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/ i P E N E R O G R E C O /. / 2 .
AUGUSTO ROSTAGNI
G I U L I A N O L ' A P O S T A T A
SAGGIO CRITICO
CON LE
O P E R E T T E P O L I T I C H E E S A T I R I C H E
T R A D O T T E E C O M M E N T A T E
T O R I N O
FRATELLI BOCCA, EDITORI
M L A N O - R O M A
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PROPR IET LETTERAR IA
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AVVERTENZA
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PARTE PRIMA
L'UOMO E LO SCRITTORE
S A G G I O C R I T I C O
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CAPI T OL O I.
Preliminari.
Sulla soglia, quasi, dell'Et bizantina, mentre i barbari battevano ai confini del!' Impero e, ne)]' interno,
guadagnavano ogni giorno potenza i fedeli di Cristo,un uomo tent di sollevare, per l'ultima volta, la
bandiera dell'^Y/^MWf (i). Quest'uomo Flavio
Claudio Giuliano, imperatore e nipote di Costantinoil Grande. Nell' impresa portava la convinzione di unapostolo non meno che l'energia e la risolutezza di
un condottiero di eserciti. Era guidato non pure dauna assillante idealit letteraria, si anche da concettipolitici e religiosi. Congiungeva, con profondit ragio
natrice di filosofo, al disegno di restaurazione intellettuale che, per riuscire efficace, doveva essererestaurazione dell'arte e del sapere antico nel lorocontenuto mitico e ideologico quello di una com-
() Questo stesso vocabolo, se non inventato
(come afferma G. BotsstER i n y{w / .PagwMswi I p. 111),certo da Giuliano divulgato, ad esprimere il complesso della
antica civilt e, particolarmente, l'aspetto religioso, ch'egliintende restaurare e che, secondo il suo pensiero, inscindibile dagli altri aspetti della vita classica. V. X L IX
Cfr. X L , XL I, LX XIII (tepistole della cui autenticit, per, si dubita.
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chi, come Libanio (]o splendido e vacuo declamatore,
esperto ad avvincere col lusso della parola l'attenzionedel pubblico), vedeva in lui prevalentemente il
innamorato della sapienza e_ della bellezza ellenica,restauratore del ct)!to politeista ; chi invece, come
Ammiano Marcellino (lo storico e guerriero dall'animoretto, dal pensiero acuto ma non molto incline aglislanci e alle comprensioni sublimi), poneva in pivivo risalto il soldato, l'uomo di governo, il campione
della giustizia e della virt patria. C erano Basilio diCesarea, Gregorio di Nazianzo, che, nella foga d
condannare il rprobo, dimenticavano o, deliberata-mente, oscuravano le reali innegabili doti del citta
dino, del pensatore, dell'uomo. Non c era nessuno,forse, che intero e senza offese raccogliesse il segreto
della sua anima : non, forse, i filosofi e asceti Massimoe Prisco, coi quali ancora morente egli s'intrattenevaa ragionare della sublimit e dell'immortalit dellospirito (i), e che solo si curarono di interpretarne e
assecondarne le pi ardite aspirazioni mistiche.N le discrepanze e le passioni, allora accese, sono
oggi spente. Chi esalta, chi denigra ; chi esagera il significato della riforma religiosa, chi lo attenua fino adassegnargli un valore del tutto secondario e fortuito.
Non qui mio proposito di indagare gli atti e gliintendimenti tutti dell'Apostata, e neanche le svariateconcezioni e i molteplici dibattiti cui il suo nome ha
dato occasione. Io ho davanti a me lo scrittore.Senonch, nello scrittore appunto viene fuori l'uomo;
non si menoma, anzi si concreta la personalit sua
intera: e non come altri ha creduto che fosse, a
(i) AMMAN. X X V 3, 28.
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giudicare da] suo operato, ma come egti stesso riuscito ad affermarsi, per virt d'arte sua, vitalmente.
Poich sebbene paia a tutta prima esagerato
oso dire che qui principalmente ha vita l'imperatoreGiuliano. L a solenne impresa che nel rapido corsodella sua esistenza poco pi che trentenne egli tent,
e che lo rende cos attraente ai suoi moderni storiografi : quella celebre impresa che sopra abbiamo prospettata, e che fu la principale e culminante manife
stazione della sua attivit pratica, miseramentefallita. A giudizio di tutti essa non ha avuto, e non
poteva avere, nello svolgimento della storia alcuneffetto. Risuscitare l'EHenismo, come Giuliano intendeva, era andare contro la naturale evoluzione dei
tempi ; era tanto assurdo quanto pretendere, ad es.,
che l'albero tornasse germe. Terch, in realt, t'EHe-nismo non era morto: viveva nella civilt cristiana,
come il fanciullo ch' stato, vive nell'uomo che .L'Apostata insomma, nei suoi cinque anni di governodelle Gallie in qualit di cesare e nei due anni diimpero in qualit di augusto, passato per dirla
con le parole di un critico insigne come una meteora luminosa che, appena accesa, si spenta: hasprecato in un disegno ineffettuabile le sue magnifiche virt di mente e d'animo ().
Afa non ha sprecato interamente. Perch nel fallimento dell'imperatore ha le sue radici (non paia
un'ironia!) l'originalit dello scrittore. Nella sua tragedia di uomo, nel suo conflitto coi tempi, noi
siamo per ravvisare le intime ragioni della sua arte.
li) G. NEcm, Z/MM/frn/or; (Milano 1902)
PP- 485-6, 3 ' 7-8 .
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CAPITOLO II.
Vita, attiva e vita contemplativa.
Il pr Rio dell'uomo.
L'anno 355 delt'ra volgare, a' d 6 di novembre,Flavio Claudio Giuliano, figlio di Giulio Costanzo edi Basilina, ventiquattrenne, era chiamato a prendereparte al governo de))'Impero, con titoio e dignit
di cesare : che voleva dire, nella gerarchia istituita daDiocleziano, vice-imperatore, ossia la principale figuradetto Stato accanto a quetta dett'augusto (1). Chi tochiamava, dividendo cos con tui gti onori detta por
pora imperiate, era it cugino Costanzo II : quellostesso che, net 338, per disfarsi di possibiti preten
denti, gti aveva fatto uccidere (o era stato nel fargtiuccidere it principate responsabile) it padre e unfratetto maggiore, nonch varii attri parenti : quetto
stesso che, fino attora, aveva circondato di sospetti e
() . X V 8, 1 sgg. (per ta data dett'etezione ibid. 17);lOHANN. ANTIOCH. fi*. 176 gTW f. MHer IV p. 605).Circa il computo dett'et di Giuliano sebbene non abbiaal nostro scopo alcuna importanza per amore di esattezza,mi attengo a SEECK Gisc/. i / af. an/^ IV,pp. 391-2, il quale conferma, come data di nascita, il 331,contro RADtNGER " Philologus L (1891) p. 76! e NEUMANN ibid.
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di paure )a sua giovinezza orfana e straziata, e ancora
recentemente, ne! 35 1, aveva etevato aia medesimadignit di cesare t'attro fratet!o superstite, Gatto, per
farto morire poco appresso (1). Tragedie di Cortecui ta storia de! tardo impero aveva purtroppo avvezzato gti animi : ma che uguatmente dovettero gettarenei festeggiamenti de) nuovo cesare, anche attraversoatta cristiana piet e atta pacata mettiHua unzione di
Costanzo, un sinistro bagtiore (2). Cos descrive, con
rara sensibitit artistica, Ammiano Marcetino ta scenain cui si decide t'avvenire det nostro eroe (3):
It giorno hssato, convocate tutte e truppe ch'eran presentiin Mitano, eretta pi atta det solito ta tribuna, cui circondarono
(r) Questi fatti sono abbastanza noti e da Giuliano stesso
denunziati nel M figa^ gw a/ SfMa/o i a/ .Po/c/o 270 C,281 B, dove pi particolarm ente ne tratteremo, nonch inOro/. VII 228 B, 230 A ; I 17 A . Difese di Costanzo furonotentate, per ragione di partito, dai nemici di Giuliano, manon riuscirono a cancellare la sua responsabilit.
(2) Sulle affettazioni di Costanzo e sulle strane maniere concui posava a sapiente e a filosofo, vedi, oltre alla splendida
descrizione di AMMtANo XV I io, 9-12, X X I 16, ci che si deduce dai panegirici di LtBANto (particolarmente Ora/. LIX 122),di TEMtsTto (particol. I e II) e di GtuuANO stesso )I e II).Circa la speciale sua passione per l'eloquenza, dice Ammiaao(XXI 16, 4) : aW$w;5 a^ff/a/o r, Sfa' fMTM a rAi-/or/ra / i r ?:?
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]e aquile e gti stendardi, l'augusto, salito, e tenendo per ladestra mano Giuliano, a questo modo con pacata favella peror:
" Noi siamo davanti a voi, ottimi difensori dello Stato, pertutelare, quasi con un'anima sola, la causa di tutti. A vo i io
riferir, come a giudici imparziali, quel che sono per fare.Dopo l'uccisione dei tiranni ribellatisi (1), cui rabbia e furoreaveva condotto a tentare ci che tentarono, i Barbari, quasiper offrire agli empii Mani di costoro un sacrifizio di sangueromano (3), invadono la Gallia, rompendo la quiete dei confini (3): imbaldanziti si vede da questa fiducia, che noiardue necessit ci tengono legati a lontanissime regioni. Se
dunque a questo male, che gi oltre il dovere si espande,andr incontro mentre a tempo il suffragio di una
scorsi di Costanzo, se anche tenuti in latino, dovevano esserestati raccolti e pubblicati in gr eco : prova ne sia il discorsoper la nomina di Temistio a senatore, pp. 21-7 dell'edizioneDindorf): cito ad es. l'uso di in posizione attributiva (13) = ^ ytpy ; ^rosfr^fM/;' (7) = ^-novtt (raro in latino). Cito soprattutto un parallelo di concettoe di espressione : /MS
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nostra comune deliberazione, i colti di quelte genti superbesi Baccheranno, e i confini deH'impero saranno intatti. Restache ta speranza ch'io nutro, voi corroboriate con prosperieffetti. Qui Giutiano, mio cugino paterno che, come sapete,
giustamente apprezzato per ta sua modestia, e per essa anoi attrettanto caro che per ta parenteta : giovane di brittantiattitudini che io desidero etevare a) grado di cesare, purcha questo mio disegno, se utite vi pare, anche voi diate conferma col vostro consenso
Attro voteva aggiu ngere : ma t'uditorio, interrompendo, confavorevoti mormorii, to impedisce : " Questo it votere di Dio,
non di un uomo dicevano, quasi presaghi det futuro. Senzafare un movimento, [Im peratore (t), quando furono tornatiin sitenzio, continu, pi sicuro: " Poich dunque detta vostraapprovazione mi fa fede it tieto sussurro, ors, questo giovanedi forza tranquitta, i cui modesti costumi sono pi da imitareche da descrivere, salga all'auspicato vertice degli onori. Laprectara sua indole, cottivata dai buoni studii, credo di averta
con ci solo pienamente dimostrata : che su tui ho diretto lamia scelta. Ordunque, in presenza di Dio celeste, io lo vestodel manto imperiate
Disse, e tosto, indossata a Giutiano ta porpora degti avi eproctamatoto cesare fra gti applausi delt'esercito, a lui chetiene il votto un po' contratto e quasi mesto, soggiunge:
" Hai ricevuto, cos giovane, lo splendido fiore dell'origine
tua, o fratello a me fra tutti amatissimo! La mia gloria confesso se n' accresciuta: poich net deferire, con giustizia,parte detta mia potenza atla Nobilt tua che m' parente (at,mi par d'essere pi subtime che per ta potenza stessa. Siimidunque compagno nette fatiche e nei pericoli : assumi la tutelae it governo delta Gallia: porta sottievo coi tuoi benefizi aquelle aiHitte contrade. E se i nemici sar necessario affron
tare. aspettali di pi fermo, tra i portabandiera stessi: giusto
io Par/? /. - Z.'owo i /o scr/Z/orc.
