati più al riparo dalla crisi.
La contrazione della domanda interna ha determinato una contrazione significativa della
19
La caduta della domanda interna si è riflessa anche sulle importazioni, in calo nel 2012 del 2,3 per cento a valore, e ha portato con sé il miglioramento del deficit commerciale, che si attesta a 10,3 miliardi di euro rispetto agli 11,6 miliardi di euro del 2011.
86
produzione20 (-5% in volume nel 2013 rispetto ai livelli già depressi del 2012) tanto che essa si
colloca così attualmente su livelli prossimi al 2009 con un divario, rispetto al 2007, pari al 17,5 per
cento in quantità e al 6 per cento in valore21
Riprendendo le analisi di Federchimica che a fronte di stime sulla produzione manifatturiera
italiana – dopo un calo in volume pari al 3% nel 2013 – prevista in crescita nel 2014 dell’1,2%,
evidenzia una segmentazione dei settori clienti distinguendo quelli rispetto ai quali è prevista una
ripresa della domanda e che corrispondono ai settori più internazionalizzati e quindi capaci di
ottenere buone performance all’export ma anche di tenere sul mercato interno (farmaceutica,
alimentare, carta cuoio ) da quei settori ancora fortemente penalizzati come per le industrie
legate alle costruzioni (piastrelle e materiali per costruzioni, legno e mobili) e le industrie degli
elettrodomestici e del tessile.
20
Parte del calo nelle quantità riflette la razionalizzazione delle produzioni, molte abbandonate per concentrarsi su prodotti a maggiore contenuto di innovazione e ricerca. 21
Le dinamiche nazionali registrate da Federchimica per la prima parte del 2013 registrano un calo del 3,3 per cento in volume in presenza di prezzi pressoché stazionari con una caduta della domanda interna (-6 per cento in volume nel primo quadrimestre), contestualmente si è registrato un calo nelle importazioni che – nei primi 4 mesi dell’anno – perdono il 2,8 per cento in valore.
87
Anche le dinamiche dell'industria siderurgica risentiranno delle difficoltà e dell'evoluzione del
settore ancora gravato dalle crisi di alcuni grandi produttori nazionali. Anche su base europea il
protrarsi della crisi riduce l’export (anche se gli ultimi dati Federchimica evidenziano come il
primo quadrimestre del 2013 abbia comunque segnato un +1,7 per cento in valore, dopo aver
chiuso il 2012 sempre in crescita + 1,6%).
Tenuto conto che l’Unione Europea rappresenta il mercato di destinazione di oltre il 60% delle
esportazioni chimiche italiane, l'evoluzione della ripresa o il consolidamento delle economie
nazionali europee meno colpite dalla crisi si rifletterà necessariamente sull'andamento della
domanda di prodotti chimici nazionali. La buona performance sui mercati extra-Unione europea
(+5,5 per cento in valore), registrata da Federchimica nel 2012, evidenzia la possibilità di un
ulteriore crescita futura che può essere ben assecondata da un comparto che in Italia presenta
dopo la farmaceutica la più elevata incidenza di imprese esportatrici (54%) e che è riuscito in 10
anni a far crescere la quota di export sul fatturato dell'11% così da garantire al sostanziale tenuta
del settore anche a fronte dei drammatici cali della domanda interna.
4.7 Dinamiche emergenti nel mercato dei farmaci e gestione del ciclo di vita dei prodotti
farmaceutici: dalla commercializzazione iniziale sino alla gestione della fase di “genericazione”
Nuovi modelli distribuitivi tra peso crescente delle farmacie e rapporto diretto con i medici e la
clientela finale
Le case farmaceutiche nel corso degli ultimi anni hanno modificato profondamente le strategie
commerciali abbandonando il tradizionale approccio che legava la figura dell’informatore
Scientifico del farmaco al medico prescrittore e attraverso di esso ai volumi di vendita, un modello
che aveva determinato una crescita continua del numero di informatori scientifici in ragione della
loro capacità di contatto del medico. Nell’ultimo decennio importanti fenomeni quali fusioni tra
big pharma, scadenza dei brevetti per medicinali a larga diffusione e sempre più ridotta
attivazione di linee di sviluppo di nuovi prodotti farmaceutici soprattutto per la medicina di base,
connessa all’ampliamento del ruolo dei farmaci generici, si sono sommati alla contrazione
continua della spesa sanitaria con forte esposizione della componente farmaceutica
componendosi peraltro all’interno di un quadro recessivo profondo che ha colpito fortemente la
domanda finale.
Anche i cambiamenti culturali e di approccio alla conoscenza e alla informazione sui medicinali
hanno inciso sulle dinamiche distributive e di domanda: basti pensare alla sempre più ampia
88
capacità dei sistemi informativi di diffondere informazioni mirate anche di tipo professionale
medico.
Con la scadenza della maggior parte dei brevetti e l'avvento dei generici il mercato è cambiato ed i
lanci di nuove linee si sono ridotti. Rispetto al passato i prodotti a forte domanda che passavano
dal contatto con il medico di base sono diminuiti in modo netto, mentre contemporaneamente è
cresciuta la domanda di farmaci indirizzati verso la secondary care, con un evidente
ridimensionamento dell’informazione scientifica rivolta al medico di medicina generale.
L’attenzione si è spostata sulle speciality per promuovere direttamente allo specialista prodotti ad
alto costo e a bassi volumi.
In questo scenario, gli interlocutori delle case farmaceutiche nell’acquisto dei farmaci si sono
notevolmente ampliati e si è modificato il peso dei tradizionali soggetti di mercato, annoverando
oltre ai medici, ai farmacisti ed ai dirigenti delle aziende ospedaliere, anche i decisori pubblici a
livello di governo locale e territoriale, come pure le associazioni dei pazienti ed i singoli cittadini
sino a considerare anche nuovi soggetti emergenti, come gli opinion leader in grado di influenzare
la domanda.
Il ruolo stesso delle case farmaceutiche è mutato profondamente trasformandosi da
organizzazioni di produzione e vendita di farmaci a soggetti capaci di attivare partnership sociali
con tutti gli attori del mercato della salute.
La tradizionale figura degli informatori ha visto ridurre notevolmente il proprio ruolo e peso sul
mercato e al contempo ha dovuto ampliare le capacità relazionali e le modalità di comunicazione
richieste specializzandosi su nuove specialità terapeutiche (oncologia, neuropsichiatria, diabete,
cell market, pain). Questa dinamica è andata a discapito di figure con un background
eccessivamente generico o con scarsa esperienza.
Nell’ambito delle attività dell’informatore scientifico ci saranno almeno tre figure:
- la più alta rivolta all’ospedaliera specialistica e maggiormente formata;
- la classica che va dai medici di base e che non subirà grandi trasformazioni;
- quella commerciale, di livello più basso.
Con l’immissione sempre maggiore nel mercato di farmaci equivalenti, cambierà, e già è in netto
cambiamento, l’intero sistema di distribuzione del farmaco: la tendenza generalizzata sarà la
riduzione dell’informazione scientifica a livello dei medici di base e l’aumento del peso di quei
distributori capaci di ampliare sempre più anche il mercato dei generici. Quindi sempre di più per l
89
’industria farmaceutica il focus della vendita sarà la ASL e poi la farmacia, rispetto al tradizionale
contatto con il medico di base, e le aziende si stanno adeguando alle evoluzioni del mercato;
chiara dimostrazione di questo cambiamento è la riduzione enorme in soli 5 anni dell’informazione
scientifica.
Il ruolo crescente della logistica per l’accoglimento rapido dell’ordine dai distributori:
conseguenze produttive e organizzative
Nella filiera farmaceutica, a valle dell’industria Farmaceutica, operano nella logistica una serie di
operatori integrati tra di loro che comprendono Concessionari ed i Depositari e poi i Trasportatori
e operatore logistici e infine il Distributore intermedio (grossista) il cui scopo è quello di
organizzare la distribuzione verso per oltre 20 mila destinatari tra Farmacie, ospedali, case di cura,
ASL in tutto il paese .
Le aziende concessionarie, mono o plurimandatarie, sono circa 130 di cui 60 pure player: queste
imprese con oltre 200 depositi svolgono per conto delle case mandanti lo stoccaggio, gestione e
allestimento ordini, consegna merci, fatturazione. La concentrazione produttiva è forte con i primi
5 operatori a coprire i 2/3 del mercato essendo in grado di garantire Lead Time compresi tra 3 - 5
giorni.
I concessionari cedono circa il 22% dei medicinali direttamente al consumo finale formato o dalle
farmacie (8%) e dagli ospedali, ASL e case di cura a cui va la rimanente quota del (14%) ed il resto
(78%) ai grossisti il cui mercato è in larghissima parte fatto di farmacie, che coprono il 76% dei
volumi scambiati.
Anche in questo caso a fronte di 128 aziende con 254 depositi, i primi 4 operatori all’ingrosso
coprono oltre il 50% del mercato evidenziando una forte concentrazione ma anche una forte
capacità di riposta alla domanda, arrivando ciascuno di essi a garantire sino a 4 consegne al giorno
e con lead time medio inferiore alle 4 ore.
Il cambiamento distributivo dell’industria farmaceutica trova dunque nella logistica un importante
riflesso, essendo un focus di business per le aziende farmaceutiche sarà sempre più rivoluzionata
verso prodotti “just in time”, con una riduzione sempre maggiore delle giacenze di magazzino e un
trasferimento di queste presso i distributori.
Genericazione
Sulla base dei dati Farmindustria, è oggi a brevetto scaduto il 90% del mercato, con la conseguenza
di una forte crescita dei farmaci generici. I dati sulle vendite di medicinali rimborsati per tipo di
90
copertura brevettuale riferiti al 2012, indicano come solo il 9% delle vendite dei farmaci
rimborsati è coperto da un brevetto. Per quanto riguarda la quota restante del valore delle vendite
pari al 91% di essa il 65% è riferita a farmaci di marca a brevetto scaduto, mentre il 21% è
attribuibile a farmaci generici ed il restante 5% si riferisce a farmaci mai coperti da brevetto. Le
norme sulla genericazione stanno ampliando lo spazio dei farmaci generici su quelli di marca a
brevetto scaduto.
4.8 I fattori istituzionali e regolatori
L’ampliamento ed il peso del sistema regolatorio europeo ed internazionale: da Reach, Clp alle
dinamiche di Europa 2020
Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da una accentuata regolamentazione sia a livello europeo
sia a livello nazionale, indirizzata al settore chimico-farmaceutico. La regolazione appare sempre
più un fattore chiave rispetto al quale si misurerà la capacità delle imprese stesse di mantenersi
competitive e dei sistemi paese di attrarre investimenti. Federchimica, ha evidenziato l’estrema
articolazione della produzione normativa a livello comunitario in materia di salute ambiente e
sicurezza, identificando ben 1724 atti al netto delle abrogazioni al 2012, con un incremento
rispetto ai 940 atti del 2004 di ben 784 provvedimenti. Si tratta di una pletora di norme e regole
europee che appare ridondante di per sé ma su cui si innesta la complessità normativa nazionale
italiana e la vischiosità burocratica delle amministrazioni pubbliche nazionali, regionali e locali
creando per le nostre aziende un contesto davvero sfavorevole.
Il Reach
Il sistema di Autorizzazione previsto per le Sostanze Estremamente Preoccupanti (SVHC -
Substances of Very High Concern), introdotto dal Regolamento REACH, si basa sul PRINCIPIO DI
PRECAUZIONE (Art.1) e ha lo scopo di assicurare un elevato livello di protezione della salute
umana e dell’ambiente garantendo ove possibile, la sostituzione delle sostanze che destano
maggiori preoccupazioni con sostanze o tecnologie meno pericolose e dall’altro, rafforzando la
competitività e l’innovazione delle aziende. Con il Reach, quindi, il tema dell’autorizzazione diviene
fondamentale e si applica alle sostanze incluse nell’Allegato XIV del Regolamento. Nel 2012 è stato
pubblicato il primo CoRAP (piano d’azione a rotazione a livello comunitario) contenente 90 gruppi
di sostanze che saranno valutate in ambito REACH nel triennio 2012-2014.
L’altro principio fondamentale su cui si fonda il REACH è “No Data no market” ovvero senza la
91
Registrazione della sostanza chimica e quindi senza la comunicazione all’Agenzia europea (ECHA)
dei dati richiesti non sarà possibile effettuare né l’importazione, né la commercializzazione di
alcuna sostanza chimica. Il REACH è senza dubbio il più grande intervento legislativo sulla chimica
europea portato mai a termine.
La nuova regolamentazione del settore che sta già producendo un impatto significativo
sull'industria chimica e sulle imprese che utilizzano sostanze chimiche (dalla gomma‐plastica al
tessile ecc.), nasce nel nome della sicurezza e dell'ambiente e per consolidare il ruolo guida
dell'industria chimica europea in una intensa fase di competitività attraverso ricerca ed
innovazione.
I prossimi anni segneranno la sostituzione di composti persistenti e bioaccumulanti, laddove
alternative più sicure siano presenti, con l'obbligo delle aziende di fornire informazioni sulla
sicurezza delle sostanze prodotte od importate. Si stanno già registrando tutte le sostanze
utilizzate o prodotte con un costo per le analisi sui rischi per la salute e sicurezza dei lavoratori dei
cittadini e dell'ambiente.
Le nuove regole di autorizzazione, introducendo costi per oneri di ricerca e autorizzatori,
potrebbero portare ad una riduzione delle sostanze prodotte e all'abbandono di prodotti minori, i
quali senza registrazione non potranno più essere prodotti e commercializzati, benché ancora utili
e con un mercato. Le imprese utilizzatrici potranno essere costrette a modificare processi o a
cambiare prodotti a fare innovazione. Le aziende produttrici dovranno abbandonare composti e
sostanze non più ammissibili e assumersi i costi della registrazione di quelle ammesse. Il nuovo
scenario presuppone, allora, la necessità di policy nazionali o territoriali finalizzate a centralizzare
a livello di filiera o di distretto le procedure di registrazione per condividere gli oneri economici e
organizzativi connessi.
Gli elenchi di sostanze pericolose, come quelle classificate CMR, da bandire innescheranno
processi di innovazione per la sostituzione delle sostanze non più ammissibili. Il nuovo
regolamento Reach apre quindi un grande capitolo per la ricerca. Inoltre se prima occorreva
registrare solo prodotti nuovi creando un costo aggiuntivo sull'innovazione, il regolamento Reach,
imponendo la registrazione per tutte le sostanze, riequilibra i costi relativi tra prodotti nuovi,
frutto della ricerca e prodotti consolidati, dando quindi nuove opportunità a chi sino ad oggi
teneva molecole ferme nei laboratori per ragioni di costo di autorizzazione.
I nuovi oneri creeranno però difficoltà soprattutto per le piccole imprese. Chi avvia la procedura di
autorizzazione potrà però condividere i costi di autorizzazione o condividere analisi e studi con
92
tutti i produttori creando un consorzio che stabilirà costi e apporti per ciascun membro. Le grandi
imprese avranno invece la possibilità di muoversi autonomamente creando nuove occasioni di
vantaggio grazie alla loro maggiore capacità di sopportare e ammortizzare gli investimenti per
l'autorizzazione.
Per i piccoli produttori la procedura Reach diventa perciò una occasione per fare rete, per
condividere attività e rafforzare la cooperazione, per riaffermare le logiche distrettuali. Chi riuscirà
a cogliere per primo le soluzioni per superare i nuovi vincoli, con nuovi processi e nuove sostanze
si troverà con un vantaggio competitivo notevole. Anche per questo le imprese italiane
generalmente medie e piccole potranno avere la capacità e la possibilità di muoversi per tempo e
introdurre nuove tecnologie e nuovi processi.
Il CLP
Il Regolamento 1272/2008/CE (cosiddetto Regolamento CLP) regola i criteri nuovi di applicazione,
per le sostanze, per la classificazione e l’etichettatura. Il regolamento CLP garantisce in pratica che
i rischi presentati dalle sostanze chimiche siano trasmessi ai consumatori nell’UE attraverso la
classificazione e l'etichettatura delle sostanze chimiche. Prima di immettere sostanze chimiche sul
mercato, bisogna stabilire quali sono i rischi per la salute e per l'ambiente che possono derivare da
sostanze e miscele, classificandole in linea con i rischi individuati. Quindi le sostanze chimiche
pericolose devono essere etichettate in base a un sistema standardizzato in modo che i lavoratori
e i consumatori possano conoscerne gli effetti prima di utilizzarle.
Il Regolamento Biocidi
Il regolamento 528/2012 approvato nel 2012 riguarda l’immissione sul mercato e l’uso dei biocidi.
I biocidi sono sostanze chimiche utilizzate per eliminare gli organismi nocivi come i parassiti e i
germi (ossia muffe e batteri) e comprendono insettifughi, disinfettanti e prodotti chimici
industriali. Il nuovo regolamento sui biocidi, aumenta sensibilmente la sicurezza e semplifica la
procedura di autorizzazione di biocidi utilizzati e immessi sul mercato dell'Ue. Nel 2012 è stato
predisposto un documento guida a supporto delle imprese.
Regolamento sul previo assenso informato
Il regolamento sull'assenso preliminare in conoscenza di causa (Prior Informed Consent, "PIC",
regolamento (UE) n. 649/2012) disciplina l'importazione e l'esportazione di talune sostanze
chimiche pericolose e impone obblighi alle imprese che desiderano esportare tali sostanze nei
93
paesi extra UE. Il regolamento attua, all'interno dell'Unione europea, la convenzione di Rotterdam
sulla procedura di assenso preliminare in conoscenza di causa per talune sostanze chimiche e
pesticidi pericolosi nel commercio internazionale (fonte Echa).
Europa 2020
Come è noto la strategia Europa 2020 è stata concepita dalla Commissione come la strategia post-
Lisbona e mira ad attuare una crescita intelligente, inclusiva, e sostenibile. Nell'ambito della nuova
strategia, bisogna garantire una crescita sostenibile con il passaggio a un’economia efficiente
nell'utilizzo delle risorse, e a basse emissioni di carbonio. In questo contesto, nel 2011 è stata
pubblicata una «Tabella di marcia verso l'efficienza delle risorse», tabella che definirà le tappe, gli
elementi da fornire e la suddivisione del lavoro tra la Commissione, gli Stati membri e l'Echa al fine
di inserire entro il 2020 tutte le sostanze estremamente problematiche note nell'elenco di
sostanze candidate, congiuntamente a una «Tabella di marcia verso un'economia competitiva a
basse emissioni di carbonio entro il 2050».
Va poi ricordato il Pacchetto Clima – Energia 20 20 20 che prevede:
- il risparmio dei consumi energetici della UE del 20% rispetto alle proiezioni tendenziali per il
2020, aumentando l’efficienza energetica;
- un obiettivo vincolante secondo cui una quota del 20% dei consumi energetici della UE entro il
2020 sarà soddisfatta da fonti energetiche rinnovabili (FER);
- una quota minima del 10% di biocarburanti nel totale dei consumi di benzina e gasolio per
autotrazione della UE entro il 2020;
- un impegno dell’Unione Europea a protezione del clima da ottenersi realizzando una riduzione
delle emissioni di gas ad effetto serra di almeno il 20% entro il 2020 rispetto al livello base del
1990.
In tale contesto l’industria chimica svolgerà un ruolo essenziale per raggiungere gli obiettivi messi
in atto da Europa 2020 e dal pacchetto clima energia e dai vari regolamenti citati. Il primo passo è
l’utilizzo, in alcuni sotto segmenti, di volumi sempre più consistenti di materie prime rinnovabili.
Infatti, come visto nei precedenti punti, l’utilizzo di materie prime alternative nell’industria
chimica diverrà sempre più importante anche alla luce delle sempre più limitate risorse fossili.
Quindi pur restando ancorato e forse ancora per molti anni all’utilizzo di risorse fossili aumenterà
sempre di più nel settore chimico il ricorso alle materie prime biologiche.
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Il principale meccanismo nazionale volto a promuovere l’utilizzo delle energie rinnovabili nel
settore trasporti è costituito dall’obbligo di immissione in consumo di una quota minima di
biocarburanti, a carico dei fornitori di carburanti. Si tratta di coprire il 10% con FER
prevalentemente con biocarburanti (biodiesel 65% e bioetanolo 20%), mentre il contributo
dell’elettricità da fonti rinnovabili sarà del 13% .
La percentuale di biocarburanti immessi in consumo è crescente sino al 2020 ed era prevista pari a
3,5% per il 2010, 4% per il 2011, 4,5% per il 2012 e 5%, da conseguire entro l’anno 2014
rispettando i criteri di sostenibilità tale per cui i sottoprodotti per la produzione non presentino
altra utilità produttiva o commerciale al di fuori del loro impiego per la produzione di carburanti o
a fini energetici.
Il peso del sistema autorizzativo e le dinamiche di sburocratizzazione in Italia
Per liberare il potenziale di ripresa del paese economico nazionale è sempre più evidente che
occorre agire anche sul sistema delle regolamentazioni amministrative e dei sistemi autorizzativi.
Lo scenario di difficoltà complessiva della Pubblica Amministrazione - a tutti i livelli di governo - nel
realizzare processi funzionali alle esigenze - da un lato - di tutela collettiva di interessi pubblici
(quali il diritto alla sanità e salute, alla sicurezza, alla difesa dell’ambiente ecc.) e - dall’altro lato -
di rispetto e difesa della libera iniziativa di imprese e cittadini, emerge chiaramente dal rapporto
internazionale messo a punto dalla Banca Mondiale che annualmente misura la facilità di fare
imprese in 185 paesi del mondo.
L’analisi condotta nel 2012 sulla base dell’esame di quattro eventi standard della vita aziendale
(l’avvio d’impresa, l’ottenimento dei permessi edilizi, Il trasferimento proprietà immobiliare, la
risoluzione di dispute commerciali) che sintetizzano il livello disponibilità di un paese a favorire gli
affari (Business Friendly level), vede l’Italia classificarsi al 73° posto su 185 Paesi del mondo per
quanto riguarda la facilità di fare impresa. Il nostro paese risulta abbondantemente al di sotto
della posizione media europea che è pari a 40.
il Dipartimento della Funzione pubblica ha misurato i costi che gravano sulle imprese e sui cittadini
analizzando 93 procedure, scelte in 9 aree di regolazione, sulla base delle metodologia Standard
Cost Model, per adempiere ad un onere (o “obbligo”) informativo (OI), ossia all’obbligo giuridico di
fornire informazioni sulla propria attività per ottenere autorizzazioni, permessi ecc. Un OI si
95
configura, quindi, ogni qualvolta una norma imponga alle imprese o ai cittadini di raccogliere,
produrre, elaborare, trasmettere o conservare informazioni, che devono essere fornite su richiesta
o verificate in caso di ispezioni. La stima indicava un ammontare d costi per il paese pari a quasi 31
miliardi di Euro.
In uno scenario del genere è evidente che le imprese chimiche e farmaceutiche, che per la loro
natura sono imprese ad impatto ambientale più elevato perché assoggettate a stringenti controlli,
per la salute pubblica, subiscono fortemente il peso del gravame degli adempimenti burocratici
nazionali che si somma agli oneri connessi alle nuove norme di regolazione e controllo di origine
europea già evidenziate innanzi.
Da un’analisi di Confindustria22 del marzo 2013 si rileva come i costi di istruttoria nel settore
chimico riferita all’AIA ovvero all’autorizzazione integrata ambientale che autorizza l'esercizio di un
impianto garantendone la conformità a prevenire e ridurre l’inquinamento, in Italia sono oltre
250.000€ per un impianto complesso, in Germania non superano i 125.000€, per un investimento
di 60 M€. Inoltre in Italia vige ancora una discrezionalità delle regole regionali troppo ampia e
sussistono asimmetrie applicative per quel che riguarda la tempistica nel rilascio delle
autorizzazioni, la fissazione dei valori limite di emissione, le ispezioni e le tariffe per i controlli.
Soprattutto la tempistica delle autorizzazioni diviene un fattore di interferenza nelle scelte di
insediamento produttivo dirimente soprattutto quando i tempi si dilatano fortemente rispetto ai
periodi peraltro già lunghi previsti dalla legge. Una recente indagine del Centro Studi del Consiglio
Nazionale Ingegneri 23 riporta un quadro delle tempistiche per le principali procedure autorizzative
22 Valutazione comparativa della disciplina di Autorizzazione Integrata Ambientale a livello europeo e nazionale: effetti sullo sviluppo industriale del Paese 23 Per il rilancio del Paese: sussidiarietà e semplificazione : Le opinioni degli ingegneri
96
Tempistiche per principali procedure autorizzative (2013)
337 333 333
251195 177 173 157
11488 84
0
50
100
150
200
250
300
350
400
Fonte: indagine Centro studi CNI, luglio 2013
I dati raccolti indicano le maggiori difficoltà proprio nell’ambito ambientale dove impattano di più
le imprese chimiche e farmaceutiche. Le autorizzazioni necessarie per avviare attività e impianti a
fronte di un iter procedurale complesso che vede anche un ruolo di interpello dei cittadini,
arrivano nel caso dell’Aia a 333 giorni; in media si rileva la stessa tempistica per l’AUA
(autorizzazione unica ambientale) mentre per la Via (Valutazione di impatto ambientale) si arriva a
337 giorni medi. A questi tempi devono essere aggiunti anche i tempi spesso pari ad alcuni mesi
necessari a preparare l’istruttoria.
Vale la pena osservare che anche il SISTRI – Sistema Informatico per la Tracciabilità dei Rifiuti -
finalizzato a garantire appunto il controllo dei rifiuti che avrebbe dovuto essere un’occasione di
semplificazione degli adempimenti amministrativi e miglioramento delle operazioni di gestione dei
rifiuti da parte delle imprese, sta evidenziano nuove problematicità con aumento dei costi in un
quadro di incertezza normativa dovuto all’affastellarsi di norme. Dal decreto ministeriale istitutivo
del dicembre 2009 ad oggi sono stati emanati più di 20 i provvedimenti (tra Leggi, Decreti
Legislativi, Decreti Legge e Decreti ministeriali), che sono intervenuti per modificare o integrare il
quadro normativo rendendo il sistema sempre più complesso e oneroso.
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Il ruolo del sistema normativo specifico nazionale nell’ambito delle le linee di indirizzo europee
sulla farmacovigilanza
Secondo Farmindustria nella comparazione europea sui processi di autorizzazione dei farmaci
spetta all’Italia il “record europeo” di vincoli per l’accesso nazionale e regionale ai nuovi
medicinali. Dopo l’approvazione EMA (European Medicines Agency), in Italia, sono necessari infatti
in media 2 anni per ottenere l’autorizzazione a livello nazionale e regionale. Oltre ai tempi
autorizzativi agiscono poi i vincoli che arrivano anche a comprendere tetti di prodotto e di
categoria.
Il percorso a partire dall’autorizzazione comunitaria comprende circa 12 mesi per ottenere
l’autorizzazione nazionale e quindi ulteriori 12 mesi per l’inserimento nei prontuari regionali a cui
si sommano nel caso di utilizzo ospedaliero, a cui corrisponde una quota importante della
domanda, altri due mesi per l’uso effettivo nelle strutture sanitarie.
Secondo Farmindustria la durata dell’iter determina - osservando i farmaci con brevetto lanciati
negli ultimi 5 anni - una più ridotta vendita pari a -24% rispetto gli altri grandi paesi europei.
Per i prodotti con tetti di consumi si arriva ad una riduzione anche sino al 60% in meno rispetto
agli altri paesi.
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Passaggi per autorizzazione previsti in Italia in confronto con gli altri grandi paesi Ue
Fonte Farmindustria 2013
Una specifica indagine Farmindustria, su 54 prodotti che hanno ottenuto l’approvazione Ema a
partire da Gennaio 2010, ha misurato il ritardo medio nazionale pari a 300 giorni rispetto al paese
più rapido nell’autorizzazione, una tempistica che posiziona il nostro paese al penultimo posto dei
Big Ue riuscendo a far meglio solo della Spagna.
Le norme sulle bonifiche ambientali ed i costi di reinsediamento
Il tema delle bonifiche ambientali rappresenta un altro elemento rilevante per la nostra analisi,
poiché come emerso dai focus si tratta di una attività per la quale c’è una chiara difficoltà di
reperimento di figure professionali in grado di perseguire l’obiettivo del miglioramento della
gestione degli aspetti di Salute, Sicurezza e Ambiente nelle attività di bonifica. Obiettivi che vanno
da riduzione degli impatti nelle fasi di: demolizione, realizzazione e gestione degli impianti per la
bonifica; soluzioni per la gestione degli aspetti ambientali (quali rifiuti, emissioni, scarichi idrici,
biodiversità), monitoraggi ambientali sia all’interno sia all’esterno delle aree da bonificare.
99
Va qui rilevato che ad oggi i maggiori infortuni riscontrabili nell’industria chimica sono relativi agli
ambienti di bonifica (attività appaltate per lo più all’esterno).
Per quanto concerne la normativa nazionale relativa alla tutela dell’ambiente, nel 2012 ci si è
concentrati soprattutto nell’elaborazione di proposte volte ad una significativa semplificazione di
alcune disposizioni, soprattutto in relazione alle bonifiche. Ci sono stati vari provvedimenti su
questo tema all’interno di un quadro regolativo frammentato, come il decreto “Salva Italia”, e
quello “Semplificazioni”. Le novità principali consistono nella possibilità di realizzare gradualmente
la bonifica e la messa in sicurezza dei siti contaminati; la bonifica può essere articolata anche in
fasi distinte al fine di rendere possibile la realizzazione degli interventi per singole aree o per fasi
temporali successive. Inoltre, si prevede che possano essere autorizzati interventi di
manutenzione ordinaria e straordinaria e di messa in sicurezza degli impianti e delle reti
tecnologiche, purché non compromettano la possibilità di effettuare o completare gli interventi di
bonifica che siano condotti adottando appropriate misure di prevenzione dei rischi. I nuovi
provvedimenti tendono infine tutti verso la semplificazione degli adempimenti. Ma va ancora fatto
molto per arrivare ad un quadro normativo in grado di non ostacolare le attività produttive,
nonché quelle di re-industrializzazione o riconversione industriale che devono affiancare gli
interventi di bonifica. Emerge la necessità di porre fine alla gestione emergenziale delle bonifiche,
prevedendo nuovi investimenti produttivi e nuove infrastrutture con elevati standard di efficienza
e sostenibilità ambientale, affiancati da attività di ricerca e da sistemi di monitoraggio e controllo
della qualità ambientale dei siti e degli effetti sulla salute dei cittadini.
Politiche di sviluppo Nazionale: il Cluster chimica verde
In linea con i più recenti indirizzi della Commissione europea in tema di bioeconomia, nel 2013 si è
costituito, su impulso del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, il cluster
tecnologico nazionale «Chimica verde», con l’obiettivo di incoraggiare lo sviluppo delle
bioindustrie in Italia attraverso un approccio interdisciplinare e globale all’innovazione. Il cluster
che mira alla costruzione di bioraffinerie di seconda e terza generazione integrate nel territorio e
dedicate principalmente ai prodotti innovativi ad alto valore è uno degli 8 Cluster Tecnologici
Nazionali voluti dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Si tratta di
aggregazioni organizzate di imprese, università, soggetti pubblici o privati attivi nel campo
dell'innovazione e rappresenteranno un importante interlocutore per le istituzioni, in quanto
realtà individuate come propulsori della crescita economica sostenibile dei territori e dell’intero
sistema economico nazionale.