(1) Ci nelte abitudini affettate di Costanzo: AMmAN. XVIio , io :
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istigatore di coraggio in tempo opportuno, cauto esempio diardire ai combattenti, sostegno dei caduti e degti oppressi,testimonio di verit e di giustizia sia ai vatorosi, sia agiiignavi. Avanti dunque, dove i'urgenza dett'impresa ti chiama,
avanti, uomo forte, aita testa di uomini parimente forti ! Noici saremo accanto, con 'incroHabite costanza di un vicende-
vote amore; mititeremo insieme; insieme (se a Dio piaccia diesaudire te nostre preghiere) governeremo con eguate moderazione e piet eguate it mondo finatmente pacificato. Tu misarai sempre presente, n io ti mancher, quatunque cosa tufaccia. Insomma, va, va ! corri, accompagnato dai voti di tutti,
a difendere con cura assidua it posto che ta Repubbtica, quasi,ti aiBda t .
Nessuno, dopo questa chiusa, si pot tenere: anzi, imititaricon orrendo frastuono, battendosi gti scudi contro te ginocchia(che manifestazione riboccante di giubito; mentre, quandocontro te tance urtano gti scudi, attora segno di rabbia edi dotore), mostrarono con quate e quanto piacere tutti, ad
eccezione di pochi, approvassero it giudizio det!'augusto.Accogtievano, in atto di degna ammirazione, it cesare, tuttofiammante net futgore detta porpora imperiate. E contemptan-done gti occhi, di una bettezza terribite, contemptandone itvotto, di una grazia pi forte netta insotita commozione, cercavano di presagire quate egti sarebbe in futuro: come seavessero studiato quei vecchi tibri che insegnano a scoprire
dai tineamenti esteriori te interne disposizioni degti animi.Per maggiore rispetto atta sua dignit, non to todavano ottreit dovere, n meno : di modo che pi di censori furono stimatequette voci, che di sotdati. Ma, ammesso poi net medesimococchio dett'Imperatore (i) e ricevuto netta reggia, egti sussurrava quet verso d'Omero:
Z o co/si /a Mor/i f (2).
(il Degnazione veramente eccezionate. AMMANO stesso XVI10, 12 : u ff ;*M cowxMiMW //**
(a) ///ai/. V 83. Questo particotare dovette essere desunto da quatche scritto di Giutiano stesso, forse da uno dei
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suoi * moderati costumi *, te sue briganti attitudini *,ta sua * forza tranquitta *, i * buoni studii *. Conoscevano di )ui atcune cose esteriori. Lo avevano visto
arrivare di recente dalla Grecia, con ta barba tungae it mantetletto di Htosofo ; avevano riso dette sue
maniere timide e impacciate ; to avevano costretto adassumere vesti mititari, componendo di tui un assai
buffo sotdato (1). Avevano appreso, forse, quatcunadette sue passate vicende : che, orfano, era stato te
nuto tontano da ogni fasto regate (2) ; aveva concepito per gli studii una immensa passione, cui non
sempre era tibero di soddisfare; a Nicomedia prima,e a Costantinopoli, con maestri assegnatigti da Co
stanzo (3); poi a Macelto, in un sotitario podere delta
(1) V. pi avanti i! JM?ssa^g-:'o 274 C, D. Cfr. AMMtAN. X V8, 1: /'!...
(z) Che, dopo l'assassinio dei parenti. Giuliano sia statoallontanato da Costantinopoli si deduce dal .MMsaggw 270 D
Frepop xrftvat [Af'f-nrdftioy],
I.
(3) V. qui il Mso/o^oHe 354 A , B, e cfr. Or. VII (CcM?f*o ;7f!*M
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per servirci delta scultoria espressione di
Ammiano (1). Egli aveva legato la sua vita, in maniera indissolubile, a una legge superiore, che non
era solo la legge del bene morale, per cui amava lagiustizia e rifuggiva dall'iniquit, ma la coscienza diuna missione che l'uomo riceva da Dio e di cui a
Dio debba, anzitutto, rispondere (2). Poco importaqui stabilire da quali influssi, fuori delle sue congenite virt, egli attingesse questo verbo, e fino a qual
punto i neoplatonici Edesio e Crisanzio o il taumaturgo Massimo dessero concretezza d ' intenti politicie religiosi alle mistiche aspirazioni dell' imperialealunno; poco importa ancora determinare per qualiragioni, dipendenti dalla sua educazione, dalle simpatieletterarie, dalle speciali contingenze familiari, oltrech
da qualcosa di pi profondo che poi vedremo, e noncerto da perversione d'animo, egli approdasse al Politeismo anzich al Cristianesimo. Il fatto sostanziale che, dal giorno in cui aveva cominciato a pensare,
lo spirito del giovane si era agitato nella sfera del-l'Assoluto, e in questa aveva elaborato e raccolto una
tale concezione della vita che doveva assisterlo intutti i suoi atti ed essere il simbolo della sua elevatezza d uomo. L'apostasia sua stessa, ossia la riconsacrazione ufficiale del Politeismo, il quale quarantaanni prima Costantino aveva abbandonato come re
ligione di Stato: questa famosa riforma, ch'era il
grande segreto cui gi il nuovo cesare albergava nel-
(1) XXV 4, 1.(z) . XV I j , 4 : HWi/Mr /ax
a '' fMw's cofMi/a/a
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note ivi; LtBAN. Ora/. XVIII 179: ytictt duvn/ttvoy aMypovtty. Se detta vita intima di Giutiano, e particolarmente dettamoglie Etena (ta soretta di Costanzo, a tui unita nett'occasionedetta nomina a cesare e morta quatche anno dopo in Gattia),nutta saputo, ci non tanto per mancanza di notizie esteriori (['imperatore parta di ]ei soto in quatche frase sbiadita,nett'Ora/. HI 123 D e ne) M assaggio 284 C), quanto perch
tate affetto non era radicato ne))a natura dett'imperatore. Diqui forse riceve tuce anche quet discusso brano, contenuto inuna tetter scoperta non motto tempo addietro (" Rivista diFitotogia , sopra cit. p. 293), che, ottre atte due frasi test citate, ['unica testimonianza diretta dette retazioni di Giutianocon Etena: ^aptupay % tos #co&s ?tcvtay tt xctiJ zt f?OK MOt ?rpy ^ y a i i f t ^ v , f n y
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s stessa, quanto per lo sdegno di non vedersi se
guito, approvato, riconosciuto. Tendeva ad isolarsi: aripagare con un gesto d'orgoglio l'abbandono in cui
gli sembrava di essere lasciato. Sentiva altamente dis, troppo diverso dagli altri (i); amava, irrefrenabilmente, la gloria (2): e ci lo spauriva, poi, se si fa
4%/6?- 8$ /Ji' ^^ Si noti
che it brano completamente frainteso da ALLARD _//A^/os/a/II p. 30, it quale, traviato dalla falsa traduzione ecommento di PARtsto e LARGAtoLLt, . c. detta " Riv. di Fi!. ,
vi vede un senso " anodino : " je n'aurais pas support quequelqu'un fit connaitre au pubtic quets taient mes rapportsavec ma femme ; mentre it senso chiaro ed tutto itcontrario di q uesto, cio : " non mi sdegnerei che qualcuno ecc.: perch tutto era temperanza e saggezza,,. Rimane quindi anche escluso t'accenno atte dicerie e atte caiunniesecondo cui t'Apostata avrebbe avuto parte netta morte diEtena. Ricorda poi Ora/. VI 198 C : od ,^// Ji' ^
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ceva a considerare di essere un semptice strumentonette mani di Dio. Come ta mitezza e t'indutgenza, cos
'umitt suggerita datta ragione gti costava fa
tica. Ma rendeva pi meritevote, poi, ta vittoria.Ad acquistare questo temperamento, a satdarsi intorno at petto una cos rigida corazza spirituate, dovevano averto assai aiutato te condizioni in cui vennea svotgersi ta sua prima giovinezza: che non soto eraoffesa e privata dei pi puri affetti famitiari (prima
dett'assassinio det padre, det fratetto e degti attricongiunti, gi gti era morta ta madre Basitina) (t),ossia di quegti affetti dai quati avrebbe imparato ta
confidenza e ta tetizia: ma anche era esposta attoambiguo spettacoto di una societ, di una ctasse, diuna Corte in cui si faceva di tati affetti it pi mo
struoso tudibrio (2 ). Minacciato egti stesso, oscuramente, netta vita, aveva presto dovuto imparare ariporre te sue speranze' at di t detta vita (3). Sospeso
MOMMM SMHM
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netta viziosa contraddizione di un mondo dove l'unamano uccideva i] fratelto mentre l'altra benedicevaall'Onnipotente, aveva dovuto ]' equilibrio cercare in
una sempre pi intensa contemplazione* dell' esserepuro (i). Oh, rara virt, oh, attitudine veramentemagnanima che gli aveva permesso non pure di tenersi incontaminato dagli esempii del male, ma ditrarne maggiore incitamento e furore a ribellarsi e acombattere contro di quello !
Racconta egli stesso che, quando, negli anni decisivi per la sua formazione intellettuale cio dai
quattordici ai venti , era stato confinato col fra
teHo Gallo nel podere di Macello in Cappadocia, ed
ivi privato di ogni libera conversazione, di ogni seriafacolt di studii, sarebbe facilmente caduto nelle vie
dell'errore e del vizio, * se gli Dei non lo avesseropreservato per mezzo deit filosoa 9 (2). Senza questa
vo!ta eg]i aveva appreso ]a sciagura della propria famiglia
yfvcfy roy era stato per darsita morte, dalia disperazione. Nella 259Cparla di ^ che minacciavano il suo capo per operadi parenti ed amici quando " cominciava i suoi studii pressoTemistio : che si riferisce probabilmente al soggiorno inCostantinopoli dopo ta retegazione di Macelto.
(1) Ora/. VII 230 B : (il fanciullo cheha acquistato coscienza degti orrori in cui era caduta la sua
fam iglia)... ^ y p a r ? xa/v (O'J;i' '&^'
(2) .MMMgg'/o 271 D, 272 A. Qui per filosofia non si deveancora intendere la retigione pagana, n per salvazione l'apostasia, perch Giuliano stesso nella LI 434 D, compostaalla fine del 362, dichiara di avere abbandonato il Cristianesimo in et di venti anni e di trovarsi allora, mentre scrive,
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sottrarre, per comodit od ignavia, a] dovere nuovoche Iddio gti imponeva (1).
Gridi se qualcuna delle cose che hai in possesso si sottrae
at tuo servizio; se ti scappa, per quanto chiamato, un cavalloo una pecora o un giovenco, e tu che vuoi essere uomon g i u no d e l g r e g g e , n d e l ta f e c c i a , m a d e g l ia s s e n n a t i e a m m o d o , sottrai te stesso agli Dei, n lasciche, come a loro talenta, dispongan di te?... E il tuo famosocoraggio dov'? che ? Buffonata! Sei subito pronto a strisciare e ad adulare pe r p a u ra d e l la m o rte , mentre in
tua facolt di gittare tutto dietro le spalle e lasciare che gtiDei facciano come vogliono, dividendo convenientemente conEssi la cura della tua persona, proprio come anche Socratesuggeriva: ossia fare da te ci solo che t'appartiene; ma lasomma di tutto rim etterla a Loro ; non cercare di possederenulla; non dare di piglio a nulla; a c c e t ta r e se m p lic e -m e n t e i l d a t o d a L o r o .
Questa confessione contenuta nel a/
^ a/ i' che Giuliano scrisse circasei anni dopo in Hliria (2) per rendere conto della suacondotta verso Costanzo, quando, non pi cesare, maaugusto, non pi MWKJ, ma condottiero di eserciti vittoriosi e savio amministratore di province, sivide nella necessit di marciare contro l'imperiale cugino, alla conquista pi, forse, della sua sicurt personale, che non di quel potere supremo che le truppe
gli avevano conferito e che Costanzo negava di riconoscergli (3). E vera (non ostanti le intenzioni apo-
(1) TtMMgg-O 276B-277.(2) V. la nota al principio del messaggio stesso.(3) V. XHI, citata in nota a JtMiagyO 286, e partico
larm ente: ti* o iv ' ; ... Te Frt, d/ro-
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logetiche, suggerite dallo sviluppo dei fatti), perch hatutta l'esuberante spontaneit dell'anima di Giuliano;perch risponde a quella legge superiore di vita cui
abbiam detto avere egli indissolubilmente legato (inda giovane tutti i suoi atti. Ma anche nutrita daquel nuovo enorme travaglio che si agit nella coscienza dei ribelle l'anno 360, durante e dopo la ri
voluzione di Parigi ove era eletto augusto: per cuiripetevasi in lui, solo irta di maggiori difficolt, la
situazione psicologica del 355. Nel 355 era l'adolescente modesto, allevato nella filosofa e venuto su
* dalle quiete ombre dell'Academia * (:), cui rendevano arduo quel passo l'educazione ricevuta, l'amoredegli studii, il disprezzo delle pompe vane, i timori
seminati sul suo cammino, l'esempio del fratello Gallo,
chiamato al trono e poi ucciso. Nel 360 gli allori raccolti sul campo di battaglia, l'esperienza fatta nell'amministrazione della giustizia e della pubblica economia,il favore incontrato presso le genti non hanno diminuito n la passione degli studii sereni, n la moderazione dei costumi, n la tendenza alla contemplazione:
hanno invece inasprito la coscienza del dovere e resapi urgente la sottomissione alla volont di Dio (2).
lo intendevo deporre ogni apparato e tasto rega le per ri-trarmi a vita quieta, n pi ingerirmi d'afiari... Niente sapevodi quel che le truppe avevano a mio riguardo deliberato.Oh, Zeus, o Elio, o Ares, o Atena, o Dei tutti, siatemi voi
testimoni se di ci io ave vo il pi lontano sospetto prima diquella sera fatale ! Gi tardi, sull'ora del tramonto, mi venne
(1) AMMtAN. X V ] 1 , 5 .
(2) iVMiogy/o 283 A, 264 C-285, e v. le nostre note a questiluoghi.
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C/t. 77. - a/// a i ;7
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!'animo umano ha tati oscurit nette quati bravo chifa to scandagtio. L'animo di Giutiano (abbiamo visto),arduo e complesso, era capace di una grande variet
ritto di accogtiere con tanta incredutit e scetticismo (che sirisolve in una incomprensione storica), trovano una speciateconferma in ci che Maxim, p. 476 riferisce circa fa parte avuta negti eventi di Parigi da atcuniiniziati, confidenti dette pratiche retigiose di Giutiano, ossiano:it medico Oribasio, it bibtiotecario Evemero, it ierofante diEteusi. Naturatmente Eunapio d atta cosa un'espressionetroppo marcata; e si capisce: perch egti attingeva a dichiarazioni d Oribasio stesso ( E u K A P . fr . 8 ; v. S E E C K " H e r m e s ,X H p. 530: GEFFCKEN '3
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Ca%. 7/. - %'Za aZZ/va f/Za fOwZcw ZaZZva. 27
d'impressioni, non esclusa ta vanit e ['amore della
gloria. Ma non men vero che con ansia supremaegli sapeva reprimere e castigare queste passioni, e
non trovava riposo se non sulle vette del sentimentopuro. Il quale sentimento non gli permetteva di vedereche Dio e il Prossimo. * T i giuro *, egli scrive dalla
Gallia nel 358 al filosofo Prisco, * ti giuro, per l'A utore e il Conservatore di tutti i miei beni che, se desidero vivere, solo per essere utile a te e a tutti i
veri filosofi * (1).Non l'astuzia, n l'ambizione : la fede parla in Giu
liano e lo trascina sul trono. La fede, norma di tuttii suoi atti. La fede, ch'egli ha concepita nel dolore
della sua adolescenza, e che lo ha < salvato * dal cadere vittima agli influssi del vizio ; ch'egli ha cemen
tata non appena ha potuto iniziandosi ai sacriMisteri (2), i cui adepti sono chiamati, non all'inerte
spettacolo del mondo, ma all'azione (3). Egli appartiene, per vocazione e per mistica iniziazione, alla sacramilizia del dio Mitra: deve armarsi, scendere in campo,
sostenere, nella lotta che lacera l'universo, il principio
del Bene contro le oscure potenze del Male.
(1) ^ZsZ. LXXI. Per la data, non esattamente precisabile,ma oscillante fra il 356 e il 359, v. ScHWARZ D i fi/a p. 39.
(2) V. appresso, cap. IH.(3) Su questo lato del Misticismo, specialmente mitriaco,
opposto alla tendenza del Cristianesimo che allontana dallavita politica, v. F. CuMONT i c s wysZ^rcs /c /Z ra (Bruxelles1902) p. 149. In altra fondamentale opera del medesimoCumont_7Vx/cs c/ TMOHKWfMZs yigwrc's rcZaZ(/s ?MysZ. *
(Bruxelles 1899) I p. 357 si trovano raccolti e illustrati principali indizii della iniziazione di Giuliano ai misterimitriaci.
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trono di cesare e far guerra in Gatlia; oltre ai timorie atte rituttanze che abbiamo test descritto, non av
vertisse anche it contrasto, togico, fra te abitudini di
studio e di meditazione, che aveva fino attora tenuto,e per te quati reputava di essere nato, e te attre abitudini, di azione, che gti erano novamente impostee che richiedevano un diverso temperamento e diversedisposizioni, sia d'animo, sia di mente. Non possibite
dico che a tui sfuggisse it dibattito fra cui ve
niva ad essere presa ta sua vita, e da cui dovevauscire, in un modo o in un attro, ta sua posizionenetta storia. Certo a me pare che questa sia finalmente ta via che ci permetta di raggiungere, fuori di
ogni astrattezza e di ogni indeterminazione, it prcfHtovero de! nostro eroe.
Pochi mesi, infatti, erano trascorsi datta giornatade! 6 novembre, quando Giutiano i suoi dubbii esponeva in una corrispondenza epistolare at filosofo Te-
mistio di Costantinopoli, uno dei maestri coi quati era
stato in pi frequente consuetudine durante i suoistudii in Oriente, e coi quati gti era caro conservare
retazioni di amicizia e comunanza di propositi (i).Temistio era a questo scambio di idee ta persona
meglio indicata. Uomo serio e sinceramente virtuoso,accoppiava alfinteltigenza dei pi ardui problemi fi
losofici un senso del reale e detl'utile, onde era trattoad occuparsi, con particolare cura, di tutte te cose aiti
G?/. /A - e uVa 29
ti) Sutta cronoogia detta -- a che assaidiscussa, poich motti, anzich ai tempi detta nomina a cesare,come noi facciamo (ed un caposaldo detta nostra costruzione), ta riferiscono at momento detta etevazione ad augusto,v. II.
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3 Par/? /. - i'Mowo i /o so-Mori.
nenti alla vita civile. Professava, specialmente, unacerta forma di : che, se a noi sembrapoggiare sopra l'assurdo, in quanto suppone che al
governo degli Stati e al giudizio sui medesimi possano applicarsi norme astratte, era per, allora, l'unicomezzo che avesse virt di temperare le asprezze delgoverno dispotico. La clemenza, la piet, l ' imparzia
lit del Sovrano, l'amore di pace, il bene universaledegli uomini, il culto del dovere, il rispetto alle li
bert altrui, tutte le doti che rendono felice uno Stato:questi i nobili oggetti che, mediante il corredo dot
trinario di Platone e di Aristotele, Temistio traevanella sua eloquenza. Egli era diventato l'oratore ufficiale di Costantinopoli; visitava la Corte; ma, fregandosi ai Sovrani, non dimenticava la dignit sua d uomo
e di cittadino (i) . Compose parecchi panegirici perCostanzo (2), come pi tardi ne comporr per i suoisuccessori. !1 Panegirico era la forma imposta dai tempi.Solo attraverso alla lode riusciva a farsi strada allrail consiglio e come no ? la disapprovazione (3).
(t) Questi aspetti della figura di Temistio la quale, peressere una dette principati e pi degne della sua et, meriterebbe di essere appositamente studiata sono bene ittu-strati da M E L C H t o R R E C E S A R o m in un saggio inserito in Corso
/.f%cra?!