L'obiettivo specifico del cluster chimico è la promozione delle bioindustrie a basse emissioni di
100
carbonio, efficienti sotto il profilo delle risorse, sostenibili e competitive. Il cluster, al quale hanno
aderito più di 100 soggetti (imprese, istituzioni di ricerca, regioni, università e associazioni),
diventerà un interessante soggetto per le istituzioni italiane ed europee con elevate potenzialità
nella creazione di sinergie tra le imprese e tra gli strumenti di ricerca pubblica e privata nel campo
della bio-economia e della chimica verde. Le attività si concentreranno sempre più sulla
promozione della bioeconomia con la trasformazione dei processi e dei prodotti industriali
convenzionali in biologici, con lo sviluppo di bioraffinerie che utilizzano biomassa, rifiuti biologici e
biotecnologici, tenendo conto delle conseguenze della bioeconomia sull'utilizzazione del terreno e
delle modifiche di destinazione del terreno (chimicaverde.eu).
Recenti ordini del giorno parlamentari per il rilancio del settore
Sulla scia delle scelte di rilancio del settore chimico vanno letti poi anche i recentissimi lavori
parlamentari che hanno approvato una mozione ampiamente condivisa dalle forze politiche che
impegna il governo ad avviare Iniziative per una politica industriale volta alla riqualificazione e alla
reindustrializzazione dei poli chimici.
I lavori si sono orientati soprattutto a favore del rilancio della chimica verde, che va fortemente
sostenuta con un investimento per il futuro nel medio e lungo termine. Con la mozione approvata
il 23 ottobre 2013 il governo si impegna ad avviare una politica industriale finalizzata a riqualificare
e re-industrializzare i poli chimici concordando i percorsi con le amministrazioni locali e regionali e
dando come priorità la bonifica dei siti contaminati. Inoltre ci si impegna a mettere in campo tutta
una serie di azioni per il rilancio del settore; seguono i principali punti messi in evidenza:
- messa in campo di strumenti di sostegno per la tenuta della chimica nazionale, evitando ulteriori
chiusure di impianti e promuovendo la realizzazione degli investimenti necessari a riportare a
livello competitivo le produzioni presenti in Italia;
- promozione dell'avvio di processi di reindustrializzazione e sviluppo in una logica di filiera e nei
settori della chimica fine, delle specialità e della chimica verde;
- sviluppo di una nuova politica di sostegno all'innovazione che tenga in considerazione i legami tra
le varie filiere industriali, favorendo le aggregazioni tra piccole e medie imprese per accelerare il
trasferimento di know-how all'interno di ciascuna filiera;
- riduzione del differenziale del costo dell’energia con gli altri Paesi concorrenti adottando in tempi
certi un Piano energetico nazionale e modificando l'attuale SEN;
- accelerazione delle bonifiche dei siti chimici d’interesse nazionale, promuovendo la rivisitazione
dei processi produttivi in chiave di sostenibilità ambientale, e favorendo l’insediamento all'interno
101
di tali siti (o nelle loro immediate vicinanze) di piccole e medie aziende;
-semplificazione delle procedure burocratiche di autorizzazione per nuove imprese, al fine di
facilitare gli investimenti e attrarre nuovi capitali italiani ed esteri nel settore;
-sviluppo di una politica nazionale di sostegno alla bioeconomia;
- gestione integrata dei rifiuti solidi urbani.
- sostegno per l’attivazione e l’attuazione del cluster chimica verde, come strumento chiave per
permettere sviluppi su settori prioritari per l'Italia;
- sostegno a livello europeo la PPP (partnership pubblica-privata) BIO BASED chiamata anche
BRIDGE il cui obiettivo è quello di aiutare le industrie europee a colmare il «divario di innovazione»
tra lo sviluppo tecnologico e la commercializzazione di prodotti ad alto valore aggiunto e cercare in
questo ambito di valorizzare le azioni del cluster chimica verde al fine di permettere un
allineamento di azioni a livello nazionale ed europeo. (cfr, testo Atto parlamentare 103 del 23
ottobre).
Nuove norme sul mercato del lavoro: il blocco del turn over e gli effetti sulla trasmissione
intergenerazionale delle competenze in ambiti produttivi e organizzativi chiave del settore
Uno primo tema emerso dal confronto con gli esperti è senza dubbio quello dell’impatto che la
legge 92/2012 (Riforma Fornero), nella sua volontà di superare alcune distorsioni del mercato del
lavoro, avrà sulle strategie aziendali di implementazione dell’attuale assetto occupazionale. Le
disposizioni contenute nel testo normativo, puntando a superare quegli spazi di discrezionalità
nell’interpretazione delle forme contrattuali atipiche che per molti anni sono stati alla base di
diffusi fenomeni di simulazione contrattuale, e puntando per questa via a restituire al contratto di
lavoro a tempo indeterminato il suo tradizionale ruolo cardine all’interno del mercato del lavoro,
hanno rivisto, con l’introduzione di alcuni vincoli, le modalità di utilizzo della contrattazione a
tempo determinato e hanno limitato l’utilizzo del contratto a progetto e delle prestazioni di lavoro
autonomo attraverso la partita IVA.
Tali restrizioni, secondo le evidenze emerse nei focus, introducono alcuni trade off che potrebbero
incidere sull’evoluzione della struttura occupazionale anche nel settore chimico farmaceutico e
con l’irrigidimento delle dinamiche di ingresso al mercato del lavoro, rischiano di rappresentare,
attraverso la riduzione anche dei comportamenti virtuosi legati alla flessibilità, un ostacolo alla
crescita; e ciò avviene proprio in un momento storico in cui, come abbiamo visto fino ad ora, la
necessità di ristrutturazione ed adeguamento di competenze del settore, appare sempre più
stringente.
102
Le principali modifiche apportate dalla legge in relazione alle fasi di ingresso al mercato del lavoro:
- Disciplina dei contratti a Tempo determinato: diviene più severa la disciplina relativa ai periodi che
devono intercorrere nel caso di riassunzione a termine. E’ stato inoltre disposto il cumulo delle
somministrazioni per raggiungere il periodo massimo di trentasei mesi per proroghe e rinnovi dei rapporti
di lavoro a termine.
- Apprendistato: questo strumento di inserimento è stato completamente rinnovato dal testo unico
sull’apprendistato, al quale si rimanda per approfondimenti. Va qui evidenziato che l’assunzione di nuovi
apprendisti è subordinata alla prosecuzione del rapporto di lavoro al termine del periodo di apprendistato,
nei 36 mesi precedenti la nuova assunzione, di almeno il 50 per cento (30% per un fino al 18 luglio 2015)
degli apprendisti. Gli apprendisti assunti in violazione dei limiti sono considerati “non apprendisti” sin dalla
data di costituzione del rapporto24.
- Lavoro Parasubordinato: il legislatore ha definito in modo più rigoroso il contratto a progetto, rendendo
più rigide le modalità di esecuzione della prestazione. In primo luogo viene eliminato “il programma di
lavoro” e le nuove co.co.pro devono essere collegate ad uno specifico progetto, dettagliato in ogni punto e
funzionalmente collegato ad un determinato risultato finale, rafforzando le presunzioni di lavoro
subordinato nel caso in cui il collaboratore svolga la propria attività con modalità analoghe a quelle svolte
dai lavoratori subordinati.
- Partite Iva: vengono trasformati automaticamente in co.co.co i rapporti con partita Iva che non rientrano
nei requisiti di collaborazione inferiore agli 8 mesi nell’anno solare e con compenso inferiore all’80% del
reddito complessivo del titolare di partita IVA; inoltre viene definita la ‘committenza prevalente’ per la
valutazione del compenso complessivamente percepito dal lavoratore.
- E’ stato infine abolito il contratto di inserimento e limitato il ricorso al lavoro accessorio.
Questa valutazione sui trade off della legge Fornero, assume maggiore consistenza se inquadrata
all’interno di un processo di riforme che ha inciso profondamente sull’assetto regolatorio delle
pensioni attraverso l’innalzamento dei requisiti di età ed anzianità (legge 214/2011). Sempre dalla
discussione condotta al tavolo dei focus, è infatti emerso che gli spazi di rinnovamento dell’assetto
occupazionale si sono ridotti ancora di più a fronte di una riforma che ha significativamente
allungato i tempi per la pensione.
Le competenze e professionalità preesistenti non risultano più perfettamente coerenti con le
nuove modalità organizzative e gestionali del settore e questa condizione dovrà essere
fronteggiata all’interno di un contesto di irrigidimento dei meccanismi di turn over, e di riduzione
delle opportunità di inserimento di nuovi occupati, contesto che renderà sempre più incalzante la
24
Considerato dalla riforma come principale strumento di inserimento al lavoro esso ha presentato un andamento in flessione rispetto all’anno precedente; va qui sottolineato che solo in parte marginale la sua dinamica è stata determinata dalla legge 92/2012, poiché almeno per quel che riguarda il 2012, un ruolo determinante è stato svolto dal varo Testo Unico sull’Apprendistato (d.lgs 167/2011) e dal ritardo della stipulazione degli accordi contrattuali di comparto necessari per l’avvio del provvedimento.
103
necessità di calibrare gli interventi di formazione e di innovazione delle competenze pensando ad
un personale occupato e spesso in età prossima alla pensione.
Principali misure contenute nella riforma Monti-Fornero, legge n. 214/2011, operativa dal 2012:
Metodo contributivo pro-rata. Estensione anche a chi andrà in pensione con il sistema retributivo,
applicando il calcolo contributivo ai contributi versati dal 1° gennaio 2012.
Pensione di vecchiaia ordinaria. Dal 1° gennaio 2012 l’età minima di pensionamento viene innalzata;
l’equiparazione dell’età pensionabile delle donne e degli uomini, a 66 anni, avverrà entro il 2018.
Pensioni di anzianità. Dal 1° gennaio 2012 scompare il sistema delle quote, ora in vigore solo per i
lavoratori impiegati in attività usuranti. Dal 2013 l’accesso anticipato alla pensione prevede un’anzianità di
41 anni e 5 mesi per le donne e 42 anni e 5 mesi per gli uomini (la pensione di anzianità che s’incassava con
35 anni di contributi ed una determinata età o 40 anni di contributi indipendentemente dall’età è stata
eliminata), con penalizzazioni percentuali sull’importo retributivo della pensione, per disincentivare il
pensionamento anticipato.
Altre innovazioni sono scattate nel 2013, come il meccanismo che aggancia i requisiti anagrafici alla
speranza di vita e che sposterà sempre più avanti il traguardo. Infatti, in base alle speranza di vita saranno
via via ridotti anche i coefficienti di calcolo delle pensioni contributive determinando una riduzione del 2-3
per cento delle pensioni erogate (sulla sola parte contributiva). Per contro, coloro che ritarderanno la
pensione potranno godere di importi di pensione più elevati.
Come è noto, formare i lavoratori adulti non è cosa semplicissima; si registra spesso una marcata
resistenza, ovvero ancora una insufficiente disponibilità al cambiamento, alla riconversione e alla
riqualificazione professionale, elementi divenuti, invece, ormai imprescindibili; il personale più
adulto e vicino alla fuoriuscita dal mercato appare più restio ad adattarsi dalle nuove esigenze
rispetto ai lavoratori più giovani e di nuovo ingresso nel mercato del lavoro, più motivati ed aperti
all’assimilazione di nuove competenze. Quindi, in tale contesto, la riforma pensionistica,
innalzando l’età pensionabile, rende più complesso il processo di ristrutturazione delle risorse
umane.
Vale qui la pena di evidenziare lo strumento staffetta generazionale, misura discussa in questi mesi
e che permetterebbe di coniugare la riforma del sistema previdenziale con la lotta alla
disoccupazione giovanile: infatti attraverso questo strumento, il lavoratore negli ultimi anni di
attività, può decidere di accettare una riduzione del suo orario per fare entrare in azienda un
giovane che, con contratto part-time, cominci a svolgere parte delle proprie mansioni. Quindi, alla
riduzione del proprio orario, il lavoratore anziano non ha penalizzazioni sulla pensione a fronte
dell’ingresso di un giovane. Inoltre con il passaggio generazionale, prevedendo un part time in
104
ingresso ed uno in uscita, si potrebbe andare nella direzione di creazione di sistemi di tutoraggio
da parte dei lavoratori anziani verso i nuovi assunti, che porterebbe ad una non dispersione del
patrimonio aziendale.
Il concetto relativo della trasmissione delle conoscenze come emerso anche dai focus, rappresenta un
elemento davvero importante e sul quale lavorare in modo deciso: infatti gli esperti al tavolo hanno
sottolineato l’opportunità di realizzare meccanismi di "knowledge sharing/management" (KM) che
potrebbero collegare su apposite piattaforme di accumulazione e scambio di conoscenze (gestite a livello
consortile ovvero accademico ovvero confindustriale) tecnici operanti negli stessi ambiti di operatività e
che condividono medesime problematiche conoscitive.
Non si è a conoscenza di casi concreti di sperimentazione di meccanismi aziendali o consortili di KM,
tramite ad esempio la costituzione di Comunità di Pratica, se non in alcuni limitati casi riservati alle
tematiche dei saperi per la tutela della salute, sicurezza, ambiente.
Per concludere, si può quindi affermare che le due riforme descritte non mancheranno di avere
ricadute su un sistema chimico farmaceutico che sta vivendo una fase di cambiamenti e di nuove
esigenze organizzative e produttive. Le limitazioni alla flessibilità nelle fasi di ingresso e i pesanti
effetti sul turn over imposti dalle nuove riforme rischiano di rappresentare un freno alla necessità
sempre maggiore di nuove, innovate e specifiche competenze, essenziali nei processi di
riadattamento tecnici ed organizzativi delle imprese del settore.
Dinamiche di spesa pubblica e riassetto del mercato dei farmaci: gli effetti sulla domanda e
l’impatto sulle imprese farmaceutiche
Nel 2012 la spesa pubblica e privata per medicinali venduti in farmacia (compresa GDO e
parafarmacie per i medicinali senza obbligo di prescrizione) nel 2012 è stata di 17,8 miliardi di euro
comprensiva della componente farmaceutica convenzionata pari a 8.986 milioni di euro e della
spesa privata (8.807 milioni), registrando un calo complessivo del -5,8% rispetto al 2011.
Includendo anche la spesa no retail (pubblica e privata), la spesa totale è stata pari a circa 26
miliardi di euro. Il controvalore rimborsato dal Servizio Sanitario Nazionale rappresenta il 65%, il
16% composto da farmaci di classe C con prescrizione e di classe A acquistati privatamente, il 10%
di farmaci senza obbligo di prescrizione e la parte restante da ticket.
La spesa farmaceutica convenzionata al sistema sanitario nazionale fa registrare in particolare una
costante diminuzione, dal 2007 al primo trimestre 2013 tale spesa risulta sempre in calo.
L’andamento della spesa nei primi mesi del 2013 è influenzato soprattutto dal calo del valore
medio delle ricette (-6,6%): vengono, cioè, erogati a carico del SSN farmaci di costo sempre più
105
basso. Questa riduzione può essere attribuita da un lato alla riduzione dei prezzi dei medicinali e
dall’altro al ruolo sempre più importante che sul mercato hanno i medicinali equivalenti. Infatti
come è emerso dai Focus, negli ultimi anni sono scaduti e sono ora in scadenza numerosi brevetti,
e ciò ha fatto sì che si sia aperta la possibilità di produzione, spesso anche da parte delle stesse
aziende farmaceutiche detentrici del brevetto, di farmaci equivalenti, da immettere sul mercato
ad un prezzo più contenuto.
A fronte di una dinamica di crescita della spesa farmaceutica da diversi anni piuttosto blanda
(+2,3% dal 2001, a fronte di un PIL a valori correnti cresciuto globalmente del 24,7% e una spesa
sanitaria totale cresciuta complessivamente del 41,8%25) sulla spesa farmaceutica continuano a
concentrarsi i tagli e le spending review. Secondo Farmindustria, infatti, il 30% dei tagli delle
manovre 2012-2014 riguarda tagli nella spesa farmaceutica. Rispetto al PIL la spesa farmaceutica
totale (pubblica e privata, canale farmacia) in Italia rappresenta l’1,14%, in calo rispetto all’anno
precedente (1,20%). Un valore inferiore alla media dei maggiori paesi Ue (1,34%).
La crisi economica e finanziaria ancora in atto non fa che aggravare la trasformazione strutturale
che il settore sta attraversando, in quanto accentua le iniziative di contenimento dei costi da
parte dei Governi (attraverso un maggiore controllo dei prezzi e dei rimborsi, l’allungamento dei
tempi di accesso ai farmaci innovativi, ecc.).
Tali iniziative possono disincentivare gli investimenti delle imprese farmaceutiche proprio in un
momento, quale quello attuale, in cui alcune di esse stanno valutando un riposizionamento
geografico delle proprie attività. Ne consegue, soprattutto per il nostro Paese, il rischio di perdere
opportunità in termini di ritorni economici, occupazionali e di innovazione nel lungo periodo. Le
aziende meglio posizionate per superare la trasformazione del settore sembrano essere quelle
caratterizzate da un’ampia diversificazione geografica, con una presenza forte nei mercati
emergenti, ben capitalizzate e specializzate in determinate nicchie.
Il valore complessivo delle vendite conferma che l'Italia è tra i più grandi mercati mondiali, anche
se in calo nel ranking internazionale. Rispetto al 2005 il nostro Paese è sceso dal quinto al sesto
posto al Mondo e entro il 2016 si appresta a diventare il settimo, sopravanzato da Paesi
emergenti, quali Cina e Brasile, con India e Russia sempre più vicini.
Quello che appare chiaro in tale contesto è il decollare di quello che potremmo definire il «low
cost» sanitario, in cui si cercano le prestazioni ed i farmaci a prezzi più bassi; questo segmento del
25
spesa farmaceutica rappresenti solo il 14% della spesa sanitaria pubblica, con una quota che dal 2006 al 2012 è diminuita del 3%
106
mercato sarà infatti senza dubbio in crescita nei prossimi anni, comportando ovviamente un
importante impatto sul sistema farmaceutico più generale che dovrà tendere sempre di più
rispondere adeguandosi al cambiamento.
Relazioni industriali e sindacali: evoluzione di modello di cooperazione e dialogo continuo
Sia il settore chimico che quello farmaceutico si caratterizzano da tempo per un sistema di
relazioni industriali proattivo. Nella chimica la natura specifica di un sistema industriale impegnato
da tempo con la società e le istituzioni per offrire soluzioni a stringenti temi di rispetto ambientale,
a fronteggiare i temi della sicurezza o a superare ostacoli burocratici crescenti, ha condotto il
comparto a sviluppare una modalità di intervento operativa tra le parti sociali, in un percorso che
ha portato i chimici a fare una serie di iniziative che sono state vincenti e hanno permesso di
mantenere sempre presente il dialogo all’interno del settore.
Il settore chimico è stato così tra i primi ad avviare azioni congiunte, in cui attraverso la
contrattazione aziendale ed il costante raccordo di confronto e di rinvio ha permesso, a differenza
di molti settori che si incontrano solo al momento di rinnovo dei contatti, di lavorare in modo
continuativo e costruttivo. Su moltissimi temi si è lavorato con processi di confronto continuo.
L’industria chimica come osserva Federchimica ha sviluppato un sistema di relazioni industriali pur
nella costante ricerca delle migliori condizioni di produttività e competitività, molto attento alle
esigenze della Persona.
Nel panorama industriale la Chimica è stato il primo comparto ad avere istituito un fondo
settoriale per la previdenza integrativa (Fonchim) e uno per l’assistenza sanitaria (FASCHIM), a cui
può essere iscritto anche il nucleo familiare. La quota di dipendenti iscritti, rispettivamente pari
all’80% e al 51%, è tra le più alte nell’ambito dei fondi settoriali dell’industria. Al fondo Faschim
sono iscritti anche 47 mila familiari di dipendenti.
La lunga tradizione di confronto costruttivo e partecipazione tra le Parti sociali determina una
ridotta conflittualità tanto che tutti i rinnovi del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro sono
avvenuti entro la scadenza, con negoziati pragmatici e non rituali e con una forte propensione
all’innovazione soprattutto in tutti gli ambiti dell’ambiente e sicurezza. Anche sul fronte della
occupabilità va segnalata l’iniziativa favorita dal sistema di relazioni individuata come Progetto
Ponte attraverso la quale si assegna al lavoratore in uscita per determinato periodo e in part-time,
il ruolo di tutor per le nuove risorse con vantaggi sul piano formativo e di inserimento.
107
Anche la farmaceutica si distingue per un modello di Relazioni Industriali innovative. Nella
farmaceutica la contrattazione aziendale è molto più diffusa che negli altri settori:
- le imprese che applicano un contratto aziendale con contenuti economici sono il 74% nella
farmaceutica rispetto a 32% nel totale dell’industria;
- le imprese che erogano premi variabili sono il 96% nella farmaceutica rispetto a 42% nel totale
dell’industria;
- i lavoratori ai quali tali premi sono stati erogati sono l’87% nella farmaceutica rispetto al 56% nel
totale dell’industria.
Per quanto riguarda il tasso di gravità delle assenze, misurato sia come percentuale sulle ore
lavorabili, sia in termini di ore procapite di assenza, le imprese farmaceutiche si caratterizzano per
un andamento migliore rispetto alle altre imprese, mentre è da sottolineare al pari della chimica
un’incidenza di infortuni e malattie professionali largamente inferiore alla media.
Da sottolineare la sperimentazione del progetto Welfarma frutto di un accordo quadro nazionale
siglato nel 2008 tra Farmindustria e le Organizzazioni Sindacali nazionali, attraverso il quale è stata
convenuta l'opportunità di dotare il settore di uno strumento operativo di carattere volontario,
aggiuntivo e non alternativo, rispetto agli strumenti contrattuali e di legge già disponibili, utile a
supportare ulteriormente la ricollocazione dei lavoratori del comparto farmaceutico coinvolti da
processi di crisi aziendale.
Grazie anche al contributo finanziario del Ministero del Lavoro oltre che delle aziende aderenti e al
supporto operativo dell’agenzia tecnica Italia Lavoro al lavoratore che ha perso il posto viene
offerto un voucher del valore massimo di 2 mila euro da utilizzare per corsi di formazione o
riqualificazione finalizzati al reinserimento nel mercato del lavoro. L’adesione su base volontaria,
dal 2008 ha visto la partecipazione di 703 lavoratori provenienti da 20 aziende diverse. Di questi il
38% è stato ricollocato anche attraverso le Apl.
Le Relazioni Industriali rappresentano perciò sempre più un valore per la competitività delle
Aziende dei due comparti chimico e farmaceutico incidendo in modo significativo sulle condizioni
operative delle Aziende, da un lato facendo sì che il rapporto costo/qualità delle Risorse Umane
appaia decisamente positivo, dall’altro garantendo efficienza e flessibilità dell’organizzazione
aziendale, miglioramento e crescita del capitale umano, capacità di proporre posizioni congiunte
verso le Istituzioni (tutti fattori che garantiscono uno straordinario vantaggio competitivo nella
competizione globale rispetto alla capacità di attrarre e mantenere gli investimenti).
108
5. SCENARIO 2020: UNA VISIONE DI INSIEME
5.1 Premessa metodologica
Come indica la metodologia di scenari ISFOL, il lavoro mira a evidenziare lo scenario all’interno del
quale si produce una prefigurazione di eventi che potranno verificarsi nel futuro, come avviene per
tutte le indagini di foresight, e sull’identificazione degli effetti che questi potranno determinare nei
contesti oggetto di analisi; per tale ragione il gruppo di ricerca, seguendo le principali evidenze
emerse nei focus e dall’analisi della documentazione, ha messo in luce per i due comparti oggetto
di indagine – il comparto Chimico e quello Farmaceutico – da un lato, le principali caratteristiche
della struttura occupazionale e di impresa, delimitando il perimetro entro il quale definire l’analisi
ed osservandone le principali trasformazioni degli ultimi anni; quindi ha provato a dipanare le
principali dinamiche di cambiamento economico, sociale, tecnologico e culturale che andranno a
delineare uno scenario - non l’unico ma quello che secondo le caratteristiche attuali del sistema,
può rappresentare quello più probabile - all’interno del quale i due settori chimico e farmaceutico
si troveranno ad operare nei prossimi anni.
Le trasformazioni evidenziate obbligheranno i due comparti analizzati a mettere in campo una
serie di adattamenti, in particolare per quel che attiene le competenze e gli skills necessari ed
indispensabili per la competitività, e per fornire orientamenti al sistema dell’education; poiché, se
da un lato l’analisi dei fabbisogni espressi dal sistema produttivo riveste un ruolo fondamentale ai
fini dell’adattabilità delle risorse umane, quello che appare ancor più evidente è che
l’anticipazione dei fabbisogni riveste un ruolo strategico per lo sviluppo delle politiche di
formazione del paese.
Nel presente capitolo si espliciteranno i principali trend e driver tra quelli descritti nelle pagine
precedenti quelli che andranno a disegnare un possibile nuovo scenario e all’interno del quale si
andrà successivamente a comporre quel quadro di rilevazione dei nuovi fabbisogni professionali
ed aggiornamento delle competenze che porteranno ad adeguare il sistema informativo ISFOL
Professioni per quel che attiene le Unità professionali interessate dal cambiamento.
5.2 Una sintesi dei principali trend e driver che guideranno il cambiamento
Come osservato nel capitolo precedente (Cfr. cap.4), il gruppo di ricerca nell’analizzare i due
comparti oggetto di indagine si è sforzato di delineare attraverso la riflessione collettiva con il
gruppo di esperti e stakeholder del progetto e con l’ulteriore contributo degli esperti esterni
109
nonché attraverso l’ esame sistematico della documentazione più aggiornata prodotta nell’ambito
della ricerca operativa accademica e istituzionale, le possibili dinamiche che potranno incidere sul
cambiamento dei due settori Chimico e Farmaceutico.
Le dinamiche specifiche sono state raggruppate in un esercizio di sintesi e semplificazione in
quattro categorie o macro aree principali:
- Reti, Concorrenza e internazionalizzazione;
- Fattori culturali, demografici e sociali;
- Fattori tecnologici, di innovazione e produttivi;
- Fattori istituzionali e regolatori.
Con riferimento a questa classificazione il gruppo di lavoro ha provato a mettere a sistema i
principali e più identificabili trend e driver che - all’interno di una cornice più generale di
cambiamento – interesseranno i due settori della chimica e della farmaceutica. A partire dalla
distinzione delle macro aree e, nell’ambito di ciascuna di esse, sono stati esaminati i diversi fattori
di cambiamento che avranno un impatto rilevante sulle competenze che il mercato potrà
richiedere nei due settori. Successivamente si descriveranno le competenze in cambiamento e
l’associazione delle stesse alle figure professionali di riferimento.
Il comparto Chimico
Per quel che attiene il comparto chimico, i fattori di cambiamento che dalle discussioni e analisi
sviluppatesi nel corso dei focus sono emersi come a maggior impatto sui cambiamenti delle
competenze, sono riscontrabili in tutte 4 le macroaree individuate.
Per quanto riguarda la prima macroarea quelle delle Reti, Concorrenza e internazionalizzazione
l’analisi di scenario ha individuato come la quota di imprese esportatrici sia ormai maggioritaria
(54%, corrispondenti al 91% degli addetti del settore) e come i maggiori gruppi chimici a capitale
italiano sono sempre più in grado di presidiare i mercati esteri facendo leva sia su modelli di
internazionalizzazione commerciale, sia sempre più con modalità di internazionalizzazione
produttiva con l’export che ha raggiunto il 40% del fatturato a fronte di una domanda interna in
calo dal 2007. La globalizzazione con la transizione rapidissima dei paesi emergenti verso il pieno
sviluppo ha visto trasformare rapidamente i mercati emergenti più che i mercati di sbocco in
mercati concorrenti, si pensi a india o Cina. Per le imprese chimiche si tratterà di gestire ambienti
competitivi sempre più complessi e mercati sempre più lontani ed in continua evoluzione. Le
110
strategie aziendali di rete dovranno divenire più articolate anche al fine di trovare risposte e
competenze all’esterno in grado di dare soluzioni ai problemi più complessi.
Più in dettaglio il primo elemento di cambiamento che è emerso con forza nei focus è legato alla
crescita dell’importanza delle Dinamiche di Specializzazione produttiva. L’industria chimica
nazionale fine e della specialità si è sempre rivolta ai comparti industriali tipici del made in italy,
garantendo formulazioni particolari e non standardizzate, definite in ragione della specializzazione
manifatturiera e della specifica esigenza dell’impresa. La capacità delle imprese chimiche di
stabilire una relazionalità e una prossimità culturale, più che fisica, con le imprese utilizzatrici finali
ha rappresentato e continuerà a rappresentare uno straordinario fattore di successo delle imprese
chimiche nazionali anche rispetto ai mercati internazionali, dove si assiste ad una precisa strategia
di crescita della media impresa italiana basata ancora su specializzazioni in particolari nicchie
produttive e dove le capacità relazionali dell’impresa e la prossimità con la domanda al fine di
cogliere le necessità della clientela sono decisive.
Tra i driver e trend di questa macrocategoria è stata sottolineata la crescita della dinamica di
Internazionalizzazione commerciale e produttiva con un ruolo sempre maggiore dei Paesi Bric a
partire dalla CINA
Con la crisi economica del 2008-2009 si è diffusa all’interno del sistema industriale italiano, e
anche nel comparto chimico, la consapevolezza di dover inseguire la domanda più dinamica
laddove essa si presenta, e cioè nei paesi dell’Asia e altri paesi (Europa Est, Russia ecc) che stanno
emergendo nella competizione industriale. La necessità di rispondere alla crisi dell’attuale
domanda europea mediante una strategia di internazionalizzazione più ampia della precedente è
come già evidenziato un dato ormai consolidato e ben fotografato nelle statistiche sul commercio
estero del comparto chimico.
Lo spostamento verso la chimica fine e di prodotto o in ogni caso la logica della valorizzazione della
prossimità, deve prevedere senza dubbio una spinta al marketing e alla commercializzazione e alle
competenze ad essa legate. Le specializzazioni hanno bisogno di una clientela molto diversificata.
Rispetto al driver Crescita delle Reti e modelli cooperativi con Università e ricerca di conseguenza
le partnership strategiche con altri soggetti assumeranno un ruolo sempre più importante.
Se dalla analisi di scenario emerge come il settore chimico (ma il discorso come vedremo è
analogo per quello farmaceutico) appaia piuttosto prudente rispetto alla attivazione/incremento
111
di collaborazioni con altre imprese con una percentuale pari al 16,1% evidenziando un
posizionamento intermedio tra tutti i settori manifatturieri, allo stesso modo si evidenzia come la
natura e finalizzazione di tali partnership risponda a strategie di largo respiro, laddove si rilevano
come obiettivi oltre alla riduzione dei costi anche la necessità di sviluppare nuovi prodotti o
processi, di acquisire nuove competenze o tecnologie o ancora per avere accesso a nuovi mercati
come pure per internazionalizzarsi.
La presenza di finalità più articolate comporta un maggiore coinvolgimento delle funzioni aziendali
diverse dall’attività principale (tipicamente connessa alla compravendita di prodotti), in particolare
nella aree di progettazione-R&S-innovazione, marketing e servizi finanziari.
Nell’analisi di scenario sulla seconda macroarea inerente ai Fattori culturali demografici e sociali si
è sottolineato soprattutto come il settore chimico più degli altri deve dimostrare di rispondere alle
sfide che gli vengono poste in tema di riduzione degli impatti ambientali e di diffusione della
sostenibilità nel senso più ampio, e deve ancora superare la resistenza ai contrasti posti dalle
comunità locali. La questione ambientale ha sempre rappresentato per il settore in esame un
elemento di forte criticità, sia per l’avvio di nuovi investimenti che per l’insediamento e la gestione
degli impianti produttivi.
Il driver che emerge per la chimica riguarda in particolare la tematica della crescita della
sensibilità collettiva sui temi ambientali a cui si si aggiunge la necessità di rispondere ad un
consumatore sempre più esigente ed informato e che quindi dà valore nelle scelte di acquisto e
consumo sempre più alla sostenibilità dei prodotti in termini di sicurezza e minore impatto
ambientale.
Per far fronte alla crescente attenzione del mercato alla sostenibilità dei prodotti nell’intero ciclo
di vita, come pure degli insediamenti produttivi diverrà necessario sviluppare da parte delle
aziende una maggiore capacità di gestione del consenso nella comunità dei consumatori o dei
residenti, anche attraverso nuove politiche di comunicazione aziendale e di marketing territoriale,
di attenzione agli opinion leader di costruzione sociale del consenso.
Questo driver quindi determinerà la necessità di sviluppare per il comparto nuove figure esperte in
comunicazione interna ed esterna che rappresenteranno in futuro competenze strategiche, proprio
in un comparto come quello chimico farmaceutico in cui il marketing territoriale non ha
rappresentato una priorità.
Bisognerà introdurre e rafforzare competenze professionali in grado di perseguire attività di
112
comunicazione che evidenzi il ruolo della chimica e dei suoi prodotti nei suoi campi d’applicazione e
contemporaneamente competenze e figure sempre più capaci di gestire i processi volti ad una
migliore gestione delle risorse.
Per quando riguarda i Fattori tecnologici, di innovazione e produttivi, l’analisi di scenario ha
evidenziato come la dimostrata capacità di presidiare i mercati internazionali e di crescita
dell’export del settore chimico si basa sempre di più sulla ricerca (in 10 anni la quota di imprese
chimiche che fanno ricerca è passata dal 38% al 48%, una quota più che doppia della media
industriale e superiore anche a molti altri settori ad alta tecnologia e soprattutto innovazioni di
prodotti o di processi (72,3%) per migliorare la qualità (94,3%) o accrescere l’accesso a nuovi
mercati o comunque guadagnare quote e quindi migliorare il posizionamento competitivo. Da
segnalare però come nelle imprese chimiche oltre il 40% delle imprese innovatrici con un dato al di
sopra delle medie di comparto segnala ostacoli nella carenza di personale qualificato. Per definire i
contorni dell’innovazione sono stati individuati alcuni driver specifici tra cui il prolungamento
della filiera chimica sino al riciclo. La dinamica scaturisce dalle norme europee che se pienamente
applicate porteranno progressivamente all'eliminazione dello smaltimento in discarica e
incentiveranno la crescita di un comparto del riciclo e recupero tecnologico finalizzato alla
trasformazione dei rifiuti in materie prime seconde per l’industria manifatturiera, in prodotti di
uso agronomico (compostaggio), in prodotti di uso energetico (combustibili derivati, biogas da
digestione anaerobica, syngas) o PVC o scorie di incenerimento.
Per quanto riguarda il driver inerente l’Ampliamento delle attività di Bonifica di recupero
ambientale e produttivo dei siti dismessi l’analisi di scenario ha sottolineato la necessità di porre
fine alla gestione emergenziale delle bonifiche, e la possibilità che si intraprendano nuovi
investimenti produttivi e nuove infrastrutture con elevati standard di efficienza e sostenibilità
ambientale, affiancati da attività di ricerca e da sistemi di monitoraggio e controllo della qualità
ambientale dei siti e degli effetti sulla salute dei cittadini. Questa dinamica creerà nuove attività
per le quali emerge una chiara difficoltà di reperimento di figure professionali in grado di
perseguire l’obiettivo del miglioramento della gestione degli aspetti di Salute, Sicurezza e
Ambiente nelle attività di bonifica. Obiettivi che vanno da riduzione degli impatti nelle fasi di:
demolizione, realizzazione e gestione degli impianti per la bonifica; soluzioni per la gestione degli
aspetti ambientali (quali rifiuti, emissioni, scarichi idrici, biodiversità); monitoraggi ambientali sia
all’interno sia all’esterno delle aree da bonificare.
Rispetto alla Crescita chimica verde, delle materie prime rinnovabili e delle sperimentazioni
113
industriali la necessita di ampliare per l’industria della chimica sempre più l’utilizzo di materie
prime non derivanti da fonti fossili ma da quelle rinnovabili, anche in ragione degli obiettivi
europei di Europa 2020, svilupperà le capacità di lavorare per la produzione di prodotti
provenienti da biomasse e rifiuti biologici. Questo tipo di produzioni rappresenta ormai già una
grande opportunità per il settore anche in termini di sviluppo di nuove tecnologie utili alle
evoluzioni di comparto e la direzione appare quella di una filiera che unisce biotecnologie,
bioraffinerie, bioprodotti chimici in modo coordinato. Evoluzioni che potrebbero avere anche un
impatto importante sulle dinamiche occupazionali.
Per quanto riguarda il Consolidamento della innovazione più che della ricerca, la propensione
all’innovazione registrata dal settore chimico trova come limite i forti investimenti in ricerca e
sviluppo necessari ad esempio per impianti pilota, in scala semi industriale e con ingegneria di
processo avanzata che durano spesso molti anni. Per questo motivo si può immaginare nella
chimica a fronte della struttura produttiva e delle pressioni competitive che il percorso di
innovazione proseguirà soprattutto su innovazioni di processo e di prodotto più che attraverso la
ricerca di base. Nonostante il buon posizionamento in termini di numeri e spessore del capitale
umano rappresentato dagli addetti per ricerca e sviluppo, molte imprese chimiche segnalano
carenze di personale qualificato per i processi di innovazione. Nell’ambito dell’innovazione di
processo un ruolo innovativo potrà essere giocato da una evoluzione in chiave di sostenibilità e di
efficientamento della Logistica che appare un driver emergente come pure quello della ricerca di
processi produttivi meno energivori soprattutto nei comparti della chimica di base, delle fibre e
dei gas tecnici.
La quarta macroarea rispetto alla quale si svilupperanno trend e driver in grado di alimentare
processi di cambiamento è quella legata ai Fattori istituzionali e regolatori. Sull’industria chimica
incideranno da un lato l’ampliamento ed il peso del sistema regolatorio europeo ed internazionale
con la Ue che continua soprattutto in materia di salute ambiente e sicurezza a produrre nuove
norme a ritmo molto sostenuto, dall’altro la complessità normativa nazionale italiana e la
vischiosità burocratica delle amministrazioni pubbliche italiane creano per le nostre aziende un
contesto davvero sfavorevole.
Per quanto riguarda il driver specifico emerge dunque con forza l’Impatto crescente adempimenti
Reach e altre normative Ue Clp ecc, driver che assumerà un ruolo chiave per il settore e su cui si
misureranno le capacità non solo di competitività ma anche di mantenimento della produzione per
molte imprese nazionali. Il Reach in particolare impone alle imprese chimiche entro il 2018 di
114
registrare presso l’autorità europea le sostanze ammesse e di eliminare le sostanze pericolose
sostituibili. Questo processo ha già innescato dinamiche di innovazione per la sostituzione delle
sostanze non ammissibili. Il nuovo regolamento Reach apre quindi un grande capitolo per la
ricerca per le imprese maggiori poiché imponendo la registrazione per tutte le sostanze riequilibra
i costi relativi tra prodotti nuovi, frutto della ricerca e prodotti consolidati dando quindi nuove
chance a chi sino ad oggi teneva molecole ferme nei laboratori per ragioni di costo di
autorizzazione.
Come già più volte riportato in questo rapporto, gli oneri per la registrazione provocheranno però
effetti distorsivi sul mercato dato che i nuovi costi, anche elevati, creeranno difficoltà per le
piccole imprese. Chi avvia la procedura di autorizzazione potrà condividere le spese di
autorizzazione o condividere analisi e studi con altri produttori creando o entrando in consorzi che
stabiliranno costi e apporti per ciascun membro. Le grandi imprese avranno comunque la
possibilità di muoversi autonomamente creando nuove occasioni di vantaggio grazie alla loro
maggiore capacità di sopportare e ammortizzare gli investimenti per l'autorizzazione e potrebbero
anche creare sbarramenti di costo per le imprese minori che non avessero altra scelta in ragione di
specificità produttive, se non quella aderire ai consorzi di registrazione da loro guidati. Per i piccoli
produttori la procedura Reach diventa perciò una occasione fondamentale per fare rete, per
condividere attività e rafforzare la cooperazione, per riaffermare le logiche distrettuali.
Chi riuscirà a cogliere per primo le soluzioni per superare i nuovi vincoli, con nuovi processi e nuove
sostanze si troverà con un vantaggio competitivo notevole. Anche per questo le imprese italiane
generalmente medie e piccole devono avere la capacità e la possibilità di muoversi per tempo, per
non essere spiazzate dai grandi competitor europei, e introdurre nuove tecnologie e nuovi processi
ma anche di attrezzarsi con personale di ricerca qualificato ad hoc per la gestione delle procedure
di autorizzazione.
Il comparto Farmaceutico
Anche per quel che riguarda il comparto Farmaceutico è possibile sintetizzare i principali elementi
emersi dal lavoro degli esperti e del gruppo di ricerca, esposti nei capitoli precedenti di questo
rapporto e che avranno un impatto considerevole per il settore all’interno dello scenario definito
con un orizzonte temporale che arriva al 2020.
115
Sulla base della distinzione sulle quattro grandi aree tematiche e, partendo dall’ambito relativo a
Reti, Concorrenza e internazionalizzazione, l’analisi di scenario ha evidenziato come il comparto
continuerà a veder dispiegati quei processi profondi di trasformazione già in atto da almeno un
decennio: dalle fusioni tra big pharma, alla scadenza dei brevetti per medicinali a larga diffusione,
alla sempre più ridotta attivazione di linee di sviluppo di nuovi prodotti farmaceutici soprattutto
per la medicina di base connessa all’ampliamento del ruolo dei farmaci generici. A tali dinamiche
continueranno a sommarsi la contrazione continua della spesa sanitaria con forte esposizione
della componente farmaceutica e un quadro recessivo profondo che continuerà almeno nel breve
periodo a colpire la domanda finale, mentre si approfondiranno i processi di internazionalizzazione
che porteranno la domanda, gli investimenti e la produzione sempre più verso i paesi emergenti.
L’internazionalizzazione, in particolare, coinvolge il settore farmaceutico più di quanto osservato
per la chimica e molto più della media industriale, sia per la presenza di imprese estere in Italia, sia
per la proiezione all’estero di quelle italiane. Il dato più interessante dello scenario italiano
riguarda la fortissima presenza di imprese a capitale estero nel comparto ed il loro ruolo trainante
in termini di investimenti in produzione, ricerca e sviluppo ed export.
Una delle prime evidenze confermate dagli esperti è relativa alla dinamica - che accomuna il
farmaceutico con la chimica - di crescita attesa dell’Internazionalizzazione commerciale e
produttiva dovuta al peso crescente dei Paesi Bric a partire dalla CINA.
La trasformazione in atto del settore farmaceutico a livello internazionale, che vede uno
spostamento della domanda mondiale verso i paesi emergenti, che impone sempre più anche
scelte di rilocalizzazione dell’industria a livello globale, sta evidenziandosi un nuovo impulso alla
concorrenza tra le economie avanzate per mantenere gli investimenti e attrarne di nuovi.
L’Italia continuerà a mantenere il ruolo di importante e qualificata piattaforma produttiva, ma
occorrerà favorire il processo di crescita e di innovazione delle competenze in ricerca e sviluppo,
grazie, soprattutto, alle unità di eccellenza specializzate, che molte imprese multinazionali hanno
creato, rafforzato o valorizzato sul nostro territorio, riuscendo a esportare in tutti i Paesi del
mondo.
Per quanto riguarda le dinamiche di mercato interne è emerso, per il settore farmaceutico, il
driver relativo all’emergere dei Nuovi modelli distributivi nel mercato dei farmaci con la
prosecuzione ed il rafforzamento del processo di cambiamento delle strategie commerciali, che
sta vedendo il progressivo abbandono del tradizionale approccio che legava la figura
dell’Informatore Scientifico del Farmaco al medico prescrittore e attraverso di essi alle dinamiche
di crescita dei volumi di vendita.
116
Con la scadenza della maggior parte dei brevetti e l'avvento dei generici il mercato è cambiato ed i
lanci di nuove linee si sono ridotti. Rispetto al passato i prodotti a forte domanda sostenuta dalla
spesa pubblica che passavano dal contatto con il medico di base sono diminuiti in modo netto,
mentre contemporaneamente è cresciuta la domanda di farmaci indirizzati verso la secondary
care, con un evidente ridimensionamento dell’informazione scientifica rivolta al medico di
medicina generale. L’attenzione si è spostata sulle speciality per promuovere direttamente allo
specialista prodotti ad alto costo e a bassi volumi.
In questo scenario, gli interlocutori delle case farmaceutiche nell’acquisto dei farmaci si sono
notevolmente ampliati e si è modificato il peso dei tradizionali soggetti di mercato, annoverando
oltre ai medici, ai farmacisti ed ai dirigenti delle aziende ospedaliere e ASL, anche i decisori
pubblici a livello di governo locali e territoriale come pure le associazioni dei pazienti ed i singoli
cittadini sino a considerare anche nuovi soggetti emergenti come gli opinion leader in grado di
influenzare la domanda.
La tradizionale figura degli informatori continuerà a vedere ridotto il proprio ruolo e peso sul
mercato subendo dinamiche di esternalizzazione e con una penalizzazione soprattutto di quelle
figure con un background eccessivamente generico o con scarsa esperienza. Al contempo i nuovi
informatori dovranno ampliare le capacità relazionali e le modalità di comunicazione richieste,
specializzandosi su nuove specialità terapeutiche (oncologia, neuropsichiatria, diabete, cell
market, pain ecc).
Rispetto al driver rappresentato dalla Crescita di Reti e modelli cooperativi con Università e ricerca
nell’analizzare il settore chimico si è già osservata una somiglianza di approcci tra i due comparti
rispetto alla attivazione/incremento di collaborazioni con altre imprese emergendo una diffusa
prudenza, con il settore farmaceutico ancora meno attratto di quello chimico a fare rete con altre
imprese.
Per sostenere costi di ricerca e sviluppo davvero molto ingenti nel settore soprattutto per le
imprese minori (concentrate peraltro nell’area del biotech) si evidenzia però come fattore
competitivo emergente (essendo più evidente tra le imprese innovatrici) la capacità di cooperare
per l’innovazione anche con le università e istituti di ricerca pubblici con l’attivazione ed il
coinvolgimento di nuove funzioni aziendali complesse in aree di progettazione, R&S, innovazione,
marketing e servizi finanziari e legali.
Per quanto riguarda la macroarea che abbiamo indicato con la definizione di fattori demografici e
sociali e culturali, il driver che senza dubbio avrà un impatto notevole nell’ambito dell’industria
117
farmaceutica è quello relativo alla Innovazione nella Domanda, per effetto anche della accentuata
attenzione alle dinamiche di riduzione della spesa per farmaci che stanno sempre più
comportando tagli, tetti di spesa e sostegno alla genericazione. In questo scenario già tratteggiato
in merito alle innovazioni distributive, il ruolo stesso delle case farmaceutiche sta mutando
profondamente, trasformandosi da organizzazioni di produzione e vendita di farmaci a soggetti
capaci di attivare partnership sociali con tutti gli attori del mercato della salute.
Pesano sulle trasformazioni della domanda anche i cambiamenti culturali e di approccio alla
conoscenza e alla informazione sui medicinali che hanno inciso sulle dinamiche distributive e di
domanda: basti pensare alla sempre più ampia capacità dei sistemi informativi di diffondere
informazioni mirate anche di tipo professionale medico ed emergere la necessità di presidiare
nuovi modelli e modalità di interlocuzione e comunicazione con il mercato.
Anche i fattori demografici con l’invecchiamento della popolazione potrebbero rialimentare una
crescita della domanda con approfondimento di quelle dinamiche già in atto di ri-orientamento
del settore farmaceutico, anche rispetto alla attività di ricerca e sviluppo per fronteggiare la
tendenza ad un aumento della domanda di farmaci per le malattie croniche ad esso associate:
malattie cardiache, diabete, artrosi, Alzheimer e così via, che richiederanno maggiori investimenti
in ricerca e innovazione per aumentare l’offerta del settore farmaceutico in questi campi. Mentre
altre filiere merceologiche come quelle dei prodotti naturali ed omeopatici potrebbero crescere in
ragione dell’emersione di nuovi approcci di consumo nelle future coorti di popolazione anziana.
Per quando riguarda i fattori tecnologici, di innovazione e produttivi, l’analisi di scenario ha
evidenziato la particolare natura del settore farmaceutico che si caratterizza per essere
tecnologicamente avanzato, ad alta vocazione industriale, con un elevato livello di investimenti
materiali e immateriali, capitale umano qualificato ed elevata propensione all’export. Tuttavia si è
evidenziata l’importanza dei cambiamenti nella ricerca, che continuerà ad essere sempre meno
discovery, spostandosi sempre più, le case farmaceutiche, sulla ricerca clinica e sull’acquisto di
brevetti. La necessità di ingentissime e crescenti risorse per trovare nuovi principi attivi spiega
perché la ricerca come attività discovery è sempre meno presente nelle aziende italiane, ma anche
perché a livello di grandi imprese multinazionali ci si spinga verso concentrazione in grandi centri
di ricerca, localizzandoli per lo più fuori dall’Europa.
La ricerca fondamentale in Italia troverà ancora spazi dentro start up che scaturiranno dalle
università, e che brevettano soprattutto in ambito biotech.
118
Come già evidenziato per la chimica e ancor più per la farmaceutica per avere prodotti ad alta
tecnologia serve una ingente quantità di risorse e quindi l’aspetto dimensionale è importante. La
capacità di cooperare tra le imprese soprattutto le nuove e più innovative della farmaceutica
diverrà comunque un fattore determinante, e per le maggiori ciò sarà importante anche come fare
acquisizioni. La stessa capacità di fare acquisizioni importanti o giuste richiederà professionalità
elevate e particolari.
Anche rispetto al tema della gestione della proprietà intellettuale che si traduce in brevetto dalle
scelte di rendere pubblica la tecnologia sino agli aspetti economici, legali, come pure alle scelte di
acquisto dei brevetti, la figura di manager della conoscenza capaci di individuare l’innovazione e
gestirla, sembrano poter trovare spazi nelle aziende.
Tra i driver connessi alla macro categoria dei fattori tecnologici dell’innovazione e della
produzione è emerso come rilevante quello dell’ampliamento della produzione conto terzi nella
farmaceutica in Italia, dinamica che è emersa anche dall’analisi di scenario dove si è evidenziato il
contoterzismo come segmento produttivo in continua crescita dal 2005, sia sul mercato nazionale
che estero e rispetto ai quali emergeranno sempre più non solo funzioni produttive ma anche
aspetti quali il presidio di tematiche connesse a qualità, sicurezza e ambiente, che potrebbero far
emergere nuove funzioni di Marketing.
Appaiono rilevanti anche le dinamiche connesse al potenziamento atteso della logistica per
rendere sempre più rapido l’ accoglimento dell’ordine dai concessionari distributori e dai grossisti,
tenuto conto che le dinamiche nuove della domanda stanno ampliando la rete degli interlocutori e
assegnano sempre più ruolo alle farmacie e agli ospedali dinamiche che in un contesto di
generizzazione e quindi di apertura del mercato, impongono nuovi modelli di offerta che giocano
anche sulla capacità di dare risposte rapide alle richieste dei distributori e grossisti sulla possibilità
di creare vantaggi competitivi. Il cambiamento distribuitivo dell’industria farmaceutica trova
dunque nella logistica un importante riflesso, essendo un focus di business per le aziende
farmaceutiche, sarà sempre più rivoluzionata verso prodotti “just in time”, con una riduzione
sempre maggiore delle giacenze di magazzino e una crescita delle capacità gestionali e operative
in questo ambito della produzione.
Infine anche per il comparto farmaceutico, un ruolo importante sulle dinamiche di cambiamento e
quindi sugli attesi sulle competenze e skills è svolto dai fattori Istituzionali e regolatori che
continueranno ad avere effetti in particolare in termini di oneri istruttori e procedurali, previsti
nell’ambito della farmacovigilanza per i quali l’Italia continua a imporre una serie di passaggi
supplementari, rispetto ai principali paesi europei e che in un quadro di inefficienze burocratiche
119
ritardano i tempi di immissione sul mercato. Ma l’ambito più rilevante continuerà ad essere quello
relativo alle Dinamiche di spesa pubblica e riassetto del mercato dei farmaci con le iniziative
crescenti di contenimento dei costi da parte del governo (attraverso un maggiore controllo dei
prezzi e dei rimborsi, l’allungamento dei tempi di accesso ai farmaci innovativi, i teti di spesa e la
genericazione ecc.).
Quello che appare chiaro è in tale contesto è l’espansione del «low cost» sanitario, in cui si
ampliano le prestazioni ed i farmaci a prezzi più bassi; questo segmento del mercato sarà infatti
senza dubbio in crescita nei prossimi anni, comportando ovviamente un importante impatto sul
sistema farmaceutico più generale che dovrà tendere sempre di più rispondere adeguandosi al
cambiamento.
120
CHIMICA 2020: Fattori di cambiamento che avranno un impatto rilevante su occupazione, competenze e figure professionali Categoria Scenari: principali trend e driver
Reti, Concorrenza e internazionalizzazione Chimica
Accentuazione Dinamiche di Specializzazione produttiva
Ampliamento dinamiche Internazionalizzazione Commerciale Produttiva e della pressione paesi emergenti e Cina
Crescita Reti e modelli cooperativi con Università e ricerca
Reti, Concorrenza e internazionalizzazione Farmaceutica
Nuovi modelli distributivi nel mercato dei farmaci
Ampliamento dinamiche Internazionalizzazione Commerciale Produttiva e della pressione paesi emergenti e Cina
Crescita Reti e modelli cooperativi con Università e ricerca
Fattori culturali, demografici, sociali Chimica
Crescita sensibilità collettiva su temi ambientali sicurezza e incremento effetto Nimby
Crescita Popolazione nei paesi emergenti
Fattori culturali, demografici, sociali Farmaceutica
Innovazione nella Domanda :socializzazione, genericazione, omeopatia
Invecchiamento nei paesi avanzati
Fattori tecnologici di innovazione e produttivi Chimica
Prolungamento della filiera chimica sino al riciclo e crescita utilizzo delle materie prime seconde
Ampliamento attività di Bonifica e servizio di recupero ambientale e produttivo dei siti dismessi
Crescita chimica verde e delle sperimentazioni industriali
Consolidamento della innovazione più che della ricerca
Evoluzione verso una Logistica più efficiente e sostenibile
Crescita dei processi produttivi a maggiore Efficienza energetica
Fattori tecnologici di innovazione e produttivi Farmaceutica
Consolidamento della ricerca di tipo non discovery
Consolidamento esternalizzazioni e outsourcing e contoterzismo
Crescita della logistica verso modelli lead
Fattori istituzionali e regolatori Chimica
Impatto crescente adempimenti Reach e altre normative Ue Clp ecc
Impatto norme sul riciclo
Effetti del blocco Turnover e delle nuove norme sul mercato del lavoro
Fattori istituzionali e regolatori Farmaceutica
Crescita Complessità del sistema autorizzativo e farmaco vigilanza e dinamiche burocratiche
Accentuazione spending review e vincoli bilancio e riassetto del mercato dei farmaci e crescita della genericazione
Effetti del blocco Turnover e delle nuove norme sul mercato del lavoro
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6. Strategie delle risorse umane per interpretare il cambiamento
Il lavoro di foresight descritto nei capitoli precedenti, che ha condotto alla definizione dello
scenario 2020 più probabile per la chimica e la farmaceutica, trova la sua principale ragion
d’essere nella prefigurazione delle trasformazioni sul sistema delle professionalità attive nelle
organizzazioni aziendali dei due comparti.
Le principali dinamiche che caratterizzano i mutamenti economici, produttivi ed organizzativi
tracciati ci hanno consentito di ipotizzare alcuni significativi impatti sulle professioni e di delineare
le principali competenze emergenti per un esercizio sempre più efficace delle professioni.
Il fabbisogno professionale previsionale di competenze risultante viene qui definito soltanto in
termini qualitativi. Più precisamente, cerca di prefigurare come le conoscenze, i ruoli e compiti
lavorativi potrebbero/dovrebbero trasformarsi o innovarsi nel medio periodo sotto l’influsso dai
trend e driver individuati e definiti dal gruppo degli esperti. L’analisi qualitativa è, pertanto,
finalizzata sia ad intercettare, in via preventiva, cioè in relazione ad un determinato scenario che è
stato considerato come il più probabile, le competenze fondamentali che caratterizzano
l’evoluzione dei comparti, sia ad offrire orientamenti al sistema dell’education a supporto di tale
evoluzione.
Prima di prospettare come le dinamiche identificate dal gruppo degli esperti (concorrenza ed
internazionalizzazione, fattori demografici, sociali, culturali, fattori tecnologici e fattori
istituzionali) impattino sul sistema delle professioni, è opportuno premettere alcuni elementi
fondamentali ai fini della comprensione di quali materiali di analisi vengano utilizzati e dove
guardare per definire con maggiore dettaglio i cambiamenti attesi in relazione alle competenze e
le professioni.
Questo presuppone la necessità di enunciare che cosa si intenda qui per competenza, figura
professionale e Classificazione delle professioni.
Il costrutto di competenza è sempre più rilevante, in Italia e in Europa, nelle policies del lifelong e
lifewide learning, ed è alla base della programmazione dell’offerta formativa nelle scuole di ogni
ordine e grado, nella formazione professionale e nelle università, nonché nelle pratiche di
orientamento e di incrocio tra domanda e offerta di lavoro e, infine, nella gestione delle risorse
umane nelle imprese.
Ai fini della nostra ricerca facciamo riferimento qui a quanto contenuto nel D.Lgs. 16/01/2013, n.
122
1326 ove la competenza è definita come “…capacità di utilizzare, in situazioni di lavoro, di studio o
nello sviluppo professionale e personale, un insieme strutturato di conoscenze e di abilità acquisite
nei contesti di apprendimento formale, non formale o informale”.
La competenza ha, peraltro, una natura fortemente soggettiva, dinamica e processuale.
Nell’ambito dell’apprendimento permanente essa indica la capacità che ogni persona possiede di
“mobilitare” le proprie risorse in rapporto ad un contesto, al fine di prendere in carico determinati
compiti, combinando dinamicamente saperi e skill27. La competenza, così intesa, facilita l’esercizio
previsionale nel quale ci siamo impegnati in quanto non ingessa il lavoro di analisi in uno schema
precostituito, ma bensì lo lascia aperto, declinandolo come un cambiamento a cui tendere, nel
caso in cui, si concretizzi lo scenario, ad oggi, scelto solo in quanto ritenuto il più probabile.
Le competenze ‐ assieme ai compiti, alle condizioni e al livello di esercizio relativo al contesto
professionale di riferimento ‐ concorrono a determinare i contenuti di una specifica figura
professionale all’interno della più generale classificazione delle professioni28.
A sua volta, la classificazione delle professioni fornisce, come vedremo, un linguaggio “di base”
condiviso, da utilizzare per la descrizione delle professioni potendone, per tale via, confrontare nel
tempo e nello spazio le caratteristiche salienti.
Inoltre, sia le figure professionali sia la classificazione delle professioni, sono costrutti ad un
elevato livello di astrazione se messi in relazione con le attività effettivamente eseguite al fine di
produrre un determinato bene o servizio.
26
D. Lgs. 13/2013 “Definizione delle norme generali e dei livelli essenziali delle prestazioni per l'individuazione e validazione degli apprendimenti non formali e informali e degli standard minimi di servizio del sistema nazionale di certificazione delle competenze, a norma dell'articolo 4, commi 58 e 68, della legge 28 giugno 2012, n. 92. (13G00043) (GU Serie Generale n.39 del 15‐2‐2013)”. 27
La definizione presente nel Dgls 13/13 va integrata da quanto previsto dalla RACCOMANDAZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 23 aprile 2008 sulla costituzione del Quadro europeo delle qualifiche per l'apprendimento permanente (Testo rilevante ai fini del SEE) (2008/C 111/01) che definisce sia le competenze, descritte in termini di autonomia e responsabilità, direttamente connesse alle conoscenze e alle abilità che ne completano la corretta contestualizzazione. La Raccomandazione utilizza le seguenti definizioni: «conoscenze»: risultato dell'assimilazione di informazioni attraverso l'apprendimento. Le conoscenze sono un insieme di fatti, principi, teorie e pratiche relative ad un settore di lavoro o di studio. Nel contesto del Quadro europeo delle qualifiche le conoscenze sono descritte come teoriche e/o pratiche; «abilità»: indicano le capacità di applicare conoscenze e di utilizzare know-how per portare a termine compiti e risolvere problemi. Nel contesto del Quadro europeo delle qualifiche le abilità sono descritte come cognitive (comprendenti l'uso del pensiero logico, intuitivo e creativo) o pratiche (comprendenti l'abilità manuale e l'uso di metodi, materiali, strumenti); «competenze»: comprovata capacità di utilizzare conoscenze, abilità e capacità personali, sociali e/o metodologiche, in situazioni di lavoro o di studio e nello sviluppo professionale e personale. Nel contesto del Quadro europeo delle qualifiche le competenze sono descritte in termini di responsabilità e autonomia. 28
A partire dal 2011 l'Istat (http://www.istat.it/it/archivio/18132) ha adottato la nuova classificazione delle professioni CP2011, frutto di un lavoro di aggiornamento della precedente versione (CP2001) e di adattamento alle novità introdotte dalla International Standard Classification of Occupations ‐ Isco08. La classificazione CP2011 fornisce uno strumento per ricondurre tutte le professioni esistenti nel mercato del lavoro all'interno di un numero limitato di raggruppamenti professionali, da utilizzare per comunicare, diffondere e scambiare dati statistici e amministrativi sulle professioni, comparabili a livello internazionale; tale strumento non deve invece essere inteso come uno strumento di regolamentazione delle professioni.
123
Tuttavia, la loro descrizione, nonostante sia costruita con criteri classificatori (astrazione)
tendenzialmente rigidi, non impedisce di prefigurare i cambiamenti nelle competenze che li
costituiscono, osservate attraverso i principali ruoli e azioni distintivi di ogni singola professione.