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Ca^. //. - i ut/a cox/iw^/a/iva. 31
Temistio fu, in quest'arte, finissimo, insinuante. AncheGiuliano, sull'esempio dei maestro, ebbe a scrivere, in
lode de) medesimo Costanzo, due discorsi ufHciai (uno
nell'occasione stessa in cui il cugino lo eleggeva cesare,a Milano ; l'altro pi tardi, durante il soggiorno in
Gallia) : compito che a lui era reso particolarmentedifHcile e delicato dalle ambigue sue relazioni conl'imperatore e dalla conoscenza che aveva delle colpedi cui questi era macchiato (1).
Si sono voluti i due panegirici considerare comepoco onorevoli per la morale di Giuliano e bisognosidi scusa (2). Ma, non solo essi erano un atto di necessit politica (che sarebbe magra giustificazione) ;
non solo erano una prova di deferenza, di sottomissione, di buona propensione all'accordo, tale che pi
(1) Ora/. 1, II. All'imitazione di Temistio si aggiungequella di un altro venerato maestro, Libanio, il quale purescrisse un discorso in lode di Costanzo (Ora/. LIX), e fu dinon poco incitamento, o conforto, a Giuliano perch facessealtrettanto. V. C. Gt-ADts D i ., / ;*w
CoMs/aM/:'M)M ora/
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33 P ar / ; / . - ,' /
tardi Giuliano potr onestamente vantarsene (i): maerano, pi che tutto, ['unico espediente di
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Ca^. 7/. - ? i w'/a 33
Temistio rispose, dando mano aita sferza con cui
si percuotono gti ignavi; accusandolo di debolezza,quasi non attro desiderasse se non < t'oziosit epi
curea, i giardini e it sobborgo di Atene, i mirteti e tastanzetta di Socrate *. Poi, ricorrendo at suo sotito armamentario storico e dottrinate, to esortava ad imitarei sapienti Sotone, Pittaco, Licurgo; gti proponeva
t'esempio di filosofi come Musonio, Trasitto, Ario che,in et pi recente, avevano fatto intervenire ta virt
net governo dettlmpero (1).La tezione era aspra. Ma non stette pago Giutiano,
e ribatt con una seconda tetter, che ci conservata per intero, e che !a pi chiara espressione deisuoi sentimenti (2).
Ben io di confermarti, come tu mi scrivi, nette tue speranzemi auguro con tutto il cuore, ma temo di non vi riuscire,troppo grande essendo i'aspettazione che di me negli aitri, eancor pi in te stesso, tu crei. E, per vero, essendomi gil'altra votta immaginato di dover emutare e Atessandro eMarco Aureiio e qua) attro stato eccelso in virt, mi presecome un brivido e un timore straordinario di restare troppo
ontano da] coraggio del primo e di non raggiungere, neanchein piccolo, la perfetta bont del secondo. Ci appunto considerando, mi indussi a lodare allora la vita contemplativa, econ desiderio ripensavo alle conversazioni di Ate ne e miauguravo di ancora " cantare insieme con voi, miei amici,come chi portando gravi pesi allevia nei canto la sua sofferenza. Ma tu ora, con ta tua ultima lettera, mi hai accresciuto
il timore e di gran lunga pi difficile mi hai fatta apparire
(1) Anche qui gli elementi dell'epistola di Temistio si desumono dallo scritto di Giuliano; con quei modi e quelle riserv e, di cui in 11.
(2) ifM ira n 775? 253 sgg.
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34 /ir/f 7. - i /o SfW/Zori.
)'impresa, con dire che Iddio mi ha ordinato quella stessamissione per ta quate attra votta comparvero Eracte e Dionisoa far da filosofi insieme e da re, purgando quasi tutto, e maree terra, da) mate che ti infestava. E, quasi ci non bastasse,
mi rammenti i tegisatori, Sotone, Pittaco, Licurgo, e aggiungiche cose maggiori di queite da tutti toro compiute g)i uominiattendono oggi, a buon diritto, da me. A vedermi innanziqueste parole, per poco io non sono trasecotato. Poich sapevo che mai tu ti saresti permesso di adulare o di mentiree, d'altra parte, ero, quanto a me. consapevote di non avereaffatto, n ricevuta da natura n acquisita in sguito, atcuna
facolt eminente, fuori di questa so)a : ['amore detta filosofia.E qui taccio " te infrapposte vicende che questo mio amorecondannarono fino ad oggi a essere stente.
Che cosa fosse questa filosofia che l'imperiale alunnoponeva cos alta nel suo cuore, non difHcile inten
dere : poich in essa si compendia, non solo ognimistica aspirazione dell'anima sua contemplativa, matutto quanto di bello, di grande, di buono aveva pro
dotto l'Ellade e nella sapienza e nell'arte: quanto gliEllenisti del secolo IV, con scarsa efHcacia forse, macon molto studio cercavano di far vivere ancora. E
questa era la filosofia a cui doveva in quel momentodare l'addio per lanciarsi net campo dell'azione. Nonche rifuggisse dalle fatiche o paventasse le avversit:no, a quest'accusa Giuliano reagisce con grande fierezza, e accenna i pericoli (che Temistio doveva beneconoscere, e che umano rispetto a lui vieta di am
piamente descrivere) onde senza un lamento avevavisto minacciare la sua desotata adotescenza < lepaure sul suo capo sospese da parenti ed amici, a'tempi della sua educazione in Costantinopoli * ; ri
corda inoltre gli atti di abnegazione e di reale energia(che pure Temistio conosceva, e che egli non pu,
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per modestia, maggiormente i)!ustrare) con cui aveva
test inframmezzata )a sua vita di studio in Oriente (i).Piuttosto, eg!i * conosce s stesso *, e pretende di
essere pi esattamente giudicato, avendo riguardo nonatt'essere attivo o inattivo, bens at precetto " conoscite stesso ,, e
Faccia ognuno it mestiere che sa.
E poi, vale veramente ]a pena (si chiede infine,
affrontando i] nodo detta questione) di preferire * agiistudii di Atene ta pompa che ora A? attornia * ? (2).Ed esctama, con evidente commozione, apostrofandoTemistio (g):
O caro capo, per me degno di ogni stima ! Tu dici che pide] filosofo apprezzi !'uomo d'azione, e chiami a testimonio
Aristotele... !o ti dico che il figlio di Sofronisco ha fatto pigran cose di Alessandro, perch da lui dipendono la sapienzadi Platone, la strategia di Senofonte, il coraggio di Antistene,la filosofa Eretrica, la Megarica, e Cebete e Simmia e Fedonee altri cento e cento. E ancora non ho contato le colonie venuteci pure da lui, il Liceo, la Stoa, le Academ ie. Poi: chimai fu salvo per le vittorie di Alessandro? Quale citt meglio
governata? quale privato cittadino fatto migliore? Molti netroveresti diventati pi ricchi, pi saggio o pi assennatonessuno, se non anzi taluno pi vano e pi arrogante. Invece,quanti oggi it' sa/pano con la filosofia, debbono la loro salvezza a Socrate.
Qui una critica senza cuore potrebbe di teggieri
immaginare che it ragionamento sia nutta pi di unasimutazione intesa a coprire te ambizioni de! cesare,
C a . / V. - / a aA 'v a
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ovvero anche giuoco di retore o di sofista che godaa muovere in maniera impreveduta ]e pedine dele
idee. Ma chi ha tanta profondit di pensiero da di
stinguere nei corso detta storia quet che veramentesostanziate e umanamente utite da quetto che non ,chi, essendo principe e guerriero, ha un tate concetto
dell'uomo e detta sua missione net mondo da anteporreSocrate ad Alessandro, e tate concetto attamente professa (:), chi, ancora, a ci aggiunge una cos entu
siastica fede nell'esercizio detta virt, da attribuirle itmistico effetto di .M/pdW te anime : costui, dico, merita di essere creduto nette sue parote (2). Qui non n tibetto politico, n cicalata d Arcadia. Se anche,
nel rivotgersi a Temistio, lo scrittore aveva t'occhioa una pi targa cerchia di tettori; se anche discus
sioni come questa miravano a informare la pubblicaopinione del tempo: ugualmente chiaro che Giulianopensava ad acquistare i lettori alta nobitt dei suoiprincipii e dette sue esortazioni, pi che alt'elegnzadelte parole o alla avvocatesca disinvoltura dei concetti.
Poich egli era, prima di tutto, un convinto: con
vinto (fino alta religione) della purezza dei proprii intenti; convinto della supremazia del sapere sutta forza.
(1) Ci dov fare buona impressione su Tem istio , chequesto passo dell'antico discepolo imit pi tardi in una orazione composta, sotto Teodosio, dopoch egli era stato no
minato prefetto di Costantinopoli (384) : Ora/. XXXI 354 A-B.(zi Che rendere gli Uomini w
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Egti ha fatto quatche votta, motte votte anzi, dopota sua nomina a Imperatore, l'apotogia dette proprie
azioni; ha cercato di dimostrare che i suoi diporta
menti verso it cugino Costanzo, it quate prima to avevaetetto cesare poi to asti in tutti i modi, non erano
punto determinati da smania di regno o da sete divendetta; che fin da fanciutto suo sogno era stata ta
vita tranquitta fra i tibri; che soto ta forza dette circostanze, ta necessit dett'esistenza, ta persuasione di
adempiere at bene comune e, soprattutto (si ricordi!),t'indec!inabi!e votere di Dio to avevano portato a quetgrado a cui era pervenuto. Ma, se ci ha fatto, quando
nessuno gti chiedeva ragione det suo operato, e det
tava tegge at mondo, possiamo essere certi che nonto ha fatto per catcoto po!itico e per ipocrisia, bens
per scrupolo di coscienza morate. E ta morate diGiutiano confermiamolo, perch in essa risiede )asua forza d'uomo e di scrittore incontaminata.
G!i odii e le passioni partigiane non sono riuscite adoffuscarla. L'Apostata si tiene atto sopra !e brutturedel suo secolo, tutto inteso at migtioramento detlo
spirito che reputava eterno , sprezzante di ognicosa mortale: Mcr/aZz'a come mira-
bitmente to ritrasse, ancora una votta, il suo generateAmmiano MarceHino, che gti viveva a fianco e nesubiva it prestigio ideate; e, se pure non ebbe ati per
seguirlo fino in cima at regno detto spirito, non pot
tuttavia non scorgere in quetl'atteggiamento it latoscultorio detta sua personalit (i).
(!) X X V a,, a
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38 / Tar/ f / . - i'M O M O y /o
H cutto de) sapere stato ta grande passione dettavita di Giutiano ; ha fatto di tui giovane, e disturbato
da tanti impedimenti prima, da tante cure poi, unodei pi dotti uomini det tempo:
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tettura di Ptatone e di Omero (i). La vigite tensione
detta mente, ['austera astinenza carnate, ta sobrietestrema dei cibi gti permettevano di decurtare it
sonno e t di prevenire it canto dei gatti cot suo cantare gti antichi scrittori * (2).