Al fine di anticipare i cambiamenti delle competenze professionali è stato necessario mappare le
figure professionali ‐ come aggregato informativo e riassuntivo di attività, compiti, conoscenze e
capacità, etc. – rientranti nel perimetro dei due comparti oggetto di studio e, successivamente,
inferire le possibili trasformazioni partendo dallo scenario 2020 prefigurato durante il lavoro di
ricerca realizzato insieme agli esperti.
6.1 Implicazioni del nuovo scenario: principali competenze emergenti
Nel precedente capitolo 5 (par. 5.2), dedicato ad una sintesi ragionata dei trend e dei drivers
caratteristici dei cambiamenti attesi nei prossimi anni nei due comparti oggetto di studio, sono
state individuate le principali dinamiche all’interno delle quali tali cambiamenti possono essere
osservati in termini di competenze, abilità, conoscenze comportamenti organizzativi.
Abbiamo preferito, prima di arrivare alla selezione delle competenze che più sembrano
caratterizzare i cambiamenti (di scenario) attesi e alla selezione delle Unità professionali
maggiormente coinvolte, arricchire la descrizione soffermandoci su due livelli intermedi di analisi.
Attraverso il primo livello intermedio di analisi abbiamo raggruppato il fabbisogno di competenze,
abilità e conoscenze delineato dalle dinamiche emergenti in vere e proprie famiglie (es.
competenze, sociali, orientamento a, etc.) utili a descrivere con più immediatezza, e ad un più
elevato livello di sintesi (meso), le trasformazioni principali che, in futuro, caratterizzeranno il
capitale umano dei due comparti.
Attraverso il secondo livello intermedio di analisi abbiamo inteso, invece, mettere in relazione le
principali professioni o meglio, famiglie professionali, (es. managers, ingegneri, operatori, etc.) con
le competenze maggiormente coinvolte dai cambiamenti individuati. Come vedremo molte delle
competenze sono presenti e distribuite su più professioni anche se a differenti livelli di importanza
e di impatto nell’organizzazione del lavoro individuale.
Questo percorso più analitico sulle principali professioni ha avuto il pregio di facilitare l’estrazione
finale delle principali competenze emergenti in base alle quali sono state poi, con maggiore
sicurezza, selezionate le Unità Professionali (qui Par. 6.2.) che si è ritenuto essere maggiormente
coinvolte dall’insieme dei processi descritti.
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Tali Unità costituiscono, com’è noto, l’insieme delle figure professionali in relazione alle quali si
procederà alla specifica riscrittura delle Schede Professionali.
La Tavola seguente dà conto del I livello intermedio di analisi.
I principali cambiamenti attesi in relazione alle conoscenze, ai comportamenti organizzativi e alle principali famiglie di competenze
Conoscenze Legislazione, ambiente, sicurezza, contrattazione, lingua straniera, E-skills, Marketing, conoscenza tecnica generale, dei prodotti e dei processi, conoscenza intersettoriale.
Competenze sociali Lavorare in gruppo, empatia (ascolto e comprensione), comunicazione, capacità di fare rete, lingua, approccio interculturale
Competenze orientate al problem-solving
Capacità di analisi dei dettagli, multiskilling, interdisciplinarietà degli approcci, capacità di “intraprendere”, creatività.
Competenze orientate al self-management
Capacità di pianificazione, capacità di gestione del tempo e dello stress, flessibilità, capacità di approcci multipli e concomitanti.
Competenze di natura manageriale
Approccio strategico e di visione, orientamento al coaching e al team building, orientamento al cambiamento, alla qualità, al miglioramento continuo.
Competenze orientate all’ imprenditorialità
Orientamento al cliente e all'innovazione, spiccata comprensione del core business, trend-setting e trend-spotting.
La tabella seguente dà conto del II livello intermedio di analisi Relazione tra principali professioni presenti nei comparti e conoscenze e competenze richieste
MANAGERS
Competenze manageriali in senso lato che facilitino la comprensione dei cambiamenti delle relazioni tra domanda e offerta e supportino la capacità di sviluppo di nuovi business e di ottimizzazione dei processi.
Competenze sociali che ispirino le persone/dipendenti/collaboratori alla crescita personale e al cambiamento in risposta alla grande frammentazione dei mercati e la rapida nascita di nuovi mercati connessa alla obsolescenza di molti ambiti/settori di mercati tradizionali.
Competenze che potenzino la capacità di visione e di approntamento di strategie a medio e a lungo termine, soprattutto in considerazione di trend di sviluppo di mercati in continua evoluzione insieme all'emergere continuo di mercati di nicchia.
Competenze che supportino la ricerca di collegialità dei processi decisionali appare fondamentale in ragione dell'ampia gamma di fattori e processi da tenere in considerazione per muoversi in direzione del cambiamento.
Competenze centrate, a tutti i livelli, su un approccio multiculturale accompagnato da solide e crescenti basi di comunicazione in lingue straniere a supporto della tendenza all'off-shoring e all'outsourcing.
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Competenze di self-management a supporto della necessità di lavorare sotto pressione e in condizioni di competitività crescente.
La conoscenza tecnica specifica dei processi va ad associarsi alle competenze più squisitamente manageriali. Essa va a sostenere la comprensione e la capacità di giudizio sulle direzioni del business game.
Le competenze informatiche appaiono, comunque importanti anche per i managers.
INGEGNERI DELLA PRODUZIONE
Conoscenze tecniche specifiche (processi organizzativi e della produzione, caratteristiche specifiche dei prodotti) e di contesto (legislazione, sicurezza, ambiente, forme contrattuali) che devono potersi associare alla conoscenza delle business views e della domanda del cliente.
Conoscenze in ambito regolativo, organizzativo, economico orientate alla crescita dell'orientamento aziendale (in alcuni casi alla acquisizione e/o realizzazione di nuovi brevetti).
L'innovazione è sempre più organizzata attorno a processi e gruppi di lavoro fortemente orientati all'interdisciplinarietà e fondati su approcci di cooperative learning su basi di conoscenza sempre più ampie e in continuo rinnovamento tematico e tecnico.
La conoscenza incorporata nella professione deriva, sempre più, da una collaborazione tra centri di ricerca, imprese e università. I processi di innovazione sono promossi da queste tipologie di networks.
Competenze sociali, linguistiche e interculturali, nonchè spiccate doti comunicative.
L'invenzione e l'uso di nuovi materiali, potenzialmente rischiosi per l'ambiente e per la salute presuppone la crescita di un approccio fortemente orientato allo sviluppo del risk management.
Curiosità e orientamento allo studio interdisciplinare devono guidare lo sviluppo professionale.
Occorrono precisi orientamenti di ricerca in direzione di processi e prodotti bio-based.
Tossicologia e nanotecnologie rappresentano nuove frontiere conoscitive
Capacità di diagnosi e supporto alla scelta del Supply Chain.
Competenze di management nell'acquisto e utilizzo di brevetti necessari allo sviluppo aziendale.
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INGEGNERI E QUADRI PER LA RICERCA&SVILUPPO
Orientamento alla ricerca con una spiccata capacità di comprensione delle traiettorie dell'innovazione di base, di nuovi prodotti e processi, e/o di natura incrementale.
L'innovazione si caratterizza come un processo aperto, multidisciplinare. È richiesta la capacità di rapportarsi a contesti variabili e a differenti tipologie di partners. network-based Knowledge.
Sviluppare la capacità di cross fertilization tra impresa e università. Sempre più richiesta capacità di internalizzare nell'impresa quanto realizzato dalle università, così come la capacità di promuovere l'impresa presso le università.
Tale approccio stimola la crescita di competenze sociali, linguistiche e interculturali, nonchè più spiccate doti comunicative.
Cruciali appaiono anche le competenze digitali, soprattutto in direzione della necessità di lavorare su modelli previsionali, anticipazioni degli esiti, descrizione di scenari possibili con il supporto con la modellistica E-based.
SUPPLY CHAIN MANAGEMENT (SCM)
La convergenza nel SCM di competenze legate agli acquisti, alle vendite e alla logistica chiama la necessità di un rafforzamento delle conoscenze relative ai tre ambiti di provenienza.
Sono richiesti titoli anche universitari dedicati e specifici, oltre che la conoscenza della regolazione sul Commercio internazionale, conoscenza della regolazione contrattuale internazionale nonché conoscenze di natura finanziaria.
Sono specificatamente richieste sia elevate competenze linguistiche sia spiccate E-skill per poter utilizzare portali di acquisto.
I professional del SCM sono sempre più esposti alla necessità di lavorare in condizioni di stress dovuti al gap temporale (lack of time) e di conoscenza insito nelle transazioni via web.
ACCOUNTING & FINANZA (SOLO GRANDI IMPRESE AD
ELEVATA ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE)
Saranno sempre più richieste competenze organizzative di impresa orientate alle attività finanziarie e al bookeeping.
Saranno richieste specifiche conoscenze relative alla regolazione finanziaria internazionale.
Saranno indispensabili E-skills per gestire i processi necessari via web.
Sono richieste, anche in questo caso, competenze sociali, linguistiche e interculturali spiccate oltre quelle di self-management.
VENDITA &MARKETING
Competenze imprenditoriali connesse alla capacità di funzionare come "antenna" aziendale si combinano alla capacità di individuare
mercati di nicchia;
strategie di difesa in relazione ai nuovi competitors,
strategie di penetrazione in nuovi mercati
Non eludibile sarà la conoscenza di dettaglio di processi e prodotti (modularizzazione processi e componentistica prodotti) per favorire la loro collocabilità di mercato e/o la loro vendita.
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Sono richieste, competenze sociali, linguistiche e interculturali spiccate oltre quelle di self-management.
Sarà sempre più necessario il lavoro di gruppo, l'interdisciplinarietà dell'approccio alla diffusione dei prodotti e alla comprensione delle dinamiche di mercato emergenti.
E-skills necessarie all'utilizzo crescente di programmi automatizzati per l'acquisto e la vendita.
Si necessiterà sempre più di una conoscenza adeguata dei processi di salvaguardia della salute e dell'ambiente nonché dei rischi connessi all'uso diffuso di nuovi prodotti e/o tecnologie (risk management).
IT PROFESSIONALS
Sviluppo di competenze di supporto infrastrutturale e gestionale ai differenti processi produttivi di impresa.
Crescita delle capacità diagnostiche in relazione ai sistemi informatici attivi in funzione di una loro migliore integrazione.
Miglioramento delle capacità di fornire soluzioni orientate al cliente basate.
Capacità elevata di integrazione tra risorse in house e risorse in outosourcing.
Potenziamento delle competenze linguistiche, di approccio interculturale.
Sviluppo del self-management.
Crescente attenzione al risk managment di processi e prodotti IT, anche di quelli legati alla segretezza dei prodotti e dei brevetti.
Capacità di collaborare con il management dedicato alla sicurezza aziendale
FUNZIONI DI STAFF A SUPPORTO DELLE FIGURE
PRECEDENTI
Le richieste in termini di nuove competenze vanno in direzione della crescita dell'autonomia, dello spirito di iniziative, della capacità di programmazione, nonché dalla capacità di lavorare in condizioni di stress organizzativo.
In crescita significativa le richieste di una acquisizione di competenze relazionali e linguistiche, nonché la capacità di adattamento e la flessibilità e la capacità di lavorare in gruppi sia peer to peer sia gerarchizzati (assistenti di direzione)
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OPERATORI DELLA PRODUZIONE
L'aggiornamento e la continua manutenzione delle conoscenze tecniche appare il processo a cui dare attenzione in maniera prioritaria.
Conoscenza di nuovi apparati e di nuovi processi.
Crescente attenzione alla conoscenza di norme e comportamenti pro-attivi in materia di sicurezza ambientale, aziendale e salute della persona.
Adeguato e crescente bisogno di manutenzione delle E-skill.
Promozione a tutti i livelli di una adeguata conoscenza delle catene essenziali dei processi produttivi attivati e controllati allo scopo di migliorare le competenze diagnostiche e di autocorrezione.
Flessibilità ed elevata capacità di adattamento ai differenti contesti lavorativi.
Miglioramento delle competenze relazionali e quelle di gestione dello stress.
Potenziamento delle capacità decisionali e della propria autonomia lavorativa.
Miglioramento della percezione della catena delle responsabilità e degli ambiti di collaborazione verticali e orizzontali.
OPERATORI GENERICI DI PRODUZIONE
Più competenze di base per tutti.
Molti di questi lavoratori sono in outsourcing.
Questo tende a definire diverse relazioni tra le aziende utilizzatrici e aziende fornitrici in materia di competenze e formazione dei lavoratori da utilizzare
Le Tavole riportate ci hanno permesso di identificare, da una parte, le principali famiglie di
competenze caratteristiche dei cambiamenti previsti dallo scenario prefigurato al 2020 dall’altro,
di selezionare e ridefinire con maggiore precisione le competenze ritenute maggiormente
significative e utili a descrivere quei cambiamenti attesi.
Tali competenze sono state, infatti, estratte anche a partire grazie al lavoro preliminare di analisi
appena descritto e anche in considerazione dalla ricorsività di taluni processi che, come abbiamo
visto, erano già opportunamente sintetizzati nella Tavola X come tipici ed identificativi dei
cambiamenti attesi.
Le competenze sono state declinate, come previsto dalla stessa definizione come capacità di agire
in un contesto dato che abbiamo sintetizzato nella forma “essere in grado di”.
Di seguito l’elenco delle competenze individuate dal gruppo degli esperti.
Essere in grado di trasferire costantemente set di nuovi saperi all’interno dei processi
produttivi, organizzativi e di ricerca
Essere in grado di interagire positivamente in contesti interculturali e multidisciplinari
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Essere in grado di comprendere e di utilizzare in ambiti di coordinamento e gestione, i processi
relativi all’approvvigionamento, alla vendita, alla logistica e alla produzione e le loro
interconnessioni
Essere in grado di promuovere e gestire processi interni ed esterni all’azienda in direzione di
una crescente capacità di internazionalizzazione
Essere in grado di realizzare soluzioni aziendali orientate al miglioramento della salute,
sicurezza e sostenibilità ambientale
Essere in grado di interpretare e applicare normative generali e specifiche in relazione al
sistema aziendale locale, nazionale e internazionale
Essere in grado di accompagnare i cambiamenti e valutare i risultati dei processi aziendali a
partire da una matrice di obiettivi e di metodi
Essere in grado di sviluppare approcci orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo
Essere in grado di prendere decisioni in relazione al proprio contesto di riferimento migliorando
la capacità di acquisizione di set informativi pertinenti in tempi utili
Essere in grado di utilizzare i sistemi informativi nella gestione e sviluppo dei processi aziendali
Essere in grado di riconoscere, applicare, promuovere modelli e metodologie proprie del
linguaggio tecnico-scientifico
Essere in grado di promuovere e sostenere processi produttivi, organizzativi e culturali fondati
su una costante valorizzazione delle dinamiche relazionali locali
Riesaminiamo ora ciascuna competenza prefigurata illustrandone i principali nessi con i fattori di
cambiamento descritti fornendone, per ognuna di esse, una più precisa chiave di lettura.
Essere in grado di trasferire costantemente set di nuovi saperi all’interno dei processi produttivi,
organizzativi e di ricerca
I comparti chimico e farmaceutico sono stati ampiamente identificati, nell’analisi di scenario, come
knowledge based. Con questa espressione si è voluto richiamare la tendenza costante ad utilizzare
un elevato contenuto di conoscenza nelle pratiche aziendali a tutti i livelli. Come sappiamo, nel
tempo questo ha portato ad una caratterizzazione “high skilled” dei due comparti nei quali lavora
una percentuale elevata di diplomati e laureati (in relazione a quanto accade negli altri settori
130
industriali). Le imprese chimiche e farmaceutiche sono attraversate costantemente da dinamiche
fortemente orientate al trasferimento e all’internalizzazione nei processi, nei prodotti nonché
nelle pratiche organizzative di insiemi di saperi nuovi, il cui utilizzo diviene, in breve tempo,
condizione necessaria o al miglioramento della competitività o, comunque, al mantenimento della
propria posizione di mercato. La capacità di favorire, a tutti i livelli e nel più breve tempo
possibile, l’accesso a nuove e più ricche basi di conoscenza si costituisce come una competenza
strategica per la crescita dei due comparti.
Essere in grado di interagire positivamente in contesti interculturali e multidisciplinari
La forte esposizione internazionale sia in relazione ai mercati di sbocco dei prodotti, sia in
relazione ai cambiamenti più o meno repentini degli assetti proprietari e delle configurazioni
aziendali (in Italia e all’estero), sia in relazione alla partecipazione a forme di cooperazione di
mercato e/o di ricerca di natura reticolare, determinano una crescente necessità di acquisire
specifiche competenze per gestire la complessità di tali processi dal forte contenuto innovativo.
Esse devono consentire di entrare con maggiore facilità in relazione con gli altri in ambienti dove, a
partire da un più agevole uso di lingue veicolari (l’inglese, ma non solo), si possano tessere
relazioni significative improntate alla comprensione delle categorie culturali, delle aspirazioni, dei
metodi, degli strumenti in uso delle persone con le quali si entra in contatto. Questa
comprensione diventa la conditio sine qua non dell’efficacia e, in ultima analisi della qualità stessa
del business che si intende realizzare.
Essere in grado di comprendere e di utilizzare in ambiti di coordinamento e gestione, i processi
relativi all’approvvigionamento, alla vendita, alla logistica e alla produzione e le loro
interconnessioni
I processi relativi all’approvvigionamento, alla vendita, alla logistica e alla produzione fanno parte
di un insieme di eventi che caratterizzano sempre più la vita aziendale, determinando, in ultima
analisi, il successo stesso dell’azienda. Il decentramento della produzione e dei processi di acquisto
e vendita della componentistica, delle materie prime, di servizi alla clientela, la necessità di ridurre
al minimo le scorte per evitare una eccessiva immobilizzazione del capitale circolante, spingono
principalmente in due direzioni.
La prima più squisitamente di natura conoscitiva vorrebbe di molto accresciute le conoscenze
diffuse sui prodotti e sui servizi acquistati e venduti allo scopo di migliorarne l’analisi del
131
fabbisogno e la collocabilità. Conseguenza immediata di questo processo è l’accorciamento della
filiera conoscitiva sui prodotti e servizi. La conoscenza dei beni e dei servizi acquistati e venduti
deve essere, in generale, più elevata e rappresentare una parte del contenuto professionale di
numerose figure professionali apicali e non che, al di là delle proprie specializzazioni, devono
potersi scambiare rapidamente informazioni essenziali a sostegno dei processi decisionali basati
sulla conoscenza di dettaglio del bene da acquisire e/o da vendere.
Questo spinge, in parte, anche a riconsiderare le modalità di trasferimento delle informazioni
nell’azienda e tra le aziende e le modalità con le quali vengono depositate (ad esempio - in pochi
grandi contenitori o molto e più accessibili presidi) e promuove la presenza di significative e
accresciute basi di conoscenza settoriale nel profilo professionale di tutti coloro che fanno parte
delle filiera professionale individuata.
La seconda direzione verso la quale muove lo sviluppo della competenza analizzata è un
accrescimento significativo del contenuto manageriale delle attività svolte attorno ai processi
individuati qui. Ci riferiamo, quindi, al miglioramento della capacità manageriali tout court, quindi
di visione, di decisione, di self-management, ma soprattutto alle accresciute competenze per il
coordinamento e la reciproca integrazione di processi a volte molto differenti e distanti tra loro
nonché di interconnessione di processi situati su filiere attuative differenti (es. acquisto delle
materie prime e distribuzione di un determinato prodotto/servizio).
Essere in grado di promuovere e gestire processi interni ed esterni all’azienda in direzione di una
crescente capacità di internazionalizzazione
I comparti della chimica e della farmaceutica sono da tempo caratterizzati da una forte e crescente
internazionalizzazione sia in termini di assetti proprietari, sia di localizzazione della produzione, sia
in relazione alle caratteristiche dei mercati di beni e servizi a cui essi sono soliti riferirsi. Questo
processo è destinato a proseguire e rappresenta uno dei trend più consolidati che qualificano i
comparti oggetto di studio. Pur con le dovute differenze, sulle quali non ci soffermiamo qui, tra il
settore chimico e quello farmaceutico, il consolidamento di tutte le competenze che definiamo
genericamente interne alla filiera dei processi di internazionalizzazione passa soprattutto per i)
una maggiore e migliore conoscenza dei mercati sia di approvvigionamento sia di sbocco; ii) per
una crescita significativa della capacità (manageriale, linguistica, di fare rete e promuovere
collaborazioni) di tessere relazioni con imprese di altri Paesi; iii) per il miglioramento della capacità
di individuare, a partire dal possesso di specifici assets interni o limitrofi alla propria azienda, aree
nelle quali impiantare nuove e remunerative attività industriali e/o intercettare nuove
132
opportunità. Corollario evidente di questa tendenza è la spinta verso una più spiccata capacità di
reperimento di informazioni cruciali sui processi, sui luoghi, sulle opportunità che favoriscono
l’internazionalizzazione stessa dell’azienda.
Essere in grado di realizzare soluzioni aziendali orientate al miglioramento della salute, sicurezza
e sostenibilità ambientale
I comparti oggetto di studio sono da molti anni caratterizzati da un trend positivo in relazione
all’infortunistica e alla sicurezza aziendale. Inoltre, da anni, l’investimento in relazione alla tutela e
sostenibilità ambientale della produzione ha rappresentato il mood prevalente che ha ispirato e
accompagnato la profonda ristrutturazione e l’attuale caratterizzazione dei due comparti. Tutto
ciò premesso, va detto qui che gran parte dei fattori tecnologici e di innovazione individuati si
snodano attorno agli ambiti caratteristici di questa competenza. Ci riferiamo allo sviluppo della
chimica verde e alle sperimentazioni industriali, allo sviluppo di attività di bonifica e il recupero
ambientale e produttivo dei siti dismessi, la crescita di processi produttivi legati
all’efficientamento energetico e, non ultimo, all’allungamento alla gestione dei rifiuti della catena
produttiva. Ad esse va aggiunta la tendenza già evidente a investire in direzione di una crescente
attenzione specifica al risk management che si afferma come un trend emergente tra le aree
gestionali delle imprese.
Essere in grado di interpretare e applicare normative generali e specifiche in relazione al sistema
aziendale locale, nazionale e internazionale
La spinta verso l’internazionalizzazione e, quindi, verso una maggiore e migliore conoscenza dei
vincoli e delle risorse presenti nei differenti sistemi regolativi locali, la crescita esponenziale futura
in relazione agli adempimenti legati al Reach e alle altre normative Ue, Clp, e il costante
aggiornamento della normativa in materia di impatto ambientale, sicurezza e normativa del lavoro
spingono in direzione della acquisizione, a tutti i livelli della filiera professionale e gestionale
aziendale di una crescita esponenziale delle capacità di interpretazione e di un uso virtuoso e non
solo vincolistico della regolazione settoriale, anche al fine di individuare significativi, seppur
temporanei, vantaggi competitivi.
133
Essere in grado di accompagnare i cambiamenti e valutare i risultati dei processi aziendali a
partire da una matrice di obiettivi e di metodi
E’ questa una competenza che, seppur all’apparenza appare tipicamente di natura manageriale,
contiene in sé molti elementi per essere pensata, se intesa in senso ampio, come interagente con
differenti livelli e profili professionali. Essa implica, infatti, al di là della specifica formulazione qui
utilizzata, la necessità di elevare il grado di progettualità della propria attività lavorativa che deve
poter essere pensata in maniera più strutturata come una matrice obiettivi/risultati rispetto alla
quale mobilitare risorse personali e organizzative per un più efficace fine tuning dei cambiamenti
presupposti e attesi dalla matrice stessa. Appare altrettanto evidente che, implicita/connaturata a
questa capacità di valutazione del rapporto tra le azioni e le loro conseguenze c’è la crescita della
fondamentale capacità di autodiagnosi che, più di tutte, può promuovere strategie di
riposizionamento individuale in relazione alle proprie specifiche tasks professionali.
Essere in grado di sviluppare approcci orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo
La crescita della consapevolezza della propria posizione all’interno dell’organizzazione e la
connessione tra autopercezione e azione sono elementi fondanti dell’organizzazione che
apprende. A sua volta la percezione del contesto di riferimento della propria azione/attività
professionale può essere alla base di strategie fondate sulla scomposizione e ricomposizione delle
proprie azioni professionali. Esse sono alla base dell’individuazione degli snodi rilevanti attorno ai
quali si genera miglioramento continuo della propria prestazione. Quindi migliorare l’autodiagnosi
e la percezione del sè professionale per individuare strategie di miglioramento futuro più efficaci è
una competenza che può e deve essere sviluppata a tutti i livelli aziendali diventando più che una
competenza un modo di vedere e di autopercepire la propria mission all’interno della
organizzazione di riferimento.
Essere in grado di prendere decisioni in relazione al proprio contesto di riferimento migliorando
la capacità di acquisizione di set informativi pertinenti in tempi utili
Questa competenza pone in evidenza la spinta verso il miglioramento delle proprie capacità
decisionali agendo anche su una più precisa e cosciente percezione del sistema delle
responsabilità aziendali. Al tempo stesso, una più diffusa e sviluppata capacità di decidere
richiama la necessità di approvvigionarsi di buone informazioni utili alla decisioni, miglioramento,
allo stesso tempo, la qualità tecnica della raccolta e della distribuzione delle informazioni rilevanti
134
in merito ai processi aziendali, ai differenti livelli di responsabilità. Ciò nondimeno, la definizione
mette in evidenza la rilevanza dei tempi all’interno dei quali l’acquisizione delle informazioni e il
loro utilizzo a fini decisionali debbano trovare il proprio spazio realizzativo. Nel parlare di tempi
utili ci si riferisce, pertanto, alla necessità di garantire una adeguata qualità dei processi decisionali
agiti in condizioni di elevata incertezza degli esiti e in condizione di estrema brevità dei tempi con i
quali le decisioni stesse devono poter essere prese (self management).
Essere in grado di utilizzare i sistemi informativi nella gestione e sviluppo dei processi aziendali
La spinta al miglioramento della qualità dei sistemi informativi deve associarsi allo sviluppo
adeguato delle capacità di utilizzo delle informazioni stesse. Tale competenza si alimenta
attraverso il miglioramento della capacità stessa di selezionare le rilevanze informative relative ai
processi/servizi/prodotti interni ed esterni all’azienda e di utilizzarle a fini decisionali. Questo
processo richiama, altresì, la necessità di investire nella qualità della progettazione dei sistemi
informativi che è alla base del loro più efficace utilizzo da parte di tutti. Va da sé il richiamo ad una
più approfondita conoscenza del funzionamento dei sistemi informativi e delle loro potenzialità di
integrazione della dimensione gestionale/decisionale dell’azienda, integrazione che non può fare a
meno della crescita generalizzata e costante, a tutti i livelli aziendali, delle skill informatiche.
Essere in grado di riconoscere, applicare, promuovere modelli e metodologie proprie del
linguaggio tecnico-scientifico
Lo sviluppo di ambienti aziendali knowledge and learning based appare essere un elemento
strategico per la competizione globale. La capacità di intercettare, definire e rendere disponibili
per l’attività lavorativa e per la ricerca modelli improntati al linguaggio tecnico scientifico è, con
tutta evidenza, una delle prerogative caratterizzanti i comparti chimico e farmaceutico. Se
pensiamo alla caratteristica non discovery, quindi localizzata e ad alta intensità di impego di
risorse, della ricerca che verrà promossa in questi comparti nel prossimo futuro, appare di
strategico interesse che si costituisce come valore aggiunto, la capacità di permeare l’intera vita
aziendale di competenze orientate alla promozione del linguaggio e della modellistica science
based.
Questo può produrre effetti rilevanti sulla rapidità, l’efficacia e l’efficienza con la quale le imprese
trasformano, al proprio interno, funzioni e processi, vitali per l’internalizzazione a tutti i livelli dei
contenuti e nei metodi che contraddistinguono, nel tempo, i materiali d’uso corrente. Questo
135
cambiamento, seppure coinvolge più direttamente le professionalità che presidiano i processi più
squisitamente basati sui sistemi di conoscenza aziendali sostiene, altresì, l’intera organizzazione in
più ampi processi di apprendimento di valenza strategica (organizzazione che apprende)
Essere in grado di promuovere e sostenere processi produttivi, organizzativi e culturali fondati
su una costante valorizzazione delle dinamiche relazionali locali
La costante capacità di ancoraggio alle dinamiche economiche locali e la capacità di dialogare con
differenti tipologie di attori sono quelle che possiamo definire capacità orientate a potenziare e
migliorare l’embeddedness dell’azienda in determinati territori. Il controllo e la modifica creativa di
dinamiche di governance, istituzionali e partenariali si fondano su spiccate competenze relazionali
degli attori implicati, sulla capacità che essi hanno di condividere valori, di lasciarsi incuriosire dalla
diversità e di percepire, in tutta la sua articolazione e complessità, il milieu territoriale su cui
imbastire le proprie rilevanze economiche e organizzative. Elementi quali la responsabilità sociale
dell’impresa in relazione allo sviluppo locale, il contributo alla sostenibilità, a tutti i livelli, dei
processi economici e di lavoro, la valorizzazione delle eccellenze locali unite alla capacità di
cogliere e internalizzare (in maniera originale) le innovazioni e le potenzialità provenienti dal
territorio per portarle a differenti livelli scala, sono competenze uniche che alla vocazione
manageriale aggiungono la sensibilità tipica del geografo sociale e del imprenditore innovativo.
6.2 Le figure professionali coinvolte dal cambiamento
Se queste sono le competenze che appaiono strategiche e aiutano a qualificare i trend e i driver
tipici dello scenario prescelto attraverso l’attività di ricerca, il passaggio fondamentale è, a questo
punto, quello di rapportarle alla organizzazione del lavoro reale.
Nel nostro caso si tratta, quindi, di verificare i cambiamenti promossi dalle competenze
individuate sulle caratteristiche di specifiche professioni (Unità Professionali).
Come già anticipato nell’introduzione di questo studio, e anche all’inizio del presente capitolo, il
criterio ordinatore delle informazioni sulle professioni del sistema informativo “Professioni,
occupazione e fabbisogni”, è costituito dalla Nomenclatura e classificazione delle Unità
Professionali.
Ne consegue che le figure professionali dei comparti chimico e farmaceutico esaminate alla luce
del plausibile mutamento anticipato con lo scenario, sono state ricondotte alle Unità Professionali
presenti nel sistema di classificazione nazionale.
136
Quindi, il gruppo degli esperti ha individuato le Unità professionali su cui stimare i principali
cambiamenti estraendole da un insieme molto più ampio.
Tale insieme è composto delle unità professionali riconosciute sino ad oggi come direttamente
afferenti ai due comparti anche se, come si potrà osservare facilmente, non possono tutte essere
considerate tipiche dei comparti. E’ fuori di dubbio, infatti, come la migliore gestione del capitale
umano, dei processi decisionali, dei sistemi di acquisto e di vendita possano trovare nei comparti
analizzati specifiche declinazioni all’interno, però, di un generale sviluppo di quella determinata
professione, sviluppo probabilmente significativo anche in altri settori. Ciò premesso, come
vedremo, quelle unita professionali, non solo chimiche e/o farmaceutiche, assumono in questi
comparti una valenza specifica e fondante che ha guidato la selezione operata dal gruppo degli
esperti.