A m ezza notte sempre levandosi, non da un ietto di piumeo da seriche coitri di cangiante sptendore, ma da un sempticetappeto o da una pette di capra, faceva prima, in segretouna preghiera a Mercurio, che te teotogiche dottrine insegnano
essere it senso di ceterit che anima it mondo e fornisce pureit movimento agli intettetti (3). E, in tanta urgenza di cose,curava ponderatamente gti affari di Stato. Poi si votgeva anutrire e perfezionare ta mente, ed incredibite con quatee quanto ardore, investigando ]a subtime idea dette causeprime, e quasi cercando at suo spirito un pascoto per poggiarepi in atto, tutte te parti detta ftosofa con acute disamine
percorresse. Ma se, datt'un tato, a queste disciptine con pienaefHcacia attendeva, non disprezzo, datt'attro, pi umiti studii :)a poesia discretamente, e pi cottivi) ta retorica (come dimostra dette sue orazioni e dette sue epistote t'incorrottagrazia non disgiunta da seriet) e ogni forma di storia sianostra sia straniera. A ci si aggiungeva una discreta conoscenza det partare tatino. Se quindi vero ci che varii scrit
tori raccontano, che i) re Ciro e it tirico Simonide e Ippiad'Etide, it pi gagtiardo dei sohsti, ebbero una memoria potentissima pe r avere bevuto non so che droghe ; da credereche Giutiano, ancor giovane, abbia dato fondo a tutto it de
fi) AMMtAN. X X V 4,5: ri rri assi/
/a&orMs /wi/Mra/MW, if-Pg'/MrMH fris f?
ar/M fow/MgWHS abr/rwafWM. Le opere di Omero e di Piatone, in particotar modo, non to abbandonavano mai nei suoiviaggi: v. "R iv . di Fitotogia XVH (1889) p. 291.
(2) Lt B A N . X t t 9 4 .
(3) Dottrine neoplatoniche : v. ,. ttt 6, 19.
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4 .P ar/ ; / . - . ' 0 ; 0 ? / o sc rM o r t.
posito detta memoria. E questi sono i segni notturni detta suacastit e detta sua virt (i).
Betto vederto nei primi tempi det suo regno impa
rare faticosamente, at suono dei flauti, i pi umitiesercizii militari, che nessuno per to innanzi si eracurato di insegnargli, ed esclamare : < Platone ! Platone ! quale occupazione per un ftosofo ! ' (2). Suocruccio era che nessuno degli antichi maestri o con-
discepoti lo avesse potuto seguire in Gattia, ad ecce
zione det soto Sattustio, it quate pure, per ta sua virt,non tard a cader in sospetto di Costanzo e ad es
sere richiamato (3). Piena di dotce mestizia e di unsenso infinito di solitudine ta lettera di commiatoche in forma di Consolazione egli diresse allora atfilosofo partente. A quate attro amico benevolo potr
egli rivolgersi? In chi trover una libera e leate franchezza ? Chi sapr fornirgti prudenti consigti, riprenderlo con bont, fortificarlo nelte vie del bene senza
insolenz e senza orgoglio ? Chi nei peggiori rischidetta vita ispirargti sentimenti che gti facciano concoraggio sopportare tutte te prove che gti impone ta
Divinit ? (4).Di ritorno datl'ultima campagna in Gattia, quando
gi proctamato Augusto ed esposto atte vendettedi Costanzo, it cuore gti batza di gioia ne! vedere
(1) AMMtAX. XVI 5,3-8.(2) AMSMAN. XVI 3, 10.(3) M rs ia^gio 277 B, C; 28] D ; 282 C. In Orn/. VII 223 D
partato de] cinico Eraciio che venne in Itatia presso Costanzo, ma non cred mai di recarsi fino in Gattia pressoGiutiano, che pure aveva fama di filosofo.
(4) Ora?. VII! 243.
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Ca . //. - H7a % coM/;w//a/wa. 41
arrivare in lontananza nei pressi di Besangon un filosofo con mantello e bastone, in cui crede rav
visare il maestro suo venerato, Massimo! (1).
Imperatore, dopo la morte di Costanzo, cerc cheil suo impero fosse retto dalla sapienza, e la concessione degli onori fece dipendere dall'acquisto dellacoltura (2). Suoi cortigiani, collaboratori ed amici nonfurono barbieri, buffoni, ruffiani, ma dotti, filosofi,poeti. Tenne ad affermare, contro ogni pregiudizio
mondano, la sua affinit con gli uomini di lettere (comeanche aveva fatto Marco Aurelio) (3). Un giorno,mentre, secondo il suo costume, nella curia di Costantinopoli era personalmente occupato all'esercizio
della giustizia (di quella giustizia di cui, a detta di
contemporanei, pareva avere ricondotto il regno di
cielo in terra) (4), gli annunciano l'arrivo di Massimodall'Asia. Ed ecco lo vedono atzarsi d'un balzo, nullatrattenuto dalla sua dignit di monarca, lanciarsi fuoridel palazzo all' incontro del filosofo, condurlo dentro
con baci ed abbracci in presenza di tutti (5). Molti,
(1) XXVIH. Cfr. ALLARD _// / '^ o s / a / II pp. 3 3 -4 .(2 ) LtBAN. Ora?. XVHI 1 6 0 : '' 7co/!&y
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42 far/ /. - Z*owo i /osfr
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spirito. H dio Soie (com'egli immagina), assistendoloai suoi inizii, gli ha prto, traendola dal proprio seno,la fiaccola della luce e dell' intelligenza, con le pa
role : * Sappi che la spoglia carnale ti stata data aservizio della tua missione spirituale... Ricordati chehai un'anima i m m o r t a l e * (1). Parole che lo hannosempre accompagnato, pur attraverso aberrazioni eillusioni molteplici, in tutti gli atti del suo regno:
gli erano presenti quando, finita a trentadue anni la
favola del suo vivere breve, agonizzava sul campodi battaglia, il giugno del 363 (2).
Queste considerazioni abbiamo fatto per dimostrareche il dissidio che la lettera a Temistio ci svela fra
vita contemplativa e vita d azione, fra prassi e filo
sofia, nonch essere artifizio retorico, ha radici lontanee profonde nella natura e nell'educazione dell' impe
ratore. Non la crisi di un istante; il drammadella vita intiera che giunge alla sua principale rivelazione proprio nell'ora in cui il protagonista ascende
sul trono di cesare. Dalla quale rivelazione potremo
noi dedurre il carattere del personaggio, perch questo a mio modo di vedere it punto primo
ed essenziale da cui deve muovere chi voglia retta-mente interpretare Giutiano. E i problemi son questi :
La possente antitesi che costituisce l'origine o, per
(1) Ord/. VII 234 A-C.(2) AMMtAN. X X V 3, : /... riaW/MrMS MCH, K/
.' ... ^/?Si/ (7
Mie/tor n aMf/'/ore .'/.'//', cssf?/ /.
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44 Prtr/ i /. - '/ / f.
cos dire, il perno del dramma, ha trovato la sua soluzione ? ha raggiunto l'unit a cui aspirava ? Oppuresi protratta sino a trascinare netto spasimo t'anima
che dentro di essa si dibatteva?La maggior parte degti storici e dei critici, per
non essersi posti questi probtemi, tendono (sia cheapprovino sia che disapprovino i singoti atti dett'im-peratore Giutiano) a ravvisare in tui come eguatmente
cospicue tutte te pi varie doti di generate, di am
ministratore, di giudice, di tetterato e, dopo gridatoa) miracoto che in una sota persona aveva accumu-ati tanti favori, ossiano
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Ca^. 77. - M/a i v;7a
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^ ' , /t^ oy df tfg ^ (). Doveera pi chiaro e pi acuto giudice che non i suoi mo
derni biografi.
Senonch, !a voce dei Misteri, queia voce pi fortedi ogni ragionamento e, certo, di ogni ambizione, gtiordinava : * Armati, entra netta sacra Milizia, sii it
nuovo Eracte che scenda in campo a difendere it bene
contro te oscure potenze det mate ! * (2) E it filosofo,persuaso di essere comandato e assistito da Dio, per
suaso che un atito dett'essere divino fosse passato netsuo spirito, si armava e scendeva netta totta.
Certo, in questo stesso movente, che sta, per cosdire, atta base det suo ingresso net mondo potitico, comprovato, una votta di pi, come ta natura diGiutiano fosse essenziatmente e preferibitmente spe-
cutativa. Con dire ci intendiamoci non si negach'egti abbia posseduto nett'azione virt singotari :forza d'animo, prontezza d'intuito e di detiberazione,audacia (grandissima!), sagacit netta scetta dei mezzi:
tutto ci che effettivamente e inaspettatamente to rese,lui filosofo, insigne nella milizia e netl'amministrazione.
Non si nega, ma si chiarisce: si distingue meglio lui
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da!!a infinita variet dei caratteri umani. Vi chi,[asciandosi conquistare dai soffio di spirituatit e di
misticismo che nett'opera di Giutiano spira ad ogni
punto, non si peritato di definirlo un altucinato,ignaro di quasiasi contatto con a reatt. Nutta dimen vero. Prendiamo questo contemptatore in uno o
in attro momento detta sua vita, poniamolo di frontea una questione urgente: egti sa andare diritto at suo(ine, studiare mezzi ed espedienti opportuni con tate
accortezza, che difHcitmente comprendi come mai,netta somma dei fatti, abbia errato ().
L'errore atte origini : netta provenienza ideotogicadet suo operare. Votendo definire con una parotacomprensiva Giutiano come Imperatore, diremo ch'egti, eminentemente, un teorico. In un Atessandro o in
un Napoteone fazione tutto, spirito e corpo: nascea quet modo che netta mente det poeta nasce t'opera
d'arte. In Giutiano invece dipende da mere astrazioniche si vogtiono imporre atta reatt: come l'operad'arte che fosse formata per principii estrinseci da
una testa di critico. It critico fissa it suo piano, giusto,
razionate, prende te misure esatte : tutto bene disposto, ma la vita non c' , perch ta vita non vienedat di fuori, y/wzK.: ZM/KJ Invece di prendere
dat mondo effettuate (direbbe it Machiavetti) te sueleggi, e con queste procedere, Giutiano cerca di so
vrapporre at mondo effettuate i cogitati det suo spi
rito. Invece di calcolare te reati possibitit de! suo
(t) Questa singolare attitudine ora resa ben manifesta inun importante studio di J. BiDEz .'