La tavola seguente contiene, quindi, sia l’elenco esaustivo delle professioni rinvenibili nei due
comparti29, sia, individuate con un differente colore, le 13 Unità selezionate per la riscrittura finale
delle Schede professionali.
Unità professionali afferenti al settore della chimica e della farmaceutica30 Codice Unità Professionale
1.2.1.2.0 Imprenditori e amministratori di grandi aziende che operano nell'estrazione dei minerali, nella manifattura, nella produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua e nella gestione dei rifiuti
1.2.2.2.0 DIRETTORI E DIRIGENTI GENERALI DI AZIENDE CHE OPERANO NELLA MANIFATTURA, NELL'ESTRAZIONE DEI MINERALI, NELLA PRODUZIONE E DISTRIBUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA, GAS, ACQUA E NELLE ATTIVITÀ DI GESTIONE DEI RIFIUTI
1.2.3.2.0 DIRETTORI E DIRIGENTI DEL DIPARTIMENTO ORGANIZZAZIONE, GESTIONE DELLE RISORSE UMANE E DELLE RELAZIONI INDUSTRIALI
1.2.3.3.0 DIRETTORI E DIRIGENTI DEL DIPARTIMENTO VENDITE E COMMERCIALIZZAZIONE
1.2.3.5.0 DIRETTORI E DIRIGENTI DEL DIPARTIMENTO APPROVVIGIONAMENTO E DISTRIBUZIONE
1.3.1.2.0 Imprenditori e responsabili di piccole aziende che operano nell'estrazione di minerali, nella manifattura, nella produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua e nelle attività di gestione dei rifiuti
2.1.1.2.1 CHIMICI E PROFESSIONI ASSIMILATE
2.1.1.2.2 CHIMICI INFORMATORI E DIVULGATORI
2.1.1.4.2 Analisti di sistema
2.1.1.5.4 Specialisti in sicurezza informatica
2.2.1.5.2 INGEGNERI DEI MATERIALI
29
Seppur non con le stessa definizioni presenti tra le oltre 180 figure professionali individuate dal vigente contratto dei chimici e farmaceutici. 30
Va tenuto in considerazione che le Unità Professionali contenute in questo elenco rappresentano tutte le unità professionali rinvenibili all’interno delle imprese del settori chimico e farmaceutico. Come appare chiaro, molte di esse non sono specifiche dei due settori anche se abbiamo preferito tenerle all’interno di questo elenco di carattere più generale.
137
2.3.1.1.2 Biochimici
2.3.1.2.1 Farmacologi
2.3.1.2.2 Microbiologi
2.3.1.5.0 Farmacisti
2.5.1.3.1 Specialisti in risorse umane
2.5.1.5.1 SPECIALISTI NELL’ACQUISIZIONE DI BENI E SERVIZI
2.5.1.5.2 SPECIALISTI NELLA COMMERCIALIZZAZIONE DI BENI E SERVIZI (ESCLUSO IL SETTORE ICT)
2.5.1.5.4 Analisti di mercato
2.5.2.2.1 Esperti legali in imprese
2.6.2.1.3 Ricercatori e tecnici laureati nelle scienze chimiche e farmaceutiche
2.6.3.2.1 Professori di scienze matematiche, fisiche e chimiche nella scuola secondaria superiore
2.6.3.2.2 Professori di scienze della vita e della salute nella scuola secondaria superiore
3.1.1.2.0 TECNICI CHIMICI
3.1.3.6.0 Tecnici del risparmio energetico e delle energie rinnovabili
3.1.4.1.2 TECNICI DELLA CONDUZIONE E DEL CONTROLLO DI IMPIANTI CHIMICI
3.1.5.3.0 Tecnici della produzione manifatturiera
3.1.8.1.0 Tecnici della sicurezza degli edifici e degli impianti industriali
3.1.8.2.0 Tecnici della sicurezza sul lavoro
3.2.2.3.1 Tecnici di laboratorio biochimico
3.3.3.1.0 Approvvigionatori e responsabili acquisti
3.3.3.2.0 Responsabili di magazzino e della distribuzione interna
3.3.3.4.0 Tecnici della vendita e della distribuzione
3.3.3.5.0 Tecnici del Marketing
4.1.1.4.0 Addetti alla gestione del personale
4.3.1.1.0 Addetti alla gestione degli acquisti
4.3.1.2.0 Addetti alla gestione dei magazzini e professioni assimilate
6.2.3.3.1 Riparatori e manutentori di macchinari e impianti industriali
6.2.3.3.2 Installatori e montatori di macchinari e impianti industriali
6.2.4.2.0 Manutentori e riparatori di apparati elettronici industriali
7.1.5.1.1 Conduttori di impianti per la raffinazione del gas e dei prodotti petroliferi
7.1.5.1.2 Conduttori di impianti per la stazzatura di prodotti petroliferi
7.1.5.2.0 OPERATORI DI MACCHINARI E DI IMPIANTI PER LA CHIMICA DI BASE E LA CHIMICA FINE
7.1.5.3.1 OPERATORI DI MACCHINARI PER LA PRODUZIONE DI FARMACI
7.1.5.3.2 Operatori di macchinari per la produzione di prodotti derivati dalla chimica (farmaci esclusi)
7.1.6.2.1 Operatori di impianti di recupero e riciclaggio dei rifiuti
7.1.6.2.2 Operatori di impianti per la depurazione, la potabilizzazione e la distribuzione delle acque
7.2.7.4.4 Conduttori di macchine per movimento terra, di macchine di sollevamento e di maneggio dei materiali
8.1.3.2.0 Personale non qualificato addetto all'imballaggio e al magazzino
8.4.3.1.0 Personale non qualificato delle attività industriali e professioni assimilate
Le 13 unità professionali sono state selezionate attraverso un intenso confronto nel gruppo degli
138
esperti e individuate tra quelle all’interno delle quali sarebbe stato più utile, oltre che agevole,
rintracciare i cambiamenti che caratterizzano lo scenario prescelto. Come accennato e come il
lettore potrà verificare non si tratta di Unità professionali tutte tipiche deli comparti oggetto di
studio. Sicuramente, invece, esse sono rappresentative dei cambiamenti su cui si è deciso di
concentrare il nostro interesse.
Nella tabella che segue sono state individuate e riportate le 12 competenze (descritte nel
paragrafo 6.1) ritenute necessarie per affrontare i possibili effetti indotti dall’operare dei fattori di
cambiamento enucleati e sono state messe in relazione con i contenuti lavorativi effettivi
caratteristici delle UP riportate nel repertorio ISFOL della “Nomenclatura e classificazione delle
unità professionali”.
Tali competenze sono state osservate, al lavoro, ognuna all’interno della singola UP e
sistematizzate secondo un criterio di importanza relativa. Si è deciso cioè di individuare, all’interno
di ogni UP quale importanza, a partire dalla prospettiva di studio delineata, potrà avere quella
determinata competenza in futuro per quella specifica UP.
Nella casella di incrocio fra UP e competenza professionale compare, quindi, un indicatore che ne
identifica il livello di importanza definito come:
livello di importanza estremamente elevato (colore verde): per affrontare le modificazioni dei
compiti professionali e degli obiettivi richiesti dalla professione, il soggetto non può fare a
meno di possedere tali competenze in maniera approfondita;
livello di media importanza (colore giallo): per affrontare le modificazioni dei compiti connessi
alla UP e degli obiettivi richiesti dalla professione, il soggetto ha necessità di possedere
immediatamente gli elementi di base di tali competenze la cui acquisizione e completa
padronanza potrà essere dilazionata nel tempo ma comunque dovrà essere acquisita;
livello di sufficiente importanza (colore rosso): per affrontare le modificazioni dei compiti
connessi alla UP e degli obiettivi richiesti dalla professione, il soggetto ha necessità di possedere
gli elementi di base che caratterizzano la competenza professionale soprattutto per una
migliore comprensione e possibilità di interazione all’interno e all’esterno del posto di lavoro;
rispetto alle caselle di incrocio in cui non sono indicati valori/cambiamenti di rilievo (colore
bianco) è necessario evidenziare che al momento il gruppo degli esperti ha ritenuto che quel
tipo di competenza, per quella specifica professione, non sembra essere dotato di una rilevanza
utile da segnalare.
139
Incrocio tra le competenze individuate e le UP selezionate
Competenze selezionate
Mo
lto
imp
ortan
te
Imp
ortan
te
Po
co
imp
ortan
te
Inin
flue
nte
1.2
.2.2
.0
1.2
.3.2
.0
1.2
.3.3
.0
1.2
.3.5
.0
2.1
.1.2
.1
2.1
.1.2
.2
2.2
.1.5
.2
2.5
.1.5
.1
2.5
.1.5
.2
3.1
.1.2
.0
3.1
.4.1
.2
7.1
.5.2
.0
7.1
.5.3
.1
Essere in grado di trasferire costantemente set di nuovi saperi all’interno dei processi produttivi, organizzativi e di ricerca
A A A B A A B B A A B C
Essere in grado di interagire positivamente in contesti interculturali e multidisciplinari
A A B B A C B B B B B C C
Essere in grado di comprendere e di utilizzare in ambiti di coordinamento e gestione, i processi relativi all’approvvigionamento, alla vendita, alla logistica e alla produzione e le loro interconnessioni
B C A A C C C A B C X X X
Essere in grado di promuovere e gestire processi interni ed esterni all’azienda in direzione di una crescente capacità di internazionalizzazione
A B A B C X B B A C C X X
Essere in grado di realizzare soluzioni aziendali orientate al miglioramento della salute, sicurezza e sostenibilità ambientale
A B C C B X C X X A A B B
Essere in grado di interpretare e applicare normative generali e specifiche in relazione al sistema aziendale locale, nazionale e internazionale
B A B B B B C C B B C C C
Essere in grado di accompagnare i cambiamenti e valutare i risultati dei processi aziendali a partire da una matrice di obiettivi e di metodi
A B B B A C A C C B B X X
Essere in grado di sviluppare approcci orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo
A A A A A A A A A A A A A
Essere in grado di prendere decisioni in relazione al proprio contesto di riferimento migliorando la capacità di acquisizione di set informativi pertinenti in tempi utili
B B A A B B B A B B B B B
Essere in grado di utilizzare i sistemi informativi nella gestione e sviluppo dei processi aziendali
B B A A B B B A A B A C C
Essere in grado di riconoscere, applicare, promuovere modelli e metodologie proprie del linguaggio tecnico-scientifico
A X A B A A A B B A A C C
Essere in grado di promuovere e sostenere processi produttivi, organizzativi e culturali fondati su una costante valorizzazione delle dinamiche relazionali locali
A A C C X X X X X B B X X
Legenda
1.2.2.2.0 Direttori e dirigenti generali di aziende che operano nella manifattura, nell'estrazione dei minerali, nella produzione e distribuzione di energia elettrica, gas, acqua e nelle attività di gestione dei rifiuti
1.2.3.2.0 Direttori e dirigenti del dipartimento organizzazione, gestione delle risorse umane e delle relazioni industriali
1.2.3.3.0 Direttori e dirigenti del dipartimento vendite e commercializzazione
1.2.3.5.0 Direttori e dirigenti del dipartimento approvvigionamento e distribuzione
2.1.1.2.1 Chimici e professioni assimilate
2.1.1.2.2 Chimici informatori e divulgatori
2.2.1.5.2 Ingegneri dei materiali
2.5.1.5.1 Specialisti nell’acquisizione di beni e servizi
2.5.1.5.2 Specialisti nella commercializzazione di beni e servizi (escluso il settore ICT)
3.1.1.2.0 Tecnici chimici
3.1.4.1.2 Tecnici della conduzione e del controllo di impianti chimici
7.1.5.2.0 Operatori di macchinari e di impianti per la chimica di base e la chimica fine
7.1.5.3.1. Operatori di macchinari per la produzione di farmaci
140
I risultati degli incroci riportati nella tabella evidenziano alcuni elementi che vale la pena qui sottolineare:
una ragionevole distribuzione dei livelli di importanza delle competenze tra le UP
selezionate, ci pare la prova di una buona capacità esplicativa delle competenze
individuate. Lo scenario descritto ci parla di cambiamenti fortemente caratterizzati da
processi di natura incrementale, distribuiti in maniera diseguale tra le varie professioni e
nelle professioni. La tabella dà precisamente conto di questo;
la presenza di competenze destinate a pesare in maniera significativa (colore rosso) in
futuro in tutte le UP selezionate evidenzia anche la loro capacità di caratterizzazione
all’interno di specifiche aree professionali aziendali che, più di altre, sono coinvolte da quel
cambiamento atteso;
si è deciso, unanimemente all’interno del gruppo degli esperti, che la competenza che
descrive la spinta verso il miglioramento continuo della prestazione lavorativa fosse la
competenza che più di tutte caratterizzerà in futuro i comparti oggetto di studio;
la competenza Essere in grado di promuovere e sostenere processi produttivi, organizzativi
e culturali fondati su una costante valorizzazione delle dinamiche relazionali locali che è
quella che sembra essere meno caratterizzante le differenti UP selezionate è stata inserita
in quanto strategica per il Management aziendale e quindi discriminante per l’azione locale
(nel senso di local) dell’azienda.
Tutto ciò premesso, per la descrizione analitica dei cambiamenti che impattano sulle singole Unità professionali, e che è il prodotto ultimo della ricerca qui presentata, si rimanda alla lettura delle Schede Professionali.
6.3 Implicazioni per il sistema dell’istruzione e formazione
Passiamo ora alla descrizione delle implicazioni per il sistema dell’istruzione e la formazione
stimolate dal percorso di ricerca sin qui realizzato.
Tali implicazioni sono quelle relative allo scenario possibile finalizzato a descrivere il contributo
che il sistema dell’education può dare allo sviluppo delle competenze individuate, competenze
ritenute strategiche all’interno dello scenario che si andrà a definire nei prossimi anni.
Tale contributo andrebbe inteso, come vedremo, in senso lato cioè come offerta di opportunità di
acquisizione di conoscenze ed esercizio di competenze utili alla qualificazione, nel tempo, delle
figure professionali comprese.
Pertanto, dietro la parola opportunità, si cela un insieme di processi e strumenti che non vanno
141
rigidamente intesi come corsi di formazione, programmi scolastici e/o corsi di Laurea universitari
ma piuttosto come crescita dell’intensità dell’interazione tra il sistema delle imprese dei due
comparti con i sistemi di istruzione e formazione ai fini di:
facilitare i processi di transizione scuola lavoro dei futuri lavoratori;
specializzare la filiera conoscitiva all’interno di alcune nicchie conoscitive e forme
organizzative potenziando l’offerta di contenuti già disponibili e circolanti;
migliorare l’offerta di formazione continua aziendale sia a livello diffuso (più informatica,
più lingua, più conoscenza del territorio, più responsabilità, più capacità decisionale) sia a
livello specialistico in relazione al potenziamento di quelle professioni che necessitano di
un trattamento specifico per sostenere al meglio i cambiamenti a livello aziendale (ricerca,
competizione, etc.).
Ognuno dei processi individuati porta con sè alcune implicazioni di rilievo che occorre mettere in
chiaro per dare maggior significatività e rilevanza a quanto si sostiene qui.
In linea generale, come più volte sostenuto all’interno del rapporto, i comparti chimico
farmaceutico sono caratterizzati da un elevato livello di istruzione e formazione di tutti i lavoratori.
Questo però mal si accorda con l’idea che, stante questa condizione di partenza, possa bastare
una attività routinaria di manutenzione delle skill già possedute dai lavoratori per poter affrontare
le sfide del futuro. Al contrario l’esposizione internazionale, la qualità dei processi e dei prodotti,
l’innovazione continua sono elementi da tenere in considerazione per un impegno sistematico e
costante in direzione del mantenimento dell’attenzione verso la formazione all’interno dei
comparti. Semmai, l’analisi qui svolta, ci suggerisce il miglioramento della sensibilità e pertinenza
con la quale i sistemi di education possono supportare lo sviluppo dei due comparti anche se la
sensazione che si coglie è che larga parte delle attese di cambiamento si sostanzino in attività
svolte a partire dall’esperienza on the job dei destinatari.
Ma c’è di più. Molte delle sfide annunciate possono essere vinte non tanto e non solo con un
aumento delle conoscenze circolanti nelle imprese quanto, piuttosto, con un miglioramento
sensibile della percezione della propria posizione organizzativa di ognuno, percezione ancorata
alle conoscenze necessarie per renderla più performante e adattabile alle necessità
dell’organizzazione/mercato che può guidare la richiesta personalizzata di nuova e migliore
formazione.
Se scegliamo, come abbiamo fatto una definizione di competenza che sposta il fuoco su una
visione che la vuole come una conoscenza agita, il miglioramento del sistema delle competenze
142
deve allora snodarsi sia sul versante delle conoscenze (migliori e meglio distribuite) sua sul
versante dei comportamenti (più efficaci e più consapevoli).
Allora se le occasioni per migliorare le conoscenze possono essere più accessibili a partire dalle
differenti offerte provenienti dalla formazione professionale e dalla università oltre che, per i
diplomati, dai cambiamenti avviati nei programmi di studio delle scuole superiori certamente più
sensibili al tema delle competenze scientifiche, occorre predisporre, nel tempo, molte più
occasioni affinché queste conoscenze vengano concretamente agite, diventando competenze
spendibili nei contesti aziendali.
Tutto questo spinge quindi molto più sul versante dei metodi e degli strumenti attraverso i quali
stimolare gli apprendimenti necessari all’instaurarsi delle competenze evidenziate piuttosto che su
quello del rinnovamento dei contenuti, utile ma certamente non discriminante in un settore dove
questo rinnovamento è, per la gran parte, un fattore genetico e taken for granted . Mettere alla
prova dei fatti le conoscenze acquisite significa elevare, quindi, in maniera esponenziale le
occasioni nelle quali, in vitro e in vivo, esse possano essere esercitate e verificate.
Inoltre, crediamo non sfugga dalla lettura dell’elenco delle competenze selezionate che molte di
esse possano essere costruite con azioni formative on the job e presuppongano un sistematico
ricorso a percorsi di simulazione e messa al lavoro degli apprendimenti.
In molto casi numerose nuove acquisizioni in termini sia di conoscenze sia di competenze possono
venire dalla rielaborazione sistematica e guidata (mentorship/tutorship) di esperienze
interculturali e o di collaborazioni realizzate nelle reti di attori e nelle filiere produttive.
Prepararsi ad affrontare queste sfide può essere possibile, ma il fine tuning delle competenze
necessarie alla piena riuscita di certi processi/percorsi ritenuti cruciali nell’ottica del cambiamento
previsto dalla scenario prescelto, avviene prevalentemente in situazione e questo espone le
aziende ad elevate condizioni di rischio di fallimento, qualora un certo tipo di competenze non
siano già consolidate o acquisite nel senso di una larga componente di confidence nel loro diretto
esercizio .
Quindi su questo versante il richiamo va alla possibilità di:
privilegiare le esperienze work based da parte di giovani tirocinanti a partire da contenuti
innovativi resi disponibili dalle Università, dalle scuole, ma anche dalle imprese stesse;
privilegiare forme di contrattualizzazione che stimolino fortemente la dimensione del learning
in ambito lavorativo (apprendistato – nel caso dei comparti considerati soprattutto l’alto
apprendistato per PHd e laureati in lauree tecniche specialistiche);
143
incrementare ogni possibile collaborazione con università, enti e centri di ricerca di livello
nazionale e internazionale come ambiti di formazione in the job di pregio;
offrire occasioni formative ad alto valore aggiunto in quei settori e in quelle nicchie conoscitive
nelle quali vanno colmati ritardi e/o eventualmente acquisiti vantaggi competitivi.
La tavola seguente porta a compimento il lavoro di ricognizione svolto con gli esperti orientato alla
individuazione delle conoscenze necessarie al miglior esercizio professionale nelle UP selezionate.
Per semplificare le indicazioni raccolte e per non anticipare quanto sarà contenuto nelle schede
professionali, la tabella contiene le indicazioni di massima verso le quale viene suggerito di
investire (le discipline implicate ne cambiamento).
Va da sé che in alcuni casi e per alcune unità professionali questo potrà significare la precisa
indicazioni di nuovi e più specializzati corsi di Laurea (es. Supply Chain Management), nella
maggior parte dei casi le schede conterranno indicazioni di massima sulle conoscenze da
implementare e sulle opportunità disponibile alla promozione delle opportunità favorevoli a
questa implementazione.
Relazione tra i cambiamenti nelle competenze e i fabbisogni di conoscenze declinate per macro ambiti disciplinari
Professioni principali
Richieste di cambiamento in relazione alla professionalità attuale
Discipline implicate nel cambiamento31
Managers
Miglioramento delle condizioni di esercizio professionale in relazione al self – management, alle competenze digitali, alle competenze linguistiche/interculturali, alla conoscenza delle dinamiche dei mercati internazionali (economico – finanziarie, politico-sociali-geografiche) compresa la regolazione/legislazione
Commercializzazione e vendita
Gestione del personale e delle risorse
umane
Economia e contabilità
Lingue straniere
Sostegno alla competenza chiave
imprenditorialità
Comunicazione
Sostenibilità
Legislazione e regolazione nazionale
internazionale
31 La colonna contiene le informazioni selezionate a partire dal brainstorming realizzato con il gruppo degli esperti a proposito dei fabbisogni conoscitivi a supporto dello sviluppo delle competenze individuate
144
Ingegneri della produzione Ingegneri e Quadri per la Ricerca & Sviluppo Informatori medico scientifici
Miglioramento delle condizioni di esercizio professionale in relazione alle conoscenze settoriali e disciplinari specifiche alle competenze digitali, alle competenze linguistiche/interculturali, alla conoscenza delle dinamiche dei mercati internazionali (compresa la regolazione/ legislazione) in relazione alle possibilità di anticipazione insite nelle attività presidiate Rispetto ai Managers agli ingegneri della produzione e agli ingegneri e i quadri del settore di ricerca & sviluppo viene richiesto un costante arricchimento e ammodernamento costante delle proprie conoscenze di tipo tecnico e metodologico Agli informatori medico scientifici viene richiesto un incremento costante delle proprie conoscenze sull’evoluzione di prodotti e dei processi scienze based di cui sono i principali sensori/divulgatori
Ambiente, territorio, rifiuti, biomasse,
biotecnologie nanotecnologie, tossicologia
Informatica ed elettronica
Servizi ai clienti e alle persone (servire alle
necessità)
Valutazione del rischio
Legislazione e istituzioni
Lavoro d'ufficio (reportistica modulistica)
Lingua straniera
Legislazione e istituzioni
Evoluzione delle disciplinare e della
strumentazione (processo e analisi
chimiche, apparecchiature, et)
Medicina e odontoiatria
Supply Chain Management (SCM)
Miglioramento delle condizioni di esercizio professionale in relazione al self-management, alle conoscenze settoriali e disciplinari specifiche, alle spiccate competenze digitali richieste dalla professione, alle competenze linguistiche/interculturali, alla conoscenza delle dinamiche dei mercati internazionali (compresa la regolazione/ legislazione) in relazione alle possibilità di acquisire vantaggi competitivi dovute ad un uso mirato del tempo e delle conoscenze specifiche su processi e prodotti
Produzione e processo
Gestione del personale e delle risorse
umane
Legislazione
Lingua straniera
Economia e contabilità
Competenze di negoziazione
Valutare e prendere decisioni
Ascolto attivo
Time management
Miglioramento delle competenze digitali
Vendita &Marketing
Miglioramento delle condizioni di esercizio professionale in relazione al self-management, alle conoscenze settoriali e disciplinari specifiche, alle competenze digitali, alle competenze linguistiche/interculturali, ai servizi alla clientela, alla conoscenza delle dinamiche dei mercati internazionali (compresa la regolazione/ legislazione) in relazione alle possibilità di acquisire vantaggi competitivi dovute ad un uso mirato del tempo e delle conoscenze specifiche settoriali su processi e prodotti
Commercializzazione e vendita
Lingua straniera
Gestione del personale e delle risorse
umane (per via della posizione aziendale) –
speculare al direttore aziendale
Comunicazione e media (politiche di
marchio o, diffusione informazioni
prodotto, etc)
Servizi ai clienti e alle persone
Lingua straniera
Miglioramento delle competenze digitali
IT Professionals
Miglioramento delle condizioni di esercizio professionale in relazione all’implementazione di conoscenze, abilità e competenze relative ai
Modellizzazione e simulazione dei processi,
Sistemi di sicurezza,
145
servizi informatici aziendali in una proiezione interna ed esterna
Sistemi di accesso a piattaforme digitali per l’acquisto e la vendita
Operatori della produzione
Miglioramento delle condizioni di esercizio professionale in relazione all’insieme delle skill utilizzate in ambito lavorativo.
Sicurezza
Miglioramento generale degli skill specifici
Ascolto attivo
Controllo qualità
Ingegneria e tecnologia
Informatica ed elettronica
Produzione e processi di lavoro
Lingua straniera
Protezione civile e sicurezza pubblica
Consapevolezza dei rischi
Restano di grande utilità e, forse, aperte ad opportune tarature alcune specializzazioni
universitarie in relazione al risk management, alla gestione del ciclo dei rifiuti, alle nano e le bio
tecnologie, al SCM, all’utilizzo dell’informatica nelle attività di acquisto e vendita dei prodotti, alla
legislazione che, seppur richiamate all’attenzione dei sistemi di education, dovrebbero accrescersi
attraverso collaborazioni strategiche tra università, imprese, centri ed enti di ricerca piuttosto che
attraverso l’offerta di corsi universitari ex novo o attraverso esperienze di nicchia legate
all’implementazione di processo/prodotti o servizi ad hoc.
146
7. Le schede delle unità professionali
1.2.2.2.0 . Direttori e dirigenti generali di aziende che operano nella manifattura, nell'estrazione dei
minerali, nella produzione e distribuzione di energia elettrica, gas, acqua e nelle attività di gestione dei
rifiuti
Le professioni classificate in questa unità, nell'ambito delle imprese o organizzazioni che operano nei settori
economici delle attività estrattive, manifatturiere, della fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria
condizionata, della fornitura di acqua delle reti fognarie e delle attività di trattamento dei rifiuti e
risanamento, classificati rispettivamente sotto le Sezioni B, C, D ed E della Classificazione delle attività
economiche, programmano, dirigono e coordinano le attività inerenti la produzione di beni e di servizi
dell’impresa o dell’organizzazione in cui operano e assicurano l’utilizzazione efficiente delle risorse a
disposizione e il raggiungimento degli obiettivi produttivi prefissati. Generalmente tali attività vengono
esercitate in ottemperanza delle direttive degli organi decisionali dell’impresa o dell’organizzazione a cui
rispondono per le decisioni prese e i risultati ottenuti, in collaborazione con le altre direzioni in cui l’impresa
o l’organizzazione è strutturata
All’interno della funzione manageriale svolta, le professioni classificate in questa Unità sono chiamate a
sostenere e a orientare i processi fondamentali che caratterizzeranno gli scenari futuri e che impatteranno
sull’organizzazione aziendale (strategie, processi decisionali, attività, competenze, skill, conoscenze) nei
prossimi anni.
Il rafforzamento di competenze manageriali per comprendere i cambiamenti della domanda e dell’offerta
di beni e servizi e per sviluppare nuovi business ottimizzando l’uso delle risorse a disposizione (processi
aziendali) dovrà coniugarsi allo sviluppo di competenze sociali che supportino l’affermarsi progressivo della
dimensione di collegialità dei processi decisionali.
La grande frammentazione dei mercati e la rapida nascita di nuovi mercati, molti dei quali di nicchia, unita
alla obsolescenza di molti ambiti/settori di mercato tradizionali, spingerà verso la crescita generalizzata
delle conoscenze relative ai nuovi e differenti contesti produttivi e geografici che potranno caratterizzare
sia i processi di delocalizzazione produttiva sia la nascita di alleanze economico finanziarie e di reti. La
capacità di visione e di produzione di strategie a medio e a lungo termine dovrà coniugarsi alla acquisizione
progressiva di un approccio multiculturale ai problemi e alle relazioni, accompagnato da solide e crescenti
basi di comunicazione in lingue straniere. La capacità di lavorare sotto pressione e in condizioni di
competitività crescente rendono, altresì, necessarie doti di carattere e capacità decisionali sempre
crescenti.
147
Compiti innovati Compiti nuovi
Presidiare efficacemente i processi di
commercializzazione e vendita e di gestione del
personale e delle risorse umane
Prestare crescente attenzione alle normative
generali e di settore (applicazione L 231/01, Reach,
CLP)
Acquisire comportamenti costantemente orientati
all’ internazionalizzazione e all’intensificazione delle
attività di networking
Promuovere e gestire la sostenibilità/responsabilità
sociale dei processi di cambiamento in ambiti
interculturali e in relazione ad aree quali Territorio
Ambiente e rischio ambientale, Pari opportunità
A fronte delle innovazioni e dei cambiamenti attesi che si prevede modificheranno, più o meno
profondamente, le modalità specifiche in relazione all’esercizio effettivo delle professioni nei settori
chimico e farmaceutico, l’intero sistema delle competenze che caratterizzano ogni singola Unità
Professionale sarà interessato da una sua propria evoluzione.
Le 12 competenze individuate come fondanti e, seppur in misura differenziata, caratterizzanti tutte le
professioni dei due settori, assumono, pertanto, una loro configurazione tipica all’interno di ogni Unità
Professionale considerata
Il loro peso contribuisce a dare ad ognuna di esse una sua profilatura basata sulla rilevanza (alta, media,
bassa o nulla) assunta da ognuna delle competenze individuate.
La tabella che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 12 competenze selezionate osservate
appunto (pesatura) in relazione alla specifica Unità Professionale qui descritta
COMPETENZE 2020
1. Essere in grado di trasferire costantemente set di nuovi saperi all’interno dei processi produttivi, organizzativi e di ricerca
A
2. Essere in grado di interagire positivamente in contesti interculturali e multidisciplinari A
3. Essere in grado di comprendere e di utilizzare in ambiti di coordinamento e gestione, i processi relativi all’approvvigionamento, alla vendita, alla logistica e alla produzione e le loro interconnessioni
B
4. Essere in grado di promuovere e gestire processi interni ed esterni all’azienda in direzione di una crescente capacità di internazionalizzazione
A
5. Essere in grado di realizzare soluzioni aziendali orientate al miglioramento della salute, sicurezza e sostenibilità ambientale
A
6. Essere in grado di interpretare e applicare normative generali e specifiche in relazione al sistema aziendale locale, nazionale e internazionale
B
148
7. Essere in grado di accompagnare i cambiamenti e valutare i risultati dei processi aziendali a partire da una matrice di obiettivi e di metodi
A
8. Essere in grado di sviluppare approcci orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo A
9. Essere in grado di prendere decisioni in relazione al proprio contesto di riferimento migliorando la capacità di acquisizione di set informativi pertinenti in tempi utili
B
10. Essere in grado di utilizzare i sistemi informativi nella gestione e sviluppo dei processi aziendali B
11. Essere in grado di riconoscere, applicare, promuovere modelli e metodologie proprie del linguaggio tecnico-scientifico
A
12. Essere in grado di promuovere e sostenere processi produttivi, organizzativi e culturali fondati su una costante valorizzazione delle dinamiche relazionali locali
A
Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA
Molto importante A
Mediamente importante B
Scarsamente importante C
Non influente rispetto al ruolo X
Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale32 CONOSCENZE
Impresa e gestione d'impresa 73 72
Produzione e processo 67 65
Economia e contabilità 60 55
Gestione del personale e delle risorse umane 59 56
Servizi ai clienti e alle persone 52 54
Lingua italiana 50 52
Lingua straniera 45 45
Lavoro d'ufficio 44 45
Matematica 39 45
Commercializzazione e vendita 39 45
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
32
Ci si riferisce agli esiti della seconda edizione della indagine campionaria sulle professioni condotta da Isfol e Istat terminata nel 2013. I risultati sono disponibili sul sito http://professionioccupazione.isfol.it/. Dei 10 descrittori utilizzati per indagare la struttura professionale, nell’ambito della anticipazione dei fabbisogni professionali sono stati selezionati come benchmark gli esiti rilevati rispetto a Conoscenze e Skill in quanto aree sensibili per gli interventi di istruzione/formazione. Nel quadro dell’indagine le conoscenze - sono insiemi strutturati di informazioni, principi, pratiche e teorie necessari al corretto svolgimento della professione. Si acquisiscono attraverso percorsi formali (istruzione, formazione e addestramento professionale) e/o con l'esperienza; le skills - sono insiemi di procedure e processi cognitivi generali che determinano la capacità di eseguire bene i compiti connessi con la professione. Si tratta, in particolare, di processi appresi con il tempo e che consentono di trasferire efficacemente nel lavoro le conoscenze acquisite. L’importanza – è un valore percentuale risultante dalle valutazioni degli intervistati facenti parte della specifica UP, rispetto ad una scala valoriale su 5 livelli, da Non importante ad Assolutamente importante La complessità – è un valore percentuale risultante dalle valutazioni degli intervistati facenti parte della specifica UP, rispetto ad una scala valoriale su 7 livelli con ancoraggi esemplificativi del livello di complessità crescente ed esemplificative delle conoscenze o skills che l’UP deve possedere.
149
SKILL
Valutare e prendere decisioni 77 74
Gestire risorse umane 72 61
Parlare 72 65
Gestire risorse finanziarie 70 67
Senso critico 69 62
Adattabilità 67 62
Scrivere 66 60
Monitorare 65 63
Negoziare 65 61
Ascoltare attivamente 63 57
Comprendere testi scritti 63 54
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
Indicazioni per il sistema dell’education
I cambiamenti in relazione alle conoscenze e alle competenze previsti nel medio termine per le professioni
che appartengono a questa Unità Professionale non possono prescindere dalla funzione manageriale da
esse svolta.
Tale funzione connota ampiamente le strategie e i metodi utilizzabili per migliorare la performance
professionale e adeguarla ai compiti futuri, spostandone il focus (prevalentemente) sulla dimensione on the
job.
In questa specifica dimensione diventano possibili apprendimenti componibili e personalizzati a partire: i)
dallo scambio di esperienze tra pari sottesa alla partecipazione e animazione di Network professionali,
commerciali e finanziari di livello nazionale e internazionale che richiedono il potenziamento generalizzato
di competenze relazionali; ii) dal contatto crescente con ambienti interculturali e multiculturali che dovrà
spingere in direzione di un arricchimento delle competenze linguistiche; iii) dalla promozione diretta e
dall’ampliamento di nuove aree commerciali o di nicchia, che richiedono una crescita sensibile delle proprie
conoscenze della legislazione internazionale di settore, nonché di tutti gli elementi salienti e caratterizzanti
(geopolitici, economici, culturali, finanziari) i nuovi contesti produttivi e distributivi nei quali si agirà..
A tutto questo va aggiunta la necessità di possedere nuove conoscenze e competenze in materia di
gestione dei rischi ambientali e di potenziamento della responsabilità sociale di impresa, nonché quelle,
ormai ineludibili, legate all’applicazione del Regolamento REACH che costituiranno, nel tempo, il profilo di
un nuovo management capace di agire, a tutto tondo, nella complessità crescente prevista dallo scenario
2020.
È evidente, d’altro canto, che la formazione del Manager della chimica e della farmaceutica, ai vari
livelli/settori organizzativi aziendali, proprio in ragione delle sue peculiari caratteristiche personali, che si
innestano, per la gran parte, nella esperienza biografica (peculiarità/unicità delle doti personali e
professionali possedute), presenta un elevato tasso di flessibilità, variabilità e (anche) scarsa prevedibilità
150
ex ante. Pensiamo, ad esempio, alle doti di imprenditorialità, di leadership, alla capacità di assunzione dei
rischi connessi alla propria posizione organizzativa e al grado di responsabilità ad essa associata, alla visione
strategica e alla capacità di giudizio e di anticipazione, competenze e capacità che sono ben lungi
dall’essere trasferibili solo attraverso percorsi formativi, anche i più strutturati e personalizzati.
Ciò premesso, è ampiamente possibile reperire presso le Università, Centri di Ricerca, Centri di Formazione
di eccellenza di livello nazionale (e internazionale) proposte formative adeguate e flessibili, a partire da
Master di specializzazione, approfondimenti tematici ad hoc, forme di apprendimento a distanza, etc.. Tali
proposte formative andranno, pertanto, innestate ed arricchite, come si diceva, da campi di applicazione e
di sviluppo personale on the job, che ne costituiscono sia un prerequisito (analisi del fabbisogno formativo
individuale) sia un completamento essenziale per una opportuna stabilizzazione degli apprendimenti (dalla
conoscenza alla conoscenza agita nel contesto di riferimento specifico).
151
1.2.3.2.0 - Direttori e dirigenti del dipartimento organizzazione, gestione delle risorse umane e delle relazioni industriali
Le professioni classificate in questa unità definiscono, dirigono e coordinano le politiche relative al personale
e alle relazioni sindacali, i programmi di reclutamento e di formazione del personale, la struttura salariale, i
percorsi di carriera; sovrintendono all’applicazione dei criteri di sicurezza e di salvaguardia della salute dei
lavorato
All’interno della funzione manageriale svolta, le professioni classificate in questa Unità sono chiamate a
sostenere e a orientare alcuni dei processi fondamentali che caratterizzeranno gli scenari futuri e che
impatteranno sull’organizzazione aziendale (strategie, processi decisionali, attività, competenze, skill,
conoscenze) nei prossimi anni.
Esse dovranno essere in grado di individuare e trasferire costantemente set di nuovi saperi all’interno dei
processi produttivi, organizzativi e di ricerca di livello aziendale, a partire dallo sviluppo costante di approcci
orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo. Dovranno essere, inoltre, sempre più in grado di
interagire positivamente in contesti interculturali e multidisciplinari sostenendo la creazione di un clima
aziendale fondato sull’ ascolto, la collaborazione e l’interazione positiva tra le varie componenti del sistema
organizzativo di riferimento. La sempre crescente necessità di interpretare e gestire i cambiamenti relativi
all’applicazione di normative generali e specifiche relative alle filiere produttive aziendali locali, nazionali e
internazionali dovrà svilupparsi a partire dalla capacità di promuovere e sostenere processi produttivi,
organizzativi e culturali fondati su una costante valorizzazione delle dinamiche relazionali locali.
Compiti innovati Compiti nuovi
Porre attenzione allo sviluppo delle componente manageriale della professione. Investire costantemente nella conoscenza approfondita degli altri settori dell’azienda. Negoziare dell’evoluzione dei processi organizzativi con altri ambiti/contesti aziendali ad elevato contenuto di conoscenza e di know how aziendale. Enfatizzare e monitorare costantemente i processi di learning che ricadono nell’evoluzione delle risorse umane
Rielaborare costantemente la conoscenza che proviene dal coordinamento tra settori differenti e metterla a disposizione del management generale come componente partenariale dell’area del business
152
A fronte delle innovazioni e dei cambiamenti attesi che si prevede modificheranno, più o meno
profondamente, le modalità specifiche in relazione all’esercizio effettivo delle professioni nei settori
chimico e farmaceutico, l’intero sistema delle competenze che caratterizzano ogni singola Unità
Professionale sarà interessato da una sua propria evoluzione.
Le 12 competenze individuate come fondanti e, seppur in misura differenziata, caratterizzanti tutte le
professioni dei due settori, assumono, pertanto, una loro configurazione tipica all’interno di ogni Unità
Professionale considerata
Il loro peso contribuisce a dare ad ognuna di esse una sua profilatura basata sulla rilevanza (alta, media,
bassa o nulla) assunta da ognuna delle competenze individuate.
La tabella che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 12 competenze selezionate osservate
appunto (pesatura) in relazione alla specifica Unità Professionale qui descritta
COMPETENZE 2020
1. Essere in grado di trasferire costantemente set di nuovi saperi all’interno dei processi produttivi, organizzativi e di ricerca
A
2. Essere in grado di interagire positivamente in contesti interculturali e multidisciplinari A
3. Essere in grado di comprendere e di utilizzare in ambiti di coordinamento e gestione, i processi relativi all’approvvigionamento, alla vendita, alla logistica e alla produzione e le loro interconnessioni
B
4. Essere in grado di promuovere e gestire processi interni ed esterni all’azienda in direzione di una crescente capacità di internazionalizzazione
A
5. Essere in grado di realizzare soluzioni aziendali orientate al miglioramento della salute, sicurezza e sostenibilità ambientale
A
6. Essere in grado di interpretare e applicare normative generali e specifiche in relazione al sistema aziendale locale, nazionale e internazionale
B
7. Essere in grado di accompagnare i cambiamenti e valutare i risultati dei processi aziendali a partire da una matrice di obiettivi e di metodi
A
8. Essere in grado di sviluppare approcci orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo A
9. Essere in grado di prendere decisioni in relazione al proprio contesto di riferimento migliorando la capacità di acquisizione di set informativi pertinenti in tempi utili
B
10. Essere in grado di utilizzare i sistemi informativi nella gestione e sviluppo dei processi aziendali B
11. Essere in grado di riconoscere, applicare, promuovere modelli e metodologie proprie del linguaggio tecnico-scientifico
A
12. Essere in grado di promuovere e sostenere processi produttivi, organizzativi e culturali fondati su una costante valorizzazione delle dinamiche relazionali locali
A
Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA
Molto importante A
Mediamente importante B
153
Scarsamente importante C
Non influente rispetto al ruolo X
Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale
CONOSCENZE
Gestione del personale e delle risorse umane 87 78
Lingua italiana 76 67
Impresa e gestione d'impresa 75 68
Lingua straniera 74 66
Istruzione e formazione 64 58
Legislazione e istituzioni 59 53
Lavoro d'ufficio 57 56
Economia e contabilità 54 53
Servizi ai clienti e alle persone 48 49
Psicologia 44 47
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
SKILL
Gestire risorse umane 89 79
Parlare 85 73
Ascoltare attivamente 85 72
Gestire il tempo 84 73
Negoziare 83 71
Comprendere testi scritti 81 70
Scrivere 80 73
Monitorare 78 67
Comprendere gli altri 77 65
Adattabilità 77 70
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
Indicazioni per il sistema dell’education
I cambiamenti in relazione alle conoscenze e alle competenze previsti nel medio termine per le professioni
che appartengono a questa Unità Professionale non possono prescindere dalla funzione manageriale da
esse svolta.
Tale funzione connota ampiamente le strategie e i metodi utilizzabili per migliorare la performance
professionale e adeguarla ai compiti futuri, spostandone il focus (prevalentemente) sulla dimensione on
the job.
In questa specifica dimensione diventano possibili apprendimenti componibili e personalizzati a partire: i)
da una più spiccata conoscenza dei vari ambiti aziendali e dalla spinta verso una migliore e più efficace
154
organizzazione del lavoro a partire dalle conoscenze provenienti dalla partecipazione e animazione di
Network professionali di livello nazionale e internazionale; ii) da una più sofisticata capacità di analisi, a
tutti i livelli, dei fabbisogni di formazione e di competenze organizzative a livello aziendale; iii) dal contatto
crescente con ambienti interculturali e multiculturali che dovrà spingere in direzione di un arricchimento
delle competenze linguistiche; iv) dalla promozione diretta e dall’ampliamento di nuove aree commerciali o
di nicchia, che richiedono un costante e mirato approvvigionamento di risorse umane specifiche reperite sia
nei mercati del lavoro locali, sia nel più ampio mercato del lavoro (nazionale e/o internazionale) riservato a
determinate competenze specialistiche e settoriali.
A tutto questo va aggiunta la necessità di programmare e internalizzare nuove conoscenze e competenze
utili allo sviluppo aziendale caso per caso (Economia e contabilità, Legislazione, REACH, Ambiente e Risk
Management Skill Matrix)
È evidente, d’altro canto, che la formazione del Manager della chimica e della farmaceutica, ai vari
livelli/settori organizzativi aziendali, in questo caso delle risorse umane e dell’organizzazione, proprio in
ragione delle sue peculiari caratteristiche personali, che si innestano, per la gran parte, nella esperienza
biografica (peculiarità/unicità delle doti personali e professionali possedute), presenta un elevato tasso di
flessibilità, variabilità e (anche) scarsa prevedibilità ex ante. Pensiamo, ad esempio, alle doti relazionali, di
leadership, alla capacità di visione strategica e di anticipazione e alla capacità di giudizio relativi a contesti e
persone, competenze e capacità che sono ben lungi dall’essere trasferibili solo attraverso percorsi
formativi, anche i più strutturati e personalizzati.
Ciò premesso, è ampiamente possibile reperire presso le Università, Centri di Formazione di eccellenza di
livello nazionale (e internazionale) proposte formative adeguate e flessibili, a partire da Master di
specializzazione, approfondimenti tematici ad hoc, forme di apprendimento a distanza, etc. caratterizzate
da un “irrobustimento” a tutto campo sul versante metodologico (formazione continua e in ingresso) e su
quello delle nuove frontiere dell’organizzazione aziendale globalizzata. Tali proposte formative andranno,
pertanto, innestate ed arricchite, come si diceva, da campi di applicazione e di sviluppo personale on the
job, che ne costituiscono sia un prerequisito (analisi del fabbisogno formativo individuale) sia un
completamento essenziale per una opportuna stabilizzazione degli apprendimenti (dalla conoscenza alla
conoscenza
155
1.2.3.3.0 - Direttori e dirigenti del dipartimento vendite e commercializzazione
Le professioni classificate in questa unità definiscono, dirigono e coordinano le strategie di vendita, di
commercializzazione e di distribuzione dei beni o dei servizi prodotti; ne definiscono i prezzi di mercato, gli
sconti, le promozioni e gli incentivi da applicare.
All’interno della funzione manageriale svolta, le professioni classificate in questa Unità sono chiamate a
sostenere e a orientare alcuni dei processi fondamentali che caratterizzeranno gli scenari futuri e che
impatteranno sull’organizzazione aziendale (strategie, processi decisionali, attività, competenze, skill,
conoscenze) nei prossimi anni.
Esse dovranno innanzitutto essere in grado di comprendere e di utilizzare in ambiti di coordinamento e
gestione, i processi relativi alla vendita, alla logistica, alla produzione e le loro interconnessioni.
I cambiamenti attesi legati a fattori di concorrenza e di internazionalizzazione, ma anche a fattori
tecnologici e relazionali, spingeranno le professioni classificate in questa unità a mutare profondamente il
loro approccio commerciale tradizionale che dovrà muovere verso una maggiore integrazione tra differenti
modalità di offerta di servizi alla clientela a partire dal rafforzamento di canali basati sull’uso delle nuove
tecnologie. Essi potranno favorire l’organizzazione di reti di distribuzione e di vendita aperte ed efficienti
rispetto alle quali sarà necessario acquisire elevati livelli di padronanza. L’essere in grado di promuovere e
gestire processi interni ed esterni all’azienda in direzione di una crescente capacità di internazionalizzazione
di prodotti, processi e servizi rappresenta un altro degli elementi caratteristici del cambiamento atteso. La
capacità di acquisizione di set informativi pertinenti a processi decisionali strategici in tempi utili nonché la
conoscenza sempre più approfondita e distribuita dei processi, prodotti e servizi aziendali forniranno
elementi di supporto vitali alla capacità di promuovere l’apertura di nuove relazioni commerciali e/o nuovi
mercati di sbocco.
Compiti innovati Compiti nuovi
Utilizzare al meglio e in maniera crescente i sistemi
informativi nella gestione e sviluppo dei processi
aziendali
Acquisire comportamenti costantemente orientati
all’ internazionalizzazione e all’intensificazione
delle attività di networking
Non emergono significativi compiti nuovi dallo
scenario 2020 per le professioni comprese nell’UP.
156
A fronte delle innovazioni e dei cambiamenti attesi che si prevede modificheranno, più o meno
profondamente, le modalità specifiche in relazione all’esercizio effettivo delle professioni nei settori
chimico e farmaceutico, l’intero sistema delle competenze che caratterizzano ogni singola Unità
Professionale sarà interessato da una sua propria evoluzione.
Le 12 competenze individuate come fondanti e, seppur in misura differenziata, caratterizzanti tutte le
professioni dei due settori, assumono, pertanto, una loro configurazione tipica all’interno di ogni Unità
Professionale considerata
Il loro peso contribuisce a dare ad ognuna di esse una sua profilatura basata sulla rilevanza (alta, media,
bassa o nulla) assunta da ognuna delle competenze individuate.
La tabella che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 12 competenze selezionate osservate
appunto (pesatura) in relazione alla specifica Unità Professionale qui descritta
COMPETENZE 2020
1. Essere in grado di trasferire costantemente set di nuovi saperi all’interno dei processi produttivi, organizzativi e di ricerca
A
2. Essere in grado di interagire positivamente in contesti interculturali e multidisciplinari B
3. Essere in grado di comprendere e di utilizzare in ambiti di coordinamento e gestione, i processi relativi all’approvvigionamento, alla vendita, alla logistica e alla produzione e le loro interconnessioni
A
4. Essere in grado di promuovere e gestire processi interni ed esterni all’azienda in direzione di una crescente capacità di internazionalizzazione
A
5. Essere in grado di realizzare soluzioni aziendali orientate al miglioramento della salute, sicurezza e sostenibilità ambientale
C
6. Essere in grado di interpretare e applicare normative generali e specifiche in relazione al sistema aziendale locale, nazionale e internazionale
B
7. Essere in grado di accompagnare i cambiamenti e valutare i risultati dei processi aziendali a partire da una matrice di obiettivi e di metodi
B
8. Essere in grado di sviluppare approcci orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo A
9. Essere in grado di prendere decisioni in relazione al proprio contesto di riferimento migliorando la capacità di acquisizione di set informativi pertinenti in tempi utili
A
10. Essere in grado di utilizzare i sistemi informativi nella gestione e sviluppo dei processi aziendali A
11. Essere in grado di riconoscere, applicare, promuovere modelli e metodologie proprie del linguaggio tecnico-scientifico
A
12. Essere in grado di promuovere e sostenere processi produttivi, organizzativi e culturali fondati su una costante valorizzazione delle dinamiche relazionali locali
C
Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA
Molto importante A
Mediamente importante B
157
Scarsamente importante C
Non influente rispetto al ruolo X
Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale CONOSCENZE
Commercializzazione e vendita 77 74
Servizi ai clienti e alle persone 70 65
Impresa e gestione d'impresa 68 65
Produzione e processo 64 57
Lingua italiana 61 55
Lingua straniera 56 53
Economia e contabilità 50 47
Gestione del personale e delle risorse umane 47 44
Lavoro d'ufficio 47 54
Comunicazione e media 40 33
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
SKILL
Parlare 79 70
Ascoltare attivamente 77 66
Negoziare 75 67
Scrivere 71 62
Monitorare 70 65
Gestire il tempo 70 63
Comprendere testi scritti 69 59
Senso critico 67 59
Gestire risorse finanziarie 67 63
Orientamento al servizio 67 59
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
Indicazioni per il sistema dell’education
I cambiamenti in relazione alle conoscenze e alle competenze previsti nel medio termine per le professioni
che appartengono a questa Unità Professionale non possono prescindere dalla funzione manageriale da
esse svolta.
Tale funzione connota ampiamente le strategie e i metodi utilizzabili per migliorare la performance
professionale e adeguarla ai compiti futuri, spostandone il focus (prevalentemente) sulla dimensione on the
job.
In questa specifica dimensione diventano possibili apprendimenti componibili e personalizzati a partire: i)
da una più spiccata conoscenza di differenti strategie di commercializzazione e di vendita acquisiti
attraverso la partecipazione e l’animazione di network commerciali e professionali di livello nazionale e
internazionale; ii) da una più sofisticata capacità di analisi, a tutti i livelli, dei trend del mercato, della ricerca
158
e dell’innovazione, supportata da una crescente padronanza degli strumenti tecnologici e informativi
riguardanti il benchmarking dei prodotti e dei servizi e il funzionamento di nuovi e diffusi portali di vendita
digitali (skill informatiche); iii) dal contatto crescente con ambienti interculturali e multiculturali che dovrà
spingere in direzione di un arricchimento delle competenze linguistiche; iv) dalla conoscenza diretta e
sempre più approfondita dei prodotti e dei processi realizzati all’interno dell’azienda che può favorire il
potenziamento di strategie per la loro vendita e commercializzazione in nuovi mercati e/o rafforzando,
altresì, il posizionamento in quelli di riferimento.
A tutto questo va aggiunta la necessità di acquisire nuove conoscenze e competenze utili allo sviluppo dei
prodotti e dei servizi aziendali conseguenti all’evoluzione legislativa nazionale e internazionale, soprattutto
quella relative ai rischi ambientali, al REACH, e alle regole d accesso a nuovi mercati etc..
È evidente, d’altro canto, che la formazione del Manager della chimica e della farmaceutica, ai vari
livelli/settori organizzativi aziendali, in questo caso delle vendite e della commercializzazione, proprio in
ragione delle sue peculiari caratteristiche personali, che si innestano, per la gran parte, nella esperienza
biografica (peculiarità/unicità delle doti personali e professionali possedute), presenta un elevato tasso di
flessibilità, variabilità e (anche) scarsa prevedibilità ex ante. Pensiamo, ad esempio, alla capacità di visione e
alle intuizione in termini di trend innovativi e/o mercati di sbocco di prodotti e servizi anche in relazione
all’immagine aziendale (politiche di marchio), alle doti di leadership, alla capacità di prendere decisioni in
contesti turbolenti e in condizioni informative limitate (self-management), competenze e capacità che sono
ben lungi dall’essere trasferibili solo attraverso percorsi formativi, anche i più strutturati e personalizzati.
Ciò premesso, è ampiamente possibile reperire presso le Università, Centri di Formazione di eccellenza di
livello nazionale (e internazionale) proposte formative adeguate e flessibili, a partire da Master di
specializzazione, approfondimenti tematici ad hoc, forme di apprendimento a distanza, etc. caratterizzate
da un “irrobustimento” a tutto campo sul versante delle caratteristiche dei nuovi mercati di vendita e
commercializzazione e su quello delle nuove frontiere tecnologiche di supporto a tali processi. Tali proposte
formative andranno, pertanto, innestate ed arricchite, come si diceva, da campi di applicazione e di
sviluppo personale on the job, che ne costituiscono sia un prerequisito (analisi del fabbisogno formativo
individuale) sia un completamento essenziale per una opportuna stabilizzazione degli apprendimenti (dalla
conoscenza alla conoscenza agita nel contesto di riferimento specifico).
159
1.2.3.5.0 - Direttori e dirigenti del dipartimento approvvigionamento e distribuzione
Le professioni classificate in questa unità pianificano, dirigono e coordinano gli approvvigionamenti, il
magazzino scorte e la logistica interna dei materiali e delle attrezzature necessarie al funzionamento
dell’impresa in cui operano; individuano i sistemi di inventario e di controllo dei consumi; definiscono le
procedure e negoziano gli acquisti con i fornitori, assicurandone la qualità.
All’interno della funzione manageriale svolta le professioni classificate in questa Unità sono chiamate a
sostenere e a orientare alcuni dei processi fondamentali che caratterizzeranno gli scenari futuri e che
impatteranno sull’organizzazione aziendale (strategie, processi decisionali, attività, competenze, skill,
conoscenze) nei prossimi anni.
Esse dovranno, innanzitutto, essere in grado di comprendere e di utilizzare in ambiti di coordinamento e
gestione, i processi relativi all’approvvigionamento, alla logistica, alla produzione, alla distribuzione e alle
loro interconnessioni.
Essere in grado di prendere decisioni in relazione al proprio contesto di riferimento migliorando la capacità
di acquisizione di set informativi pertinenti e strategici per l’impresa in tempi utili diventerà una delle
competenze più rilevanti nello scenario futuro di medio periodo. Altresì, apparirà come essenziale ed
irrinunciabile la capacità di lavorare sotto pressione e in condizioni di riduzione dei tempi decisionali.
I cambiamenti attesi legati a fattori di concorrenza e di internazionalizzazione, ma anche a fattori
tecnologici, spingeranno le professioni classificate in questa unità a mutare profondamente il loro
approccio commerciale tradizionale a favore del rafforzamento delle capacità di fare uso di tutte le
opportunità, molte delle quali centrate sull’uso delle nuove tecnologie, che possano sostenere
l’organizzazione di reti per l’acquisto e la distribuzione veloci, aperte ed efficienti. Sarà, inoltre, da
potenziare la capacità di agire attraverso un approccio just in time supportato da una costante attenzione
all’azzeramento delle scorte come fattore di competizione. Tale approccio spingerà, pertanto, verso una
crescente consapevolezza dell’insieme delle strategie aziendali maggiormente rilevanti. Infine, l’essere in
grado di promuovere e gestire processi interni ed esterni all’azienda in direzione di una crescente
internazionalizzazione di prodotti e processi andrà a coniugarsi con il necessario sviluppo delle conoscenze
individuali utili a sostenere la spinta verso l’apertura di nuove relazioni commerciali e/o nuovi mercati di
sbocco.
160
Compiti innovati Compiti nuovi
Investire costantemente nel potenziamento del Self management soprattutto in relazione alla capacità decisionale e alla gestione del tempo Sviluppare adeguatamente il proprio approccio al dialogo e all’interazione multiculturale Assicurare una migliore logistica degli acquisti all’interno delle organizzazione riportando a sistema i differenti presidi aziendali dedicati. ( gestione efficace del decentramento dei soggetti che acquistano)
Investire quotidianamente nel potenziamento delle funzioni aziendali di management generale nell’ottica di rappresentare una come componente partenariale strategica dell’area del business aziendale
A fronte delle innovazioni e dei cambiamenti attesi che si prevede modificheranno, più o meno
profondamente, le modalità specifiche in relazione all’esercizio effettivo delle professioni nei settori
chimico e farmaceutico, l’intero sistema delle competenze che caratterizzano ogni singola Unità
Professionale sarà interessato da una sua propria evoluzione.
Le 12 competenze individuate come fondanti e, seppur in misura differenziata, caratterizzanti tutte le
professioni dei due settori, assumono, pertanto, una loro configurazione tipica all’interno di ogni Unità
Professionale considerata
Il loro peso contribuisce a dare ad ognuna di esse una sua profilatura basata sulla rilevanza (alta, media,
bassa o nulla) assunta da ognuna delle competenze individuate.
La tabella che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 12 competenze selezionate osservate
appunto (pesatura) in relazione alla specifica Unità Professionale qui descritta
COMPETENZE 2020
1. Essere in grado di trasferire costantemente set di nuovi saperi all’interno dei processi produttivi, organizzativi e di ricerca
B
2. Essere in grado di interagire positivamente in contesti interculturali e multidisciplinari B
3. Essere in grado di comprendere e di utilizzare in ambiti di coordinamento e gestione, i processi relativi all’approvvigionamento, alla vendita, alla logistica e alla produzione e le loro interconnessioni
A
4. Essere in grado di promuovere e gestire processi interni ed esterni all’azienda in direzione di una crescente capacità di internazionalizzazione
B
5. Essere in grado di realizzare soluzioni aziendali orientate al miglioramento della salute, sicurezza e sostenibilità ambientale
C
6. Essere in grado di interpretare e applicare normative generali e specifiche in relazione al sistema aziendale locale, nazionale e internazionale
B
161
7. Essere in grado di accompagnare i cambiamenti e valutare i risultati dei processi aziendali a partire da una matrice di obiettivi e di metodi
B
8. Essere in grado di sviluppare approcci orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo A
9. Essere in grado di prendere decisioni in relazione al proprio contesto di riferimento migliorando la capacità di acquisizione di set informativi pertinenti in tempi utili
A
10. Essere in grado di utilizzare i sistemi informativi nella gestione e sviluppo dei processi aziendali A
11. Essere in grado di riconoscere, applicare, promuovere modelli e metodologie proprie del linguaggio tecnico-scientifico
B
12. Essere in grado di promuovere e sostenere processi produttivi, organizzativi e culturali fondati su una costante valorizzazione delle dinamiche relazionali locali
C
Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA
Molto importante A
Mediamente importante B
Scarsamente importante C
Non influente rispetto al ruolo X
Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale CONOSCENZE
Lingua italiana 78 62
Produzione e processo 72 60Servizi ai clienti e alle persone 68 61
Impresa e gestione d'impresa 68 63
Lingua straniera 64 54
Commercializzazione e vendita 60 55
Lavoro d'ufficio 47 50
Economia e contabilità 46 47
Gestione del personale e delle risorse umane 42 45
Progettazione tecnica 40 35
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
SKILL
Parlare 88 69
Adattabilità 80 69
Scrivere 77 68
Gestire il tempo 77 66
Comprendere testi scritti 76 66
Senso critico 76 66
Ascoltare attivamente 76 63
Risolvere problemi complessi 75 63
Valutare e prendere decisioni 75 62
Apprendimento attivo 73 66
Negoziare 73 67
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
162
Indicazioni per il sistema dell’education
I cambiamenti in relazione alle conoscenze e alle competenze previsti nel medio termine per le professioni
che appartengono a questa Unità Professionale non possono prescindere dalla funzione manageriale da
esse svolta. Tale funzione connota ampiamente le strategie e i metodi utilizzabili per migliorare la
performance professionale e adeguarla ai compiti futuri, spostandone il focus (prevalentemente) sulla
dimensione on the job.
In questa specifica dimensione diventano possibili apprendimenti componibili e personalizzati a partire: i)
da una crescente padronanza degli strumenti tecnologici e informativi riguardanti il benchmarking dei
prodotti e dei servizi e il funzionamento di nuovi e diffusi portali digitali di acquisto (skill informatiche) di
livello nazionale e internazionale; ii) da una più sofisticata capacità di analisi, a tutti i livelli, dei trend del
mercato, della ricerca e dell’innovazione messa al servizio della posizione organizzativa ricoperta; iii) dal
contatto crescente con ambienti interculturali e multiculturali (soprattutto via web) che dovrà spingere in
direzione di un arricchimento delle competenze linguistiche; iv) dalla conoscenza diretta e sempre più
approfondita dei prodotti e dei processi realizzati all’interno dell’azienda che può favorire il potenziamento
di strategie di acquisto come fondamentale fattore di produzione.
A tutto questo va aggiunta la necessità di acquisire nuove conoscenze e competenze utili allo sviluppo di
prodotti e di servizi aziendali coerenti e adeguati all’evoluzione legislativa nazionale e internazionale.