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parziate, * malgrado tutta ta toro scienza, non hanno
ta menoma nozione degti affari di questo mondo * (i).Egti stesso, Giuliano, negti affari di questo mondo,
irresistibitmente tratto a domandarsi < che cosa davanti a tate o tat attra evenienza farebbe un discepolo zetante di Piatone e di Aristotete (2). Tanto
che un attro antico osservatore di buon senso ha, aproposito di tui, un appunto giustissimo : < Un imperatore pu essere filosofo *, dice, * in tutto ci che
riguarda moderazione e coscienza ; ma, se dovesse unftosofo applicare tutto ci che conviene ad un im
peratore, frequentemente dovrebbe dipartirsi dai suoi
principii * (3).Certo : ta buona fibra dett' ingegno di cui Giutiano
dotato, l ' accortezza det!' intuito, t'appassionante
brama det successo hanno sovente ragione di tuttete assurdit teoriche. Ma sono anche dei principii ai
quati egti non rinuncia per nutta al mondo, e chepone, anzi, al vertice di ogni sua aspirazione. Ns'avvede attora che ta filosofia pu trascinare a rigoried errori potitici, i quali sono tutto l'opposto di quella
saviezza e moderazione da cui mai vorrebbe attonta-narsi. Platone stesso, nella sua Repubblica, non forse
condotto a patrocinar mezzi e provvedimenti che,appticati, sarebbero documenti di tirannide o di ser
vit inteltettuale?
(1) EuNAPM fr. 19 (Aragw . Ms?. grccc. MtHer IV p. 22): JZpfxog /d /o ;; f l i t ' tiyg
! (c fr . G tu U A N O i c M i r a a 7
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* *
Vogliamo concludere ?
Finche Giuliano fu governatore nella Gallia, la soggezione a Costanzo, la necessit di non esporre tuttos stesso, lo tennero a freno e gli permisero di svol
gere, in quei limiti, una proficua attivit (1). Astenen
dosi dall'applicazione dei fini supremi, chiudendosinella cerchia delle necessit e degli ordini imminenti,seppe sfruttare la naturale prontezza del suo ingegnoe la superiorit dei mezzi civili sui barbari ; seppe
affiatarsi coi soldati, preparare il piano delle battaglie,rimediare alle dissestate condizioni del governo e della
pubblica economia: seppe arrivare in buon punto,vedere, vincere.
Creato imperatore, si abbandon totalmente, schiettamente alla sua natura. Le Leggi di Platone diventa
rono, in certo modo, il suo codice. Suo programma,non retorico, ma suggerito e avvivato dalla fede:
disinganno di Giutiano e ritiene ch'egti, " quando moriva,avesse perduto ogni ittusione neH'efBcacia de] suo tentativo (p. 115). V. avanti, cap. IV.
(1) Di ci ha sentore AMMtANO XXII, 5 ,2 : K i t vero aio/tWs,yxac iwcAa/Mr, ai&ss; s
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5=
* purgare a terra dalle brutture che ta contaminano *.Suo sistema, non apparente, ma reate: < portare tafilosofia fuori datle pareti domestiche netta vita pub
blica * (t).Form, questo sistema, ta sua condanna. Da attoranon ci fu esperienza di studii, abitit di organizzatore,coraggio di uomo che valesse a salvare ci che ingerme t'ideotogo aveva viziato. Ogni suo passo fuun errore, perch non ebbe ta necessaria base netla
reatt. Tent grandi cose :Convinto che it Cristianesimo, riconosciuto ed esal
tato da Costantino, non aveva per nulta migliorato icostumi detta societ (n di quetta stessa dinastia im
periate che to riconosceva ed esaltava), anzi avevaminato ta potenza dell'impero e il progresso civile,
tent di abbatterlo, sostituendogti it Potiteismo a cuiSocrate, Platone e tutti i grandi detl'antichit si eranoattenuti ; da cui una filosofia, una tetteratura, un'artesubtime erano derivate ; at quate infine te visioni dei
Misteri e te dottrine teologiche del Neoplatonismoriattaccavano seduzione retigiosa e dignit di costrutto
razionale. A questo scopo mise in atto mezzi sapientie astuti: preg, predic, eman leggi e regolamenti,propose ricompense. Arriv ad essere persecutore,come possono essere persecutori i filosofi: astenendosi dat sangue. Non raccotse alcun frutto, perch
(i) a 262 D. Assolutamente derivato daPlatone 723 B. 854 A) t'uso che Giutiano ha di preporre atte sue leggi un proemio fitosofco, come, ad es., net-t'editto per ta riduzione dett'oMrww roroMar/MM recentementescoperto: v. DES S AU 'R e v .d e phitot. X X V( 1 9 0 1 ) pp. 285 sgg.Cfr. G EF FC KE N . p . 1 4 2 .
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C A P I T O L O H I .
La coltura intellettuale.
Seguiamo l'imperatore in quetto che abbiamo dimo
strato essere it suo vero regno: it regno delio spirito.
L'et in cui tocca di vivere a Giutiano non et
di scarsa cottura intettettuate. Cessata per opera di
Diocteziano e, poi, principatmente, di Costantino,
l'anarchia mititare che per circa un secoto aveva dita-
niato l ' Impero soffocando ogni targa manifestazione
d'arte e di pensiero, si assiste adesso a un moto ge
nerate di rinascenza tetteraria. Le scuote di retorica, di
fitosoHa, d'arte poetica puttutano in motte provincee, speciatmente, in O riente. Ate ne , che, per opera di
Marco Auretio, era diventata ta principate universit
dett'Impero, risuona ancora una votta di discussioni
e di conferenze (]). La nuova capitate, Costantinopoti,
non tarda ad essere arricchita di musei e di bibtio-
tech e : per cui si vedo no in essa risorgere (a detta diTemistio ) non pure gti antichi grandi scrittori, ma
(t) V. F. ScHEMMEL Di'? POH ^// MM /M!H M. C^r. in " [\'eue Jahrbb. f. ktass. A tte ri. , X X H (1908)
pp. 494 sgg.
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^ tutti, in una parola, i rappresentanti dell'antica non
volgare, s recondita e squisita sapienza, dopo lungo
oblio dissotterrati ed esposti alla luce e alla venera
zione del pubblico * (i). L'Asia Minore percorsadalla giovent studiosa: Nicomedia, Pergamo, Efeso,
Berito, Antiochia. Professori di grido, retori e pubbli
cisti sono disputati dall'una all'altra citt; tutte ambi
scono ornare con la persona e con la parola di illustri
letterati eventi municipali piccoli e grandi. Ed essi,
Imerio, Temistio, Libanio, empiono il mondo dicentinaia di discorsi, parlati o scritti. Con la loro
arte ammirata la sofstica dnno il tono alla so
ciet: governano la pubblica opinione del tempo.
Ma questa che abbiam o descritto non che la
vernice, l'a pparato elegante in cui si cela l'interno
travaglio della coltura.Non l'istruzione del secolo IV un prodotto che
nasca dalle forze vive della societ; che incarni, sia
nelle fogge, sia negli ingredienti spirituali, l'idea
dell'uo mo e del m ondo a cui arrivata la coscienza
contemporanea. E, invece, eminentemente archeolo
gica, ossia irretita nel culto di ve cch i idoli, di tipi, diesemplari, di immagini che si sono vuotate del loro
contenuto. Si risolve, in fondo, in una lotta fra spirito
e forma: vale a dire, lo spirito, soffocato e travestito,
non consente con le forme, che si insegnano, che
si applaudono, che costituiscono la t r a d i z i o n e , ma
(i) Ora/. tV 60 A-C. Sutte scuote di Costantinopoti:ScHEMMEL t. c. pp. 147 sgg. In generate: A. MiLLER S/Mi&x-
. (7/fr. " Phitotogus LXIX (1910)pp. 392 sgg. ; StEVERS Das Mam'Hi (Bertin 1868)pp. 16 sgg.
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d'altra parte non ha esso stesso la maturit, l'audacia,
la forza consapevole e indipendente da crearne di
nuove.
Per compre ndere ci basta considerare che fo ndamento di tutta questa coltura, sostrato di ogni specie
d'educazione intellettuale, rimangono i modelli del-
l ' Eliade antica, di cinque, di dieci secoli innanzi:
Omero, Esiodo, Pindaro, Eschilo, Platone, Aristotele
e via di seguito () . Fuori dei quali non per un
letterato che tenebre, ignoranza, (2). Eppurei secoli hanno sca va to un abisso fra 1 antico mo ndo
e il nuovo. A i grandi dell'EHenismo si guarda co m e
a rappresentanti, quasi, di una diversa civilt, cui sia
ambizioso e degno ricollegarsi. Si ha coscienza di
una modificaz ione, che agli occhi di molti appare
decadimento, e nel cuore di tutti significa: disagio (3).Le ragioni o i caratteri di questa modificazione non
sono davvero reconditi. Omero, Esiodo, Pindaro ave-
(1) Ad es., Libanio, uno dei maestri pi in voga, si imitaquasi esclusivamente ai classici antichi; prescinde, in massima,dagli Alessandrini e da quanti appartengono all'et romana :v. StEVERS D as a*. i./Aaw. p. n .
(a) V. il superbo disprezzo di LiBAKto per ogni studio chenon sia puramente grammaticale e retorico: Ora/. I 214; !1, 44;LXH 2t ; ^:'s/. H23.
(3! V. il concetto del decadimento in G]uuANo C?sar
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vano avuto in passato un valore non estetico solamente,
s anche pratico e teorico, in quanto, oltre a susci
tare l'impressione del bello, servivano a produrre atti
e concetti conformi alla civilt che allora era in fiore.Costituivano per gli spiriti un nutrimento adatto e
veramente completo. Nel secolo di Costantino e di
Giuliano la loro funzione letteraria e nulla pi.
Ouindi, costruire su di essi l'educazione intellettuale
del mondo significa dare a questa educazione, e alla
letteratura, alla filosofia, all'arte che ne co nseguo no ,un carattere falso, artificiale, retorico. Significa inaugu
rare il regno della declam azione : che contrasto fra
le pretensioni della forma e l'assenza dei concetti:
la parola vuotata di contenuto e messa avanti come
oggetto di lenocinio e di imitazione. Infatti, il re gn o
della declamazione stato l'avvenimento principaleche ha contraddistinto la letteratura greco-romana
per tutta quasi la durata dell'impero: gran lusso di
scritti con poca o nulla originalit di sentimenti e di
pensieri. So lo integrandosi con elementi tratti dalla
vita nuova poteva quella letteratura rinfrancarsi e
prosperare.Ma in ci a me pare di avere indicato, non pi
soltanto un fenomeno particolare, proprio del se
colo IV d. Cr., ma l'intima ragione che spiega e
determina la crisi stessa del mondo antico. Non
sar quindi vano spendervi sopra altre parole.
L a crisi culturale e letteraria del mondo antico ha
origine da una mancata distinzione fra arte e scienza.
I grandi progressi compiuti dall'intellettualismo greco,
specialmente nel p eriodo che va da Pericle ad A le s
sandro, avevano fatto si che i modelli dell'evo classico
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espressioni di una civilt sorpassata non rispon
dessero pi atte esigenze dei tempi e dovessero ridursi
at vatore di semptice arte. L 'avvis o di ci to aveva gi
dato Ptatone netta totta famosa da tui im pegnatacontro Omero e contro i poeti in genere, i quati propo
ne va di sbandire datta sua Repu bbtica (:). It probtema,
certam ente , non era bene impostato ; ma esatta era ta
visione di quetta necessit: di timitare t'influenza asso-
tuta da Omero esercitata netl'educazione e netta
creazione di ogni nuova opera tetteraria, per informare e scuota e tetteratura a una pi diretta compren
sione detta vita presente.
L'avviso non fu purtroppo ascottato. Si continu
a considerare ta poesia antica non come pura poesia,
ma come ftosofia, e, se non come
atmeno com e ftosofia prop ede utica odiniziate (2). ! tetterati non si rassegna va no a sot
trarre ai toro testi it carattere di utilit e di vatore
incondizionato; e i filosofi non si astenevano dal ri
collegare a quei testi i progressi det proprio pensiero.
Si prosegui per tunga serie di secoli a giocare con
l'eq uivo co (3). Tu tta ta pro duz ione dell'et alessandrina e romana ne usc pi o meno viziata. It guasto
(1) HI 398 a ,b. Cfr. VU 801 d.(2) DtON. CHRYs. X X X V I 26 sgg. P e r questo atteggiamento,
in genere , v. l'opuscolo di PLUTARCO pHfMiOi/o iab/iSf?MS
/Of/ns i7 K
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Cz . /7/. - Z.a co//Mra 59
era nette fonti stesse detta cottura : vate a dire negti
insegnamenti e nei metodi detta scuota. Si scindeva
ta scuota datta vita ; gti esempii detto scrivere dai
progressi detta coscienza e det sapere. Trionfava ['imitazione. Tentativi erano fatti di tanto in tanto, speciat-
mente netta tetteratura giudaico-atessandrina, di dare
sfo go atte ispirazioni dei tempi nuovi ( ) ; ma anche
queste venivano impigtiate negti abiti dett'antico
glorioso repertorio; non creavano intorno a s ta toro
forma propria, originate.
Se un tate pervertimento gi da tempo covava in
seno atta civitt greco-romana e ne determinava,
irremissibitmente, t'intima crisi, si pu bene immagi
nare quati caratteri rivestisse ai tempi di Costantino e
di Giutiano quet nuovo erompente fervore d'attivittetteraria, tutta tesa at cutto e at rifacimento degti
antichi scrittori.
A grandi tratti, invero, si pu dichiarare che,
finch era fiorito t'Ettenismo, morate, scienza, reti-
gione avevano avuto i toro cardini, o atmeno i toro
Arnim); CtCERON. Di? tV 3, 7; . . CoMM. I 7. Anche in TEMtsTto, in apposite orazioni (XXI, XXIII, XXIX),e in GtuuANO stesso (Ora/. II 77 A , B; VH 236 A , B ;
268 B ; XLII) s'incontra un esplicito disdegnoper i retori e i sofisti ^, distinti dai
: ma in pratica entrambi, sebbene siano o vogliano essere ftosof, seguono le arti delta sofstica. D'attra parte, itNeoptatonismo cerca di rinnovare se mai era mancata ta stretta cotleganza fra letteratura, religione e filosofia.
(r) Su ci vedi particotarmente un articolo det GEFFCKENin " Neue Jahrbb. f. kl. At. X X IX
(1912) pp. 600 sgg.
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6o /. - Z .'w ow o e /o ifr;7/ori.
termini di riferimento, in quei modelli degii studii
liberati che si insegnavano nette scuote, si imitavano
e riproducevano negti scritti. Man mano che l'Ette-
nismo tramutavasi, anche it distacco fra quei modettie ta morate, ta retigione, ta scienza divenne sensibile,
t'insegnamento vacuo, ta riproduzione ittusoria. Ancora
nei primi tempi dett Impero era tecito vivere dette
antiche memorie: te quati propagandosi, insieme con
ta civitt universa, atte nazioni conquistate, ricevevano
impulso atl'esercizio di s stesse e atta propria moltiplicazione. Nelt'et di Costantino ci non pi possi-
bite. L'impatcatura vecchia : te forze della vita si
sono troppo staccate dal paradimma che la tradizione
nazionale, ellenica prima ave va tracciato, t'Alessan-
drinismo poi mirabilmente diramato, l'impero da
ultimo, con te sue istituzioni e con te sue abitudini,riconsacrato.
Ebbene: che cosa questa vita che rimane esclusa
datta cottura ufficiale o in essa non entra se non per
gettarvi i sensi detta contraddizione, det turbamento,
det disagio ? E perch non si scio glie essa da ogni
soggez ione, non si impadro nisce della scuola, nonristabitisce l'unit, la coerenza, l'equilibrio degli
spiriti ?
L a nuova vita lo si intende subito ha ta sua
essenza e te sue origini, principatmente, nel Cristia
nesimo. Il che non vuol dire che i varii suoi elementi
sieno proprio e soltanto cristiani e che netta sota societcristiana de bb ano i suoi patpiti e te sue prom esse
verificarsi, mentre ancora una notevote parte del civile
consorzio estranea atta nuova retigione. Se nelt'et
di Giutiano it mondo appare diviso in due campi,
pagani e cristiani, che contano press a poco un eguale
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Ca/. //7 . - Za fo#Mfa *?///. 6
numero di segu aci ( i ) e partecipano entrambi al
vivere politico: in realt la distinzione per molti
aspetti formale, poich, non ostante l'odio fanatico che
spsso gli uni spinge contro gli altri, le pi profondecorrenti di pensiero e di sentimento si identificano
in entrambi e risultano da una lenta e tacita co op e
razione. E noto che il Cristianesimo ha dato, ma
anche ha ricevuto dalla civilt preesistente: ha modi
ficato, m a a nche ha subito modificazioni ; e in seno
alla civilt pagana si svolgevano da tempo tendenzeanaloghe a quelle di cui esso da fuori procurava il
trionfo. Se , in altre parole, la civilt ha spostato le
sue basi, non fu tanto per influenze esteriori, quanto
per necessit inerenti alla sua propria evoluzione e
al suo intimo funzionamento. E a noi ci che importa
que sto: che le basi sono spostate; che < l'uomovecchio * contro cui S. Paolo aveva diretto i suoi
strali (2), non esiste pi o, m eglio, si trasformato ;
quand'anche i contemporanei non ne abbiano avuto
chiara coscien za e, ingannati dalle formalit, non
abbiano scorto la sostanziale concordia dei loro
principii, applicando nomi diversi a ci che era unoin ispirito.
Lo spirito, sinteticamente osservato, si risolveva
nel deprezzare i sensi, la natura, il reale, il terreno,
tutto ci su cui aveva poggiato l'antica grandezza,
per tendere verso il cielo, il soprannaturale, il soprain
telligibile. Era uno sforzo di staccarsi dal m ondo
(1) Cos, almeno, in Oriente. In Occidente il Paganesimoera ancora pi radicato.
(2) 4a* IV 22.
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Hnito per commisurare l'uomo con l'inHnito. Quindi,
!a cerchia del naturalismo razionale, nella quale
* l'uom o vec chio ' si era rinchiuso, dimostrandosi
poco sensibile alle ingiustizie del mondo e pocopropenso alla gioia e al rispetto degli umili, cadeva
infranta per lasciare l'accesso al sentimento e all'idea
di una realt pi vera, di una patria celeste, di una
forza superiore da cui sieno volute e dipendano la
giustizia, la verit, il bene.
Qu esta tendenza che guida la religione cristiana ene giustifica il buon successo nella storia, pervade
anche per mille pori la filosofia del tem po, a cui
tutte le menti si inspirano e che, eretta a sistema,
prende il nome di Neoplatonismo. Non importa ora
dare una apposita descrizione di tale s istema n dei
varii stadii che esso attravers nell'intento di ricostruire la fisica e la metafisica dell' Universo : qui ci
basta aver colto il principio vitale, per tosto renderci
ragione degli ostacoli dai quali fu impedito di svolgere,
allora, le con segu enze di cui era gravido . Poich
non v'h a dub bio era quello un principio il quale,
liberamente operando, avrebbe creato intorno a suna educazione, una morale, una letteratura, una
scienza originali, certo diverse da quelle a cui, con
principii antitetici, Grecia e Roma avevano dato la
vita. Grecia e Rom a erano state possenti nella rappre
sentazione artistica e nella esplorazione filosofica del
l'uo m o e della natura: ma la civilt cristiana e neoplatonica veniva ad aprire sia ne ll'uom o, sia nella
natura profondit inesplorate.
Senonch, s ' intende bene che per giungere a
questi effetti una condizione, prima di tutto, biso-
6 / / /. - / scr
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gnava soddisfare: che le menti guardassero davvero
in avanti, ribellandosi alla superstizione del passato.
Pur senza abdicare ai beni acquisiti dal passato, biso
gna va affermarsi sopra e con tro di esso : ave recoscienza dei proprii avanzamenti. Non c' rivoluzione
che introduca un ordine nuovo senza aperta violenza
contro l'antico, se anche di questo tacitamente sugga
le migliori virt.
Questa violenza non la esercit il secolo di Costan
tino e di Giuliano: non la esercit in esso la coltura ufficiale, non la esercitarono n il cristianesimo
n il neoplatonismo. Se dell'uomo vecchio era cam
biato lo spir ito, rimaneva ancora, circondato dalla
superstizione universale, il corpo: e bastava questa
gran cosa morta a distrarre e a corrompere tutte
quante le manifestazioni di giovinezza a cui si sovrapponeva.
Della coltura ufficiale ho gi detto : due parole
adesso del neoplatonismo e del cristianesimo, che, in
fondo, sono parti di essa.
Caratteristica del neoplatonismo di ritorcersi
contro s stesso. Mentre nel suo principio vitale(come abbiam visto) esso superamen to de l natura
lismo ellenico, in pratica si presenta come un com
mento o una giustificazione del naturalismo stesso.
Invece di creare dal proprio seno la nuova dottrina
che si applichi a tutti i problemi della natura e del
mon do, esso nel proprio seno trascina il bagagliodelle antiche svariate dottrine filosofiche per coordi
narle e interpretarle. L a sua forza creatr ice, che do
vrebbe prendere possesso immediato della verit e
proiettarsi, intera, sull'Universo, si strema in un'o
pera di riordinamento e di interpretazione anacroni
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s ti c a (i ). Opera vacua ed infeconda, perch non solo
lo obbliga ad assorbire elementi che gii sarebbero
estranei, ma a violarne il significato pe r poterseli ap
propriare. Difatti, nessun naturale accordo poteva maiintercedere fra le antiche filosofie, le quali avevano
riposato sulla fiducia assoluta nella ragione, e la nuova
dottrina che ricorreva alla contemplazione estatica del-
i'Universo.
dicono vino nuovo in otri vecchi. Ma
av ev a osservato il V ange lo : * Nessuno metta il vinonu ovo in otri ve cch i ; altrimenti si rompono gli otri
e il vino si versa, e gli otri vanno in malora ; ma si
metta il vino nuovo in otri nuovi, e l'uno e gl i altri
si conservano * (2).