È evidente, d’altro canto, che la formazione del Manager della chimica e della farmaceutica, ai vari
livelli/settori organizzativi aziendali, in questo caso delle vendite e della commercializzazione, proprio in
ragione delle sue peculiari caratteristiche personali, che si innestano, per la gran parte, nella esperienza
biografica (peculiarità/unicità delle doti personali e professionali possedute), presenta un elevato tasso di
flessibilità, variabilità e (anche) scarsa prevedibilità ex ante. Pensiamo, ad esempio, alla capacità di visione e
alle intuizione in termini di trend innovativi e/o mercati di sbocco di prodotti e servizi anche in relazione
all’immagine aziendale (politiche di marchio), alle doti di leadership, alla capacità di prendere decisioni in
contesti turbolenti e in condizioni informative limitate (self-management), competenze e capacità che sono
ben lungi dall’essere trasferibili solo attraverso percorsi formativi, anche i più strutturati e personalizzati.
Ciò premesso, è ampiamente possibile reperire presso le Università, Centri di Formazione di eccellenza di
livello nazionale (e internazionale) proposte formative adeguate e flessibili, a partire da Master di
specializzazione, approfondimenti tematici ad hoc, forme di apprendimento a distanza, etc.. Esse dovranno
essere caratterizzate da un “irrobustimento” a tutto campo delle conoscenze sulle caratteristiche dei nuovi
mercati di vendita e commercializzazione acquisto e logistica nonché delle competenze digitali per
attraversare in maniera consapevole ed esperta le frontiere tecnologiche di supporto a tali processi. Tali
proposte formative andranno, pertanto, innestate ed arricchite, come si diceva, da campi di applicazione e
di sviluppo personale on the job, che ne costituiscono sia un prerequisito (analisi del fabbisogno formativo
individuale) sia un completamento essenziale per una opportuna stabilizzazione degli apprendimenti (dalla
conoscenza alla conoscenza agita nel contesto di riferimento specifico).
163
2.1.1.2.1 - Chimici e professioni assimilate
Le professioni comprese in questa unità conducono ricerche, test, esperimenti ed analisi qualitative e
quantitative su sostanze naturali o di sintesi, ne individuano la composizione e le variazioni chimiche ed
energetiche, individuano ed applicano metodi di indagine, formulano teorie e leggi sulla base delle
osservazioni; migliorano le sostanze e ne sintetizzano di nuove. L’esercizio della professione di Chimico è
regolato dalle leggi dello Stato
Le professioni classificate in questa Unità devono essere in grado di trasferire costantemente set di nuovi
saperi all’interno dei processi produttivi, organizzativi e di ricerca dell’azienda (es nano tecnologie, riciclo,
recupero, materie prime seconde).
Per favorire questi cambiamenti esse devono essere anche sempre più capaci di interagire positivamente in
contesti interculturali e multidisciplinari valutando costantemente i risultati dei processi di lavoro a partire
da una capacità crescente di rapportarsi in maniera efficace ed efficiente ad un matrice di obiettivi e di
metodi.
L’acquisizione di comportamenti organizzativi orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo non
deve essere mai disgiunta dalla capacità di riconoscere, applicare, promuovere modelli e metodologie
proprie del linguaggio tecnico-scientifico applicato ai processi aziendali presidiati.
Compiti innovati Compiti nuovi
Investire costantemente nella conoscenza delle novità legislative Porre attenzione alle caratteristiche relative al ciclo di vita dei prodotti
Trasferire costantemente set di nuovi saperi all’interno dei processi produttivi, organizzativi e di ricerca (es nano tecnologie, riciclo, recupero, materie prime seconde)
A fronte delle innovazioni e dei cambiamenti attesi che si prevede modificheranno, più o meno
profondamente, le modalità specifiche in relazione all’esercizio effettivo delle professioni nei settori
chimico e farmaceutico, l’intero sistema delle competenze che caratterizzano ogni singola Unità
Professionale sarà interessato da una sua propria evoluzione.
Le 12 competenze individuate come fondanti e, seppur in misura differenziata, caratterizzanti tutte le
professioni dei due settori, assumono, pertanto, una loro configurazione tipica all’interno di ogni Unità
Professionale considerata
Il loro peso contribuisce a dare ad ognuna di esse una sua profilatura basata sulla rilevanza (alta, media,
bassa o nulla) assunta da ognuna delle competenze individuate.
164
La tabella che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 12 competenze selezionate osservate
appunto (pesatura) in relazione alla specifica Unità Professionale qui descritta
COMPETENZE 2020
1. Essere in grado di trasferire costantemente set di nuovi saperi all’interno dei processi produttivi, organizzativi e di ricerca
A
2. Essere in grado di interagire positivamente in contesti interculturali e multidisciplinari A
3. Essere in grado di comprendere e di utilizzare in ambiti di coordinamento e gestione, i processi relativi all’approvvigionamento, alla vendita, alla logistica e alla produzione e le loro interconnessioni
C
4. Essere in grado di promuovere e gestire processi interni ed esterni all’azienda in direzione di una crescente capacità di internazionalizzazione
C
5. Essere in grado di realizzare soluzioni aziendali orientate al miglioramento della salute, sicurezza e sostenibilità ambientale
B
6. Essere in grado di interpretare e applicare normative generali e specifiche in relazione al sistema aziendale locale, nazionale e internazionale
B
7. Essere in grado di accompagnare i cambiamenti e valutare i risultati dei processi aziendali a partire da una matrice di obiettivi e di metodi
A
8. Essere in grado di sviluppare approcci orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo A
9. Essere in grado di prendere decisioni in relazione al proprio contesto di riferimento migliorando la capacità di acquisizione di set informativi pertinenti in tempi utili
B
10. Essere in grado di utilizzare i sistemi informativi nella gestione e sviluppo dei processi aziendali B
11. Essere in grado di riconoscere, applicare, promuovere modelli e metodologie proprie del linguaggio tecnico-scientifico
A
12. Essere in grado di promuovere e sostenere processi produttivi, organizzativi e culturali fondati su una costante valorizzazione delle dinamiche relazionali locali
X
Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA
Molto importante A
Mediamente importante B
Scarsamente importante C
Non influente rispetto al ruolo X
165
Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale CONOSCENZE
Chimica 93 90
Produzione e processo 76 66
Lingua italiana 63 63
Lingua straniera 60 60
Matematica 42 47
Fisica 40 44
Biologia 38 45
Legislazione e istituzioni 34 36
Servizi ai clienti e alle persone 31 36
Lavoro d'ufficio 28 29
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
SKILL
Comprendere testi scritti 84 75
Senso critico 73 63
Scienze 73 71
Parlare 73 66
Ascoltare attivamente 73 71
Risolvere problemi complessi 72 70
Apprendimento attivo 71 67
Capacità di analisi 68 67
Scrivere 68 70
Gestire il tempo 65 59
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
Indicazioni per il sistema dell’education
I cambiamenti in relazione alle conoscenze e alle competenze previsti nel medio termine per le professioni
che appartengono a questa Unità Professionale vedono il Chimico ricoprire un ruolo caratterizzato da un
crescente livello di responsabilità sia in relazione alla qualità dei prodotti, alla rigorosità delle metodologie
applicate sia in relazione alla sicurezza interna ed esterna allo stabilimento e al trattamento dei materiali di
rifiuto potenzialmente pericolosi
Al chimico viene pertanto innanzitutto richiesta la capacità di interpretare i nuovi orizzonti conoscitivi e i
cambiamenti in atto attraverso un incremento costante emirato dei propri orizzonti conoscitivi. Nei propri
percorsi di formazione e autoaggiornamento (master, specializzazioni, formazione continua in azienda)
andranno preferiti percorsi di approfondimento della legislazione, in special modo quella ambientale o
legata i nuovi regolamenti REACH, della conoscenza delle lingue straniere nonché le competenze legate ad
una importanza crescente del lavoro d’ufficio accessorio al core tecnico-professionale. Andrebbero altresì
promosse e approfondite, in questo caso attraverso attività a diretto contatto con altri professionisti
(networks commerciali, università, centri di ricerca), le competenze relazionali e le attitudini a esercitare la
propria professionalità in contesti multiculturali e multilinguistici. L’abilitazione alla professione è
disciplinata dal “DPR 328/2001 - Capo VII PROFESSIONE DI CHIMICO” con la relativa iscrizione all’Albo
Sezione A al conseguimento della Laurea Specialistica.
166
2.1.1.2.2 - Chimici informatori e divulgatori
Le professioni comprese in questa unità incrementano la conoscenza scientifica in materia, utilizzano e
trasferiscono tale conoscenza nell’industria, nella medicina, nella farmacologia e in altri settori della
produzione. L’esercizio della professione di Informatore scientifico del farmaco è regolato dalle leggi dello
Stato.
Le professioni classificate in questa Unità devono essere in grado di riconoscere, applicare, promuovere
modelli e metodologie proprie del linguaggio tecnico-scientifico. Lo sviluppo costante di attività di ricerca
legate all’utilizzo e al miglioramento dell’efficacia terapeutica di nuovi farmaci soprattutto quelli utili alla
cura di malattie non di base e rare spinge in direzione di un miglioramento continuo delle proprie basi di
conoscenza. Il flusso di informazioni da accumulare e scambiare per assicurare il corretto uso del farmaco
in terapia, e per fornire informazioni utili per la salute del cittadino stimola un approccio sempre più
sistematico alla comunicazione inter e intra aziendale soprattutto attraverso l’utilizzo crescente di nuove
tecnologie e comunicazioni in remoto.
Essere in grado di sviluppare approcci orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo è essenziale
per i chimici informatori e divulgatori il cui background esperienziale e organizzativo è improntato ad una
elevata autonomia gestionale e ad uno spiccato senso etico e di responsabilità. Seppur non con la funzione
specifica di una loro commercializzazione, essi sono impegnati in una fondamentale opera di promozione
dell’educazione sanitaria della popolazione e di tutti gli operatori delle reti di vendita di farmaci.
Compiti innovati Compiti nuovi
Investire in un miglioramento delle skill informatiche e nella capacità di produzione di una efficace e trasparente reportistica digitale a seguito di una riduzione crescente del lavoro face to face I e di un aumento della qualità e quantità dei presidi informativi da rendere disponibili per clienti autorità di controllo, superiori
Costruire una specializzazione su alcune tipologie di farmaco per malattie e patologia non di base e rare
A fronte delle innovazioni e dei cambiamenti attesi che si prevede modificheranno, più o meno
profondamente, le modalità specifiche in relazione all’esercizio effettivo delle professioni nei settori
chimico e farmaceutico, l’intero sistema delle competenze che caratterizzano ogni singola Unità
Professionale sarà interessato da una sua propria evoluzione.
Le 12 competenze individuate come fondanti e, seppur in misura differenziata, caratterizzanti tutte le
professioni dei due settori, assumono, pertanto, una loro configurazione tipica all’interno di ogni Unità
Professionale considerata
167
Il loro peso contribuisce a dare ad ognuna di esse una sua profilatura basata sulla rilevanza (alta, media,
bassa o nulla) assunta da ognuna delle competenze individuate.
La tabella che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 12 competenze selezionate osservate
appunto (pesatura) in relazione alla specifica Unità Professionale qui descritta
COMPETENZE 2020
1. Essere in grado di trasferire costantemente set di nuovi saperi all’interno dei processi produttivi, organizzativi e di ricerca
B
2. Essere in grado di interagire positivamente in contesti interculturali e multidisciplinari C
3. Essere in grado di comprendere e di utilizzare in ambiti di coordinamento e gestione, i processi relativi all’approvvigionamento, alla vendita, alla logistica e alla produzione e le loro interconnessioni
C
4. Essere in grado di promuovere e gestire processi interni ed esterni all’azienda in direzione di una crescente capacità di internazionalizzazione
X
5. Essere in grado di realizzare soluzioni aziendali orientate al miglioramento della salute, sicurezza e sostenibilità ambientale
X
6. Essere in grado di interpretare e applicare normative generali e specifiche in relazione al sistema aziendale locale, nazionale e internazionale
B
7. Essere in grado di accompagnare i cambiamenti e valutare i risultati dei processi aziendali a partire da una matrice di obiettivi e di metodi
C
8. Essere in grado di sviluppare approcci orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo A
9. Essere in grado di prendere decisioni in relazione al proprio contesto di riferimento migliorando la capacità di acquisizione di set informativi pertinenti in tempi utili
B
10. Essere in grado di utilizzare i sistemi informativi nella gestione e sviluppo dei processi aziendali B
11. Essere in grado di riconoscere, applicare, promuovere modelli e metodologie proprie del linguaggio tecnico-scientifico
A
12. Essere in grado di promuovere e sostenere processi produttivi, organizzativi e culturali fondati su una costante valorizzazione delle dinamiche relazionali locali
X
Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA
Molto importante A
Mediamente importante B
Scarsamente importante C
Non influente rispetto al ruolo X
168
Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale CONOSCENZE
Lingua italiana 83 57
Chimica 78 69
Biologia 73 65
Commercializzazione e vendita 68 55
Medicina e odontoiatria 58 50
Lingua straniera 57 56
Psicologia 50 48
Servizi ai clienti e alle persone 47 41
Legislazione e istituzioni 46 42
Informatica ed elettronica 40 28
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
SKILL
Ascoltare attivamente 88 72
Parlare 88 72
Comprendere testi scritti 85 76
Gestire il tempo 83 69
Persuadere 78 65
Senso critico 78 67
Comprendere gli altri 76 66
Apprendimento attivo 75 68
Scrivere 63 55
Negoziare 60 53
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
Indicazioni per il sistema dell’education
A partire dal significativo livello di responsabilità e di autonomia ricoperti che si sostanzia oltre che
nell’ambito strettamente farmacologico anche in quello del funzionamento di strumenti e apparati
diagnostici e medicali andrebbe potenziata opportunamente la capacità di svolgere la funzione
fondamentale di raccordo e presidio tra produttori, fornitori, distributori e utilizzatori finali del farmaco
attenendosi rigorosamente, nello svolgimento di questa funzione, a codici etici e deontologici basati sulla
correttezza e l’adeguatezza crescente del set informativo offerto agli operatori sanitari, agli organi di
vigilanza e, più di recente, anche ai distributori di farmaci di uso comune (da banco) seppur al di fuori di
compiti (vietati dalla legge) di commercializzazione. La indicazioni per il sistema dell’education vanno
pertanto nella direzione di un miglioramento incrementale della qualità delle informazioni da veicolare,
delle capacità espositive delle caratteristiche dei farmaci immessi nel mercato, della competenze digitali
che possono promuovere una crescente capacità di lavorare in remoto per fornire , in maniera fruibile e in
tempi ristretti, agli organi competenti e alla propria azienda le informazioni essenziali in relazione alle
proprie attività professionali a contatto con il proprio pacchetto clienti. Per accedere alla professione, come
è noto ai sensi del DGLS 219/2006 aver conseguito una laurea triennale specificamente abilitante nonché,
per il suo corretto esercizio, è prevista la partecipazione e frequenti e intensivi percorsi di manutenzione
delle informazioni e delle conoscenze specifiche. In relazione a queste ultime si farà sempre più spazio la
capacità di informare correttamente sulle terapie sulle nuove malattie non di base e rare.
169
2.2.1.5.2 - Ingegneri dei materiali Le professioni comprese in questa unità conducono ricerche ovvero applicano le conoscenze esistenti in
materia di studio e di sviluppo dei materiali conosciuti, di possibili nuovi usi degli stessi, di progettazione e
sviluppo di macchinari e processi di produzione di materiali per prodotti con prestazioni particolari.
Sovrintendono e dirigono tali attività.
Le professioni classificate in questa Unità devono essere in grado di trasferire costantemente set di nuovi
saperi all’interno dei processi produttivi, organizzativi e di ricerca dell’azienda. L'innovazione di prodotti e
processi a cui esse sono prevalentemente dedicate si caratterizza come un processo aperto,
multidisciplinare. È richiesta, quindi, la capacità di rapportarsi a contesti variabili e a differenti tipologie di
partners all’interno di Network- Knowledge and Digital based. E’ altresì richiesta la capacità di cross
fertilization tra impresa e università, nonché, ove possibile, la capacità di internalizzare nell'impresa quanto
realizzato dalle università. E dai centri di ricerca esterni all’impresa. Verificare le opportunità di
applicazione industriale di nuovi materiali e condurre attività di ricerca sulla loro sostenibilità e traiettorie
evolutive sono gli ambiti privilegiati su cui le professioni classificate in questa Unità devono misurarsi. La
componente trasversale che fa della produzione e l''uso di nuovi materiali uno degli elementi distintivi della
chimica come fattore di sviluppo dell'industria manifatturiera nel suo complesso va sostenuta dalla
crescente capacità di rapportarsi in maniera efficace ed efficiente ad un matrice di obiettivi e di metodi
tipica delle professioni ricomprese in questa Unità. L’acquisizione di comportamenti organizzativi orientati
all’autodiagnosi e al miglioramento continuo non deve, altresì, essere mai disgiunta dalla capacità di
alimentare e sostenere il proprio bagaglio linguistico e le proprie capacità di comunicazione.
Compiti innovati Compiti nuovi
Lavorare in direzione di un sensibile miglioramento delle attività di networking, dello studio centrato sulla interdisciplinarietà, l’innovazione, e orientato alla riduzione sensibile del time to market di processi e prodotti Promuovere costantemente il proprio ruolo di ponte/interfaccia con la ricerca accademica, e le aree aziendali dedicate all’innovazione di processo e di prodotto
Non emergono significativi compiti nuovi dallo scenario 2020 per le professioni comprese nell’UP.
A fronte delle innovazioni e dei cambiamenti attesi che si prevede modificheranno, più o meno
profondamente, le modalità specifiche in relazione all’esercizio effettivo delle professioni nei settori
chimico e farmaceutico, l’intero sistema delle competenze che caratterizzano ogni singola Unità
Professionale sarà interessato da una sua propria evoluzione.
170
Le 12 competenze individuate come fondanti e, seppur in misura differenziata, caratterizzanti tutte le
professioni dei due settori, assumono, pertanto, una loro configurazione tipica all’interno di ogni Unità
Professionale considerata.
Il loro peso contribuisce a dare ad ognuna di esse una sua profilatura basata sulla rilevanza (alta, media,
bassa o nulla) assunta da ognuna delle competenze individuate.
La tabella che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 12 competenze selezionate osservate
appunto (pesatura) in relazione alla specifica Unità Professionale qui descritta
COMPETENZE 2020
1. Essere in grado di trasferire costantemente set di nuovi saperi all’interno dei processi produttivi, organizzativi e di ricerca
A
2. Essere in grado di interagire positivamente in contesti interculturali e multidisciplinari B
3. Essere in grado di comprendere e di utilizzare in ambiti di coordinamento e gestione, i processi relativi all’approvvigionamento, alla vendita, alla logistica e alla produzione e le loro interconnessioni
C
4. Essere in grado di promuovere e gestire processi interni ed esterni all’azienda in direzione di una crescente capacità di internazionalizzazione
B
5. Essere in grado di realizzare soluzioni aziendali orientate al miglioramento della salute, sicurezza e sostenibilità ambientale
C
6. Essere in grado di interpretare e applicare normative generali e specifiche in relazione al sistema aziendale locale, nazionale e internazionale
C
7. Essere in grado di accompagnare i cambiamenti e valutare i risultati dei processi aziendali a partire da una matrice di obiettivi e di metodi
A
8. Essere in grado di sviluppare approcci orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo A
9. Essere in grado di prendere decisioni in relazione al proprio contesto di riferimento migliorando la capacità di acquisizione di set informativi pertinenti in tempi utili
B
10. Essere in grado di utilizzare i sistemi informativi nella gestione e sviluppo dei processi aziendali B
11. Essere in grado di riconoscere, applicare, promuovere modelli e metodologie proprie del linguaggio tecnico-scientifico
A
12. Essere in grado di promuovere e sostenere processi produttivi, organizzativi e culturali fondati su una costante valorizzazione delle dinamiche relazionali locali
X
Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA
Molto importante A
Mediamente importante B
Scarsamente importante C
Non influente rispetto al ruolo X
171
Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale
CONOSCENZE
Ingegneria e tecnologia 93 73
Produzione e processo 87 64
Lingua straniera 85 63
Fisica 78 64
Lingua italiana 75 58
Chimica 71 65
Matematica 71 66
Informatica ed elettronica 65 49
Progettazione tecnica 64 58
Servizi ai clienti e alle persone 57 46
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
SKILL
Senso critico 90 69
Parlare 85 69
Scienze 84 74Risolvere problemi complessi 84 66Adattabilità 82 74
Apprendimento attivo 82 75
Comprendere testi scritti 81 76
Capacità di analisi 81 66
Scrivere 81 74
Ascoltare attivamente 78 67
Selezionare strumenti 78 62
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
Indicazioni per il sistema dell’education
I cambiamenti in relazione alle conoscenze e alle competenze previsti nel medio termine per le professioni
che appartengono a questa Unità Professionale vedono l’ingegnere dei materiali in una posizione strategica
orientata alla ricerca, all’innovazione, alla brevettazione (prevalentemente di natura incrementale) di nuovi
prodotti. Lo sforzo principale da operare nel prossimo futuro all’interno del sistema dell’education e
all’interno di un più generale sforzo di valorizzazione delle lauree tecniche di natura ingegneristica è quello
di tenere sempre vivi e di rafforzare atteggiamenti di curiosità e di scoperta che rappresentano una
componente essenziale del bagaglio personale per coloro che sceglieranno questa specifica professione.
Seppur non è reperibile in maniera consolidata e diffusa una posizione organizzativa a livello aziendale che
possa definirsi Ingegnere dei materiali (LM 53), assimilabile, peraltro, in vari contesti organizzativi al
Tecnologo dei materiali con Laurea specialistica (Abilitazione professionale disciplinata dal DPR 328/2001),
sono presenti corsi di Laurea triennale e specialistici che rilasciano il titolo accademico, così come definito
dalla declaratoria dell’UP. All’interno dei percorsi formativi già in essere offerti, nei quali andrebbe posta
attenzione crescente alle skill digitali, potrebbe essere possibile attivare nei prossimi anni specifici percorsi
172
centrati sulla valorizzazione della posizione strategica dell’ingegnere dei materiali come interfaccia di
mercato. Essa presuppone il potenziamento della capacità di analizzare i trend di innovazione, di ricerca e
di produzione in atto in tutta la filiera manifatturiera che utilizza la chimica a supporto dei propri processi
produttivi standard potenziando precocemente un approccio orientato all’anticipazione del cambiamento e
alla sperimentazione, sviluppando la capacità di essere un sensore di opportunità di innovazioni
caratteristiche di differenti settori. In relazione invece, all’implementazione di competenze e fabbisogni
formativi ad hoc il sistema dell’education potrà agire proattivamente sia attraverso l’offerta di percorsi
mirati di formazione continua in azienda sia, in fase di reclutamento di nuovo personale, attraverso l’offerta
di opportunità formative in entrata legate a specifici percorsi in apprendistato (alto apprendistato).
173
2.5.1.5.1 - Specialisti nell’acquisizione di beni e servizi
Le professioni comprese in questa unità analizzano le condizioni di vendita, i prezzi ed acquistano sul
mercato materie prime, componenti, attrezzature e forniture di servizi per rivenderli al pubblico o per
utilizzarli nelle attività dell’impresa.
Le professioni classificate in questa Unità dovranno innanzitutto essere in grado di comprendere e utilizzare
nuovi strumenti a supporto dei processi relativi all’acquisizione di beni e servizi opportunamente connessi
alla logistica e alla produzione. Essere in grado di prendere decisioni in relazione al proprio contesto di
riferimento migliorando la capacità di acquisizione di set informativi adeguati in tempi utili diventerà,
infatti, una delle competenze più rilevanti nello scenario futuro di medio periodo.
I cambiamenti attesi legati a fattori di concorrenza e di internazionalizzazione, ma anche a fattori
tecnologici, spingeranno le professioni classificate in questa unità a mutare profondamente il loro
approccio commerciale tradizionale in direzione del rafforzamento delle capacità di fare uso di tutte le
opportunità, molte delle quali centrate sull’uso delle nuove tecnologie, per un utilizzo efficace di reti e
strumenti di acquisto e distribuzione di beni e servizi veloci, accessibili ed efficienti (es. portali di acquisto,
analisi di mercato, benchmarking prodotti e servizi) ). Dovrà essere potenziata, altresì, la capacità di agire
secondo un approccio just in time che mantenga costante l’attenzione alla gestione delle scorte come
fattore competitivo per l’azienda. La capacità di lavorare sotto pressione e in condizioni di riduzione dei
tempi decisionali, unita alla curiosità verso nuove soluzioni tecnologiche a supporto delle strategie di
approvvigionamento aziendali saranno vettori significativi del cambiamento atteso in relazione agli scenari
identificati come probabili. Una crescente conoscenza delle lingue sarà il necessario corollario a supporto
dei cambiamenti attesi
Compiti innovati Compiti nuovi
Gestire in maniera sempre più efficace i processi di approvvigionamento innovato (Internet, just in time, scorte zero) Investire costantemente nella ricerca di soluzioni efficaci ed efficienti nella evoluzione della logistica degli acquisti Sviluppare approcci orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo
Non emergono significativi compiti nuovi dallo scenario 2020 per le professioni comprese nell’UP.
174
Presidiare i nuovi canali di vendita (servizi on-line e multicanale) integrandoli con la riorganizzazione delle reti di vendita Recepire le esigenze della clientela per valorizzarle all’interno delle strategie aziendali
A fronte delle innovazioni e dei cambiamenti attesi che si prevede modificheranno, più o meno
profondamente, le modalità specifiche in relazione all’esercizio effettivo delle professioni nei settori
chimico e farmaceutico, l’intero sistema delle competenze che caratterizzano ogni singola Unità
Professionale sarà interessato da una sua propria evoluzione.
Le 12 competenze individuate come fondanti e, seppur in misura differenziata, caratterizzanti tutte le
professioni dei due settori, assumono, pertanto, una loro configurazione tipica all’interno di ogni Unità
Professionale considerata
Il loro peso contribuisce a dare ad ognuna di esse una sua profilatura basata sulla rilevanza (alta, media,
bassa o nulla) assunta da ognuna delle competenze individuate.
La tabella che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 12 competenze selezionate osservate
appunto (pesatura) in relazione alla specifica Unità Professionale qui descritta
COMPETENZE 2020
1. Essere in grado di trasferire costantemente set di nuovi saperi all’interno dei processi produttivi, organizzativi e di ricerca
B
2. Essere in grado di interagire positivamente in contesti interculturali e multidisciplinari B
3. Essere in grado di comprendere e di utilizzare in ambiti di coordinamento e gestione, i processi relativi all’approvvigionamento, alla vendita, alla logistica e alla produzione e le loro interconnessioni
A
4. Essere in grado di promuovere e gestire processi interni ed esterni all’azienda in direzione di una crescente capacità di internazionalizzazione
B
5. Essere in grado di realizzare soluzioni aziendali orientate al miglioramento della salute, sicurezza e sostenibilità ambientale
X
6. Essere in grado di interpretare e applicare normative generali e specifiche in relazione al sistema aziendale locale, nazionale e internazionale
C
7. Essere in grado di accompagnare i cambiamenti e valutare i risultati dei processi aziendali a partire da una matrice di obiettivi e di metodi
C
8. Essere in grado di sviluppare approcci orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo A
9. Essere in grado di prendere decisioni in relazione al proprio contesto di riferimento migliorando la capacità di acquisizione di set informativi pertinenti in tempi utili
A
175
10. Essere in grado di utilizzare i sistemi informativi nella gestione e sviluppo dei processi aziendali A
11. Essere in grado di riconoscere, applicare, promuovere modelli e metodologie proprie del linguaggio tecnico-scientifico
B
12. Essere in grado di promuovere e sostenere processi produttivi, organizzativi e culturali fondati su una costante valorizzazione delle dinamiche relazionali locali
X
Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA
Molto importante A
Mediamente importante B
Scarsamente importante C
Non influente rispetto al ruolo X
Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale CONOSCENZE
Lingua italiana 70 67
Servizi ai clienti e alle persone 64 68
Commercializzazione e vendita 62 58
Lavoro d'ufficio 59 64
Lingua straniera 59 58
Impresa e gestione d'impresa 57 57
Economia e contabilità 53 54
Produzione e processo 45 39
Matematica 40 41
Comunicazione e media 40 41
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
SKILL
Parlare 81 71
Gestire il tempo 76 67
Negoziare 75 68
Scrivere 75 66
Valutare e prendere decisioni 75 67
Comprendere testi scritti 70 61
Adattabilità 68 66
Ascoltare attivamente 67 62
Persuadere 62 62
Gestire risorse finanziarie 62 64
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
176
Indicazioni per il sistema dell’education
I cambiamenti previsti nel medio termine nell’ambito del comparto chimico e farmaceutico
determineranno per le professioni che rientrano in questa Unità l’esigenza di gestire l’acquisto di
servizi/prodotti all’interno di nuovi modelli di business, ri-organizzati per fronteggiare i fattori di
concorrenza e internazionalizzazione, avvalendosi delle opportunità collegate principalmente
all’introduzione di nuove tecnologie. Esse, pertanto, dovranno acquisire conoscenze, capacità e
competenze rispondenti all’esigenza di pianificare, gestire e monitorare le principali funzioni di
approvvigionamento dell’azienda coordinando efficacemente l’utilizzo di risorse economico-finanziarie, e
tecniche. Le conoscenze dei processi produttivi, dei prodotti e dei servizi realizzati a livello aziendale
dovranno essere padroneggiate in funzione delle esigenze di presidio della strategia di approvvigionamento
e dei canali di acquisto. Risultano, altresì, qualificanti conoscenze in materia di economia e contabilità
nuove funzioni commerciali quali le reti di acquisto. Determinante la conoscenza sempre più approfondita
delle lingue straniere che faciliteranno il presidio dei crescenti processi di internazionalizzazione. Le
trasformazioni in atto comportano, infine, la capacità di adattarsi continuamente ai cambiamenti aziendali
e di contesto, pertanto il sistema dell’education dovrebbe porre le basi per rafforzare abilità poco
esercitate in passato ad esempio self management all’interno di procedure che hanno un crescente
margine di discrezionalità operativa legata anche ai tempi alle condizioni nelle quali si svolgono i principali
processi decisionali e di negoziazione (prezzo e qualità dei prodotti e dei servizi acquistati).
177
2.5.1.5.2 Specialisti nella commercializzazione di beni e servizi (escluso il settore ICT)
Le professioni comprese in questa unità si occupano dell'implementazione delle strategie di vendita,
dell'efficienza della rete distributiva e commerciale, del monitoraggio delle vendite e del gradimento sul
mercato dei beni o dei servizi prodotti, sia pubblici che d'impresa
Le professioni classificate in questa Unità dovranno innanzitutto essere in grado di comprendere e utilizzare
nuovi strumenti a supporto dei processi relativi alla commercializzazione di beni e servizi opportunamente
connessi alla logistica e alla produzione
I cambiamenti attesi legati a fattori di concorrenza e di internazionalizzazione, ma anche a fattori
tecnologici, spingeranno in direzione di un mutamento profondo d approcci commerciali tradizionali che
dovranno muovere in direzione di una maggiore integrazione tra differenti modalità di offerta di servizi alla
clientela. Tali servizi verranno via via profilati a partire dal rafforzamento di nuovi canali di natura
tecnologica e relazionale che utilizzino efficacemente reti di distribuzione e di vendita sempre più aperte,
efficienti e interconnesse. L’acquisizione progressiva di una specifica padronanza in relazione ad una
approccio multiculturale ai problemi e alle relazioni, accompagnato da solide e crescenti basi di
comunicazione in lingue straniere potranno avvalersi di comportamenti organizzativi sempre più orientati
al miglioramento continuo. Non eludibile sarà la conoscenza di dettaglio di prodotti e processi anche in
un’ottica di modularizzazione e di componentistica per favorire una loro collocazione di mercato e/o la loro
vendita.