Caratteristica della dottrina cristiana parimente di
soffocare la sua nativa virt, costituita dall'ossequioad una santa legge morale e dalla concezione di un
rigoroso mo noteismo, in forme prese a imprestito
dalla civilt e dalla religione avversaria. Non appena
ha ottenuto il suo riconoscimento ufHciale ed ha avuto
adito nel tempio della scienza, la nuova fede si av
viluppa nel cerchio magico e capzioso dell'intellettualismo pagano. Il sistema di idee teologiche alla cui
costruzione essa disperde la propria attivit, si con
fond e co) sistema neoplatonico. I suoi Gregorii, i suoi
Basilii escono dalla medesima scuola, col medesimo
stampo nello spirito, di Giulian o, di Tem ist io, di
Libanio. ! suoi propagandisti sono tanto sottoposti al
(1) Di ci vedremo esempi frequenti in Giutiano stesso, acominciare datfe pagg. 77 sgg. Ma si pensi a Fifone, aGiambfico, a Procfo.
(2) MATTH. fX 17.
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dotti che cristiani o pagani costituiscono ta
parte briHante e decorata detta societ. Fondamente
de' suoi studii sono Omero, Esiodo, Pindaro, Bacchi-
tide, Isocrate (i) . Atte radici det)a sua educazio ne siravvisa quella stessa contraddizione che contraddi
zione generale del secolo.
Infatti, suo primo educatore era stato il vescovo
Eusebio di Nicomedia, di setta ariana, lontano parente
della sua famiglia (2). Ma l'influenza del prete cristiano,
che mirava, anzich al cuore, alle forme convenzionati del sapere e della religione, fu affatto superfi
ciale (g) : certo non imped che un mo desto ped agogo,
Mardonio, guidasse il giovinetto (come il costume
voleva) nella lettura dei testi classici , e gl i aprisse
l'animo a tutte quelle impressioni che i testi classici
seppero fin d'allora esercitare in lui (4). L a maggio r
(1) Per Bacchitide v. AMMtAN. X X V 4, 3.(2) AMMtAN. XXII 9, 4: '&! .Cx seM )
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popo!o dei Feaci t fanciu!)i. Tu hai per citaredo Femio e percantore Demodoco... E leggerai detta arborata isota di Catipsoe dette grotte di Circe e de! giardino di Atcinoo... (i).
Un passo pi in t, e i] fanciutto, che negti antichipoeti e pensatori ha ta virt di procacciarsi un nutri
mento morate, vi cercher anche ta retigione e ta
teologia (2). Perch, d ov e ha attinto it sentimento e
ta norma det bene, non dovr prendere ta concezione
detta vita intera ? E chi ha it diritto di dirgti : fin qui
it vero, pi in t it fatso ?
In questa prima e istintiva facott det giova ne di
trarre datta tettura dei ctassici non soto un ditetto
artistico, ma un contenuto per ta sua coscienza, ha
origine it concetto cot quate t'adutto e t'imperatore
proceder atta restaurazione dett'Ettenismo potiteista.Quando infatti, satito at trono, Giutiano si propose,
a d ifesa (egti pensava) dett Impero e detta Civitt, di
soffocare ta Chiesa cristiana, sbito vide che ta ri
forma doveva iniziarsi datta scuota, perch netta scuota
era it cancro. E promutg it famoso editto de! 362,
net quate, affermata ta necessit di mettere d'accordot e p a r o t e c o n g t i a t t i e c o i p e n s i e r i , v i e t a v a
ai Cristiani [ insegnamento degti autori ctassici (3) :
Noi riteniamo che un buon insegnamento non stia nettapomposa armonia dette parote e dett'etoquio, ma netta sana
Ca/S. ///. - eo//Mra 6g
(1) Mio/cgOHi 35tD-352A.(2) LtBANto cos appunto descrive questa evotuzione detto
spirito di Giutiano: Ora/. X!I! t : r ';1' T t^ v '
(3) L'editto, che qui in parte riportiamo, va sotto it nomedi XLH. Fu preceduto da un atto di tegg e, in data
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disposizione detta mente, che abbia un concetto esatto det benee det mate, dett'onesto e det turpe. Chi dunque una cosa pensae insegna t'opposta, tanto [ontano datt'essere un buon istitutore, quanto to datt'essere un uomo onesto. Nette cose di
poca importanza it disaccordo fra ta mente e ta tingua puessere totterabite, sebbene sia un mate. Ma nette cose di importanza suprema chi ad un modo pensa e insegna it contrario, imita it fare dei mercanti, non dico degti onesti, madei ribatdi : perch pi insegnano ci che pi ritengono errato,ingannando e adescando con te tusinghe cotoro ai quati vogliono comunicare credo io quet che hanno di guasto.
Questa ia premessa: cui segue t'appticazione:
d'uopo perci che tutti cotoro che si danno att'insegnamento, abbiano una buona condotta n professino in pubbticoopinioni diverse da quette che recano in cuore (i): segn atamente tati dovranno essere cotoro che ammaestrano i giovani
ed hanno t'ufEcio di interpretare te opere degti antichi : sianoessi retori o gram matici, o, pi di tutti, i sofisti, giacch questi
17 giugno (Co;/. 714io^os. Xtt 3,5), do ve gi trovavasi espressoit concetto fondamentate, che ['editto non fa che commentare :Mag/s/ros 5 /Mi'orfti aruMcr o/orM twortim
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ultimi pi degii attri intendono essere maestri non nettasoia etoquenza, ma anche netta morate, e dicono che a toroappartiene ta f i t o s o f i a ci v i t e . Se ci sia vero o fatso,lasciamo per ora... Io ti todo di questa aspirazione a inse
gnamenti etevati; ma pi ti toderei se non si smentissero enon si condannassero da s stessi, una cosa pensando e insegnandone un'attra. Ma come ? Per Omero, per Esiodo, perDemostene, per Erodoto, per Tucidide, per Isocrate, per Lisiagti Dei sono guida e norma di tutta educazione... A me pareassurdo che chi spiega te toro opere non onori gii Dei cheessi onoravano... Se credono netta saggezza di quegti autori
di cui seggono interpreti, gareggino con quetti netta pietverso gti Dei. Se invece sono convinti che quegti autori errarono circa it concetto di divinit, attora entrino nette chiesedei Gatitei, a spiegarvi Matteo e Luca...
L 'inte nz io ne di questo discorso , naturatmente,
potemica. It principio detta tibert d'in segnam ento vi
sattato a pi pari : in nome di una n ecessit supe
riore (i). Ma it concetto, da cui Giutiano prende te
(i) Buon giuoco, quindi, hanno tutti cotoro (n io star acitarti: v. uttimamente G. PtcvANO GwA'aMO ? ;7?00 0/) SfKoA: Monza 1916) i quati imprecano att'attodi Giuliano, ponendolo in contrasto con ta libert che l'insegnamento aveva sempre goduto in Roma repubblicana e imperiate. Sarebbe come chi, in nome di anatoghi principii pratici, imprecasse al tale o tat altro provvedimento contenutonetta Repubblica platonica, senza rendersi conto dette premesse assolute da cui simiti provvedimenti sono determinati,e che sono tali da non lasciare neanche sussistere l'idea dilibert o di arbitrio in quatsivogtia esplicazione dell'attivitumana. Piuttosto da ripetere ci che abbiamo prima osservato : l'errore di Giuliano di voler trasportare netta praticaprincipii asso/n/:'. D'altronde la migtiore risposta a cotoroche inveiscono contro Giuliano su questo punto l d unoscrittore cristiano, TERTULHANO, il quale (in tempi in cui an-
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progressi detta ragione, non p oteva ora questa stessa
poesia venir considerata pura poesia, senza che im
mediatamente gti spiriti cadessero nette deficienze e
negti errori de! vanitoquio e detta decimazione. Edi ci davano ta prova, ne! rispondere a)!' esecrato
decreto di Giutiano, i Cristiani stessi (e particotarmente
i due ApoHinari), quand o te storie detta Bibb ia rive
stivano coi brandetti totti ad Omero e a Virgitio.
Purtroppo it rimedio che Giutiano, co m e togica
conseguenza, suggerisce, di rifare i! passato richiamando dentro atte form e e atte parote abusate it g e
nuino spirito dett'antichit (1), si dimostra inapptica-
bite. S egno evidente che quest'uomo, cos sagace,
cos acuto, cos preciso investigatore det vero, traviava
nette supreme direttive dette sue azioni. Non aveva
it genio dett'uom o potitico. Un Machiavetti che avesseAtto to sguardo netta malattia dett' Impero avrebbe
preso it cammino opposto ; avre bb e detto : tiberiamoci
dagti ingombri de) passato ; it nostro cancro di tener
vivo ne]!e forme e nette istituzioni ci che morto
negti spiriti ; diamo sfog o atte forze creatrici dett'av-
venire.Giutiano, ne) dettare )a sua )egge, non si chiesto
se i Pagani possedessero, pi o megtio dei Cristiani
da tui esctusi, i) sentimento vero dett'Antico, n se
it sentimento ch'egti stesso ne possedeva corrispon
desse proprio atta tetter degti antichi testi, o non
fosse in v ecc hie pastoie un animo nu ovo . Ma cichiediam o ora noi, se vogtiamo detta sua formazione
spiritute farci un'idea compteta.
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(1) LtBAN. Ora/. X V IH 157 :
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inevitabiti ma di rado confessati, dette moderne co
scienze con ta tradizione. E tate era, per natura, ta
questione capitatissima di Giutiano. Conoscere it bene,
scoprire te ragioni dett'universo, avvicinarsi come fineuttimo a Dio, * raggiun gere ta verit (sono sue pa
rote) netta scienza divina* (t): queste te cure domi
nanti, fsse, assorbitric i detta sua vita. * Filosofa *
egti chiamava ta sua inclinazione (2) ; che era, in gran
parte, com e i tempi volevano, teolog ia: fondamento
a ogni modo e corona di tutto il sape re: < Non disprezzate gli esercizi! di logica (cos in una tetter
scritta dalla Gattia a d ue suoi amici: tetter do ve , in
sostanza, fa un quadro det proprio organam ento spi
rituale), e neanche trascurate la retorica e ta lettura
dei poeti. Ma le cure maggiori sieno per ta filosofia
e ogni vostro sforzo sia diretto alta conoscenza diPiatone e di Aristotele. Questo il vostro lavoro : questa
la base, la fondazione, ta struttura, it tetto. It resto
non che accessorio... * (3). Difatti, come tui stesso
in Gatlia occupasse le sue notti laboriose; e, cio,
prima di scende re * ai pi umili studii *, < investi
gasse con incredibile ardore ta subtime idea detlecause prime, e, quasi c ercando at suo spirito un pa-
scoto onde poggiare pi in a