Compiti innovati Compiti nuovi
Operare più frequentemente e più consapevolmente (competenze interculturali e skill linguistiche) in contesti internazionali
Non emergono significativi compiti nuovi dallo scenario 2020 per le professioni comprese nell’UP.
A fronte delle innovazioni e dei cambiamenti attesi che si prevede modificheranno, più o meno
profondamente, le modalità specifiche in relazione all’esercizio effettivo delle professioni nei settori
chimico e farmaceutico, l’intero sistema delle competenze che caratterizzano ogni singola Unità
Professionale sarà interessato da una sua propria evoluzione.
Le 12 competenze individuate come fondanti e, seppur in misura differenziata, caratterizzanti tutte le
professioni dei due settori, assumono, pertanto, una loro configurazione tipica all’interno di ogni Unità
Professionale considerata
178
Il loro peso contribuisce a dare ad ognuna di esse una sua profilatura basata sulla rilevanza (alta, media,
bassa o nulla) assunta da ognuna delle competenze individuate.
La tabella che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 12 competenze selezionate osservate
appunto (pesatura) in relazione alla specifica Unità Professionale qui descritta
COMPETENZE 2020
1. Essere in grado di trasferire costantemente set di nuovi saperi all’interno dei processi produttivi, organizzativi e di ricerca
B
2. Essere in grado di interagire positivamente in contesti interculturali e multidisciplinari B
3. Essere in grado di comprendere e di utilizzare in ambiti di coordinamento e gestione, i processi relativi all’approvvigionamento, alla vendita, alla logistica e alla produzione e le loro interconnessioni
B
4. Essere in grado di promuovere e gestire processi interni ed esterni all’azienda in direzione di una crescente capacità di internazionalizzazione
A
5. Essere in grado di realizzare soluzioni aziendali orientate al miglioramento della salute, sicurezza e sostenibilità ambientale
X
6. Essere in grado di interpretare e applicare normative generali e specifiche in relazione al sistema aziendale locale, nazionale e internazionale
B
7. Essere in grado di accompagnare i cambiamenti e valutare i risultati dei processi aziendali a partire da una matrice di obiettivi e di metodi
C
8. Essere in grado di sviluppare approcci orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo A
9. Essere in grado di prendere decisioni in relazione al proprio contesto di riferimento migliorando la capacità di acquisizione di set informativi pertinenti in tempi utili
B
10. Essere in grado di utilizzare i sistemi informativi nella gestione e sviluppo dei processi aziendali A
11. Essere in grado di riconoscere, applicare, promuovere modelli e metodologie proprie del linguaggio tecnico-scientifico
B
12. Essere in grado di promuovere e sostenere processi produttivi, organizzativi e culturali fondati su una costante valorizzazione delle dinamiche relazionali locali
X
Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA
Molto importante A
Mediamente importante B
Scarsamente importante C
Non influente rispetto al ruolo X
179
Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale CONOSCENZE
Servizi ai clienti e alle persone 81 65
Commercializzazione e vendita 77 73
Impresa e gestione d'impresa 58 58
Lingua italiana 52 46
Lavoro d'ufficio 52 50
Gestione del personale e delle risorse umane 50 45
Lingua straniera 44 40
Comunicazione e media 40 46
Produzione e processo 38 38
Economia e contabilità 33 33
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
SKILL
Parlare 84 73
Scrivere 77 69
Ascoltare attivamente 77 62
Adattabilità 76 69
Negoziare 69 64
Comprendere gli altri 68 61
Gestire il tempo 68 65
Gestire risorse finanziarie 68 72
Gestire risorse umane 68 67
Comprendere testi scritti 66 61
Valutare e prendere decisioni 66 65
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
Indicazioni per il sistema dell’education
I cambiamenti previsti nel medio termine nell’ambito del comparto chimico e farmaceutico
determineranno per le professioni che rientrano in questa Unità l’esigenza di gestire la commercializzazione
dei servizi/prodotti all’interno di nuovi modelli di business, ri-organizzati per fronteggiare i fattori di
concorrenza e internazionalizzazione avvalendosi delle opportunità collegate principalmente
all’introduzione di nuove tecnologie. Esse pertanto dovranno acquisire conoscenze, capacità e competenze
rispondenti all’esigenza di pianificare, gestire e monitorare le principali funzioni commerciali dell’azienda
coordinando efficacemente l’utilizzo di risorse economico-finanziarie, umane e tecniche. Le conoscenze dei
processi produttivi, dei prodotti e dei servizi realizzati a livello aziendale dovranno essere padroneggiate in
funzione delle esigenze di presidio della strategia distributiva e dei canali di vendita. Risultano qualificanti
conoscenze in materia di product & brand management, strategie e pianificazione della comunicazione;
web marketing; marketing per la vendita, organizzazione e pianificazione delle vendite, nuove funzioni
commerciali quali la direzione commerciale, e la gestione di una rete di distribuzione di servizi, di consulenti
e operatori a più diretto contatto con gli acquirenti finali. Determinante la conoscenza sempre più
approfondita delle lingue straniere che faciliteranno il presidio dei crescenti processi di
internazionalizzazione della produzione e della vendita e commercializzazione.
180
3.1.1.2.0 - Tecnici chimici
Le professioni classificate in questa unità assistono gli specialisti nelle analisi di materie solide, liquide e
gassose condotte nell’ambito della ricerca chimica ovvero per attività di produzione, che richiedono
l’applicazione delle procedure e dei protocolli della chimica, finalizzate allo sviluppo di nuovi prodotti o
processi; assistono gli specialisti al controllo della qualità della produzione, al controllo e mantenimento
degli standard di qualità ambientale, di funzionamento e di sicurezza degli apparati, impianti e dei relativi
sistemi tecnici. L’esercizio delle professioni di Chimico junior e di Perito chimico è regolato dalle leggi dello
Stato
Le professioni classificate in questa Unità dovranno Essere in grado di riconoscere, applicare, promuovere
modelli e metodologie proprie del linguaggio tecnico-scientifico. Lo sforzo di rinnovo delle conoscenze di
base professionali, più significativo e mirato nell’aree della legislazione settoriale e delle lingue dovrà
essere promosso insieme allo sviluppo della capacità di trasferire costantemente set di nuovi saperi
all’interno dei processi produttivi, organizzativi e di ricerca, prestando attenzione alle innovazioni nel
funzionamento di attrezzature e strumenti di supporto all’esercizio professionale (attività di laboratorio,
metodiche per la preparazione e per la caratterizzazione dei sistemi chimici, all’elaborazione, realizzazione e
controllo di progetti chimici e biotecnologici e alla progettazione, gestione e controllo di impianti chimici)
Oltre al costante potenziamento di approcci orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo i tecnici
chimici dovranno essere in grado di promuovere e sostenere processi produttivi, organizzativi e culturali in
crescente autonomia fondati su una costante valorizzazione delle dinamiche relazionali locali
caratterizzandosi nella funzione (su delega aziendale) di interfaccia con le istituzioni sulle questioni
ambientali. Fondamentale appare, infine, la capacità di contribuire alla realizzazione e gestione di soluzioni
aziendali orientate al miglioramento della salute, sicurezza e sostenibilità ambientale.
Compiti innovati Compiti nuovi
Promuovere e sostenere processi produttivi, organizzativi e culturali fondati su una costante valorizzazione delle dinamiche relazionali locali (difesa dell’ambiente e ruolo di interfaccia con le istituzioni)
Non emergono significativi compiti nuovi dallo scenario 2020 per le professioni comprese nell’UP.
A fronte delle innovazioni e dei cambiamenti attesi che si prevede modificheranno, più o meno
profondamente, le modalità specifiche in relazione all’esercizio effettivo delle professioni nei settori
chimico e farmaceutico, l’intero sistema delle competenze che caratterizzano ogni singola Unità
Professionale sarà interessato da una sua propria evoluzione.
181
Le 12 competenze individuate come fondanti e, seppur in misura differenziata, caratterizzanti tutte le
professioni dei due settori, assumono, pertanto, una loro configurazione tipica all’interno di ogni Unità
Professionale considerata
Il loro peso contribuisce a dare ad ognuna di esse una sua profilatura basata sulla rilevanza (alta, media,
bassa o nulla) assunta da ognuna delle competenze individuate.
La tabella che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 12 competenze selezionate osservate
appunto (pesatura) in relazione alla specifica Unità Professionale qui descritta
COMPETENZE 2020
1. Essere in grado di trasferire costantemente set di nuovi saperi all’interno dei processi produttivi, organizzativi e di ricerca
A
2. Essere in grado di interagire positivamente in contesti interculturali e multidisciplinari B
3. Essere in grado di comprendere e di utilizzare in ambiti di coordinamento e gestione, i processi relativi all’approvvigionamento, alla vendita, alla logistica e alla produzione e le loro interconnessioni
C
4. Essere in grado di promuovere e gestire processi interni ed esterni all’azienda in direzione di una crescente capacità di internazionalizzazione
C
5. Essere in grado di realizzare soluzioni aziendali orientate al miglioramento della salute, sicurezza e sostenibilità ambientale
A
6. Essere in grado di interpretare e applicare normative generali e specifiche in relazione al sistema aziendale locale, nazionale e internazionale
B
7. Essere in grado di accompagnare i cambiamenti e valutare i risultati dei processi aziendali a partire da una matrice di obiettivi e di metodi
B
8. Essere in grado di sviluppare approcci orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo A
9. Essere in grado di prendere decisioni in relazione al proprio contesto di riferimento migliorando la capacità di acquisizione di set informativi pertinenti in tempi utili
B
10. Essere in grado di utilizzare i sistemi informativi nella gestione e sviluppo dei processi aziendali B
11. Essere in grado di riconoscere, applicare, promuovere modelli e metodologie proprie del linguaggio tecnico-scientifico
A
12. Essere in grado di promuovere e sostenere processi produttivi, organizzativi e culturali fondati su una costante valorizzazione delle dinamiche relazionali locali
B
Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA
Molto importante A
Mediamente importante B
Scarsamente importante C
Non influente rispetto al ruolo X
182
Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale CONOSCENZE
Chimica 89 82
Produzione e processo 78 68
Matematica 54 56
Lingua straniera 50 55
Lingua italiana 46 44
Fisica 42 41
Servizi ai clienti e alle persone 38 38
Biologia 26 30
Legislazione e istituzioni 23 23
Commercializzazione e vendita 21 25
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
SKILL
Controllare la qualità 78 66
Comprendere testi scritti 73 68
Gestire il tempo 71 65
Risolvere problemi complessi 71 65
Parlare 71 61
Ascoltare attivamente 70 65
Scienze 69 67
Senso critico 69 65
Scrivere 64 64
Adattabilità 64 61
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
Indicazioni per il sistema dell’education
Il tecnico chimico può avere oggi una formazione di base mirata a partire dalla applicazione dei nuovi
regolamenti previsti dalla riforma dell’Istruzione superiore - Decreto legislativo 15.03.2010 n° 87 - che
prevedono nel nuovo indirizzo del Settore tecnologico (punto 6) il diploma di istruzione superiore tecnica in
Chimica, Materiali e Biotecnologie. All’interno di questo corso di studi dovranno essere identificate,
acquisite e approfondite, soprattutto nelle attività di laboratorio, le competenze relative alle metodiche per
la preparazione e per la caratterizzazione dei sistemi chimici, all’elaborazione, realizzazione e controllo di
progetti chimici e biotecnologici e alla progettazione, gestione e controllo di impianti chimici. Andranno
previste opportunità formative aggiuntive legate anche a specifici percorsi di carriera (corsi di studio di
grado universitario, Master di I livello) che andrebbero nello scenario ritenuto più probabile indirizzate
verso una più spiccata conoscenza della legislazione di settore in particolar modo quella riferita
all’ambiente nonché verso una sempre più adeguata conoscenza di almeno una lingua straniera.
183
3.1.4.1.2 - Tecnici della conduzione e del controllo di impianti chimici
Le professioni comprese in questa unità applicano procedure, regolamenti e tecnologie proprie per
controllare, attraverso sistemi automatizzati, e gestire il funzionamento e la sicurezza dei processi di
lavorazione e dell'impiantistica chimica di flusso
Le professioni classificate in questa Unità dovranno essere in grado di utilizzare e trasferire costantemente
set di nuovi saperi all’interno dei processi produttivi e organizzativi presidiati.
Sarà essenziale la promozione di una adeguata conoscenza delle catene essenziali dei processi produttivi
attivati e controllati allo scopo di migliorare le competenze diagnostiche e di autocorrezione. Le professioni
classificate in questa Unità dovranno, altresì, essere in grado di porre crescente attenzione alla conoscenza
di norme e comportamenti pro-attivi in materia di sicurezza ambientale, aziendale e salute della persona.
Devono essere in grado di utilizzare i sistemi informativi nella gestione e sviluppo dei processi aziendali
manutenendo costantemente l’insieme delle e-skill utili al funzionamento della strumentazione
professionale. La costante propensione all’applicazione e alla promozione di modelli e metodologie proprie
del linguaggio tecnico scientifico completa le caratteristiche del profilo professionale delineato dai
cambiamenti annunciati dallo scenario individuato come più probabile.
Compiti innovati Compiti nuovi
Trasferire costantemente set di nuovi saperi all’interno dei processi produttivi, organizzativi e di ricerca
Non emergono significativi compiti nuovi dallo scenario 2020 per le professioni comprese nell’UP.
A fronte delle innovazioni e dei cambiamenti attesi che si prevede modificheranno, più o meno
profondamente, le modalità specifiche in relazione all’esercizio effettivo delle professioni nei settori
chimico e farmaceutico, l’intero sistema delle competenze che caratterizzano ogni singola Unità
Professionale sarà interessato da una sua propria evoluzione.
Le 12 competenze individuate come fondanti e, seppur in misura differenziata, caratterizzanti tutte le
professioni dei due settori, assumono, pertanto, una loro configurazione tipica all’interno di ogni Unità
Professionale considerata
Il loro peso contribuisce a dare ad ognuna di esse una sua profilatura basata sulla rilevanza (alta, media,
bassa o nulla) assunta da ognuna delle competenze individuate.
La tabella che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 12 competenze selezionate osservate
184
appunto (pesatura) in relazione alla specifica Unità Professionale qui descritta
COMPETENZE 2020
1. Essere in grado di trasferire costantemente set di nuovi saperi all’interno dei processi produttivi, organizzativi e di ricerca
A
2. Essere in grado di interagire positivamente in contesti interculturali e multidisciplinari B
3. Essere in grado di comprendere e di utilizzare in ambiti di coordinamento e gestione, i processi relativi all’approvvigionamento, alla vendita, alla logistica e alla produzione e le loro interconnessioni
X
4. Essere in grado di promuovere e gestire processi interni ed esterni all’azienda in direzione di una crescente capacità di internazionalizzazione
C
5. Essere in grado di realizzare soluzioni aziendali orientate al miglioramento della salute, sicurezza e sostenibilità ambientale
A
6. Essere in grado di interpretare e applicare normative generali e specifiche in relazione al sistema aziendale locale, nazionale e internazionale
C
7. Essere in grado di accompagnare i cambiamenti e valutare i risultati dei processi aziendali a partire da una matrice di obiettivi e di metodi
B
8. Essere in grado di sviluppare approcci orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo A
9. Essere in grado di prendere decisioni in relazione al proprio contesto di riferimento migliorando la capacità di acquisizione di set informativi pertinenti in tempi utili
B
10. Essere in grado di utilizzare i sistemi informativi nella gestione e sviluppo dei processi aziendali A
11. Essere in grado di riconoscere, applicare, promuovere modelli e metodologie proprie del linguaggio tecnico-scientifico
A
12. Essere in grado di promuovere e sostenere processi produttivi, organizzativi e culturali fondati su una costante valorizzazione delle dinamiche relazionali locali
B
Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA
Molto importante A
Mediamente importante B
Scarsamente importante C
Non influente rispetto al ruolo X
185
Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale CONOSCENZE
Produzione e processo 76 64
Chimica 71 70
Lingua italiana 58 48
Matematica 42 40
Fisica 36 35
Lingua straniera 35 36
Meccanica 35 40
Ingegneria e tecnologia 28 27
Protezione civile e sicurezza pubblica 28 26
Informatica ed elettronica 25 27
Lavoro d'ufficio 25 28
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
SKILL
Sorvegliare macchine 77 68
Comprendere testi scritti 72 59
Parlare 69 59
Controllare la qualità 67 60
Controllo delle attrezzature 67 64
Risolvere problemi imprevisti 66 63
Adattabilità 65 63
Ascoltare attivamente 65 61
Gestire il tempo 64 61
Risolvere problemi complessi 61 59
Monitorare 61 59
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
Indicazioni per il sistema dell’education
Il tecnico della conduzione e del controllo di impianti chimici può avere oggi una formazione di base mirata
a partire dalla applicazione dei nuovi regolamenti previsti dalla riforma dell’Istruzione superiore - Decreto
legislativo 15.03.2010 n° 87 - che prevedono nel nuovo indirizzo del Settore tecnologico (punto 6) il
diploma di istruzione superiore tecnica in Chimica, Materiali e Biotecnologie. All’interno di questo corso di
studi dovranno essere identificate, acquisite e approfondite, soprattutto nelle attività di laboratorio, le
competenze relative all’elaborazione, realizzazione e controllo di progetti chimici e biotecnologici e
soprattutto alla progettazione, gestione e controllo di impianti chimici. Il lavorare su impianti spesso molto
complessi e ad un elevato livello di automazione e integrazione presuppone, infatti, un crescente livello di
autonomia decisionale e gestionale che spinge in funzione di un rafforzamento crescente delle conoscenze
degli strumenti in uso e dei rischi potenzialmente in essere causati dal loro malfunzionamento. Andrebbero
promossi, infine, specifici percorsi di alternanza formazione – lavoro o percorsi di inserimento in azienda
centrati sul ricorso all’apprendistato professionalizzante, anche se andrebbe tenuta presente, soprattutto
per le specifiche attività svolte in questo tipo di professione, la necessità quasi sempre irrinunciabile di
percorsi formativi interni all’azienda in affiancamento con personale esperto.
186
7.1.5.2.0 - Operatori di macchinari e di impianti per la chimica di base e la chimica fine
Le professioni comprese in questa unità conducono impianti e macchine per filtrare, depurare liquidi e gas,
per separare fanghi e altre componenti solide da fluidi, per separare liquidi e gas di diverse densità per
successive lavorazioni e produzioni; conducono distillatori per la produzione di sostanze chimiche di base
provvedendo anche all'alimentazione degli impianti e allo stoccaggio delle sostanze prodotte; provvedono
alla conduzione e al controllo di reattori e di altri impianti chimici effettuando analisi strumentali standard e
agendo attraverso quadri di manovra che riportano in tempo reale lo stato dei parametri fisici e chimici
essenziali e che consentono l'azionamento di valvole, pompe, generatori di calore ed altri dispositivi di
gestione dei processi chimici e delle condizioni energetiche in cui avvengono.
Per le professioni classificate in questa Unità l'aggiornamento e la continua manutenzione delle conoscenze
tecniche appare il processo a cui dare attenzione in maniera prioritaria. La conoscenza di nuovi apparati e
di nuovi processi nonché la crescente attenzione alla conoscenza di norme e comportamenti pro-attivi in
materia di sicurezza ambientale, aziendale e salute della persona dovranno potersi avvalere della
acquisizione di comportamenti organizzativi orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo non
disgiunti dalla flessibilità ed elevata capacità di adattamento ai differenti contesti lavorativi. Il crescente
bisogno di manutenzione delle E-skill va a coniugarsi con il potenziamento delle capacità decisionali e della
propria autonomia lavorativa. Miglioramento della percezione della catena delle responsabilità e degli
ambiti di collaborazione verticali e orizzontali, delle competenze relazionali centrate sulla collaborazione e
sull’ascolto attivo completano il quadro delle competenze e dei comportamenti organizzativi verso i quali le
professioni facenti parte di questa unità devono muovere.
Compiti innovati Compiti nuovi
Al di là di un approccio orientato al miglioramento e ampliamento delle conoscenze e competenze tipiche della professione considerata non emergono significativi compiti innovati dallo scenario 2020 per le professioni comprese nell’UP.
Al di là di un approccio orientato al miglioramento e ampliamento delle conoscenze e competenze tipiche della professione considerata non emergono significativi compiti nuovi dallo scenario 2020 per le professioni comprese nell’UP.
A fronte delle innovazioni e dei cambiamenti attesi che si prevede modificheranno, più o meno
profondamente, le modalità specifiche in relazione all’esercizio effettivo delle professioni nei settori
chimico e farmaceutico, l’intero sistema delle competenze che caratterizzano ogni singola Unità
Professionale sarà interessato da una sua propria evoluzione.
Le 12 competenze individuate come fondanti e, seppur in misura differenziata, caratterizzanti tutte le
professioni dei due settori, assumono, pertanto, una loro configurazione tipica all’interno di ogni Unità
187
Professionale considerata
Il loro peso contribuisce a dare ad ognuna di esse una sua profilatura basata sulla rilevanza (alta, media,
bassa o nulla) assunta da ognuna delle competenze individuate.
La tabella che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 12 competenze selezionate osservate
appunto (pesatura) in relazione alla specifica Unità Professionale qui descritta
COMPETENZE 2020
1. Essere in grado di trasferire costantemente set di nuovi saperi all’interno dei processi produttivi, organizzativi e di ricerca
B
2. Essere in grado di interagire positivamente in contesti interculturali e multidisciplinari C
3. Essere in grado di comprendere e di utilizzare in ambiti di coordinamento e gestione, i processi relativi all’approvvigionamento, alla vendita, alla logistica e alla produzione e le loro interconnessioni
X
4. Essere in grado di promuovere e gestire processi interni ed esterni all’azienda in direzione di una crescente capacità di internazionalizzazione
X
5. Essere in grado di realizzare soluzioni aziendali orientate al miglioramento della salute, sicurezza e sostenibilità ambientale
B
6. Essere in grado di interpretare e applicare normative generali e specifiche in relazione al sistema aziendale locale, nazionale e internazionale
C
7. Essere in grado di accompagnare i cambiamenti e valutare i risultati dei processi aziendali a partire da una matrice di obiettivi e di metodi
X
8. Essere in grado di sviluppare approcci orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo A
9. Essere in grado di prendere decisioni in relazione al proprio contesto di riferimento migliorando la capacità di acquisizione di set informativi pertinenti in tempi utili
B
10. Essere in grado di utilizzare i sistemi informativi nella gestione e sviluppo dei processi aziendali C
11. Essere in grado di riconoscere, applicare, promuovere modelli e metodologie proprie del linguaggio tecnico-scientifico
C
12. Essere in grado di promuovere e sostenere processi produttivi, organizzativi e culturali fondati su una costante valorizzazione delle dinamiche relazionali locali
X
Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA
Molto importante A
Mediamente importante B
Scarsamente importante C
Non influente rispetto al ruolo X
188
Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale CONOSCENZE
Chimica 53 49
Produzione e processo 50 44
Lingua italiana 47 39
Matematica 27 25
Lingua straniera 25 22
Fisica 25 22
Meccanica 21 20
Protezione civile e sicurezza pubblica 20 15
Informatica ed elettronica 16 14
Ingegneria e tecnologia 13 12
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
SKILL
Controllo delle attrezzature 77 64
Sorvegliare macchine 75 62
Parlare 66 51
Ascoltare attivamente 65 52
Adattabilità 63 51
Comprendere testi scritti 63 51
Scrivere 53 47
Gestire il tempo 48 40
Apprendimento attivo 48 47
Selezionare strumenti 46 41
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
Indicazioni per il sistema dell’education
I cambiamenti previsti nel medio termine nell’ambito del comparto chimico e farmaceutico
determineranno per le professioni che rientrano in questa Unità l’esigenza di incrementare a tutto campo,
seppur all’interno di specifiche caratteristiche di ogni profilo professionale, le conoscenze di base relative ai
nuovi processi e prodotti, all’informatica applicata alla strumentazione in uso, la lingua straniera,
l’ingegneria e la tecnologia oltre alle nuove acquisizioni della chimica e della farmaceutica. Questo potrà
avvenire sia attraverso percorsi mirati di formazione continua in azienda sia, in fase di reclutamento di
nuovo personale, attraverso l’offerta di opportunità formative in entrata legate a specifici percorsi in
apprendistato (professionalizzante). Particolarmente utili saranno tutto quei percorsi formativi atti a
migliorare la consapevolezza della propria posizione organizzativa, le competenze relazionali nonché le
conoscenze nelle materie relative alla protezione civile e alla sicurezza pubblica e ambientale.
189
7.1.5.3.1 - Operatori di macchinari per la produzione di farmaci
Le professioni comprese in questa unità conducono e controllano impianti e macchinari per la fabbricazione
di prodotti della chimica fine e delle specialità ovvero conducono e controllano impianti e macchinari per la
produzione dei farmaci e dei loro principi attivi, delle miscele con eccipienti, del loro dosaggio e del relativo
confezionamento per il consumo finale.
Per le professioni classificate in questa Unità l'aggiornamento e la continua manutenzione delle conoscenze
tecniche appare il processo a cui dare attenzione in maniera prioritaria. La conoscenza di nuovi apparati e
di nuovi processi nonché la crescente attenzione alla conoscenza di norme e comportamenti pro-attivi in
materia di sicurezza ambientale, aziendale e salute della persona dovranno potersi avvalere della
acquisizione di comportamenti organizzativi orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo non
disgiunti dalla flessibilità ed elevata capacità di adattamento ai differenti contesti lavorativi. La
manutenzione delle E-skill va a coniugarsi con il potenziamento delle capacità decisionali e della propria
autonomia lavorativa. Miglioramento della percezione della catena delle responsabilità e degli ambiti di
collaborazione verticali e orizzontali, delle competenze relazionali centrate sulla collaborazione e
sull’ascolto attivo completano il quadro delle competenze e dei comportamenti organizzativi verso i quali le
professioni facenti parte di questa unità devono muovere.
Compiti innovati Compiti nuovi
Al di là di un approccio orientato al miglioramento e ampliamento delle conoscenze e competenze tipiche della professione considerata non emergono significativi compiti innovati dallo scenario 2020 per le professioni comprese nell’UP.
Al di là di un approccio orientato al miglioramento e ampliamento delle conoscenze e competenze tipiche della professione considerata non emergono significativi compiti nuovi dallo scenario 2020 per le professioni comprese nell’UP.
A fronte delle innovazioni e dei cambiamenti attesi che si prevede modificheranno, più o meno
profondamente, le modalità specifiche in relazione all’esercizio effettivo delle professioni nei settori
chimico e farmaceutico, l’intero sistema delle competenze che caratterizzano ogni singola Unità
Professionale sarà interessato da una sua propria evoluzione.
Le 12 competenze individuate come fondanti e, seppur in misura differenziata, caratterizzanti tutte le
professioni dei due settori, assumono, pertanto, una loro configurazione tipica all’interno di ogni Unità
Professionale considerata
Il loro peso contribuisce a dare ad ognuna di esse una sua profilatura basata sulla rilevanza (alta, media,
bassa o nulla) assunta da ognuna delle competenze individuate.
190
La tabella che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 12 competenze selezionate osservate
appunto (pesatura) in relazione alla specifica Unità Professionale qui descritta
COMPETENZE 2020
1. Essere in grado di trasferire costantemente set di nuovi saperi all’interno dei processi produttivi, organizzativi e di ricerca
C
2. Essere in grado di interagire positivamente in contesti interculturali e multidisciplinari C
3. Essere in grado di comprendere e di utilizzare in ambiti di coordinamento e gestione, i processi relativi all’approvvigionamento, alla vendita, alla logistica e alla produzione e le loro interconnessioni
X
4. Essere in grado di promuovere e gestire processi interni ed esterni all’azienda in direzione di una crescente capacità di internazionalizzazione
X
5. Essere in grado di realizzare soluzioni aziendali orientate al miglioramento della salute, sicurezza e sostenibilità ambientale
B
6. Essere in grado di interpretare e applicare normative generali e specifiche in relazione al sistema aziendale locale, nazionale e internazionale
C
7. Essere in grado di accompagnare i cambiamenti e valutare i risultati dei processi aziendali a partire da una matrice di obiettivi e di metodi
X
8. Essere in grado di sviluppare approcci orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo A
9. Essere in grado di prendere decisioni in relazione al proprio contesto di riferimento migliorando la capacità di acquisizione di set informativi pertinenti in tempi utili
B
10. Essere in grado di utilizzare i sistemi informativi nella gestione e sviluppo dei processi aziendali C
11. Essere in grado di riconoscere, applicare, promuovere modelli e metodologie proprie del linguaggio tecnico-scientifico
C
12. Essere in grado di promuovere e sostenere processi produttivi, organizzativi e culturali fondati su una costante valorizzazione delle dinamiche relazionali locali
X
Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA
Molto importante A
Mediamente importante B
Scarsamente importante C
Non influente rispetto al ruolo X
191
Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale CONOSCENZE
Lingua italiana 55 44
Chimica 54 49
Produzione e processo 53 43
Matematica 31 31
Meccanica 31 29
Lingua straniera 29 24
Gestione del personale e delle risorse umane 26 22
Informatica ed elettronica 25 25
Fisica 23 24
Biologia 20 20
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
SKILL
Comprendere testi scritti 70 52
Sorvegliare macchine 69 55
Adattabilità 68 56
Parlare 63 57
Ascoltare attivamente 63 51
Gestire il tempo 61 45
Controllo delle attrezzature 56 51
Monitorare 56 48
Apprendimento attivo 56 50
Scrivere 53 49
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
Indicazioni per il sistema dell’education
I cambiamenti previsti nel medio termine nell’ambito del comparto chimico e farmaceutico
determineranno per le professioni che rientrano in questa Unità l’esigenza di incrementare a tutto campo,
seppur all’interno di specifiche caratteristiche di ogni profilo professionale, le conoscenze di base relative ai
nuovi processi e prodotti, all’informatica applicata alla strumentazione in uso, la lingua straniera,
l’ingegneria e la tecnologia oltre alle nuove acquisizioni della chimica e della farmaceutica. Questo potrà
avvenire sia attraverso percorsi mirati di formazione continua in azienda sia, in fase di reclutamento di
nuovo personale, attraverso l’offerta di opportunità formative in entrata legate a specifici percorsi in
apprendistato (professionalizzante). Particolarmente utili saranno tutto quei percorsi formativi atti a
migliorare la consapevolezza della propria posizione organizzativa, le competenze relazionali nonché le
conoscenze nelle materie relative alla protezione civile e alla sicurezza pubblica e ambientale.